10.3.18

in italia è ancora un tabu' essere omosessuale ? dopo Salvini ( senza contare Adinolfi ) tocca a Povia attaccare Elsa di Frozen omosessuale., Lesbiche e sposate, i vicini le aggrediscono in un paesino dell'Astigiano Le due donne denunciano la violenza ai carabinieri: "Ma adesso siamo costrette a trasferirci"

 canzone  consigliata



dopo Salvini ora anche

Povia contro la Disney per la polemica su Elsa di Frozen omosessuale: “Nessuno nasce gay”
OptiMagazine2018-03-08










Povia contro la Disney per la polemica su Elsa di Frozen omosessuale: “Nessuno nasce gay”

Povia contro La Disney per la polemica scaturitasi nei giorni scorsi sul dilemma Elsa di Frozen.

SE NON AVETE PAURA, DIFFONDETE! Facciamo ostruzione ai beoti.
Mi spiace, se devo scegliere tra l'arcobaleno dei grandi e il bianco dell'innocenza dei bambini, scelgo ancora i BAMBINI. Quanti concerti mi annulleranno adesso? Oggi dire che 1+1 fa due è rivoluzione.
Ho scritto un brano sul tema: 'Dobbiamo Salvare l'innocenza' QUI:https://www.youtube.com/watch?v=YQ9N4T-HOyg&t=13s
Per avermi a rimborso spese in concerto present. disco: 348-7623972 (fino aprile, al chiuso). #iBambiniNonSiColonizzano

In vista delle elezioni politiche di domenica 4 marzo, negli ultimi giorni è scoppiato il caso “Elsa di Frozen”, il cartone animato sulla principessa del ghiaccio. Recentemente, la Disney ha fatto sapere che nel sequel del lungometraggio Frozen – Il Regno di Ghiaccio, la regina Elsa potrebbe avere una relazione omosessuale.L’argomento della settimana è stato commentato anche dal cantante Giuseppe Povia, noto per la famosa canzone I Bambini Fanno Oh e Luca era gay, con cui si è classificato secondo al Festival di Sanremo 2009. Povia ha espresso tutto il suo dissensonei confronti della decisione Disney di rendere la principessa di ghiaccio omosessuale, e ha pubblicato su Facebook un post a supporto.
Se non avete paura, diffondete! Facciamo istruzione ai beoti. Mi spiace, se devo scegliere tra l’arcobaleno dei grandi e il bianco dell’innocenza dei bambini, scelgo ancora i bambini. Quanti concerti mi annulleranno adesso? Oggi dire che 1+1 fa due è rivoluzione“.
Nel post condiviso dal cantante su Facebook, le parole sono accompagnate da un’immagine in cui a rivolgersi all’utente è la stessa principessa Elsa, ritratta appositamente con un’espressione sconfortata:
Ciao, bambini e bambine: sono Elsa di Frozen. La Walt Disney sta valutando di farmi diventare lesbica.. Sappiate che non c’entro niente, è una loro guerra ideologica e così confermano che l’orientamento sessuale non è che una scelta consapevole o inconsapevole basata sulla relazione sociale che si ha nella vita. Nessuno nasce gay. La scienza non si è mai pronunciata seriamente, dite a mamma e papà di informarsi bene! Colonizzare e condizionare i bambini è sempre stato il vizio peggiore di ogni dittatura“.
Tema caldo quanto discusso, ovviamente non è passato inosservato alla politica italiana: il leader di Lega Nord Matteo Salviniha portato avanti la polemica, e si è subito detto indignato della decisione, nonostante non sia ancora arrivata una conferma. Dure le affermazioni da parte del leader politico, che si è espresso in merito alla questione con queste parole:
Elsa di Frozen lesbica? Vogliono un mondo al contrario. Sono preoccupato e voglio intervenire quanto prima“.
Tale presa  di  posizione  cosi  retrograda  ha  creato   discussioni  persino   sulla  sua  pagina  fb
 [---] 
Giuseppe Povia La maggioranza è d'accordo perciò ringrazio. Metto solo un commento per l'utonto medio culturalmente ritardato: Una grande multinazionale (walt disney) in questo caso tenta di colonizzare ideologicamente i bambini. Mi prudono le mani tutto qua. Siccome sono preparato sul tema, mi espongo. C'è un brano di riferimento linkato. Walter Elias Disney si rivolta in tomba. Commenti di bimbinkia tra 3..2..1..
Gestire


Rispondi6 g
Giuseppe Umberto Rizzo Ma qua l'unico ritardato sei tu. Per questo l'italia non va avanti, perché c'è gente come te che senza un briciolo di competenze e con la Quinta elementare come titolo di studio si ergono come Detentori del sapere assoluto. Vai a studiare Povia
Gestire


Rispondi2 g
Marta Parro Allora bruciamo il libro la gabbianella e il gatto, sia mai che i bambini siano sconvolti da un gruppo di gatti (maschi) che crescono una gabbianella (orfana e femmina) e le insegnano addirittura a volare! È una coppia gay sicuro! Un gomblotto!!! Altro che Elsa di Frozen!. Ma che cazzo dici?!?!?! Sei pessimo!
[----  qui  le  altre
Ora mi chiedo  come

Joe Dais 60 anni fa questi coglioni avrebbero tuonato contro il divorzio. Oggi il divorzio è un dato ormai indiscutibile, Ci vorranno altri 60 anni perché questi trogloditi accettino l'idea che una persona possa essere omosessuale ?

su https://www.facebook.com/laprivatarepubblica/
  
  rispondo qui  ,   perchè non posso farlo dal  cellulare  è scarico  e  sul pc   devo ancora  capire  come  mai  newsrepublic italia  non me lo permette  ,  a 



