22.10.13

Voglia di cantare, ma non ci sono solo i talent show ed immigrazione

Due  storie  quando ad emigrare  o fissi o  temporaneamente  p  sono anche gli artisti  .  Ecco le due  storie    che  vi propongo   dai giornali locali  in questo  caso la nuova sardegna  .
La  prima   è quella  di gavino Angius    dalla  nuova  ed Gallura  di 22\10\2013
di Sebastiano Depperu 

LUOGOSANTO Da Luogosanto a Roma con la passione per musica e la voglia di cantare. Gavino Angius nella capitale respira aria di musica ovunque. E lì si esibisce spesso. «Ho iniziato a muovere i primi passi nella musica a 5 anni, come tutti, nelle recite scolastiche – racconta – gli insegnanti hanno notato la mia vena artistica». Ma il vero artefice della carriera del musicista gallurese è senza dubbio il fratello: chitarrista, artista, amante della musica e dell'arte, paroliere. «Devo tutto a lui. Grazie alle sue lezioni di chitarra e di basso sono entrato a far parte del suo gruppo Emme42 come bassista e corista. Esperienza che è servita a capire che questa
sarebbe stata la mia strada. Dopo tante esperienze sentivo dentro di me l'esigenza di conoscere a fondo l'arte del canto. Così ho deciso di trasferirmi a Roma per studiare. Dove ho sentito, da subito aria di musica ovunque. Questo mi ha fatto capire che ero sulla strada giusta ma, soprattutto, nel luogo giusto. Ovviamente per un ragazzino di Luogosanto che si ritrova a Roma tutto è gigantesco e la propria autostima si riduce notevolmente. Devo dire grazie ai miei genitori per i sacrifici, per permettermi di portare a termine gli studi ed è proprio per loro che non ho mollato». Nel frattempo, sono arrivati i primi lavori in televisione grazie alla sua insegnante di canto, Mariagrazia Fontana, i provini televisivi, i concerti nei locali romani e le collaborazioni con alcuni nomi del panorama musicale italiano, il musical «Actor Dei» all'aula Nervi in Vaticano, alcune pubblicità e la collaborazione con Stefania Orlando. Ma anche le prime incisioni. «Con esse anche le prime delusioni, le porte chiuse in faccia, i continui no da parte di produttori, autori di programmi televisivi, i famosi talent show,ma anche gli inaspettati compromessi ai quali ho sempre detto no. 
 Chi vuole intraprendere questa strada deve sapere che niente è dovuto. I programmi televisivi che invitano aspiranti artisti ai tanti casting sparsi per l'Italia sono specchietti per le allodole: rovinano chi ha trascorso anni studiando, facendo gavetta per due lire o gratis, chi trascorre il tempo a scrivere canzoni». 


  sempre   sulla nuova  ma del 18\10\2013  la  seconda   . Stavolta  d'emigrazione parziale   è quella  di Nita Magdalena Holt  una  pianista  statunitense  molto affermata  che  ha scelto  di risiedere in Gallura  , ma  quando deve lavorare  deve  andare  fuori  facendo la spola fra la  Sardegna e  gli Usa  e viceversa  

OLBIA È nata negli Stati Uniti, la gioventù l’ha trascorsa tra il Messico e il Venezuela, gli studi li ha fatti tra Irlanda e Francia, ma poi un giorno si è imbattuta nella Sardegna e non l’ha più abbandonata. Dal 2003 Nita Magdalena Holt vive a Olbia. O meglio vive a Olbia quando gli impegni non la portano lontano. Sì, perché lei è una pianista molto affermata, di quelle dal curriculum ricco di nomi e di incontri e molto spesso è in giro per il mondo con il suo pianoforte. La prima volta nell’isola risale al 1999, una scelta d’amore, che poi è diventata una scelta di vita. Dopo quattro anni, infatti, l’artista si è stabilita a Olbia, dove nel 2006 ha fondato il centro culturale Homero de Magalhaes, intitolato al maestro brasiliano, suo professore. «Un progetto – spiega la Holt - nato con l'intento di avvicinare la gente al linguaggio musicale e fare in modo che le persone, quando sentono parlare di Bach o Chopin possano pensare immediatamente alla loro musica». In questi anni la pianista, nonché docente di pianoforte, ha organizzato eventi in città e ha preso parte anche ad altri, spesso in collaborazione col regista Fabrizio Derosas. «Ma purtroppo qui si fa fatica a trovare spazi. Negli ultimi anni ho fatto da traduttrice, da voce narrante, mi sono esibita con il mio pianoforte, ma per lavorare bisogna andare altrove». E, infatti, lei non sta ferma un attimo. Questa estate ha suonato in Francia, Irlanda, Turchia, Kurdistan. E addirittura in Iraq. «E’ un posto di cui mi sono innamorata, mi è piaciuto da morire, la gente è molto accogliente. Il brutto è che non puoi fare a meno di vedere
i risultati della guerra. Tremila anni di storia calpestati». In Medioriente la pianista ha suonato alcuni brani molto poco noti di Beethoven, che figureranno in un ciclo di seminari che terrà prima a Olbia, nella sede della Cna ai primi di novembre, e poi negli Stati Uniti, ai primi del 2014. Sempre a gennaio la Holt terrà a Olbia un seminario sul clavicembalo ben temperato di Bach, che poi bisserà anche a Parigi e Dublino. Nell’attesa, oggi e domani l’artista sarà prima a Cagliari e poi ad Alghero all'evento per la celebrazione dei 25 anni della rivista "Poesia" con un reading dedicato a Seamus Heaney, premio Nobel nel 1995. Infine, ha anche partecipato alla selezione del concorso "Visioni Italiani" col film “Percorsi immobili di un passeggero clandestino”, in cui figura come pianista e voce recitante. Un film ambientato in Irlanda, ma con molte scene girate a Olbia. (info: http://magdalenaholt.com/)

