6.7.08

cronaca locale

a chi mi chiede cosa  succede nella mia cittadina   ecco  due  inizative  avvenute  fra venerdi 4  e  sabato  5 luglio
Inizio con quello  di  Sabato  che mi vede   anche  come protagonista in quanto  sono membro di questa  associazione 



Ieri 5\7\2008 )dopo una settimana di lavori e di pratiche burocratiche si aperta  ne  vedete una foto  ( per le altre  foto foto le trovate sul mio album fotografico di flick ( qui http://www.flickr.com/photos/redbeppe o cliccando sulla sua icona che trovate aprendo il blog )   la nuova bottega cittadina del commercio equo&solidale .
Una festa davvero interessante , piena di gente ( per essere un sabato estivo ) e di musica infatti è venuto a trovarci era qua in sardegna Mory Thioune )  se  ho sentito  isto il chiasso che c'era  , bene il  suo nome  ) ex suonatore di zucchero fornacciar che trovate  in questo video quia sotto
eccovi  uno dei tre video











gli altri li trovate o sul mio profilo di youtube  . Per chi non sapesse cosa è il commercio equo e solidale oltre ai link che trovate sotto lo potete desumere da questa frase di K. Gibran ( Bsharri, 6 gennaio 1883 – New York, 10 aprile 1931)




SUL COMMERCIO


E un mercante disse: Parlaci del Commercio.
E lui rispose dicendo:
La terra vi concede i suoi frutti, e non saranno scarsi se solo saprete riempirvene le mani.
Scambiandovi i doni della terra scoprirete l'abbondanza e sarete saziat
Ma se lo scambio non avverrà in amore e in generosa giustizia, renderà gli uni avidi e gli altri affamati.
Quando sulle piazze del mercato voi, lavoratori del mare dei campi e delle vigne, incontrerete i tessitori i vasai e gli speziali,
Invocate lo spirito supremo della terra affinché scenda in mezzo a   voi a santificare le bilance e il calcolo, affinché valore corrisponda a valore.
E non tollerate che tratti con voi chi ha la mano sterile, perché vi renderà chiacchiere in cambio della vostra fatica.
A tali uomini direte:  "Seguiteci nei campi o andate con i nostri fratelli a gettare le reti in mare.   La terra e il mare saranno generosi con voi quanto con noi".
E se là verranno i cantori, i danzatori e i suonatori di flauto, comprate pure i loro doni.
Anch'essi sono raccoglitori di incenso e frutta, e ciò che vi offrono, benché sia fatto della sostanza dei sogni, reca ornamento e cibo all'anima vostra.
E prima di lasciare la piazza del mercato, badate che nessuno si allontani a mani vuote.
Perché lo spirito supremo della terra non dormirà in pace nel vento sin quando il bisogno dell'ultimo di voi non sarà appagato.





venerdi 4  
si è tenuta  la presentazione a cura della libreria  max 88  con l'autrice ( al  centro della  foto  ) del libro Liboa (   tratto  da  una storia  vera di mobbing  )


per le  altre  foto  vedi  flick .    come dimostra   questo documento  sotto riportato  integralemente in quantro  non più  disponibile  in qquella pagina   ma   recuperato con google  cache .... 


....

Allegato B
Seduta n. 205 del 16/10/2002 pag 5837-5838






ATTI DI CONTROLLO




PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
    Interrogazioni a risposta orale:






POTENZA e PISICCHIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 26 e 27 maggio 2002 si sono svolte ad Olbia le elezioni amministrative per il rinnovo del consiglio comunale che hanno visto vincitore il sindaco Settimo Nizzi, espressione della coalizione di centro-destra Polo delle Libertà; da alcuni recenti articoli di stampa apparsi sui quotidiani della regione Sardegna La Nuova Sardegna e L'Unione Sarda si evince che:
a) si è ingenerato il dubbio per cui presso l'amministrazione comunale di Olbia si stiano ponendo in essere, nei confronti del personale dipendente, atteggiamenti, attività e atti in contrasto con i diritti inviolabili dell'uomo sanciti dalla Costituzione italiana e in particolare con la libertà di pensiero. anche politico, manifestata in ogni forma permessa e lecita; b) tale indirizzo di comportamento sarebbe stato programmaticamente esposto dal sindaco Settimo Nizzi durante la prima seduta del consiglio comunale nonché preannunciato da alcuni atteggiamenti discriminatori previamente posti in essere dal medesimo sindaco subito dopo l'insediamento nella carica nei confronti di alcuni dipendenti (La Nuova Sardegna del 6 giugno 2002) e che si stia concretizzando con la stesura di «liste di proscrizione dei dipendenti comunali da parte della amministrazione (La Nuova Sardegna del 25 giugno 2002 e L'Unione Sarda del 26 giugno 2002); c) si è già dato avvio al programma pianificato iniziando da un primo dipendente, la funzionaria ingegner Gabriella Palermo, dirigente del settore lavori pubblici nei confronti della quale sembra si stiano esercitando da parte dell'amministrazione «atti lesivi della normativa contrattuale e della dignità e decoro», «iniziative illegittime e discriminatorie» dirette univocamente «a penalizzare il dirigente in parola in ragione della propria reticenza a schierarsi acriticamente alla linea politica e programmatica enunciata dal sindaco» e che a tale scopo siano stati mossi al funzionario immediatamente «...dopo la elezione a sindaco di Settimo Nizzi» degli addebiti finalizzati a precostituire strumentalmente motivo di licenziamento; d) dal conferimento dell'incarico dirigenziale all'ingegner Palermo, avvenuto nel 1998 a seguito di pubblico concorso e fino a tutto il maggio del 2002 non si era mai dato luogo, nei confronti dell'ingegner Palermo stesso, ad addebiti riferiti al rendimento o ad altro motivo, né sono mai stati sollevati rilievi al suo operato ma che al contrario, il nucleo di valutazione, l'organismo incaricato per la verifica annuale della qualità e dei risultati dell'operato dei dirigenti degli enti locali, sin da quanto il comune lo ha istituito, nel 1999 le ha sempre riservato il massimo della valutazione, riconoscendo pertanto la più che corretta gestione tecnico-amministrativa operata dal dirigente di cui trattasi; e) l'ingegner Palermo ha indirizzato un appello al Ministro dell'interno, al Presidente del Consiglio dei ministri e al Presidente della Repubblica quali massimi tutori dei principi di libertà, correttezza e giustizia sanciti dalla Costituzione italiana con la speranza che questi pongano fine al «capriccio» alla «ostinazione» e alla «ritorsione» del comune giacché, quanto da lei subito non è minimamente riconducibile «a motivi oggettivi legati alla bontà e alle modalità con le quali ha svolto il suo lavoro, e che resta l'incognita sulla natura di veri motivi»; l'ingegner Gabriella Palermo è sorella del presidente del Partito Sardo di Azione, il quale durante le ultime consultazioni
elettorali amministrative del comune di Olbia ha sostenuto il candidato sindaco espressione del centro-sinistra opposto a Settimo Nizzi; deve essere valutato con preoccupazione il fatto che una amministrazione comunale italiana possa, non già mettere in atto, ma anche solo far aleggiare il sospetto di assentire, avallare o sottacere con muta e colpevole reticenza iniziative anticostituzionali e perciò umilianti nei confronti di un qualsiasi essere umano e in particolare di un cittadino italiano, in quanto, tale atteggiamento, lederebbe gravemente e irrimedhttp:/iabilmente l'immagine di tutto lo Stato italiano e delle sue istituzioni quali guardiani imparziali e incondizionati del rispetto delle leggi e delle regole di buona amministrazione: di tutori dei diritti e della dignità umana, di garanti dei principi fondamentali dettati dalla Costituzione italiana, di baluardi della democrazia e della libertà di espressione e pensiero;
gli interroganti immaginano con orrore che possa venire meno, da parte dei cittadini italiani, la fiducia nel ruolo di tutela che lo Stato, in tutte le sue forme anche decentrate sul territorio nazionale, e le sue istituzioni devono esercitare nei confronti di tutti i lavoratori e in particolare di tutti i dipendenti pubblici che, sino a concreta prova contraria, con spirito di abnegazione onestà e comunque sempre in buona fede, ogni giorno si pongono al servizio esclusivo della Nazione, e garantiscono imparzialità ed efficienza al loro operato contribuendo, con evidenza, al progresso materiale e sociale della nostra Nazione; è di abnorme gravità quanto, dalla lettura degli articoli di stampa apparsi sui quotidiani succitati, sembrerebbe stia accadendo presso l'amministrazione comunale di Olbia; è pertanto assolutamente necessario provvedere a verificare se quanto appreso dalla lettura dei quotidiani di cui sopra possa anche solo minimamente corrispondere a verit
à al fine, eventualmente, di provvedere immediatamente a ristabilire tutte le condizioni affinché nessuno dei fondamentali e inviolabili principi di rispetto, libertà, uguaglianza democrazia e giustizia dovuti alla persona umana e sanciti dalla Costituzione italiana, possa mai anche solo per un attimo non essere attuato sul territorio nazionale da un ente che è, sul territorio, Stato italiano -: se quanto descritto corrisponda al vero e, in caso affermativo, se non ritenga che vi siano gli estremi per adottare le iniziative di propria competenza nei confronti del sindaco eventualmente responsabile di un comportamento illegittimo e lesivo dei fondamentali diritti della persona, nonché dei doveri costituzionali di imparzialità della pubblica amministrazione.
(3-01486)


