25.2.06

Senza titolo 1153



Vai  diego  la  tua  ultima puntata a  zombi mi  è piaciuta un casino   soprattutto il monologo finale  ( di cui riporto sotto il testo preso dala nuova sdardegna dio oggi 25\2\2006 )  è   grande  mentre  la difesa di  A.  Santalmassi, un bravo giornalista  ma purtroppo    succube  allle pressioni   è stata  patetica  e sembrava  una scimmia che  si arrampicava  suigli specchi  proprio come una  delle più  attuali canzoni di de andrè 

La  domenica  delle salme

Tentò la fuga in tram
verso le sei del mattino
dalla bottiglia di orzata
dove galleggiava Milano
non fu difficile seguirlo
il poeta della Baggina
la sua anima accesa
mandava luce di lampadina
gli incendiarono il letto
sulla strada di Trento
riuscì a salvarsi dalla sua barba
un pettirosso da combattimento.
I polacchi non morirono subito
e inginocchiati agli ultimi semafori
rifacevano il trucco alle troie di regime
lanciate verso il mare
i trafficanti di saponette
mettevano pancia verso est
chi si convertiva nel novanta
era dispensato nel novantuno
la scimmia del quarto Reich
ballava la polka sopra il muro
e mentre si arrampicava
le abbiamo visto tutto il culo
la piramide di Cheope
volle essere ricostruita in quel giorno di festa
masso per masso
schiavo per schiavo
comunista per comunista.
La domenica delle salme
non si udirono fucilate
il gas esilarante
presidiava le strade.
La domenica delle salme
si portò via tutti i pensieri
e le regine del tua culpa
affollarono i parrucchieri.
Nell'assolata galera patria
il secondo secondino
disse a "Baffi di Sego" che era il primo
si può fare domani sul far del mattino
e furono inviati messi
fanti cavalli cani ed un somaro
d annunciare l'amputazione della gamba
di Renato Curcio
il carbonaro
il ministro dei temporali
in un tripudio di tromboni
auspicava democrazia
con la tovaglia sulle mani e le mani sui coglioni
- voglio vivere in una città
dove all'ora dell'aperitivo
non ci siano spargimenti di sangue
o di detersivo -
a tarda sera io e il mio illustre cugino De Andrade
eravamo gli ultimi cittadini liberi
di questa famosa città civile
perché avevamo un cannone nel cortile.
La domenica delle salme
nessuno si fece male
tutti a seguire il feretro
del defunto ideale
la domenica delle salme
si sentiva cantare
- quant'è bella giovinezza
non vogliamo più invecchiare -.
Gli ultimi viandanti
si ritirarono nelle catacombe
accesero la televisione e ci guardarono cantare
per una mezz'oretta poi ci mandarono a cagare
-voi che avete cantato sui trampoli e in ginocchio
con i pianoforti a tracolla vestiti da Pinocchio
voi che avete cantato per i longobardi e per i centralisti
per l'Amazzonia e per la pecunia
nei palastilisti
e dai padri Maristi
voi avevate voci potenti
lingue allenate a battere il tamburo
voi avevate voci potenti
adatte per il vaffanculo -
La domenica delle salme
gli addetti alla nostalgia
accompagnarono tra i flauti
il cadavere di Utopia
la domenica delle salme
fu una domenica come tante
il giorno dopo c'erano segni
di una pace terrificante
mentre il cuore d'Italia
da Palermo ad Aosta
si gonfiava in un coro
di vibrante protesta.




   Infatti  come dice  questa  anlalisi critica    presa  da  www.viadelcampo.com  : << La Domenica delle salme parla della grande normalizzazione :quel processo intervenuto alla caduta del muro di berlino e che ha portato alla vittoria del pensiero unico capitalista all'americana.Fabrizio immagina un panorama triste e apocalittico che vede prendere il potere un quarto reich e morire ogni forma di resistenza e dissenso nei gazzettieri di regime nei cantanti disimpegnati .Solo lui ed il suo cugino Deandrade si oppongono a quella pace terrificante ma solo perche hanno un cannone nel cortile!!Comunque questo scenario è temperato dal messaggio positivo finale che vede rinascere la lotta sotto forma di cicalio fastidioso che si estende per tutta la nostra penisola!! Profetico ?  >>  .
Ma  ora ultimo monologo trasmesso ieri ( 24\2\2006 )  «Chi ha paura dei poeti?» contestato l’improvviso stop alla trasmissione «Anche la par condicio in questa storia non c’entra per niente»

DIEGO CUGIA 


Cari amici, nemici, zomberos di tutte le età.


Non è facile spiegare quel che neanch’io ho capito. Ho ricevuto da parte della direzione di Radio 24 la notizia che questo programma sarà sospeso. Siamo già da tempo in par-condicio, e abbiamo avuto il benestare del direttore su tutti i copioni, compresi quelli che non andranno più in onda. Quindi, la par condicio non c’entra.
 Naturalmente, anche se già morto, ho lottato contro questa decisione in tutta franchezzae assurda con tutta l’energia vitale di uno zombie. Ho proposto che, fino al 10 aprile, giorno delle elezioni, non solo avrei stralciato ogni e qualsiasi riferimento a parlamentari e partiti. Ma non avrei proprio parlato di politica. Nulla da fare. Così, martedì scorso, ho alzato le mani dal computer in segno di reso e ho smesso di scrivere.
 Ho naturalmente rifiutato la remotissima possibilità di riprendere Zombiesu Radio 24 dopo il 10 aprile. Perché...
 Perché...caro direttore, così come ti ho detto sì tutte le volte che mi hai chiesto qualcosa (non sono un duro e puro e conosco il Paese in cui vivo) e dopo una delle più brutte notti della mia vita, ti rispondo con un fermo, sereno e ragionato «No.» Ricordi la campagna di noi autori e registi contro gli spot assilanti che «interrompevano l’emozione» delle opere?
 Mi stai chiedendo uno spot di puro silenzio lungo quattro settimane, 2000 minuti di nastro che fruscia, un oscuramento cupo e apparentemente inspiegabile. E anche se, come scrivi, le critiche a questa censura sui giornali non durerebbero più di una settimana (meno, aggiungo io, e forse, neppure ci saranno) dimentichi di aver tradito te stesso e la tua autonomia, un tuo autore, e soprattutto un pubblico crescente di migliaia e migliaia di ascoltatori ai quali, dopo 40 giorni di deserto, non puoi dire «Oilà, eccoci tornati, abbiamo scherzato! Siamo indipendenti a corrente alternata». E questo ammesso e non concesso che questo programma l’avresti fatto effettivamente tornare.
 Tu, l’editore e l’editore dell’editore. Zombie non era un programma politico, ma un manifesto poetico in cui si riconosce (e trova sollievo dalla propria solitudine), un pubblico vasto e eterogeneo dai venti ai novant’anni, e di ogni ceto sociale. Quale credibilità avrei più nell’accettare non un piccolo compromesso, ma addirittura un oscuramento totale? Non infrangendo la par condicio il problema è un altro.
 Ti aspetteresti adesso che io dica che Zombie non può vivere in una Radio 24 che ha alle spalle Confindustria. Invece io sono proprio convinto del contrario. È proprio la nostra piccola grande industria, i dirigenti, gli operai, gli impiegati, i manager, che in Italia hanno bisogno di una ventina di notizie senza guinzaglio, di poesia, di musica e di libertà. Hanno bisogno di alzare la testa, di guardare oltre i confini, e di ritrovare se stessi, e con la dignità, voglia di darci dentro e lavorare. Il Paese delle idee è fermo. E questo contagia il Paese della produttività. Il sogno collettivo è un ricordo degli Anni del boom. I lavoratori italiani, tramontate tutte le utopie, subiscono dalla Tv il meno che c’è. Un finto pieno, com’è finto il benessere, in realtà un vuoto reazionario, sì, un vuoto pericolosissimo, soprattutto per le piccole e grandi imprese.
 Zombie poteva e doveva vivere proprio qui, a Radio 24 il Sole 24 ore, senza essere mai interrotto da nessuno, perché era un piccolo spazio di libertà creativa, e perché non ha infanto la legge. Interrompendolo s’interrompe la fiducia. Fra te e me, direttore. Fra gli ascoltatori e Zombie. Ma tu, direttore, sei stato irremovibile, mi ha dato del sordo che non vuol sentire, e ci sospendi. Fallo a testa alta e guardandomi negli occhi. Io ti sto rispondendo a viso aperto con la testa un po’ reclinata (perché mi stai facendo molto male) ed entrambi sappiamo che tu solo, da domani, avrai un microfono per spiegarti. Ma io so che non ne approfitterai. Perché non puoi fingere che non è stato commesso un errore. Questo piccolo programma ha importato il malessere che cova sotto le braci, e lo trasforma in qualcosa di più creativo, e non più di auto-distruttivo. Era una piccola sveglia. A volte, lo capisco, le sveglie irritano e fanno male, ma sono sempre salutari. Invece c’è chi preferisce puntare su questo lungo sonno. Sul letargo. Sul vuoto. Ma va bene così, ho vissuto un solo mese, e da morto. E mi risolleverò da questa ennesima porcata: quella di chi gestisce, male, e con la benda sugli occhi, il sistema della comunicazione e dell’informazione in Italia. Al diavolo i presunti martiri. Così va il Paese, bellezza!
 Ringrazio prima di tutto il mio ottantacinquenne amico Franco Rispoli, giornalista professionista, tutto ringalluzzito perché non gli capitava più dal Ventennio di essere censurato, e i giornalisti Andrea Purgatori che ha di nuovo rimbalzato contro il muro di gomma di questo tremolante e smarrito Paese, Valeria Serra, giornalista freelance dagli oceani e dal sud del mondo, Stefano Micocci, primo collaboratore, che di musica è un enciclopedia vivente, Luciano Francisci che ha realizzato tecnicamente e musicato dolcemente le mie parole, il ventiquatrenne Gabriele Pilicardo che aveva appena iniziato a fare pratica d’autore. E naturalmente voi tutti, un pubblico vastissimo, dai quindici ai novant’anni, trasversale, vagabondo, poetico e senza etichette, oltre ogni stupido vicolo cieco Sinistra/Destra, che mi aspettava da tre anni di censura della radio pubblica, e si è rifatto vivo con una tempestività struggente.
 Grazie, mi dispiace davvero che sia durata così poco. Avevo una montagna di cose da dirvi e da darvi ma non possiedo una radio nazionale (a proposito, c’è qualcuno che ci ospita? Non siamo barbudos, siamo professionisti intelligenti e per bene, ci facciamo la doccia tutte le mattine e abbiamo i nostri bravi pantaloni grigi e i golfini blu) oppure magari, chissà potrei attrezzarmi come uomo-sandwich, e battere pianure e città con una lampadina rotante e in testa, un megafono e l’organetto.
 Al gruppo Sole 24 ore-Confindustria e a Giancarlo Santalmassi, direttore di Radio 24, che avevo già ringraziato pubblicamente per avermi ridato la libertà di esprimermi, lascio un punto interrogativo alto come l’Everest. E a tutti voi la Guerra di Piero di Fabrizio De Andrè, e un segno sulla fronte, un marchio azzurro per riconoscerci la prossima volta, una piccola zeta, che in greco antico vuole dire è vivo. Alla prossima, speriamo un po’ più lunga e meno tribolata trasmissione. Grazie a tutti!