giustizia lenta ? lo scatricabarile degli avvocati

unione sarda del 20\10\2013


Gli avvocati si auto-assolvono: giustizia lenta? Siamo innocenti

di GIORGIO PISANO
Viene perfino da sbadigliare a sentire e risentire che la giustizia italiana è allo stremo. Da quanti anni lo ripetono? Secondo qualcuno a paralizzare tutto nell'ultimo ventennio è stato il fattore B. Mario Canessa, presidente della Camera penale di Cagliari, vicino a Rifondazione comunista, dice invece che questo è soltanto un alibi, anzi che non se ne può più. «Mentre noi discettiamo sui giornali o nei salotti televisivi, le carceri stanno esplodendo. Noi però non facciamo nulla per paura che un qualsiasi provvedimento possa avvantaggiare il signor Berlusconi».
È vera emergenza, con l'aggiunta di qualche operazione di pronto soccorso assolutamente inutile se non per il portafogli dei legali e le casse delle Camere di Commercio. Di cosa si tratta? Per alleggerire la ressa davanti ai Tribunali civili, è stato messo a punto un ufficio di conciliazione, peraltro obbligatoria. Dovrebbe essere un tentativo per evitare di finire davanti al giudice. Domanda: ma se davvero ci si può riconciliare in un battito di ciglia, agli avvocati torna utile che tutto finisca così in fretta? Un dato, per quello che vale: alla Camera di commercio di Cagliari sono stati finora espletati 932 tentativi di conciliazione. Appena 68 (poco più del sette per cento) si sono conclusi con esito positivo.
Dalle parti della giustizia penale le cose vanno ancora peggio: troppi detenuti (sessantamila in tutta Italia, oltre duemila in Sardegna). Grande è la tentazione di varare un'amnistia, un indulto. Sessantasei anni, due figli, penalista preparato e pignolo, studio affacciato sul porto di via Roma, Canessa ha appena concluso - insieme ai radicali - la battaglia per una sventagliata di referendum. Dei dodici presentati, quelli sulla giustizia hanno superato quota cinquecentomila firme. Propongono l'abolizione dell'ergastolo, la separazione delle carriere tra chi giudica e chi accusa, il rientro dei magistrati dirottati fra ministeri ed enti pubblici, un uso meno rigido della custodia cautelare, responsabilità civile dei magistrati, risarcimento dei danni in caso di malagiustizia.
Le Camere penali sono associazioni di avvocati che «difendono i diritti del cittadino». Non dei penalisti? «No, o meglio: anche. Ma prima vengono i cittadini». Sotto lo sguardo di Emilio Lussu e la foto d'una grande manifestazione popolare ( truncare sas cadenas ), Canessa non rinnega il suo passato demoproletario prima e rifondarolo dopo. «Ma questo non mi impedisce di guardare alla situazione con distacco». Racconta che da piccolo faceva il tifo per Perry Mason e per Arsenio Lupin. «Poi un giorno ho deciso cosa volevo fare da grande. E mia madre ha tirato un sospiro di sollievo».
Cosa sperate?
«Di smuovere una giustizia pietrificata. Troppe distorsioni. Accusa e difesa dovrebbero essere ad armi pari e invece non è affatto così».
Voi non c'entrate nulla con le lungaggini processuali?
«È una leggenda metropolitana. Ci accusano di allungare il brodo con richieste di rinvio, spostamenti e qualunque stratagemma possa allontanare il più possibile il momento della sentenza. Peccato che sia un falso».
Innocenti, insomma.
«I tempi più lunghi riguardano la cosiddetta fase preliminare, quella che precede l'eventuale apertura di un processo vero e proprio. Se faccio una querela, potete star tranquilli che passerà molto, moltissimo tempo prima che qualcuno la prenda in mano e abbia la bontà di esaminarla».
Perché?
«Perché c'è un carico di lavoro enorme, perché ci sono indagini da affidare alla polizia giudiziaria, perché si preferisce dare la precedenza all'esame di certi reati e non di altri. È davvero bizzarro scaricare su di noi i tempi biblici della giustizia».
Le risultano strategie difensive che puntano proprio a tirarla per le lunghe?
«Se io chiedo un rinvio c'è sempre una buona ragione. Ammetto che questo possa dilatare il ruolo di marcia ma la vera attesa avviene prima. Vi dico l'ultima: querela presentata nel 2008; prima udienza fissata - come mi è stato appena comunicato - per la primavera del 2014. È tollerabile tutto questo?»
Non è che il processo lungo fa bene all'onorario?
«L'udienza di mero rinvio non comporta introiti-extra. È solo quando si fa attività processuale che si guadagna. Giustamente, direi».
Siete contrari all'ergastolo: ma perché, c'è qualcuno che lo sconta davvero?
«Sì. Pochi sanno di quello che si chiama ergastolo ostativo. Se sei stato condannato, ad esempio, per un omicidio di mafia hai davanti a te due strade: ti penti e diventi collaboratore di giustizia oppure sconti il carcere a vita, fine pena mai. Poco conta che sia un detenuto modello o che rinneghi il tuo passato: se non coinvolgi altre persone, se non fai insomma quella che noi definiamo una chiamata di correo, l'ergastolo te lo becchi tutto».
Si polemizza spesso sui pm: quelli manettari sono tanti?
«Il nostro codice di procedura penale prevede il ricorso alla custodia cautelare quando ci sia un quadro indiziario forte e quando esista il pericolo di fuga, il pericolo di reiterazione del reato o il pericolo di inquinamento delle prove. Se voglio sbattere in galera qualcuno, chi mi vieta di pensare che l'imputato possa fuggire o trattenersi sul fronte del crimine? Basta questo per arrivare alle manette. Teoricamente funziona, in pratica l'interpretazione di questo principio è eccessivamente discrezionale».
Significa?
«Significa che oggi la custodia cautelare viene utilizzata come anticipo della pena. Succede nella stragrande maggioranza dei casi. Ed è tutt'altro che raro, dopo una custodia cautelare, magari lunga, magari di due anni, che tutto si risolva poi in un'assoluzione».
