Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
4.12.12
[ come sopravvivere al natale e alle sue feste ] 4 puntata natale sensuale
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3.12.12
[ come sopravvivere al natale e alle sue feste ] 3 puntata i regali
E anche quest'anno .... ci risiamo! Fra un mese è Natale e, come tutti gli altri anni, incominciano le corse forsennate alla ricerca dei regali. Anche stavolta non si sa più che cosa inventarsi per regalare qualcosa di utile e
divertente agli amici. Tutti gli anni è la stessa storia. Mentre le strade e le vetrine si riempiono di luci, dappertutto spuntano alberi di Natale e nell’aria si diffondono canzoncine a tema, eccomi affannata in giro per il centro alla ricerca della strenna più adatta a ciascuno ( ...... lo riprendo a fine post ) . Infatti è proprio a causa dei regali e del loro forsennato acquisto che La parola “sopravvivenza”, quasi sempre, è legata a fatti come calamità naturali, gravi malattie ed eventi bellici. Pertanto mai la si penserebbe correlata ad una festa, men che meno a quella natalizia. Eppure vi sono fondati timori per ritenere che anche l’arrivo del Bambino Gesù, sia pure indirettamente, esponga a rischi, inconvenienti, insomma alla necessità, per l’appunto, di “sopravvivere”. << ( ... ) C’è poi la questione natalizia per eccellenza: quella dei regali. Con il correlato rischio, come si sa, di vedersi donare qualcosa che non piace assolutamente. In quel caso, la tecnica di sopravvivenza rimane quella classica: sorriso a trentadue denti e la consolazione, tutta interiore, che in realtà non si tratti di un vero e proprio regalo, bensì di un “pensiero”, paravento lessicale dietro al quale siamo soliti nascondere la più cocente delusione. E la promessa, alla prossima occasione, di ricambiare l’autore di siffatta delusione con un regalo altrettanto insignificante che doneremo premettendo, molto educatamente, che si tratta, per l’appunto, di un semplice “pensiero”. >> dall'articolo di www.libertaepersona.org/wordpress/ che ha appunto per titolo come sopravvivere al natale istruzioni per l'uso
Ora poichè io considero positivamente ,se fatto con il cuore ed è spontaneo ( come suggerisce questo articolo http://tinyurl.com/d3jxlgl ) il riciclo ecco la puntata della guida dell'anno scorso anno
Per chi non sa come scegliere il regalo ecco come fare ., per chi volesse fare i regali tradizionali qui trova alcuni suggerimenti http://www.ideeregaloblog.it/ ed ecco sempre da questo sito proposte interessanti 1 2 3 4
per chi vuole fare invece regali solidali o ecologici o fai da te ed in sicurezza o avesse dei bambini , nipotini , figli\e d'amici\che di parenti , o degli ex qui sotto troverete dei link in merito
- http://www.pianetamamma.it/il-bambino/giocare-e-crescere/guida-ai-giocattoli-sicuri-guarda-l-infografica.html
- http://www.odiami.it/cosa-regalare-a-un-bambino-157669.html
- http://www.ecoblog.it/post/13863/regali-di-natale-2011-eco-strenne-e-idee-creative-fai-da-te-a-basso-impatto
- http://www.clownterapia.it/sostegno/regali/regali_solidali_natale.htm?gclid=CKeD44D83bMCFUpb3godFDMAnw
- http://www.ilsandalo.eu/aziende_PA/aziende_regalistica_regali_cesti_natale.html
- http://www.filocontinuo.org/content/negozio-il-filo-della-solidarieta?gclid=COr8ycqB3rMCFQRc3godoT0A2w
- http://www.superegali.com/
- http://www.ecoblog.it/post/13863/regali-di-natale-2011-eco-strenne-e-idee-creative-fai-da-te-a-basso-impatto
- http://www.girlpower.it/look/moda/natale-regali-last-minute-fai-da-te.php
Se nel caso deciate di regalare tecnologia ecco alcuni consigli ( utili anche al di fuori dal periodo dele festività ) in un periodo in cui aumentano i volantini pubblicitari delle grandi catene commerciali .
Il prezzo che prendiamo come riferimento è lo street price medio dei negozi online, considerando ovviamente incluse le spese di spedizione. Sottolineiamo che non siamo mai alla ricerca del prezzo più basso, ma valutiamo esclusivamente i più affidabili negozi online, che hanno alle spalle anni di vita e con feedback positivi da parte degli utenti.Inoltre, visto che comprare in un negozio fisico ha dei vantaggi innegabili (si può toccare con mano e provare il prodotto, si può chiedere il consiglio di un commesso e, non da ultimo, non si hanno tempi di attesa e non c’è l’incognita della spedizione) abbiamo dato un margine di ricavi in più al negozio fisico.Ecco come potete leggere le nuove indicazioni sul prezzo:
= “Affare!”, in questo caso il prodotto ha un prezzo inferiore o al massimo allineato con le migliori offerte dei negozi online. Se il prodotto risponde alle vostre esigenze, passate pure all’acquisto.
= “Il giusto prezzo”, in questo caso il prodotto ha un prezzo superiore (fino al 10%) rispetto ai più bassi prezzi dell’online. Considerando i costi di gestione di un negozio (dalla struttura fisica al personale, dal magazzino alla gestioni dei resi), è questo il caso più comune. Acquistare online o in negozio è, in questo caso, solo una vostra scelta.
