9.7.22

reagire a agli haters con indifferenza o con gentilezza l'esempio di Tony Vadalà che alle polemiche per i fuochi artificiali risponde spiegando che quello è stato il suo modo per mandare un pensiero a Gabry, che a 15 anni ha perso la vita in scooter






Solo chi è invidioso e  di poca  comprensione  può   arrivare  ad  offendere   una cosa bella e profonda come quella fatta da Tony Vadalà  (  foto   sopra  )  . 


"Sono tre anni che mio figlio Gabry non c’è più, e sono tre anni che faccio i fuochi d’artificio nel giorno della sua scomparsa.
Ho letto dei commenti osceni, addirittura hanno scritto che ho soldi da buttare via. Chiedo scusa per il disagio.
Lo faccio perché a lui piacevano molto. La prima volta sono venute le pattuglie della polizia per capire cose stesse accadendo.
Quando hanno saputo il motivo, gli hanno fatto un picchetto d’onore. È stata una scena da brividi.
Purtroppo ci sono persone a cui i fuochi danno fastidio, c’è chi ha protestato, mi hanno riempito di insulti, chiesto di ricordare mio figlio in altri modi.
Chiedo scusa a tutti per la noia, ma io continuerò sempre a riempire il cielo di luci. Perché Gabry vive.
Agli insulti rispondo con dei cuori. Quando ti succedono queste cose, o diventi cattivo o cerchi di aiutare gli altri.
In qualche modo devo sopravvivere".
Lui è Tony Vadalà, di Firenze.
Nel 2019 fa ha perso il figlio di 15 anni Gabriele in un incidente in scooter.
Ogni anno, il 7 luglio, per pochi minuti, fa esplodere dei fuochi d’artificio in sua memoria.
Alla rabbia per le proteste contrappone parole d’amore.
Ha fondato un’associazione che si occupa dei ragazzi in difficoltà. Il dolore è diventato un’opportunità per aiutare gli altri. Ecco i fuochi    d'artificio che fa , da tre anni a questa , parte , ogni 7 luglio 


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Stefania Zuccari e altri 256
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 sono stati meravigliosi .   se  non li vede li trovate qui in questo suo post oppure  qui


Io li ho apprezzati moltissimo e come il commento di Elisabetta Venturi  al video  mi   sono chiesto il perché di tanta meraviglia  innaspettata  . Ora lo so e il vostro gesto è stato molto bello. Continuate a testa alta contro tutti quelli che invece sanno solo criticare.Un abbraccio ❤️

Ecco  come racconta   la  vicenda    https://firenze.repubblica.it/cronaca/  del 8.7.2022

