13.2.23

Jakub Jankto fa coming out: "Sono gay, basta nascondersi"




Il video su Instagram dell'ex centrocampista di Ascoli, Udinese e Sampdoria. Oggi gioca nello Sparta Praga. "Voglio vivere la mia vita in libertà. Senza paure. Senza pregiudizio" 





"Ciao, sono Jakub Jankto. Sono gay e non voglio più nascondermi". Jankto è un centrocampista centrale e ha vestito in italia le maglie di Ascoli, Udinese e Sampdoria. Adesso gioca per lo Sparta Praga. E ha deciso di fare coming out direttamente sui social network. "Come tutti gli altri ho i miei punti di forza, i miei

punti deboli, una famiglia, i miei amici, un lavoro che svolgo al meglio da anni, con serietà, professionalità e passione. Come tutti gli altri - ha detto nel video pubblicato sul proprio profilo Instagram -, voglio anche vivere la mia vita in libertà. Senza paure. Senza pregiudizio. Senza violenza. Ma con amore. Sono gay e non voglio più nascondermi".

Hitzlsperger, primo calciatore gay in Serie A

Jankto non è il primo calciatore passato dalla Serie A ad aver fatto coming out. Thomas Hitzlsperger, ex centrocampista della Lazio (6 presenze e un gol nel 2010) e oggi ds dello Stoccarda, dichiarò di essere gay un anno dopo aver smesso di giocare a calcio. Nell'ottobre 2021 aveva parlato della propria omosessualità l'australiano Josh Cavalloanche lui attraverso un video pubblicato sui social network. Un anno fa l'ex Juventus Patrice Evra aveva dichiarato che "in ogni squadra ci sono almeno due calciatori omosessuali. Qualcuno si è confidato con me, ma c'è troppa paura a dirlo pubblicamente". Prima del Mondiale Gary Lineker, in Qatar come commentatore  televisivo, si era augurato che qualche giocatore facesse coming out durante il torneo più importante e visto del pianeta. Non è successo, ma oggi Jankto potrebbe aver spalancato le porte dell'amore libero con la forza del suo messaggio e convinto qualche collega a fare altrettanto.

Il dramma di Fashanu, primo calciatore gay dichiarato

Il primo calciatore famoso a dichiararsi omosessuale fu Justin Fashanu, nel 1990, a 29 anni. L'ex attaccante di Manchester City e West Ham subì una lunga serie di attacchi, tra cui quello della comunità nera inglese che si ritenne "infangata" dalla sua uscita e dai suoi comportamenti in alcuni locali gay di Londra. Il fratello lo rinnegò pubblicamente. Nel '98 un minorenne che aveva passato la notte con lui dichiarò di essere stato narcotizzato e violentato, versione dei fatti sempre respinta dal calciatore, anche nel biglietto lasciato dopo la propria morte. Già, perché pochi giorni dopo la denuncia Fashanu si tolse la vita impiccandosi.

stavolta sul caso vattimo parla Simone caminada di emiliano morrone

Leggi  prima 
https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/


Stamani è appena uscita l'intervista che ci ha rilasciato Simone Caminada, che convive con Gianni Vattimo e in primo grado è stato di recente condannato per presunta circonvenzione del filosofo. Il nostro Corriere della Calabria è andato a fondo. Dopo aver sentito la presunta vittima, che continua a difendere a spada tratta il proprio assistente e convivente, oggi usciamo con un'intervista a Caminada. Nel caso in questione ci sono aspetti esterni alla sfera della giustizia, atteso che la presunta vittima appare lucida, motivata e inamovibile rispetto alle proprie convinzioni? E chi è Caminada, di là dalle etichette che gli vengono appioppate, perfino dallo stesso Marcello Veneziani, che per pura linearità di ragionamento l’ha inserito nella (rispettabile) categoria dei badanti? Qual è il contesto psicologico, umano e sociale e in cui è maturata la vicenda? Chi ha preso le difese dell’assistente di Vattimo? Che cosa accomuna i due protagonisti della storia, che continua a far discutere l’opinione pubblica, anche sui limiti oggettivi della logica giuridica? Caminada ha risposto alle nostre domande, poste con l’obiettivo di approfondire aspetti che vanno oltre la cronaca