Gianpaolo 'Nasta'
Mar 10
Certo che non ci nascono...e magari è colpa di Frozen se ci diventano,...😒 Ma quanto è irritante la libertà d'espressione??
Non è  la  liberetà d'espressione    in se  ad  essere irritante  ,  ma   ma  la libertà  di dire  idiozie    e  a e luoghi comuni scientificamente     smentiti 

E poi è   lo dico , concludendo  ,    a quyelli  che   sono omofobi  ,  che  importanza  ha    se  uno  nasce  o  lo diventa  omossesuale  ?  ti  sta imponendo  la sia  scelta   il  suo modo  di  vivere o  il  suo modo  d'essere   e   vivere la  siua sessualità  ?  1
Questa è la stessa cazzata che ho dovuto sentire io da bambino: se guardi kenshiro diventi un violento, un teppista, se guardi sailor moon o ranma diventi gay, se guardavi lupin diventavi un ladro... e basta! Lasciate che i cartoni siano cartoni e basta! Possibile che ci si debba sempre attaccare ad ogni inezia pur di rompere le scatole? Lasciate che i bambini si godano l'infanzia nel modo più leggero e migliore possibile ! . . Basta aggiungere  ai modelli   esterni  i  vostri modelli  ,  poi  lui\lei  si farà una  siua idea  una sua identità . Oppure  meglio

Non insegnate ai bambini
Non insegnate la vostra morale
È così stanca e malata
Potrebbe far male





Lesbiche e sposate, i vicini le aggrediscono in un paesino dell'Astigiano

Le due donne denunciano la violenza ai carabinieri: "Ma adesso siamo costrette a trasferirci"




Linda e Emanuela Pines, 41 e 50 anni, aspettano solo le chiavi del nuovo appartamento per lasciare Baldichieri, un paesino di 1300 anime, nell’Astigiano. "Qui non possiamo più vivere. Abbiamo paura anche a portare fuori il cane", dicono. Una decina di giorni fa sono state aggredite da un vicino di casa e dai suoi familiari. "Emanuela era andata a protestare per il rumore che arrivava dal loro appartamento - spiega Linda - la reazione è stata spropositata. Di sicuro non è stato solo quel singolo episodio a scatenare la furia del nostro vicino che non ha mai accettato che io ed Emanuela fossimo sposate e vivessimo insieme. Siamo omosessuali e questo da ancora fastidio". Soprattutto in un paesino piccolo come Baldichieri.
Linda e Emanuela Pines

"Molte persone ci vogliono bene, tanti sono venuti a trovarci dopo l’aggressione ma c’è ancora chi non capisce. Se andiamo in giro per strada mano nella mano molti ci guardano, le malelingue parlano e più di una volta abbiamo dovuto chiedere che la smettessero".La sera del 25 febbraio Linda ed Emanuela sono in casa quasi pronte per andare a dormire. "Ma dall’altro appartamento facevano rumore e così Emanuela è andata a bussare per chiedere che abbassassero la voce. Ne ha anche approfittato per chiedere se il vicino poteva preoccuparsi di buttare un po’ di sale sulle scale in vista della nevicata prevista". Per tutta risposta è stata trascinata in casa e aggredita. Linda ha sentito la moglie urlare dal bagno di casa sua che confina con l’altro appartamento. "Mi sono precipitata fuori e ho trovato Emanuela bloccata mentre veniva colpita al volto e alla testa. Hanno picchiato anche me e per questo porto ancora il collare".
Tra la coppia e i loro dirimpettai i rapporti sono stati sempre piuttosto tesi. "Li ho sentiti una volta mentre dicevano: 'quelle due lesbiche rompono il c...'", spiega Linda. E aggiunge: "Un’altra volta mi ha fermato in cortile chiedendomi chi delle due facesse il marito".
Dopo la denuncia presentata ai carabinieri, Linda ed Emanuela hanno deciso di andarsene. "Preferiamo mettere un po’ di chilometri tra noi e loro - dice ancor Linda - Io da quella notte non dormo. Continuo a rivedere la scena di quella sera e a sentire le grida di mia moglie. Dopo quell’aggressione sono stata anche minacciata. Mi hanno detto che non dovevamo raccontare quello che era successo".
Anche la Cgil astigiana è intervenuta sull'episodio. "Non ci sono dubbi. E’ stato l’odio e la violenza di carattere omofobico a spingere i due uomini a malmenare violentemente le due donne conviventi Il pretesto è stato un piccolo screzio condominiale, ma la violenza non lascia dubbi sulle reali intenzioni - commenta Patrizio Onori, responsabile dell’ufficio nuovi diritti della Cgil di Asti - Il contrasto alla violenza di genere ed omofobica è una questione urgente nel nostro Paese ma la classe politica pare ignorare del tutto il problema".
Linda ed Emanuela si sono sposate a Baldicheri il 10 dicembre 2016, la loro è stata la prima unione civile del paesino in provincia di
Asti. Emanuela ha preso il cognome della moglie.
Le due donne si conoscono dal 2005 e la loro è stata tutt’altro che una relazione facile. "Per la mia famiglia – racconta Linda - l’omosessualità è una malattia e io per sentirmi normale e accettata ero quasi arrivata a sposare un uomo. Emanuela si è dichiarata e siamo scappate insieme. Lei mi ha dato coraggio". Linda è una scrittrice e ha trasformato la loro storia in un libro

  ha  ragione  il mio amico   

Tommaso Spartaco C è anche il profondo nord, che non ha niente da invidiare al profondo sud.
Infatti  

