24.11.13

«Nuda sul web per pagarmi gli sfizi» Universitaria cagliaritana racconta il mondo segreto delle cam-girl Sul libretto universitario ha la media del "27" ed esami in regola.





Alcuni dei contenuti qui riportati potrebbero urtare la sensibilità di chi legge in quanto tratta di tematiche inerenti alla sfera sessuale. Sono argomenti che potrebbero urtare la tua sensibilità o essere inadatti per i minori di 14 \16 anni o per  chi è sensibile  a  tali argomenti 















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INCHIESTA. Silvia, 21 anni, arriva a guadagnare 3000 euro al mese: «Lo fanno tantissime ragazze»«Nuda sul web per pagarmi gli sfizi»Universitaria cagliaritana racconta il mondo segreto delle cam-girlDi giorno studia e va all'università, di notte si spoglia a pagamento davanti a un pc. «Faccio l'imprenditrice di me stessa, così riesco a comprarmi vestiti di marca».Sul libretto universitario ha la media del "27" ed esami in regola. Si spoglia davanti alla webcam per comprare trucchi e vestiti di marca. "Che c'è di male?", chiede.



La storia è raccontata sull'Unione Sarda oggi  24  novembre  2013   ( trovate sotto l'articolo ) Ha per protagonista una studentessa universitaria che di notte, dopo aver dedicato la giornata allo studio e a frequentare le lezioni, si spoglia a pagamento per i clienti on line. Professione webcam girl. "E' come se facessi l'imprenditrice di me stessa - racconta - così riesco a comprarmi vestiti di marca. Non vedo cosa ci sia di male".










Un filo di trucco, jeans e scarpe da tennis alla moda. Libri sottobraccio e viavai quotidiano tra la biblioteca e le aule dell'università. Di giorno si confonde tra migliaia di ragazze alle prese con esami e lezioni, la notte mette via gli abiti della brava studentessa e si trasforma in un'abile mangiauomini, sfruttando le potenzialità infinite del web. Silvia (il nome è di fantasia) è cagliaritana e ha una bella media nel libretto, «del 27, con gli esami sono in regola». Lo dice con orgoglio, e con la stessa facilità con cui parla del suo lavoro da lucciola virtuale «più diffuso di quanto si pensi». Professione webcam girl, «non vedo cosa ci sia di male. Mica mi prostituisco. È come se facessi l'imprenditrice di me stessa».
I GUADAGNI I vestiti volano via davanti alla telecamerina installata sul pc: internet diventa la porta d'accesso al mondo del sesso virtuale e dei guadagni facili. Sguardo ammaliante, movenze sensuali e una spregiudicatezza che mette i brividi. L'obiettivo è solo uno: far durare lo “spettacolo” il più possibile. Perché più si è brave a tenere incollato il cliente allo schermo, più consistenti sono i guadagni. «Per la chat privata mi faccio pagare tre euro al minuto. Alcuni mesi riesco a raggiungere anche tremila euro, dipende da quanto tempo mi collego e dalle richieste che ricevo».
I CLIENTI Ventun anni appena compiuti e la vera identità nascosta con cura dietro la mascherina nera («i miei genitori sono convinti che faccia la promoter. Sono all'antica, ne morirebbero»). Il costume di scena lascia poco alla fantasia. Ma pure quello viene sfilato via per mettere in tasca qualche euro in più. Il tariffario cambia in base alle richieste. «Qualcuno vuole spettacoli particolari, in questo caso chiedo anche cento euro».
STUDENTESSE HARD Racconta di un mondo affollatissimo: «Ci sono tantissime studentesse che lo fanno, anche alcune mie colleghe». Qualcuna sceglie il guadagno facile per necessità, «una mia amica si mantiene da sola, il padre è disoccupato, la madre casalinga», per altre diventa una scelta di vita: «So di una ragazza laureata che non riesce a trovare lavoro. Anche lei fa la cam girl». Silvia ha mosso i primi passi in questa realtà un po' per curiosità un po' per togliersi gli sfizi senza curarsi troppo dell'etica: «Con i soldi che guadagno mi compro roba di marca. Qualche mese fa ho preso anche la macchina, di seconda mano». Non è difficile entrare nel mondo della prostituzione on line. Serve l'iscrizione a uno dei numerosissimi siti internet del settore. La caccia alle nuove leve da introdurre nel mercato del sesso virtuale è sempre aperta. Per far parte del giro il corpo deve diventare merce di scambio. I guadagni arrivano, ma, per quanto virtuale, non può non restare il sottofondo triste della prostituzione e della femminilità calpestata.

Sara Marci





Il sesso Voyeuristico ha ne ha atto dfi progressi infatti   sempre  dallo stesso  giornale descrive  com'era  un tempo   il sesso  virtuale prima dell'arrivo  d'internet  


Il passatoIn principio fu l'1444  telefoni hot super costosi


Prima ancora dell'avvento del pc e di internet sono stati i telefoni tradizionali il canale preferenziale del sesso a pagamento. Bigodini tra i capelli, calzettoni di pile e magari tute in perfetto stile omino Michelin, a nessuno importava chi ci fosse all'altro capo della cornetta.
Era l'era degli 144, le linee erotiche nate sul finire degli anni Ottanta ed esplose in quelli Novanta. Rantoli ammiccanti, voci forzatamente suadenti e via libera alla fantasia più spinta. Anche in questo caso il compenso delle telefoniste hard dipendeva dalla loro abilità a intrattenere i clienti il più a lungo possibile. E loro, ammaliati da gemiti vari, solo al momento del pagamento della bolletta si rendevano conto di aver decisamente esagerato. I tempi son cambiati, ora c'è internet e l'144 sembra un ricordo sbiadito. È l'era delle webcam girl, e del sesso con le immagini. (sa. ma.)