L’INTERVISTA

Il compagno di Vattimo: «La mia colpa? Aver chiuso i rubinetti a chi si era approfittato di lui»

Caminada parla dopo la condanna. «Questa vicenda puzza di classismo e razzismo. Contro di me chi ha fatto male a Gianni»

 Pubblicato il: 13/02/2023 – 7:02
di Emiliano Morrone

Il filosofo Gianni Vattimo convive con l’assistente Simone Caminada nella propria casa di Torino, piena di libri, storia, pensieri, ricordi. La vicenda giudiziaria e mediatica che li riguarda ne ha rafforzato il rapporto, stando alle loro ultime dichiarazioni. Caminada è stato da poco condannato in primo grado per circonvenzione d’incapace, cioè lo stesso Vattimo, a giudizio del tribunale di Torino. Tuttavia, il padre del “pensiero debole” continua a smentire di essere vittima del proprio convivente. Di Simone «penso tutto il bene possibile», aveva detto sabato scorso il filosofo al Corriere della Calabria.
Tra i due conviventi la distanza anagrafica è di quasi mezzo secolo. Di origini calabresi, il filosofo ha 87 anni, il suo assistente ne ha 38.
Sarebbe per questo una relazione scandalosa? Vattimo «vuole semplicemente viverla in libertà, a casa sua», secondo Marcello Veneziani, che ha aggiunto: «Quanti altri casi ci sono di mariti, di vedove, di nonni che destinano i loro beni a coniugi, figli, badanti, nipoti che possono assisterli, far loro compagnia nella vecchiaia, nell’infermità, e accompagnarli alla morte? Quanti matrimoni fittizi si fanno in Italia di anziani con le loro badanti, proprio per lasciare loro l’eredità e perfino la reversibilità della pensione pur di avere compagnia e assistenza? È una preoccupazione diffusa, universale, non vedo perché non dovrebbe valere pure per Vattimo».
Non solo. A parere di Veneziani, Vattimo «rilascia serene interviste in cui mostra il pieno possesso delle sue facoltà mentali e ribadisce la consapevolezza delle sue scelte».
Nel caso in questione ci sono aspetti esterni alla sfera della giustizia, atteso che la presunta vittima appare lucida, motivata e inamovibile rispetto alle proprie convinzioni? E chi è Caminada, di là dalle etichette che gli vengono appioppate, perfino dallo stesso Veneziani, che per pura linearità di ragionamento l’ha inserito nella (rispettabile) categoria dei badanti? Qual è il contesto psicologico, umano e sociale e in cui è maturata la vicenda? Chi ha preso le difese dell’assistente di Vattimo? Che cosa accomuna i due protagonisti della storia, che continua a far discutere l’opinione pubblica, anche sui limiti oggettivi della logica giuridica? Caminada ha risposto alle nostre domande, poste con l’obiettivo di approfondire aspetti che vanno oltre la cronaca.  

Perché si è trovato in tribunale?
«Il problema è che sono diverso dai cliché che si vogliono imporre a Gianni Vattimo, cioè amicizie e frequentazioni borghesi. Il particolare non è entrato formalmente nel procedimento a mio carico, ci mancherebbe. Però, a ben guardare, senza una sola prova è passata l’accusa di circonvenzione d’incapace, in barba agli elementi granitici che avevo prodotto e alle evidenze più limpide. Allora qualcosa non torna di sicuro».