È per questo che chiedete l'arresto solo per i reati più gravi?
«Vorremmo cercare di rendere meno esteso l'uso della custodia cautelare. Lo dico perché ha contraccolpi incredibili nella vita della persona. Innanzitutto altera la dialettica processuale, e mi spiego: quando dimentichi un indiziato in galera, le sue parole sono pesantemente condizionate, il difensore - tra l'incudine dell'imputato che vuole tornare in libertà e il martello del pm che non molla - subisce forti pressioni. Tutto questo porta a confessioni che possono essere assolutamente inattendibili oppure a chiamate di correo che stanno in piedi solo con gli stecchini».
La fase che stiamo vivendo è una notte della giustizia?
«Una riforma è necessaria».
La domanda era un'altra.
«Diciamo allora che attualmente la giustizia non gode di ottima salute. Con evidenti conseguenze».
Separazione delle carriere: buona idea a patto che accorci i tempi.
«I tempi del giudizio non c'entrano con la separazione delle carriere. Noi diciamo altro. E cioè: il magistrato che mi giudica non deve soltanto essere imparziale, deve anche apparire tale. Se è collega del pm che mi accusa, se hanno fatto lo stesso concorso, se sono vicini d'ufficio, beh, la certezza dell'imparzialità sfuma. Vorrei che al palazzo di giustizia ci fossero solo i giudici. I pubblici ministeri dovrebbero stare in un'altra sede. Mi dà fastidio che perfino l'Ordine forense sia ospitato al palazzo di giustizia».
Il cambio di indirizzo modificherebbe le cose?
«Ne siamo sicuri. Chi sceglie di fare l'inquisitore, ossia il pm, deve sostenere un concorso diverso da chi invece vuole soltanto giudicare. Dev'esserci una separazione anche fisica perché si tratta di due mondi diversi».
Chiedete anche il rientro dei magistrati sparsi negli enti pubblici.
«È inammissibile che, davanti all'Everest di lavoro arretrato, centinaia di magistrati continuino ad operare nei ministeri o in altri uffici dello Stato. Tanto più che una vicinanza troppo stretta con la Politica non è salutare».
La politica quanto condiziona la giustizia?
«Qualcuno si è fatto delle leggi su misura, alta sartoria per uso personale. Quanto pesi la politica lo abbiamo capito ogni volta che è finito sotto inchiesta un potente. Solo allora ci siamo accorti e ci siamo chiesti se per caso lo strumento della custodia cautelare non sia stato eccessivo. Sarà un caso che le galere scoppino solo di poveracci?»
Cosa rimproverate alla magistratura?
«Non siamo per gli attacchi insensati e strumentali. Vorremmo confrontarci, questo sì. C'è stata qualche piccola iniziativa in comune come la visita alle carceri ma poi le strade si dividono. Se il medico sbaglia, paga; se l'avvocato sbaglia, paga: per quale motivo il magistrato, se sbaglia, non deve pagare?»
Qualche magistrato che ha pagato c'è.
«Si contano sulle dita di una mano. E, in ogni caso, si è trattato in particolar modo di casi-limite, clamorosi».
Tutta colpa di B. se finora non è stata varata la riforma della giustizia?
«Berlusconi ha attraversato le cronache giudiziarie degli ultimi vent'anni. La sinistra ha mancato di coraggio: nel timore di favorirlo sia pure indirettamente, e dunque pagarne il contraccolpo politico, non ha mosso un dito, ha preferito lasciare le cose come stavano. Cioè male. Il prezzo, mentre Berlusconi si faceva intanto leggi ad personam, lo hanno pagato tanti. Anzi, troppi».
Il presidente della Corte d'Appello ha detto che c'è degrado morale nella vostra categoria.
«Verissimo. Noi avvocati siamo talmente degradati e attaccati al soldo che abbiamo chiesto la depenalizzazione di tantissimi reati. Se accettassero la nostra proposta, avremmo meno clienti. Siamo talmente degradati che vogliamo pure che la custodia cautelare sia limitata ai casi più gravi, ben sapendo tuttavia che il momento migliore per farsi pagare è quando il cliente sta in carcere».
Ha detto anche: pur di guadagnare ci sono avvocati pronti a tutto.
«Pronti a difendere i propri assistiti, fino a prova contraria».
Non l'assale nemmeno un dubbio piccolo piccolo?
«La nostra è una categoria eterogenea. Un mascalzone può essere dovunque, perfino tra i Papi, figuriamoci se non ci possa essere nelle nostre fila. Il discorso vale anche per la magistratura: se Cesare Previti era un corruttore, il giudice che gli ha venduto la sentenza faceva il magistrato. O sbaglio?»
Un imputato su due chiede la difesa d'ufficio. E viene puntualmente trascurato dal difensore.
«C'è una lista di colleghi che dà la propria disponibilità a rappresentare in aula chi si avvale del gratuito patrocinio dello Stato. Conosco molti giovani colleghi che svolgono questo compito con impegno e professionalità. Sull'altro fronte c'è invece un Tribunale che li paga a distanza di uno, due anni. Ritardi spaventosi e inaccettabili. Gli avvocati, compresi quelli d'ufficio, pranzano e cenano come i comuni mortali».
La crisi si fa sentire dappertutto.
«Anche negli studi legali. Tanti clienti hanno difficoltà a pagare e propongono di saldare a rate. Segno dei tempi».
Amnistia o indulto?
«Amnistia e indulto. Le carceri traboccano di imputati per la legge Fini-Giovanardi sulla detenzione e lo spaccio degli stupefacenti e per la Bossi-Fini sull'immigrazione».
Non è che il Capo dello Stato stia cercando un salvacondotto per B.?
«Non lo so e non m'importa più di tanto. Torniamo al discorso di prima: la situazione delle carceri è di totale illegalità. Continuare con la politica dell'attendismo per timore che possa beneficiarne Berlusconi è criminale».
pisano@unionesarda.it