Coppia gay a 'Ballando con le stelle', Adinolfi attacca: "Nelle balere mai visto due uomini ballare insieme"

La Repubblica
4 ore fa


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Terlizzi-Luxuria: è amore?
 Gi                                        Giovanni Ciacci e Raimondo Todaro

L'hL'ha definita un'"operazione vergognosa per attirare l'attenzione sul programma". Il Popolo della famiglia ha inviato una lettera di protesta alla sede Rai di Corso Sempione a Milano per protestare contro la popolare trasmissione Ballando con le stelle condotta da Milly Carlucci che torna domani sera suRai1. Qual è il problema? La presenza nel cast di una coppia di uomini, quando "in prima serata davanti alla tv ci sono i bambini".Si tratta del truccatore di Rai2, Giovanni Ciacci e del ballerino, Raimondo Todaro.  Nella lettera inviata anche alla sede Rai della Basilicata, a firma di Mario Adinolfi, presidente nazionale del Popolo della famiglia si legge tra l'altro che "quella di Ballando è un'operazione ideologica che vuole rappresentare come naturale ciò che naturale non è. E' solo una tassa ideologica pagata alla lobby Lgbt". E ancora: "sono sposato con una romagnola e in balera mai visti due uomini ballare, conosco il mondo dei tornei di ballo fino ai livelli internazionali e non sono ammesse coppie di soli uomini".


Aveva "rubato" monopattino buttato. Il giudice nega il reintegro al lavoro ma i media e i social nn se ne occupoano come Flavia Cassaro la berciante antipolizia di Torino

Lo  so  che  l'8 marzo è passato  ed  non si  può sempre  stare  a parlare d'esso e delle suetematiche, ma  certe  disparità di trattamento  non mi  piaciono e non le  sopporto .  

Si è  esaltano  alcune figure   facendone  dei martiri  , vittime  di  sistema  quando  sono  loro stesse   che  gli offrono il pretesto  

 Lavinia Flavia Cassaro fotografata giovedì in due momenti della manifestazione (Ansa)

ma   si dedica  poco spazio  a  chi   realmente  vittima   del sistema  

. (Credits – Facebook)

Ora hanno sbagliato entrambe . Ma della prima , ci se ne occupa anche troppo della seconda è quasipassato in secondo piano che Alla seconda donna, dunque, spetta solo un risarcimento per il danno subito dal licenziamento e la donna riceverà una cifra corrispondente a diciotto mensilità
Infatti 



Era stata licenziata lo scorso 30 giugno 2017. La colpa di Aicha Elisabethe Ounnadi, 40 anni e madre di tre figli, era stata quella di prendere dai rifiuti un monopattino da regalare a uno dei suoi figli. La donna, infatti, era dipendente del Cidiu (società che gestisce la raccolta rifiuti nella zona Ovest di Torino) ed era stata licenziata per “l’appropriazione indebita di un bene non di sua proprietà”.Una decisione che aveva creato un ampio dibattito nell’opinione pubblica, con la donna che si era difesa dicendo che “ho perso il lavoro perché volevo portare un regalo a mio figlio di 8 anni, ma io non ho mai rubato nulla nella mia vita”. Insomma, il monopattino in questione era stato buttato via, era nello stabilimento del Cidiu di Savonera, a Collegno. Inoltre, secondo la testimonianza della donna, non era stata lei a recuperare il gioco dalla discarica“Una collega me l’ha dato per il mio bimbo. Sono separata, ho altri due figli e vivo in una casa popolare. Capitava che gli amici mi facessero qualche regalo. La collega ha confermato tutto, ma non è servito” aveva raccontato a La Stampa all’epoca dei fatti.Per questo motivo Aicha Elisabethe Ounnadi aveva fatto ricorso davanti al giudice del lavoro. E ieri è arrivata la sentenza. E per la donna le notizie non sono state buone. Il giudice della sezione lavoro del Tribunale di Torino, infatti, ha convalidato il licenziamento, sottolineando che, sebbene il licenziamento non sia da ritenersi per giusta causa, visto che il tribunale lo ha ritenuto un “provvedimento eccessivo”, comunque il gesto della Ounnadi rientrerebbe nella categoria di “furto”, secondo il contratto di lavoro della categoria. E per tanto sanzionabile con il licenziamento. Alla donna, dunque, spetta solo un risarcimento per il danno subito dal licenziamento e la donna riceverà una cifra corrispondente a diciotto mensilità, ma nessun reintegro.
Ora    mi faccio   la stessa  domanda    che  fa  l'amica  ed  utente   
Invece di sponsorizzare le bercianti antipoliziotti e magari promuoverle a opinion-leader nelle trasmissioni amiche, perché i sinistri non sostengono lei? Perché i social la ignorano?


9.3.18

storie di sport e di squadra : È campione regionale del salto in alto, ma è costretto ad allenarsi in salotto., i 110anni dell'inter ,Usa, bus della squadra di basket impantanato nella neve: le atlete entrano in azione


È campione regionale del salto in alto, ma è costretto ad allenarsi in salottoTolmezzo: i disagi del 13enne Luca Bombardier (Libertas): «Impianti ko per il maltempo, ma la Regione ci ignora»
                          di Alessandra Ceschia


TOLMEZZO. Con un salto di 143 centimetri ha sbaragliato i concorrenti ed è diventato il campione. Per salire sul podio e agguantare il titolo regionale per la categoria ragazzi, il tredicenne Luca Bombardier, portacolori della Libertas Tolmezzo, si è allenato saltando su un materasso piazzato nel salotto di casa.