= “Online si risparmia”, in questo caso il prodotto pubblicizzato ha un prezzo ben superiore (fino al 20%) rispetto alle migliore offerte online. Acquistare in Rete è più conveniente, ma molto dipende anche dalla cifra in gioco. Per esempio, la fotocamera che in negozio pagate 115 euro contro i 100 euro dell’online non ha lo stesso peso del notebook o del desktop che costa oltre mille euro.
= “Prezzo fuori mercato”, in questo caso il prodotto ha un prezzo eccessivamente superiore (oltre il 20%) rispetto all’online. non capita spesso, ma nei volantini potete trovare anche prodotti eccessivamente costosi. Non vuol dire che il negoziante sia disonesto (spesso applica semplicemente il prezzo di listino), ma che online potete risparmiare davvero molto. Il nostro consiglio, in questo caso, è di optare per l’online, prestando sempre bene attenzione a scegliere non il prezzo più basso, ma “il prezzo più basso tra i negozi online affidabili”.
Oppure c'è la mia preferita in in tempo di crisi e uno stato sempre più incapace di resistere ai gruppi di pressione e che tassa sempre i soliti e taglia sulle cose utili e non sugli sprechi ed i privilegi quest'anno ho deciso di seguire una cartena degli amici di facebook Quest'anno Proponiamoci di comprare i regali di Natale da piccoli imprenditori, piccoli artigiani, piccole librerie indipendenti, oppure da chi ( magari puo' essere un'amica\ un amico o un conoscente ) realizza gioielli con materiali riciclati, da chi ha un agriturismo ( e non ) che produce marmellate
e conserve , dalle botteghe del commercio equo e solidale e negozi del biologico o di frutta e verdura che abbiano roba locale ... Facciamo in modo che i nostri soldi arrivino a gente comune, che lavora seriamente e che ha bisogno di essere sostenuta e non alle multinazionali, così facendo saremo NOI a dare una mano alla nostra ripresa e molte più persone potranno vivere un Natale Sereno.
Io quest'anno ( come faccio da due anni a questa parte ) ho, oltre che riciclato cose doppie o che non mi piacevano acquistato oltre che la libreria anche nella bottega del commercio equo e solidale cittadina in cui faccio il volontario
per chi vuole venire o è zona essa si trova qui Via Settembrini n°1 a Tempio Pausania oppure ( è fatto da poco ) http://www.labottegadelmondo.it oppure scriveteci una email a questo indirizzo nord-sud@labottegadelmondo.it
E sempre dello stesso tenore pero occhio che sia seria e non truffaldina , ma soprattutto non facciamolo solo a natale per lavarci la coscienza , ci sarebbe questa soluzione , con ho iniziato , le prime righe di quest post , d'oggi , suggerita dai blog della redazione di www.topolino.it
28/11/2012
Pubblicato da CLARABELLA
E ANCHE QUEST'ANNO...
E ANCHE QUEST'ANNO...
… ci risiamo! Fra un mese è Natale e, come tutti gli altri anni, incominciano le corse forsennate alla ricerca dei regali. Anche stavolta non si sa più che cosa inventarsi per regalare qualcosa di utile e
divertente agli amici. Tutti gli anni è la stessa storia. Mentre le strade e le vetrine si riempiono di luci, dappertutto spuntano alberi di Natale e nell’aria si diffondono canzoncine a tema, eccomi affannata in giro per il centro alla ricerca della strenna più adatta a ciascuno: il profumo preferito di Minni; una sciarpa di seta coloratissima per Doribel; un nuovo libro di ricette di cucina per Maggie; quella magnifica collana luccicante di perline per Cleo. E per Debbie? Non ci sono dubbi, per lei ci vuole proprio quel favoloso set di cacciaviti che mi ha mostrato ieri Orazio! Quasi quasi lo regalo anche a Topolino. E a proposito di Orazio: per il mio tenerone è pronto un morbido e caldo pullover che ho lavorato a ferri per tutta l’estate. Non vedo l’ora di vedere come gli sta. Compilo e ricompilo complicate liste di nomi da abbinare ad altrettanti oggetti: già immagino il luccichio dei pacchetti sotto l’albero e l’allegro fruscio dei regali scartati… che saranno più o meno gli stessi dell’anno scorso e dell’anno ancora prima. Che forse non saranno nemmeno così utili. Che forse si potevano evitare del tutto, devolvendo invece il denaro che avevo pensato di spendere per comprarli a qualche associazione che si occupa di chi ha meno di noi. Forse di cani randagi. Oppure di gatti senza fissa dimora. Forse per il Natale di quest’anno potrebbe essere un’idea. Forse vale la pena di pensarci.