 E a proposito  di  144  ed  affini  ne  avrei di storie  da  raccontare ( alcune  le  ho  già raccontate  nei post  precedenti  cercate  il  tag   pornodipendenza   e  simili , se  v'interessano  scrivetemi pure via  email  )    visto  che   da ragazzo   ero un dipendente  di tali linee  . Si posso riassumere  con questi due  video --  e dalla  catturta  schermata    del maiale  (  a  sinistra  )   presa    dal  2  video  --   tratti  Fantozzi - Il ritorno è il nono capitolo della saga fantozziana, realizzato nel lontano   1996







Ma  poi ne  sono uscito  e  confermo dopo  una ricaduta  richiamando   tempo fa  un   899 0 892  quanto riportato da tale articolo   sempre  della stessa inchiesta    dell'unione  sarda  


Un business colossaleI porno “nick” di studentesse e casalinghe





Il business è fiorente, la concorrenza spietata. Il mondo delle cam girls è più vasto di quanto si possa credere. Davanti al web si trovano donne di ogni età e status.
Nascoste dietro nickname dal chiaro richiamo erotico ci sono casalinghe, veterane della disoccupazione, laureate che hanno perso le speranze di trovare un impiego tradizionale. E tante, tantissime universitarie. I numeri sono da capogiro, le professioniste del sesso virtuale in Italia crescono a vista d'occhio: nel 2006 erano circa 75 mila, oggi sarebbero centinaia di migliaia. Sintomo di un malcostume generalizzato che porta a far finire il proprio corpo davanti agli sguardi vogliosi degli internauti con pochi scrupoli. Iniziare è semplicissimo, bastano un computer, una connessione internet e una web cam di qualità. Oltre a una buona dose di esibizionismo.
Su internet i siti specializzati rilanciano la professione del terzo millennio: «È l'unica attività che permette grandi guadagni con il minimo sforzo e divertendosi», si legge in rete. C'è pure la guida per diventare un'ottima cam girl, con tanto di trucchi e consigli per far lievitare gli incassi. I tariffari variano a seconda delle richieste dei clienti, c'è chi paga per chattare in privato con la girl scelta, chi compra spettacoli più spinti e in gruppo. E anche chi si accontenta di spiare un altro utente senza alcuna possibilità di interagire. La tariffazione è sempre al minuto, l'abilità di ogni donna sta nel riuscire a non annoiare l'utente tirando il più possibile il contatto. C'è chi arriva a guadagnare anche 4 mila euro al mese, ma in media si viaggia sui 2 mila. I pagamenti avvengono attraverso accrediti su postpay o carta di credito, ma i guadagni effettivi si dimezzano a seconda del sito per cui si lavora. Alcuni trattengono il 20 per cento degli incassi, altri persino la metà. Soldi esentasse, la maggior parte hanno sede in paradisi fiscali. Spesso fuori dai confini italiani.
Sa. Ma.
  adesso dopo la liberazione   dalla  schiavitù dei telefoni  erotici   continuo  fra alti e bassi  da  quella dei siti   .Concludo   invitando ed  invitandomi ala prudenza  


GLI ESPERTI. Ormai su internet si trova di tutto: se sono coinvolti minori si rischiano pene gravissime
Il sottile confine tra lecito e reato
Gestire siti di chat erotiche è considerato sfruttamento della prostituzione
«Quando c'è il pagamento per una prestazione sessuale o uno spogliarello, anche attraverso una webcam, chi trattiene parte del guadagno della ragazza commette un reato». Davanti a un terreno sconfinato, gli investigatori della Polizia Postale di Cagliari, cercano di mettere alcuni paletti: troppo spesso chi utilizza determinati servizi non sa di potersi cacciare nei guai. Così come i tantissimi minorenni, sopra i dodici anni, non hanno la minima di idea che detenere una foto nuda o un video hard di una ragazzina significa automaticamente collezionare una denuncia penale.
Quando si parla di sesso virtuale e maggiorenni invece la discriminante secondo gli agenti della Polposta è il denaro. «Una video chat erotica, se fatta tra due persone, è paragonabile a una conversazione telefonica. È un qualcosa di privato, dunque non si commette alcun reato». Se però la chat e le immagini finiscono a più persone o se per vedere uno spogliarello o una scena di autoerotismo si paga, la situazione cambia. «Nel primo caso», spiegano dagli uffici della Polizia postale di Cagliari, «si viola l'articolo 528 del codice penale, favorendo il commercio e la distribuzione di immagini con atti osceni». Quando si paga, anche per vedere una video chat, se il servizio è gestito da una società che trattiene parte degli introiti si è nel campo dello sfruttamento della prostituzione. A rischiare non sono né la wecam girl né il cliente, ma i gestori del sito. «Ma sono situazioni difficili da smascherare», fanno sapere gli "007" della Polposta, «perché il più delle volte le società che gestiscono il servizio sono all'estero. Le indagini dunque sono spesso in salita, oltre a essere molto complicate».
Il discorso cambia, e diventa molto più grave, quando di mezzo ci sono minorenni. Detenere immagini o video di ragazzine nude (come il caso delle quattro dodicenni finite al centro di altrettante inchieste portate avanti proprio dalla Polizia postale di Cagliari) è un reato. Anche per chi ha meno di diciotto anni. Per questo la vicenda delle ragazzine del Cagliaritano è delicatissima. Foto e video hanno fatto il giro di Facebook e WhatsApp, raggiungendo migliaia di persone: coetanei, giovani e quasi sicuramente anche maggiorenni. L'inchiesta va avanti e non è escluso che nei prossimi mesi ci possano essere novità. (m. v.)