  con la speranza  che  rimanga  coerente  con questo suo ploclama  e  non  sia  tutta  una sceneggiata  per poi ritornare   dopo le  elezioni  come  sospetta  http://giornalettismo.splinder.com/



Senza titolo 1152

Dopo Chiara , Andrea e Giovanni ...
E' NATO STEFANO !!!
Auguri dai nonni Lorenzo (io) e Alba !!!!
Calma un attimo : Chiara, Andrea e Giovanni sono della nostra  figlia più grande ...
Stefano è il loro cuginetto, nato dalla nostra seconda figlia ... ;-))

24.2.06

Senza titolo 1151

da questi due siti http://www.articolo21.info/ e dal sito http://www.pandemia.info/  ma  prima della  in questione news eccovi   la  colonna  sonora di questo post



La guerra di Piero Fabrizio de André


Dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa non è il tulipano
che ti fan veglia dall'ombra dei fossi
ma son mille papaveri rossi
lungo le sponde del mio torrente
voglio che scendano i lucci argentati
non più i cadaveri dei soldati
portati in braccio dalla corrente
così dicevi ed era inverno
e come gli altri verso l'inferno
te ne vai triste come chi deve
il vento ti sputa in faccia la neve
fermati Piero , fermati adesso
lascia che il vento ti passi un po' addosso
dei morti in battaglia ti porti la voce
chi diede la vita ebbe in cambio una croce
ma tu no lo udisti e il tempo passava
con le stagioni a passo di giava
ed arrivasti a varcar la frontiera
in un bel giorno di primavera
e mentre marciavi con l'anima in spalle
vedesti un uomo in fondo alla valle
che aveva il tuo stesso identico umore
ma la divisa di un altro colore
sparagli Piero , sparagli ora
e dopo un colpo sparagli ancora
fino a che tu non lo vedrai esangue
cadere in terra a coprire il suo sangue
e se gli sparo in fronte o nel cuore
soltanto il tempo avrà per morire
ma il tempo a me resterà per vedere
vedere gli occhi di un uomo che muore
e mentre gli usi questa premura
quello si volta , ti vede e ha paura
ed imbracciata l'artiglieria
non ti ricambia la cortesia
cadesti in terra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che il tempo non ti sarebbe bastato
a chiedere perdono per ogni peccato
cadesti interra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che la tua vita finiva quel giorno
e non ci sarebbe stato un ritorno
Ninetta mia crepare di maggio
ci vuole tanto troppo coraggio
Ninetta bella dritto all'inferno
avrei preferito andarci in inverno
e mentre il grano ti stava a sentire
dentro alle mani stringevi un fucile
dentro alla bocca stringevi parole
troppo gelate per sciogliersi al sole
dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa non è il tulipano
che ti fan veglia dall'ombra dei fossi
ma sono mille papaveri rossi.







RADIO24: CHIUSURA PER ZOMBIE DI CUGIA








Chiusura per una scelta assurda secondo Diego Cugia alias Jack Folla; 'no comment' del direttore  Giancarlo Santalmassi che pero' ad un ascoltatore spiega che la par condicio non c'entra e la sospensione di 'Zombie', la trasmissione radiofonica scritta e condotta da Diego Cugia, e' per poter parlare di problemi reali durante la campagna elettorale. Chiusura o sospensione? ''In un primo tempo - racconta Cugia - Santalmassi ha parlato di sospensione del programma per un periodo di quaranta giorni cioe' fino al 10 aprile. Credo pero' che la par condicio non c' entri nulla. Mi sembra piuttosto una scelta assurda e incomprensibile. Perche'? Francamente non lo so. Posso semplicemente esporre i fatti: quindici giorni mi fa ha chiamato Santalmassi per dirmi che avrebbe preferito leggere i copioni e verificare direttamente il rispetto della par condicio. Nuova telefonata tre giorni fa per riferirmi che il  programma avrebbe chiuso in ogni caso. Poi, giovedi' scorso un lungo articolo del 'Corriere della Sera': secondo il direttore si parlava troppo di me rispetto ai problemi del Paese...Viste   le motivazioni e' chiaro che non c'e' alcuna assicurazione a farmi riprendere il programma dopo un eventuale stop. In ogni caso, pur di andare avanti avevo garantito che non avrei piu'parlato di politica''.





Il direttore Santalmassi non vuole dire nulla, ma sul sito Internet di Cugia, un ascoltatore ha inserito una risposta che gli ha inviato Santalmassi dove spiega: ''Voglio togliere ogni pretesto per parlar d'altro nel Paese. Che si dedichi un articolo di sette colonne a Zombie (Il Corriere della Sera giovedi' scorso, ndr) e altre colonne a Cornacchione, Fede, o se e' meglio La Rosa o Vespa come conduttori del faccia a faccia,e' un modo per far parlare d'altro nel Paese. Che invece di problemi seri di cui discutere ne avrebbe''. ''Il programma che lo sostituira' - annuncia il direttore rispondendo all'ascoltatore - e' l'Italia che vorrei. Per discutere con tecnici di alto valore ... che cosa sarebbe meglio fare per far funzionare la giustizia, il rientro dal debito, la




competitivita'... E' scandaloso fare questo, sapendo che i pretesti si trovano sempre? E' scandaloso riprendere lunedi' 10 aprile alle 14 (si chiudono i seggi, si aprono le urne, e Zombie  torna a parlare)? Per me no, anzi: un bello smacco per chi vuole l'imbavagliamento''.