non so che altro dirvi buon regalo
2.12.12
. Un repubblichino, la Resistenza e l'Italia del '43Emanuele Rosas pilota di guerra a Salò
in sottofondo mentre scrivo
Un mio amico\ conoscente di destra replicando a questi due miei post sul 70 anni di El Alamein ( 1 2 ) : << Sostenere la storia è sempre fare un passo "avanti": non c'è sostenibilità di futuro "nuovo" se il "vecchio" è ancora in discussione. >> Infatti : 1) la storia \ intervista riportata da Giorgio Pisano ( pisano@unionesarda.it ) sull'unione sarda del 2\12\2012
Il repubblichino pilota di guerra «Ero un soldato, difendo Salò»
di Giorgio Pisano
Il pilota di guerra, repubblichino di Salò, s'è fatto un'idea precisa di Mussolini, della Resistenza e degli Alleati. Novant'anni compiuti non attenuano la lucidità di Emanuele Rosas, italiano di Sassari, che pur dichiarando di «non essere stato fascista», confessa serenamente che «si stava meglio quando si stava peggio». Quanto a lui, c'è poco da dire: «Ero un soldato e come soldato dovevo obbedire». L'italia che è arrivata dopo («quando ci siamo svegliati tutti democristiani») non gli piace. La nostalgia è forte ancora adesso: «Volare dà una sensazione irripetibile. Di libertà ma soprattutto di onnipotenza».Il ragazzo di Salò adesso ha novant'anni, il passo prudente e neanche l'ombra di un imbarazzo. Si chiama Emanuele Rosas, sassarese: è stato uno dei Diavoli rossi dell'Aeronautica nazionale repubblicana (Anr), ultimo baluardo della resistenza fascista all'avanzata degli Alleati.L'Italia di allora, a ridosso dell'armistizio firmato l'8 settembre 1943, era un Paese sbracato e annichilito. Molti hanno buttato la divisa alle ortiche, altri si sono affiancati ai partigiani, altri ancora - una minoranza irriducibile e disperata - ha aderito, come lui, alla Repubblica sociale creata da Mussolini a Salò. Rosas ha qualche difficoltà a digerire la Resistenza e deplora che in quella delicatissima fase di passaggio «siamo stati proprio dentro una guerra civile per almeno un mesetto». Alessandro Ragatzu, editore-scrittore, gli ha dedicato un libro ( UnDiavolo rosso sardo nella Rsi ) per raccontare una storia di vita diversa, la pulizia e la trasparenza di un soldato che aveva fatto una scelta opposta a quella di tanti suoi coetanei: non per un ideale ma solo per senso dell'obbedienza. «Io non sono fascista». Nessuna ricerca di attenuanti e, meno ancora, di pacificazioni tardive.Nello studio della sua casa algherese, Emanuele Rosas accetta di rispondere a qualche domanda ben sapendo d'essere «minoranza assoluta». Fuori dal tempo e dalla logica, direbbe qualcuno. Sulle pareti, le foto della gloria, il sorriso orgoglioso (manco fosse una fidanzata) accanto ai caccia che hanno tentato di fermare la Storia. Una è perfino famosa: circolava a Milano, appesa ai muri delle strade, nei giorni immediatamente successivi al 25 aprile. Lo ritrae, cuffia e occhialoni, ai piedi di un aereo da combattimento. «Periodo difficile», dice lui senza enfatizzare. Ma sa bene che se in quel momento i partigiani lo avessero individuato non avrebbe avuto scampo.Del resto, con la morte ci ha giocato più d'una volta: «Faceva parte del lavoro». Pian piano, mentre srotola i ricordi come una lunga e solenne guida rossa, si fa prendere la mano dai lampi di un'avventura che non rinnega e anzi gli accende ancora lo sguardo. In un cassetto conserva i documenti-chiave di quella stagione, a cominciare dal libretto di volo dove sono registrate tutte le missioni contro un nemico potente, più numeroso e meglio armato.Sorride di rado Emanuele, fosse per lui preferirebbe rispondere a domande tecniche più che politiche. Svela in velocità d'essere stato compagno di Enrico Berlinguer alle elementari («andavamo insieme alle adunate fasciste») ma appena può tenta di tornare all'unica religione che l'ha guidato: il volo. Di questo e basta vorrebbe parlare. Ha pilotato per quarant'anni, dopo la guerra è ovviamente planato negli aero-club ma a farlo atterrare in via definitiva ha pensato l'Agenzia delle Entrate con un accertamento fiscale che l'ha costretto a vendere un piccolo velivolo di proprietà.Chi era il Duce agli occhi d'un ragazzo?«Checché se ne dica, proclamando la Repubblica di Salò, Benito Mussolini ha evitato che continuassero i saccheggi dei tedeschi. E questo ha salvato tante persone».
Dunque il Duce...«Il fascismo non è quello che raccontate voi. Era solo un nuovo modo di governare. Certo, c'era un partito unico e niente elezioni ma non era affatto tutto quello che si dice. Appena è tramontato, gli italiani si sono svegliati all'improvviso democristiani».
Nostalgico?«Soltanto del volo. Ero un soldato, allora. Dovevo obbedire e ho obbedito. La parola democrazia non la conoscevamo».
Dov'era il giorno dell'armistizio?«A Gorizia. Venivo da Foligno, dove non era rimasto nessuno. Il comando tattico aveva dato un ordine preciso: attaccate gli americani, fate fuoco contro i bombardieri. Così diceva la radio ma io non potevo far nulla: ero solo. L'unico ufficiale rimasto vivo».
Poi?«A Gorizia mi hanno fatto prigioniero i partigiani slavi. Dopo un paio di giorni sono arrivati i tedeschi e i partigiani sono fuggiti».
Com'è che decide di aderire alla Repubblica di Salò?«Una sera, mentre passeggiavamo, c'è stato un passaparola che annunciava la Repubblica sociale. A quel punto ci hanno caricato su un camion e portato a Malpensa. Non posso dire che eravamo prigionieri ma nemmeno liberi».
Lei però se l'è squagliata ugualmente.«Un giorno sono uscito dal campo e me ne sono andato a Genova. Lì, senza mai smettere la divisa, sono entrato nella squadriglia che avrebbe dovuto combattere contro gli Alleati».
Nel gruppo di piloti era chiamato pinguino. Che vuol dire?«In gergo, il pinguino è il più giovane. Ero un ragazzo. Avevo ventun anni».