“I fuochi d’artificio stasera li ho fatti io alla passerella… Gabry amava i fuochi, oggi sono 3 anni che è volato in paradiso, ho letto dei commenti osceni… Addirittura hanno scritto che ho soldi da buttare via… Chiedo scusa per il disagio!!! Gabry vive”.
Questo messaggio l’ha scritto su Facebook Tony Vadalà, dentro la pagina del gruppo “Sei dell’Isolotto se…” dopo che si erano scatenate polemiche per i fuochi d’artificio esplosi alle dieci di sera del 7 luglio, durati un paio di minuti. Fuochi che ad alcune persone non sono piaciuti e allora hanno scelto di riversare, come spesso accade, il loro livore e la loro contrarietà sul social network. E che il motivo fosse la voglia di un papà di ricordare il proprio figlio nel giorno della sua scomparsa poco importa. A loro risponde anche la mamma di Gabriele, Veronica, con una compostezza disarmante: “Che Dio vi benedica sempre e che colmi i vosti cuori pieni di amore e non di cattiverie”.
Molti altri però poi sono stati i commenti favorevoli all’iniziativa, persone che hanno voluto dare il proprio appoggio in un momento, che poi non è mai un momento ma un pensiero fisso giorno dopo giorno, particolarmente duro. “Sono tre anni che Gabry non c’è più e sono tre anni che faccio i fuochi d’artificio nel giorno della sua scomparsa – racconta Tony Vadalà – lo faccio perché a lui piacevano molto. Il primo anno, nel 2020, sono venute le pattuglie della polizia per capire cose stesse accadendo, quando hanno saputo il motivo gli hanno fatto un picchhetto d’onore. E’ stata una scena da brividi. Purtroppo ci sono persone a cui possono dare noia, lo so, e mi scuso, ma io conitnuerò a farli sempre”.
Gabriele aveva 15 anni il 7 luglio del 2019 quando in sella a uno scooterone di 300 cc di cilindrata, risultato poi rubato, ma a lui prestato da altre persone, in via Torcicoda ne ha perso il controllo ed è caduto. Doveva fare il giro del palazzo, non è più tornato a casa. Dove ad aspettarlo c’erano il papà, la madre, il fratello maggiore e la sorella minore. “Per me il 7 luglio è un giorno maledetto, ma voglio trasformarlo in qualcosa da ricordare. C’è anche chi mi ha fatto i complimenti perché erano belli. Però ci sono persone a cui i fuochi danno fastidio, purtroppo c’è anche gente cattiva. Sul gruppo Facebook c’è chi ha protestato, ma molti invece hanno capito e mi supportano”.
Ma non ci sono solo i fuochi a ricordare Gabriele, perché il padre ha fondato l’associazione “Gabry vive” attraverso la quale si occupa di ragazzi in difficoltà, cercando di aiutarli come può. Per l’estate per esempio ha in gestione una friggitoria alle Mulina dove a girare vanno a lavorare i ragazzi dell’associazione. Tra le intenzioni c’è anche quella di prendersi cura dei giardini di via Torcicoda, in collaborazione con il quartiere, frequentati dal figlio con gli amici. Eppure su Facebook c’è anche chi gli ha chiesto di ricordare il figlio in altri modi. Sentendosi così in dovere di poter entrare dentro una vicenda così tragica e personale. “Io a volte a questi commenti rispondo con dei cuori. Che altro devo fare? Quando ti succedono queste cose, o diventi cattivo o cerchi di aiutare gli altri. In qualche modo devo sopravvivere”.

8.7.22

La storia di Domiziana, influencer e disabile: "Sui social per ricordare a tutti che esistiamo"



Domiziana Mecenate era una giovane ginnasta romana iscritta al primo anno di università. Ma il 5 luglio
del 2021, durante un allenamento, si è procurata una lesione alla colonna vertebrale che l'ha resa
tetraplegica. Nonostante la diagnosi iniziale escludesse il recupero della piena mobilità degli arti, grazie alla fisioterapia Domiziana ha lentamente ricominciato a muovere le braccia. In seguito, ispirata da un personaggio della serie televisiva del fumettista italiano Zerocalcare, ha voluto mettere un video su Tik Tok e ha iniziato a ricevere tantissime domande su quello che le era successo e sulla sua condizione. Da lì altri video e l'inizio della sua avventura da influencer, tanto che oggi il suo profilo sfiora i 100mila follower.

"Vedere che la gente riesce a fare certe cose grazie a quello che dico mi fa pensare che quello che sto facendo ha un senso", racconta la ragazza, il cui orizzonte non si ferma ai social. "Vorrei fare qualcosa di concreto, come andare dal sindaco e dirgli 'qua, qua e qua mancano le rampe per i disabili, così non va bene' - spiega Domiziana -. Mi piacerebbe contribuire a far avvenire questo cambiamento: aprire la mente delle persone, ricordargli che esistiamo anche noi e che abbiamo certe necessità".

