6.3.21

perchè da uomo festeggio l'8 marzo . esso non è solo mimose ma anche donne che hanno svecchiato l'italia e i suoi costumi come Rosita Lanza di Scalea

Alcuni miei lettori   , leggendo miei post  sul'8  marzo mi dicono  : <<  ma come  odi le giornate   palla  e  poi  celebri  l'8 marzo >>   se  si  fanno ,   anche   [ SIC ] delle  donne    la  rai non lom fa  incorporare  . lo    trovate  qui   .
"Per lei era fondamentale e prioritario “liberare” le donne dei quartieri popolari da sudditanza maschile e pesanti discriminazioni da genere. Nel 1961 trasformò la sua casa in una sorta di Consultorio dove insegnava alle sue concittadine le nozioni fondamentali di educazione sessuale. Insegnò loro l’uso del diaframma e di altri metodi contraccettivi per evitare gravidanze indesiderate e per sottrarle ad eventuali rudimentali aborti praticati dalle cosiddette “mammane”."
nota introduttiva Katia Menchetti utente del gruppo Facebook I-Dee da cui ho preso l'articolo , sotto riportato di https://vitaminevaganti.com/2021/02/27

L’EDUCAZIONE SESSUALE DI ROSITA LANZA DI SCALEA

Istruzioni cannula vaginale 

Tra queste, in Sicilia, ricordiamo Rosita Lanza di Scalea, che,inoltre, si impegnò quotidianamente per eliminare i tanti tabù che costituivano forti ostacoli all’emancipazione femminile .
Era nata a Palermo, il 3 Febbraio 1909, da Valentine Rousseau Portalis, di nobile discendenza e da Giuseppe Lanza di Scalea che fu l’ultimo sindaco della città, prima dell’avvento del fascismo. Come si usava a quei tempi, suoi insegnanti furono dei precettori privati e ciò costituì un grave rammarico per Rosita che avrebbe voluto frequentare la scuola pubblica. Dopo gli studi partecipò a un corso di formazione per crocerossina e in quell’occasione incontrò un giovane medico Filippo Fiorentino con cui convolerà a nozze nonostante l’ostilità della sua famiglia che avrebbe desiderato un genero aristocratico e non di estrazione borghese. Non fu un matrimonio felice e lei, per allontanarsi dal marito, per un paio di anni spostò la sua residenza in Nord Italia. Rosita era una donna molto colta che parlava perfettamente l’inglese. Sin da giovanissima, aveva uno spiccato senso di solidarietà e, dopo lo sbarco anglo-americano in Sicilia, ottenne dalle Forze Alleate vari incarichi tra cui quello all’assistenza all’infanzia nella sua città. Nel 1953 la troviamo militante nell’Alleanza Democratica Nazionale e poi nel Partito Socialista Italiano. Si iscrisse anche all’UDI partecipando attivamente. Per lei era fondamentale e prioritario “liberare” le donne dei quartieri popolari da sudditanza maschile e pesanti discriminazioni da genere. Nel 1961 trasformò la sua casa in una sorta di Consultorio dove insegnava alle sue concittadine le nozioni fondamentali di educazione sessuale. Insegnò loro l’uso del diaframma e di altri metodi contraccettivi per evitare gravidanze indesiderate e per sottrarle ad eventuali rudimentali aborti praticati dalle cosiddette “mammane”.  

Set di diaframmi prodotto dalla ditta Larré di Denver, Colorado (1950 circa) 

Le battaglie di Rosita continuarono, insieme a tante altre, per ottenere il referendum sul divorzio e quello sull’aborto. Sfidò dunque la legge allora vigente che fu in seguito abrogata molti anni dopo. Anche l’istituzione dei consultori avvenne soltanto nel 1975, ben quattordici anni dopo la costituzione del suo “privato e informale” consultorio. Una vita spesa interamente a favore delle donne ed anche della pace. Infatti già alla fine degli anni Cinquanta aveva partecipato ad Helsinki al Convegno dei Partigiani della Pace e nel 1961 alla prima” Marcia della Pace” a Perugia. Sempre nel 1961 fondò a Palermo un’associazione che aderiva alla ”Associazione Italiana per L’Educazione Demografica” (AIED), organizzando convegni e seminari. Questa sua attività la portò in giro per il mondo arricchendola di competenze specifiche che metterà a disposizione di tutti e tutte. La sua vita si spegne il 7 Settembre del 1984. Rosanna Morozzo della Rocca e Vincenzo Borruso ne hanno tratteggiato il profilo nel dizionario “Siciliane” a cura di Marinella Fiume. A Palermo una via porta il nome di suo padre ma per lei nessuna intitolazione.