Come dice  anche il  giornale  locale  ( la niuova sardegna del 3\7\2008 ) Un libro da leggere, che fila liscio come si addice ad un buon romanzo scritto con inchiostro scorrevole, ma anche una storia vera, come recita proprio il sottotitolo, buona per riflettere e interrogarsi sui costumi di quello che molti chiamano “sistema Italia”.>>  o  meglio Berlusconismo  ,  “Liboa”, titolo anagrammato  diu una nota  città  galllurese del primo romanzo di Gabriella Palermo, in cui si racconta una vicenda che dire in parte autobiografica sarebbe poco più di un eufemismo. Una vicenda che la casa editrice Doramarkus diretta da Paolo Buzzanca (  a  destra nella foto in alto ) ha deciso di dare alle stampe e proporre come una delle maggiori novità editoriali dell’estate culturale sarda. A lei i lettori hanno rivolto   alcune delle tante domande che un romanzo come il suo inevitabilmente provoca  ,  anche  se  chi  non ha  il prosciutto su gli occhi o  nasconde  la testa sotto la sabbia  o preferisce pensare , ma non dirlo apertamente  insomma fare come gli indiffeenti di gramsci   , lo vede  da   se  , in quando come ha  dfetto  un studioso  mi pare  Rubens  Doriano   ( foto al lato )  in quanto il microfono gracchiava  presente in  sala   ed   è  emerso dal  dibattito .  è  un fenomeno nazionale . ”Liboa” è   la storia di Claudia, che,Spoller assunta presso il Comune di Liboa come dirigente del settore Lavori Pubblici, lavora con entusiasmo, dedicandosi anima e corpo alla nuova occupazione. Ha piena fiducia in Amedeo Ferretti, il sindaco, espressione di una generazione di politici nuovi, onesti, venuta fuori da un processo di rinnovamento che in poco tempo e in modo molto radicale ha cambiato e svecchiato la classe politica del Paese. Le simpatie iniziali verranno meno quando Claudia si capaciterà del fatto che tutto non è come le sembrava che fosse. Proverà a resistere al”sistemaMa è solo un tragico equivoco che trascinerà Claudia in un incubo angosciante, al quale, nonostante una strenue e solitaria resistenza, la protagonista dovrà soccombere..Spoller  Nella vicenda di Claudia non è difficile cogliere echi biografici di quella dell’autrice, la nuorese Gabriella Palermo, un ingegnere che con”Liboa”, romanzo che inaugura la nuova collana eliotropi, esordisce nel mercato editoriale.Dalla 4 di copertina del libro : << niente più  eroi , niente più paladini  dela correttezza  , dell'onestà ,   della  lealtà , niente  ,. Solo agguati , trappole , ingann i per  avere diplomi  di privilegi ,  licenze di balzelli ,  infeudamento di territori  virtuali o reali ,  e dapertutto  pronti , i divorartori  di cadaveri >> e  di sciacalli , avvoltoi  ,  oportunisti , riciclati .In pratica  come   questa  canzonew dei mai Mau 




Resistenza, marzo '95

Sai, restare qui non fa per me
si respira un'aria immobile
controvento non si piscia più
dentro un sogno di radici e di bandiere
E verrà l'estate e verrà la neve
sentirò la tua mancanza
Ma una linea d'ombra segna questa strada
non si può fermare un'onda che arriva improvvisa
Porto con me i libri
un quaderno bianco
taglieremo ogni curva
Quanti troppi anni
ri e riciclando il peggio
tutte queste bestie
a raschiare il fondo
E verrà l'estate e verrà la neve
sentirò la tua mancanza
So che riprenderò
il mio giusto tempo
per non sopravvivere
solo
monumento



In questo romanzo dela  giovanissima  Gabriella ( Nuoro 1961  )  non troverete paesaggi nuragici o profumnoi di mirti e  ginepri   ma una storia   di una donna energica  moderna  dinamica  e combattiva  come  le  antiche barbaricine  . In esso riesce  a  fare quel processo che il filosofo lucianio  di Samostata  dice d'ulisse  d'omero.La sua avventura  inizia  a Liboa,citta -porto  . doce  approdarvi e restarvi   comporta un viaggio  più  ampio , nel mondo parallello dela burocrazia  e dela politica  , docve le parole  hanno   significati non  veritieri e dove  fantasmi emergono  dalpassato perm assistere   al diofaciamento   che  ha perso  l'identità   ( e le  inchieste    dela magistratura  di milano sugli affari dell'Andrangheta  in essa la dimostrano   vedere per ulteriori  news  in merito  ii miei interventi  -- uso il nik  ulisse  --  su ammazzatecitutti.org )  fino a diventare anonimo  Il ritorno   al tempo e  alo spazio   reale , pertanto  , più che una sconfitta   rappresenta  , come  ha detto anche l'autrice nel corso del dibattito  , più  che  una sconfitta   l'approdo adf una vita  autentica   ed  a  una speranza   di  chi  preferisce   resistere  anche  a  duro  prezzo    per  parafrasare  una nota  canzone  dei Mcr  : << (...  ) Oggi Contessa ha cambiato sistema\si muove fra i conti cifrati \ha lobby potenti ed amici importanti \e la sua arma più forte è comprarti,\la sua arma più forte è comprarti !  (... ) >>

Inoltre la storia  della palermo è  testimonianza  che i casi come quielli di  giovanna nigris  (  ancora più grave  come potete leggere  nell'intervista  che li feci a suo tempo per il nostro blog    )   non sono  solo   leggende metropolitane .





  approfondimento


su primo   post 



sul  secondo



  • casa editrice  Doramarkus Editrice S.R.L.Largo Pazzola
    07100 Sassari Tel.: (+39) 079238117

Stranotizia :

Migliaia di pesche "porta-fortuna" per novelli marito e moglie sono state rubate da un frutteto vicino a Tokyo. Circa 5mila "hanayome", come si chiama la varietà di queste pesche in giapponese, dette anche "pesche della sposa" e particolarmente ricercate, sono scomparse da un frutteto nella notte a Ubaguchi, a est della capitale nipponica, ha riferito il portavoce della polizia della prefettura di Yamanashi, Masaki Kanemaru. Secondo la polizia, per portare via quanta più merce possibile è stata ingaggiata una banda di ladri. La "pesca della sposa" è una varietà speciale: la polpa dentro è bianca e il frutto benaugurante viene spesso regalato alle coppie appena sposate. Pesche, ciliegie e meloni nel Paese del Sol Levante a volte hanno prezzi proibitivi perchè considerati beni di lusso e la gente usa regalarli.

Ad accorgersi del furto è stato il proprietario, un agricoltore di 69 anni, che questa mattina aveva intenzione di cominciare la raccolta. Il danno stimato è di un milione di yen (5.950 euro).