Volare.«Dà una sensazione irripetibile. Non solo di libertà, come pensano molti, ma soprattutto di onnipotenza. Ti senti invincibile, padrone del mondo. Tutto è nato quando ho visto al cinema Achille Serra pilota. È stata una folgorazione, in quel momento ho deciso cosa avrei fatto della mia vita».
A quante operazioni ha partecipato?«Se per operazioni intende combattimenti, ne ho fatto una quindicina. Una volta, in fase di decollo, mi sono ritrovato alle spalle un aereo nemico: ammazzarmi era come tirare un rigore a porta vuota. M'ha salvato la disperazione».
In che modo?«Ho messo l'aereo a coltello sulla linea elettrica e via, a duecento chilometri orari. Manovra difficile e spericolata: non potevo prendere quota, schivavo i campanili e speravo. Una follia, ma non avevo scappatoie. L'americano non se l'è sentita di fare altrettanto, troppo rischioso. Ed era talmente preso dall'inseguimento che non s'è neppure accorto di avere uno dei nostri appena sopra di lui. Riposi in pace».
Ha idea di quante persone ha ucciso?«Io, nessuna».
Non ha mai abbattuto un aereo?«Più d'uno. Noi però non puntavamo ai piloti che, tra l'altro, erano blindati. Ci interessava buttar giù il velivolo. Quanti morti? Non posso averne la certezza assoluta ma credo neanche uno».
Quante volte s'è detto: è finita?«Sempre e mai. Quando entri in combattimento, non pensi alla paura, non ne hai la possibilità. Senti magari i colpi di cannoncino investire l'aereo ma tiri dritto con un solo pensiero: vincere la sfida».
Quindi, terrore mai?«Come no, anche tanto. Ma solo prima di partire in missione. Una volta decollato, diventi un altro. Il rombo del motore diventa una specie di canto di guerra: era talmente assordante e avvolgente che non mi consentiva nemmeno di sentire il cuore».
C'è qualcosa di cui va fiero?«Tutto. Non rinnego nulla di quello che ho fatto. Non ho ragioni per vergognarmi».
Ha detto di aver combattuto soltanto contro gli americani.«Esatto. Mai contro i partigiani. Che poi, chi erano i partigiani? A parte i pochissimi che lottavano per un ideale, tutti gli altri non erano altro che renitenti alla divisa in fuga sulle montagne».
Mai sentito neppure di campi di concentramento e deportazioni?«La mia vita si divideva tra un'azione e l'altra. Le informazioni erano poche e contraddittorie. I nostri nemici non erano i partigiani, che non ci davano il minimo fastidio, ma i badogliani».
Cioè quelli che avevano tradito il Duce.«Proprio loro, dei partigiani non c'importava nulla».
Eppure hanno fatto la Liberazione.«Chi, i partigiani? Questa cosa mi fa ridere. La Liberazione, ammesso che sia giusto chiamarla così, l'hanno fatta gli Alleati. I partigiani se ne sono serviti per regolare qualche conto privato: vendette, rappresaglie».
Le risulta ci sia stata la Resistenza?«Massì, qualcuno l'avrà anche fatta. Dev'esser chiaro però che non ha liberato niente e nessuno. Semmai ha provocato tragedie. Io c'ero, posso testimoniare».
Che genere di tragedie?«A cominciare da quella di via Rasella a Roma: a chi si devono, se non ai partigiani, tante stragi perpetrate dai tedeschi nell'ultimo scorcio della guerra? Questo per dire che la cosiddetta Resistenza non ha affatto aiutato le popolazioni. Invece noi...».
Noi, cosa?«Noi, quando tornavamo dalle nostre missioni contro i caccia bombardieri, eravamo ben accolti dalla gente. Gli aderenti alla Repubblica di Salò erano amati, noi piloti poi addirittura venerati. Eravamo il vessillo di un'Italia che non si era arresa».
A casa sua sapevano?«Mio padre era in Africa, l'avevano richiamato. Vuol sapere se era fascista? Queste definizioni sono venute dopo. Allora eri o non eri un soldato, tutto qui».
Lei dice nella biografia: io non ero fascista.«Esatto».
Però aderisce a Salò, una contraddizione.«Cosa c'è da spiegare? Ero un soldato d'onore. Avevo giurato: da militare, non da fascista. Mi sono spiegato?»
Si stava meglio quando si stava peggio.«Io stavo di sicuro meglio. S'è guardato intorno?, ha visto cos'è la democrazia? Un referendum ha abrogato la legge sul finanziamento dei partiti e i partiti l'hanno serenamente aggirato: è questa la strada giusta?»
Cosa ha imparato?«Ho soprattutto capito che, dopo aver salvato la pelle a un sacco di gente, mi hanno preso a calci negli stinchi. Nei giorni immediatamente successivi il 25 aprile 1945 morire era un attimo. Bastava gridare fascista a qualcuno per strada e un secondo dopo quel qualcuno era già cadavere. Non è andata meglio nemmeno dopo».
Vittima di rappresaglie?«Sono stato assunto all'Inps di Sassari e poi mi sono trasferito a Milano. Delle ore di volo, degli anni da soldato non c'è traccia nel mio fascicolo. Mi hanno mandato sotto processo perché avevo aderito a Salò».
Sbagliato?«Volevano che chiedessi l'amnistia, lo stesso giudice me l'ha suggerito e ha compilato la domanda per me. Domanda che io non ho firmato: non dovevo farmi perdonare proprio nulla».