Intervista con l’autore
di Salamandra





Come mai hanno deciso a Radio 24  di chiudere la tua trasmissione Zombie?Dai fastidio a qualcuno?
“Dare fastidio a qualcuno è probabile. Se uno esprime libere opinioni è inevitabile andare a cozzare le libere opinioni di un altro. Ma da questo a diffamare , offendere, o scandalizzare ce ne corre. Il programma doveva durare un anno e il contratto prevedeva oltre 200 puntate. E’ stato interrotto alla 35esima, nonostante gli ascolti sempre in crescita e valanghe di telefonate ed e-mail. Buffo no?”
Ma anche in una radio privata si cerca di estendere un concetto del tutto particolare della par condicio?
“Ti stoppo subito! E’ lo stesso direttore della radio, Santalmassi, a dichiarare che io rispettavo la par condicio. A non essersi sentito rispettato è probabilmente qualche potere forte, che in questo bailamme elettorale ne approfitta per azzittire una voce libera.”
Ora cercherai di emigrare da qualche altra parte?
“Sono un laico, ma mi sento come un “clericus vagans”. Ho sempre la valigia  pronta e mi sono anche un po’ stufato.”.
Al padre di Jack Folla, che evadeva da Alcatraz, cosa resta da fare in questo regime mediatico berlusconiano?
“Continuare a resistere esprimendo tutto il proprio dissenso da un sistema dell’informazione scioccamente bendato. E’ chiaro che, se neanche una radio privata regge più il peso delle libere opinioni , resistere è sempre più difficile. Ma mai abbassare la testa.”


faccio mio  la proposta  di mailbombig  a : 


Ma c'è uno spiraglio... forse, chi  sa   se Radio24 ( info@radio24.it ), il suo direttore Giancarlo Santalmassi ( vivavoce@radio24.it ) e Diego Cugia ( zombie@radio24.it ), riceveranno una valanga di email di protesta - i primi due - e di solidarietà, forse Zombie ( http://www.radio24.ilsole24ore.com/ ) non chiuderà domani...

(da www.corriere.it)

Allora forza con le mail. Che gli zombie escano dai loro sepolcri e facciano sentire la laro voce.
per chi  volesse seguirlo  e continuiare  a  volare con lui


può farlo qui


www.diegocugia.com (  sito ufficiale  )


www.testedatagliare.it 
www.zomberos.splinder.com

Senza titolo 1150


photoforum.ru


Il senso della vita


Compongo le mie fantasie
dò vita ai miei fantasmi
  che adesso fluttuano vaghi
come piume agitate
dal tocco delicato della brezza
di una primavera non ancora cominciata.
Si susseguono le stagioni,
l’amore  per te
riacquista la propria indifferenza.
Sei assente dalla mia realtà,
lontano  dalla mia consapevolezza di donna.
Sei... svanito
senza  lasciare aridità
ma... calore...
turbamento...
nuova gioia di offrire amore...passione
Niente rimpianti
Ma... piacere
per ciò che ho guadagnato:
il reale senso della vita.


 Silvana

23.2.06

Senza titolo 1149

L'immagine “http://www.infolav.org/allegati/3/5314_foca_cucciolo_big.jpg” non può essere visualizzata poiché contiene degli errori.


“Consideriamo demagogico assimilare lo sterminio di milioni di foche al nobile interesse della protezione dell’ambiente!”. Questo il commento di Roberto Bennati, al quale mi associo, responsabile nazionale della LAV, alla dichiarazione rilasciata ieri dai vertici dell’AIP (Associazione Italiana Pellicceria) che commentava gli atti annunciati tre giorni fa dal Vice Ministro alle Attività produttive con delega al Commercio Estero, Adolfo Urso, contro l’import di pelli di foche.
La LAV ricorda che il più grande sterminio di mammiferi marini sul pianeta è esclusivamente dovuto alla caccia commerciale per la produzione di pellicce, dal momento che la quota di cattura fissata con piani pluriennali dal Governo canadese è totalmente destinata a tale produzione, e non, come sostenuto dall’AIP, per salvaguardare la popolazione di merluzzi.
Bisogna dare più risalto a gente come Giorgio Panariello che invita tutti i partecipanti al Festival di Sanremo a non indossare pellicce.
E’ un messaggio importante, che speriamo venga raccolto da tutti nel rispetto della sensibilità crescente di molta parte dell’opinione pubblica verso gli animali, che Panariello ha più volte dimostrato di amare profondamente.
La LAV ricorda che ogni anno nel mondo circa 44 milioni di animali (volpi, visoni, conigli ma anche cani e gatti, ecc.) sono orribilmente uccisi per confezionare pellicce. Negli ultimi mesi la LAV ha reso pubblico un agghiacciante documentario sui barbari metodi di allevamento e uccisione di animali da pelliccia in Cina, dove gli animali non hanno neppure minime tutele e vengono addirittura scuoiati vivi, ed ha recentemente raggiunto un importante risultato contro la caccia alle foche, grazie alle misure restrittive contro l’importazione e la commercializzazione di pelli, pellicce e derivati di foca, annunciate dal vice Ministro Urso.

Senza titolo 1148









In questi giorni ho ricevuto email ed sms in cui mi s'accusa di : 1) difendo i terroristi perché in un dibattito fra amici ho detto di non biasimare le posizioni ferrando su nassyria e che  sono come quelli  che duurante la manifestazione  per la resistenza irachena    hanno gridato lo slogan :<<  10...100...1000 nassyria ; 2) sono filo mussulmano ; 3) che nel post in cui parlavo delle foibe  fra le barbarie del secolo scorso non ho citato i Gulag sovietici e le barbarie del comunismo .4) che sono nostalgico e troppo legato al passato-
Iniziamo dall''ultima anzi dalle ultime due che sono collegate che è quella che mi è più congeniale e fa emergere in me la contraddizione a quanto ho detto in alcuni precedenti post .Lo so che ho detto nei precedenti post che non devo accettare provocazioni e seguire alal lettera il detto Dantesco : << non ti curar di loro ma guarda e passa ( Inferno
III, 51) >> e che cosa che puntualmente faccio cancellare tali email ed sms ma stavolta non ci riesco . Infatti mi sconforta nel vedere ( oltre che nel leggere ) che c'è gente che ha mandato io cervello all'ammasso e che dà retta ( ci sono passato anch'io ) al primo che canta e accetta passivamente tutto quello che la TV e la propaganda gli propina facendogli credere che i nazi fascisti sono uguali ai comunisti oppure tende a sminuire i primi a scapito dei secondi o ad ingigantire gli ultimi a cancellare gli altri . Inoltre nel post precedente non ho parlato dei gulag perché senza per questo nulla togliere alla brutalità che esso hanno rappresentato con gi altri crimini non devono essere paragonati o messi sullo stesso piano . Dal ng it.cultura.storia : << Così, al volo: tra i gulag sovietici non risultano esserci stati campi di sterminio come invece c'erano tra i lager nazisti, e non c'è traccia di camere a gas. I gulag sovietici formalmente erano campi di lavoro e rieducazione (dico formalmente, perché poi alcuni erano *nella pratica* dei campi di sterminio, per mezzo del lavoro massacrante e delle malattie, vedi ad esempio i campi della Kolyma o delle isole Solovki). Certe dinamiche, però, sembrano identiche: mi fece molta impressione leggere del trasporto dei prigionieri verso i gulag caricati su vagoni bestiame. Sembrava d leggere qualche racconto sulle deportazioni naziste. Ad ogni modo ho trovato questo sito  qui >> o << una differenza relativamente significativa e' lo status legale. i gulag derivavano dai precedenti campi di lavoro della russia zarista e facevano quindi parte del sistema giudiziario e penale russo prima e sovietico poi. i lager erano fuori dal sistema giudiziario/penale tedesco. furono fondati dal partito e gestiti dalle SS. ;>> . ; e dalla dalla famosa enciclopedia no profit wikipedia : << La differenza fra il lager ed il gulag  staliniano [ quello più citato da chi vuole mettere sullo stesso piano \ equiparare le due dittature ] è insita nel fatto che all'interno del regime staliniano si dovevano distinguere tre sistemi più o meno indipendenti. Anzitutto, c'erano gli autentici gruppi di lavoro coatto che vivevano in relativa libertà ed erano condannati a periodi limitati di detenzione (elemento del tutto alieno ai Kz nazifascisti). Poi, c'erano i campi di concentramento in cui il materiale umano era sfruttato senza pietà ed il tasso di mortalità era molto elevato, ma che erano organizzati essenzialmente per scopi di lavoro (il concetto di guadagno dai detenuti relativamente ai kz era assai più complicato e ancora dibattuto). Infine, c'erano i campi di annientamento in cui gli internati erano sistematicamente eliminati dalla denutrizione e dalla mancanza di cure (per questo siamo assolutamente vicini al concetto di campo di sterminio nazista). La differenza è insita, dunque, nell'organizzazione, nell'idea per cui si uccide, nel luogo fisico in cui si uccide, anche nella lingua o nel silenzio con cui si uccide.Ma, è inutile, e stupido, voler cercare necessariamente una differenza qualitativa o quantitativa fra i due regimi totalitari. Non esiste un migliore e un peggiore fra i due. Non si può favoreggiare uno piuttosto che l'altro (e con il termine favoreggiare vorrei rimandare al reato di favoreggiamento).Ma, è inutile, e stupido, voler cercare necessariamente una differenza qualitativa o quantitativa fra i due regimi totalitari. Non esiste un migliore e un peggiore fra i due. Non si può favoreggiare uno piuttosto che l'altro (e con il termine favoreggiare vorrei rimandare al reato di favoreggiamento). Ma poiché ancora molte persone in buona fede e in mala fede continuano a mettere sullo steso piano le due aberrazioni , facciamola una volta per tutte questa distinzione.
Riporto da questo sito  http://www.netverbum.it/numero11.htm non più,SIC,aggiornato  ma  utile  perchè risponde ai problemi del mondo con il metodo della contaminazione culturale  
<<