alla prossima  

perchè parlo di : persone che soffrono di dipendenza da slot machine



 Etra  da un bel  po'  che non rispondevo  alle  faq  .M'ero proposto di  farlo  , ma poi  i sentimenti    derivati dall'alluvione  sarda  del  18\19  novembre   hanno  prevalso e  costretto a rimandare    tale post  .
  Visto le lettere  che ricevo  ( insulti e  complimenti  )  ma     anche  delle  domande  .  Ne  approfitto   per  chiare  alcune cose  di me   e  perchè parlo di queste  cose  .  Iniziamo  da  commenti  \ email  sul  primo argomento  1)  ma che  te  frega mica  soffri di ludo patia  , 2  si  è vero sono gli effetti collaterali  del gioco , ma  sono  solo pochi casi  tu    riportando  tali news  fai terrorismo mediatico  , 3)  ci sono cose più importanti cui parlare  .
A,messo  e non concesso    che  siano solo pochi casi  e\o limitati   ciò  è  un fenomeno   da non sottovalutare  \  prendere in considerazione  se   ci sono dei movimenti   d'aiuto ( vedere mie post  precedenti  )   non solo  a chi  non vuole  smettere  , ma    a  chi  vuole  togliere le macchine dai propri locali  . O se  molti comuni   intervengono con politiche   a  tale  scopo  . O  se  succedono fatti del genere    


  dalla nuova  sardegna  del 29\10\2013

PORTO TORRES. Denuncia ai carabinieri di avere subito una rapina: «Era incappucciato – dice – mi ha aggredito mentre passavo in via Enrico Costa». Ma dopo qualche ora, messo alle strette dai militari confessa tra le lacrime che i soldi della “falsa rapina” li ha spesi alle slot machine. Una storia dai contorni kafkiani quella raccontata nei giorni scorsi da un ventiduenne di Sassari ma residente a Porto Torres, che alla fine gli è costata una denuncia a piede libero per simulazione di reato (si rischia una condanna da uno a tre anni). Il giovane era uscito di casa con 150 euro in tasca, cifra data dai genitori per pagare una bolletta, ma l’attrazione per il gioco d’azzardo gli ha preso talmente la mano che ha pagato il tributo alle macchinette mangiasoldi. Da quel momento ha azionato la fantasia, non rendendosi conto dei guai che stava per combinare.
Dai carabinieri si presenta alle 14, in forte agitazione emotiva, racconta che la rapina è avvenuta alle 10 ad opera di un uomo incappucciato che lo ha minacciato con un coltello per derubargli i
soldi che aveva in tasca. Per avere un riscontro dei fatti indicati dal giovane incensurato, in modo contraddittorio, i militari effettuano il sopralluogo in via Costa: nessuno ha visto niente di strano durante quella mattina, nemmeno le signore affacciate per lungo tempo ai balconi. Non rimaneva altro che chiedere spiegazioni ai genitori su quei 150 euro nelle tasche di un disoccupato che si muove a piedi. Di fronte alla richieste di ulteriori spiegazioni da parte dei carabinieri, al comando del tenente Romolo Mastrolia, il ragazzo crolla e ammette di avere raccontato il falso. «I soldi li ho utilizzati per tentare di vincere alle macchinette», ammette.(...)  >>




Infatti Il gioco d’azzardo è ormai ritenuto una vera e propria emergenza sociale anche nei confini cittadini, capace di generare irrefrenabile dipendenza, che trova tra l’altro favorevoli condizioni di radicamento in una comunità che vive una crisi sociale ed economica senza precedenti.<< molti utenti iscritti ai Servizi sociali utilizzano i sussidi per rincorrere un illusoria (la maggior parte delle volte corsivo mio ) fortuna . >>





  Ora Con i miei post provo nel mio piccolo a raggiungere l’obiettivo di individuare le modalità per frenare il fenomeno attraverso la prevenzione ed il parlare \ raccontare di tali storie ed iniziative per combattere tale piaga. << La nostra prossima mossa – assicura l’assessore ai Servizi sociali di Porto Torres Piera Casula sempre alla nuova sardegna – sarà quella di aderire alla mobilitazione regionale che chiede con forza una limitazione dei punti gioco, in autonomia, soprattutto nelle zone sensibili». Nei mesi scorsi si sono svolti incontri informativi, per comprendere a fondo l’entità e la diffusione territoriale del problema azzardo, tra assessorato Servizi sociali, responsabili del Serd di Sassari (in cura 3 “giocatori” portotorresi), comando polizia municipale e compagnia dei carabinieri.>>
Per quanto riguarda la battuta un po' malevola ( ma non importa ce ne sono di peggiori, e quindi mi scivola via ) :<< ....mica soffri di ludo patia ( I II III ) rispondo che fortunatamente no , anche se ho avuto fin da piccolo per i videogiochi ( prima in casa con il pc all'epoca c'era il comodore 64 e simili , poi con le sale giochi e " le guerre " per studiare o fare altro e non stare sempre davanti ai videogiochi con i mie vecchi ) , dei problemi compulsivi di dipendenza . E quindi so di quello che sto parlando .Concludo segnalando questi link a chi ancora sottovaluta il problema


poiché la seconda , quella   sul perchè parlo\  racconto storie   nei miei  post  o e  d'immigrazione \emigrazione  parte risulta  nella brutta  più lunga  della prima  ho deciso di rinviarla , anche  a  causa  d'impegni per  gli alluvionati sardi  principalmente la  mia città  d'adozione  e  della mia  infanzia  delle vacanze  Olbia  ,  in un prossimo post  