concludo con questa  vignetta   presa   da fb 






è possibile che un caffe costi meno di 1.10 € ? il caso bar Ideal di Alia, paesino a 80 km di curve da Palermo dimostra di Si . basta volerlo

   è  possibile   che  un caffe costi  meno  di  1.10 €   ?  questa  storia      presa  dal  settimanale www.oggi.it     del  4\3\2021    dimostra  di  Si  . basta    volerlo  


  •                                    di Andrea Greco

    Persino il commissario Montalbano farebbe fatica a scoprire il segreto dei prezzi del bar Ideal di Alia, paesino a 80 km di curve da Palermo. Un caffè costa 30 centesimi; un’arancina 1 euro, come un trancio di pizza; una torta da un chilo 12. Prezzi che chi vive in una grande città non vede sui listini da quando in tv il sabato si guardava Fantastico e in strada i parcheggi erano pieni di 127 Fiat.

    «NOI CI SIAMO PER TUTTI»


    LA TITOLARE Alia (Palermo). La signora Maria D’Amico, 56, al bancone del bar Ideal, in cui lavora col marito Giuseppe.

    Persino il commissario Montalbano farebbe fatica a scoprire il segreto dei prezzi del bar Ideal di Alia, paesino a 80 km di curve da Palermo. Un caffè costa 30 centesimi; un’arancina 1 euro, come un trancio di pizza; una torta da un chilo 12. Prezzi che chi vive in una grande città non vede sui listini da quando in tv il sabato si guardava Fantastico e in strada i parcheggi erano pieni di 127 Fiat.

    «NOI CI SIAMO PER TUTTI»

    Eppure, la signora Maria D’Amico, che da 30 anni non si muove da dietro il bancone, giura che non ci sono segreti né magie, e riassume tutto in poche parole: «Io, mio marito e i miei figli, per far quadrare i conti lavoriamo per otto: far quadrare i conti tenendo i prezzi bassi è possibile solo se si fanno sacrifici e non ci si risparmia, ma le soddisfazioni sono tante». Senza dubbio, ma se con spirito meneghino chiediamo perché non alzano un po’ i prezzi per avere margine, la signora Maria quasi si offende: «Quando mio suocero aprì questo bar/pasticceria, negli Anni 60, decise che tutto doveva essere di qualità ma economico. La filosofia era rinunciare a un po’ di margine ma permettere a tutti di entrare nel nostro bar e passare cinque minuti di relax. Il bar in un paese ha anche una funzione sociale, tenere i prezzi alti significa rinunciare a una parte di clientela, escludere chi guadagna poco, e io questo sgarbo ai miei paesani non lo voglio fare». Una battaglia ideale, ma faticosissima da combattere. Ogni mattina Giuseppe Perrone e il figlio Benny iniziano a impastare alle quattro. La signora Maria e la figlia Santina
    dormono un paio di ore in più, ma alle 6 e mezza aprono. E poi avanti fino a sera. «A volte, d’estate, chiudiamo alle 2 di notte. Saliamo a casa, che è sopra il bar, una doccia, qualche ora di sonno e poi suona la sveglia e si ricomincia. Io ormai il sole lo vedo così di rado che basta un solo raggio per scottarmi la pelle». Il “bar più economico d’Italia” sta diventando famoso. Qualcuno arriva dai paesi vicini, sia per i dolci rinomati nella zona, sia per vedere da vicino questo piccolo portento, realizzato a colpi di sacrifici. Ai titolari tutto questo non può che fare piacere, e quando alla fine gli facciamo la domanda più ovvia, ossia se sono loro ad avere i prezzi troppo bassi o sono gli altri ad averli troppo alti, la risposta è secca: «Che vi devo dire? Penso che tanti prima di alzare i prezzi dovrebbero provare ad alzarsi un po’ prima alla mattina e mettersi al lavoro. Anche quello è un modo di far tornare i conti».