Com'è finita?«Ho dovuto accettarla, l'amnistia. Non faccia l'eroe, mi diceva il giudice, l'Italia è cambiata, si adegui. Ancora oggi, a pensarci, trovo vergognoso essere stato trattato in questo modo per aver servito la patria, essere stato fedele e leale. Creavamo imbarazzo. Per questo ci hanno come rimosso, come se non fossimo mai esistiti. Nel mio “stato di servizio” non c'è traccia dell'adesione alla Repubblica sociale».
Deluso?«Prendo atto. Con questo non voglio dire che l'ideale sarebbe tornare al fascismo, però...».
Però?«Questa che chiamano democrazia non è esaltante».
Servirebbe un Uomo della Provvidenza?«Basterebbe uno con la schiena dritta, senza scomodare la Provvidenza. Allora non c'erano delinquenti e tutte le ruberie che oggi restano impunite».
Ce l'ha, oggi, un partito di riferimento?«Dopo la guerra, mi riconoscevo nel Movimento sociale italiano finché non è arrivato Gianfranco Fini. Ho una pessima opinione di lui».
Perché?«Ha tradito lo spirito del partito, ha imbrogliato quel bonaccione di Silvio Berlusconi, ha sputato sui nostri morti».
A proposito di morti: tutti uguali?«Rigorosamente. Chiunque abbia combattuto per un ideale ha diritto al rispetto».
Stringerebbe la mano a un partigiano?«Che domanda è questa? I partigiani mettevano bombette a bordo strada per colpire le autocolonne. E i tedeschi rispondevano con le stragi».
Dunque?«Sto nel mio».
2 ) e il libro di A.Ragatzu UN DIAVOLO ROSSO SARDO DELLA RSI Le memorie e i documenti del tenente Emanuele Rosas pilota sassarese, dai Caproncini della RUNA di Cagliari ai Messerschmitt Me 109 dell’ANR un diavolo rosso ALISEA edizioni, via Roma 67, 090040 Solemnis (CA)
da http://news.liberoreporter.eu/ Le memorie e i documenti del tenente Emanuele Rosas, dai Caproncini della RUNA di Cagliari ai Masserschmitt dell’ANR. L’autore Alessandro Ragatzu, che ha pubblicato diversi volumi sulle varie aeronautiche che si sono incontrate e scontrate nei cieli della Sardegna ha il merito di aver scoperto che il pilota sassarese Emanuele Rosas, dato per morto nel 1944, era ed è vivo e vegeto in quel di Alghero, con una mente lucidissima e quella innata capacità che hanno i sardi di raccontarsi, senza tanti orpelli, dove il proprio operare non corrisponde mai al principio “moderno” del do ut des, bersi a quello molto più antico: “agisco così perché è giusto che agisca così, costi quel che costi”. A questo si aggiunge che Rosas ha tirato fuori dai cassetti documenti e foto inedite di grande interesse storico. Il risultato contenuto in “Un Diavolo Rosso sardo della Rsi” non poteva che essere un volume brillante e capace, molto più di tanti libri seriosi, di farci comprendere uomini, fatti e idee di un epoca, sulla quale ancora oggi, ci si accapiglia senza molta cognizione di causa.
Più scarna e sintentica ma non per questo utile a chi non vuole sapere troppe anticipazioni sul libro è questa di da http://tuttostoria.it/
Racconta la breve ma intensa vita di pilota del tenente Emanuele Rosas, che a soli 17 anni consegue il brevetto civile nel campo di Monserrato, per poi proseguire nelle scuole di volo militari di Pistoia, Gorizia e Campoformido.
Nell'estate 1943 è a Capoterra con il 20° Gruppo Caccia, poi a Foligno e quindi nuovamente a Gorizia, dove lo coglie l'armistizio dell’8 settembre. Arruolatosi nell’ANR e assegnato al 2° Gruppo Caccia (2° Squadriglia Diavoli Rossi), vive da protagonista tutte le vicende del reparto e partecipa a numerosi combattimenti contro i caccia e i bombardieri americani, fino alla fine del conflitto. Il testo è arricchito da numerose immagini tratte dall’album personale del tenente Rosas, che offrono numerosi e interessanti spunti modellistici.
2 ) e il libro di A.Ragatzu UN DIAVOLO ROSSO SARDO DELLA RSI Le memorie e i documenti del tenente Emanuele Rosas pilota sassarese, dai Caproncini della RUNA di Cagliari ai Messerschmitt Me 109 dell’ANR un diavolo rosso ALISEA edizioni, via Roma 67, 090040 Solemnis (CA)
da http://news.liberoreporter.eu/ Le memorie e i documenti del tenente Emanuele Rosas, dai Caproncini della RUNA di Cagliari ai Masserschmitt dell’ANR. L’autore Alessandro Ragatzu, che ha pubblicato diversi volumi sulle varie aeronautiche che si sono incontrate e scontrate nei cieli della Sardegna ha il merito di aver scoperto che il pilota sassarese Emanuele Rosas, dato per morto nel 1944, era ed è vivo e vegeto in quel di Alghero, con una mente lucidissima e quella innata capacità che hanno i sardi di raccontarsi, senza tanti orpelli, dove il proprio operare non corrisponde mai al principio “moderno” del do ut des, bersi a quello molto più antico: “agisco così perché è giusto che agisca così, costi quel che costi”. A questo si aggiunge che Rosas ha tirato fuori dai cassetti documenti e foto inedite di grande interesse storico. Il risultato contenuto in “Un Diavolo Rosso sardo della Rsi” non poteva che essere un volume brillante e capace, molto più di tanti libri seriosi, di farci comprendere uomini, fatti e idee di un epoca, sulla quale ancora oggi, ci si accapiglia senza molta cognizione di causa.