Lei è sempre stato determinato nell’affermare che intorno a Vattimo c’erano persone insincere. Ne è ancora convinto?
«Ora Gianni ha fatto “pulizia” nell’ambito delle sue amicizie e frequentazioni. Tra i testimoni dell’accusa ci sono state persone che erano diventate molto pesanti per la sopravvivenza economica di Vattimo. Mi riferisco alla moglie di facciata del filosofo, che mirava alla sua eredità, come la stessa ha dichiarato pubblicamente. Poi ha testimoniato uno che da quasi 20 anni si faceva mantenere da Gianni con cifre da capogiro, insostenibili perfino per il professore. Ancora, tra i testimoni dell’accusa c’è stata una psichiatra. Da parlamentare europeo, Vattimo aveva assunto la figlia di questa specialista come propria assistente. Le aveva dato un lavoro ben pagato dai contribuenti, ma lei non amava presentarsi in ufficio, come possono confermare diversi parlamentari europei di allora. La psichiatra ottenne anche la sistemazione di una casa della propria figlia a spese di Gianni, dal quale, non contenta, pretendeva addirittura un regalo di 200mila euro. Contro di me ha poi testimoniato una geriatra, amica della psichiatra. Ha inoltre testimoniato la badante che a Gianni era stata indicata dalla psichiatra e dalla geriatra. Infine, ha testimoniato il consulente bancario della psichiatra. Contro di me, insomma, hanno testimoniato persone che da Vattimo avevano ottenuto o avrebbero potuto ottenere lauti benefici. La mia colpa è una soltanto: aver chiuso i rubinetti a soggetti che avevano approfittato di Gianni, il quale, a malincuore, ha poi aperto gli occhi sul fatto che veniva “coccolato” per meri interessi materiali».

Sostiene, dunque, di essere stato attaccato per aver difeso il patrimonio di Vattimo. È la sua versione. Lei come si è difeso?
«A conferma della mia versione hanno testimoniato due senatori amici di Vattimo da almeno 30 anni. Ancora, per verificare le mie ragioni hanno testimoniato il padre confessore di Gianni, un cugino e il personal trainer del filosofo. Inoltre, hanno reso testimonianza un professore universitario venuto apposta da Roma e un altro professore, nello specifico dell’Università di Torino. Lo stesso Gianni è stato testimone della difesa. Non solo, a mio favore si sono espressi il governante della casa di Vattimo e, a parte, tantissime persone che hanno pubblicamente smentito sui giornali e online le accuse nei miei riguardi. Perciò bisogna riflettere su questa vicenda, che puzza di classismo e razzismo».

Da tempo si prende cura del professore Vattimo. In che modo? Ritiene che qualcuno possa essersi infastidito o che voglia allontanarla dal filosofo? Perché, nel caso?
«Tanti si industriano a derubricarmi a giardiniere, badante, brasiliano eccetera, come se questi fossero dei demeriti. Io sono l’assistente di Vattimo più conosciuto, insieme a quello storico che ora vive a Bruxelles e che sarebbe stato un altro mio testimone scottante, se non avesse avuto seri problemi familiari e personali da non poter arrivare in Italia a testimoniare. 
Io sono l’assistente più conosciuto dalle associazioni, dai Comuni, dagli enti, dalle accademie, dagli editori eccetera, che chiedevano e chiedono la partecipazione di Gianni Vattimo a iniziative, eventi, progetti. Sono l’assistente e non il giardiniere, non il badante e via dicendo. Tra l’altro, nell’esposto da cui partì il procedimento penale contro di me e il parallelo iter per l’amministrazione di sostegno nei confronti di Gianni, poi revocata, era stata inserita la parola “adottato” fra i demeriti che mi venivano imputati.
Guardi, le ho tratteggiato il contesto preliminare alle indagini e i presupposti del relativo processo. Mi chiede ancora se ci sia gente infastidita, dopo che le ho dato il quadro generale della vicenda?».

