Anche i noir \ gialli a puntante sui giornali ( come un tempo ) sono avvincenti ed intensi specie se l'autore sa scrivere bene . Leggere l' incipit de "L'animale più pericoloso" di Luca D'Andrea con ottime illustrazioni di Agostino Iacurci pubblicato dal 10 agosto ad oggi 25 agosto sul quotidiano la repubblica . Sedici capitoli, di quattro pagine l'uno, con una copertina speciale per ogni puntata: nella prima ci sarà un'aquila perché in ciascuna delle cover realizzate da Agostino Iacurci ci sarà un animale diverso
Incipit L'ansia la costrinse a uscire in anticipo, la rabbia a lasciare il mazzo di chiavi in bella vista al centro del tavolo in cucina. Chiusa la porta, tornò a respirare. Superò il panificio della signora Kircher, il bar di Alois, il Despar, la filiale della Volksbank e il negozio di articoli sportivi del signor Wegener con la statua di Sepp Innerkofler testa bassa, sudando sotto la tuta da ginnastica di una taglia più grande che indossava non per il freddo [... ]
alla faccia di chi reputa il metodo antico e da nostalgici e delle paure del giovane autore
L'unico modo che conosco io è ficcarmi nei guai. Cercare stimoli, spunti. Sfide. Con la pubblicazione del mio ultimo romanzo, "Il respiro del sangue", avevo la sensazione di aver concluso qualcosa, forse una tappa del mio percorso, e quel sentore di Sehnsucht mi era rimasto incollato addosso più del solito. Poi è arrivata la telefonata. "Ci piacerebbe avere un tuo romanzo a puntate, un feuilleton. Sei dei nostri?". Come dire: Achab sa resistere a uno sbuffo all'orizzonte? Solo una volta chiusa la comunicazione mi sono reso conto in che guaio ero andato a cacciarmi. Non solo per le differenze fra romanzo e feuilleton, in pratica quelle che intercorrono fra un film e una serie tv. Non solo per gli spazi, visto che un feuilleton conta le battute, un romanzo le pagine se non i capitoli. Ma soprattutto per i tempi. Il feuilleton è figlio dei giornali e la redazione di un giornale è un formicaio impazzito in cui le notizie diventano lettera morta nel giro di pochi minuti, gli articoli si allungano, si accorciano o si eliminano in un battito di ciglia. Lo studio di uno scrittore è una specie di tempio a gravità zero senza incenso e con il ticchettio della tastiera al posto del suono delle campane tibetane. Quello che il formicaio chiedeva al tempio senza incenso erano sedici puntate da ventimila battute ciascuna in... era la seconda metà di giugno e la puntata numero uno sarebbe "andata in onda" ai primi di agosto, calcolando i tempi tecnici (inventare, scrivere, riscrivere, controllare, sacramentare, riscrivere...) quattro, forse cinque settimane di lavoro contro i soliti otto, nove mesi. Volevo una sfida? Eccola servita: un nuovo modo di ragionare le storie, un nuovo ritmo con cui tenere incollati lettori (i quali, mi faceva notare una vocina ansiosa e saccente, non avrebbero scelto una mia storia, ma che l'avrebbero trovata fra le pagine del proprio quotidiano preferito...) e nuovi modelli in cui cercare, se non ispirazione, almeno conforto. Non Dumas, ma Chandler, Hammett e il mio preferito: Jim Thompson. Ecco perché dovrebbe esserci del jazz in sottofondo.
