2.10.12

Legge anticorruzione, decideranno 100 parlamentari tra condannati e indagati


a chi mi chiedeva un po' di storia dopo il 1994 eccolo accontentato
da ilfattoquotidiano
Legge anticorruzione, decideranno 100 parlamentari tra condannati e indagati
Siccome ormai indignarsi è una moda trendy, già immaginiamo gli alti lai e gli stracciar di vesti che seguiranno alla puntata di stasera di Report con la carrellata dei condannati, imputati, indagati e prescritti del Parlamento italiano: 100 in tutto. Le “quote marron” formano un poderoso esercito di onorevoli e senatori che ammonta ormai ben oltre uno su dieci del totale: un tasso di devianza che non trova riscontri nemmeno nelle più degradate periferie metropolitane. Con un’aggravante, messa bene in luce da Report: questi galantuomini sono portatori insani del più smaccato eppur invisibile conflitto d’interessi. Dovrebbero votare leggi più severe contro la corruzione, la concussione, il falso in bilancio, la truffa, il peculato, l’abuso d’ufficio, il finanziamento illecito, l’associazione per delinquere, ma non vogliono né possono farlo, dovendo rispondere di quei reati nelle procure, nei tribunali, nelle corti d’appello, in Cassazione o addirittura (21 di loro) sono già stati condannati in via definitiva.
Poi naturalmente ci sono gli avvocati che li seguono in Parlamento, quasi tutti infilati nelle commissioni giustizia a legiferare a vantaggio dei clienti che li han fatti eleggere grazie al Porcellum. Infine c’è chi è incensurato solo perché non l’hanno ancora scoperto e agisce di conseguenza. Solo così si spiega la produzione industriale di leggi-vergogna, ad castam, contro la giustizia e a favore dei ladri con colletto bianco e guanti gialli (un centinaio di norme negli ultimi 15 anni), il blocco della ratifica delle convenzioni internazionali contro la corruzione e financo del risibile pacchetto anti-tangenti racimolato dalla ministra Paola Severino. Ma nel Palazzo sono in pochi ad aver il diritto a indignarsi. In qualche cassetto del Senato riposa in pace dal 2007 la proposta di legge di iniziativa popolare su cui Beppe Grillo, al V-Day di Bologna, aveva raccolto 300 mila firme per rendere ineleggibili almeno i condannati. Et pour cause.
Tutti i maggiori partiti, in questi anni, hanno portato in Parlamento inquisiti e condannati, sottraendoli alla giustizia o per solidarietà di casta o perché ricattati (o mi fai eleggere o parlo di te): dal Pdl all’Udc, che vantano il record mondiale di “quote marron”, al Pd, che s’è accontentato di metterne in lista qualcuno in meno. Abbiamo persino la seconda carica dello Stato, il presidente del Senato Renato Schifani, indagato a Palermo per mafia. E fino a dieci mesi fa il premier Silvio Berlusconi era imputato di corruzione giudiziaria, concussione, prostituzione minorile, frode fiscale, appropriazione indebita e falso in bilancio: eppure il presidente Napolitano, al momento di dargli l’incarico nel 2008, non fece una piega. Così come quando nominò vari inquisiti come ministri e sottosegretari. E pensare che nel 1992 Oscar Luigi Scalfaro rifiutò di incaricare Bettino Craxiperché avrebbe potuto essere (ma ancora non lo era) inquisito da Mani Pulite dopo l’arresto diMario Chiesa. E nel ’94 rifiutò di nominare ministro della Giustizia Cesare Previti non perché fosse indagato (ancora non lo era), ma perché era l’avvocato del premier, dunque in conflitto d’interessi. Altri tempi, altri presidenti.
1994, LISTE PULITE
Nel 1994 era ancora aperta la piaga di Tangentopoli, che aveva stracciato tutti i primati di inquisiti in Parlamento dall’Unità d’Italia: solo nel primo anno dell’inchiesta Mani Pulite, dal febbraio ’92 al febbraio ’93, le Camere elette nel 1992 avevano ricevuto ben 540 richieste di autorizzazione a procedere (allora necessaria per poter inquisire un eletto) nei confronti di quasi altrettanti deputati e senatori: 107 per corruzione, 89 per concussione, 46 per ricettazione, 116 per illecito finanziamento, 108 per abuso. Il totale aveva raggiunto quota 619 il 15 novembre 1993, quando – per recuperare un po’ di credibilità – il Parlamento abolì l’autorizzazione a procedere per le indagini. 

Oggi pare incredibile, ma Berlusconi fece firmare agli aspiranti candidati di Forza Italia una dichiarazione scritta e giurata che recitava: “Dichiaro: 1) di non avere carichi pendenti; 2) di non avere ricevuto avvisi di garanzia; 3) di non essere stato e di non essere sottoposto a misure di prevenzione e di non essere a conoscenza dell’esistenza a mio carico di procedimenti in corso”.E analogo impegno pretesero dai propri candidati la neonata Alleanza nazionale, i Progressisti e il Ppi-Patto Segni. Infatti gli unici partiti con i vertici indagati furono la Lega Nord (con Bossi coinvolto nella maxi-tangente Enimont) e il Pds (con il segretario Achille Occhetto e il vicesegretarioMassimo D’Alema inquisiti a Roma, assieme al tesoriere Marcello Stefanini, perché denunciati da Craxi e in seguito archiviati).
1996, LE PRIME MACCHIE
La legislatura dell’Ulivo, nata dalle elezioni del 1996 vinte da Romano Prodi, inizia sull’onda dello scandalo “toghe sporche”, scoperchiato grazie alle rivelazioni di Stefania Ariosto: Berlusconi, già imputato per corruzione della Guardia di finanza, per i falsi in bilancio All Iberian e per i finanziamenti illeciti a Craxi, è indagato insieme a Previti per corruzione giudiziaria (casi Sme e Monda-dori). Anche Antonio Di Pietro è imputato a Brescia in varie inchieste nate dalle denunce di molti suoi imputati: per questo non si candida (verrà prosciolto solo a campagna elettorale inoltrata e sarà nominato da Prodi ministro tecnico dei Lavori pubblici). Il Cavaliere invece sì e porta in Parlamento il suo coindagato Previti ; il suo coimputato Massimo Maria Berruti (favoreggiamento nel processo Gdf); e persino Marcello Dell’Utri, che nel ’94 ha preferito restare in azienda, ma nel ’95 è stato arrestato a Torino per frode fiscale e false fatture nell’indagine Publitalia (sarà poi condannato in via definitiva a 2 anni e mezzo), ed è pure indagato a Palermo per mafia. “Ho deciso di candidare Berruti per salvarlo dalla persecuzione dei giudici”, annuncia B.