Madonna della Grotta e bambini poveri



affresco                                                Madonna della Grotta nella terra dei Messapi


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Bambini...bambini della terra, senza un filo spinato, per me, sono solo bambini che hanno bisogno di noi. Cari amici, scusatemi se mi ripeto nei post, come vedete, anche  oggi mi trovo in ufficio a lavorare, sto preparando un nuovo post, per 'Madonna della Grotta' e per i bambini soli. Sto cercando altre strade, visto, che in Italia le strade normali, non servono, cercherò di sponsorizzare, cercherò anche,  nel mondo dello spettacolo, ho qualche amico, che mi aiuterà. Sono mortificata, per  il disinteresse che ho trovato a Ceglie, loro erano gli eredi diretti della loro storia, delle loro radici, e ho visto, la fine che stanno facendo le loro pietre antiche. Escluso un pugno di amici, che mi seguono, altri sono in profondo letargo. Preciso che la politica, a me non interessa, da anni, l'ho messa in un cassetto, e ho buttato la chiave. Da molto tempo ho capito, che se, desidero portare  a compimento un programma , devo rimboccarmi le maniche e fare da sola, per adesso visto la mia età, amici fidati, mi aiuteranno. Tutto quello, che ho creato nella mia vita, solo con le mie rinuncie, e tanta volontà, non ho mai chiesto, nessuna sovvenzione. Adesso, mi adopererò, con la mia esperienza, per salvare "Madonna della Grotta" sono sicura, che troverò altri amici, che crederanno in me e ai nobili programmi. Creerò una fondazione a scopo umanitario, che raccoglie anche fondi, come ho fatto per i bambini di kabul vendendo la mia favola. Sto vendendo le mie case, tutto quello che posseggo, e scriverò ancora altre  favole, a me, il ricavanto non serve, ormai, sono già andata, anche troppo avanti, con gli anni. I miei figli, non hanno bisogno di me, loro, sanno camminare da soli.  Ci sono tanti anziani, tanti bambini, che la vita  li ha segnati, questi saranno, da ora in avanti, i miei interessi. Inizierò, tra i miei amici a raccogliere, no firme, ma soldi, anche se il momento economico in Italia è molto difficile, una goccia  di acqua, formerà nel tempo, un oceano di amore. Amici proviamoci , anche se le mie battaglie, sono sempre in salita, con le mie scarpe da ginnastica, mi aiuteranno, provateci anche voi. Inizierò un programma, la fondazione al solo scopo umanitario, qualcosa che mi permetterà di raccogliere anche il 5 per mille di chi crede in me. Se non sbaglio, essendo una terrestre, "Madonna della Grotta" appartiene anche a me, e a tutti gli Italiani. Il mio trullo sarà la sede nell'antica terra dei Messapi, una sede nell'antica Roma, un'altra nella terra dei Sabini, e ancora altra succursale, nell'antica Tuscia e tante altre sedi, creare, tanti satelliti, che mi aiuteranno, nel programma, anche se mi dovrò dividere, non  dimentico, che nelle mie vene, scorre il sangue del mio sestavolo, nomade venuto dal nord a piedi, fino nell'antica terra di Tuscia. Creerò posti di lavoro, che mi aiuteranno ad allargare a gestire la fondazione umanitaria, controllata da voi tutti, questa sarà la mia eredità. Franca Bassi 




nozze sarde di Barbara sarda giornalista italianadi Al Jazeera International

 questi sono i  vip  che preferisco altro che gregoracci e briatore

Matrimonio in stile british per Barbara Serra
Ieri la cerimonia a Carloforte per la giornalista e Mark Austin


dalla nuova del 6\7\2008



SIMONE REPETTO

Con un bel maestrale e un sole ancora caldo, nel tardo pomeriggio di ieri Barbara Serra e Mark Austin hanno coronato il loro sogno d’amore. A Carloforte, in uno dei luoghi prediletti dall’affascinante volto di Al Jazeera International. C’era molta attesa e curiosità per questo evento mondano, a cui la tranquilla cittadina carolina non è abituata. Ed è proprio per questa caratteristica che la Serra, padre sardo di Decimomannu e madre siciliana, ha scelto l’isola di San Pietro, lontana dai clamori di altri lidi, molto più glamour e chiacchierati.
Una cerimonia semplice ma curata, quella di ieri, dove ha dominato lo stile inglese, quello di provenienza della maggior parte degli oltre cento invitati, che ha attirato l’attenzione e la curiosità dei tabarchini, non abituati a vedere, alle cerimonie nuziali, colori, abiti ed accessori sgargianti, indossati da uomini e donne di notevole statura e lineamenti nordici.
Con un ritardo «accademico» di una decina di minuti, gli sposi, accompagnati dai familiari e dalle damigelle d’onore, hanno varcato la soglia della chiesa di San Carlo. Ad attenderli c’era il parroco Lino Melis e una navata colma di invitati e curiosi.
Entrambi cattolici e battezzati, Mark e Barbara hanno scelto, per la loro unione religiosa, un rito per così dire abbreviato, senza la celebrazione finale dell’eucaristia. Una scelta probabilmente indotta dalle diverse fedi religiose dei presenti, tra cui protestanti e musulmani, che hanno fatto del matrimonio un piccolo caleidoscopio di razze, religioni e tradizioni.
Non poteva essere altrimenti, considerando la carriera e la professione della Serra, ma anche di Mark che, seppur di base a Londra, hanno avuto e hanno contatti, tra colleghi e amici, provenienti dai quattro continenti.
Lei è arrivata all’altare elegantissima, in abito bianco scollato, coperto da un velo trasparente su cui risaltavano splendidi ricami a mano. Lui, in abito blu, camicia bianca e cravatta azzurra, simile a quella di altri invitati, che sfoggiavano una eleganza tipicamente «british».
Il rito vero e proprio ha colto Mark emozionato più di Barbara, che decisa, ha detto sì senza titubanze, come il suo sposo in inglese. Lingua utilizzata anche in alcune letture e nel canto finale di ringraziamento, una melodia tradizionale anglosassone, molto apprezzata dal pubblico.
Gli scatti dei fotografi sono proseguiti nel sagrato, dove l’immancabile riso e i flash hanno salutato gli sposi con applausi di buon auspicio. Continuati nel corso Tagliafico, classico proscenio dei matrimoni carolini, prima di entrare nei festeggiamenti veri e propri, a cura della famiglia Pomata. L’aperitivo è stato servito al Niko Bar, di Antonello Pomata, prima di salire al Guardiamori, al centro dell’isola, nella discoteca all’aperto appositamente prenotata per l’occasione. Dove era pronto il banchetto allestito da Luigi Pomata, amico della sposa, che ha preparato un menù dove gli ingredienti della cucina tradizionale sarda e tabarchina, si sono sposati alle tendenze culinarie ed alle sperimentazioni di sapori e gusti care allo chef.
Non convenzionale anche l’auto scelta dagli sposi: una fiammante Land Rover verde Amazzonia con capotte bianca. Come dire, sposi «sportivi», uno stile confermato dalla passione di entrambi per l’aria aperta ed il mare, considerando che Mark, anche ieri, non ha rinunciato alla consueta corsa mattutina.