Di alternative, del resto, non ce n’erano molte, visto che nel nuovissimo campo di atletica gestito dalla Libertas Tolmezzo il saccone era stato distrutto il 10 agosto del 2017, quando una tromba d’aria si era abbattuta sulla pista di atletica e sulla pedana di salto.
Luca Bombardier è uno dei giovani atleti più promettenti della Libertas che opera da oltre mezzo secolo a Tolmezzo e ne segue una sessantina. Ma per il ragazzino di Arta Terme allenarsi negli ultimi mesi non è stato affatto facile, vista l’indisponibilità dell’impianto.
Così, ha improvvisato una palestra in casa incuneando un materasso fra il divano e la poltrona e fissando alla parete un’asta. È lì che si è allenato giorno dopo giorno, stupendo i familiari che lo vedevano planare dal divano.
«A forza di saltare ci stava distruggendo il mobilio» ha ammesso il nonno Gianlauro Peresson, descrivendo la buona volontà del nipote e la sua determinazione a vincere. Alla fine ce l’ha fatta e ha portato a casa il titolo di campione regionale.
Una storia a lieto fine, dunque, se non fosse che, nonostante i riconoscimenti, a Tolmezzo ancora non si trovano i soldi per ricomprare il saccone e permettere ai ragazzini di allenarsi adeguatamente. Agrodolce il commento del presidente: «Sono felicissimo per il ragazzino – sbotta infatti Francesco Martini –, ma che tristezza, che desolante tristezza constatare come sia difficile per un ragazzino saltare in alto».
E dire che basterebbero 13 mila euro per rimpiazzare l’attrezzatura danneggiata in seguito al fortunale.
«I fatti sono noti a tutti – riassume Martini –: il 10 agosto una tromba d’aria ha investito Tolmezzo danneggiando la pedana per il salto in alto. Alcuni mesi dopo, la Regione ha emanato un bando destinato alla concessione di incentivi per l’acquisto di attrezzature sportive fisse e mobili e la nostra associazione ha presentato domanda».
Il contributo copriva l’80 per cento dei 13 mila euro di costo. Ma l’iter burocratico per il vaglio dell’istanza ha subito alcuni intoppi: era necessario che la società richiedente avesse titolo a gestire la struttura sportiva in oggetto almeno per un anno a partire dalla data della richiesta, pena l’esclusione dalla graduatoria, e siccome il contratto stipulato dalla Libertas con il Comune scadeva prima di tale termine, l’associazione ha integrato l’istanza con la dichiarazione del sindaco che documentava l’avvio della fase istruttoria finalizzata alla proroga della concessione per un ulteriore semestre.
Non è bastato a evitare l’esclusione dalla graduatoria, così l’unico impianto di atletica leggera in Carnia è rimasto monco. Tra poco – argomenta Martini – inizieranno i campionati studenteschi dei numerosi istituti scolastici ma, a causa della decisione della Regione, il salto in alto non si potrà fare.
Ho segnalato la situazione a tutti – lamenta Martini – ho inviato lettere all’assessore Gianni Torrenti, sportivo di lungo corso,
al vicepresidente Sergio Bolzonello, alla Fidal, ho supplicato l’amico e campione del salto in alto Alessandro Talotti. A distanza di mesi però nulla è cambiato. Evidentemente – ironizza – in Carnia si possono saltare solo...i pasti».


Usa, bus della squadra di basket impantanato nella neve: le atlete entrano in azione


L'autobus a bordo del quale viaggiava la squadra di basket femminile della Northeastern Universitiy di Philadephia era rimasto impantanato nel ghiaccio mentre si dirigeva verso l'hotel che ospitava le giocatrici. ''Il mezzo girava a vuoto, ci siamo guardate e abbiamo capito che dovevamo scendere e aiutare'', hanno spiegato in un'intervista a Nbc News. Il video è stato pubblicato su Twitter ed è stato ripreso dalle principali agenzie internazionali. ''Siamo felici, dimostrano quanto la nostra squadra sia unita''.


110 anni di Inter: il video a cartoni racconta la storia della squadra dal 1908


Dal 1908 al 2018 in meno di due minuti: l'Inter - nata il 9 marzo 1908 - celebra il 110° anniversario della fondazione del club con un video, postato sulla pagina Facebook ufficiale della società, che ne riassume l'intera storia in una manciata di secondi. Si va dalla decisione dei fondatori di creare una squadra che accogliesse anche i calciatori stranieri (provocando così la scissione dal Milan) alle prodezze di Giuseppe Meazza, a cui è oggi intitolato lo stadio di San Siro, dai successi della Grande Inter di Helenio Herrera e Angelo Moratti al Triplete conquistato dal gruppo guidato da José Mourinho durante la presidenza di Massimo Moratti. Per l'occasione è stato anche lanciato un hashtag ad hoc, #Inter110, già entrato in tendenza su Twitter.

nel sud del mondo in India in questo caso , , uno scivolo di fango e poi giù nel fiume: i bimbi la m la maggior parte , si divertono così


A volte basta davvero poco per essere felici e questi bambini ne sono la dimostrazione. In Rajasthan, nel nord dell'India, il video che mostra dei bimbi divertirsi mentre scivolano per una discesa di fango è diventato presto virale. "Altro che smartphone e videogiochi", si legge nei commenti che lodano la fantasia e l'entusiasmo dei più piccoli

i censori del politicamente corretto a tutti i costi non stanno mai fermi neppure l'8 marzo. Cesena "8 Marzo, un testo di Alda Merini da non distribuire nelle scuole"