A Milano la Lega Nord affigge manifesti con i volti di Dell’Utri e Berruti: “Votateci, se no ci arrestano”. Così, diversamente dal 1994, nelle liste del Polo e dell’Ulivo figurano indagati e addirittura condannati (uno definitivo, Vittorio Sgarbi, per truffa allo Stato, in particolare al ministero dei Beni culturali: infatti viene subito nominato sottosegretario ai Beni culturali). Nell’Ulivo sono inquisiti Prodi (a Roma, per abuso d’ufficio nell’affare Cirio, poi chiuso col proscioglimento dinanzi al gip); D’Alema e Occhetto (indagati a Venezia per finanziamento illecito dal pm Nordio, inchiesta poi finita nel nulla); Ciriaco De Mita (vecchi processi di Tangentopoli poi chiusi con assoluzioni e prescrizioni); eGiorgio La Malfa (condannato per Enimont). Condannato, sempre per Enimont, anche Bossi, ora imputato per istigazione a delinquere. Ma si tratta ancora di eccezioni, qualitativamente decisive, ma statisticamente marginali.
2001, ARRIVANO LE CAVALLETTE
Le elezioni del 2001, che non a caso segnano il ritorno trionfale del Caimano, portano in Parlamento l’invasione delle cavallette. Un’orda trasversale di condannati, imputati, inquisiti e prescritti: una novantina in tutto, quasi un eletto su 10. Pressoché tutti candidati in collegi sicuri. Nel centrodestra, oltre alle conferme di B., Previti, Dell’Utri, Bossi, La Malfa, Berruti e Sgarbi, si aggiungono i neo-indagati Gaspare GiudiceGiuseppe FirrarelloAldo BrancherGiampiero Cantoni, Romano Comincioli; e i pregiudicati di ritorno Antonio Del Pennino, Egidio Sterpa, Alfredo Vito e Gianstefano Frigerio. Quest’ultimo lo arrestano il primo giorno di legislatura: deve scontare 6 anni e 8 mesi. Otterrà l’affidamento al servizio sociale e deciderà di scontarlo a Montecitorio, indicando come “attività socialmente utile” quella di parlamentare e trasformando così la Camera in una comunità di recupero per devianti. Per non esser da meno, anche il centrosinistra porta due pregiudicati: Enzo Carra e Auguste Rollandin. Più una serie di indagati e imputati.

2006, CONDANNATI E NOMINATI
Nel 2006, anno del ritorno di Prodi, si vota per la prima volta col Porcellum: le segreterie dei partiti si nominano i parlamentari più graditi. Condannati e inquisiti in primis. Solo tre liste aderiscono alla campagna di Beppe Grillo “Parlamento pulito”: Idv (che entra per la prima volta in Parlamento), Verdi e Pdci. Pier Ferdinando Casini promette: “A parte Cuffaro, in Sicilia non ricandideremo nessun inquisito”. Poi candida, oltre a Totò Cuffaro (imputato per favoreggiamento alla mafia),Giuseppe Drago, ex presidente della Regione, condannato in primo grado per peculato e abuso per aver svuotato la cassa dei fondi riservati (230 milioni di lire); Calogero Mannino, imputato a Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa (sarà poi assolto); e Francesco Saverio Romano, indagato per lo stesso reato (anche lui poi assolto).

Così anche nella XV legislatura le quote marron sfiorano il 10% del Parlamento: la solita novantina di personaggi nei guai con la giustizia. Svettano ben 21 pregiudicati: Berruti (FI, favoreggiamento), Biondi (FI, evasione fiscale poi depenalizzata), Bossi (Ln, finanziamento illecito e istigazione a delinquere), Cantoni (FI, corruzione e bancarotta); Carra (Dl, falsa testimonianza), Cirino Pomicino (Nuova Dc, corruzione e finanziamento illecito), De Angelis (An, banda armata e associazione sovversiva), D’Elia (Rosa nel pugno, banda armata e concorso in omicidio), Dell’Utri (FI, false fatture, falso in bilancio, frode fiscale), Del Pennino (FI, finanziamento illecito), Daniele Farina (Prc, fabbricazione, detenzione e porto abusivo di ordigni esplosivi, resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali gravi e inosservanza degli ordini dell’autorità), Jannuzzi (FI, diffamazione aggravata); La Malfa (FI, illecito finanziamento), Maroni (Ln, resistenza a pubblico ufficiale ); Mauro (FI, diffamazione aggravata); Nania (An, lesioni volontarie personali); Previti (FI, corruzione giudiziaria, poi dichiarato interdetto dai pubblici uffici e decaduto); Sterpa (FI, finanziamento illecito); Tomassini (FI, falso in atto pubblico); Visco (Ds, abuso edilizio); Alfredo Vito (FI, corruzione). Alcuni fanno carriera. D’Elia diventa segretario della presidenza della Camera. Farina vicepresidente della commissione Giustizia. Pomicino e Vito entrano in Antimafia.
2008, LA CARICA DEI 126 
Nel 2008 B. torna al governo per la terza volta. Stabile la percentuale di quote marron: una novantina di clienti di procure e tribunali, che nel corso della legislatura saliranno a 126. I pregiudicati, all’inizio, sono 19. Ai soliti Berruti, Bossi, Cantoni, Carra, De Angelis, Dell’Utri, La Malfa, Maroni, Nania, Sciascia, Tomassini, si aggiungono alcune pregevoli new entry: Giulio Camber (Pdl, millantato credito), Giuseppe Ciarrapico (Pdl, ricettazione fallimentare, bancarotta fraudolenta, sfruttamento del lavoro minorile, truffa pluriaggravata), Renato Farina (Pdl, favoreggiamento in sequestro di persona), Antonio Papania (Pd, abuso d’ufficio), Giuseppe Naro (Udc, abuso d’ufficio) e Salvatore Sciascia (Pdl, corruzione). Anche nel governo siede una folta rappresentanza di quote marron, con 10 elementi di spicco: il premier B. (imputato di una variopinta serie di delitti); i ministri Maroni (pregiudicato: Interni), Bossi (pregiudicato: Riforme istituzionali),Matteoli (imputato per favoreggiamento: Infrastrutture), Fitto (imputato per corruzione, finanziamento illecito, turbativa d’asta e interesse privato: Affari regionali), Calderoli (ricettazione, poi prosciolto: Semplificazione), cui si aggiungeranno Brancher (imputato di ricettazione e appropriazione indebita: Devolution) e Romano (indagato per mafia e poi assolto: Agricoltura); e i sottosegretari Gianni Letta (indagato per abuso d’ufficio, truffa e turbativa d’asta, poi in parte prosciolto) e Cosentino (indagato per concorso esterno in camorra). Tutte nomine che portano la firma del presidente Napolitano. Lo stesso presidente che non fa un plissé quando viene indagato per frode fiscale Corrado Passera, superministro dello Sviluppo economico e di tante altre cose, e viene rinviato a giudizio per truffa Adelfio Elio Cardinale, sottosegretario alla Salute. Lo stesso presidente che ora cade dal pero. Si meraviglia perché il Parlamento non approva la legge anticorruzione. E s’indigna per gli ultimi “fenomeni di corruzione vergognosi e inimmaginabili”. Roba da non credere, eh?