    5.3.21

    gli idioti ed i rosiconi davanti al covid . il caso di alessia bonari ed la proposta scema e provocazione ad minchiam Il direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, Professor Matteo Bassetti, che vuole prima vaccinare i giocatori della serie A

    in   sottofondo 
    Redemption Song - Joe Strummer 

    lo so che avevo detto che non avrei parlato di San Remo

    "Non seguire o blocca più per 30 giorni" chi parla dell'evento canzonettaro tipico di questo periodo.
    E vedi come ti si rimette in sesto la homepage semplice

    e che sono abituato essendo cresciuto in un tempo in cui i "settori " erano separati  e distinti  e quindi ragiono ancora in parte (sto lottando per sradicare questa mia abitudine   retrograda   ormai superata  dai mutamenti del costume  ed di provare  a mettere in atto questa frase : <<  soltanto
    uno stolto conservatore giudica il presente con le idee del passato e soltanto uno stolto liberale giudica il passato con le idee del presente >> Lord Acton 1895 ) per categorie cioè  gli sportivi devono fare gli sportivi non  le soubrette .   Ma tali commenti  idioti ( è  a dir poco  ) e sessisti  proprio non mi vanno giù  e mi fanno venir meno a  quanto promesso nelle righe precedenti .
    Infatti   

    Ma quanto livore c’è in giro sui social? Quanta frustrazione e invidia? Perché sfogare la propria rabbia così nei confronti di una persona che porta ancora i segni di una tragedia. Segni che non vediamo più al volto, ma sono ancora più indelebili perché la giovane infermiera simbolo della lotta al Covid li porta tutti dentro. Nel cuore.
    Perché ricoprire di tonnellate di insulti Alessia Bonari solo perché ha accolto l’invito di Amadeus a salire sul palco del festival di Sanremo? Alessia il giorno dopo era già al lavoro, il suo lavoro, quella missione che ha onorato sin dall’inizio della pandemia, con coraggio, umiltà e abnegazione. È salita sul palco e ha lanciato, ancora una volta, un messaggio di speranza che è arrivato nelle case degli italiani. È stata pagata? Sì, perché qualcuno ha cominciato a far circolare fake news sull’ingente cachet che avrebbe intascato. La più bella risposta è arrivata proprio da lei. Alle bestie che conoscono solo l’aggressività come unica modalità
    Io ringrazio Alessia per averci rappresentato , e per essersi presentata come infermiera senza fregiarsi del titolo di dottore, così, come si presenta un avvocato o un ingegnere, senza titoli aggiuntivi, perché non ce ne è bisogno . Siamo infermieri."
    di comunicazione ha spiegato di aver devoluto tutto il suo compenso a un'associazione che si occupa di cure palliative per i malati terminali. Una donazione. Perché Alessia anche se non era in corsia, da quel palco non ha dimenticato neppure per un secondo la sua missione. Aiutare gli altri.