23.11.13

come non pensare al dolore fisico in ospedale in attesa della morfina e dell'antidolorifico e non solo

Il post  d'oggi   ispirato   sia  alla  mia pluriennale esperienza  ospedaliera    sia   dallo stato  di facebook  di una mia  amica   ricoverata  in ospedale  in cui domanda  se  : <<  Qualcuno conosce un "trucco psicologico" per sfuggire al dolore (fisico)? Fino a mezzanotte è dura che arrivino altri antidolorifici ... >>  e dalle  risposte    date  da me   a tale  stato  . Sia  dai dolori che  ho  nell'uso  , fortunatamente  non necessitò di morfina o di altri
 anti dolorifici potenti  , e  che mi sta creando una bolla  sotto i denti braghettati (  vedere  nel mio autoscatto a sinistra l apparecchio) otere  in fuori  un  dente  storto  che miha cereato e mi sta creando problemi alla parte destra del mio corpo  

N.B ovviamente  su ricbiesta dell'interessata  o  omesso   i nomi  e le  foto   dei profili eccetto il mio 




    Musica sparata al massimo nelle orecchie.
    20 novembre alle ore 22.37 · Mi piace


    Non posso! Ho dato l'iPod ai miei per farlo portare a casa (qua ciulano tutto), sono in una stanza con altre 5 persone, sentirebbero attraverso le cuffie...ahimè questo non è un ospedale privato dalle stanze singole! :,(
    20 novembre alle ore 22.39 tramite cellulare · Mi piace


    Parola d'ordine, distrazione.Hai enigmistica e/o sudoku?
    O un libro che ti isola dal resto?
    20 novembre alle ore 22.41 · Non mi piace più · 2


    Giuseppe Scano usa la fantasia , pensa al futuro , immagina che quello sia piacere e non dolore . io quando ero in ospedale o sono dal dentista faccio cosi . ed il 90 % funziona
    20 novembre alle ore 22.41 · Mi piace · 1



    Libro ce l'ho, è quello che devo studiare, ma mi hanno spento tutte le luci.
    Cercherò di pensare come ha detto Giuseppe... Unicorna lilla che vomitano arcobaleni pestando cacche di glitter...
    20 novembre alle ore 22.48 tramite cellulare · Non mi piace più · 2



    Pensare di essere sospesi o dentro dei liquidi a mare o pensa di chiudere gli occhi e riuscire ad allontanare il cervello da qualsiasi pensiero cerca di vedere solo nel nero con i tuoi occhi chiusi come se viaggiassi in un universo che lasci la tua testa senza pensieri vuoto silenzio buio niente .... Cerca di tenere la testa lontana da qualsiasi cosa sopratutto da lui lo so è difficile ma non ce altra scelta ti sono vicina e se eri qui ti davo antidolorifici e sonniferi veri!!!!
    20 novembre alle ore 23.26 tramite cellulare · Non mi piace più · 1




    Se puoi, ascolta questa:



20 novembre alle ore 23.28 · Non mi piace più · 1


Eh, ****** non posso proprio! Non ho nemmeno gli auricolari ;^;
******* ti ringrazio...proverò a pensare di essere immersa nel mare cullante e nero dei miei pensieri, ma che sia troppo scuro per riconoscerli...
(Ps.: oggi mi hanno dato per la prima volta la morfina!
Ma hanno creduto che una sola dose bastasse....tzé! Menomale che ho portato il Tramadolo da casa...sennò sì che erano guai...)
20 novembre alle ore 23.31 tramite cellulare · Mi piace




quando il potere da i numeri e predica bene ma razzola male gettando merda \ fango chi lo contesta civilmente

musica consigliata Oltre la guerra e la paura (Modena City Ramblers)


La  prima storia  è questa  . Ora non dico che uno\a  possa  cambiare  idea  o per  un percorso  ideologico  o  per opportunismo  , ma  mi da  fastidio  che   tu accusato    di tali reati faccia poi la morale a  gli altri  . 

Brindisi, dai festini alla censura. Cosimo Mele caccia assessore che invita Cicciolina

L'ex deputato Udc era stato costretto alle dimissioni dal partito dopo una notte a base di escort e cocaina. Ora, diventato sindaco di Carovigno, annulla un evento di benificenza con la presenza della pornodiva. E allontana dalla giunta l'organizzatrice della manifestazione