da Il Fatto Quotidiano di domenica 30 settembre 




scuola diaz ( 21\7\2001 ) le motivazioni dela cassazione




G8, Cassazione: "Violenze alla Diaz


screditano l'Italia davanti al mondo"
La Suprema corte motiva la sentenza che ha decapitato i vertici della Polizia. Hanno commesso un "puro esercizio di violenza di una gravità inusitata". Con gli arresti, De Gennaro, voleva riscattare l'immagine della polizia accusata di inerzia. Per questo i giudici hanno confermato le condanne e prescritti i reati di lesione contestati ad alcuni agenti

di BRUNO PERSANO






Le violenze della polizia e gli immotivati arresti di massa dei no global inerti e innocenti, hanno "gettato discredito sulla Nazione agli occhi del mondo intero". Lo sottolinea la Cassazione nelle motivazioni, appena depositate, del processo 'Diaz' che ha decapitato i vertici della polizia.
"Esercizio di violenza" - L'irruzione nella scuola durante i G8 fu "un puro esercizio di violenza" da parte della polizia, "di una gravità inusitata". "L'immagine della polizia doveva essere riscattata, essendo apparsa inerte di fronte ai gravissimi fatti di devastazione e saccheggio che avevano" messo a ferro e fuoco Genova. Per questo, secondo i giudici della Cassazione, è stato decisa l'operazione Diaz, una sorta di "riscatto" d'immagine.
De Gennaro esortò ad eseguire gli arresti - I magistrati della Cassazione svelano pure che ad "esortare" i suoi funzionari "ad eseguire arresti", fu proprio Giovanni De Gennaro, allora capo della Polizia: una strategia per riscattare l'immagine della Polizia dalle accuse di inerzia.
Sono questi i motivi per cui la Cassazione, il 5 luglio scorso, ha confermato le condanne per gli ex vertici della polizia e dichiarati prescritti i reati di lesione contestati ad alcuni agenti.
"Hanno aggredito gente che dormiva" - "L'assoluta gravità - si legge nella sentenza numero 38.085 - sta nel fatto che le violenze nella scuola, si sono scatenate contro persone all'evidenza inermi": alcuni dormivano, altri avevano le mani alzate in segno di resa. Hanno colpito "con manganelli, calci e pugni, sordi alle invocazioni" di smetterla che si alzavano dalle vittime, continuando nella punizione al grido di 'bastardi'". Parole pesanti quelle usate dai giudici della Suprema Corte: s'è "trattato di violenza non giustificata e punitiva, vendicativa e diretta all'umiliazione e alla sofferenza fisica e mentale delle vittime".
"Comportamento odioso dei vertici" - E in questa "macelleria messicana", come la definì Michelangelo Fournier all'epoca al comando del Primo reparto Mobile di Roma, il comportamento dei vertici di comando è stato "odioso": per persistere negli arresti hanno creato verbali menzogneri "funzionali a sostenere così gravi accuse da giustificare un arresto di massa", convalidato dai giudici ingannati da quei rapporti fasulli.
(02 ottobre 2012)
qui ulteriori news in particolare le promozioni degli indagati http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2012/07/02/news/g8-38386781
i video tranne l'ultimo vengono  da http://processig8.org/Video/frameg8%20diaz.html


 

FRAME G8 Diaz 1/5

 

FRAME G8 Diaz 2/5

 

FRAME G8 Diaz 3/5

 

FRAME G8 Diaz 4/5

 

FRAME G8 Diaz 5/5



1.10.12

Oggi nel maso si resiste e si lotta ed alla fine si vince



  dalla sezione  C'è  chi dice  No del  30\9\2012

Di Emilio Casalini. I masi, le tipiche abitazioni altoatesine con le stalle annesse e i prati sempre curati, dovevano sparire. L'aveva previsto una vecchia commissione europea, cosicché le mucche scendessero a valle e si producesse latte a minor costo. Invece...

ecco perchè non si fara mai la legge sulla corruzione in italia [ Quei 45 imprenditori che volevano depenalizzare il falso in bilancio ]

ha  ragione la  mia utente  \  cdv di fb  Lucilla Cantelli che buffoni , ipocriti , ci truffano anche proponendo una legge che mai funzionerà  se anche  l'imprenditoria  è marcia  .

 un estratto di report  del  30\9\2012  dedicato alla corruzuone  ovvero  :
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OGGI IN PARLAMENTO - del 30 settembre 2012Bernardo Iovene

Quanti sono, e chi sono, i parlamentari con un rinvio a giudizio, o condanna di primo grado, o condanna definitiva per reati contro la pubblica amministrazione? Ora dovranno approvare una legge che decida la loro sorte.

>>



qui una sintesi Sono 13 anni che il Consiglio d’Europa chiede invano all’Italia di recepire e ratificare la Convenzione Civile e Penale di Strasburgo sulla corruzione. Secondo la Corte dei Conti, il costo della corruzione per il nostro Paese è di 60 miliardi l'anno. Una cifra impressionante, ma ci siamo mossi solo dopo l’ennesimo scandalo sui finanziamenti per la ricostruzione post terremoto de L’Aquila, quello che ha coinvolto la famigerata cricca, perché nelle Commissioni del Parlamento si discutesse per la prima volta un disegno di legge contro la corruzione nella PA.Un cammino faticoso che dovrà fare i conti con i fantasmi di Tangentopoli che si aggirano ancora tra gli scranni e con la diffidenza verso la magistratura che rischia di ostacolare una legge che in un paese normale si approverebbe senza pensarci troppo con voto unanime. Ma il nostro Parlamento, per come è composto, è in grado di approvare una legge che consenta una lotta seria alla corruzione nella Pubblica Amministrazione, visto che molti dovranno in sostanza decidere sulla propria sorte? Tra Deputati e Senatori a oggi si conta un numero rilevante di indagati e condannati per reati contro la Pubblica Amministrazione, corruzione, concussione, appropriazione indebita, bancarotta fraudolenta, finanziamento illecito, associazione per delinquere e favoreggiamento alla mafia. Per molti, si è toccato il punto più basso della storia della Repubblica. Dal 1994 ad oggi solo la Giunta delle Autorizzazioni della Camera ha analizzato 500 casi di procedimenti giudiziari. Solo nell’ultima legislatura per la prima volta un Deputato e un Senatore sono finiti in carcere per reati non di sangue


qui se  avete stomaco per  sopportare l'intera puntata

Costretti a radersi in gabbia "Così evitiamo atti di autolesionismo" Al CIE di Lamezia Terme. Gli immigrati-detenuti a rischio rinchiusi in una cabina metallica dove possono fare le loro pulizie personali, sotto gli occhi di tutti. La denuncia è dell' Ong Medici per i Diritti Umani1(Medu).


repubblica  online del 27\9\2012

di RAFFAELLA COSENTINO LAMEZIA TERME - In gabbia per radersi la barba davanti a tutti. È la "sconcertante pratica di umiliazione dei migranti detenuti" scoperta, fotografata e denunciata dall'Ong Medici per i Diritti Umani 2(Medu) dopo una visita nel Centro di identificazione e di espulsione (Cie) di Lamezia Terme, in provincia di Catanzaro. I Cie sono prigioni amministrative in cui vengono rinchiusi, fino a un anno e mezzo, gli immigrati senza permesso di soggiorno che dovrebbero essere espulsi dall'Italia. Si tratta di un illecito amministrativo, non di un reato. A causa della lunga reclusione, i migranti vivono un profondo disagio psichico e commettono frequentemente atti di autolesionismo, ingerendo oggetti come pile, penne, cerniere oppure tagliandosi il corpo con qualunque tipo di lama. Per questo non gli vengono consegnati rasoi con cui tagliarsi la barba.