La storia del mio nick e del mio avatar

l'amica  tisbe  con : << Cari lettori vi propongo un bellissimo banner ideato e creato da Artemisia3000. Se vi va potete inserirlo nei vostri blog. Ne troverete per ogni gusto QUI.>> mi ha coinvolto in un meme davvero simpatico. In sostanza mi chiede il significato del mio nickname e del mio avatar. Invece  di  risponderle   ma leggiti le  faq  e i ripsettivi aggiornamenti  ,  mi sono  buonista   e  le rispondo   accettandop e rilanciando   iol  suo  gioco 

In realtà , per  chi mi segue  dagli esordi  o   da chi   jhha letto  prima d'inizare il viaggio le  faq  non c'è molto da dire. La scelta del nickname è caduta su  compagnidiviaggio\cdv innanzitutto perché  vedo  il viaggio  in tutte le  sue  sfaccerttature  come conoscenza    deegli altri e di se  , in secondo luogo perché  per  distrarmi  dalle  brutture    di questo mondo  viaggio  molto  con la fantasia     Ovviamente in me c'è anche la componente  di curiosita  , di conoscenza  , e a volte entro in forte conflitto con me stesso  . Inoltre  cito il mio profilo : << nato per caso mentre lo creavo con un amico   che  e anche  , anche  se  in questi giorni è molto assente  , cercando un nome che attraesse gente .Il nome deriva sia dalla canzone omonima di Francesco de Gregori sia dala miapassioneper i viaggi fisici e virtuali . Infatti riporto una recensiuone che mi ha fatto una rivista locale (ora scomparsa ) : " a voluto proprio chiamarlo "Compagni di strada e di viaggio" in onore a Sartre e ai CSI e attutti quelli che viaggiano senza mai stancarsi. Ma di quale viaggio si tratta lo facciamo spiegare direttamente dal suo ideatore: «Il sito/blog parla del viaggio come metafora della vita inteso non solo in senso concreto e realistico (di spostamento nello spazio e nel tempo) ma anche in senso simbolico di desiderio, tensione di conoscenza e di ricerca e - viceversa - di distacco, di esilio, di perdita, di allontanamento da sé e dalle cose più care; (…) oppure viaggio dentro se stessi (il mettersi in discussione); (..) come conoscere nuove culture, come il viaggio di Omero ("Odissea") o Virgilio ("Eneide") e nella Commedia di Dante (in particolare nelle prime due cantiche "Inferno" e "Purgatorio"), dal libro "Latinoamericana" di Ernesto Che Guevara e dal film "I diari della motocicletta" e il rispettivo fiolm diari dela motocicletta che da esso è stato tratto». Un viaggio dunque a tuttotondo a 360 gradi che si dipana negli immensi spazi della cultura e nel mondo intervallati dai meandri della controcultura di cui Giuseppe fa la sua bandiera. In questo blog c'è spazio un po' per tutti, ovvero per ogni sensibilità e curiosità,indiopèendentemente dalll'ideologfie e dalla iodee ma soprattutto c'è tutto il coraggio di mettersi in prima linea su vari fronti, con umorismo e ironia e la voglia di coinvolgere e farsi coinvolgere dalla pluralità e diversità delle voci che vorranno farne parte.concludo indentificando il mio blog con questo frase : <<

La mente soppesa e misura,
ma è lo spirito che giunge al cuore della vita
e ne abbraccia il segreto;
e il seme dello spirito è immortale.
Il vento puo' soffiare e placarsi,
e il mare fluire e rifluire:
ma il cuore della vita
è sfera immobile e serena,
e in quel punto rifulge
una stella che è fissa in eterno.

Kahlil Gibran "Gesu' figlio dell'uomo"

 >>


Riguardo il mio avatar, è semplicemente  un  simbolo di libertà
E adesso cerchiamo gli avatar più divertenti della rete per carpirne il senso.Artemisia3000 - Draculia - Hirpus - Cretaefaci - Pensatoio
Se non volete fare il meme potete scrivere il significato tra i commenti

Senza titolo 660

 Dopo aver letto  questi  due articoli  dalla nuova sardegna del 6\7\2008   ne riporto qui alcuni stralci  

 PORTO TORRES. Jovan Milanovic è un uomo dall’aria serena. Si guarda ...
DALL’INVIATO PIER GIORGIO PINNA

PORTO TORRES. Jovan Milanovic è un uomo dall’aria serena. Si guarda attorno e dice subito: «Prendere le impronte digitali solo ai nostri bambini non è giusto. Abbiamo i permessi di soggiorno. Lavoriamo. Nessuno di noi chiede l’elemosina. Perché vogliono trattarci diversamente dagli altri?»


Il caso del campo attrezzato a Porto Torres  dove i  vivono da anni   con permessi e senza  creare  problemi di siucurezza 


dalla  nostra compagna di strada  tisbe  ( tisbe.splinder.com/ ) pubblico   e  sottoscrivo volentieri questa iniziativa 





Cari lettori vi propongo un bellissimo banner ideato e creato da Artemisia3000. Se vi va potete inserirlo nei vostri blog. Ne troverete per ogni gusto QUI.
Io dico no alle schedature, non è questo il modo di difendere l'infanzia. Ci sono tanti altri sistemi che non la deturpano e non la violentano con l'infame schedatura delle impronte di creature indifese. Così, i bambini finirebbero per essere calpestati 2 volte: prima da chi li sfrutta, poi dalla Stato che li ospita e dovrebbe proteggerli.
Governo Berlusconi, un impegno concreto: impronte per tutti!



Mai ostaggi

Mi è piaciuto vederti muovere sul palco.
Ti ho ascoltata e ti ho immaginata uscire sorridendo dietro la tenda.
Mentre con un inchino salutavi la platea ho sperato che a un certo punto guardassi nella mia direzione.

Continua a leggere...

5.7.08

Io ci sono.

















Tibet












  

"Tutto ciò che accade segue





 una legge ed ogni avvenimento ha una causa "





 Confondermi non posso...  



 
il mio cammino leggero verso ogni





 dove c'e' dolore.





 

                 Io ci sono!   





 

Non accade tutto per solo destino,  



io ci sono!   





 

Guarda per un attimo i miei sorrisi,   





abbraccia queste mie spalle e capirai





quanto voglio donare...









Il male del "benessere"


Secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) l’obesità (1) rappresenta uno dei maggiori problemi di salute dei nostri tempi. Si stima che nel mondo vivano circa 300 milioni di individui obesi, distribuiti tanto nei paesi occidentali quanto in quelli emergenti, ma con differenze: mentre nei paesi occidentali le classi sociali più a rischio sono quelle a basso tenore economico e soprattutto culturale, in quelli emergenti le persone più a rischio sono quelle appartenenti alle classi privilegiate, che utilizzano l’alimentazione come mezzo di ostentazione del proprio benessere.


 


Negli Stati Uniti, “patria” dell’obesità, nel decennio 1980-1990 la prevalenza (2) di adulti in sovrappeso o obesi era del 55.9%; nel biennio  2003-2004 essa è arrivata fino al 66.3%, seguendo una tendenza all’aumento durante il decennio 1990-2000. Per quanto riguarda l’eccesso ponderale in età evolutiva, confrontando i dati del periodo 1976-1980 con quelli del periodo 1999-2004, la prevalenza del sovrappeso tra i ragazzi di età compresa tra i 6 e gli 11 anni è raddoppiata, mentre è triplicata tra quelli di età compresa tra i 12 e i 19 anni.


 


L’Europa per quanto riguarda gli standard nutrizionali (3) si sta sempre di più avvicinando agli Stati Uniti, pur non raggiungendo ancora quelli eccessi. Nei maschi europei adulti la prevalenza è passata dal 13% del decennio 1979-1989 al 17% del periodo 1989-1996, mentre nelle femmine europee adulte è passata dal 19,4% al 21%. Per quanto riguarda l’età evolutiva, i dati sono molto variabili, in relazione all’andamento economico dei singoli stati negli ultimi 10-20 anni. A paesi con prevalenza relativamente bassa come la Russia e la Polonia, danneggiate dal crollo dei partiti comunisti, si accompagnano situazioni più gravi come quella della Spagna (aumento della prevalenza del sovrappeso tra i 6-7 anni dal 23% del 1985-1986 al 34% del 1995-1996).


 


Studi condotti sull’Italia nel 1999-2000 hanno concluso che il 33.4% della popolazione adulta era in sovrappeso, e che il 9.1% era obeso. Nel Meridione l’11.4% della popolazione era obeso, contro il 7.5% nel Settentrione. Solo il 4.5% degli obesi aveva un titolo di studio alto, contro il 15% degli obesi con licenza elementare o senza titolo. Il dato indica che la mancanza di strumenti culturali adeguati implica la non conoscenza dei rischi per la salute e delle diverse proprietà dei cibi.