Nel tentativo di capire meglio cosa fosse il campo di sterminio, la prigionia dura, la perdita della libertà per motivi che non fossero legati alla criminalità, mi sono inoltrato in un percorso di letture "parallele". Ho dunque letto 'Una giornata di Ivan Denisovic' di Alexander Solzenicyn per tracciare un parallelo con un'altra tipologia di lager (il gulag) appartenente a questo secolo e 'Le mie prigioni' di Silvio Pellico per trovare delle caratteristiche comuni fuori dal tempo. Innanzitutto tutte e due le opere hanno in comune con quella di Levi l'assenza di toni forti, di rancore o di rivalsa verso i propri aguzzini ma, al contrario, si pongono come rigoroso racconto, più cronologico Solzenicyn, più riflessivo il Pellico, nel tentativo di dare una panoramica, scevra da ogni eccesso di cosa sia il vivere in condizioni estreme per mano dell'uomo.


Una giornata di Ivan Denisovic di Alexander Solzenicyn 


Il libro, a differenza di 'Se questo è un uomo', è la cronaca di una sola giornata, anche se di una giornata-tipo di un internato nel gulag. La vita non è meno dura di quella di Auschwitz, il freddo è forse ancora più intenso ma vi sono aspetti che vale la pena valutare col dovuto distacco:




  • Analogie




lavoro duro in condizioni estreme


code per ogni occasione, meno che per l'infermeria nel gulag


furti fra concaptivi


recupero di oggetti, che una volta lavorati, possono essere scambiati


borsa nera


durezza dei rapporti con i carcerieri


rispetto dei "mestieranti"


morte frequente degli internati




  • Differenze




morte accidentale nel gulag, unica destinazione nel lager


detenzione destinata a soggetti condannati nel gulag, internamento indiscriminato, nel nome della razza nel lager, che portò allo sterminio anche di donne e bambini


abbigliamento adeguato nel gulag per le temperature estreme, del tutto insufficiente nel lager


razioni di pane accettabili nel gulag, da fame perenne nel lager


dialogo fra concaptivi che parlano la stessa lingua nel gulag, dialogo impossibile nella babele di nazionalità del lager


carcerieri "professionisti" (militari) nel gulag, carcerieri improvvisati (delinquenti della peggiore specie) nel lager


una soglia minima, malgrado tutto, di umanità e solidarietà nel gulag fra concaptivi, nel lager la solidarietà era impossibile


possibilità di ricezione di posta e pacchi da casa nel gulag, assoluta separazione dal mondo civile e totale chiusura di ogni rapporto con esso nel lager





Come si vede le differenze superano le analogie in favore del gulag, ove (come Levi stesso ebbe a osservare) si entrava per condanne assurde, pesanti, inflitte con criminale leggerezza, ma che prevedevano pure una fine. Invece nel campo di sterminio nazista, per definizione, l'unico obiettivo era la morte dell'internato, o subito tramite la camera a gas, o successivamente per stenti e consunzione nei campi di lavoro. Ma la differenza più grande che mi preme sottolineare è che nel gulag si entrava per condanna, cioè per un fatto certo, nel lager per il solo fatto di esistere, ma lo sconcerto maggiore è che nel lager venivano internati bambini, donne, vecchi sui quali si conducevano orribili esperimenti. Se il gulag fu l'abominio di un'ideologia, il lager fu l'abominio dell'uomo, per questo non regge il confronto fra i due abissi, sono su un livello totalmente diverso e chiunque li equipari compie un oltraggio verso la sofferenza umana.
>>


quella  sulla  nostalgia 


Si è vero sono nostalgico . ma meglio la nostalgiao  una  memoria  labile che un  usoi strumentale della memoria  ovvero  che vivere senza memoria e quindi senza identità e quindi    divcentare  ;:  << chi non ha memmoria non ha  futuro  >> . E poi mi da fastidooooo  vedere gente che fa un uso strumentale della memoria . con questa canzone di un cantante morto nell'ottobre di 4 anni fa capirete perché certe cose sono ancora attuali e non devo essere dimenticate


EPPURE SOFFIA [Pierangelo Bertoli - A.Borghi] (puoi trovare una traccia audio qui


E l'acqua si riempie di schiuma il cielo di fumi
la chimica lebbra distrugge la vita nei fiumi
uccelli che volano a stento malati di morte
il freddo interesse alla vita ha sbarrato le porte

un'isola intera ha trovato nel mare una tomba
il falso progresso ha voluto provare una bomba
poi pioggia che toglie la sete alla terra che è vita
invece le porta la morte perché è radioattiva
Eppure il vento soffia ancora
spruzza l'acqua alle navi sulla prora
e sussurra canzoni tra le foglie
bacia i fiori li bacia e non li coglie
Un giorno il denaro ha scoperto la guerra mondiale
ha dato il suo putrido segno all'istinto bestiale
ha ucciso, bruciato, distrutto in un triste rosario
e tutta la terra si è avvolta di un nero sudario
e presto la chiave nascosta di nuovi segreti
così copriranno di fango persino i pianeti
vorranno inquinare le stelle la guerra tra i soli
i crimini contro la vita li chiamano errori
Eppure il vento soffia ancora
spruzza l'acqua alle navi sulla prora
e sussurra canzoni tra le foglie
bacia i fiori li bacia e non li coglie
eppure sfiora le campagne
accarezza sui fianchi le montagne
e scompiglia le donne fra i capelli
corre a gara in volo con gli uccelli
Eppure il vento soffia ancora!!!





Veniamo alle altre domande .