Quello    che  è successo   a  Cesena  ,  vedere  articolo sotto   , è uno   degli effetti della mancanza di cultura letteraria e del politicamente corretto a tuitti i costi . Ma soprattutto di omologazione culturale che vede le donne come tutte uguali e non amette che esistono anche certe donne .
Forse è vero è un po' dura da trasmettere ai bambini\e  sotto i 14 anni , ma proibirla o fare interpellanze per vietarla mi sembra una soluzione anacronistica e deleteria di lontana memoria . 
"8 Marzo, un testo di Alda Merini da non distribuire nelle scuole"
CesenaToday2018-03-08



Quale responsabile di Fratelli d'Italia per Cesenatico, desidero fare presente quanto quest'oggi,8 Marzo, molte donne e molte mamme si stanno chiedendo e mi hanno chiesto il perché l'assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Cesenatico abbia distribuito nelle scuole delle pergamene scegliendo proprio quel testo di Alda Merini per celebrare l'8 Marzo.

donneinrinascita

Ci sono le donne
Ci sono le donne....e poi ci sono le donne donne
E quelle non devi provare a capirle, sarebbe una battaglia persa in partenza. 
Le devi prendere e basta.

Devi prenderle e baciarle, e non dare loro il tempo di pensare.

Devi spezzare via, con un abbraccio che toglie il fiato, quelle paure che ti sapranno confidare una volta soltanto, 

a bassa bassissima voce.

Perché si vergognano delle proprie debolezze e, dopo avertele raccontate, si tormenteranno  in un agonia lenta e silenziosa

al pensiero che scoprendo il fianco e mostrandosi umane e facili e bisognose per un piccolo fottutissimo attimo, 
vedranno le tue spalle voltarsi ed i tuoi passi allontanarsi.
Perciò prendile e amale.
Amale vestite, e senza trucco che a spogliarsi sono brave tutte.
Amale indifese e senza trucco, perché non sai quanto gli occhi
di una donna possono trovare scudo dietro un velo di mascara.
Amale addormentate, un po' ammaccate quando il sonno le stropiccia. 
Amale sapendo che non ne hanno bisogno, sanno bastare a se stesse.
Ma appunto per questo, sapranno amare te come nessuna prima di loro



Alda Merini è una gran poetessa, ma una dubbia pedagoga, e distribuire questo testo nelle scuole. In primo luogo le donne sono tutte donne...Senza distinzione... Donne... Persone. Una donna, inoltre, deve avere il tempo di pensare e soprattutto di decidere se vuole "essere presa". Quel modo di agire contro la volontà della femmina riporta alla mente il "mediatore culturale" assurto all'onore delle cronache dopo le violenze sessuali di Rimini. Pare gli sia costato il posto di lavoro quel che aveva dichiarato... forse perché era senza licenza poetica? Forse perché non era l'8 Marzo? Chissà. Domunque sarebbe opportuno che il Signor Sindaco Matteo Gozzoli desse a queste MAMME un suo autorevole parere.
Isa Brighi - Fratelli d'Italia Cesenatico




La signora Isa  non accetta o forse  ignora  il fatto che  ci sono     diversi   tipe  di  donne   eccone  un caso 


https://biella.diariodelweb.it/biella/articolo/?nid=20180308-493270

BIELLA
«Ci sono donne che possono vivere anche senza uomini»

Francesca Zecchini, in occasione della Festa dll'8 marzo, scrive una lettera aperta sulla condizione femminile
Francesca Zecchini (© Diario di Biella)
Francesca Zecchini (© Diario di Biella)

BIELLA - In occasione della festa della donna, di oggi 8 marzo, pubblichiamo un contributo di Francesca Zecchini, mamma, libera professionista nel ramo assicurativo e consulente per "Rosso Limone", portale dedicato al benessere delle donne. Ecco il suo testo, di carattere generale e che nulla ha a che vedere con persone direttamente o indirettamente riconducibili alla sua sfera personale e familiare.IL TESTO - «Ci sono donne che non hanno bisogno di un uomo. Ci sono donne che non hanno bisogno di uomo con cui avere dei figli, comprare una casa con mutuo o dividere le bollette. A volte possono sembrare immature o troppo indipendenti e lo sono quando si concedono qualche uscita con le amiche o una serata trasgressiva. Oscillano tra il nutrire la bambina che è in ognuna di loro e il riconoscersi donne adulte guardandosi negli occhi le une con le altre, tra un compito di matematica e un bicchiere di spritz. Quelle donne conoscono a memoria a quale figlio appartiene ogni singola smagliatura che vedono guardandosi allo specchio e dietro quale cicatrice si nasconde ogni battaglia che hanno combattuto».
SOFFERENZA - «Hanno sofferto e fatto soffrire, anche quando non volevano, anche quando hanno agito per il quieto vivere, per il bene della coppia, per affetto dei figli, per una vecchiaia insieme, oppure semplicemente in nome di quello che chiamavano amore. Le riconosci perché a prima vista hanno lo sguardo sfrontato, il fare sicuro e l’atteggiamento provocatorio, ma i loro occhi si illuminano subito alla vista della foto di un cucciolo o di un «sei speciale», anche se non lo vogliono mostrare. Di loro dicono che sono «ingestibili», solo perché non capiscono che un adulto non deve essere «gestibile» per essere amato, bensì lasciato libero di essere com'è. Non si fanno abbattere da un NO, ma sanno capire quando è il momento di lasciar andare, consapevoli di aver tentato tutto e fiere di ciò che hanno imparato durante il tragitto del treno su cui hanno scelto di salire».
AMORE - «Sono ancora capaci dire TI AMO, oggi senza orgoglio o paura di essere deboli e di perdere sé stesse. Custodiscono nel loro cuore le volte in cui lo hanno detto, a volte meno delle dita di una sola mano, a volte molte meno degli uomini con cui sono state a letto. Perché Ti Amo oggi sono parole ancora più preziose di ieri. Sono gelose di un’affinità mentale invece che di una scopata ed esprimono la loro passionalità a letto come in una discussione al lavoro. Queste donne non hanno bisogno di un uomo perché sono libere di amare un uomo, perché sanno quanta forza e felicità arriva dallo scegliersi reciprocamente ogni giorno. Perciò uomini, quando incontrate una di loro, non vi fermate al semplice fatto che non hanno bisogno di un principe azzurro che le salvi».