Un noir che ti tiene incollato alla pagina isolandoti dal mondo e dai richiami familiari
Negro di m.": a Roma scritta razzista sull'auto di medico della Croce Rossa
L'insulto contro un dottore trentenne originario del Camerun dell'Area salute del comitato nazionale della Cri. Era andato a cena fuori e aveva parcheggiato al Pigneto. Un anno fa a Cantù una paziente rifiutò di farsi curare da lui perchè di colore
Un medico della Croce Rossa italiana (Cri) ieri sera è stato vittima a Roma di una aggressione a sfondo razzista. A raccontare la dinamica dell'accaduto all'Adnkronos è proprio la Cri. Ieri sera Andi Nganso, un medico 30 enne originario del Camerun impiegato nell'Area salute del comitato nazionale della Cri era andato a cena fuori e aveva parcheggiato al sua auto personale al Pigneto. Terminata la cena il medico è tornato alla macchina e ha trovato la frase incisa forse con una chiave
Andi Nganso, 31 anni
sul cofano. Sull'auto era ben visibile l'adesivo della Croce Rossa sul parabrezza. Il 30enne ha subito sporto denuncia. "Non bastavano gli insulti al volontario di Loano - dice Francesco Rocca il presidente nazionale Croce Rossa - ieri notte un nuovo episodio esecrabile a Roma. È ora di fermare questo clima di razzismo, odio e intolleranza che sta crescendo nel nostro paese. Ribadiamo con forza e passione che 'Siamo tutti fratelli e tutti con Andi". Nel gennaio di un anno fa mentre era in servizio nell'ambulatorio della Guardia medica di Cantù, in Lombardia, subì un'altra offesa: una donna rifiutò di farsi assistere da lui, perchè di colore. Lui rispose ironicamente sui social: "Ti ringrazio. Ho un quarto d'ora in più per bere un caffè"
Ora Partendo da questo estratto ( qui il post integrale ) di Andi Nganso del protagonista dell'ennesimo atto di razzismo citato prima
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A voi, concittadini sensibili alla battaglia antirazzista: Ci viene facile continuare a pensare che il razzismo in Italia sia degenerato negli ultimi mesi con il precedente governo. È una falsità.NON SIAMO DI FRONTE AD UN’ EMERGENZA, né tantomeno di fronte un'emergenza la cui sola responsabilità è da imputare al governo dimissionario.Siamo, invece di fronte a un persistente problema culturale del rifiuto del diverso che non possiamo più liquidare con delle semplici frasi ad effetto.Non è più sufficiente denunciare il razzismo e basta. L'antirazzismo è una lotta che, per essere combattuta, necessita vera onestà intellettuale e un impegno che non sia solo radicamento retorico spolverato di umanità.Vivo in Italia da 13 anni e non mi ricordo un periodo nel quale non sia stato testimone di atti di razzismo. I ragazzi nati e cresciuti qua non hanno mai avuto il privilegio di poter dire che hanno passato periodi con meno aggressioni verbali e fisiche.
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Mi ha riportato alla memoria questo che smentisce clamorosamente quelli che : nascondono la testa sotto la sabbia , che sminuiscono i segnali ( già presenti nella nostra cultura e politica vedi i pogrom contro gli slavi ad iniziare dal 1920 e l'italianizzazione forzata in Jugoslavia e al periodo dai divieti contro i matrimoni misti durante l'impresa coloniale in Africa ( 1936 ) e le leggi razziali ( 1938 ) che vennero abolite solo 1947 .
E le politiche della Lega
30 anni fa l’omicidio di Jerry Masslo. Quando scoprimmo di essere razzisti
VILLA LITERNO – Trenta lunghissimi anni. Era il 25 Agosto del 1989 quando nelle campagne di Villa Literno veniva ucciso Jerry Essan Masslo, da una banda di balordi del luogo, per essere derubato dei pochi spiccioli guadagnati in una giornata intera passata nei campi a raccogliere pomodori.
Dopo quella morte, la morte di un ragazzo sudafricano che a dicembre avrebbe compiuto 30 anni, l’Italia scoprì di essere razzista.Tanto tempo è passato ma ogni volta che arriva questa data, e quest’anno più che mai, tocca fare il punto della situazione in fatto di politiche migratorie che, soprattutto in queste terre, hanno visto scorrere molto altro sangue: basti pensare alla tremenda strage di San Gennaro del 2008 quando la “cieca” mano della camorra sparò nel mucchio di una sartoria per punire l’intero popolo africano.Dalla morte di Jerry ad oggi le politiche riguardanti l’immigrazione sono oltremodo peggiorate. Il sacrificio di Jerry Masslo rappresenta sì la storia di trenta anni fa, ma è anche drammaticamente attuale.Era un rifugiato che scappava dall’apartheid ed oggi è sotto gli occhi di tutti come spesso la politica abbia aizzato all’odio sociale che non risparmia nemmeno i rifugiati. Jerry, all’epoca, lavorava per trecento lire ad ogni cassetta di pomodoro ed ancora oggi c’è caporalato e schiavismo nei campi.