Filo spinato e recinti alti sei metri. A differenza degli altri CIE, il centro di Lamezia Terme, gestito dal 1998 dalla cooperativa Malgrado Tutto 3 non dispone di un servizio di barberia. L'ente gestore, riferiscono gli operatori di Medu, ha "inventato" una gabbia aggiuntiva, dotata di un piccolo lavello in acciaio, dove i migranti si possono radere. La gabbia è posizionata su un montacarichi e può essere all'occorrenza spostata. Le fotografie la mostrano chiusa e aperta, collocata davanti alle sbarre del cortile, unico spazio comune per tutti gli internati. "È una vera e propria gabbia priva di qualsiasi privacy ed esposta alla vista dei trattenuti, del personale dell'ente gestore e delle forze dell'ordine - spiegano i Medici per i Diritti Umani - prima di uscire dall'abitacolo, il trattenuto deve depositare la lametta in un apposito contenitore".  Il centro è circondato da una serie di recinzioni alte 6 metri, dotate di filo spinato.

Le altre scoperte. Ci sono due accessi all'area di trattenimento. Il primo è chiuso da una porta blindata. Il secondo è dotato di una gabbia doppia, progettata appositamente dall'ente gestore per impedire eventuali fughe. Secondo le statistiche del ministero dell'Interno, nel 2011 sono scappate 9 persone. Nel centro di Pian del Duca, un'ex comunità di recupero per tossicodipendenti, sorto su un terreno confiscato alla 'ndrangheta e nascosto tra le campagne di Lamezia Terme, il team di Medici per i Diritti Umani denuncia di avere fatto altre scoperte di violazioni della dignità umana. Gli operatori hanno fotografato un migrante disabile costretto a fare ogni giorno esercizi di fisioterapia con una bottiglia d'acqua legata al piede. L'uomo si muove grazie ad una stampella perché ha una protesi all'anca, dovuta a ripetuti ricoveri e interventi, precedenti al suo internamento nel Cie, per una grave forma di infezione (osteomielite) della testa del femore.

La fisioterapia "fai da te".
 "Dal suo ingresso nel CIE, oltre quattro mesi fa, il paziente ha chiesto invano la possibilità di poter effettuare la fisioterapia e un controllo ortopedico - affermano i Medu - Al suo ingresso nella struttura è stato sottoposto ad una serie di esami ematici di cui ancora non conosce l'esito. L'ente gestore ci riferisce di non aver potuto acquisire la sua cartella clinica. Nel frattempo il paziente si è auto organizzato con una fisioterapia fai da te". Secondo Medu, che da mesi svolge ispezioni nei centri, "questo caso dimostra le difficoltà di garantire in modo adeguato il diritto alla salute all'interno di un Cie".  In un precedente rapporto, Medu ha definito "iniquo ingranaggio" tutto il sistema dei circa 15 Centri di identificazione e di espulsione esistenti. Il coordinatore Alberto Barbieri, autore delle fotografie, spiega che "in questi centri si crea un sistema perverso, in cui non c'è fiducia fra medico e paziente perché da una parte i pazienti lamentano la persistente disattenzione dei sanitari nei confronti delle loro patologie, dall'altra i sanitari temono costantemente che i detenuti simulino o esagerino i sintomi di una malattia con lo scopo finale della fuga".

Il medico carceriere.
 Alla fine il medico si trasforma in un carceriere, il cui compito è anche quello di evitare il più possibile i trasferimenti del paziente in un ospedale all'esterno, viste le possibilità di fuga e la difficoltà di organizzare le scorte di polizia. Così a Lamezia Terme, esiste anche una cella di isolamento terapeutico per trattenere coloro che si sospetta abbiano malattie infettive. È chiusa da grandi lucchetti e circondata dal filo spinato. Secondo Medu, il costo complessivo della struttura è di almeno 600mila euro l'anno. Può internare fino a 60 persone ma al momento ha solo 10 detenuti. Gli fanno la guardia 60 uomini tra esercito e polizia, oltre ai 15 operatori dell'ente gestore. I rimpatriati nel 2011 sono stati il 41%, meno della metà.

La promessa del Viminale. Nel 2010 Medici senza frontiere 4 aveva strappato al ministero dell'Interno la promessa di chiudere il centro, già considerato uno dei peggiori. "Tale giudizio appare ancora oggi giustificato poiché, alla luce della visita effettuata, la struttura appare del tutto inadeguata a garantire la dignità umana dei migranti trattenuti - denunciano questa volta i Medici per i Diritti Umani- La mancanza di qualsiasi attività ricreativa, la carenza di servizi essenziali per i trattenuti, la chiusura pressoché totale all'apporto di organizzazioni esterne, alcune pratiche francamente sconcertanti e lesive della privacy della persona rendono la struttura priva dei requisiti minimi di vivibilità in condizioni di capienza a regime". Con i tagli e la crisi, il budget giornaliero è stato ridotto dal Viminale da 46 a 30 euro per ogni detenuto. Le cose, quindi, potrebbero anche peggiorare.  

L'altra spiegazione delle "gabbie". In passato - va comunque ricordato - le forze di polizia chiamate a vigilare all'interno dei CIE hanno tenuto a precisare che, spesso, accorgimenti come le gabbie (che restano comunque soluzioni degradanti e inaccettabili) servono per evitare che eventuali lesioni auto-provocate possano servire alle persone recluse nei Centri per accusare e denunciare i loro vigilanti. Metterli così in condizione di radersi e di provvedere all'igiene personale in un luogo pubblico e visibile - questa è la sostanza del ragionamento - scongiurerebbe denunce ingiuste.
 