I giovani italiani tra i 7 e gli 11 anni sono per il 36% in sovrappeso o francamente obesi (la più alta prevalenza in Europa). Analogamente agli adulti, la percentuale aumenta scendendo dal Settentrione verso il Meridione. La perdita della cultura della “dieta mediterranea”, soprattutto all’interno delle generazioni più giovani di genitori, fa si che attualmente la popolazione italiana in età evolutiva tenda nettamente al  sovrappeso. Considerando il titolo di studio dei genitori, emerge che la prevalenza dell’obesità durante l’età evolutiva è proporzionalmente maggiore più basso è il livello di istruzione.


 


Attualmente, il 9.8% degli adulti e il 4% dei minori oggi è obeso (IMC superiore alle 30 unità). Uno studio della Società Italiana di Obesità prevede che nel 2025 queste percentuali cresceranno, rispettivamente raggiungendo il 14% e il 12,2% (notare l’aumento importante nella fascia dei minori). L’80% dei bambini obesi non riesce a recuperare il peso ideale, diventando adulti obesi che vivranno in media 10 anni di meno.


 


Le cause del fenomeno sono note da tempo: sedentarietà in continuo aumento (lavori poco dinamici, studio, ecc.), nutrizione inadatta, che privilegia cibi ”golosi” ma a eccessivo contenuto calorico, diete condotte senza le necessarie informazioni (4), irregolarità dei pasti (eliminazione della colazione, compensata da pranzi troppo abbondanti).


 


L’obesità non è solo una questione personale, bensì collettiva e sociale: tanto per fare un esempio, a Milano ogni anno si spendono 600 milioni di euro per ospedalizzazione e cure mediche di obesità, ma anche di sovrappeso, e malattie correlate.


 


I fattori genetici, associati all’ambiente di vita, rivestono un ruolo fondamentale nello sviluppo dell’obesità. Studi recenti associano l’obesità ad un vero e proprio disturbo mentale; molti soggetti obesi hanno una vera e propria dipendenza dal cibo, tale per cui si riscontra una notevole analogia tra una parte degli obesi e quegli individui che soffrono di una dipendenza da altre sostanze di varia natura. In particolare, le analogie tra questi due gruppi di soggetti sarebbero riscontrabili sia a livello comportamentale, sia a livello delle strutture cerebrali implicate. Nell’ambito delle espressioni comportamentali, gli autori evidenziano la compromissione del controllo inibitorio, i meccanismi di ricompensa, la spinta all’assunzione del cibo, la elevata sensibilità verso stimoli che scatenano la ricerca di sostanze o cibo.


 


I pareri, comunque, sono tutt’altro che univoci, sebbene la tendenza generale sia quella di propendere verso l’importante ruolo dei meccanismi psicologici e psicopatologici.


 


 


The Snatcher


 


(1) Lo stato nutrizionale umano generalmente è quantificato mediante l’IMC- Indice di Massa Corporea: esso è il rapporto tra il peso corporeo in kilogrammi e il quadrato dell’altezza in metri. Esiste una scala di riferimento che classifica lo stato nutrizionale in sottopeso, normopeso, sovrappeso, obeso, a seconda del valore di IMC.


 


(2)  Per prevalenza si intende il rapporto tra i soggetti malati al tempo t e il numero totale di soggetti al tempo t, moltiplicato per una costante C, di solito 1000 o 100000.



(3) Per alimentazione si intende il regime abituale di introduzione degli alimenti nell’organismo, mentre nel concetto di nutrizione  l’attenzione è spostata verso l’individuo, che decide che cosa introdurre all’interno del proprio organismo. Questa scelta influenza la risposta dell’organismo stesso.


 


 


(4) Un dimagrimento troppo rapido comunica al Sistema Nervoso Centrale una situazione di carestia; l’organismo allora reagisce modificando il metabolismo, predisponendolo al maggiore accumulo di grasso da utilizzare come scorta, in previsione di future carestie.


 


BIBLIOGRAFIA


 


Comodo, N., Maciocco, G.: Igiene e sanità pubblica, Carocci Faber editore, capitolo 19.


 


Santini, F., Scartabelli, G., Pincher, A.: Obesità 2006: rapporto su una pandemia. Disponibile sul sito della Società Italiana dell'Obesità




AA. VV.: L'obesità dovrebbe essere considerata un disturbo mentale? Disponibile sul sito della Società Italiana dell'Obesità


Senza titolo 659

  VI PIACE LA SERIE TV CAMERA CAFFE' ?  :-)


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4.7.08

Non ti conosco... Italia!

A parlare sempre d'amore ci si appassiona troppo. A parlare sempre d'amore si passa per sognatori.
Uno sguardo a quest'italietta che non riconosco più, o meglio, che sto ancora qui a cercare di conoscere. L'Italietta che si addormenta e si risveglia sotto il sole cocente di luglio.
Dal Duomo al Colosseo ai Templi di Agrigento è l'italietta di quelli che arraffano tutto e di quelli che arrancano per avere almeno un briciolo di niente. La classica noiosa italietta dei se, dei ma: delle certezze di pochi e le paure di tanti.
Il paesino schiavo della sua immensa grandezza, un gigante millenario poco a poco incatenato al suolo da quegli orchi che si sparano in pancia gli ultimi brandelli di tossico che c'è da spartirsi.
L'italietta dei giovani già vecchi, fiacchi nelle idee, passioni, ardore, furore adagiati placidi sul calore dei piedi comodi nelle scarpe tanto sopite e la mente bacata dai futili vessilli.
C'era un tempo il BelPaese, quello che animava con i paesaggi e la compostezza delle sue tradizioni i desideri ed il cuore di chi lo guardava da lontano.
Eccolo oggi il BelPaese martoriato da chi ne tesse le fila più spesse, abbandonato al suo destino da chi già stenta ad interpretare il proprio destino.

Era un tempo l'Italia, la culla di grandi uomini, il palcoscenico di una natura talentuosa; l'Italia luminosa aggrappata alla sua storia ed all'incanto delle sue arti.
E' l'Italietta trasandata, l'italietta consumata dalle rughe di questo nostro maledetto frenetico tempo che si avvia verso il viatico.

E' l'Italia che non riconosco più, che in realtà, sto sforzandomi adesso di conoscere

Senza titolo 658

Immagine 067


      Nuove stelle.


Corrono gli astri
dietro le lune
a cercar spazi
ormai raggiunti
trovando le oasi siderali
occupate
incontro
alle comete remote
s'attarda sempre più
il vagito...
di nuove stelle.

Le occasioni perdute e ritrovate. Rileggere Pascoli

E’ forse inevitabile collegare quest’autore all’infanzia. Alla mia, segnatamente. Non posso esimermene, poiché fu il secondo poeta che incontrai, dopo Ungaretti (quello della Madre, non di “M’illumino/d’immenso”) e prima di Grazia Deledda, l’altra grande passione della mia gioventù. Nell’antologia - il “libro di lettura” - i versi di Fides spiccavano dietro un’immagine di bimba attonita, dagli occhi nerissimi e curiosi, immersa in un verde lussureggiante.


Come il vastissimo parco del mio collegio: mondo protetto, involucro coalescente, lontano dalle brutture e dalle violenze della realtà esterna, e cattiva. Un luogo che sarebbe piaciuto al Pascoli, così folto di siepi che il guardo escludevano e le suore candide, madri spirituali, spose d’un marito celeste. Giardini chiusi, fonti sigillate. Eravamo bambini e lui il cantore buono delle dolci ninnenanne, dei trepidi vagiti, delle umili e fragilissime nonnine… Inevitabile non associarlo all’infanzia, ho affermato. Sì. Eppure, errato.


Certo, Fides non aveva l’andamento solenne e austero della Madre ungarettiana, e ci coinvolgeva molto di più; ma come spiegare il senso d’inquietudine, di confuso smarrimento, di strisciante malinconia che mi assaliva dopo la lettura di quei versi?


giovanni_pascoli.jpg


Percezioni vaghe e incomprensibili, ma reali.


Nel 1961 Pier Paolo Pasolini - che si laureò con una tesi su di lui - così scrisse a proposito del Nostro: “Non lo amo molto, Pascoli. Egli era un uomo arido, inibito, infecondo, ma a questo sopperiva con una vasta ispirazione […] linguistica. Tutte le esperienze innovative del nostro secolo, buone e cattive, hanno avuto origine in lui. Perciò egli è importante culturalmente. E, si noti bene, tutte le tendenze stilistiche, che si sono sviluppate dai suoi esperimenti - spesso rozzi e provinciali, sia pure - sono state tipiche dell’antifascismo culturale del Novecento. Un antifascismo puramente passivo: ma è già molto”.