Due viaggi al giorno, 300mila chilometri all’anno sulla 131 È il servizio di “noleggio con conducente a chiamata” Sassari-Cagliari e ritorno: vita in taxi dei fratelli Panai

  musica  consigliata    io  cd  :
riportando tutto a casa de Modena  city ramblers
No  drection home    dio Bob Dylan

dalla  nuova  sardegna del 21\10\2013
SASSARI Si chiama Roberto come il mito De Niro, il grande Robert che nel 1976 interpretò Taxi Driver di Martin Scorsese strappando Oscar, trionfando a Cannes e nelle sale cinematografiche di mezzo mondo. Ha pure alcuni tratti somatici del Robert giovanile di casa a
Manhattan. E la simpatia e il sorriso. Ma nulla ha da dividere col marine Travis Bickle reduce dal Vietnam interpretato dall'attore neworchese. C'è sempre un taxi di mezzo (quello sassarese è oggi decisamente più elegante e confortevole). Ma la guerra del nostro tassista – tutta girata in Sardegna – è meno traumatica. È un percorso di vita quotidiana, per tutti i giorni dell'anno, da Sassari a Cagliari e viceversa. Anche quando a Campeda soffia la buriana e la neve ti blocca. Centocinquantamila chilometri all'anno per collegare le due più grandi città dell'isola per Roberto, altrettanti per il fratello Gigi. In due trecentomila chilometri all'anno. Sosta a Marrubiu in discesa verso il Capo di sotto, a Tramatza in salita al Capo di sopra. Di mattina alle 6 Roberto parte da Sassari e rientra alle 13 da Cagliari. Di sera partenza per Cagliari alle 14 con Gigi al volante e ripartenza per Sassari alle 18. Viaggi il più delle volte al gran completo. Segreto professionale. Clienti di tutti i tipi: cittadini comuni che devono andare negli ospedali, professori pendolari, studenti universitari, dirigenti pubblici e commercianti, frati e suore, consiglieri ma anche assessori regionali. E deputati. «Niente nomi, segreto professionale», dice scendendo da una lussuosa Mercedes Sprint classe E Viano nera parcheggiata nel colle di Monte Urpinu a Cagliari con vista sul Castello. Campanilista manco poco poco. Con convinzione dice: «Cagliari e Sassari sono due città sorelle, entrambe belle. Perché? Non sono belle Tempio e Ozieri? Lanusei e Alghero? Tutta bella è la Sardegna». È, suo malgrado, uno dei testimoni privilegiati del calvario della Carlo Felice cantiere eterno delle incompiute targate Sardegna con la maledizione di un'Anas che dei camel trophy obbligati dei sardi se ne strafrega. È, suo malgrado, testimone delle impennate della grande crisi economica, lui la paga soprattutto col prezzo dei carburanti («incidono per più del 35 per cento nella gestione della nostra azienda»). Goleador. Così parla Roberto Panai, 45 anni, celibe impenitente, a suo tempo ala destra e goleador del Latte Dolce, lettore appassionato dei libri del suo concittadino Alberto Capitta, fan di Manuela Arcuri («è una statua greca, l'ho portata alcune volte in discoteca»). Ha casa e officina nella zona di Tàniga Baldella, di fronte al san Camillo, 5mila metri di giardino usato per la rimessa. È anche lui, come molti imprenditori grandi e piccoli in Sardegna e in Italia, figlio d'arte. A ottenere la prima “licenza di noleggio da rimessa con conducente” era stato il padre, Antonino Panai, nato nel 1931 a Monteleone Roccadoria, fino al 1958 vive a Romana quando si trasferisce a Sassari per fare il tassista. Bastoni fra le ruote delle burocrazie comunali e prefettizie, inizia come tutti da abusivo, multe e contravvenzioni a gogò, fino a quando - anno 1975 - riesce a mettersi in regola e può usare la sua patente di guida Kb. Inizia con una Fiat 600 multipla. I primi viaggi con le insegnanti che dovevano raggiungere Alghero, Tottubella e Portotorres. I servizi di trasporto pubblico, si sa, in Sardegna sono un disastro. Panai ti viene e prendere a casa e ti lascia sull'uscio di scuola. Impara un po' di inglese e può dire di svolgere un servizio door to door, porta a porta. È un'altra cosa. Arriva la petrolchimica e per babbo Panai è la manna col viavai tra Portotorres e Sassari, dirigenti Sir da portare all'aeroporto di Fertilia. «Anche quindici viaggi al giorno faceva». Il lavoro cresce. Trasporta i giornali per La Nuova Sardegna in alta Gallura, Tempio, Santa Teresa, Arzachena, Palau, Olbia. «Si alzava all'una e mezzo di notte, alle due era in via Porcellana e poi a correre a portare il quotidiano». Arrivato a Sassari «si riposava quando poteva, poi sempre col volante in mano». Lascia le Fiat e passa alla Peugeot, e di macchine ne compra più d'una. Sposa Marianna Mazzone di Buddusò, è padre di otto figli, cinque donne, tre maschi. Roberto è il quinto. Dopo le elementari a San Donato, le medie e poi a lavorare. Le ciminiere della Marinella fumano meno ed è Roberto, col fratello Luigi, a diversificare. Nasce il collegamento quotidiano fra Cagliari e Sassari, con lo stesso metodo di papà Tonino, door to door, macchine pulite ed efficienti, prezzi quanto basta, cortesia. I pullman sono a nove posti. Silenziosi. Modelli preferiti Mercedes e Renault. Prenotazioni. Nasce così «il servizio collettivo a domicilio». Prima le telefonate per le prenotazioni arrivavano al telefono del bar di Antonino Dedola in corso Vico, di fronte alla stazione dei treni. «Oggi, con i telefonini, è molto più semplice per noi ma anche per i clienti. Le attese vengono ridotte al minimo sia quando prendiamo i clienti da casa o da un albergo sia quando li facciamo scendere nel punto che loro ci indicano». E scatta anche la diversificazione perché, col rispetto dei turni e degli orari di lavoro, le ruote girano anche di domenica. «Eravamo impegnati con le trasferte delle società sportive di atletica, basket, pallamano. Non sono mancati i guai perché spesso fioccavano contestazioni che ritenevano che il nostro fosse un servizio di linea e non, invece, un vero e proprio noleggio con conducente a chiamata. Anche oggi noi lavoriamo con i clienti che ci chiedono di essere presi in tale punto o in talaltro. Mica andiamo a sottrarre viaggiatori ai mezzi pubblici. C'è da lavorare per tutti». Emozioni. Da lavorare e, per tornare a Robert De Niro, anche da vivere emozioni di natura non proprio cinematografica. Succede questo. Roberto Panai martedì 18 giugno del 2002 deve fare una consegna alla Deutsche Bank di via Cocco Ortu, pieno centro nel quartiere San Benedetto di Cagliari. All'incirca è mezzogiorno. L'Italia è incollata ai televisori per seguire da Daejeon la partita della World Cup con la Corea del Sud, match che gli azzurri perdono anche per le follie arbitrali di Byron Moreno. Un rapinatore ha pensato di approfittarne ed eccolo entrare a mano armata nell'istituto di credito. Mascherato, si fa consegnare 7mila euro in contanti. Roberto Panai sta per entrare e si accorge di tutto. Il bandito se la cava bene con la porta girevole blindata ma esce, inforca una moto. Panai ha capito tutto, lo rincorre con un'altra moto all'altezza del teatro lirico di via Sant'Alenixedda, lo agguanta, lo immobilizza e lo consegna bell'e pronto alla volante della squadra mobile che era già stata avvisata e stava circondando la zona con i carabinieri. Panai dovrebbe ripartire per Sassari con i clienti ma deve rispondere alle domande degli inquirenti e firmare i verbali. Li avvisa: «Ripartiremo con qualche ora di ritardo». Sulla Carlo Felice diventa radiocronista placcatore dei rapinatori con pistola. Chissà quanto lo avranno ricompensato in banca. «Macché. Non m'hanni dadhu mancu un francu, solu grazie di lu diretori». Il giorno dopo è fatto santo sui giornali. Qualche cronista lo chiama eroe. Taxi porta a porta ma non solo. Anche servizi matrimoniali («uno degli ultimi c'è stato richiesto da una coppia di cinesi che hanno festeggiato in pompa magna al T hotel di Cagliari e hanno voluto una limousine tirata a lucido e bordata di fiocchi bianchi»). Un pullman da cinquanta posti, un altro da venti. Per altre esigenze. E poi il servizio da Corriere Espresso gestito da Pina, sorella di Roberto. Caffè a metà strada. La giornata di Roberto taxi driver comincia alle 5 del mattino. Alle sei è sotto casa dei clienti. E poi la grande marcia verso Cagliari con un caffè a metà strada. Durante le soste giornali o un bel libro. Rientro verso le 15-16. Lettura di altri giornali, controllo e pulizia dei mezzi e poi un po' di tivù, ma «solo quanto basta». Massimo alle 23 a nanna. In attesa della sveglia. Prima di ripercorrere cinquecento chilometri al giorno, perché «ci si sposta tanto in centro, sia a Sassari che a Cagliari». Soddisfatto? «E perché no? Di che cosa avrei potuto vivere? Di un impiego pubblico? Certo che no. Il grande merito è stato di mio padre che ha creduto in un servizio che proprio non esisteva e che oggi è diventato utile, ce lo dicono i clienti».