Dopo l'ergastolo ai fratelli Bianchi la madre di Willy rompe il silenzio: "Basta lucrare sul nostro dolore"A spingere la donna a rompere il silenzio una lettera smaccatamente falsa circolata sui social

 das   https://roma.repubblica.it/cronaca/ del 8\72022

La mamma di Willy Monteiro Duarte (ansa)

È il dolore senza termine di una famiglia che ha perso tutto. Prima il suo Willy e ora, di nuovo, la serenità. La mamma del ragazzo ucciso a Colleferro dai fratelli Bianchi e dai loro amici ora chiede di farla finita: "Basta strumentalizzare il nostro dolore".La richiesta non arriva a caso. Da giorni, tanto sui media tradizionali che sui social, è un continuo di frasi attribuite alla madre della giovane cuoco ucciso la notte del 6 settembre 2020 a Colleferro. L'episodio più odioso è una lettera, palesemente inventata, pubblicata sulla pagina Facebook MamAfrica. 


@MamAfricaO - Alina
Nanetto mio adoratissimo, ti chiamo come ti ho sempre chiamato, anche se ormai eri un gigante.
Non riesco ancora a realizzare che non potrò più rivederti, abbracciarti, sentire la tua voce o il suono delicato della tua risata, quando mi parlavi dei tuoi progetti promettendomi che tutto sarebbe andato bene.
Che non saremmo mai più stati poveri, che le nostre vite sarebbero state finalmente felici. Ma la felicità non è una scelta e qualcuno, assetato di una violenza che tu nemmeno immaginavi potesse esistere, ha diviso le nostre strade condannandoci al pianto.
Sono stata fortunata a essere la tua mamma. Non avevo altra felicità che te. Oggi mi sento così fiera ripensando a tutti i sacrifici che ho fatto per renderti quel ragazzo generoso e leale che eri. Lo sei rimasto fino alla fine, fino al tuo ultimo respiro.
Mi riempio di orgoglio perfino ricordando quegli stracci con cui realizzavo i pannolini che non potevamo permetterci o i pentolini arrugginiti nei quali riscaldavo il latte donatoci dalla parrocchia. Quante notti trascorse in piedi perché piangevi e quante notti passate a sussurrarti la ninna nanna per farti addormentare! Gesti compiuti un’infinità di volte: quelli che trasformano una piccola creaturina in un uomo.
Poi, però, arriva qualcuno e, dopo 21 anni di piccoli e grandi sforzi quotidiani, ti porta via. Quando ormai sei uomo. Quando ormai sei sul punto di raccogliere i frutti dei tuoi e dei nostri sacrifici.
Non meritavi, figlio mio, così tanto odio, così tanta follia. Ma io resterò qui ad aspettarti perché sono una mamma. E la mamma ti aspetta sempre, anche quando sa benissimo che non tornerai.
La mamma di Willy


Non meritavi, figlio mio, così tanto odio, così tanta follia. Ma io resterò qui ad aspettarti perché sono una mamma. E la mamma ti aspetta sempre, anche quando sa benissimo che non tornerai", si legge nella missiva. Che, però, è un falso. Una mancanza di rispetto a chi ha già sofferto tanto.Infatti Davanti all'ennesimo episodio, è arrivata la reazione di Lucia, la riservatissima mamma di Willy Monteiro Duarte, del padre Armando e della sorella Milena: 


La speranza è che ora l'impietosa sequela social di finte lettere sia finita.

"Chi ha detto che chi non è normale non potrà mai essere felice. Io mi permetto di dissentire. Pensieri ed esperienze di un 28enne abituato a parlare poco. Ma che racconta la sua vita e le sue emozioni scrivendo

leggi   anche 
Diario di un ragazzo autistico: Le puntate precedenti
Diario di un ragazzo autistico, Federico: "Vi spiego il perché della stereotipia"
Diario di un ragazzo autistico: Federico: "Vi racconto che cos'è per me l'amicizia"