«L’omicidio di Jerry Masslo commosse l’Italia – scrive in una nota la Comunità di Sant’Egidio – provocò la prima grande manifestazione antirazzista dell’ottobre 1989 e spinse il governo di allora a emanare i primi provvedimenti per la regolarizzazione dei migranti con la legge Martelli. Da allora in poi molte cose sono cambiate ma resta il gravissimo problema dei braccianti stranieri sfruttati nelle campagne per pochi soldi e costretti a vivere in alloggi più che precari. E restano soprattutto sentimenti di intolleranza e di xenofobia – cresciuti purtroppo negli ultimi tempi – che occorre condannare. L’Italia – prosegue l’organizzazione – se tiene al suo futuro, deve allontanare ogni radice di odio e di discriminazione e puntare su integrazione, diritti e un lavoro dignitoso per tutti».Che la morte di Jerry non sia vana, dunque, e per non dimenticare sabato 24 agosto alle ore 17 al cimitero di Villa Literno una delegazione di italiani e stranieri, provenienti da Roma, Napoli e altre città, darà luogo ad una marcia silenziosa alla fine della quale, la Comunità di Sant’Egidio, i sindacati, le associazioni e alcune autorità locali ricorderanno il sacrificio del bracciante sudafricano senza dimenticare un omaggio alle tombe di migranti, senza nome, collocate accanto a quella di Masslo e che ospitano le spoglie mortali di giovani africani che si trovavano in quelle campagne per il lavoro stagionale dei campi e di cui non si conosce nulla. Ricordando, in questo modo, tutti i migranti che in Italia sono morti nelle campagne, nel raccogliere i frutti della terra, e coloro che hanno perso la vita durante il trasferimento nei campi o mentre facevano ritorno nei luoghi dove alloggiavano.Non dimentichiamo Masslo e non dimentichiamo nemmeno che in questi 30 anni si è moltiplicata in alcuni settori della politica e della società una sorta di “cattiveria” verso i migranti. Una cattiveria che è contro la storia e contro quello in cui credeva Jerry Masslo: la multiculturalità e la convivenza civile. Ripartiamo da qui: ripartiamo da Villa Literno.
Foto Boschi, Adinolfi le risponde con il selfie della moglie: è sfida tra sexy bikini
È guerra tra scatti in bikini tra Maria Elena Boschie Mario Adinolfi, leader del Popolo della Famiglia, che ha pubblicato su Facebookuna foto della moglie, Silvia Pardolesi, in risposta a quella pubblicata nei giorni scorsi da . Continuano le provocazioni sui social a suon di foto e selfie. Dopo la risposta della Boschi a Matteo Salvini (foto in pubblicata su Instagramal mare in compagnia di alcune amiche), nella serata di ieri Mario Adinolfi ha pubblicato una foto della moglie in costume. Adinolfi ha commentato la foto con queste parole: “Comunicato stampa della presidenza nazionale del Popolo della Famiglia sulla attuale crisi di governo: Maria Elena Boschi nun te temiamo”.
Sotto la foto si sono susseguiti molti commenti. Qualche utente approva la scelta della foto scherzandoci su: “Il primo post degno di nota sul tuo profilo. Dai, ci sono segni di miglioramento. Confido in te”. Altri utenti, invece, non approvano e rispondono piccati: “Di cattolico hai solo le fesserie con cui ti riempi la bocca”. Ma quelli più belli sono ques'ultimi
Ora Lo so che dovrei smettere di << ascoltare chiunque ogni lamento ( cit ) >> e mandare certe persone a fncl sopratutto quelli che seguono come automi e anziché criticamente ( questi ultimi anche se diversi da me sono i miei preferiti , quelli con cui vado più d'accordo anche se con divergenze nel percorre la strada della vita ) che predicano bene ma razzolano male citando ad minchiam tali canzoni ( o meglio strofe di canzoni ) ed autori su cui nella maggior parte dei casi ci spuntano sopra
(... ) Così una vecchia mai stata moglie
Senza mai figli, senza più voglie
Si prese la briga e di certo il gusto
Di dare a tutte il consiglio giusto(... )
e senza contestualizzare e vedendo a differenza da ciò che all'epoca era trasgressione \ rottura schemi ed oggi che ha perso diventando nella maggior parte dei casi conformismo e convenzione per arrivare in moli casi all'esibizionismo gratuito .
Quindi non è questione d'essere come dicevo qualche tempo fabacchettoni e censori ma di buon senso e d'avere un senso del pudore .