(27 settembre 2012)


speso le opere senza titolo sono le più incisive ed emblematiche il caso della fotografa Simona Muzzeddu

quest'opera   di Simona Muzzeddu  partecipa  al concorso  di http://www.insideart.eu/  se  volete  votarla  qui l'url (  http://www.insideart.eu/talent/senza-titolo-21/ )  
Conoscere la 'Via? implica un viaggio a ritroso? una sofferta ricerca interiore fino a giungere alle origini stesse della vita, o almeno agli albori della storia. Le pietre tombali diventano così il segno tangibile del rapporto tra l'uomo e lo Spirito. Un'Essenza percepita ma mai agita, e per questo sempre cercata dalla coscienza e dalla razionalità umana. Foto Installazione Tomba dei Giganti. Ho scelto la Tomba dei Giganti per validi motivi in strettissima relazione con l'idea del progetto. L'entrata è formata da una grossa e alta lastra di pietra, la lastra ha un estensione verso l'alto che indica l'elevazione verso l'aldilà. Con questa stele così alta indica appunto il lanciare l'anima verso il cielo, il collegamento quindi con le loro Divinità Mentre in basso al centro è collocata una porticina che collegherebbe l'esterno con l'interno della tomba. Quest'ultima aveva il valore simbolico di unione tra il mondo dei vivi e l'oltretomba La falsa porta è il punto di contatto tra il mondo terreno e l'aldilà. Le 100 candeline simboleggiano le anime dei defunti, la liberazione quindi del dolore fisico che provoca la malattia, l'animo rimane eternamente giovane e si riappropria della sua facoltà.

30.9.12

OLBIA. La denuncia di un omosessuale che martedì mattina è stato respinto al Centro trasfusionaleSei gay? Non puoi donare il sangue«Un'odiosa discriminazione: sono fedele e ho un compagno stabile»


sfoglio l'edizione  Gallurese  dell'unione  sarda  del  29\9\2012  è leggo  l'ennesimo caso   di  discriminazione   omofoba   verso un gay 





Succede in tanti ospedali italiani e anche a Olbia: essere omosessuali è considerato un comportamento a rischio e la donazione di sangue non viene accettata.

Omosessuale e quindi a rischio: la donazione di sangue è vietata per chi ha scelto come compagno di vita una persona dello stesso sesso. Lo ha scoperto Mario Angeletti, 50 anni, titolare di un centro massaggi, che martedì scorso è stato - sia pur cortesemente - rispedito a casa dal medico in servizio nel Centro trasfusionale dove si era recato per donare. Ha deciso di scrivere una lettera, firmata (e non è un dettaglio), al giornale per denunciare la discriminazione e accetta volentieri di rispondere alle domande. «Scriva pure il mio nome, convivo serenamente da trent'anni con la mia omosessualità».

Cosa è successo al Centro trasfusionale?
«Durante il colloquio preliminare mi è stato chiesto se avessi avuto comportamenti a rischio. Ho spiegato che convivo con il mio compagno da cinque mesi e che sono fedele. Quando ho parlato di compagno, hanno capito che ero omosessuale e mi è stato risposto che il mio rapporto era considerato a rischio e che sarei potuto tornare tra sei mesi».

Le hanno spiegato perchè?
«Pare che esistano protocolli che vietano le donazioni per chi abbia avuto relazioni affettive stabili da meno di quattro mesi o per chi abbia avuto rapporti definiti genericamente a rischio. Quindi è ovvio che c'è molta discrezionalità. La persona con cui ho parlato è stata molto cortese, probabilmente non si è voluta assumere la responsabilità, ma il problema è generale».

Lei ritiene di avere un comportamento sessuale a rischio?
«No. Non più di un eterosessuale. Sono fedele al mio compagno con il quale convivo da più di quattro mesi e l'ultima relazione prima di quella attuale l'ho avuta due anni fa. Quindi è ampiamente superato il range di sei mesi per il pericolo di incubazione di malattie sessualmente trasmissibili».

Era alla sua prima donazione?
«No, la seconda. La prima volta fu quando avevo vent'anni per mia madre che aveva subito un intervento chirurgico».

Perché ha deciso di donare il sangue?
«Un mio amico, recentemente, si è salvato dopo un grave incidente stradale grazie a tanta gente che ha donato. Era il mio modo per dire grazie».

Perchè ritiene di essere stato discriminato?
«L'unico motivo per cui la donazione è stata rifiutata è l'omosessualità. Se si fosse presentato un eterosessuale fidanzato da cinque mesi e fedele l'avrebbero fatto donare. In Italia purtroppo c'è questo pregiudizio nei confronti degli omosessuali che è duro da estirpare. Ci sono insospettabili mariti e mogli che tradiscono con grande facilità ma a loro nessuno impedisce di donare il sangue».


Lo so che non sto riportando niente  di nuovo perchè  queste  discriminazioni succedono  più spesso  di quanto s'immagini , ma  finché  gireremo la  faccia  dall'altra parte o applicheremo il  non sentire il  non vedere  esse  continueranno come prima più di prima  per parafrasare una famosa canzonee
E poi come   dice   giustamente  la  stessa  articolista  dell'unione  Caterina de  Roberto  (   derobertoc@unionesarda.it

Ma il rischio non si giudica dai gusti sessuali

È un caso che, ad ondate, provoca dibattiti molto accesi quello dei donatori di sangue omosessuali respinti in tanti ospedali italiani. La vicenda era anche finita in Parlamento. I protocolli in realtà parlano genericamente di comportamenti sessuali a rischio e chi li interpreta in maniera restrittiva (come ha fatto la Asl di Olbia) si appella alla statistica in base alla quale i rapporti omosessuali tra uomini sarebbero più rischiosi per le malattie sessualmente trasmissibili. Il principio di cautela è sacrosanto. Ma dentro la statistica ci sono le persone. I tanti uomini che hanno relazioni stabili, e una vita di coppia, con i loro compagni. E dall'altra parte tantissimi uomini e donne che, viceversa, hanno storie movimentate. Alla base c'è la sincerità e la correttezza di chi va a donare il sangue. Ma questa non si può stabilire dalle preferenze sotto le lenzuola.

Parola d'Intendente di Finanza Maria Rosaria Randaccio: «Ecco come lo Stato ci deruba»