Più scarna e sintentica ma non per questo utile a chi non vuole sapere troppe anticipazioni sul libro è questa di da http://tuttostoria.it/
Racconta la breve ma intensa vita di pilota del tenente Emanuele Rosas, che a soli 17 anni consegue il brevetto civile nel campo di Monserrato, per poi proseguire nelle scuole di volo militari di Pistoia, Gorizia e Campoformido.
Nell'estate 1943 è a Capoterra con il 20° Gruppo Caccia, poi a Foligno e quindi nuovamente a Gorizia, dove lo coglie l'armistizio dell’8 settembre. Arruolatosi nell’ANR e assegnato al 2° Gruppo Caccia (2° Squadriglia Diavoli Rossi), vive da protagonista tutte le vicende del reparto e partecipa a numerosi combattimenti contro i caccia e i bombardieri americani, fino alla fine del conflitto. Il testo è arricchito da numerose immagini tratte dall’album personale del tenente Rosas, che offrono numerosi e interessanti spunti modellistici.
1.12.12
[ come sopravvivere alle festività natalizie ] prepararsi . seconda puntata gli auguri
in sottofondo
In questa cercherò il più possibile di non ripetermi anche se, come ho già detto nella prima puntata , farò riferimento alle guide degli anni scorsi .
Gia d'adesso sia viva voce ( telefono fisso e cellulare , skype ) sia via telematica ( social network , email , cartoline virtuali , sms ) ci s'inizia a scambiarsi gli auguri per le feste . Ecco come mi preparo io , in modo d'evitare che sia considerati standard e poco spontanei .
Io li ho sempre fatti tra la fine di novembre e i primi fin dai primi di dicembre , venendo scambiato per matto o strampalato . Ma che ci volete fare sono un povero illuso , un sognatore che ancora crede e gli piace crederci nella magia del natale , uno che odie le cose fatte a forza o stasndard . Gli ho e li faccio a tutti\e amici intimi e non, conoscenti , vipere , nemici . sia con messaggi collettivi via email , via sms e con le varie applicazioni di Facebook . Infatti io mi prometto come ogni anno di farli solo a determinate persone ma ,conoscendomi perché sono un peccatore
come sempre li faro' a tutti, anche perché, dai nemici , a volte se non sono troppo imbelli o erano assenti quando ci sono stati distribuiti i cervelli , si può imparare un sacco di cose . Specie su di te . E se saprai farne buon uso potranno tornarti utili per la tua opera d'arte . Riescvo però a farli in maniera ironica e sarcastica ai nemici e a chi mi odia ( vedere i siti sotto ) e buoni e sinceri agli altri . perché
Voglio, avrò
se non qui,
in altro luogo che ancora non so.
Niente ho
Tutto sarò.
( Voglio, avrò di Fernando Pessoa )
Poi decidete voi se farli a tutti o a solo ad alcuni , se farli in anticipo ( come spesso faccio io ) per evitare che siano accolti come un obbligo a cui rispondere per forza e non sembrare maleducato e chi li riceve non si annoi perchè sommerso d'altri ipocriti e di circostanza e privo d'originalità ti rinvi un sms o un 'email standard ripetitiva che magari a ricevuto d'altri\e .
fra i tanti siti per gli auguri vi segnalo questi
- http://www.supernatale.com/auguri-di-natale.html di tutti i tipi formali informali , divertenti , dopo un periodo sfortunato , ecc
- http://www.magnaromagna.it/satira/testi-divertenti/sms-natale/
1 dicembre 1955 the woman dind't stand up ( la donna che non s'alzò )
La donna che non si alzò, Rosa Parks.
Il 1º dicembre del 1955, a Montgomery, Rosa, allora sarta, stava tornando a casa in autobus e, poiché l'unico posto a sedere libero era nella parte anteriore del mezzo, quella riservata ai bianchi, andò a sedersi lì. Poco dopo salirono sull'autobus alcuni passeggeri bianchi, al che il conducente James Blake le ordinò di alzarsi e andare nella parte riservata ai neri. Rosa però si rifiutò di lasciare il posto a sedere e spostarsi nella parte posteriore del pullman: stanca di essere trattata come una cittadina di seconda classe (per giunta costretta anche a stare in piedi), rimase al suo posto. Il conducente fermò così l'automezzo, e chiamò due poliziotti per risolvere la questione: Rosa Parks fu arrestata e incarcerata per condotta impropria e per aver violato le norme cittadine. È da allora conosciuta come " the woman who didn't stand up/la donna che non si alzò ".L'autobus ora esposto all'Henry Ford Museum
Quella notte, cinquanta leader della comunità afro-americana, guidati dall'allora sconosciuto pastore protestante Martin Luther King si riunirono per decidere le azioni da intraprendere per reagire all'accaduto, mentre c'erano già state le prime reazioni violente: il giorno successivo incominciò il boicottaggio dei mezzi pubblici di Montgomery, protesta che durò per 381 giorni; dozzine di pullman rimasero fermi per mesi finché non fu rimossa la legge che legalizzava la segregazione. Questi eventi diedero inizio a numerose altre proteste in molte parti del paese.