<< Innanzitutto questi normali felici io non li vedo. Molti mi sembrano oppressi e molti spenti, privi di gioia di vivere. Anche se >>quanto riferisce  ilDiario di un ragazzo autistico  riportato , vedi articolo sotto,   da repubblica    << sempre secondo hanno qualche abilità in più di me autistico, come ad esempio parlare o guidare una automobile, non sembra che ciò gli sia di grande aiuto. La felicità non va conseguita ma difesa >>

https://www.repubblica.it/salute/ 06 LUGLIO 2022 ALLE 06:54

 di  Federico De Rosa

Diario di un ragazzo autistico, Federico: "Puntate all'essenziale per essere felici"di Federico De Rosa
I sogni e le esperienze di un giovane abituato a parlare poco. Ma che racconta la sua vita e le sue emozioni scrivendo


(Credit: Green Chameleon/Unsplash) 

Oggi vorrei parlarvi del mio cammino verso la felicità, verso la mia personale realizzazione. Credo sia importante parlarne, perché nella società regna sovrana la convinzione che solo gli autoproclamati normali possano perseguire la felicità
mentre io autistico e noi portatori di diversità potenzialmente limitanti, possiamo al massimo sopravvivere non troppo male. Chi non è normale non potrà mai essere felice. Io mi permetto di dissentire.Innanzitutto questi normali felici io non li vedo. Molti mi sembrano oppressi e molti spenti, privi di gioia di vivere. Anche se hanno qualche abilità in più di me autistico, come ad esempio parlare o guidare una automobile, non sembra che ciò gli sia di grande aiuto.Invece a me sembra di aver ben tracciato un percorso che dal mio diversamente abile conduce al mio diversamente felice e mi sembra di aver già fatto della strada e di impegnarmi ogni giorno per fare un nuovo passetto in avanti
Il percorso è il seguente. La felicità non va conseguita ma difesa perché tutti si nasce felici per l'amore di una mamma ma questa felicità è facile perderla per delle aspettative negate. Nella vita io non voglio costruire nulla ma piuttosto demolire  dentro di me ciò che ostacola la mia realizzazione. Il vuoto che faccio demolendo, naturalmente si riempie di ciò che è in sintonia con la mia missione profonda. Non ho sogni per il mio futuro che sono pericolose pretese di ciò che il mondo dovrebbe fare per me ma cerco di avere una missione, ossia ciò che io posso fare per il mondo. La missione aggiunge senso alla mia vita mentre il sogno andrebbe a sottrarne sostenendo che io abbia bisogno di qualcosa per essere felice. Ogni giorno perseguo una essenzialità sempre più radicale. Desidero tanto ma mi alleno a lasciare andare i desideri che non si realizzano per riposizionarmi a desiderare altro. Si può essere felici di un vasetto di yogurt a colazione? Secondo me sì, è questione di allenamento.Riducendo le proprie pretese, la vita di suo inizia a portare più cose di quelle che si pretendono, il di più viene concepito come dono gratuito ricevuto e scatena la gratitudine alla vita, un potente anticipatore della gioia.Ecco, io autistico sto vivendo questo. Da oggi in poi, quando incontrate un autistico non verbale che come me sembra sempre un po' perso nel suo mondo, aspettate un attimo a compatirlo. Siamo tutti diversamente abili per qualcosa perché tutti abbiamo dei limiti. Considerarsi superiori solo perché noi siamo diversamente abili professionisti, forse potrebbe non essere una buona idea.

Password del marito morto in eredità. Altro che i corpi, cremate gli account

 da  Il Giornale


Massimiliano Parente 5 h fa


Attenzione, signore e signori: anche gli «averi digitali» possono entrare a far parte dell'eredità, lo ha stabilito il Tribunale di Milano: una donna è potuta entrare in possesso di tutte le password del marito defunto, dell'account di posta e dei profili social.