8.3.18

speciale storie di donne : Giulia Nizzola e i pacchi di Pasta Magna applica la suia laurea ad “Packaging: scegliere con gli occhi” ., L’operaia e storica Rsu Fiom Angela De Marc Si laurea in filosofia con 110 alla Ca’ Foscari di Venezia e, con indosso il camice blu da lavoro della Zanussi, che era stato prima di sua zia e poi di sua mamma, dedica il traguardo a tutte le donne e gli uomini che hanno contribuito a rendere grande quell’azienda che oggi è l’Electrolux di Porcia. ed altre storie

oggi 8 marzo raccolgo un post con storie di donne  La prima è tratta , come le altre due le ho prese dalla la pagina fb di geolocal,da http://gazzettadimantova.gelocal.it/mantova/cronaca/2018/03/07 , mentre l'ultima  ma nnon per  questo meno importante  e bella   tratta  da  la  nuyova  sardegna  


Giulia Nizzola e i pacchi di Pasta Magna

MOGLIA-SUZZARA. Un prodotto lo si sceglie con gli occhi? Il bello, la forma pagano più del contenuto? Sono le domande che Giulia Nizzola, 22 anni di Moglia, domiciliata a Suzzara dopo il terremoto, si è posta nella propria tesi di laurea, incentrata su una ricerca sperimentale di neuromarketing e decisioni d’acquisto, per il corso triennale di Grafica all’Accademia di Belle Arti Santa Giulia di Brescia. Per arrivare alle risposte, Giulia ha elaborato un test, che è il titolo della sua tesi, “Packaging: scegliere con gli occhi” e i risultati che ha ottenuto hanno sorpreso anche lei.
Giulia ha inventato un prodotto, una pasta, ha creato un logo, un marchio, una confezione (tutto finto naturalmente), poi con la collaborazione del personale del Conad Superstore di Suzzara, ha esposto il prodotto tra gli scaffali del supermercato. Una pasta gourmet, di quelle che si trovano nei ripiani dedicati ai prodotti artigianali o regionali ricercati; una pasta più costosa delle altre, però, avvolta in un bel sacchetto di carta grezza, come quella del pane, con tanto di logo scritto a mano, il nome dell’azienda (pure quella falsa) che ricorda la nostra terra Magna (è in dialetto), grano aureo prodotto a Mantova. «Volevo concretamente vedere - racconta Giulia - come le persone potessero reagire di fronte a un nuovo prodotto di cui non conoscevano né il brand produttore né la confezione: ho creato quindi un mio packaging. Ho dovuto aggiungere alcuni plus rispetto alle marche competitors perché il mio prodotto potesse farsi vedere ed essere diverso: il sacchetto di carta da pane, la scritta con stampi a mano, ho aggiunto anche un elastico alla confezione, da utilizzare per richiudere il sacchetto una volta aperto. Per poter realizzare il test, però, è stata di fondamentale importanza la disponibilità del direttore del punto vendita Conad Superstore di Suzzara, Roberto Lugli».
Giulia racconta di aver preparato 45 sacchetti di pennette, farfalle, fusilli («ho preso i pacchi da 5 chili del Tosano, e il mio relatore ha stampato i sacchetti nella sua piccola tipografia»); la Conad le ha concesso per una settimana per esporli su tre ripiani dello scaffale della sezione gourmet e le ha permesso anche di restare di fianco agli scaffali per osservare i movimenti dei clienti. «Sabato 10 e domenica 11 febbraio, con la mia supervisione, solo cinque persone hanno guardato il prodotto, nessuna ha deciso di comprarlo; da lunedì 12 a venerdì 16 febbraio i sacchetti sono stati sullo scaffale senza la mia supervisione e 47 persone sono andate in cassa col prodotto. Poi le commesse hanno riferito loro che si trattava di una ricerca e quella pasta non era in vendita. Però siamo rimasti tutti sorpresi di quanto fosse piaciuto, tenendo conto anche del prezzo, 1,49 euro, il doppio delle paste comuni. Un risultato insperato. Quindi sì, ho avuto la risposta formulata nel mio test: la forma paga, l’abito fa davvero il monaco».
La discussione della laurea è andata benissimo. «Eh già, 110 e lode finale che voglio proprio dedicare al direttore del Conad Lugli. Lo ringrazio di cuore per quello che ha fatto». Ora per Giulia cominciano gli stage in aziende e poi chissà, magari arriverà una carriera pubblicitaria.