sognare o non sognare ? io sogno e provo a metterl in atto
Sognare o non sognare questo è il dilemma espresso nel bellissimo articolo di http://www.kigheghe.com/ da che riporto interamente , foto comprese perchè come mio solito non riesco mai a sintetizzatore , ma anche su questo ci sto lavorando
L’individuo che si alza al mattino dopo una notte di sonno ha l’impressione di cominciare un’altra vita, ma Se non ha dormito, non ha cominciato un bel nulla. Le otto del mattino saranno come le venti di sera del giorno precedente, il che cambia la prospettiva di vedere le cose. Forse il sognare è il segreto dell’uomo, ed è questo che rende la sopravvivenza sopportabile. Io Sono convinto che se all’umanità fosse impedito di sognare non durerebbe un secondo e la storia finirebbe, Sognare, ossia contemplare noi stessi mentre si dorme, significa in pratica anche se interiormente, vivere, desiderare, litigare, viaggiare, fare l’amore eccetera.cioè vivere in un’altra dimensione di irresponsabilità
A chi ci osserva giacere beati e sereni gli sembreremo in apparenza come morti, mentre contrariamente al risveglio ci ricorderemo quelle avventure e le confronteremo con i fatti e le esperienze di ciò che chiamano realtà, pur sapendo a modo, nostro che, anche i sogni sono reali e, anzi, che è questa seconda realtà che fa vacillare la prima. Noi crediamo di sapere che sono due cose distinte, anche se la caratteristica del sogno e che è vissuto come se fosse reale. E allora?La realtà non sarà mica un sogno? Purtroppo mi mancano prove attendibili della mia veglia, ma potrei provarle e come? In molti modi, ma potrei ugualmente sognare anche tutte le prove fatte a tale scopo. Siamo sicuri che la veglia sia più lunga e duratura del sogno e fino a che punto siamo innocenti di ciò che facciamo dormendo?E se non siamo responsabili di quello che facciamo nel sogno, fino a che punto siamo responsabili di ciò che desideriamo quando sappiamo, di essere (svegli)?Ma se possiamo sentire, e soffrire quando gli altri ci vedono debitamente immobili e apparentemente morti. Chi ci dice che siamo vivi? Forse se non sognassimo dall’inizio del nostro tempo, non avremmo concepito la possibilità o perfino la probabilità di avere esperienze dopo la morte,
Ora torno per terra e butto lì alcune considerazioni. La prima e forse l’unica e che nessuno si annoia mentre sogna, e una differenza non da poco. Quindi se siamo annoiati siamo svegli, (teoria di Mick) e quello che chiamiamo IO non e altro che il nostro rappresentante nella vita reale. Sto sognando o son sveglio? Se non sognassi, forse non avrei fantasticato sulla vita oltre la morte, e il sogno che mi ha dato la facoltà di creare questo blog ma contempo realmente devo assolutamente evitare che il tutto assomigli a un sogno, perché allora diventerebbe posticcio L’irrilevanza della vita davanti alla maestosità del sogno SOGNARE O NON SOGNARE QUESTO È IL PROBLEMA.
Ora noi tutti sogniamo ma a volte non li ricordiamo per i più svariati motivi in particolare :
(...)
1 ) Essere molto orientati verso il mondo esterno e poco attenti verso quello interno. L’introspezione e la curiosità verso i propri meccanismi interiori, come già detto, favorisce l’attenzione su di sè ed il ricordo dei sogni.
2 Esercitare molto il controllo su se stessi, la propria vita, gli altri. I sogni non obbediscono nè alla volontà, nè al controllo, sono quanto di più “anarchico “ci sia.
3 Essere estremamente razionali. Raziocinio e regole logiche non hanno nessun valore nei sogni che sono spesso estremamente irrazionali.
4 Considerare i sogni solo lunghi racconti romanzati, quando sogni sono anche frammenti, immagini, colori. Questo l’equivoco in cui spesso incorre chi dice di non ricordare i sogni: non valutare preziosi frammenti o sensazioni oniriche che potrebbero diventare la breccia attraverso cui sogni più corposi pian piano fluirebbero.
5 Periodi di stress o di ansia. Quando la vita è regolata da ritmi stressanti i sogni tendono a non affiorare nel ricordo… le preoccupazioni e l’ansia diventano dominanti, la velocità e la fretta di alcuni risvegli inibiscono il ricordo.
6 Problemi fisici. La medicina cinese considera i sogni come espressione inconscia di una energia fisica. Secondo queste teorie i sogni possono rivelare il momento in cui l’energia portatrice di malattia è già penetrata nell’organismo, ma non ancora nei vari organi. L’assenza di sogni, sogni frammentati e comparsa di sintomi dolorosi mentre si sogna, possono essere sintomo di uno squilibrio energetico e rivelare malattie e malesseri.
Queste le cause che possono influire sul non ricordo dei sogni e che, (importante), non vanno mai prese alla lettera o come regole granitiche. Sono solo indicazioni che tentano di dare una risposta alla domanda “perchè non ricordo i sogni”, e che aiutano a riflettere su di sè e a stimolare nuovi comportamenti che influenzano il ricordo (...)
Io ho deciso di sognare sia di notte ( chi se ne frega se spesso non ricordo in sogni o gli incubi ) sia ad occhi aperti perchè secondo http://www.riza.it/psicologia può far bene:
- Quando i sogni ci ricaricano. Il cervello crea nuove immagini quando avverte che la realtà sta diventando troppo grigia e opprimente. Non respingere il tuo sogno, perché ammorbidisce la durezza del mondo, rendendolo meno aggressivo e può allentare conflitti e frustrazioni, permettendoti di ricaricare le pile e dare il via a una situazione più rassicurante.