Password del marito morto in eredità. Altro che i corpi, cremate gli account
© Fornito da Il Giornale

Io già immagino il terrore tra i coniugi, perché gli scheletri come si sa non si nascondono nell'armadio ma negli account e in ogni dispositivo elettronico.È successo anche a una mia zia, morto il marito ha trovato la password del cellulare e tutti i messaggi dell'amante, che si è presentata pure al funerale (ignara di essere stata scoperta, la storia durava da anni). Ma la privacy, direte voi? Tra coppie sposate non dovrebbe esistere, figuriamoci dopo morti, ragione ulteriore per pensarci bene prima di sposarsi. Tant'è che una mia amica, Klara Murnau, investigatore privato, mi ha spiegato che si può far pedinare legalmente il coniuge, ma non il partner o l'amante, è illegale. Se sei sposato invece non esiste privacy.In ogni caso le persone si preoccupano tanto di cosa fare dei propri corpi quando saranno morti (mai capito, il mio potete pure buttarlo in una discarica o imbalsamarlo come Tutankhamon in una piramide, è uguale): c'è chi si sceglie il loculo, chi ha una cappella di famiglia, chi vuole essere cremato e tenuto in un'urna sul camino, chi vuole che le sue ceneri siano disperse nel posto più amato, in mare, in montagna, se lo chiedessi a Vittorio Feltri mi risponderebbe di sicuro nella lettiera del suo amato gatto.Io vi do un consiglio: fregatevene del corpo, ci facciano quello che vogliono, tanto non ci siete più, ma lasciate disposizioni per cremare ogni vostro account e dispositivo elettronico perché qualcosa che non vorreste che fosse trovata lì si trova sempre, e non è mai un manoscritto di Kafka

7.7.22

Torino, assolto dall'accusa di violenza sessuale: "La ragazza lo ha indotto a osare"



Pur non avendo fatto studi giuridici ed avendo amici\che e parenti avvocati questa sentenza mi pare vergognosa e scandalosa ed  sessista  .  Infatti chiunque   dovrebbe sapere  che  una persona  sotto l'effetto dell'alcool è in un stato  cognitivo alterato  e  quindi   l'accettazione o il rifiuto   non sono  consapevoli  .  Quindi l'articolo di repubblica  d'oggi  , che  riporto integralmente  sotto , conferma che << siamo già immersi sino al collo in una giustizia classista! C’è ormai un processo a due velocità che fluisce rapido e senza intoppi esclusivamente nei confronti degli ultimi della terra. Purtroppo è solo al di fuori di questa area che si comincia a discutere di garanzie e di ragionevole durata del processo. Diciamolo con chiarezza: un processo penale come il nostro, articolato in tre gradi di giudizio e fitto di subprocedimenti, non può essere breve. Occorreva moltiplicare le alternative al dibattimento, snellire le impugnazioni. La riforma Cartabia lo ha fatto solo in parte. E si è creduto di poter rimediare a questi vuoti mandando al macero i giudizi di impugnazione che superano una certa durata. Il macero: è questo il vero significato della formula esoterica “improcedibilità”. Era nettamente preferibile il sistema introdotto dalla legge Orlando». Intervista rilasciata all L’Espresso ( qui il testo integrale https://bit.ly/3P1aQCT ) da Nello Rossi, che dopo una lunga carriera giudiziaria oggi è il direttore editoriale di Questione giustizia, la rivista di Magistratura democratica, storico laboratorio di pensiero e riforme giuridiche progressiste .

 
Torino, assolto dall'accusa di violenza sessuale: "La ragazza lo ha indotto a osare"
Una manifestazione contro la violenza di genere
 
Condannato in primo piano, verdetto ribaltato in appello: per il giudice la vittima era "alterata per l'uso smodato di alcol" e la cerniera può avere ceduto "nell'esaltazione del momento" perché "di modesta qualità"