Qual è il ricordo più bello che ha del suo rapporto con Vattimo? Che cosa le ha insegnato il professore?
«Il mio ricordo più bello è legato alla settimana in vacanza che passammo a casa del compianto semiologo Umberto Eco, caro amico di Gianni. Anche gli incontri con il cardinale e poi Papa Bergoglio sono stati indimenticabili. Mi viene pure in mente quando presentai la grande cantante Ivana Spagna, che conoscevo da tempo, a Gianni Vattimo e viceversa. Tutti e due si guardavano con il punto di domanda; io ci risi per parecchio tempo.
Gianni mi ha insegnato che, pur davanti a grandi personaggi, si può vivere e apprezzare la vita senza etichette, come comuni mortali che condividono l’esperienza terrena. Dal canto mio gli ho insegnato le canzoni di Gaber, Vanoni, Guccini e la “mala” milanese dei vari Gufi, Ivan della Mea eccetera, che danno una lezione: anche la canzone può essere “debole” e battagliera come il pensiero di Gianni, come lui».

Perché ha deciso di seguire Vattimo?
«Che siamo molto simili lo si deduce dalla risposta precedente. I miei genitori, mio padre ne era il promotore, per ogni occasione facevano spesso grandi tavolate a casa nostra. Erano sempre contenti di condividere il buon pane e sorrisi non certo di facciata. Anche se sconosciute, l’importante era vedere felicità e condivisione nelle persone. Conoscere Vattimo mi ha fatto rivivere quelle emozioni e quegli insegnamenti, perché lui è sempre stato come mio padre da quel punto di vista, con tutti i distinguo del caso».

Appellerà la sentenza? 
«Sì. Tutti gli amici veri di Gianni Vattimo hanno innalzato le barricate per proteggermi, quasi intimandomi di non mollare. Alludo anche a eminenti giornalisti, giuristi, avvocati, politici, persone dello spettacolo e gente di Chiesa; persino ad un amico del Papa che era presente all’ultimo compleanno di Gianni. Soprattutto, c’è tantissima gente comune che mi chiede di non abbandonare la lotta. Non potrei deluderli».

Come si sente adesso?
«Liberato. Ho speso dieci anni della mia vita restando in tutto e per tutto vicino a Gianni. Solo nel 2017 mi accorsi – ma non potevo saperlo prima, visto che non mi ero mai permesso di guardare i suoi conti – di quanto certe brutte persone, benché importanti per lui, pesassero economicamente così tanto sulla vita di Vattimo, che dovette svendere sue proprietà per reggere i costi di quelle amicizie. Dallo scorso luglio Gianni è stato liberato dalla morsa dell’amministrazione di sostegno. Ciò mi ha sollevato, significa che Gianni non ha alcun bisogno di essere protetto dallo Stato. Infine, vedere che persino il classico “odiatore da tastiera” ha ormai chiara la situazione, è stata per noi la riprova di un’indubbia vittoria».

Teme che il suo rapporto con il professore possa cambiare?
«No. Al contrario, ritengo che possa crescere e migliorare ogni giorno. Qualcuno ha di recente dichiarato, per l’ennesima volta, che non riesce più a sentire Vattimo per telefono. Questo qualcuno crede davvero che una persona cui ha fatto ogni male possibile voglia ancora risponderle o vederla? Allora sì che si dovrebbe dubitare delle capacità di Vattimo. Gianni risponde a chi vuole e abita sempre nella stessa casa. Come ha precisato l’imprenditore, politico e saggista Franco Debenedetti, “basta citofonare”».



12.2.23

Sanremo 2023, il bacio tra Rosa Chemical e Fedez come tutti gli altri baci san remesi è solo moda non è più trasgressione

 Per  me   tale  bacio è  ormai  solo   conformismo  in  quanto  ormai     non  c'è più niente   ne   di originale . Infatti tale gesto   ê stato  già fatto     diverse     volte     come potete  vedere    dalle  foto     sotto    riportate   sempre  al festival    senza     creare     da  quel  che  ricordo     


    
 tante  polemiche     o  scandali    se   non   dei  benpensanti  



Ma  l'abuso    di tale  gesto    rischia    di creare  ( se non lo ha già fatto ) la   reazione  o meglio  un  rigurgito di quelle   maggioranze   silenziose    sopite   come  