Dai festini luci rosse a base di cocaina alla censura di Cicciolina. E’ la parabola di Cosimo Mele, deputato Udc fino al 2007 e ora sindaco di Carovigno, in provincia di Brindisi. L’ex parlamentare ha revocato la delega all’assessore alla Cultura del suo Comune, Maria Pascale, che aveva organizzato un evento di beneficenza al quale avrebbe dovuto partecipare anche l’ex pornodivaIlona Staller, alias Cicciolina.E invece l’attrice hard, nonché anche lei ex deputata per il Partito radicale, a Carovigno non ci metterà piede. La finalità dell’iniziativa, prevista per il 14 dicembre, era quella di raccogliere di fondi in favore della famiglia di un ragazzo affetto da gravi problemi di salute.  L’assessore, insieme con la cooperativa Creattivi, aveva organizzato l’evento nel castello Dentice di Frasso, invitando Cicciolina e l’attrice Serena Grandi, icona della commedia sexy all'italiana. Ma il sindaco Mele, evidentemente nella veste di “difensore della morale”, ha annullato questa manifestazione, ritenendo la scelta delle due madrine “inopportuna”. Non solo. Dopo un polemico scambio di accuse per iscritto sull'argomento, ha anche revocato la delega all'assessore Pascale. Una decisione che ha fatto discutere, se non altro per i trascorsi poco limpidi di Mele. Il sindaco di Carovigno, eletto la scorsa estate e supportato da liste civiche, era stato nel luglio del 2007 costretto a dimettersi dall’Udc proprio dopo aver trascorso una notte con una escort che accusò un malore: Mele è ancora sotto processo per l’episodio all’Hotel Flora di via Veneto a Roma. Secondo i pm, vi fu anche utilizzo e cessione di cocaina: l’ex deputato è accusato di spaccio di sostanze stupefacenti.

la seconda  è invece  il becero modo  di reagire  dell' Agcom  alla  critica   che   Frank La Rue – relatore speciale delle nazioni unite per la promozione e tutela della libertà di informazione ha indirizzato al nostro Paese al termine della sua visita ufficiale. il quale    da   reppubblica  online  di qualche  giorno  fa  : 

Regolamento anti-pirateria, l'inviato Onu frena l'Agcom
A Roma Frank La Rue ha illustrato i risultati del suo giro di incontri per valutare lo stato della qualità dell'informazione in Italia. E ha parlato dei compiti dell'Agcom in materia di copyright: "La rimozione dei contenuti spetta all'autorità giudiziaria                di ARTURO DI CORINTO

Diritto d’autore, la Siae getta fango sul relatore speciale dell’Onu  di   de  il fattoquotidiano | 22 novembre 2013

Ha dell’incredibile quanto sta accadendo attorno al Regolamento sul diritto d’autore online che l’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni si avvia a varare e, in particolare, alla pacata ma ferma critica a tale iniziativa contenuta nelle raccomandazioni che Frank La Rue – foto  a  sinistra    tratta  repubblica  -- relatore speciale delle nazioni unite per la promozione e tutela della libertà di informazione ha indirizzato al nostro Paese al termine della sua visita ufficiale.Dopo l’articolo a firma di Edoardo Segantini pubblicato ieri sulle pagine del Corriere della Seranel quale si apostrofava il Relatore speciale delle Nazioni unite come “un consulente dell’Onu, tale Frank La Rue, che ogni tanto appare nei cieli italiani” e se ne mettevano in dubbio le competenze, arriva ora la notizia di un’autentica iniziativa di mailbombing istituzionale lanciata addirittura dallaSiae, la società Italiana autori ed editori.L’iniziativa – originale e decisamente estranea al protocollo istituzionale – è stata avviata attraverso una mail, che ho potuto visionare, con la quale il Direttore Generale della Siae, Gaetano Blandini, richiamando l’articolo di Segantini sul Corriere di ieri, chiede a decine di associazioni di categoria di scrivere alle più alte cariche dello Stato [n.d.r. delle quali annota addirittura gli indirizzi mail] per denunciare quanto sia singolare che ricevano questi personaggi [n.d.r. il riferimento è al Relatore speciale delle Nazioni Unite] che sembrano rappresentare piuttosto i grandi signori di internet e non ascoltino, invece, chi rappresenta la produzione artistica del Paese, con il suo 5% di Pil e 1,5 milioni di lavoratori.E’ un’autentica iniziativa di delegittimazione del ruolo e della funzione del Relatore Speciale delle Nazioni Unite, ribattezzato come un qualsiasi “personaggio” e dipinto come al soldo di non meglio identificati “signori di internet”.Sfugge, purtroppo, al Direttore Generale della Siae come è drammaticamente sfuggito all’autore del pezzo pubblicato sul Corriere della Sera che il punto non è se un Relatore Speciale delle Nazioni unite possa o meno parlare a nome delle Nazioni Unite ma che, un esperto internazionale chiamato dalle Nazioni Unite, tra l’altro, ad esaminare e valutare se e quanto leggi dei singoli Stati rispettino lalibertà di informazione, all’esito di una visita ufficiale in Italia, ha ritenuto di raccomandare – così come puntualmente previsto dal mandato ad esso conferito dalle Nazioni Unite – al nostro Paese di prestare grande attenzione al Regolamento che l’Autorità per le comunicazioni si avvia a varare giacché, a suo giudizio, contrario ai principi fondamentali in materia di diritti dell’uomo e del cittadino.Quanto poi al “rimprovero” mosso alle più alte cariche dello Stato per aver incontrato un Relatore speciale delle nazioni unite nel corso di una visita ufficiale, non si può che suggerire a Siae un ripasso veloce delle regole della diplomazia internazionale che disciplinano, tra l’altro, l’appartenenza del nostro Paese all’Onu e ricordare al Direttore Generale che, contrariamente a quanto scritto da Eduardo Segantini sul Corriere, Frank La Rue, non è “apparso nei cieli italiani” come un ufo ma a seguito di un invito ufficiale del nostro ministro degli Esteri.Perché l’Italia si copra di ridicolo, manca solo che prima si inviti un relatore speciale delle Nazioni Unite e poi le più alte cariche dello Stato si rifiutino di incontrarlo.Difficile credere, d’altra parte, che per Siae – ente pubblic economico a base associativa sotto la vigilanza tra gli altri del Ministero dei Beni e delle attività culturali – sia difficile avere incontri o dialoghi con i vertici delle nostre istituzioni.E’ perfettamente comprensibile avere opinioni diverse sulla futura disciplina del diritto d’autore online ma ciò non dovrebbe consentire a nessuno di delegittimare il sistema dei diritti fondamentali dell’uomo del quale l’Onu in tutte le sue articolazioni – inclusi gli alti commissariati ed i relatori speciali – è garante ultimo.Peccato davvero registrare che chi è garante del sacrosanto diritto degli autori ad essere remunerati per la propria attività si senta autorizzato a delegittimare in modo tanto offensivo chi è, a sua volta, garante di un diritto almeno pari ordinato come è quello alla libertà di manifestazione del pensiero.