21.10.13

l'amicizia oltre la morte [post notturno ]

musica  consigliata







 nel traferire   i file   dal vecchio cellulare  un nokia navigator 67100  (  sotto  a sinistra   ) al nuovo  smartphone   il samsung  gt-s6500 galaxy mini 2 (  sotto  a  destra  )  fra  le  foto    ho trovato questa   che  riporto sotto  e    che  ha   dato origine al post in questione   . 
Ora  molti mi diranno , chi era lo  conoscevi  ?  perchè hai  fotografato  un momento privato  ? 

 Come  ho risposto   ad  un commento     sul mio Facebook :  non lo  so  in quanto la  foto  risale  ad  uno \  due anni fa . E poi  che  importanza   ha  se  lo conoscevo  o meno . 
Sinceramente  non so  chi sia  . Ricordo  solo   che leggendo  i necrologi   mi colpi  molto il contenuto  , spontaneo ,  fresco e diretto  e   poco  retorico  e  standard  che si usa  di solito in tali occasioni  e  senza   chiedermi  se  stavo  facendo bene  o male   scattato . I necrologi sono pubblici  non vedo  dove  sia la  violazione di qualche legge  . Posso   solo dire   che    anche   se  nella vita   ci si perde  di vista   è  con la morte che  ci si ritrova . Quindi  in culo a  chi   rappresenta  la morte   solo ed  esclusivamente   come qualcosa  di negativo  e di terribile   rappresentata  fin dal medioevo   da uno scheletro con la falce  . Ma   venga vista  come la fine dell'inizio  e  non    solo  come  l'inizio della fine   . Proprio morfeo  , mi  sta  rapendo   ho trovato ,  sulla mia  home , questo post  di  Alexandra Zambà .






































che  descrive   e riassume  quando detto fin'ora in questo post





Spesso penso alla morte
al modo in cui dirò addio alla vita
a come avrò la bocca in quell'istante
le mani il corpo.
Vorrei morire mi dico
senza saperlo
a tradimento
in un momento
in cui non me l'aspetto.
Ma ecco che l'alba
riaffiora assurda
e la vita ridiventa
l'incontenibile gioco.

                                                  Salvatore Toma (1951 – 1987 )

 Proprio mentre  termino di  copiare  questa poesia mi ritorna in mente  questa  canzone



 

P.s
Se nel caso il post dovesse  urtare la sensibilità degli interessati  (  i familiari del morto e l'amico  che  gli ha dedicato  il necrologio  qui riportato )  me  li  si faccia  sapere  e  sarà rimosso

20.10.13

Youporn E' uno dei siti più visitati del Pianeta ma, a sorpresa, non solo per merito degli uomini: le donne sono sempre più complici nei "giochi" di coppia

 musica  consigliata    The Times They Are A-Changin bob dylan  e  Barbara (Sesso, droga e rock 'n roll) Live - MOTHERSHIP!!

 Premessa  


Visto  che   prevedo  che   molti di voi  mi diranno  :  cos'è hai cambiato idea    prima eri per le crociate  contro la pornografia ,  l'erotismo negli spot e  adesso ? 

 No non ho cambiato idea.Io  odio  sempre  le crociate  e  i proibizionismi  acritici  .  Infatti    ero ( e lo sono tutt'ora  )  contro  la  dipendenza   da pornografia , la sessualizzazione  precoce   , l'abuso del corpo  delle donne  e del  sesso in spot  di  prodotti  che  non sono attinenti  esempio macchine  , o trasmissioni  tv   . A mio avviso  un uso equilibrato   e  consenziente della pornografia  non hai mai   creato problemi   e  contro indicazioni , se  fatto  non precocemente   e  senza basi   cioè  si spiegano i
pro e i contro  . Idem  per  un educazione    sessuale nelle scuole  che spieghi la differenza  )  sempre  più labile  quasi inesistente  ) tra essa e la pornografia. Eccone  un esempio  che     può essere usato  dai  16 anni in su  . 
Per  quanto riguarda  l'educazione sessuale  nelle  scuole   , non concordo  . Infatti L'educazione sessuale    è utile  , onde    evitare   e  costituire    un barriera    contro la sessualizzazione precoce(  vedere  url  nelle righe  precedenti  )   . l'importante  è che sia   fatta  gradualmente  in maniera  laica  non confessionale , non ideologica  , non solo anatomica   e  corporea   cioè solo  sesso  e  boh  , ma  applicata    all'amore  cioè che  a letto  ( all'atto )    si arriva   dopo un rapporto affettivo  e sentimentale 
Solo   cosi  si evitano  parlo anche per  esperienza  personale  diretta   nel   primo caso : 1)  porno dipendenza  ., 2) omofobia , 3)  violenze sessuali sulle donne  .,  4) pedofilia  e  pedo pornografia  .