Condannato in primo grado per violenza sessuale, assolto dalla Corte d'Appello perché la vittima, con il suo comportamento, avrebbe indotto l'imputato a "osare". La sentenza di un giudice torinese che ha ribaltato il verdetto del primo grado - condanna a 2 anni 2 mesi e 20 giorni - riguarda un episodio del 2019 che ha coinvolto due giovani.
La sentenza è stata impugnata in Cassazione dal sostituto procuratore generale Nicoletta Quaglino sulla base delle parole della ragazza: "Gli dissi chiaramente: non voglio".
I ragazzi si conoscevano da tempo, ma il giovane avrebbe abusato dell'amica, nel bagno di un locale nel centro di Torino. Secondo i giudici della Corte d'Appello, invece, la ragazza "alterata per un uso smodato di alcol (...) provocò l'avvicinamento del giovane che la stava attendendo dietro la porta".
Non solo, aggiungono i giudici: "Si trattenne in bagno, senza chiudere la porta, così da fare insorgere nell’uomo l’idea che questa fosse l’occasione propizia che la giovane gli stesse offrendo. Occasione che non si fece sfuggire».
L'imputato "non ha negato di avere abbassato i pantaloni della giovane" rompendo addirittura la cerniera: secondo il giudice della Corte d'appello, tuttavia, "nulla può escludere che sull'esaltazione del momento, la cerniera, di modesta qualità, si sia deteriorata sotto forzatura". Tesi che il sostituto procuratore generale Quaglino respinge in toto nel suo ricorso: "Illogica appare la sentenza quando esclude la sussistenza del dissenso, sia perché tale dissenso risulta manifestato con parole e gesti, sia perché nessun comportamento precedente può aver indotto l’agente in errore sulla eventuale sussistenza di un presunto consenso". Dunque "non risulta provata la mancanza di dissenso da parte delle persona offesa, anzi risulta evidente la sussistenza di un dissenso manifesto".


PLEASURE DI Ninja Thyberg. IL MONDO DEL PORNO COME CARTINA DI TORNASOLE DELLA DISPARITÀ DI OPPORTUNITÀ FRA UOMINI E DONNE.

 




La regista svedese Ninja Thyberg compie scelte dirompenti e coraggiose, a cominciare da quella di raccontare l'industria del porno attraverso un'angolazione femminile: anche le inquadrature prendono il punto di vista di Linnéa o sottolineano il punto di vista maschile oggettivizzante nei sui confronti, che va ben oltre le esigenze di uno spettacolo improntato al desiderio maschile.

Esso è soprattutto per chi ( cosa che non credo visto l'alto tasso di diffusione della pornografia esplista o semi esplicita in tutti gli strati sociali e generazionali ) per chi non ha mia visto un film porno un film per stomaci forti . Infatti certe scene , nonostante io sia un pornodipendente , erano dure  anche per me e quidi anzichè il tempo normale di durata io ci ho messo un po' di più per vederlo .
Mi ha fatto vedere la pornografia sono un altro aspetto . Molto bello ed intenso nella sua drammaticità. Infatti    << Thyberg si assume il rischio di far corrispondere la forma del suo film al contenuto esibendo la sua attrice (l'ottima Sofia Kappel) allo stesso modo in cui lo farebbe un porno, ma la sua prospettiva critica giustifica quell'esposizione altrimenti gratuita e potenzialmente offensiva della dignità  femminile.
È proprio l'offesa a quella dignità, non dovuta alla scelta di un certo mestiere ma al modo in cui quel mestiere priva le sue lavoratrici di un reale controllo sulle loro circostanze e sulla loro carriera, il centro morale della storia di Pleasure, titolo ironico perché mostra come il piacere sia simulato non solo nella performance dell'atto sessuale, ma anche nella soddisfazione di un lavoro che ha un costo personale insostenibile, o sostenibile solo al prezzo di una mercificazione totale della propria identità (di genere).
>> Alle inquadrature lente e seduttive delle prime scene si sostituiscono a poco a poco quelle agitate e disarticolate della seconda parte, che frammentano sempre più la realtà della protagonista rivelandole squarci di dolorosa consapevolezza, e rendendo sempre più sgradevole (anche visivamente) quel paradiso di notorietà e godimento che Linna si era prefigurata, pur nell'apparente lucidità e  consapevolezza della sua scelta di base. << Quel che è peggio, >>  sempre  secondo  Pleasure - Film (2021) - MYmovies.it << anche nell'industria del porno ci si aspetta l'assenso femminile all'abuso maschile: "che sarà mai", "eri d'accordo", "non è successo niente" sono le giustificazioni all'aver superato i limiti di ciò che è consentito (dalla donna). E il rischio, naturalmente è che per non rimanere vittima la persona offesa diventi complice degli uomini e carnefice delle altre donne, mandando alle ortiche qualsiasi "sorellanza". >>