Pasolini aveva ragione nel definirlo innovatore linguistico: chiaro, comunicativo, immediato, vicino alla sensibilità contemporanea, se non più a un mondo rurale scomparso. Ricorreva spesso all’onomatopea, che rende “internazionale” il linguaggio poetico: non per nulla il Nostro inseriva nei suoi testi molti vocaboli stranieri (come in Italy e The hammerless gun); espressioni disusate, per l’evocativo senso del mistero; il tutto in un periodo franto, dal ritmo ora cadenzato, ora sincopato, alla Debussy (ma perché non considerarlo, in qualche misura, un antenato dei nostri migliori cantautori?).


Tra gli aggettivi che Pasolini utilizzò per descrivere l’autore romagnolo, spicca l’ultimo, severo “infecondo”. Pascoli lo era anche fisicamente: pingue, molle, greve. Rintanato nella sua casa di campagna con l’inseparabile sorella Maria, cui dedicò diverse poesie (ma tutte o quasi “a margine” della sua produzione maggiore). Il segreto di Pascoli, ingenuo e perverso, resta tale: un desiderio celato, smorzato, sublimato.


Una falsa innocenza


All’inizio del Novecento l’Europa desacralizzata perdeva definitivamente i suoi valori millenari. Alle pressanti esigenze di nuovi soggetti sociali, che si affacciavano da protagonisti alla ribalta della storia, fascismo e nazismo opposero una reazione feroce in nome del passato. Furono movimenti anti-democratici, teorizzatori della divisione tra classi ed etnie, ovviamente bellicisti e misogini; o, per usare un neologismo molto efficace di Luce Irigaray, “uomosessuali”. L’inferiorità naturale della donna, sanzionata dalla legge fino a tempi recentissimi, cominciava a venir sistematicamente contestata, promettendo autentici sconvolgimenti di consolidati equilibri. Di qui la riaffermazione - belluina, benché vana - dell’ordine, della forza, e della sottomissione.


Il timido e impacciato Pascoli, anzi, il professor Pascoli, viveva più di altri le contraddizioni d’un mondo rovesciato, crudele, affascinante e incomprensibile. Il suo smarrimento era necessariamente anche sessuale: dopo le tragiche vicende che contrassegnarono la sua giovinezza, sognava di trascorrere la sua vita “soave/tra le sorelle brave,/presso la madre pia”. Una risposta tutt’altro che virile; ma, anche l’anelito a una vita attenuata, dove l’erotismo era apparentemente rimosso, perché incuteva paura, schianto, violenza. Altro che cantore dell’infanzia!


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Valida lezione


Fosse stato più consapevole, o coraggioso, il nostro poeta avrebbe potuto diventare un vero ribelle. Ma Pascoli non aveva la forza e, forse, neppure la possibilità - non nella sua condizione, non in quell’Italia umbertina - di trasformare la sua perversione in un elemento di lotta serrata alla società e all’ipocrisia della normalità, come riuscì a Proust e, ancor più, a Gide e a Virginia Woolf. Le sue aspirazioni restavano borghesi. Ma agiva da noi; e fu “già molto”. La parte più nobile dei nostri intellettuali preferì l’ambigua dolcezza del suo umanitarismo aprico alle muscolari fanfare mussoliniane; e fu “già molto”; sedusse Pasolini; e fu “già molto”.


Ogni cosa, ogni umile oggetto, situazione, persone divenivano per lui motivo di compassione, quindi di poesia. Precursore del minimalismo? Piuttosto, paritario: nel mondo malvagio e assurdo, il desiderio, l’aspirazione, l’illusione della bontà pure resta, in qualsiasi luogo essa si nasconda; sia pure in un animo vagolante e dubitoso. Non più divisioni nette fra bene e male: e fu “già molto”.


Così il Fanciullino garrulo e antico viveva nel cuore del poeta: e fu “già molto”; fu meglio; fu giusto.

PER I BAMBINI DI KABUL

Splinder (04/07/2008) Dal blog di Franca Bassi qui Leggi ancora...

Il “grande sonno” nazional-popolare. Critica e autocritica.

                          
                           [....] io vi darò tutto, basta che non domandate nulla [.....]

                                                                   da “Nerone” di Ettore Petrolini







Si fa un gran parlare di diritti, di tolleranza, di libertà, di informazione corretta, tanto da sconfinare assai spesso nelle discussioni e suggestioni di una Storia invece scritta ad libitum, ma si presta poca attenzione a cosa siamo quando tocca fare i conti con la propria capacità di percepire il mondo che ci circonda.



A pensarci bene, non è che sia poi una novità, e se a tutto ciò si aggiunge il misto-fritto di certi “ideali” che affannano le italiche genti alle prese prima con le parate militari del 2 giugno scorso e poi con le parate di Buffon agli Europei di Calcio, ci si può rendere conto dei limiti oggettivi di un popolo che rincorre affannosamente la propria carota, anche senza il bastone.



Altro che Berlusconi e le sue leggi ad personam: il vero problema di questo Paese siamo noi, perchè l’italiano medio non ha fame di “sapere”, come ricordava una delle più importanti voci del giornalismo “dal fronte”, Paolo Barnard, recentemente intervistato da Arcoiris.tv; da tutto ciò ne consegue che il sistema dei “bastian contrari” basato sul chiasso di coloro che si “indignano”, o che si richiamano al “no alla Casta”, con ogni probabilità non serve ad un bel niente.


Sarà anche la natura umana e la cosiddetta “psicologia del gruppo” che ci accompagna fin dalla notte dei tempi, resta comunque il fatto che, se le premesse di “contestazione al Sistema” rimangono tali e le regole del “branco” non passeranno mai di moda, a nulla servirà cercare un aggancio psicologico che permetta di trasferire il proprio pathos nelle urla e invettive di un leader, comico o meno che sia.


Il discorso è ovviamente anche riferito a Beppe Grillo e al suo movimento che, genuinamente nato sotto i migliori auspici e nel fragore delle proposte “contro” e dei “parlamenti puliti”, si è invece comportato come un vero e proprio sparring partner di Antonio Di Pietro attraverso una subdola propaganda a favore de L'Italia dei Valori, contraddicendo quanto aveva invece affermato a proposito delle sue idee a-politiche in vista delle elezioni di aprile scorso (l’articolo di Stefano Montanari è esaustivo, in tal senso).





Ma, dopotutto, cosa t'aspetti da un popolo ingenuo, che non legge e non sa più scrivere, narcotizzato dai Festival di Sanremo, dalle Isole dei Famosi, da Santoro, Grillo, Vespa e dall'onnipresente partita di calcio, se non il semplice transfert collettivodella propria indignazione ?

Di fronte a certi scenari, non è inverosimile pensare che se la finestra sul futuro a disposizione di George Orwell si fosse aperta sull'Italia di oggi, probabilmente lo scrittore inglese, assieme al suo pessimismo, sarebbe caduto in depressione o, in un momento d'orgoglio e di intuizione interpretativa, avrebbe abbandonato lo scrivere per diventare attore, tuffandosi nel cinema comico e facendo da spalla a Totò ne “I due colonnelli” al posto di Walter Pidgeon, e, chissà, prendendo spunto dal nostro curioso modo di essere “contro”, avrebbe accantonato un soggetto letterario come Wiston preferendogli possibilmente Boldi o DeSica alle prese con la figona di turno.


Lo stesso Platone, nell’allegorico “mito della caverna”, avrebbe probabilmente cambiato residenza ai suoi prigionieri lasciando nella grotta (per poi turarla, ovvio..) solo chi aveva il passaporto italiano, se immaginava che neppure con gli occhiali da sole saremmo stati in grado di affrontare la luce delle nostre coscienze alterate dai falsi capipopolo di oggi.