Dopo questa  precisazione   il post  vero e proprio  tratto da    http://societa.panorama.it/

Una volte le domande esistenziali riguardavano i grandi misteri della vita: l’infinito, il senso dell’esistenza, l’amore puro. Oggi anche la pubblicità ci mette di fronte ad altri dubbi: tassi di interesse, mutui, finanziamenti. Ma tra le grandi domande ce n’è una che si fanno tutti: ma perché gli uomini sono sempre suYouPorn? Mariti, fidanzati, compagni e amici lo “visitano” regolarmente e senza neanche tanto clamore o imbarazzo. E così, finito (da un pezzo) il tempo in cui si entrava in edicola con aria sospetta per cercare un giornalino che soddisfacesse gli istinti, ora youporn è il migliore amico dell’uomo. Ma proprio di tutti gli uomini, tanto che è stato “nominato”, dopo sette anni dalla sua creazione, il più popolare sito del Pianeta.

Sembrerà strano, ma un grazie va detto a tutte le donne: mogli, fidanzate e amanti che, un po’ per complicità e un po’ per disinteresse, chiudono un occhio di fronte ai loro partner colti in “flagranza di reato” di fronte al Pc. E pensare che un tempo erano perfino capaci di buttare all’aria un matrimonio per uno sgarro di questa portata! Oggi anche loro osano online ma, a differenza dei maschi, preferiscono farlo in coppia, magari per “giocare” un po’ con il proprio compagno, piuttosto che da sole.Ma ecco qualche numero su questo fenomeno. Intanto pare che i più porn addicted siano gli americani, seguiti a ruota da tedeschi e francesi; i latin lover italiani si piazzano invece al quarto posto dove in testa si trovano città come Roma e Milano. Il dato curioso non è che le visite durano circa 10 minuti e la fascia prediletta è tra le 9 di mattina e le 17 (proprio mentre si dovrebbe essere intenti a lavorare) ma che tra le prime cinque celebrità più cliccate c’è l’italiana Sara Tommasi, in compagnia di Paris Hilton, Pamela Anderson e Kim Kardashian.Pare che di vere e proprie controindicazioni non ce ne siano, anche se gli esperti affermano che tra i 25 e i 35 anni si è molto più vulnerabili  e a rischio pornodipendenza. Anzi qualcuno, interrogato in merito, ammette addirittura che senza la pornografia online ci sarebbero certamente più tradimenti e più infelicità nelle coppie. Quindi via libera ai siti che “aiutano” l’eccitazione, ma attenzione però a non farsi prendere troppo dall’ansia da prestazione…


e  da  non cadere nella  videodipendenza  aggiungo io   

basta con la volgarità gratuita desematizziamo la parolaccia

di solito tali giornali per  vecchie  e  appassionati  di gossip  e  cronaca  sono bacchettoni  ma    stavolta l'editoriale  riportato sotto    ha ragione  . Non se  ne  può più  . bisognerebbe   ( come dicevo in un precedente   post  )  desematizzare  la  parolaccia   e   soprattutto non proibirne  l'uso  ai bambini  ma  lasciarle  dire  , spiegandogli pero   : dove,quando, come  cioè  in che  contesto \  situazione   dirle  e non dirle , quando  sono mancanza di rispetto o  ad  usare  al  loro posto sinonimi e  metafore  .  Fare come  come suggerisce la  guzzanti in vilipendio  tour del 2009\10 



 
in particolare  nell'intervallo   25.30 -32.58\33  


dall'editoriale    di www.oggi.it 


Parolaccia mia  Perchè in tv e in politica trionfano insulti e linguaggio volgare

Nel mio piccolo, da diversi anni conduco una personale campagna contro il turpiloquio pubblico. Su altri giornali che ho diretto mi ero schierato contro il primo, famoso V-day di Beppe Grillo, non tanto per il concetto ma per l’espressione usata, beccandomi naturalmente una salva di insulti dai nascenti cinquestelle. Ebbi anche l’onore di una reprimenda di Daniele Luttazzi, per aver criticato le sue «acrobazie coprolaliche» televisive. Luttazzi, nel frattempo, è sparito dai radar. Grillo no. Anzi. E comunque la mia campagna è miseramente naufragata. La parolaccia e la volgarità scritta o gridata ormai trionfano ovunque. Se ne sono accorti quei 600 mila italiani coraggiosi che hanno assistito alla prima e unica puntata di Radio Belva su Rete4, trasmissione prontamente cassata da Mediaset causa bassi ascolti e alti improperi. Giuseppe Cruciani e David (con l’accento sulla “i”) Parenzo almeno un merito, però, l’hanno avuto. Quello di aver involontariamente ridoganato (si dirà così?) l’osceno. Perché si spera che, dopo la loro performance, molti si siano accorti che la scorciatoia della scurrilità non paga. In effetti, non se ne può più. Dal Parlamento alla tv, l’ingiuria ha sostituito qualsiasi forma di ragionamento, anche il più elementare.
Come scrive Gian Arturo Ferrari sul Corriere della Sera, «viene il sospetto che dietro le grida, le offese più atroci, gli epiteti più vergognosi non ci sia vera aggressività, vero astio, vero odio. Ma solo il tentativo di segnalare la propria presenza, di farsi vedere risoluti, sbrigativi e non impediti da convenzioni». Certo, la lingua evolve, ed è naturale che il parlato reale delle persone tracimi in ambiti in precedenza “protetti”. Ci si è messo pure il Web, con il suo “bomba libera tutti” per cui chiunque, spesso al riparo dell’anonimato, sembra legittimato a dire qualunque cosa. Così, per esempio, anche nei giornali seri qua e là si possono adesso trovare termini un tempo proibiti, quando «il comune sentimento del pudore» vietava riferimenti al sesso o agli organi genitali. Ma si tratta di una questione di equilibrio, di limiti, vorrei dire di misura se non temessi l’inevitabile doppio senso. Nessuno vuole tornare al linguaggio grigio e burocratico, alle ipocrisie lessicali, ai giri di parole, alle “C” iniziali seguite dai tre puntini sempre e comunque. E non si vede perché se una certa parola è usata da quasi tutti non possa essere serenamente accettata quando pronunciata in un comizio o in televisione.
Va bene, ma solo se esiste una ragione per pronunciarla e se il contesto lo permette: utilizzare il linguaggio corrente in teatro, dove chi è presente ha pagato per ascoltarlo, è ben diverso dal farlo di fronte a una platea indiscriminata come quella televisiva; scrivere in gergo popolare su un libro è differente dal mollare i freni in un articolo di giornale o in un’intervista in radio… In defnitiva, credo che esista una regola: se nel privato ciascuno parla come sa e come può, nel discorso pubblico l’autocontrollo dovrebbe continuare a essere percepito come un valore. Chi ha responsabilità nel mondo allargato della comunicazione (politici, giornalisti, scrittori, insegnanti) dovrebbe provare a ripetere l’esercizio che ho appena cercato di eseguire: redigere un intero testo sulle parolacce senza scriverne nemmeno una. Chi ci riesce è promosso. Gli altri vadano a Radio Belva. O in Parlamento.