per il maltempo in SardegnaCrozza, puntata solidale per la Sardegna. E risponde a Lara Comi


 qui  sotto  oltre  che nel  video  di crozza  il suo becero  intervento

http://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2013/11/tragedia-sardegna-inammissibile.html

21.11.13

Tragedia Sardegna. Inammissibile dichiarazione di Lara Comi, Pdl: “I sardi sono morti perchè ignoranti”

speravo di tornare  alla normalità   è di parlare  d'altro  , senza  per  questo dimenticare :  i morti   tempiesi  ( e non  )
  sia  che  li conoscessi  o  meno  ,il fango  nelle pareti di casa  di  mio  zio  e  il   garage  allagato  .Maa   certe  cose   mi fanno incazzare  ed arrabbiare  non bastavano  i post   imbelli    di certi , una minoranza  per  fortuna  , continentali



adesso ci si  mettono  anche  i nostri politicanti  .  Non ho parole  lascio  che a parlare  sia    questo articolo  di http://www.zappadu.com/


Tragedia Sardegna. Inammissibile dichiarazione di Lara Comi, Pdl: “I sardi sono morti perchè ignoranti”







 Incredibile commento della deputata europea del PDL Lara Comi (  foto  a destra  )   sulla tragedia che ha colpito la Sardegna.
Le sue parole sono state riportate su Facebook dalla giornalista Selvaggia Lucarelli. Ecco il messaggio: “Io di fronte a certe tragedie mi chiedo come certa gente non abbia il pudore di tacere. Lara Comi stamattina ad Agorà è stata capace di scagliarsi contro il condono edilizio come se il suo partito ne fosse stato sempre il più fermo oppositore e vabbè. Ma la parte migliore è arrivata quando è arrivata a sostenere che la gente in Sardegna è morta perchè c’è anche una diffusa ignoranza sulle norme di sicurezza basilari in caso di alluvioni. “Ma come si fa a rifugiarsi in uno scantinato, è l’abc!”.
“Qualcuno spieghi alla Comi che la gente è mediamente più sveglia di lei, per cui no, non s’è rifugiata in uno scantinato. L’ha capito che era pioggia e non un bombardamento aereo. Il problema è che la famiglia di Arzachena (madre, padre e due figli) è morta nello scantinato perchè lo scantinato era la sua casa. Il problema è che un’anziana è morta nello scantinato perchè è scivolata e ha battuto la testa. Altre due anziane erano invalide e sono morte come topi, con l’acqua che saliva. Gli altri sono morti chi nei campi, chi in macchina, chi in strada travolto dalla piena come il padre e il suo bimbo.Prima di andare in tv a sparare minchiate, abbiate almeno l’umanità e la decenza di andare a informarvi per capire cosa è successo, come è morta la gente, perchè. Sono sedici persone, sedici storie, sedici vite, non sedici sprovveduti che non avevano il manuale di sopravvivenza sul comodino. Un po’ di rispetto, cazzo”.

  Quindi


Gentile Signora Comi, la prego di scusarmi se mi permetto di scriverle questa lettera, io che sono sarda e dunque ignorante.Vorrei farle sapere alcune cose, se lei che ha studiato alla Bocconi e dunque è colta, avrà la condiscendenza di leggermi fino in fondo.Vorrei dirle che la famiglia di brasiliani perduta tutta intera, madre padre e due figli, non si erano rifugiati nello scantinato per resistere alla pioggia assassina: loro in quel mini appartamento ci abitavano, ci vivevano. Io non so dove lei viva, signora Comi, certo non in un seminterrato visto che sta al Parlamento Europeo e dunque non ha bisogno di adattare una cantina ad abitazione. Vorrei farle sapere anche che il poliziotto morto ammazzato da un ponte che è crollato proprio mentre lui era in servizio e apriva la strada ad un’ambulanza che soccorreva dei feriti, nemmeno lui era un ignorante e non si era rifugiato da nessuna parte: era proprio in servizio, mi creda. Ma il ponte ha ceduto, signora Comi, e quel ponte doveva essere proprio malconcio, come quello su cui sono morti altri due “ignoranti” nel loro fuoristrada; malconcio come tanti altri che da anni attendono di essere risanati dopo le alluvioni passate, e di cui la Regione si è già dimenticata. La “nostra” Regione, signora, quella amministrata da un suo compagno di partito che ha ritenuto poco importante stanziare fondi ai Comuni sardi per opere di mitigazione del rischio da dissesto idrogeologico (che per le persone ignoranti come noi sardi significa “prevenzione”).Vorrei farle sapere che mamma e bimba morte in auto mentre tornavano a casa non si erano rifugiate in alcuno scantinato, e neppure quel padre che ha tentato inutilmente di sottrarre almeno il figlio dalla furia del fango, prima di cedere alla violenza che glielo ha strappato dal suo disperato abbraccio. E potrei continuare, signora Comi, magari potremmo sperare che chi ancora non è tornato perché l’acqua lo ha sorpreso mentre cercava di riportare a casa il bestiame (ma lei cosa ne sa, mi perdoni, di campagna di mucche di fango, di puzza di letame?) che possa ancora essere vivo, che possa tornare…Ma non voglio tediarla, a quest’ora lei già si starà domandando cosa vuole questa ignorantissima sarda che non sa che bisogna chiamarla onorevole, e continua a rivolgersi a lei col “signora”.Ma sa, signora: ciò che ha detto l’altra sera in tv non è proprio per nulla onorevole, e volevo farglielo sapere.E a dirla tutta, non è nemmeno molto da signora, deputata europea Lara Comi.
 da  la  bacheca  di facebook  dell'olbiese  Silvia  cera