finalmente un burocrate che dice pane al pane vino al vino ùunione sarda del 29\9\2012
di GIORGIO PISANO ( pisano@unionesarda.it )
«C'è un grave problema di legalità al ministero delle Finanze».
Ripeta, perfavore.
«C'è un grave problema di legalità al ministero delle Finanze. Sardegna compresa».
Si rende conto?
«Perfettamente».
Maria Rosaria Randaccio sa bene cosa dice, è capace di dosare come un farmacista il peso delle parole. È stata Intendente di Finanza a Cagliari fino a quando le Intendenze sono state soppresse. Poi ha diretto la Commissione Tributaria per passare più tardi al Tesoro e all'assessorato regionale al Turismo prima di andare in pensione, nel 2010. Burocrate d'altissimo profilo e competenza oceanica, parla citando a cascata leggi e circolari, decreti legislativi e codici. Ha sessantasette anni, due figli, quattro nipoti e nessuna voglia di scherzare. Tant'è che si prepara a una guerra di carta bollata che coinvolgerà la Corte dei Conti e la Procura della repubblica.
Sulla porta del suo ufficio, nel quartiere di Stampace alto a Cagliari, c'è una targa: Arad, sta per Associazione regionale ascolto del disagio. Nel senso che dedica il suo tempo, a titolo assolutamente gratuito, al popolo dei triturati, agli infelici che hanno duelli al sole con Equitalia e guai fiscali come un lebbroso piaghe.
«Quando dicono che il debito pubblico ricadrà sulle spalle delle generazioni future si dimenticano di precisare che si tratta di un furto, il secondo per la precisione, messo a segno dallo Stato nei confronti dei suoi sudditi». Non vuole fare colpo con frasi ad effetto e nemmeno vestire i panni dell'eroina rivoluzionaria. Di sicuro sa di che sta parlando e, con l'aiuto di altri volontari (avvocati, commercialisti, fiscalisti), punta a dare battaglia. Due gli obiettivi di un movimento senza targhe e padrini: Equitalia e le zone franche.
In gioventù ha avuto simpatia per i socialisti «ma anche loro non mi vedevano di buon occhio, consideravano fastidioso il fatto che fossi donna e, per di più, preparata». Intollerabile. Così, ha proseguito in solitudine la carriera di burocrate scoprendo, passo passo, molte cose che non quadravano. Per esempio, che lo Stato ha svenduto il patrimonio immobiliare degli enti previdenziali e non solo. «Ma agli italiani non l'ha comunicato». Detto terra terra, la sede cagliaritana dell'Inps non appartiene più all'Inps, gli uffici della Corte dei Conti e quello della vecchia Intendenza di Finanza sono stati ceduti a privati. Quando? Impossibile sapere con precisione la data. Per quanto? Non ricevuto, segreto di Stato. A chi? Circolano voci «ma le voci non sono fatti e noi, invece, ci atteniamo esclusivamente ai fatti».
Fosse un cane, la Randaccio sarebbe certamente un rottweiler. Ma, purtroppo per qualcuno, è un «cittadino italiano consapevole e non più disposto a star zitto».
Una volta l'Intendenza di Finanza aveva il compito di vigilare sull'operato degli uffici finanziari pubblici. Controllava la gestione del gioco (Totocalcio, Lotto, Enalotto, Totip), monitorava entrate e conservazione del demanio pubblico. A partire dal 1992 la musica è cambiata: via le Intendenze e via, soprattutto, il patrimonio dello Stato. «A cominciare da quello regalato da Giuseppe Garibaldi».
Garibaldi, esagerata.
«Prima dell'Unità, il nostro Paese era diviso in stati e staterelli. Una volta conquistati, Garibaldi ha ceduto le loro ricchezze (edifici, pinacoteche, collezioni d'arte) alla monarchia che, sconfitta nel referendum del 1946, ha girato tutto alla repubblica».
Come e quando è nata l'idea di reagire?
«Quando dirigevo la Commissione tributaria mi trovavo spesso di fronte a gente umile, zavorrata da cartelle di Equitalia, gente costretta a pagare il bollo-auto anche due, tre volte».
Come mai?
«Si giocava sul fatto che ci si dimentica di conservare le ricevute. E siccome al ministero delle Finanze interessava far cassa, non si andava tanto per il sottile».
Si poteva comunque fare ricorso.
«Per presentare ricorso servivano altri soldi ancora. Un fiscalista non ti chiede meno di cinquecento euro per muoversi».
Perché ce l'ha con Equitalia?
«Perché è una società per azioni e dunque persegue fini di lucro. Basti dire che i suoi impiegati non sono stati assunti attraverso concorsi pubblici, come succede di norma per gli statali, ma in forma più o meno diretta».
L'Intendenza di Finanza era invece un ente di beneficenza.
«No che non lo era. Ma non abbiamo mai messo sotto sequestro un solo appartamento, non abbiamo acquisito aziende da far andare poi all'asta. Sospetti inclusi».
Che sospetti?
«Le aste giudiziarie sono oggetto di interesse da parte della magistratura. Si pensa che molte siano taroccate, che i beni messi all'incanto vengano rilevati da amici degli amici e organizzazioni non esattamente limpide».
Si rende conto della gravità delle cose che dice?
«Da anni ci sbatto il muso contro, non a caso seguo tutti i movimenti anti-Equitalia e anti-usura. Voglio almeno che gli italiani sappiano».
Che debbono sapere?
«Che nel 1993, secondo l'allora ministro Barucci, il debito pubblico era di seimila miliardi di lire. Per ripianarlo, secondo il ministro, era sufficiente vendere il 20-30 per cento di quattro grosse imprese pubbliche».
E allora?
«Hanno svenduto il demanio pubblico ma il danaro incassato - al contrario di quanto prevede la legge - non è stato destinato all'abbattimento del debito pubblico. Capito cosa voglio dire?»
No.
«Il debito pubblico oggi ammonta a fantastilioni di euro. Significa che il popolo italiano è stato derubato. Monti sta cercando di vendere quel poco che è rimasto ma sono soltanto briciole».
Come uscirne?
«Chiederemo il risarcimento danni ai ministri del Tesoro e delle Finanze che si sono succeduti da allora. A cominciare da Mario Draghi che, da sottosegretario al Tesoro, non ha fatto certo meglio dei suoi colleghi. Ci rivolgeremo alla Corte dei Conti e promuoveremo una class action».
Tempo perso chiederle a chi dobbiamo il debito pubblico.
«Lo ripiani chi l'ha creato: i ministeri del Tesoro e delle Finanze. Chiedere di farlo ai cittadini significa pretendere un risarcimento dai derubati».
È sicura di questo?
«Sono le carte a parlare. Prima gli enti previdenziali, Inps in testa, pagavano le pensioni e la cassa integrazione dal danaro che incassavano. Oggi non possiedono più niente, nemmeno gli uffici che occupano. A questo siamo ridotti».
Avete calcolato l'entità del buco?
«Impossibile, dovremmo risalire ai conti di Garibaldi. E pensare che quando lavoravo all'Intendenza di Finanza c'era una camera blindata che conteneva l'elenco dei beni che lo Stato aveva passato alla Regione».
Casi clamorosi?
«Calamosca e Monte Urpinu a Cagliari. Credo siano due esempi eclatanti. Sono stati ceduti ma ufficialmente nessuno lo sa. Sconosciuto l'importo e il nome dei beneficiari».
Intervistata da Der Spiegel, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha dichiarato qualche settimana fa: «Se i politici sardi non dormiranno, la zona franca in Sardegna potrà diventare a breve una realtà». Previste dallo Statuto sardo (articolo 12), le zone franche hanno preso corpo nel 1998 con un decreto legislativo di attuazione che individua nei porti di Cagliari, Olbia, Oristano, Portotorres, Portovesme, Arbatax ed in altri porti e aree industriali ad essi funzionalmente collegate o collegabili la possibilità di istituire una zona franca. Per farlo c'è tempo fino a giugno dell'anno prossimo, quando entrerà in vigore il nuovo Codice doganale aggiornato, che lascia vivere le vecchie zone franche ma vieta l'apertura di nuove. «I tempi stringono, non abbiamo un minuto da perdere», dice Maria Rosaria Randaccio. E per dare forza al suo discorso ha deciso, come prima mossa, di inviare una serie di diffide.
Indirizzate a chi?
«Al presidente della giunta regionale, al sindaco di Cagliari e all'Autorità portuale di Cagliari, l'unica finora nominata in Sardegna».
Il senso della diffida?
«Leggi alla mano, li invitiamo a istituire al più presto le zone franche».
Non è così semplice.
«Invece è proprio semplicissimo. Basta fare una delibera che ne traccia i confini. Il resto sono solo adempimenti burocratici e tecnici».
A chi serve una zona franca?
«A tutti i sardi. I Paesi che hanno vinto la seconda guerra mondiale ne avevano previsto l'istituzione nelle aree dove si registrava spopolamento legato a difficili situazioni economiche. Il nostro caso».
Quali sono i vantaggi?
«L'abbattimento dei dazi doganali, Iva, accise e altri benefici fiscali. Zero burocrazia. Ci sarà una ragione se Livigno, il più ricco Comune italiano, è zona franca. Pensate ad aree come il Sulcis, Ottana, Portotorres: le imprese avrebbero un interesse immediato e concreto a investire».
Svantaggi?
«Nessuno».
Sta dimenticando, insieme agli investitori, l'arrivo della criminalità.
«È un problema calcolato e previsto. La ricchezza prodotta dalla zona franca consentirebbe di creare uno scudo contro la presenza del crimine organizzato, che in Sardegna peraltro è già presente».
In che modo?
«Siamo una terra destinata a ripulire danaro sporco, a riconvertire somme che non sarebbero utilizzabili altrove, a investimenti massicci sul fronte immobiliare che, come tutti sanno, è una delle migliori lavanderie di danaro. Da tempo la Sardegna è sotto osservazione da parte della Commissione parlamentare antimafia».
L'Unione europea come vede la faccenda?
«Ritiene che le zone franche siano configurabili come aiuti di Stato. Perciò ha deciso di non farne nascere nuove a partire da giugno 2013».
Chi volete convincere?
«La classe politica sarda ha ignorato le zone franche per sessant'anni. Ne ha discusso, ci ha girato attorno senza mai arrivare a niente di concreto. Ora, però, i tempi sono enormemente diversi. La crisi non consente altri tentennamenti».
E voi sperate di centrare il bersaglio con le buone o con le cattive.
«Abbiamo la legge dalla nostra parte. Ma abbiamo soprattutto la ripresa dell'emigrazione, la fuga dei giovani, la disoccupazione che cresce, le vecchie cattedrali dell'industria che crollano. Il presidente della giunta regionale, e non solo lui, ha il dovere di ascoltarci».
Altrimenti?
«In prima battuta procediamo a una formale diffida, poi batteremo altre strade. Ma io spero non sia necessario arrivare a questo».
Scadenze a parte, come mai fate questa battaglia solo ora?
«Giugno 2013 è alle porte, rappresenta l'ultima spiaggia. In caso contrario siamo destinati a finire nel baratro. Le industrie e il lavoro stanno scomparendo».
Non è che pensa alle prossime Regionali?
«La politica non m'interessa. Ho lavorato molto nella mia vita, insegnato a leggere e a scrivere ai miei otto fratelli, che oggi sono tutti laureati. Ho quattro nipoti e un'esistenza piena. Un partito come tale non m'interessa, al massimo accetterei una candidatura da tecnico».
pisano@unionesarda.it