Chiaretta e il il ragazzino Fedez hanno professato le più svariate libertà per questioni economiche (ovvero per fare soldi - loro) e prendendo in giro migliaia (se non milioni) di ragazzini che li hanno idolatrati e presi ad esempio. Un esempio che si traduce in ricavi milionari. Hanno professato l'involuzione della nostra millenaria storia, ingannando milioni di persone - lo ripeto - per fare soldi.
Hanno creato una realtà virtuale atta a fare soldi, senza principi nè moralità perchè andava di moda e faceva fare - lo ripeto - soldi.
Hanno urlato di tutto per salvaguardare i diritti, per rispettare le donne, la famiglia (qualsiasi tipo di famiglia).
Hanno criticato la tv tradizionale (salvo poi finirci, per soldi).
Hanno promosso la libertà morale, la libertà dei principi, la libertà dell'amore, l'apertura delle coppie. Tutto, ovviamente, per gli altri.E invece, la povera Chiara si ritrova con un ragazzino vicino che a forza di fingere per fare soldi, ha fatto quello che professano da anni verso gli altri, facendo scontrare la realtà (in mondovisione) con la finzione (il web). E non ha apprezzato. Poverina. Quei due, gli Unni e i Barbari di questa epoca.
Dopo aver implorato il rispetto e la dignità per le donne e ti dimentichi di tua moglie e tua figlia !




Ripeto per me Ormai per me è un gesto talmente omologato tanto da  non scandalizzare più  nessuno se non i soliti benpensanti o quelli che ben pensano ( parafrasando l'omonima canzone di Frankie hi-nrg mc )   ed  i loro portavoce   istituzionali    vedere   interpellanza   della       adesso non ricordo  non  nome   di FdI  prima  di  San remo   .
Infatti e concordo con il nostro utente  Daniela Tuscano quando in commento sulla sua bacheca  qui  il  post    originale    dice   :  [... ] Quello che intendo dire, però, è che oggi questo modo di scandalizzare non scandalizza più.
Innanzi tutto ci aveva già provato il summenzionato Lauro l'anno passato, ma nel mondo delle emozioni volatili tutto si perde e tutto si dimentica. Va riconosciuta a Zero una buona dose
di coraggio, perché nell'Italia davvero bigotta e perbenista di allora - Pasolini era stato ucciso da appena due anni - con cose del genere rischiavi la carriera. E sai benissimo, per essere un antico fan, che la sua subì un ostracismo di almeno otto anni. Non seguo più Renato da tempo, ma la perseveranza degli inizi gliel'ho sempre riconosciuta. È un dato di fatto. Riguardo alla voce e all'arte, nessun paragone è possibile. Mi associo al commento di Mattia, mio amico psichiatra e scrittore omosex - presentiamo spesso lavori insieme - cui ho inviato la foto:
"A parte il fine pecuniario, il narcisismo è il più potente movente di questi ragazzi mai maturati sessualmente (basta guardare con chi è accoppiato).
Ecco un esempio dell'omosessualità degli altri che utilizza gli omosessuali per coprire le proprie componenti sessuali ambigue, ambivalenti, autoreferenziali".

Ecco quindi che  pesavo d'essere il solo a non vederci niente di così scandaloso sia che sia : spontaneo  ,  esibizionista ,  provocatorio  ,  wcc   finnche  su  fb    ho letto  questgo post 