OPERAIA SI LAUREA IN FILOSOFIA:...
Operaia si laurea in filosofia: camice blu e dedica ai lavoratori Zanussi
Angela De Marco è una ex dipendente e storica Rsu della Lavinox. Ha saputo gestire tutti gli impegni meritandosi un 110
                                        di Giulia Sacchi





PORDENONE. Si laurea in filosofia con 110 alla Ca’ Foscari di Venezia e, con indosso il camice blu da lavoro della Zanussi, che era stato prima di sua zia e poi di sua mamma, dedica il traguardo a tutte le donne e gli uomini che hanno contribuito a rendere grande quell’azienda che oggi è l’Electrolux di Porcia.L’operaia e storica Rsu Fiom Angela De Marco da ieri è dottoressa. Ha discusso la tesi di laurea magistrale sulle trasformazioni del lavoro nell’era neoliberista. Una tesi nella quale è racchiusa anche la storia di lavoro e di attività sindacale dell’ex operaia della Lavinox di Villotta di Chions.Un pezzo importante della sua vita, insomma. Un percorso non semplice, ma ricco di soddisfazioni, quello universitario, per Angela che è mamma di due bambini, ai quali ha dedicato la tesi. Contando solamente sulle proprie forze, è riuscita a gestire lavoro e famiglia e a coronare un sogno: chiudere il percorso di laurea triennale nel 2012 e poi quello magistrale ieri.Donna tenace e che non si ferma davanti a nulla, Angela ha studiato nei pochi momenti liberi: di notte e nei fine settimana. Sulla sua pelle ha provato quanto sia difficile per una donna gestire i tempi di conciliazione di lavoro e famiglia, e nel suo caso pure di università e sindacato.«Ho toccato con mano l’assenza di strumenti adeguati per sostenere le donne che lavorano, hanno figli e studiano – ha raccontato –. Ho avuto la prova di come tanti, dai politici al mondo delle istituzioni, si riempiano la bocca di tutele nei confronti delle donne che nella realtà si rivelano inesistenti. Nonostante il mio percorso sia stato pieno di ostacoli, non ho mollato: la laurea era una sfida che ho vinto».In questi anni di studio, Angela ha lavorato sodo non soltanto per non fare mancare nulla ai suoi bambini, ma anche per essere sempre al fianco dei suoi colleghi di Lavinox in momenti non semplici. Mentre preparava gli esami, l’azienda di Villotta di Chions è fallita: per l’operaia un colpo al cuore, che ha avuto ripercussioni pure sullo studio.«Sono stati mesi difficili e il percorso universitario ne ha risentito, subendo un rallentamento», ha raccontato. Ma nemmeno questo ha fermato Angela, che ha trovato il tempo per studiare tra una manifestazione sindacale e un tavolo di confronto a Unindustria. Episodi che rivivono nelle pagine di quella tesi in cui si parla di com’è cambiato il lavoro, soprattutto in fabbrica, e dei mutamenti che ha subito il mondo sindacale. Ambiti che sono entrambi in crisi.Un’analisi che non si limita a ripercorre il pensiero di filosofi e studiosi, tra cui Karl Marx, ma che indaga a fondo le dinamiche del cambiamento, mettendone in evidenza in primis le conseguenze negative e dando voce anche ad alcuni protagonisti, tra l’altro del Pordenonese.Angela ha intervistato il segretario generale della Fiom Maurizio Marcon, che ha un’esperienza da operaio alla Cimolai di Pordenone, ed Efrem Basaglia, operaio metalmeccanico della Savio macchine tessili e storica Rsu Fiom, oggi in pensione. «Interviste fondamentali per entrare nel vivo dell’argomento della tesi – ha spiegato De Marco –. Chi meglio di persone che hanno seguito da vicino il cambiamento del mondo del lavoro, tra aumento della precarizzazione e della disoccupazione, poteva proporre una riflessione su questa tematica?».La discussione della tesi per Angela è stata un momento di forte emozione: mentre illustrava il lavoro di ricerca, scorreva davanti agli occhi la sua vita.«Ho faticato a trattenere le lacrime – ha raccontato –. Dedico questo percorso a quanti hanno contribuito a rendere grande la Zanussi, con impegno e tra tante difficoltà, a chi lotta per avere un’occupazione e per i suoi diritti e a quanti hanno perso la vita per difendereil proprio lavoro. Da oggi sono sì una dottoressa, ma che non dimentica le sue origini. Rimarrò sempre un’operaia e sono fiera di avere indossato il camice simbolo delle tute blu in uno dei momenti più importanti della mia vita».


Crisi e secondo figlio: resta disoccupata e fonda un'azienda
Storie di donne: Stefania adesso vende decorazioni in tutto il mondo. Il suo racconto

di Alice Ferretti




PADOVA. Si è rimboccata le maniche ed è ripartita da zero, supportata da una grande forza d’animo, dalle sue passioni e da una bellissima famiglia. Così Stefania Taddeucci, 47 anni, mamma e imprenditrice, dopo un periodo di forte crisi è riuscita a fare del suo sogno il suo lavoro.
Oggi è titolare dell’azienda “La banda del riccio”, dal nome della passione del figlio maggiore per questo animaletto. Stefania disegna e produce adesivi decorativi per le camerette dei bambini e la sua attività in soli tre anni si sta espandendo in modo significativo. «Sono presente in sette portali di e-commerce e vendo le mie decorazioni in tutto il mondo», spiega entusiasta l’imprenditrice.
Non è stato semplice. Stefania, originaria di Firenze, ma che per amore diciannove anni fa si è trasferita a Noventa Padovana, fino al 2010 ha lavorato nell’ambito della moda. «Per vent’anni ho fatto la stilista per bambini, collaboravo con tutte le più grandi aziende, poi con la crisi le cose hanno iniziato ad andare male». Molte aziende d’abbigliamento per cui lavorava chiudono i battenti e le poche rimaste tardavano a effettuare i pagamenti. «In quel periodo sono anche rimasta incinta del mio secondo figlio, cosa che mi ha ancor più danneggiata. Quando mi presentavo nelle aziende con il pancione mi guardavano come un’appestata».