    Ma poi scusate ciascuno/a di noi è libero di fare quello che vuole purché non danneggi gli altri ?     Ma cosa ha fatto di osceno, scandaloso, offensivo ?? Nulla! E se pure fosse andata per viversi un'esperienza unica, rara, che molti desidererebbero, ma bene  saranno  .... !! Meritatissima visibilità, rappresenta una categoria che è stata fondamentale per la nostra sopravvivenza!! Non vediamo sempre il marcio e mettiamo da parte le invidie !! 
    Ora come dice  questo post di  Lorena Boccali "Tra i tanti commenti contrariati uno ha scritto ' ed ora è pronta ad abbassarsi le mutandine " un altro invece ha scritto che si è aperta la strada per diventare escort.
    Commenti sessisti, mortificanti, e discriminativi ad opera di : uomini, donne, e anche di infermieri, che da censori moralisti hanno attaccato questa ragazza che ha diverse colpe : essere donna, giovane, bella, e che di professione fa l'infermiera, ed è qui la discriminazione, perché il primo incipit è la professione, come può un'infermiera presidiare il palco dell'Ariston? Non è mica Burioni, non è mica Bassetti o la Capua? L'infermiera dovrebbe essere in corsia a prestare cure ai malati, che ci sta a fare in tv? Non è mica il suo posto? Del resto da Lucia Annunziata a Vittorio Sgarbi, fino alla gente comune , il pensiero generale è che quello dell'infermiere sia un ruolo ausiliario, una mezza missione, una professione al ribasso, e quindi, Alessia indigna perché delude l'immaginario collettivo, perché scoperchia una pentola di pregiudizi, perché l'infermiera nell'opinione comune la si dovrebbe fare in silenzio, un po' come la beneficenza, perché l'infermiera non ha il dovere di visibilità, mica è un medico? Mica è una giornalista? Mica è una soubrette?
    E poi perché lei e non un'altra? Perché è bella? E i segni della mascherina mica li ha portati solo lei? Non importa che Alessia abbia rappresentato un'intera categoria, quello che importa all'opinione pubblica e non solo, è che quello non era il posto di Alessia, perché nell'immaginario collettivo l'infermiera ha ruolo ambiguo, che va dalla padella , alla soddisfazione sessuale confinata al dolore, lo cantava pure De Gregori su generale no? l'infermiera che cura il dolore e il piacere, senza necessariamente togliersi la divisa, come nei film della Fenech, senza uscire dal confine che ne delimita il territorio.
    Non siamo ancora pronti per accettare che Alessia è una professionista della salute, che è una donna, giovane e bella e ritengo giusto che come testimonial sia stata scelta una ragazza di gradevole aspetto fisico, è giusto al pari di una parrucchiera che sceglie la capigliatura più bella per farsi pubblicità, e non una testa spelacchiata , o come è giusto che un negozio per bambini scelga come testimonial i bambini più belli senza dover mortificare gli altri bambini. Perché funziona così .
    E come   lei  anch' Io ringrazio Alessia per averci rappresentato , e per essersi presentata come infermiera senza fregiarsi del titolo di dottore, così, come si presenta un avvocato o un ingegnere, senza titoli aggiuntivi, perché non ce ne è bisogno .


      da  https://www.fanpage.it/sport/calcio/la-proposta-di-bassetti-vaccino-per-i-calciatori-di-serie-a-sono-meno-di-600/

     3 MARZO 2021  9:33di Alessio Pediglieri

    La proposta di Bassetti: “Vaccino per i calciatori di Serie A, sono meno di 600”
     
    Il direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, Professor Matteo Bassetti, sui social ha aperto all’idea di vaccinare tutti i giocatori di Serie A, per evitare nuovi focolai di contagio e soprattutto dare un segnale agli scettici. Non sono mancate forti polemiche: “Alla fine sarebbero solo 555 e sarebbe un messaggio forte, anche se le priorità restano le categorie a rischio”.