 
Ho letto commenti abominevoli di persone che inneggiano alle ''cose'' tradizionali, la natura uomo e donna. Ho letto tanti di quei commenti bigotti, ignoranti e retrogradi da far venire i brividi ! Quei commenti di critiche perché: Oh, bell'esempio, un padre di famiglia che bacia un altro uomo !!!Quei commenti di persone che hanno:
- Cornificato
- Picchiato Partner
- Mancato di rispetto i figli in ogni modo possibile, in primis non facendo il genitore. Mi chiedo, se fosse stato un bacio fra uomo e donna vi avrebbe così schifato? Non credo. Il politicamente scorretto, questo vi da fastidio. Accecati dal vostro inneggiamento ad ideali fuori luogo. Non avete parlato quando Fedez durante la sua esibizione ha alzato la foto del Viceministro Bignami travestito da Nazista (vi allego anche questa foto, nel caso la vostra memoria sia a breve termine!), perché? Aspettavate il momento di vedere qualcosa di stravagante e aprire le vostre bocche per ''I BAMBINIIII!! I BAMBINI NON POSSONO VEDER SCENE DEL GENERE'' I vostri bambini vedono violenza ogni giorno, a casa e fuori. Vi dico un segreto, non serve essere bigotti con la vita degli altri se poi vi sparate le strisce di cocaina nel gabinetto di un bar qualunque e state con la peggior persona che vi chiede 5€ per un servizio. Ah, però in quel caso siete grandi, potete vantarvi con gli amici ! Auguro ai vostri figli di avere un amore libero, una vita libera e lontano da voi persone ignoranti. Viva la diversità, l'amore sotto ogni forma e di qualsiasi genere.


Infatti Mi indigno e mi vergogno quando sento al TG  o leggo sui giornali che hanno stuprato o ucciso donne...bambini... O quello che è be successo a Roma recentemente   li mi indigno e mi vergogno dell'essere umano !!!
Credo che l’amore TUTTO sia bellissimo quando è spontaneo, ma credo anche che il volerlo dimostrare in ogni modo non sia la maniera giusta per combattere i pregiudizi della gente… Tutt’altro li aumenta . 
  M'apprestavo  a concludere    quando    ricevo  una  notifica   su     ad  un mio  commento    su  una  bacheca  fb   a cui  ,  trovate   sotto    la   discussione     e  di  cui  riporto  qui   la  replica  


 alla  prossima polemica 



si può perdonare un familiare che uccide un altro familiare ? il caso di Laura di Dio che ha ucciso la suocera ma il marito l'ha perdonata

da giallo settimanale n 6 15\2\2023

 Il delitto è avvenuto in provincia di Enna. Laura Di Dio ha accoltellato a morte la mamma del marito al culmine dell’ennesima lite e poi ha confessato: «La odiavo». L’uomo: «Amo mia moglie. Sta male» “Io amo mia moglie. Lei sta male. Si alzava di notte, dormiva pochissimo e mangiava solo quando ne aveva
voglia. Avevamo consultato un medico, ma lei non prendeva le medicine. Nei giorni scorsi avevo proprio pensato di rivolgermi a uno specialista. Ho fatto di tutto per lei”. Con queste parole Francesco Arnone ha tentato di spiegare che cosa avrebbe spinto la propria moglie Laura Di Dio, 32 anni, a uccidere a colpi di forbice, forchetta e coltello sua madre, cioè la suocera, Margherita Margani, di 62.
Un dramma famigliare, avvenuto a Pietraperzia (Enna), che a quanto pare era annunciato. Il marito dell’assassina ha aggiunto che da mesi non lasciava più i suoi figli con la moglie per paura che potesse fare loro del male. Secondo l’uomo i sintomi depressivi erano iniziati un anno e mezzo fa e avevano incrinato ancor di più i già pessimi rapporti tra moglie e suocera, che tuttavia badava ai due bimbi della coppia. Margherita Margani, accusava la nuora di aver diviso i suoi due figli. Tutto era nato nel 2018. Per proteggere Laura Il delitto è avvenuto in provincia di Enna. Laura Di Dio ha accoltellato a morte la mamma del marito al culmine dell’ennesima lite e poi ha confessato: «La odiavo». L’uomo: «Amo mia moglie. Sta male» Di Dio dal marito che la stava malmenando, nonostante fosse incinta, Christian Arnone, 20 anni, aveva sparato al fratello Francesco. In realtà, il colpo era andato a vuoto, ma il giovane era stato arrestato per tentato omicidio. Secondo Francesco Arnone, però, questo vecchio episodio non avrebbe nulla a che fare con quanto accaduto a sua madre, il cui omicidio sarebbe stato causato da un grave disagio psicologico della moglie. È stato proprio l’uomo a trovare il cadavere della madre Margherita. Secondo una prima ricostruzione, la vittima aveva appuntamento in casa con l’estetista, la quale però non riusciva a farsi aprire la porta. Così la donna ha avvisato Francesco Arnone. L’uomo è corso a casa della madre per capire che cosa stesse accadendo e ha aperto la porta, trovandosi davanti una scena agghiacciante. La moglie era seduta a cavalcioni sulla suocera morta, in una pozza di sangue, e fumava una sigaretta. L’assassina avrebbe spiegato di aver raggiunto la suocera per bere un caffè, poi tra le due donne sarebbe scoppiata una lite violenta, l’ennesima, finita nel sangue. Al magistrato avrebbe detto: «La odiavo, per questo l’ho ammazzata. Ma mi sono solo difesa. Lei mi ha colpita per prima». Avrebbe anche un taglio, in realtà superficiale. Ora si trova in carcere. Il marito, però, l’ha già perdonata, convinto che la donna sia molto malata.