Ancora più interessante è la parabola di Linnéa che si propone (e viene accolta dall'industria del cinema porno) come l'archetipo della verginella da deflorare e si ritrova a sua volta vergine inconsapevole non nel corpo ma nell'anima, in mezzo a predatori economici e sociali che vogliono "aprirla" alle vie del mondo, e lo faranno in modo brutale e senza mezzi termini. Una lezione di vita che, in misura differente, riguarda tutte, e tutti. L'unica perplessità è per la durata del lungometraggio, gemmato da un corto premiato a Cannes nel 2013: forse la misura giusta sarebbe stata a metà fra quel corto e i 105 minuti effettivi di durata del film.

Muore a 37 anni e lascia al figlio un libro per ogni compleanno

  Quella  che oggi vi propongo  è una storia   simile  a quella dell'Americano  Bailey Sellers e  di Elisa Girotto la cui viceda è stata raccontata nel magistrale e 18 regali  film italiano del 2020 diretto da Francesco Amato  ma  anche ora che ci penso ache da My Life-Questa mia vita film drammatico del 1993, scritto e diretto da Bruce Joel Rubin, regista  anche  di  Ghost- Fantasma .
 
Quella di Laura Lonzi e suo figlio Tommaso è una storia d’amore di lancinante bellezza, capace di andare oltre anche la morte stessa . La trovo un gesto di una bellezza commovente, in mezzo a un tale dolore.Un atto d’amore unico da parte di una madre a un figlio, attraverso la cultura e i libri. Solo una donna straordinaria poteva concepire una cosa del genere. Che la terra ti sia lievissima, Laura.
Ecco a Voi  la  sua   storia  


  da repubblica    7\7\2022  



                         di Chiarastella Foschini
"Gli ha lasciato un libro per ogni futuro compleanno fino a quando sarà grande. Nostro figlio crescerà nel ricordo di sua madre anche se non ha ancora compiuto tre anni". Laura Lonzi è morta ad appena 37 anni per un
tumore raro, strappata a suo marito, Antonio Salerno, e al loro figlio Tommaso, da un carcinoma che in otto mesi non le ha lasciato scampo. Il 16 agosto avrebbe compiuto 38 anni. Nata e cresciuta a Firenze, faceva la maestra elementare a Carraia, frazione di Calenzano.
Il marito: “Ad aprile aveva capito che non ce l’avrebbe fatta”

Laura Lonzi 

"Abbiamo scoperto il carcinoma a settembre. Nei mesi precedenti aveva delle bollicine che la dermatologa curava con il cortisone. Poi il suo viso ha iniziato a gonfiarsi e il medico ha prescritto l'esame delle urine che ha rivelato dove cercare" racconta il marito. "A ottobre l'operazione a Careggi e poi le chemio, prima lì e poi a Ponte a Niccheri. 

  immagine  del film 18 regali di Francesco Amato 


Abbiamo visto medici in tutta Italia. Siamo andati fino in Germania per provare una nuova cura e inviato gli esami diagnostici anche negli Stati Uniti. Il dottor Emanuele Gori, direttore sanitario della Asl centro, vecchio amico di famiglia, e il dottor Stelvio Sestini di Prato, non ci hanno mai lasciato soli, così come l'associazione File" dice Antonio.