    Vaccinare i giocatori di calcio di Serie A. L'ultima idea per dare scacco matto al Covid 19 è arrivata dal direttore della Clinica di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova, il Professor Matteo
    Bassetti che ha espresso il proprio pensiero via Instagram, divulgandone i motivi che lo hanno portato a tale riflessione. Per l'infettivologo ci sarebbero più pro che contro nell'accettare la possibilità di una vaccinazione di massa nei confronti dei campioni di calcio, soprattutto con l'intento di cacciare lontano pregiudizi e perplessità sull'efficacia dei vaccini.
    Il post del Prof. Bassetti e che riguarda da vicino il mondo del calcio arriva in un momento molto particolare del nostro campionato, a poche ore dall'ultimo caso che ha spaccato in due nuovamente il settore a causa della mancata disputa della gara tra Torino e Lazio. Martedì pomeriggio alle 18 era in programma il turno infrasettimanale tra i granata e i capitolini, ma la squadra del club di Cairo non si è presentata a causa di un focolaio da variante inglese che ha fermato diversi giocatori del gruppo squadra. Con la pronuncia dell'Asl piemontese che vietava qualsiasi forma di possibili contatti, il Torino  – dopo aver saltato per lo stesso motivo il match contro il Sassuolo – non è sceso in campo, riaprendo il medesimo dibattito (anche se con differenze sostanziali) che per mesi ha tenuto banco attorno al mancato incontro tra Juventus e Napoli.
    La tesi del Porf. Bassetti è fondata su un triplice pensiero: vaccinare i giocatori permetterebbe di frenare l'epidemia nel ondo del calcio, creando a quel punto un ‘effetto bolla‘ attorno ai gruppi squadra evitando ulteriori situazioni come l'ultima descritta. Far sì che i beniamini di migliaia di tifosi prendano il vaccino avrebbe anche un effetto a catena sulla popolazione, non solo per spirito di emulazione ma anche per il convincimento che sia necessario, al di là di dubbi e perplessità: "Faccio un esempio – scrive il Pord. Bassetti su Instagram – se si vaccinasse Cristiano Ronaldo un campione assoluto e amatissimo, chissà quanti tifosi seguirebbero l’esempio…"
    L'idea non è del tutto nuova, perché il tema vaccini nel mondo del pallone era stato già affrontato tempo fa anche se i soggetti cui era riferito non erano i calciatori e i tesserati dei club bensì i tifosi. Infatti, si era prospettato – e sottoposto al Ministro della Salute Speranza – l'idea di riaprire gli stadi, in modo contingentato e con le procedure sanitarie adeguate, ai tifosi vaccinati. Una proposta che poi è andata a spegnersi di fronte alla complessa e delicata campagna vaccinale che sta avendo più di un contrattempo. Dopotutto, come scrive ancora il Prof. Bassetti "ovviamente la priorità restano gli anziani e i fragili in prima battuta, ma per fare tutto questo occorrono molti vaccini".
    La polemica social e il nuovo post del Prof. Bassetti
    Una chiosa a fine post che però non ha spento le critiche e le polemiche davanti a questa proposta per molti divenuta provocazione e mancanza di rispetto verso chi i vaccini li attende da tempo perché tra le categorie più esposte al contagio. Tanto che lo stesso Prof. Bassetti si è visto costretto ad approfondire il concetto: "La mia proposta di vaccinare i giocatori di serie A, che sono in tutto 555, voleva essere un messaggio per chi è ancora scettico ( e ahimè sono tanti) e utile per evitare molti problemi di contagio nelle squadre che sono all’ordine del giorno. Quindi  – scrive sempre su Instagram l'infettivologo – mi spiace aver urtato la sensibilità di chi giustamente sta aspettando il vaccino da chi avrebbe già dovuto fornirglielo. Chiunque ha diritto al vaccino a ogni eta’ e situazione e io mi sto battendo per questo. Solo vaccinandoci tutti potremo vincere la battaglia". Per molti, comunque, il calcio, i suoi tifosi e i suoi campioni possono aspettare il proprio turno.

    1.3.21

    Al 41 bis è vietato anche scegliere come morire Un detenuto ha chiesto i moduli per depositare il proprio testamento biologico, ma il magistrato di sorveglianza glieli ha negati. Il motivo? Surreale: avrebbe potuto veicolare messaggi criminali

      va  bene  la legge  è legge . Ma  questo  è un arbitrio .

    Leggi  

    https://it.wikipedia.org/wiki/Articolo_41-bis

    da

  • Il Riformista (Italy)
  • Maria Brucale *Membro del Comitato di giuristi dell’Associazione Luca Coscioni



  • Al 41 bis è vietato anche scegliere come morire

    Un detenuto ha chiesto i moduli per depositare il proprio testamento biologico, ma il magistrato di sorveglianza glieli ha negati. Il motivo? Surreale: avrebbe potuto veicolare messaggi criminali. E il suo diritto all’autodeterminazione che fine fa?




    La legge “in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento, n. 219/2017, entra in vigore dal 31.01.2018. Nel rispetto dei princìpi di cui agli articoli 2, 13 e 32 della Costituzione e degli articoli 1, 2 e 3 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, tutela il diritto alla vita,

    alla salute, alla dignità e all’autodeterminazione della persona e stabilisce che nessun trattamento sanitario può essere iniziato o proseguito se privo del consenso libero e informato della persona interessata, tranne che nei casi espressamente previsti dalla legge.” Ogni persona capace di agire ha il diritto di rifiutare, in tutto o in parte, qualsiasi accertamento diagnostico o trattamento sanitario indicato dal medico per la sua patologia o singoli atti del trattamento stesso. Ha, inoltre, il diritto di revocare in qualsiasi momento il consenso prestato, anche quando la revoca comporti l’interruzione del trattamento. Qualora il paziente esprima la rinuncia o il rifiuto di trattamenti sanitari necessari alla propria sopravvivenza, il medico prospetta al paziente e, se questi acconsente, ai suoi familiari, le conseguenze di tale decisione e le possibili alternative e promuove ogni azione di sostegno al paziente medesimo, anche avvalendosi dei servizi di assistenza psicologica. Ferma restando la possibilità per il paziente di modificare la propria volontà, l’accettazione, la revoca e il rifiuto sono annotati nella cartella clinica e nel fascicolo sanitario elettronico.