Quella su nassyria


Provo pietà ma non lutto . perché sono stati mandati a morire . Perché la loro presenza non era un'operazione di pace , ma una missione di guerra . E che la bomba era stata messa perché rappresentano una forza d'occupazione è un atto di guerra . Condanno ogni forma di terrorismo , vedere i post sugli attentati di Madrid e di Londra e condanno quelli in Iraq e in qualunque altro lòuogo   ovviasmente  quando le forze d'occupazione lo permettono contro i civili ( perché anche se dettati da una lotta contro un occupante ) non giustificano la loro causa , non sono soldati ma solo civili .Quelle persone  sono solo degli invcivili   e  gente senza rispetto  perchè  si può condannare  la causa  per cui quelle persone sono morte  o  come in questi casi  sono  state mandate a morire   , ma  i morti  vanno rispettati non insultati e dileggiati   con tali slogan  imbelli






Che sono filo mussulmano


come ho già detto nelle faq e in altri post io tutto io niente e soprattutto non posso dirmi solo cristiano ( per parafrasare padre Balducci ) . per ripresentare meglio questa mia opinione riporto una canzone ( mi pare già riportata anche nel blog da altri utenti ) Immagine di J.Lennon





Imagine there's no heaven
It's easy if you try
No hell below us
Above us only sky
Imagine all the people
Living for today...
Imagine there's no countries
It isn't hard to do
Nothing to kill or die for
And no religion too
Imagine all the people
Living life in peace...
You may say I'm a dreamer
But I'm not the only one
I hope someday you'll join us
And the world will be as one 
Imagine no possessions
I wonder if you can
No need for greed or hunger
A brotherhood of man
Imagine all the people
Sharing all the world...
You may say I'm a dreamer
But I'm not the only one
I hope someday you'll join us
And the world will live as one


Immagina non ci sia il Paradiso
prova, è facile
Nessun inferno sotto i piedi
Sopra di noi solo il Cielo
Immagina che la gente
viva al presente...
Immagina non ci siano paesi
non è difficile
Niente per cui uccidere e morire
e nessuna religione
Immagina che tutti
vivano la loro vita in pace..
Puoi dire che sono un sognatore
Ma non sono il solo                                                                                                Spero che ti unirai anche tu un giorno
e che il mondo diventi uno...
Immagina un mondo senza possessi
mi chiedo se ci riesci
senza necessità di avidità o rabbia
La fratellanza tra gli uomini
Immagina tutta le gente
condividere il mondo intero...






per  chi volesse  approffondire   l'argomento che  ha dato  origine ai post  eccovi de link e dei collegamenti ipertestuali  tratti da  questo portale http://it.wikipedia.org/wiki/Gulag









Trovati da me




con  questo è tutto   alla  prossima 

 N.B 
la  foto  messa all'inizio è  una forma  d'autoironia , insomma  ,  dedicata  a me stesso e  a chi come me   si fà  le  seghe mentali ( come in questo caso  )  non c'entra niente con nassyria  , il riferimento era  involontario  e casuale  infatti  l'ho trovata  cercardo nassiruia   congoolge foto  anzi  che nassyria  . 

Senza titolo 1147







Dato che nel  post precedente  sono stato  incompleto per mancanza  di tempo   riporto qui con maggiori dettagli l'articolo  dela nuova  dsardegna del  23\2\005  che  parla dell'iniziativa del 25\2\206


La serata per De Andrè . IL convegno


TEMPIO. La cognizione del tempo, il rapporto con la Sardegna e, in particolare, la Gallura, l’amore per la vita e le ascendenze letterarie e artistiche. Di questo e altro ancora si parlerà nel convegno del 25 febbraio su Fabrizio De André, organizzato dall’omonima Fondazione in collaborazione con il Comune di Tempio che, per l’occasione, ha messo a disposizione il Teatro del Carmine. Sarà proiettato anche il video che la cineasta sarda Valentina Marcialis aveva presentato alla terza edizione del Premio De André. Coordinerà l’incontro la giornalista Carmina Conte. I quattro relatori parleranno di De André secondo prospettive diverse. Per tutti l’artista genovese è stato comunque un punto di forte riferimento. In particolare per Franca Canero Medici, grande appassionata della musica e della poesia dell’artista genovese. Docente di filosofia e storia in un liceo della capitale, Canero Medici è autrice di due particolari contributi critici sull’arte di De André, entrambi dati alle stampe tra il 2000 e il 2003 dalla casa editrice Bibliosofica “Fabrizio De André. Un volo tra amore e morte” e “Lo sguardo si fermava obliquo, un volo di ghiandaia. Per ricordare un amico”. Dietro il banco dei relatori ci sarà Carlo Facchini, una vecchia conoscenza per i “musicofili” più attenti. Facchini è stato, infatti, il fondatore, insieme a Cristiano De André, dei “Tempiduri”, gruppo di cui Faber, nelle insolite vesti di operatore del mercato discografico, produsse il primo lavoro. È inoltre co-autore, con Fabrizio e Cristiano De André, del brano “Cose che dimentico”, che, inserito in versione inedita nell’ultimo cofanetto di Fabrizio De André, “in direzione ostinata e contraria”, sarà il tema conduttore del suo intervento. Di taglio biografico e in gran parte incentrata sul rapporto che Faber ebbe con la Sardegna e con la Gallura sarà la relazione di Alfredo Franchini, giornalista della “Nuova” e collaboratore di altre testate, autore di un fortunato volume su De André. Il quarto relatore sarà Salvatore Niffoi, un apprezzato scrittore. Nell’ultimo romanzo pubblicato da Adelphi, “La leggenda di Redenta Tiria”, si può leggere sul frontespizio del libro una singolare dedica “A un amico fragile che la Voce si è portato via”. L’amico fragile, secondo Niffoi, è proprio De André. (g.p.)

22.2.06

Senza titolo 1146


*La voce degli alberi*

“Vorrei scendere e camminare e abbracciare il vento, ma non posso. Mi piacerebbe andare incontro al temporale correndo, ma non posso. Vorrei innalzare un inno a questo spettacolo meraviglioso, ma le parole mi nascono nel cuore e mi muoiono in bocca. Dovrei essere uno spirito libero per poter gioire, ora. Sono invece un uomo provato dalla Sofferenza e dalla perdita della Speranza. Non sono solo, ma provo solitudine. Non è freddo, eppure provo freddo. Tre anni fa mi sono ammalato ed è come se fossi morto. Il Deserto è entrato dentro di me, il mio cuore si è fatto sabbia e credevo che il mio viaggio fosse finito. Ora, solo ora, comincio a capire che questo non è vero. La mia avventura continua, in forme diverse, ma indiscutibilmente continua. Nove anni fa, nel Deserto del Sahara, stavo cercando qualcosa. Credevo di essere alla ricerca di me stesso e mi sbagliavo. Pensavo di voler raggiungere un traguardo e mi sbagliavo. Quello che cercavo non era il mio ego o un porto sicuro, ma una rotta verso quella terra per me così lontana dove abitano Amore e Speranza.”

*La mia malattia*

Ci sono malattie con le quali è possibile vivere. Altre con cui è possibile convivere. Infine, ve ne sono alcune alle quali si può sopravvivere. La sclerosi laterale amiotrofica non rientra in nessuna di queste tre categorie, è una malattia che non lascia molto spazio di manovra e che può essere affrontata soltanto sul piano della resistenza mentale. Se, infatti, ci si confronta con essa sul piano fisico si è sconfitti in partenza. L'intelletto è l'unica risorsa che può aiutarti. Per quanto riguarda gli esempi pratici, se ne facessi uno, il lettore potrebbe apprezzarlo così come un cieco al quale è stato chiesto cosa prova nel vedere un tramonto

*Scrivere una parola*

Mediamente, impiego 30 secondi per scrivere una parola. Questo, di fatto, significa che, per me, le parole sono una risorsa scarsa. Rispetto a quando stavo bene e potevo liberamente disporre della mia voce, il mio modo di scrivere, e, in parte, di pensare, ha subito dei cambiamenti.

Trovandomi costretto a dover fare economia di parole, devo puntare con decisione a quei concetti che ho definito, per comodità, concetti conclusivi. Certo, questo modo di scrivere ha fatto perdere ai miei scritti una buona parte della loro ricchezza e complessità, tuttavia, è possibile, anche in questa condizione di restrizione della mia libertà espressiva, un vantaggio: il fatto di dover puntare al cuore di un problema, o di un tema, con il minor numero possibile di battute, mi costringe, letteralmente, ad essere chiaro con me stesso, prima ancora di esserlo con gli altri.