Infatti non si risponde , questo è quello che vuole dire Montanari ( vedere link precedente ) ad atteggiamenti da maschi allupati ( metaforicamente 😆😇 o commenti sessisti abbassandosi a loro livello ma un po' di pudore ..... anche nel trasgredire e nel rispondere la stessa cosa vale per Mario Adinolfi ( e simili ) una delle poche persone che ho eliminato dai contatti , perchè insieme a L.M che ancora tengo fra i contatti anche se con post nascosti visto che la conosco da quando è nato il blog , troppo diverso e carico d'odio .
Allora come rispondere ? i sistemi sono : il silenzio e l'indifferenza tanto Salvini scrive o dice una minchiata ...ehm... fesseria o al giorno pur di rimanere sulla cresta dell'onda del potere ., con una faccina \ gif sorridente . Io avrei usato il primo metodo . Cosi la storia si sarebbe sgonfiata subito evitando di riemoire i media ed i social di una polemica che sa da bega di pollaio e ci saremo evitati di leggere l'intervento di un politico fallito o di cui Si può scrivere un libro intero su uno zero a cui si farebbe troppo onore liquidandolo con una riga.(Karl Kraus)
in sottofondo una canzone che a mio avviso piena d'ironia che in questa canzone, ci sta a pennello ! Visto che l'universo femminile.... è complicato.. 😁
Visto che anch'io mi sono trovato nell'occhio del ciclone ( ovviamente solo email private . neppure il coraggio , che gente , di un dibattito pubblico ) per questo mio post
Una donna che va in cerca o sta con uomini stupidi e cafoni è come loro è come ( se non addirittura serva o cieca ) loro.
ho deciso leggendo e le polemiche ed attacchi del predico bene ma razzolo male di certa fogna nazionalistica come questo articolo de https://www.ilprimatonazionale.it/ che esso ha provocato questo Twitter di risposta di
L’uso politico del corpo delle #donne è inaccettabile anche se a farlo è una donna. Con questa foto @meb ha legittimato centinaia di vignette e frasi ignobili sul suo corpo. Come dice #Kant nessuno può usare la persona come un mezzo invece che un fine, nemmeno la persona stessa..
Cita Tweet
maria elena boschi
@meb
· 18 ago
Salvini che dice: “siamo attaccati da un gruppo di renziani” ci sta facendo uno spot pazzesco e neanche lo capisce. Per noi prima di tutto viene il Paese, non le ambizioni personali. #CapitanFracassa dice che io sono una mummia: un saluto a tutti dal mio sarcofago
di dare ragione schierarmi con Montanari . Egli ha il mio sostegno. Purtroppo è vittima di un attacco continuo, in nome di un femminismo becero, che non ha nulla a che fare con quello delle origini e che vede attacchi sessisti ovunque, senza capire nulla. Meno male che siamo nell'epoca della libertà di parola. Infatti egli replica alle accuse anche femministe cosi :
<< (...) sono uno storico dell’arte da sempre interessato al rapporto tra il potere e la rappresentazione del corpo (tema cui ho appena dedicato un ciclo di dodici trasmissioni su Caravaggio, per Rai 5), ho visto in questa strategia comunicativa una spia inconfondibile, e ho commentato con questo tweet: «L’uso politico del corpo delle donne è inaccettabile anche se a farlo è una donna. (...) continua qui su https://volerelaluna.it>>. Concordo sempre con lui quando dice ( anche se autocitandosi ) sempre sulllo stesso articolo dice A me pare che quel tweet riveli una cosa sola: il totale introiettamento della cultura del dominio maschile. Come molte altre donne di potere, la Boschi si è del tutto conformata al modello dominante, nel modo più docile e naturale: usando il proprio corpo come quel modello si aspetta. Quel tweet assume tutti i disvalori elencati da Ranieri: con quella fotografia la Boschi si allinea, per esempio, a coloro che hanno vituperato la Bindi o la Merkel, le quali non avrebbero potuto negare di essere mummie ricorrendo a un selfie in bikini.La Boschi sceglie dunque di fare politica col suo corpo, di ridurre se stessa al suo corpo. Lo espone senza rendersi conto di reificarlo, riducendo se stessa a cosa: merce nel mercato della politica del dominio maschile. Per questo ho citato Kant: «Tutto ha un prezzo, o ha una dignità. Ciò che ha un prezzo può essere sostituito con qualcos’altro come equivalente. Ciò che invece non ha prezzo e dunque non ammette alcun equivalente ha una dignità». E ciò che «possiede una dignità, cioè un valore assoluto in sé», è «l’uomo, considerato come persona». L’uomo «elevato sopra ogni prezzo» perché non è «un mezzo per raggiungere i fini degli altri, e nemmeno i suoi propri, ma come un fine in sé: vale a dire egli possiede una dignità (un valore interiore assoluto) per mezzo del quale costringe al rispetto di sé tutte le altre creature ragionevoli del mondo, ed è questa dignità che gli permette di misurarsi con ognuna di loro e stimarsi uguale a loro». Chiunque voglia un metro oggettivo per capire cosa è destra e cosa è sinistra oggi, prenda atti, politiche, leggi, discorsi, carriere e perfino tweet e selfie e li misuri su queste parole di Kant. Il risultato sarà chiarissimo: e devastante.Perché tutto questo è così importante? Perché nella biopolitica dei corpi (non dimentichiamoci dei corpi sommersi, mutilati, affogati, carcerati che sono il lato oscuro dei corpi trionfanti della “primavera di bellezza”) il messaggio delle immagini è forse l’unico efficace. E se qualcuno guarda quali foto di se stesse postano le ragazze italiane di 13 anni sul proprio account Instagram, capirà quale sia il potere seduttivo e quali le prospettive future della mercificazione, della “cosificazione”, del corpo delle donne.Ebbene, da quale parte gioca – in questa battaglia cruciale per la nostra comune umanità – l’autoritratto estivo di questa giovane e potente donna della sinistra-di-destra?La risposta mi pare fin troppo chiara, e denunciarlo non significa affatto voler dire a una donna cosa deve o non deve fare del suo corpo: significa dirci apertamente a che punto siamo nella lunghissima notte di un dominio maschile che può contare purtroppo su moltissime alleate.
Ed dopo aver letto, soprattutto quella in cui si parlava di manuali di difesa femminile, le schede storico ed introduttive del n 10 di Cani Sciolti ( foto da catturata a sinistra ) fumetto di Manfredi\ mauro , provo a lanciare una provocazione destinata a tali donne e non solo .
Le donne d'oggi , soprattutto quelle più vicine al modello di patriarcato e di sessismo dominante , dovrebbero leggere o rileggere tali manuali , il primo del 1968\9
il secondo del 1955
che se pur : << ( ..... ) scritti con stile raffinato . da donne tanto eleganti quanto raffinate , questi manuali non posso essere considerati appieno titolo femmnisti . Le femministe , infati , rivendicano la parità tra i sessi ., mentre questi testi danno per scontata la condizione di sudditanza della dona dalla ptima infanzia all'adolescenza , dal matrimonio alle crisi coniugali . Tuttavia ,in entrambi i casi lo scopo è quello >> ecco perchè li ho messi come letture consigliate << di sostenere le battaglie femminili e di offrire strumenti di vera e propria lotta , anche domestica contro il predominio maschile . (....) >> continua sul numero del fumetto [ foto al centro ]
Oggi posso essere ancora utili anche se vanno adattatati all'oggi visto che propongono in modo lieve ed ironico d'aggiungere consigli utili alle donne su come difendersi da gli uomini ed eventualmente sfruttarne a loro vantaggio i difetti , le contraddizioni con astuzia . Ovviamente a ciò aggiungendovi come suggerisce quest'opera Tiziano Muzzana un manuale di difesa di arti marziali
Manuale pratico di autodifesa femminile pe r il corpo e l'anima
Un'intensa esperienza di lettura grazie agli insegnamenti di Tiziano Muzzana, uno dei maggiori esperti italiani di autodifesa femminile. Senza pretendere di insegnare le arti marziali, l'autore indica con chiarezza il cuore del problema: per difendersi efficacemente non serve solo la tecnica, ma anche lo spirito adatto. E così costruisce pagina dopo pagina i requisiti essenziali che una donna deve assolutamente possedere uscire da situazioni che possono avere gravissime conseguenze fisiche e psicologiche. Come evitare le situazioni pericolose, la determinazione con cui reagire, i punti dove colpire, il modo di muoversi e di preparare il corpo, sono i punti essenziali chiariti senza mezzi termini, con spietata durezza e con amorevole apprensione. Questo ebook è un piccolo capolavoro di suggerimenti vitali diretti al cuore d
non sarebbe un antidoto sia al sessismo dilagante , SIC anche fra le donne , sia contro la violenza di genere o femminicidio ? a voi il parere
Woodstock/Woodstock 2, duration 03:46:01 recorded August 15-18, 1969 on an 8-track recording console.