28.9.12

c'era una volta 1992-1994 puntata VIII ] ho visto nascere , svilupparsi , forza italia


Non avendo   né  voglia di cercare  storie interessanti   scontate  e sempre uguali ,né   parlare di me  (   del perché sono ritornato in analisi ,ma  prima o poi ne parlerò promesso )    riprendo  anche se  con riserva  in quanto come mia ha detto  la  professoressa  di  storia  contemporanea  dell’università    <<  fino a gli ultimi  50 anni   è  storia  dopo  è cronaca  non è ancora  storia  >>   a parlare \ raccontare    , vedere  post precedenti  ,  del periodo storico  1992-1994.
Eravamo   rimasti a ….. mumble  ….   Ah si adesso ricordo al post  :  Via d'Amelio 19 luglio 1992-19 luglio 2012 [c'era una volta 1992-1994 puntata VII] +.....  

                                  La nascista  di Forza Italia e il Governo berlusconi  I


Come  ho già detto nelle puntate precedenti  , questo periodo  è stato  il decennio  in cui  ho scelto da che parte stare . Ero onnivoro leggevo   di tutto  (  quotidiani   ,  settimanali  ,  inserti  , libri di storia  ed politica   e  trasmissioni  tv specie di quel periodo  che pseudo storici  e  giornalisti   chiamavano è 
per indicare il periodo antecedente  al  1993\4 chiamano tutt'ora prima repubblica     )   a  360 ° .
Ricordo  acora  anche  se vagamente  ( avevo  16\17  anni  ) la  sua indecisione prima di gettarsi nella mischia o per  usare  la  sua  espressione  scendere  in campo   .
Ricordo  ancora  , quando una volta rotti gli indugi , ciò avenne  . Fu  fra  << Il 10 dicembre a Brugherio Berlusconi inaugura il primo club Forza Italia e ne presenta l'inno[13]. Il 15 dicembre viene aperta la sede centrale di Forza Italia in un palazzo in via dell'Umiltà a Roma che è lo stesso che fu la sede del Partito Popolare Italiano di Don Luigi Sturzo. Il 18 gennaio 1994 Berlusconi, Tajani, Luigi Caligaris, Martino, Valducci, danno vita al Movimento Politico Forza Italia. L'annuncio della discesa in campo viene dato con un messaggio televisivo il 26 gennaio;>>  ( da forza  italia voce  omonima  di wikipedia  )  . Certo    l'uso di questo mezzo inusuale per la politica tradizionale suscita commenti che vanno dall'ammirativo per l'abilità comunicativa di Berlusconi alla preoccupazione per l'effetto distorsivo per il corretto funzionamento della democrazia di una concentrazione di potere mediatico in una sola persona in misura anomala rispetto agli altri Paesi occidentali . E fu  per  me   cher mi avvicinavo  alla  politica  una  novita   rispetto   al  consociativismo  \  partitocrazia  che  aveva   costituito  la  storia repubblica  fino al 1992 . Ricordo   come  Forza italia  in dagli inizi il partito si configura come una novità assoluta anche nelle strutture organizzative: al posto di un segretario come negli altri partiti, <<  vi è un presidente, Berlusconi stesso; anziché una direzione nazionale vi è il comitato di presidenza, composto da Silvio Berlusconi, Antonio Martino, Luigi Caligaris, Antonio Tajani, Mario Valducci, che è anche amministratore nazionale. Non c'è nemmeno un'assemblea nazionale, ma l'assemblea degli associati (e iscriversi costava centomila lire, con in omaggio l'audiocassetta con l'inno). Il movimento non ha neppure sezioni comunali e provinciali, ma solo rappresentanze regionali e la sede centrale romana, che però non è la stessa che coordina i club, che è sita a Milano. >> Alla  stessa maniera  ricordo  come  (  sia  in buona fede  sia  in malafede  da  gente  che  farà il salto  sul carro  del vincitore  )   veniva   per  la   sua  struttura,per  le origini e la presenza all'interno, in questa fase, di molti uomini di Fininvest e Publitalia '80, si parlerà subito fra i detrattori di partito-azienda di partito di plastica di partito personale o anche partito eversivo (nel senso di partito completamente nuovo, estraneo alla tradizione liberale, fondato sulla lealtà incondizionata nei confronti del capo, non nei confronti di un'idea o di un progetto). 
Inizialmente  ascoltai  quasi attrato   ( anche  se  intrinseco di di populismo e demagogia  , ma  almeno era concreto   e parlava    al cuore   della  gente  ) il famoso  discorso d'inizio  


poi   dopo alcuni fatti  di  cui  palerò nelle  righe  che seguono     che possono  essere  riassunti da  questo video satirico 