*Come un muto restituì la parola a 50 premi nobel*

Alcune persone, si contano sulla punta delle dita, sostengono che io sia stato strumentalizzato. A questi, rispondo che proprio io, muto, ho, in realtà, restituito la parola a 50 premi Nobel, e a centinaia di scienziati di tutto il mondo, anche loro resi muti, in Italia, dal silenzio della politica ufficiale e del sistema informativo, su temi fondamentali per la vita, la salute, la qualità della vita, e la morte, dei cittadini italiani (…). La circostanza che una persona gravemente malata, che non può camminare, che per comunicare è costretta ad utilizzare un sintetizzatore vocale, viva pienamente la propria esistenza, questa circostanza, dicevo, rischia infatti di scuotere le coscienze, le agita, le mette in discussione. Il fatto poi che io abbia sollevato una questione politica, che non abbia accettato di rappresentare un cosidetto caso umano, che abbia scelto lo strumento della lotta politica, infastidisce enormemente. Perché, in Italia, la persona malata, non appena una diagnosi le fa assumere questo nuovo status, perde immediatamente, elementari diritti umani, e tale perdita è tanto maggiore, quanto poi più gravi sono le condizioni di salute della persona in questione. La mia, la nostra battaglia radicale per la libertà di Scienza, mi ha consentito di riaffermare, in particolare, la libertà all'elettorato passivo, il poter essere cioè eletto in Parlamento, per portare istanze delle quali nessun'altra forza politica, vuole, e può essere portatrice.

*La battaglia che mi ha scelto*

La battaglia radicale, alla quale sto dando spirito e corpo, è quella per le libertà, e in particolare quella di ricerca scientifica. E' una battaglia radicale che non ho scelto, così come Marco Pannella non mi ha scelto e designato alfiere, porta bandiera della libertà di Scienza. E' una battaglia radicale che mi ha, ci ha scelto. La stiamo combattendo, così come si vive un'esistenza, percorrendola, sapendo che non la si è scelta, ma che se ne può essere gli artefici nel suo divenire.

*Invettiva agli ipocriti*

Voglio affrontare un argomento che credo sia di un certo interesse, almeno lo è, per me. Mi sono spesso domandato quale potesse essere il significato della mia esistenza, e il contributo che avrei potuto dare a me, e ai radicali italiani. La risposta, è al tempo stesso semplice e complessa, così come, semplici e complessi, sono tutti i fatti della vita di una persona. Dopo questo lungo pippone, ho optato per un taglio conclusivo comico, in modo tale da non essere mandato a fare in culo, prima della fine, di questo mio, non breve, intervento.

In primo luogo, il significato della mia esistenza è quello di viverla, così come mi è consentito, punto e basta. Nella mia avventura radicale, la cosa più importante, che penso di essere riuscito a realizzare, è quella di aver fatto di una malattia, una occasione di rinascita, e di lotta politica. Di avere avuto la forza e il coraggio, di trasformare il mio privato in pubblico. Di avere ribadito che la persona malata è, innanzitutto persona, e come tale, ha diritto a vivere una esistenza piena, e libera, contro il senso comune e le ipocrisie quotidiane, che vorrebbero, invece, relegarci in una terra di nessuno.

Che cosa può succedere quando ci si ritrova su una sedia a rotelle e senza voce? Succede di tutto. Il silenzio si fa, però, parola, anche se, parola interiore.

Così, uscendo dall'albergo, per andare a piazza del Pantheon, mi si avvicina una signora, che, guardandomi le gambe, e non negli occhi, mi domanda se sono sordo. Non posso parlare, ma la mia voce interiore le dice, Brutta imbecille, se mi guardassi negli occhi, e non le gambe, non ti ci vorrebbe molto, a capire che ci sento benissimo, anche se non ho nessuna voglia di ascoltare le tue cazzate. Tornando in albergo, il portiere domanda a Maria Antonietta, se posso salire da solo i tre gradini, sui quali non è stata predisposta la pedana di accesso per i disabili. Ma, brutto testa di cazzo, replica la mia voce interiore, ti sembra che se potessi farlo, me ne starei seduto su una sedia a rotelle? A Milano, Vincenzo Silani, un neurologo squallido, che sta facendo di tutto, per opporsi al protocollo di studio, nel quale sono stato arruolato, incontrandomi un anno e mezzo fa, nonostante fossi il paziente più grave, mi ha ricevuto per ultimo, facendomi passare davanti, anche quei pazienti, che avevano un appuntamento successivo al mio. Una volta entrato, non sapendo ancora, chi fossi, mi ha messo nelle mani del suo assistente. Con aria scocciata mi ha poi, spiegato che non c'era niente da fare, che si trattava di una malattia incurabile, come se non lo sapessi già, e mi ha consigliato di tornarmene a casa, dal momento che, di lì a poco, non mi sarei nemmeno potuto più muovere. La mia voce interiore, gli ha risposto: grandissimo pezzo di merda, ho già sepolto uno dei medici che mi ha fatto la diagnosi infausta, e non è detto, che non riesca a sopravvivere anche a te, che con le tue parole false, stai distruggendo la speranza di migliaia di malati, che confidano nella ricerca sulle cellule staminali. La ragione per la quale, tu macellaio, ti opponi a questa sperimentazione è tremenda, non vuoi perdere le parcelle dei tuoi pazienti che, uno dopo l'altro, ti stanno abbandonando.

Ancora, questa volta a Roma, non direttamente a me, ma a Maria Antonietta, c'è qualcuno, che le chiede se posso o no, scopare. La mia voce interiore, risponde, nuovamente: la sclerosi laterale amiotrofica colpisce la muscolatura volontaria, e non le funzioni sessuali. Certo, non posso fare tutte le posizioni del Kamasutra, ma un po' me la cavo anche io, brutto imbecille! La scorsa settimana, mi sono recato in una sanitaria per ordinare la mia nuova sedia a rotelle, quella con il supporto per la testa. Lì, ho incontrato il marito di una malata di sclerosi laterale amiotrofica, che rivolgendosi, chiaramente, sempre a Maria Antonietta, mi ha detto: poverino, non è che al partito ti fanno strapazzare troppo? E quando sei stanco, come fai? La mia voce interiore gli ha risposto: primo, poverino un pezzo di cazzo! Secondo, sono io ad avere deciso di strapazzarmi , non gli altri per me. Terzo, siccome, sono sempre molto stanco, tanto vale dare un senso politico a questa stanchezza. Quarto, nonostante tua moglie sia malata come me, non hai capito minimamente, che tutto quello che sto facendo è anche per lei, e non solo per me. Ma va a fan culo! C'è però, una cosa, che non mi è stata mai detta direttamente: povero andicappato, sei stato strumentalizzato. Il motivo è semplice. La mia voce interiore avrebbe chiamato il mio avvocato, trasformandosi in un messaggio di posta elettronica, per far partire una denuncia per diffamazione. Si sa, il 99 per cento delle persone è senza coglioni, e quando si tratta di affrontarsi a viso aperto, gli occhi puntati negli occhi, non ce la fa proprio, e allora abbassa lo sguardo.

*Noi che non possiamo aspettare*

C'era un tempo per i miracoli della fede. C'è un tempo per i miracoli della Scienza. Un giorno, il mio medico potrà, lo spero, dirmi: Prova ad alzarti, perché forse cammini.

Ma, non ho molto tempo, non abbiamo molto tempo.

E, tra una lacrima ed un sorriso, le nostre dure esistenze non hanno certo bisogno degli anatemi dei fondamentalisti religiosi, ma del silenzio della libertà, che è democrazia. Le nostre esistenze hanno bisogno di una cura, di una cura per corpi e spiriti.
Le nostre esistenze hanno bisogno di libertà per la ricerca scientifica. Ma, non possono aspettare.
Non possono aspettare le scuse di uno dei prossimi Papi.