- Quando sono realizzabili. Gestire un ristorante o l'amore per dei libri, la conoscenza dei fiori o creare vestiti: ogni giorno ti parla di una passione che può essere coltivata e darti, quando serve la giusta ricarica di energia. Segui le sue tracce e impegna la fantasia per un sogno che sia anche progetto di cambiamento...E se è alla tua portata, può diventare realtà.
- Quando sono tanti. Cambia l'età, cambiano i desideri cambi tu. Magari prima ti vedevi dietro un bancone e oggi accarezzi l'idea di fare volontariato. Non temere di abbandonare il sogno che ti accompagna fin da giovane per abbracciarne un altro. Alcuni sogni vanno sullo sfondo, altri ti accompagnano per sempre, ma ognuno di questi è indispensabile e ti permette di conoscerti meglio.
Infatti secondo http://www.benessereblog.it/post/11815 foto compresa
La conferma che sognare ad occhi aperti fa bene ci arriva da un recento studio pubblicato sulla rivista dell’Association for Psychological Science : Perspectives on Psychological Science.
Si tratta di una meta analisi di diversi studi che in passato hanno esplorato gli effetti sulla nostra psiche del cervello a briglie sciolte. L’équipe, coordinata dalla psicologa Mary Helen Immordino-Yang, ha portato alla luce diversi benefici dei sogni ad occhi aperti.
Partiamo dall’apprendimento. Mettere in cervello in stand-by, estraniandosi per un po’ dalla realtà per fantasticare liberamente, è infatti fondamentale per potenziare le nostre abilità cognitive, dalla memoria all’elaborazione delle informazioni allo sviluppo di una maggiore creatività alimentata da una fervida immaginazione…Sognare ad occhi aperti fa bene anche alla sfera emotiva, oltre che a quella cognitiva. Fantasticare porta infatti ad acquisire una maggiore consapevolezza ed a scegliere quello che è giusto per noi più facilmente, con meno incertezze e più determinazione.
Quando ci estraniamo è un po’ come se esplorassimo i nostri desideri più nascosti, lasciandoci trasportare liberamente dalla mente e scoprendone di più su cosa ci aspettiamo dalla vita, dalle relazioni, da noi stessi.
Concentrarsi, spiegano gli autori, è importante ma anche sognare ad occhi aperti è fondamentale per il nostro equilibrio interiore e nella ricerca del benessere, in special modo oggi che siamo subissati di informazioni attraverso i social media, far riposare il cervello è tutt’altro che una perdita di tempo e di produttività. Ma occhio a cosa sognate ad occhi aperti, meglio concentrarsi su immagini e pensieri positivi che spingono a migliorare la realtà che ci circonda una volta tornati con i piedi per terra.
Via | Psychological Science Foto | Flickr
Ora anche se a volte come sono riusciti ad evidenziare bene sia le due puntate di topolino e gli ombronauti ( N 2972-2973 ) dove nel finale : prof enigm << credo che sia meglio che tutti ci
rimbocchiamo le maniche e proviamo a creare un mondo migliore usando solo le nostre forze >> topolino : << avete ragione ! vedere realizzati i propri sogni è bello ma... ricordiamoci che il sogno di qualcuno può diventare un incubo per qualcun altro >> ., sia La legione degli scheletri Dylan Dog n 315 in edicola ( foto al lato ) qui da dove ho preso la foto una buona recensione dove nel finale SPOLLER << dormi in pace Moheena , continua a sognare . I sogni talvolta possono uccidere .ma più spesso aiutano a vivere [ e , aggiunta mia , a sopravvivere ] >> SPOLLER . Quindi me ne frego se mi chiamano illuso o paddy garcia ( I II ) ma in tempi come questi a volte l'illusione può essere preziosa lo dico con due canzoni che sono insieme alle due citate nelle url le colonne sonore del post d' oggi
basta non esagerare con essa e trasformarla in qualcosa di concreto come dice il primo dei fumetti citati nel post ed evitare di fare grazie ai consigli ( sempre dalla rivista riza vedi sopra l'url ) riportati qui sotto , scusatemi per l'ultima citazione , sogni mostruosamente proibiti film del 1982 diretto da Neri Parenti, con protagonista Paolo Villaggio. È un remake di Sogni proibiti ( The Secret Life of Walter Mitty film americano del 1949 di Norman Z. McLeod con Danny Kaye ) .
- Se sono una fuga. Se ogni volta che soffri o che ti senti inadeguato ti rifugi nel sogno e ti racconti una storia molto diversa dalla realtà, utilizzi l'immaginario per appagare un desiderio che non riesci e, forse, non vuoi realizzare. È un artefatto, un'illusione che se al momento ti consola e ti difende dalle frustrazioni, nel tempo può bloccare la tua energia vitale.
- Quando sono rigidi. Il sogno è in continuo cambiamento nei contorni, nei contenuti, nelle sfumature. Più lo affini e lo arricchisci di dettagli più lo impoverisci rendendolo solo una costruzione artificiale capace di uccidere fantasia e creatività.
- Quando sono improbabili. Inutile sognare di fare la ballerina alla Scala se non hai mai preso lezioni di danza o di diventare uno sportivo professionista se non hai alcuna attitudine. Se ti culli in queste fantasie del tutto prive di fondamento non solo ti anestetizzi, allontanandoti da una realtà che non ti piace, ma rischi di prolungare per molto, troppo tempo il tuo disagio.
hasta luego e buoni sogni
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