E, in tema di caverne, neanche i Flinston, nonostante la convivenza con dei dinosauri un po’ improbabili e soprattutto rincoglioniti, avrebbero comunque sopportato tanta mostruosità di atteggiamenti in un popolo che scende per strada in massa ad ascoltare le stesse cose di sempre da Beppe Grillo, o addirittura in tremila ad attendere, fieri dei loro colori, il ritorno della squadra di calcio del cuore, come è successo a Fiumicino qualche mese fa, oppure, peggio ancora, sfidare le Forze dell’Ordine e assaltando una caserma dopo la morte di un tifoso, quando per i morti della Thyssen non ci si è sporcati neanche le mani per raccogliere le pietre necessarie ad infrangere qualche vetrata degli uffici direzionali del colosso siderurgico tedesco.




Queste sono le conseguenze di quella che si potrebbe generosamente definire “fuga dalla realtà”, che è prim’ancora una fuga dalla Storia.


Perchè c’è una Storia, o meglio una Memoria storica, che dovrebbe essere abbastanza chiara, e i custodi simbolici dovremmo esserne noi, invece stiamo vendendo le nostre energie mentali ad un presente e ad una ribellione che sa tanto di scarsa presa di coscienza.

Di solito, poi, nel torpore e nella monotonia di ciò che rimane del proprio “spirito critico”, ritornano in auge i vecchi ritornelli sul confronto destra/sinistra, di chi è meglio o peggio dell'altro, in modo tale che i fondi di magazzino della propria Memoria si mescolino per bene quel tanto da non guastare le pretese di un “consenso” che, come in una sorta di The Matrix ma “all'italiana” (cioè con tanti nei e nessun Neo), sussiste e si alimenta con una realtà volutamente sfocata.


E questo vale soprattutto per coloro che, trovandosi alla sinistra del fiume della Storia, da quarant'anni hanno veleggiato nell'alibi del monopolio democristiano come causa e dirittura d'arrivo dello sfascio di questo Paese, quando non viene mai ricordato che la Storia di questo Paese è passata (purtroppo) per Teano ma si è fermata anche a Salerno, e non a Eboli: lì ci si è fermato solo Cristo, il primo comunista della storia.... fino a quando non ha conosciuto il compagno Togliatti e la sua amnistia, che di fatto ha chiuso un occhio sui crimini commessi durante il Ventennio, fino a chiuderli tutti e due nel permettere alle Questure italiane di rimanere nelle mani degli ex-appartenenti all' OVRA.

E poi c’è chi ancora se la prende solo con Andreotti e Craxi…quando il tutto il Sistema era ed è sorretto dalle alleanze della partitocrazia, dall'estrema Sinistra fino all'estrema Destra.

Occorre solo documentarsi per ottenere la rivelazione, e di libri in materia ce ne sono a bizzeffe, sempre se interessa l'argomento o che la cosa non ci stravolga troppo il divenire.


Altro che “compromesso storico”: il vero compromesso è stato raggiunto molti anni prima, quando in quel di Yalta i “Metternich” dell'epoca, di comune accordo, non fecero che ribadire il concetto di “espressione geografica” per l’Italia post-bellica, dal momento che tutti i Paesi, soprattutto i “vinti”, in realtà non furono mai messi veramente in condizione di scegliere, grazie anche alle compiacenze dei “valletti” politici dell’opposizione, vale a dire gli allora Pci e Psi.


Detto a mò di postilla, comunque è proprio vero: i comunisti di una volta erano tutta un'altra cosa.


E meno male che c'è l'ex sessantottino “di ferro” Mario Capanna a farci ancora ben sperare, grazie alla sua recente e inaspettata presa di posizione a favore dell’ex missino Gianni Alemanno a Sindaco di Roma perché “è contrario agli Organismi Geneticamente Modificati”(!).


Parafrasando, è un po’ come dire “Il cetriolo, anche se fa male, può anche andare bene. L’importante è che non sia transgenico”.



Ora, pensando al presente, come si fa a parlare di “cambiamento”, soprattutto con siffatti campioni di coerenza e con “tifosi” così distratti?

Cambiare da che cosa, poi? Da Berlusconi a Veltroni? Oppure ritornare al più disastroso Governo dal Secondo Dopoguerra in poi, retto da Romano Prodi nell’ultimo biennio?


Che senso hanno parole come “partecipazione”, “attivismo”, se non sappiamo neanche cosa cambiare e perchè?
Sarà sufficiente buttarsi nel mucchio di coloro che si richiamano a Grillo e ai “grillini”, per far pace con se stessi e poi raccontare al proprio vicino in pantofole “io non c’entro niente con tutto questo, ero in piazza con Grillo”?


No, troppo comodo, essere “contro” a queste condizioni.

Troppo comodo criticare il “conflitto d’interessi”, quando per quarant’anni abbiamo tollerato altri interessi e ben altri conflitti.


Troppo comodo parlare di “lavoro precario” e non rammentare come ci siamo fatti infinocchiare e cuocere alla piastra quando abbiamo creduto, ad esempio, alla storiella della “scala mobile che aumenta l’inflazione”. Il Sistema si legittima con il “consenso”.


Il “consenso” non significa solo votare Tizio o Caio: significa anche il rifiuto delle regole del buon senso e la scarsa conoscenza di ciò che ci circonda.


Ma il“consenso” è anche una parte non ben definita del Sistema che insegna a sbraitare e a contestare senza leggere il presente e soprattutto il passato, soprattutto quando alcune iniziative (come le “liste civiche”) valgono meno dell’aria fritta, e sanno tanto di pettinatura mascherata con il “riporto” per chi capelli non ne ha.



Con un po’ di nostalgia per i vecchi “caffé” letterari di una volta, sarebbe veramente opportuno ricominciare prima a riaccendere quel mozzicone di candela sito nel profondo della nostra scatola cranica e poi discuterne tra noi, dopo un buon bicchiere e un bel libro, e soprattutto aggiornare l'attualità con le proprie parole attraverso uno strumento così potente e (ancora) libero come Internet.


Poi ne riparliamo, ma con cautela.

Perché non si sa mai: visti i tempi che corrono, dopo le impronte digitali ai bimbi Rom e la riabilitazione dell’energia nucleare nonostante un referendum contrario, non è escluso che si possa proprio trovare un pretesto per bruciare i libri, magari per fronteggiare una possibile crisi energetica.


E anche questa, tutto sommato, non sarebbe una novità.


Quei pochi che hanno letto Bradbury ne sanno qualcosa, come coloro che hanno vissuto il rogo di Berlino.




Solo fantascienza o passato ormai lontano?

Sarà, intanto però qui da noi sembra che ci siano già le prove generali, fintanto che si riesca ad esplorare  il nostro personale universo, a partire dalle mura di casa,ammesso che se ne abbia voglia.

Per pensare (senza affaticarci mica tanto) ad un mondo nuovo.Anche nel semplice gesto di guardarsi un poco allo specchio e capire che la nostra realtà “riflessa”, per quanto ovvia e comunque vera, potrebbe aiutarci ad interpretare le ombre cinesi (..pure qua) che assalgono la nostra quotidianità.


Autore: Salvatore (HAVEADREAM) blog Liberi finalmente liberi

Le occasioni perdute e ritrovate. Rileggere Pascoli

E’ forse inevitabile collegare quest’autore all’infanzia. Alla mia, segnatamente. Non posso esimermene, poiché fu il secondo poeta che incontrai, dopo Ungaretti (quello della Madre, non di “M’illumino/d’immenso”) e prima di Grazia Deledda, l’altra grande passione della mia gioventù. Nell’antologia - il “libro di lettura” - i versi di Fides spiccavano dietro un’immagine di bimba attonita, dagli occhi nerissimi e curiosi, immersa in un verde lussureggiante.