Originally released as a triple album on Atlantic Records' Cotillion label on May 11th, 1970. It was re-release as a two-CD set in 1994 by Crosby, Stills and Nash. Veteran producer, Eddie Kramer was the sound engineer during the three day event.
Woodstock 50 anni dopo, tutti gli “iellati” del festival: dal contadino che affittò il terreno ai cantanti dimenticati
Prendete i Canned Heat: il gruppo di Los Angeles tenne una delle esibizioni più memorabili sul palco eppure venne escluso dall’editing finale della pellicola dedicata a Woodstock, quella da Premio Oscar che di fatto ebbe la forza di lanciare molti altri gruppi inclusi nel montaggio
Max Yasgur era un contadino di origini russe di Bethel, paesino di 4 mila abitanti nello stato di New York. Un giorno del luglio 1969 gli presentarono tale Michael Lang, un ragazzino che stava organizzando un festival musicale: era alla ricerca disperata di un terreno dove tenere la manifestazione, visto che quello previsto era saltato all’ultimo momento. Max Yasgur accettò di affittare il suo per 75 mila dollari. Fu così che si tenne il Festival di Woodstock e che la vita di Max Yasgur peggiorò notevolmente. Dopo quei tre giorni storici di cinquant’anni fa (15-17 agosto), Max venne ostracizzato da quasi tutti i compaesani di Bethel, che lo maledirono per i danni causati dai 400 mila partecipanti al festival e fu addirittura citato in giudizio dai suoi confinanti di terreno. Quando un anno dopo qualcuno bussò alla sua porta per chiedergli di fare un revival del festival, disse che non se ne parlava: “Per quel che mi riguarda, torno a fare il contadino”. Poco dopo vendette la sua terra e se ne andò in Florida, dove morì nel 1973 per infarto, appena quattro anni dopo Woodstock.
Era uno degli “iellati” di Woodstock: quelle persone che parteciparono al festival più famoso della storia ma che non ebbero la fortuna sperata, o videro la loro vita peggiorare negli anni successivi. Prendete i Canned Heat: il gruppo di Los Angeles tenne una delle esibizioni più memorabili sul palco eppure venne escluso dall’editing finale della pellicola dedicata a Woodstock, quella da Premio Oscar che di fatto ebbe la forza di lanciare molti altri gruppi inclusi nel montaggio. Peccato che la loro Going Up The Country fu la canzone tema del festival, e venne usata sui titoli di testa del documentario. “Ma di noi nel film non c’è traccia e non abbiamo mai visto un centesimo di royalty”, disse il batterista della band.
Ci furono gli assenti causa traffico. Gli Iron Butterfly (autori di In a Gadda Da Vida) arrivarono all’aeroporto New York, ma si ritrovarono l’unica strada per il festival bloccata da migliaia di auto. Addio esibizione. Joni Mitchell dovette scegliere tra Woodstock e la partecipazione al popolarissimo talk show di Dick Cavett. Causa traffico, non poteva farli entrambi e optò per il secondo. Ne seguirono un pentimento cinquantennale e una canzone bellissima (Woodstock, appunto).
Ci furono quelli fuori posto. Come The Incredible String Band. Un quartetto inglese più simile ai ricchi e poveri che a Jim Hendrix, la cui esibizione era prevista il venerdì, giornata dedicata alle performance acustiche. Vista la pioggia, la band si rifiutò di suonare e chiese di essere spostata al giorno dopo. Perciò eccoli accontentati a suonare il sabato, in mezzo ai giganti rumorosissimi del rock elettrico come The Who, Grateful Dead e Creedence Clearwater. La loro esibizione non fu proprio amatissima dalla folla.
Fuori posto fu anche Tom Hardin. Cantautore venerato da colleghi come Bob Dylan, Neil Young e Robert Plant, era sconosciuto al grande pubblico complice una dipendenza dall’eroina e una timidezza che non gli hanno mai permesso di dominare il palco. La sua performance a Woodstock, piano e chitarra, fu una tra le più toccanti, ma non cambiò la sua carriera. Nel 1980 l’uomo morì per overdose.