Mi sveglai completamente   dall'ipnosi  e  votai per i progressisti  (  centro sinistra  ) anche se come una cassandra



                       Spezzone tratto dal film "Aprile" di Nanni Moretti, sul 28 marzo del 1994

capiì  che  avrebbe  vinto Berlusconi e i rappresentanti  del centro sinistra  li come ebeti





Ecco  i fatti  che  mi sottrassero al demagogo

1) Il suo rifiutare ogni contraddittorio pubblico  ( almeno fino alle  elezioni del 1996  e  del 2001 )
2) l'attaccare    come comunista   anche   chi non era   magari è di destra ma  una destra liberale . L'esempio più  clamoroso   che ricordo  fu  quando  , non  con precisione ,se  nella  trasmissione tv  di Rai 3   Samarcanda  o  il rosso e  nero   di Santoro  , furono invitati  Giovanni Ruggeri- Mario Guarino autori   di    Berlusconi: inchiesta sul signor TV, Editori Riuniti, Roma 1987  e il il primo
 Berlusconi: gli affari del presidente, Kaos Edizioni, Milano1994, 2) la  strana  (  forse  s'era  vicino ad elezioni  e non voleva  avere  processi in corso  o farsi vedere come  magnanimo verso coloro  che parlavano male di lui oppure  ed   è questa la mia teoria   gli elementi   erano inoppugnabili )  denuncia ritirata  a BERLUSCONI UNA BIOGRAFIA NON AUTORIZZATA  di   Claudio Fracassi e Michele Gambino edita dal  settimanale  d'avvenimenti .
Tale   tale rivista è fallita , nonostante   i finanziamento pubblico  , per le lotte interne  fra  sinistra imboscata    , radical  chic , raccomandata  ,ma  soprattutto perchè   dava fastidio sia alla destra
che alla sinistra istituzionale \ parlamentare comunque  chi vuole  lo trova  qui
3) il pestaggio  di uomini  di berlusconi o di gente  vicini a  forza italia  di Gianfranco Mascia  allora leader  del movimento  boicotta il biscione   che proponeva di colpire l'impero di Berlusconi boicottandolo nel suo impero  tv  e non , ed  ( cosa  a cui aderì  subito  dopo la  sua  aggressione  facendomi ridere dietro ancora  oggi   sia  d'amici di sinistra   che  ancora  mi considerano fascista o berlusconianio  )  facendosi  mandare  visto  ch'era  gratis    con corriere  espresso il kit  per creare  un circolo  di  forza  italia ., 4)  la  campagna  fatta  di denigrazione  , d'articoli pilotati suii  giornali e  dileggio  degli  avversari    anticamera  di quello che sarà il periodo fra  il  2001-2005\6   e la cosidetta macchia  di fango  ,la  distribuzione di  opuscoli  tipo i suoi futuri  libri  apologettici
5) la  falsa  cessione  delle sue  attività  imprenditoriali e mediatiche infatti affido  affidando la gestione ai figli o a persone di fiducia e mantenendone la proprietà  6) troppa  , almeno  al livello della mia  regione   , gente arrivista  o voltagabbana

mi fermo qui perchè : 1)  rischierei  di essere ulteriormente  fazioso \ di parte ., 2)  il resto è storia   troppo recente   per  potersi  addentrare in un commento  obbiettivo  .  Comunque per chi fosse interessato  ecco alcuni link  per  approfondire

http://it.wikipedia.org/wiki/Forza_Italia
http://it.wikipedia.org/wiki/Ingresso_in_politica_di_Silvio_Berlusconi
http://it.wikipedia.org/wiki/Silvio_Berlusconi#Campagna_elettorale_ed_elezioni_del_1994
 http://it.wikipedia.org/wiki/Bibliografia_su_Silvio_Berlusconi
http://it.wikipedia.org/wiki/Silvio_Berlusconi_nella_cultura_popolare
http://berlusconeide.altervista.org/home.html




meglio jurassico che schiavo .... reprise [ gli italiani e l'iphone 5 ]

  Questo  episodio , le code  degli italiani per  l'iphone5


confermano sia quanto  dicevo precedentemente nello scritto \post    meglio essere  jurassico   e  fuori  moda  che schiavo  ....
Sia la poesia che  riporto   sotto    del poeta   Carlo Alberto Salustri, più conosciuto con lo pseudonimo di Trilussa - anagramma del cognome - (1871 – 1950 )


Ninna nanna, tu nun senti
li sospiri e li lamenti
de la gente che se scanna
per un matto che commanna;
che se scanna e che s’ammazza
a vantaggio de la razza
o a vantaggio d’una fede
per un Dio che nun se vede,
ma che serve da riparo
ar Sovrano macellaro.
Ché quer covo dassassini
che c’insanguina la terra
sa benone che la guerra
è un gran giro de quatrini
che prepara le risorse
pe li ladri de le Borse.
Fa la ninna, cocco bello,
finché dura sto macello:
fa la ninna, ché domani
rivedremo li sovrani
che se scambieno la stima
boni amichi come prima.
So cuggini e fra parenti
nun se fanno comprimenti:
torneranno più cordiali
li rapporti personali.
E riuniti fra de loro
senza l’ombra d’un rimorso,
ce faranno un ber discorso
su la Pace e sul Lavoro
pe quer popolo cojone
ririsparmiato dar cannone!


Messa  in musica  Claudio Baglioni, 1974  qui  in Versione tour "Incanto, tra pianoforte e voce", 2001,



Con questo è tutto  vi  lascio come  colonna  oltre  a Baglioni  le  canzoni  del post precedente  (  vedere url  sopra  )  sonora  ci si vede  Lunedi  visto  che questo  fine settiomana  sarò a Cagliari per  un matrimonio 

Quando il make-up diventa uno strumento di empowerment femminile, la storia di Beatrice Gherardini

 Fin ora   credevo che il  trucco cioè il make  up femminile  (  ovviamente  non  sto  vietando  niente  ogni donna   è libera  di  fare  qu...