Tratto dal suo libro

Senza titolo 1145



 devo metterci  più serieta   nel fare le cose  ,  più impegno  .  questa frase presa  dal mio archivio cartaceo ( fato di quaderni \  zibaldoni , agende  )  trova conferma sia  in questa canzone  già postata   su questo blog  ( ma non ricordo quando  e dove  )   di Enzo del re  ( che  funge anche  da  colonna  sonora  all'omonimo film  sulla  vicenda  di  radio alice---  la famosa  radio del moviemnto del '77 --  e il  film trovate  qui tutto querllo che  vi serve  )


» Lavorare con Lentezza «


Lavorare con lentezza senza fare alcuno sforzo
chi è veloce si fa male e finisce in ospedale
in ospedale non c'è posto e si può morire presto
Lavorare con lentezza senza fare alcuno sforzo
la salute non ha prezzo, quindi rallentare il ritmo
pausa pausa ritmo lento, pausa pausa ritmo lento
sempre fuori dal motore, vivere a rallentatore
Lavorare con lentezza senza fare alcuno sforzo
ti saluto ti saluto, ti saluto a pugno chiuso
nel mio pugno c'è la lotta contro la nocività
Lavorare con lentezza senza fare alquno sforzo
Lavorare con lentezza
Lavorare con lentezza
Lavorare con lentezza
Lavorare con lentezza
Lavorare con lentezza

e di questo bellissimo articolo  di concita de gregorio  tratto  dalla  rubrica Invece  che  tiene  su   www.dweb.it
più  precisamente  dal n °485

Universi sensibili e altre storie

Nell'armadio dei fantasmi entra un bimbo alla volta; è illuminato quando è aperto, diventa buio quando si chiude. L'armadio mare ha una scatola piena di sabbia, l'armadio soffitta ha una scala dentro. E l'armadio dell'orco, russa


Il maestro di scherma è un tipo simpatico. È stato atleta e adesso dirige la scuola: si è un po' appesantito nel fisico e nello spirito ma meno di altri. È soprattutto preoccupato che nella nuova gestione della palestra adesso gli tocchi anche occuparsi delle pulizie e dei turni dei custodi. Con la nuova incombenza non sono arrivati nuovi soldi, ma tanto si sa che le cose vanno così. Molto di quello che funziona è per la buona volontà e la passione di chi lo manda avanti, mica per altro. Ha figli piccoli, sa come trattare i bambini e dice in modo un po' brusco cose molto sensate. "Negli ultimi anni abbiamo cambiato metodo, perché i ragazzini ora non sopportano più le attese lunghe. Non hanno pazienza, non stanno mica due anni a fare esercizio prima di prendere l'arma in mano: vogliono tirare subito, se no non si divertono. E siccome, se non si divertono, protestano coi genitori, dicono che non vogliono venire più, così i genitori li assecondano e non li mandano più. Allora vede che per avere un vivaio, per tenerli qui a scuola bisogna trovare un compromesso. Adattarsi un po' ai loro tempi, che sono quelli di chi ha fretta. Metterli subito in pedana e poi mostrar loro, a poco a poco, con la pratica, che ci sono cose che hanno bisogno di un percorso, che c'è una fatica da fare per arrivare: mica tutto si ottiene spingendo un bottone". È questa la grande battaglia, infatti. Restituire ai bambini il senso del tempo. La battaglia fra genitori e figli, la fatica che si fa a dire di no, a insistere, a resistere alle loro proteste. Ci sono cose che hanno bisogno di un tempo anche lungo: di solito sono molto belle, le più importanti. Un percorso a piedi, quando è possibile. "Mamma andiamo in macchina dai ti prego sono stanco". No, camminiamo. "Ma perché dobbiamo camminare, lo vedi che nessuno cammina? Almeno in autobus, dai". Andiamo a piedi così vediamo le cose intorno, e poi sappiamo quanto tempo ci vuole ad andare da un posto all'altro. E se siamo stanchi ci fermiamo. "Uffa però". Il viaggio, ecco, per il viaggio serve tempo. La musica: per imparare a leggere uno spartito e poi a suonarlo serve tempo. Noia, fatica, tempo dedicato. Dipingere, costruire. Fare bene le cose con le mani. Ascoltare: per ascoltare con attenzione serve tempo, e siccome tutti vogliono essere ascoltati e nessuno ha tempo di ascoltare, finisce che si paga un professionista, alla fine. Professionisti dell'ascolto e del tempo dedicato. Dai che oggi andiamo a vedere una mostra. "No, ti prego, la mostra no, ci sono i Simpson in tv, la mostra è noiosa". Andiamo e basta: la guerra prevede atti d'imperio. L'esposizione si chiama "Universi sensibili", l'ha costruita un artista artigiano un po' scombinato, ha uno strano cappello, quando si arrabbia se ne va ma poi torna. Si chiama Antonio Catalano. Ha costruito degli armadi dentro cui devi entrare, "armadi sensibili". Si entra uno alla volta. Un bambino alla volta. È l'armadio dei fantasmi, che dentro è illuminato quando è aperto e diventa buio quando si chiude, con le ombre. L'armadio mare, con una scatola piena di sabbia che contiene il rumore del mare. "Apriamola". Non si apre, il rumore non si vede: si sente. L'armadio-soffitta, con una scala dentro. L'armadio dell'orco che dorme, quando lo chiudi russa. Il tempo rallenta. I bambini entrano e non escono più. Poi ci tornano, uno per volta. Si nascondono. E dopo? Dopo venite con me, ma piano piano, uno per volta: vi faccio vedere gli esperimenti del mago Cotrone, come non funzionano le cose. Il mondo quadrato, il libro inchiodato. "Aprilo". No non si può aprire. Secondo voi cosa c'è scritto dentro? E così torna il tempo della parola, dell'invenzione, della favola: un tempo lungo, ore, un tempo rispettoso degli altri, in cui ciascuno ha un turno per dire e un turno più lungo per ascoltare. Non è vero che è difficile vincere la battaglia del tempo: loro, i bambini, sarebbero pronti. Non è difficile per loro: è difficile per noi. È più scomodo, più impegnativo. Più faticoso che dargli retta e dire ok, allora a scherma se vuoi non ci vai più. I Simpson li vedi anche domani, non c'è nemmeno bisogno di registrare, tanto sono sempre repliche. Andiamo.

21.2.06

Senza titolo 1144


L’amante dei libri si distingue dagli altri per il fatto che non potrebbe vivere senza la sua biblioteca, posto isolato e magico dove lasciarsi catturare dalle voci del passato. E quante volte, nella mia lussureggiante Bagdad, mi ritrovai a fantasticare su che cosa accadrebbe se credenti e infedeli si combattessero soltanto a colpi di inchiostri e calamai! Pochi uomini ho conosciuto che fossero appassionati dicarte più del celebre al-Jàhiz, autore di quel capolavoro davvero esilarante che è Il Libro degli Avari.


La sua biblioteca personale gli andava così stretta! Divorava traduzioni di opere greche e siriache e tutto ciò che gli capitava sotto mano. A volte, poiché alla sua bramosia di leggere e di imparare non bastavano mai i manoscritti che aveva acquistati, prendeva talvolta in affitto i negozi dei librai e vi si installava comodamente per intere giornate. Né gli capitò mai fra le mani un qualche trattato senza che lo studiasse da capo a fondo. Le circostanze della sua tragica morte furono tali che tutti i veri sapienti ne provarono invidia: dal momento che era sua abitudine accatastare pile e pile di libri di cui si circondava ed essendo stato colpito in vecchiaia da una parziale paralisi che gli impediva agili movimenti, un giorno un’autentica montagna di fogli gli cadde addosso… seppellendolo.


D’altronde, anche lo storico Ibn Tiqtaqaqa’ soleva dire maliziosamente:


"Il libro è un compagno che non tradisce, che non annoia e che non ti fa dei rimproveri quando lo maltratti"; mentre ai figli rivolgeva volentieri il seguente ammonimento:


"Quando passate pei mercati, fermatevi soltanto davanti alle botteghe di armi e di libri".


Dello stesso tenore erano le parole del poeta al-Mutanabbi:


"Il più onorevole posto in questo mondo è la sella di un corsiero, ed il miglior compagno sarà sempre il libro",


oppure quelle di Ibn ’Abd Rabbih:


"Quale buon compagno è un libro, quando sei solo! Con esso puoi distrarti, anche se coloro che amavi ti hanno tradito."