Halloween, new age e yoga nella 'black list' dei vescovi dell'Emilia Romagna


Suoi  giornali  e  non  inizia  ad  esserci , mancano ancora  due  settimane  ,  pubblicità per :  cene , ricette  , etc.  su Halloween  . Allo stesso modo  anche  articoli  sulla  solita  polemica  si o no . Eccone  alcuni  . Il primo è  preso  da   http://www.ilrestodelcarlino.it/ferrara/cronaca/2013/09/30/958150-emilia-romagna-vescovi-contro-yoga-halloween.shtml


Halloween, new age e yoga nella 'black list' dei vescovi dell'Emilia Romagna

L'allarme lanciato dall'arcivescovo di Ferrara-Comacchio, monsignor Negri, in un documento della Cei: 100 pagine contro le “derive spiritualistiche” 
Yoga
Yoga

Ferrara, 30 settembre 2013 - I vescovi dell’Emilia-Romagna preparano la controffensiva alle sette e ai movimenti religiosi alternativi. Ma al fianco del classico satanismo ed esoterismo, nella ‘black list’ della Conferenza episcopale regionale compaiono anche la festa di Halloween e pratiche diffuse come la new age, lo yoga e, piu’ in generale, il salutismo.Non sono solo considerate anticamere per l’ingresso nelle sette, ma anche concause di un “allontanamento” di giovani e giovanissimi dalla Chiesa. “Sono queste le periferie della maggioranza del mondo giovanile”, afferma monsignor Luigi Negri, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, rilanciando il concetto di “periferie dell’anima” ripetuto da papa Francesco. Negri e’ colui che per primo ha lanciato l’allarme sulla diffusione delle sette e che ha fortemente voluto il documento della Cei emiliano-romagnola presentato oggi alla stampa a Bologna, nella sede del Seminario.I vescovi dell’Emilia-Romagna (insieme a Negri erano presenti anche Francesco Lambiasi, vescovo di Rimini, e Giovanni Ambrosio, vescovo di Piacenza-Bobbio) parlano di “devianze religiose” e di “derive spiritualistiche. In questo momento la societa’ pullula di religioni fai da te - afferma Negri - e’ un fenomeno molto complesso, che ha anche motivi economici, e che investe giovani e giovanissimi:le grandi discoteche sono i primi luoghi di reclutamento e iniziazione”.Il documento e’ un libretto di un centinaio di pagine, che ha avuto “una gestazione molto seria e approfondimenti scientifici”, per mettere in guardia soprattutto le parrocchie. All’indice vengono messe concezioni come gnosticismo, millenarismo, panteismo, relativismo, sincretismo e credere nella reincarnazione. Ma anche divinazione e cartomanzia, Halloween, new age, salutismo, ufologismo, magia, occultismo e stregoneria.Nel documento della Cei emiliano-romagnola si mette al bando la New age perché “riduce l’incontro con Dio a una specie di viaggio dentro il proprio Io”, oltre al fatto che non contempla “la concezione di peccato ne’ il bisogno di redenzione”. Si mette poi in guardia da “santoni e guaritori” e dal salutismo, che “finisce per dissolvere Cristo nell’animismo pagano”.Ma non solo. “E’ bene non sottacere la pericolosita’ per la salute delle persone- scrivono i vescovi- causata dalla frequentazione di corsi che prevedono l’uso di tecniche mutuate dalla psicoterapia, dallo yoga, dal training autogeno, applicate in modo spurio e disordinato da persone incompetenti, senza adeguati controlli. L’elemento egocentrico-narcisistico, introdotto dall’uso improprio di certe tecniche, puo’ incidere sull’equilibrio psico-affettivo e provocare particolari patologie e disturbi”.Fra i fenomeni che spaventano di piu’, pero’, c’e’ la diffusione della festa di Halloween, considerata “una festa importante per i satanisti”, che “il cristiano non puo’ accettare perche’ legata strettamente ad atteggiamenti superstiziosi ed e’ contraria all’autentica vocazione cristiana”. Per il teologo don Lorenzo Lasagni c’e’ anche di piu’. “Halloween e’ l’anticamera verso percorsi esoterici, fino ad arrivare al satanismo- sostiene- un ragazzo educato cosi’ a scuola e in famiglia non viene aiutato: si rovina una persona”. Nei secoli, continua don Lasagni, “c’e’ stata una palese modificazione della verita’. Da festa religiosa, Halloween e’ diventata un prodotto commerciale basato sull’horror banalizzando argomenti sacrali come la vita, la morte e il rapporto con l’Aldila’”.

il  secondo  http://www.jw.org ( testimoni di geova  )