    È un approdo importante che si nutre delle battaglie storiche di Marco Pannella e di quanti, come l’Associazione Luca Coscioni, fondata da Luca Coscioni nel 2002, hanno posto la libertà di scelta individuale, in particolare per quel che concerne il fine vita (ma ogni libertà di scelta, dall’inizio alla fine della vita, per tutti) al centro della propria azione politica. Un cammino ancora incompiuto, una materia certamente difficile che raccoglie in sé l’evoluzione del sentire collettivo rispetto al concetto della dignità della vita e della dignità della morte e, soprattutto, alla lenta affermazione del principio che le scelte sulla propria vita sono personalissime e che c’è, nella malattia, una soglia del dolore tanto insopportabile da mutare la stessa semantica della parola suicidio che diventa fine di una non vita. Accade allora che un detenuto in 41 bis immagini di contrarre il virus in tempo di pandemia e decida di depositare il proprio testamento biologico. I familiari, allora, su sua richiesta, gli mandano i moduli dell’Associazione Luca Coscioni. La corrispondenza è soggetta, come sempre, a censura ma

    Proibito pensare

    Oltre alla feroce violazione di un diritto garantito a tutti dalla legge, si trova nell’assurdo provvedimento la negazione per il ristretto di scrivere alcunché restando aperta la possibilità che trasmetta il proprio comando oltre le sbarre

    dovrebbe essere legale un modello del tutto asettico da compilare con le proprie disposizioni, ai sensi della legge 219/2017. Già, perché è per tutti “il diritto alla vita, alla salute, alla dignità e all’autodeterminazione della persona”. Anche per i detenuti, perfino per i ristretti nel luogo di silenzio trattamentale ed emozionale del 41 bis. E invece no! Perché un magistrato di sorveglianza di Roma decide di non consegnare la corrispondenza al ristretto. La motivazione è che, ritenuto ancora di alto spessore criminale (in 41 bis da 24 anni!) “attraverso eventuali interpolazioni del testo, lo stesso potrebbe veicolare messaggi illeciti.” [...] “Occorre contemperare il principio dell’efficienza dell’attività amministrativa con le esigenze poste alla base della sicurezza interna ed esterna che si concretizza attraverso la puntuale verifica di contenuti criptici eventualmente inseriti mediante la possibilità di interpolare i documenti inviati”.

    Non c’è (ovviamente) nulla di criptico, indebito, fraintendibile nel modulo che non viene consegnato, ma nel compilarlo il recluso potrebbe veicolare messaggi criminali. È surreale, abominevole, tanto assurdamente in violazione di legge da sembrare una burla. E, invece, è proprio scritto, nero su bianco. È una censura all’ipotesi di intenzione, una aberrazione del sospetto sulla eventuale e futuribile possibilità che la persona detenuta, per comunicare un volere delittuoso all’esterno, si faccia mandare un modulo per le disposizioni anticipate di trattamento e nel compilarlo introduca indicazioni per i sodali che saranno sempre filtrate dall’ufficio censura del carcere che ogni scritto, in entrata o in uscita, capillarmente analizza. Oltre alla feroce violazione di un diritto garantito a tutti dalla legge che involge principi fondamentali di rango costituzionale - la libertà, la salute, la vita si trova nell’assurdo provvedimento, la negazione per il ristretto di scrivere alcunché restando aperta la possibilità che trasmetta il proprio comando oltre le sbarre. Vietato pensare, sperare, desiderare. Perfino scegliere come morire.

    28.2.21

    ESSERE O AVERE ., DISTRUGGERE O COSTRUIRE ?

     Ma sì..  ESSERE  è bellissimo perchè ti fa pensare che hai scelto, soprattutto  se  riesci  a farlo  con    criticità ,    di non superficializzare la tua vita. Infatti  leggerezza e spensieratezza sono vitali come impegno e profondità. Ma se   mi soffermo su "AVERE", penso ad un concetto bello uguale e non parlo solo di avere una posizione che ti colloca nel mondo ma AVERE VOGLIA di dire e fare cose senza

    perdersi d'animo e questo consegue un guadagno prima o poi, non solo di soldi ma anche di ritorno morale. Compromessi? Dipende se non ci snaturano. Essere se stessi? Sempre possibilmente . È più spassoso essere chi siamo e fare alterare gli altri soprattutto   quando ti  odiano   e  ti  considerano  un matto, piuttosto che fingere .   Ma  attenzione  però  ad   non   DISTRUGGERE  solo  perchè  distruggere  da  solo   è il mestiere di chi non sa creare". Quindi Ad esso   deve  seguire  il  COSTRUIRE   ovvero


    oppure  


    27.2.21

    come nei romanzi dI Saramago La donna è morta da un anno, ma per il Comune di Castelsardo è ancora viva