Sappiatelo, comunque, in conclusione: il vero paradiso è tappezzato di libri! Altro che urì…


Iacovella

Senza titolo 1143



pur  non condividendo  la sua  appartenenza   al  gruppo dei degli ondivaghi   radicali che  vagano da destra  a sinistra  ( nonostante  abbiano  giuste  battaglie  )  compiango la  sua scomparsa  e  il suo spirito libero  che  ha  fatto delal  sua  malattia una  slotta pèer  tutti  .   . Ha detto di lui Umberto veronesi ( uno scienziato per il SI   al treferendum  di  giugno 2005 )  << Ma sta a noi  ad ogni individuo  che cammina verso la vita, non arrendersi e camminare fino all’oasi che ristora il deserto >>   vittima  della famigrerata  e vergognosa di un paese civile  , imposta dal vaticano il quale  ha  fatto fallire il referendum    legge 40 del 2004  qui il testo ( a voi ogno  commento in merito   ) per la  quale  si  è tenuto  un referendum  fallito  sia per le pressioni della  chiesa  e dele  autorità religiose ; sia  del  partito  del non voto che ha  fatto  leva    anche  su quelli che sarebbero andato a votare  NO  , adducendo la scusa   è  un tema  delicato lasciamo che sia il parlamento a decidere   ;  sia  per  l'incapacità  di  coinvolgere  da parte  delal sinistra  (   cattolica poca  , lòaica  molta  gli utenti   nella  campagna   del SI  .




fra le tante parole  ipocrite  che  ci saranno  mi sembra  opportuno  far parlare   Luca  stesso  con   questo articolo  Vivere (e morire) con Dignità riportato dall'unità del 25\9\2005


Non essendo io, né forte, né coraggioso, riconoscendo i miei limiti e la mia finitezza, vorrei guardare il futuro e al futuro con la consapevolezza di riuscire ancora a trasportare altrove i miei sentimenti e le mie azioni. Queste ultime sono doverose quanto mai necessarie. Così come è doveroso, quanto mai necessario, creare, ricreare motivazione e partecipazione per tentare di vincere il tempo delle ipocrisie, della mediocrità e della precarietà del diritto, della democrazia, della legalità. Vorrei davvero che questo primo passo di riflessione e di proposizione di intenti che si è appena compiuto a Fiuggi, orientasse tutti noi a ricercare trame di conoscenza in chiave di ieri, contigue e continue, in chiave di domani. Che possano le identità storiche, politiche, sociali e culturali di ciascuno di noi, confluire in una nuova realtà, in un nuovo imperioso progetto politico.Per me la battaglia di «libertà per liberare la vita» sta divenendo ancor più difficile, al limite del possibile quando il respiro diviene più corto, quando momenti di difficoltà respiratoria o dispnea soprattutto durante la notte, impediscono un adeguato scambio di aria, perché è compromessa la funzione dei muscoli respiratori, perché la malattia fa diminuire, il livello di ossigeno nel sangue e aumentare quello della anidride carbonica. Il mio neurologo mi ha suggerito di pianificare, se decidessi di protrarre la mia esistenza, l’intervento di tracheotomia, l’intervento che consente ad una persona di vivere attaccata ad un ventilatore meccanico. Il discorso mi è sembrato semplice. Non so come sia vivere per mezzo di una macchina. La morte si sa è una realtà che appartiene all’esistenza e al vivere, imprescindibile, in qualche modo rimossa e negata dalla società italiana, dove il morire, l’ars vivendi la morte, è vissuto come fatto emotivo esclusivamente personale ed isolato. È difficile dunque, parlare con libera franchezza, con libertà, della morte, non per esorcizzarla o per svelarne il mistero se un mistero della morte esiste, quanto piuttosto come questione sociale, come problema politico laddove il morire è legato a condizioni estreme di dolore e sofferenze, intollerabili. L’eutanasia deve porsi al centro del dibattito sociale.Ecco dunque il diritto alla dignità del morire, il riconoscimento del diritto di morire dignitosamente, il riconoscimento della volontà del morente, libera, autentica volontà assunta come norma che preveda e garantisca, la manifestazione della coscienza di ciascuno di noi, che non esprima altro significato se non quello intimamente voluto. Per quanto riguarda la semplicità e la logicità del discorso del mio neurologo circa la ventilazione invasiva, non mi fa sentire affatto tranquillo. La scelta, qualunque sia, è una scelta di sofferenza, di dolore e forse per la prima volta di estremo coraggio. Vi parlo dalla mia casa in Orvieto. Da qui voglio annunciare che il Quarto Congresso dell'Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica si terrà proprio ad Orvieto dal 2 al 4 dicembre 2005. La scelta della mia città natale, dove vivo non è casuale o semplicemente legata alle mie attuali condizioni di salute sebbene riguardano oggi una capacità respiratoria compromessa e a rischio. Ho scelto la mia città perché la battaglia per la libertà, per liberare la mia vita, per darci e dare una speranza a milioni di malati, per la difesa dei diritti dei deboli e degli oppressi, di chi è senza voce, è iniziata per me qui, quando ancora le mie mani potevano azionare una leva che mi consentiva di “viaggiare” in aperta campagna su di uno scooter elettrico per disabili. Un viaggio dove i sogni di un uomo giovane e libero, ancora vivo, si sono infranti, ma dov’anche ho iniziato a costruire o meglio a ricomporre i pezzi di un io a volte a me sconosciuto, per un nuovo me stesso e ha percorrere la strada che voi tutti conoscete. Questo anno festeggio il mio decimo anno di lotta alla sclerosi laterale amiotrofica e non potevo che ricostruirla e rigenerarla in un luogo che ho visto per un po’ di tempo terra estranea e straniera. Concludo con alcune parole di Jacques de Bourbon Busset: non occorre «divinare l’avvenire probabile, ma preparare l’avvenire auspicabile, e procedere anche più oltre: sforzarsi di rendere probabile l’avvenire auspicabile». Se davvero riuscissimo a rendere possibile, il futuro desiderabile, il progetto politico augurabile, il Paese ne uscirebbe forte in termini di legalità, di democrazia, di rispetto e di riconoscimento di diritti civili, ne uscirebbe rafforzato in termini di uguaglianza nel combattere ogni forma di oppressione e di ingiustizia, di integralismo e di fondamentalismo, per una sorta di morale della responsabilità per laici e credenti. «Libertà per liberare la vita» così si intitola un numero della rivista radicale «Diritto e Libertà». Un titolo che riassume il senso più profondo che ho cercato di attribuire a ciascuno dei desideri che si agitano in me da quando in modo burrascoso, violento e sconvolgente sopravvivo alla sclerosi laterale amiotrofica. Desideri che si dilatano o si restringono, che vanno verso le persone e le cose del mondo o si allontanano da esse.
 concludo   riportanmdo : 1) 
dal libro Il maratoneta di Luca Coscioni  *Noi che non possiamo aspettare*C'era un tempo per i miracoli della fede. C'è un tempo per i miracoli della Scienza. Un giorno, il mio medico potrà, lo spero, dirmi: Prova ad alzarti, perché forse cammini.Ma, non ho molto tempo, non abbiamo molto tempo.E, tra una lacrima ed un sorriso, le nostre dure esistenze non hanno certo bisogno degli anatemi dei fondamentalisti religiosi, ma del silenzio della libertà, che è democrazia. Le nostre esistenze hanno bisogno di una cura, di una cura per corpi e spiriti.Le nostre esistenze hanno bisogno di libertà per la ricerca scientifica. Ma, non possono aspettare.Non possono aspettare le scuse di uno dei prossimi Papi. >> NaifSuper del  blog  Zomberos  fatto da  alcuni fans  delkla trasmissione  Zombi  di diego Cugia ; 2)  e il  necrologio del   suo siito ( www.lucacoscioni.org )  Non fiori ma sostegno all’Associazione Luca Coscioni (chiamando il numero 06-6826 oppure versamenti sul Conto corrente postale n. 41025677 intestato Assoc. Luca Coscioni, Via di Torre Argentina, 76 – 00186 Roma). E  con  una  sega mentale  ( ma stavolta  non  voglio  usare  il  sinonimo  elucubrazione dedicata  a tutti  i nostri  onerevoli ( se  cosi  si posso ancora chiamare   gente che crea tali  obbrobri legislativi  )   in  particolare  a quelli  che hanno spaccato il fronte refendario illudendo la  gente  che tale   bruttura  era un tema  delicato   da mandare al referendum e   si  dove   risolvere  per  via legislativa   : quanti morti per malattier  come  quelle di  Luca  cosacioni   cio devono essere ancora  ?  quante persone  malate o portatrici  di gravi malattie  dovranno andare  all'estero   per  potersi curare  o  per  farsi una semplice analisi pre impianto  ?

Danyart New Quartet fiori e tempeste

Ieri è stato presentato il nuovo lavoro discografico dei Danyart New Quartet, formazione jazz capitana da Daniele Ricciu, in arte Dany...