Halloween si festeggia anche nel vostro paese? Negli Stati Uniti e in Canada è una festa molto popolare che ricorre il 31 ottobre di ogni anno. Ad ogni modo le usanze di Halloween si ritrovano in molte parti del mondo. In certi luoghi si celebrano feste che, pur avendo un nome diverso, hanno lo stesso tema: il contatto con il mondo soprannaturale per mezzo di folletti, streghe, spiriti dei defunti, angeli demoniaci e persino il diavolo stesso. (Vedi il riquadro “






FORSE voi non credete nell’esistenza di forze soprannaturali. Magari considerate Halloween e feste simili solo un’occasione per divertirvi e permettere ai vostri figli di dare libero sfogo all’immaginazione. Molti però ritengono che queste feste siano pericolose per i seguenti motivi:

  1. “Halloween”, spiega un’opera di consultazione, è una festa “intrinsecamente legata alla possibilità di entrare in contatto con gli spiriti, molti dei quali minacciano o terrorizzano” le persone (Encyclopedia of American Folklore). (Vedi il riquadro “



    Halloween nella storia”.) Alla stessa stregua molte 


    celebrazioni simili a Halloween hanno origini pagane e affondano le radici nel culto degli antenati. Ancora oggi, in occasione di queste festività, persone di tutto il mondo cercano di comunicare con quelli che considerano gli spiriti dei morti.

  2. Anche se quella di Halloween è spesso vista come una festa americana, ogni anno sono sempre di più i paesi in cui attecchisce. Molti di coloro che si avvicinano a Halloween, però, non sono consapevoli dell’origine pagana dei simboli, degli addobbi e delle usanze di questa festa, che nella maggior parte dei casi hanno attinenza con esseri soprannaturali e forze occulte. (Vedi il riquadro “



  3. Migliaia di adepti della Wicca, che osservano antichi riti celtici, si riferiscono a Halloween ancora con il vecchio nome di Samhain e ritengono che sia la notte più sacra dell’anno. “I cristiani ‘non se ne rendono conto, ma celebrano la nostra festa insieme a noi. [...] E a noi fa piacere’”, ha scritto il quotidiano USA Todayriportando le parole di un noto stregone.



  4. Feste come Halloween sono in contrasto con la Bibbia, che avverte: “Nessuno tra di voi [...] pratichi la divinazione o cerchi di indovinare il futuro, nessuno eserciti la magia, né faccia incantesimi, o consulti spiriti e indovini; nessuno cerchi di interrogare i morti” (Deuteronomio 18:10, 11Parola del Signore; vedi anche Levitico 19:31; Galati 5:19-21).
Alla luce di quanto abbiamo detto, è giusto che sappiate delle oscure origini di Halloween e di altre feste simili. Capendo cosa c’è alla radice di queste celebrazioni potreste decidere di unirvi alle molte persone che si rifiutano di prendervi parte.




Ora pur essendo  credente  a modo mio  cioè senza  nessuna chiesa   infatti   ci vado poco  (  feste comandate  e  " riti comunitari "  cioè battesimi ,  comuni  , cresime , matrimoni  funerali  ) e pur essendo critico verso i testimoni di Geova  ( li vedo come una sorta  di  scopiazzatura   delle  tre religioni  classiche   cattolici   , cristiani  , islamici   al  limite  e la  newage )  debbo riconoscere   che   questo  opuscolo  è si  conservatore  ma   a differenza  del primo non si mette  a   condannare  come una crociata  chi   segue   Halloween e  i  riti pagani dei morti ma  il  le feste in se  .sconsigliandolo di praticarlo

i miei due film di questa settimana On The Road (2012) e Il grande Gatsby ( 2013)

in uno dei miei  soliti  sabati  casalinghi   ho visto  :   questi due   film  . Il  primo  è   on the  road  (  piaciuto  a me   , ma  non  alla mia vecchia  ,  che  lo ha ritenuto  troppo   prolisso e monotono    vista  la lunghezza   )


   


un film  intenso .  Ottima la  fotografia .  Pochissime  e poco notevoli le  differenze    tra  il romanzo omonimo , quasi impercettibili    .  Colonna  sonora   bellissima  ma  struggente in alcuni casi    .  in particolare  questo  



Esso  è insieme a:  ( non nececcessariamente in ordine cronologico , in quanto alcuni gli ho anche rivisdti   o gli  ho visti anni  dopo la  loro  uscita  )  into the wild , segreti di Brokeback Mountain (Brokeback Mountain) , quasi amici , educazione siberiana  , Lord of War , kla migliore offerta  , I segreti di Brokeback Mountain ,il grande lebowski , lezione21 ,L'onda (Die Welle),  v per  vendetta , il pianista  sul'oceano , scoprendo  forest  , invasioni barbariche  , mare  calmo  , Un perfetto gentiluomo(The Extra Man),  i diari della motocicletta, Babel , ed  altri  che  non ricordo,   .   i migliori che ho visto negli ultimi 9 anni

Il  secondo  Il grande Gatsby 
un  film alla dannunzio .Bella  la  fotografia .

19.10.13

c'è amore più grande? Si sposano in chiesa dopo 80 anni di convivenza. Lui ha 103 anni, lei 99: che tenerezza .finchè morte non vi separi ?

finchè  morte non vi separi  ?  da www.oggi.it


se il  video non si vede    andate  qui
 http://www.oggi.it/video/curiosita/2013/10/17/si-sposano-in-chiesa-dopo-80-anni-di-convivenza-lui-ha-103-anni-lei-99-che-tenerezza/


Una storia d’amore vero e tenerezza che arriva dal Paraguay. Lui si chiama Jose Manuel Riella e ha 103 anni, lei Martina Lopez e di anni ne ha 99. E dopo ben 80 anni di convivenza (e 40 di matrimonio civile), hanno deciso di sposarsi anche con rito religioso, con tanto di abito bianco per lei. La coppia ha già otto figli e ben 50 nipoti, tutti presenti alla cerimonia a Santa Rosa. Un evento, in effetti, imperdibile (lapresse) Aggiornato al 17 ottobre 2013

C'é bisogno di fare una differenza tra ebrei e sionisti, e questa differenza deve iniziare dagli ebrei stessi.

Non esistono popoli giusti e popoli sbagliati, esistono azioni giuste e azioni sbagliate e quelle sbagliate devono essere punite ecco  spieg...