 una tragedia  per  buona  parte imprevedibile nella  quantità  d'acqua    vedere   questo video    girato all'inizio del temporale , ma  non nelle  conseguenze vedere  url  sotto






infatti è vergognoso    che  la  città d'Olbia   escluso il centro storico come  dice  la  stessa Silvia Cera in questa  intervista  a servizio pubblico  del  21\11\2013
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si  sia allagata  ed  sorto quel  disastro che noi tutti  sappiamo in 10 \15 minuti

Ora  vado a nanna notte


la memoria al tempo d'internet , dei tablet, ihod , smartphone Esplora il significato del termine: «Mio padre a 93 anni si è ritrovato su YouTube in un video di guerra» Un filmato anonimo del ’42 di soldati in partenza. «Vedi quegli ufficiali sorridenti? Sono quelli che ci mandavano a morire»

"(...) Memoria pensosa e rovina di ciò che è passato in anticipo, lutto e melanconia, spettro dell'istante (stigme) e dello stile il cui scatto stesso vorrebbe toccare il punto cieco di uno sguardo che si guarda negli occhi e non è lontano dallo sprofondarvisi fino a perdere la vista per eccesso di lucidità. (...) "

[Jacques Derrida, Memorie di Cieco (L'Autoritratto e altre rovine)]


 dal corriere della  sera  del  21\11\2013  
YouTube ha 8 anni, mio padre 93. Fino a poche settimane fa non si erano mai incontrati: l’uno a inseguire il futuro tra miliardi di clic e nuovi Psy, l’altro aggrappato alla memoria per afferrare la coda della vita, sognando di allungarla all’infinito. Poi un giorno è accaduto, complice il tablet, e la memoria è diventata futuro, il presente un brivido intenso.
Mio padre si è riconosciuto, settant’anni prima, in un video anonimo girato nella caserma di Novara alla vigilia della partenza del suo reggimento per il fronte russo. Pochi secondi d’immagini sono bastati per riavvolgere il film di una vita intera. Come una nuova venuta al mondo, perché lui è uno di quegli uomini, ne rimangono pochi, che hanno vissuto due volte: prima e dopo la guerra, dentro e oltre l’orrore, quello vero, quello assoluto, alla Conrad. Un filmato di quasi due minuti, trovato per caso nell’infinità della Rete, girato da chissà chi... Ecco com’è andata.«Papà, guarda, questo è un piccolo computer». «Ma dai? - dice lui - Quella roba lì piccola e piatta un computer?». «Sì, basta scrivere il nome di quello che vuoi cercare e lui lo trova». Non l’avevo portato a caso, il tablet, da mio padre. Da qualche tempo, da quando le forze l’hanno abbandonato ed è confinato nello spazio di casa - lui ciclista da salite e pedalate Colnago -, viaggia all’indietro nel ricordo dei suoi anni, di «quegli» anni. Gli anni della guerra, dei tre fronti, della lunga prigionia in Russia.«Proviamo - m’interroga - a vedere se funziona. Scrivi “campagna di Russia”». Google sforna centinaia di siti. Ne scelgo uno che parla di reduci e di caduti. Troviamo nomi, i volti di qualche ragazzotto con la vitalità dei vent’anni ma l’inquadratura già fissa e sfumata delle epigrafi. «Capitano Toscano, cerca Toscano. E poi Olginati Pompeo, lo zio di tua madre. Aveva ventun’anni, è saltato in aria per una bomba qualche trincea più in là della mia».Ci sono tutti, con le date di nascita e di morte, luoghi lontani, ricordi che prendono vigore. «Sono l’unico a essere tornato vivo del mio paese», Bellinzago Lombardo, campagna milanese, un migliaio di anime contadine allora, qualcuna di più oggi. «Quando le mamme degli altri soldati m’incontravano per strada abbassavo gli occhi, provavo imbarazzo per essermi salvato al posto dei loro figli. A volte cambiavo strada, altre mi facevo forza e le affrontavo. Mi chiedevano: ma hai visto il mio Emilio? E il Pietro? E del Carlo, che ne è stato del Carlo? Ripetevo a tutte quello che avevo visto, quello che sapevo. Poi acceleravo il passo e filavo a casa». Si passa una mano sulla fronte, mimando il gesto che faceva quando portava l’elmetto, dopo essere scampato a un bombardamento. «Non ho mai sparato un colpo - dice in automatico, come a ribadire a se stesso l’idea che l’ha sempre sostenuto, allora come oggi - non ho mai pensato di poter uccidere un uomo».Poi rivolge lo sguardo al tablet, affascinato da quel quadretto luminescente. E insiste: «Prova con Sforzesca, la mia divisione». Clicco s-f-o-r-z-e-s-c-a e entro nel sito sforzesca.altervista.org. Ci sono tutte le notizie. Vado alla voce multimedia, trovo cinque filmati postati su YouTube. La data è 1942. «L’anno in cui sono partito per la Russia. E avevo già fatto due fronti». Clicco sul numero 4. Non so perché non seguo l’ordine normale, il cursore finisce subito sul 4. Il filmato comincia con l’inquadratura della scritta «Caserma Passalacqua».
P.s   se  non lo vedete lo trovate  qui 
http://www.corriere.it/cronache/13_novembre_21/mio-padre-93-anni-si-ritrovato-youtube-un-video-guerra-8b1a0abc-527f-11e3-b1ef-e7370d1a3340.shtml