Come il vastissimo parco del mio collegio: mondo protetto, involucro coalescente, lontano dalle brutture e dalle violenze della realtà esterna, e cattiva. Un luogo che sarebbe piaciuto al Pascoli, così folto di siepi che il guardo escludevano e le suore candide, madri spirituali, spose d’un marito celeste. Giardini chiusi, fonti sigillate. Eravamo bambini e lui il cantore buono delle dolci ninnenanne, dei trepidi vagiti, delle umili e fragilissime nonnine… Inevitabile non associarlo all’infanzia, ho affermato. Sì. Eppure, errato.
Certo, Fides non aveva l’andamento solenne e austero della Madre ungarettiana, e ci coinvolgeva molto di più; ma come spiegare il senso d’inquietudine, di confuso smarrimento, di strisciante malinconia che mi assaliva dopo la lettura di quei versi?
Percezioni vaghe e incomprensibili, ma reali.
Nel 1961 Pier Paolo Pasolini - che si laureò con una tesi su di lui - così scrisse a proposito del Nostro: “Non lo amo molto, Pascoli. Egli era un uomo arido, inibito, infecondo, ma a questo sopperiva con una vasta ispirazione […] linguistica. Tutte le esperienze innovative del nostro secolo, buone e cattive, hanno avuto origine in lui. Perciò egli è importante culturalmente. E, si noti bene, tutte le tendenze stilistiche, che si sono sviluppate dai suoi esperimenti - spesso rozzi e provinciali, sia pure - sono state tipiche dell’antifascismo culturale del Novecento. Un antifascismo puramente passivo: ma è già molto”.
Pasolini aveva ragione nel definirlo innovatore linguistico: chiaro, comunicativo, immediato, vicino alla sensibilità contemporanea, se non più a un mondo rurale scomparso. Ricorreva spesso all’onomatopea, che rende “internazionale” il linguaggio poetico: non per nulla il Nostro inseriva nei suoi testi molti vocaboli stranieri (come in Italy e The hammerless gun); espressioni disusate, per l’evocativo senso del mistero; il tutto in un periodo franto, dal ritmo ora cadenzato, ora sincopato, alla Debussy (ma perché non considerarlo, in qualche misura, un antenato dei nostri migliori cantautori?).

Tra gli aggettivi che Pasolini utilizzò per descrivere l’autore romagnolo, spicca l’ultimo, severo “infecondo”. Pascoli lo era anche fisicamente: pingue, molle, greve. Rintanato nella sua casa di campagna con l’inseparabile sorella Maria, cui dedicò diverse poesie (ma tutte o quasi “a margine” della sua produzione maggiore). Il segreto di Pascoli, ingenuo e perverso, resta tale: un desiderio celato, smorzato, sublimato.

Una falsa innocenza
All’inizio del Novecento l’Europa desacralizzata perdeva definitivamente i suoi valori millenari. Alle pressanti esigenze di nuovi soggetti sociali, che si affacciavano da protagonisti alla ribalta della storia, fascismo e nazismo opposero una reazione feroce in nome del passato. Furono movimenti anti-democratici, teorizzatori della divisione tra classi ed etnie, ovviamente bellicisti e misogini; o, per usare un neologismo molto efficace di Luce Irigaray, “uomosessuali”. L’inferiorità naturale della donna, sanzionata dalla legge fino a tempi recentissimi, cominciava a venir sistematicamente contestata, promettendo autentici sconvolgimenti di consolidati equilibri. Di qui la riaffermazione - belluina, benché vana - dell’ordine, della forza, e della sottomissione.
Il timido e impacciato Pascoli, anzi, il professor Pascoli, viveva più di altri le contraddizioni d’un mondo rovesciato, crudele, affascinante e incomprensibile. Il suo smarrimento era necessariamente anche sessuale: dopo le tragiche vicende che contrassegnarono la sua giovinezza, sognava di trascorrere la sua vita “soave/tra le sorelle brave,/presso la madre pia”. Una risposta tutt’altro che virile; ma, anche l’anelito a una vita attenuata, dove l’erotismo era apparentemente rimosso, perché incuteva paura, schianto, violenza. Altro che cantore dell’infanzia!
Valida lezione

Fosse stato più consapevole, o coraggioso, il nostro poeta avrebbe potuto diventare un vero ribelle. Ma Pascoli non aveva la forza e, forse, neppure la possibilità - non nella sua condizione, non in quell’Italia umbertina - di trasformare la sua perversione in un elemento di lotta serrata alla società e all’ipocrisia della normalità, come riuscì a Proust e, ancor più, a Gide e a Virginia Woolf. Le sue aspirazioni restavano borghesi. Ma agiva da noi; e fu “già molto”. La parte più nobile dei nostri intellettuali preferì l’ambigua dolcezza del suo umanitarismo aprico alle muscolari fanfare mussoliniane; e fu “già molto”; sedusse Pasolini; e fu “già molto”.
Ogni cosa, ogni umile oggetto, situazione, persone divenivano per lui motivo di compassione, quindi di poesia. Precursore del minimalismo? Piuttosto, paritario: nel mondo malvagio e assurdo, il desiderio, l’aspirazione, l’illusione della bontà pure resta, in qualsiasi luogo essa si nasconda; sia pure in un animo vagolante e dubitoso. Non più divisioni nette fra bene e male: e fu “già molto”.
Così il Fanciullino garrulo e antico viveva nel cuore del poeta: e fu “già molto”; fu meglio; fu giusto.








Cosa sai sul Trattato di Lisbona?

Cio che leggerai ti richiede 11 minuti del tuo tempo.. Si invita nel far circolare questo video ed informazioni.
http://it.youtube.com/watch?v=hY4bWFlPqts
Utile, ai fini della comprensione, anche questo articolo:
http://www.disinformazione.it/trattato_lisbona2.htm


Come potete, guardate anchequesto video, mai mandato dai media, e poi, se siete d'accordo, firmate la petizione per fermare il Trtato di Lisbona:http://it.youtube.com/watch?v=I0ldy6g8jEM



 




RAGAZZI FIRMIAMO TUTTI QUESTA PETIZIONE ON-LINE.....

COME L'IRLANDA, ESIGIAMO UN REFERENDUM SUL TRATTATO DI LISBONA, CHE POTETE LEGGERE INTEGRALMENTE NELLO STESSO SITO ( link quì sotto) DELLA PETIZIONE PRO-REFERENDUM!!!!

FIRMATE E DIFFONDETE:FERMIAMO QUEST'ASSURDO TRATTATO!!!!!
GRAZIE!!!
x09.eu/it/sign/






Senza titolo 657

  LA CONOSCETE LA FIABA IL SACCHETTO CON DUE SOLDI ?  :-)


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OLTRE LA PORTA

Grazie mio caro cla400 it.youtube.com/user/cla400




<
oltre la porta vi è il luogo dei miei sogni
è un mondo azzurro ed è tranquillo
non è un errore sognare
questa è la regola
non è mai un errore
lascia tutto dietro di te...e respira
ogni palpito del tuo cuore
disegna libero
ribellioni amorevoli
è grandioso concepire
che malgrado tutto
ancora riesci
sognare
e lontani
buffi litigi
non t'inquinano
e percezioni luminose
ti vengono a salutare
per condurti nel mare della luce
ascoltati
non ti dimenticare
come bisogna essere
e se pensieri cupi sopraggiungono
soffia con l'anima
e farai fiorire ciò che non voleva
la luce qui ti è testimone
qui la tua anima torna fanciulla
e vedi dentro l'invisibile
un dio che ama ancora i sogni
e tutti noi
questa è la porta
ora puoi ritornare quando vuoi
sognare non è un errore

Cado in ginocchio...

 



amnesty



Ogni  giorno
abbraccio rabbie
scivolando  su asfalti freddi
in ricerca  di  togliere
tali  disperazione che l'anima ascolta.
Non riesco
a  gioire
leggendo  i quotidiani
 guardare i  volti immortalati
con sorrisi finti ,insicuri
e  poi  parlano di  sicurezza!
Dialogo per  una Pace Mondiale
diplomazia  solo per portare  ancora  uomini
al macello!
Fermate la  violenza
si
ronde a  quattro nei  viali
con fiori ai balconi.
Cado in ginocchio
su  sassi  marchiateci tutti
con il fuoco per l'intolleranza
razziale
il dolore  arriva sino  al  cuore mio!

L’AQUILA E LA BAMBINA CIECA

da  Claudia Pasquariello 18 dicembre alle ore 15:10 · Il vento sussurrava tra i pini della montagna, portando con sé gli echi di un mondo ...