     Questi  errori   , di cui  trovate  sotto  , uno  degli ultimi  ,  in realtà  bisognerebbe  chiamarli paradossi  burocratici   sono   "l'applicazione  "  de  Le intermittenze della morte   romanzo di José Saramago ( 1922-2010 )  scritto a Lisbona nel 2005.


     [....] Il libro, come afferma l'autore, non è una riflessione filosofica sulla vita e neanche una “meditazione metafisica” sulla morte. È una situazione assurda espressa con un tono ironico e sarcastico, possibile grazie all'abilità dello scrittore, che dà giudizi severi sulla politica, sulla Chiesa e anche sull'uomo contemporaneo che, nonostante il suo trionfo sulla natura, senza la presenza della morte, riscopre tutta la sua fragilità. L'autore chiede di sospendere per un attimo il comune senso di realtà, inserire un aspetto nuovo, impossibile, assurdo e semplicemente di credervi. Tutto prenderà così senso e ogni cosa sarà perfettamente coerente e ovvia. Ci offre un panorama dove ci sono personaggi legati insieme da un'unica paradossale situazione, quell'appunto dell'assenza della morte, tutti presi a progettare e a filosofeggiare sulla nuova e anomala realtà presente davanti a loro. La protagonista assoluta è la morte, che vuole conoscere da vicino il violoncellista, resa antropomorfa, legata alle vicende umane, non astratta, impersonale, e invincibile. Il libro è narrato da un narratore eterodiegetico e contiene opinioni e commenti dell'autore. [...] 

                      da  https://it.wikipedia.org/wiki/Le_intermittenze_della_morte


    Insomma chi è vivo risulta morto ,chi è morto risulta vivo 🤪🤪🤪   e come   succede  spesso   anche    di recente    quando  vai  in ufficio  pubblico   e  l'impiegato\a  mostrandoti il terminale     ti dice  ma lei  è deceduto .  Poi    tu  ,  anziché  loro    che  fanno  gli errori  ,  devi porvi  rimedio    e dimostrare    con una fatica  del  genere 

    Asterix e la burocrazia: Come richiedere un documento in Italia? from Simone Giacometti on Vimeo.

    che  sei  vivo\a  e  purtroppo  non serve  la  carta  d'identità  o la  tua  presenza  .  

    Ecco la storia d'oggi in sintesi perchè ovviamente l' Articolo completo e nel giornale in edicola e nella sua versione digitale ovviamente a €


    da la nuova Sardegna del 26\2\2021

                              di Nadia  Cossu 

    La donna è morta da un anno, ma per il Comune di Castelsardo è ancora viva  

    Impossibile aprire la successione per l'eredità di una anziana deceduta durante un viaggio in Romania






    SASSARI.
    «Questo è un mio pensiero per tua figlia». Così l’anziana signora Michelina Marceddu, di Castelsardo, aveva detto a Costanza Delogu mentre le consegnava una busta gialla. Si conoscevano bene perché Costanza, insieme a sua figlia, lavorava in una cartoleria e l’immobile era di proprietà dell’anziana a cui spesso sbrigava commissioni e risolveva piccoli intoppi della vita quotidiana che una persona di quell’età e sola non avrebbe potuto gestire. Il 13 gennaio la Marceddu muore. Costanza Delogu viene a saperlo dopo un po’, perché nel frattempo si era trasferita a Tergu. A un certo punto, mentre rievoca ricordi di quella signora che si era sempre mostrata tanto buona e gentile con lei e con sua figlia, le torna in mente la busta gialla: «Quando l’abbiamo aperta siamo rimaste senza parole: mia figlia era stata designata erede universale». Ma dopo oltre un anno le due donne non sono ancora riuscite a beneficiare del lascito. Il motivo? Al Comune di Castelsardo la signora Michelina Marceddu risulta viva. E quindi non possono rilasciare il certificato di morte agli eredi.