Bailey Sellers e suo padre, foto Twitter 




"Ad aprile Laura aveva capito che non c'era più nulla da fare da prima che lo dicessero i medici. Ha iniziato a scrivere lettere per noi, per non lasciarci soli. Faceva finta di passeggiare, arrivava fino all'ulivo e sotto l'albero, poi ho scoperto, girava i video per me e Tommaso, per quando non ci sarebbe stata più. Ha scritto una lettera per quando nostro figlio andrà in prima media e per accompagnarlo nei giorni più importanti della sua vita".
Laura Lonzi viene descritta dalle persone che la conoscevano come una donna solare, gioiosa, forte e amante dell'organizzazione. "Non aveva un difetto a parte la testardaggine, bisognava fare come diceva lei- ricorda Antonio-. E poi pianificava ogni cosa. La sua migliore amica, Eleonora Rossi, conserva i regali futuri per Tommaso e ha avuto il compito di organizzargli la prima comunione. Erano inseparabili".
Alla sua amica Alessia Della Luna Maggio ha chiesto di far raccontare la sua storia dalle colonne del giornale. Il 7 giugno Laura e Antonio si sono sposati. Si erano conosciuti al Papeete a Milano Marittima otto anni fa: "Bastava un suo sorriso per illuminare la stanza, è di quello che mi sono innamorato quando l'ho incontrata".
Laura ha voluto addormentarsi nel suo letto. Martedì si è spenta in casa sua, con i suoi familiari, la sua mamma, Loretta Grassi, il babbo Roberto e suo fratello Marco non l'hanno lasciata un istante. "Mi ha chiesto di sorridere tutti i giorni per nostro figlio. Un paio di giorni fa Tommaso piangeva disperato, voleva la sua mamma. Gli ho spiegato che adesso è diventata una stella. L'altra notte all'una e mezza è venuto a svegliarmi, mi ha portato in giardino per guardare le stelle".
Il 30 giugno al funerale di Laura Lonzi nella chiesa dell'Antella di Bagno a Ripoli, i suoi alunni hanno fatto volare in cielo palloncini bianchi e rosa e hanno letto poesie e frasi per la loro amata insegnante. Nella chiesa gremita di amici e familiari c'erano anche le divise della Misericordia di Campo di Marte, dove Laura Lonzi aveva fatto la volontaria per 13 anni. Per il funerale ha deciso tutto lei, abito, palloncini, rito. Ha lasciato una lettera che suo marito ha letto davanti a centinaia di persone: "Sono felice della vita che ho vissuto, mi sono divertita tanto. Ricordatevi di colmare i vuoti di Tommaso con magiche parole d'amore" ha scritto Laura.
Oggi la sua salma sarà cremata e da domani riposerà per sempre al cimitero dell'Antella.

quando ad evitare e difendere la vittima di un femminicidio è un nuovo italiano o uno straniero

 Vitalie Sofroni, 40 anni, di nazionalità moldava, in Italia da anni, dove faceva il corriere.Faceva perché nei giorni scorsi a Gaione (frazione di Parma), ha sentito provenire dal parcheggio le urla di un uomo, un suo collega di lavoro, nei confronti della moglie.Vitalie non ci ha pensato un attimo ed è intervenuto per difendere la donna da quella che in breve si è trasformata in una violenta aggressione verbale e fisica.Nel tentativo di mettersi in mezzo e proteggerla, è stato raggiunto da un’unica coltellata al cuore, che gli è stata fatale.È morto così, Vitalie Sofroni, sacrificando la propria vita per salvare quella di una donna, evitando probabilmente l’ennesimo femminicidio. Un grande gesto per un grande uomo, che è impossibile accettare. Non dimentichiamolo.E sopratutto cari giornalisti come fate quando un nuovo italiano o uno straniero compie dei reati citatene la nazionalità

Quando il make-up diventa uno strumento di empowerment femminile, la storia di Beatrice Gherardini

  credevo che il  trucco cioè il make  up femminile  (  ovviamente  non  sto  vietando  niente  ogno donna   è libera  di  fare  quello che ...