Infine, ci sono i “fortunati” per qualche minuto. John B. Sebastian, ex cantante dei The Lovin’ Spoonful, si aggirava attorno all’area musicisti solo in qualità di fan. Quando la pioggia rese impossibile sistemare la strumentazione elettronica prevista per Santana, gli organizzatori alla ricerca di un performer acustico si precipitarono da lui, chiedendoli di riempire quell’ora vuota. Sebastian salì sul palco per sua stessa ammissione fatto di acidi, e cantò cinque canzoni. Fu un momento bellissimo, ma la sua carriera da solista non prese mai il volo. Melanie Safka, invece, fu l’artista più sconosciuta di Woodstock. Era talmente sconosciuta che per anni è girata la leggenda che fosse una donna del pubblico invitata da Joan Baez a esibirsi sul palco. Eseguì sette canzoni con la chitarra acustica: praticamente quasi tutto il suo repertorio. Un brevissimo successo lo fece con una metacanzone pubblicata un anno dopo Woodstock che parlava… della sua partecipazione a Woodstock.
Ci sarebbe da chiederglielo, a tutti gli “sfortunati” di Woodstock se tornando indietro rifarebbero ogni scelta o cambierebbero qualche sfumatura di quei giorni. L’unico a rispondere indirettamente fu il contadino Max Yasgur. Quello che affittò la terra; quello che la seconda giornata parlò addirittura sul palco davanti a 400 mila persone, con la sua camicia bianca e gli occhiali neri dalla montatura spessa; quello che preso dall'entusiasmo, lui, conservatore e favorevole alla guerra in Vietnam,fece il segno della pace e lasciò alla storia le parole più memorabili di quell’evento: “Avete dimostrato al mondo che quasi mezzo milione di persone si possono riunire per tre giorni di musica e divertimento, senza che nient’altro accada”. Ecco quel Max Yasgur, che quando morì ricevette addirittura un necrologio su Rolling Stone, lo disse: “Non mi sono mai pentito di niente”.
e proprio mentre m'accingevo a chiudere tale post , ho scoperto navigando in rete nella stanza d'aspetto del dentista e poi condiviso sui miei social questa storia presa dal corriere della sera
USA
La stessa foto 50 anni dopo. La coppia di Woodstock conquista la rete
Judy e Jerry Griffin si incontrarono mezzo secolo fa al celebre concerto e non si sono più lasciati. Per celebrare l’evento sono stati immortalati sul magazine People
di Francesco Tortora
Si sono conosciuti il 15 agosto di 50 anni fa a Woodstock e da allora non si sono più lasciati. Fino a pochi giorni fa Judy e Jerry Griffin avevano raccontato il loro primo incontro a tutte le persone più care, ma non avevano nessuna immagine che testimoniasse l’evento. Recentemente guardando il documentario “Woodstock: Three Days that Defined a Generation” è apparso nel filmato una loro immagine durante il celebre concerto. A distanza di mezzo secolo la coppia ha accettato di apparire su People nella stessa posa e immediatamente le due immagini, uno accanto all’altra, hanno fatto il giro della Rete.In entrambe le foto i due guardano dritto nell’obiettivo e si coprono la testa con una coperta verde kaki per proteggersi dalla pioggia. Intervistato dal settimanale amerciano, Jerry ha raccontato che in realtà il loro primo incontro è stato un vero colpo di fortuna. Judy stava andando al mega-concerto con la sua macchina, ma a circa 120 km da Woodstock la vettura è andata in panne. La ragazza non si dà per vinta e fa l’autostop: «E così ho fatto salire sulla mia macchina questa ragazza carina - scherza Jerry -. Non aveva una tenda, ma ce l’avevo io».Cinque decenni dopo Judy e Jerry sono ancora sposati, hanno due figli e sono nonni di cinque nipoti: «Per 50 anni abbiamo cercato una nostra foto a Woodstock e di punto in bianco compare nel documentario - racconta Judy -. Quando è stata scattata, ci conoscevamo da meno di 48 ore. Scendemmo dall’auto e montammo la tenda. Restammo insieme per tutto il concerto e poi non ci siamo più separati»
qui purtroppo in inglese o peggio in anglo americano ulteriori dettagli della loro storia
concludo per rimanere in tema che afferma quanto detto nel post ivi citato nelle prime righe concludo il postr sulle note di