Da qui per Stefania si è aperto un periodo difficile. «Ho smesso di lavorare e ho vissuto un anno di lutto. Ero in forte crisi e alternavo momenti di gioia per la bambina che stava arrivando a momenti di grande sconforto». I lunghi mesi di stop però non sono riusciti a fermare lo spirito creativo e ambizioso della mamma, che ne ha approfittato per reinventarsi. «Ho pensato di decorare la cameretta della mia bambina con degli adesivi. Ho realizzato i disegni e li ho fatti trasformare in adesivi da una ditta specializzata».
E il risultato è arrivato da subito. Non appena la foto della cameretta decorata ha preso a girare in rete, e in particolare sui social network, hanno iniziato a piovere apprezzamenti. «L’idea piaceva. Inoltre il mio sogno è sempre stato quello di fare l’illustratrice per bambini. Ho pensato che quella poteva essere la mia strada», dice la mamma imprenditrice, che con le sue creazioni e un gazebo ha iniziato a girare i mercati di Padova e provincia raccogliendo curiosità e consensi. Così nel 2015, grazie anche ai consigli di Confartigianato, Stefania ha registrato il suo marchio e da quel momento è nata quella che è una vera e propria azienda. «Ho comprato un plotter e adesso faccio tutto a casa», spiega. «In un mese riesco a spedire in tutto il mondo circa 170 adesivi decorativi. Per ora sono da sola ma se l’azienda continuerà a crescere il prossimo obiettivo è aprire un laboratorio». Nell’ultimo anno l’azienda ha realizzato un fatturato di 100mila euro.
«Ho tutto quello che si può desiderare. Un lavoro meraviglioso, che è anche la mia passione, e la possibilità di lavorare a casa, a contatto con mio marito e miei due figli».



L'INTERVISTA - Guida il Comune da 9 anni, ma non chiamatemi sindaca
Il primo cittadino di Onanì: «La parità di genere non c’entra con il linguaggio»
di Silvia Sanna

SASSARI. Sindaca o sindaco? Meglio sindaco, risponde subito Clara Michelangeli. Che, confessa, alla lunga discussione sulla parità di genere nel linguaggio non si è molto appassionata. Dal 2009 primo cittadino di Onanì, comune della Baronia di 390 abitanti, il sindaco Michelangeli, di professione agronomo e mamma di un bimbo, indossa la fascia da quando aveva 28 anni. Il secondo mandato si chiuderà l’anno prossimo e sull’eventuale tripletta ancora non ha deciso. Tutti in paese la chiamano sindaco perché lei preferisce così. «La verità? Non credo che l’utilizzo del genere maschile sia una forma di discriminazione nei confronti delle donne. La parità è altro».


E' giusto festeggiare l'8 marzo?

«Certo, la festa della donna è importantissima per ricordare le discriminazioni subite in passato, per manifestare solidarietà a chi vive in Paesi dove la donna subisce emarginazione, violenze e abusi. E soprattutto per ricordare chi per colpa di uomini violenti soffre e spesso perde la vita».

La violenza di genere è un fenomeno in crescita, come combatterlo?

«Io credo che prima di tutto debbano essere educati gli uomini. Il rispetto deve essere insegnato a chi non lo manifesta in maniera naturale. E gli uomini in gamba devono essere d’esempio per gli altri. Per questo oggi nelle piazze colorate di rosa e negli appuntamenti dedicati all’8 marzo, sarebbe bello vedere non solo donne ma anche mariti, fidanzati, fratelli».

Flash mob, corse rosa, spettacoli teatrali e convegni: sono utili per contrastare la violenza sulle donne?

«Sono importanti per almeno due aspetti: per sensibilizzare il numero più alto di persone sul fenomeno e per fare sentire le vittime meno sole. In una situazione di abusi la solitudine spinge a chiudersi in se stesse e fa crescere la paura».

È questa paura che spinge tante vittime a non denunciare?

«Credo che diversi sentimenti si mescolino. La paura, la vergogna, spesso la volontà di non turbare i figli, magari bambini. Ma incide moltissimo anche l’incertezza del dopo, di quello che accadrà se si decide di dire basta. Per questo serve una rete, la società deve essere in grado di accogliere e tutelare queste donne. E le manifestazioni dell’8 marzo, la condivisione di situazioni simili, il confronto delle esperienze, aiutano a capire che è possibile uscirne»

Lei è mai stata discriminata in quanto donna da quando fa politica?

«Non nel ruolo di sindaco. Ma in politica i pregiudizi resistono ed è difficile scardinarli. Soprattutto se decidi di fare il salto, mi è successo quando decisi di candidarmi alle Regionali».

Qualcuno la criticò?

«Mi dissero cose che a un uomo non avrebbero detto. “Sei sicura di volerti impegnare così tanto in politica? Hai riflettuto sul fatto che trascurerai la famiglia, il tuo bambino?”. Ci rimasi male, ebbi la conferma che la parità di genere è un sogno lontano».

Il consiglio regionale ha approvato la legge sulla doppia preferenza. Sarà utile?

«Una premessa: per fare politica bisogna avere una forte passione, e la passione non ha sesso. Per questo ritengo che la legge sarà utile per garantire una maggiore presenza di donne in consiglio regionale, che sono certamente poche. Ma neanche questa è la soluzione».

Si spieghi meglio.


«Le capacità, come la passione, non dipendono dal sesso. Sarebbe sbagliato votare una donna (o un uomo) solo per garantire parità numerica. Le forzature possono rivelarsi controproducenti. La vera parità arriverà quando le donne saranno premiate per il loro valore»

messaggi in bottiglia quando la storia è affidata alle onde repubblica 8\3\2018

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