«È la mia - si anima mio padre -. Quella di Novara, sono partito da lì. Riconosco il cortile, era tutto circondato da alberi». Le immagini scorrono veloci, in bianco e nero, come nelle comiche che da bambino guardavo in tv il sabato dopo la scuola; la musica che le accompagna, invece, è lenta e struggente. Si vede un plotone marciare e ufficiali conversare sorridenti nelle uniformi nere. «Eccoli lì, sono loro, quelli che ci mandavano a morire»; poi è ripreso il palco con un microfono, alcune donne sullo sfondo ad aggiustarsi il vestito della festa, prima di esibirsi per tenere alto il morale della truppa. E infine loro, i soldati, quelli che ricevono il pacco da portare al fronte per il viaggio in fondo alla notte: scatolette, tabacco, piccoli arnesi; quelli che salutano i parenti come si fa quando si parte per le vacanze; quelli che guardano fissi l’obiettivo della cinepresa o il vuoto che da lì a pochi giorni, nella steppa russa, li avrebbe inghiottiti. Ancora un primo piano su un gruppo di ufficiali, poi una carrellata sui soldati seduti in attesa dello spettacolo. Da destra a sinistra. Uno, due... «Papà, ma quello sei tu», dico sottovoce tra lo stupefatto e il timore di illuderlo. «Io? Dove?», si china in avanti. «Sì, eri tu, sei uguale a quelle foto che mi hai fatto vedere tante volte». Pausa, cursore del filmato all’indietro. Minuto 1 e 32 secondi.Mio padre mi chiede «la tavoletta», si avvicina al video, sgrana gli occhi. Play. Al minuto 1 e 35” metto in pausa e fermo l’immagine. «È vero, sono io», sussurra rialzandosi di scatto come a prendere le distanze da qualcosa che impressiona. «Fammelo rivedere». Una, due, dieci volte. E poi ancora. Alla sua destra due donne, una è crocerossina, alla sua sinistra un soldato. «Non lo riconosco, però quello dietro di me forse sì».Cinque secondi arrivati dal buco nero della storia, cinque secondi preziosi come la memoria. Guardo mio padre e mi chiedo se sia più felice o sconvolto. «Ho visto qualcosa - confessa - che non mi uscirà più dalla mente». Poi volta la testa e allontana il suo piatto dalla tavola apparecchiata. «Non ho fame, vado a stendermi un po’». Si passa la mano sugli occhi. Mia madre si avvicina e gli dice: «Sei ancora uguale ad allora». Settant’anni dopo. In mezzo la vita normale di un uomo comune: Francesco Brambilla, da sempre per tutti Mario, classe 1920, caporal maggiore del 54° Reggimento Fanteria. Un uomo normale con una storia speciale, che grazie a YouTube vivrà nel futuro. 

da Converti gli a capo in...Nheit Vorrei costruire un grattacielo in Sardegna, nel letto di un fiume, con le fondamenta scavate nel fango. Al piano attico ospiterei chi s’inventò il G8 alla Maddalena,





giovedì 21 novembre 2013


SARDEGNA BLUES
Vorrei costruire un grattacielo in Sardegna, nel letto di un fiume, con le fondamenta scavate nel fango. Al piano attico ospiterei chi s’inventò il G8 alla Maddalena, i suoi soci, le loro famiglie, e gli amici degli amici, quelli che si succhiarono 330 milioni dalle mammelle dell’isola eressero due cattedrali incompiute nell’arcipelago, inquinarono il mare, e senza creare un solo posto di lavoro, si precipitarono dietro a un altro disastro naturale, un terremoto, lasciando il centro dell’Aquila in macerie, in compenso inventandosi un’Aquila 2 di becere villette, per terremotare pure il paesaggio e pavoneggiarsi in tv. Vorrei costruire un grattacielo in Sardegna, nel letto di un fiume, con le fondamenta scavate nel fango. A pianoterra, nei garage e nei sotterranei, gratis ospiterei tutti i continentali e i loro complici, gli amministratori locali, che dall’Aga Khan in poi, in soli cinquant’anni esatti, hanno violentato l’anima di un’isola millenaria, rifilandole il loro sogno mediocre da arricchiti: costruire un’enorme Jacuzzi al centro del Mediterraneo. Nei piani di mezzo, infine, inviterei tutti quei sardi che pur di ottenere l’agibilità di una cantina, e potersi affittare un’altra bara con bagno, hanno tradito i boschi, il mare e il vento. Vorrei costruire un grattacielo in Sardegna, nel letto di un fiume, con le fondamenta scavate nel fango. Vorrei sedermi in cima a un monte, aspettando che piova.
[Diego Cugia]