settimana incom gemelle centenarie , vanno a riparre un a fogna e trovano una statua romana , ecc






11.2.23

Il filosofo commenta la sentenza che ha condannato il suo convivente. di Emiliano Morrone

Il filosofo commenta la sentenza che ha condannato il suo convivente. «Contro di noi un accanimento senza prove, ho visto una discriminazione invalidante. Vorrei tanto tornare in Calabria>>

da  https://www.corrieredellacalabria.it/ 
Pubblicato il: 11/02/2023 – 12:06



                                      di Emiliano Morrone




«Il professor Vattimo, che è stato il più grande filosofo italiano del Novecento, non può permettersi di avere i problemi comuni legati all’età». È un passaggio della requisitoria del pubblico ministero di Torino Dionigi Tibone, che per il trentottenne Simone Caminada, assistente e compagno di vita di Gianni Vattimo, aveva chiesto quattro anni di carcere ritenendolo colpevole di circonvenzione di incapace. Il tribunale ha poi condannato l’imputato a due anni, addebitandogli d’aver condizionato la psiche del padre del “pensiero debole”, che lo scorso 4 gennaio aveva spento 87 candeline, in modo da diventarne erede unico. Vedremo se l’accusa reggerà in Appello.
Nella sua casa nel centro di Torino, ubicata alle spalle della Mole Antonelliana, Vattimo vive da tempo insieme a Caminada, che l’ha sempre seguito sin dal secondo mandato del filosofo quale membro del Parlamento europeo, svolto dal 2009 al 2014. Cittadino italiano da quasi 38 anni, Caminada ha il diploma in Arte ed è un creativo, uno che sa ragionare alla pari con politici ed intellettuali. Non fa il ballerino nei night club, come spesso di legge in giro. È una persona che si è presa cura del professore, accompagnandolo nelle sue conferenze in Italia e all’estero, dandogli aiuto, sostegno e conforto nei momenti più difficili della vecchiaia. Non è facile fare i conti con la senescenza, soprattutto per uno come Vattimo: allievo di mostri sacri del pensiero come Luigi Pareyson, Karl Löwit e Hans-Georg Gadamer; caposcuola del “pensiero debole” e noto in tutto il mondo per le sue opere; parlamentare europeo per due legislature; già celebrato ospite di Fidel Castro e Hugo Chavez e maestro, tra gli altri, di due figure di primo piano della cultura italiana, cioè Maurizio Ferraris e Alessandro Baricco.
In questa intervista che Vattimo ha rilasciato al Corriere della Calabria, abbiamo discusso del suo rapporto con Caminada, dei possibili limiti della giustizia, dell’attesa beatificazione di Gioacchino da Fiore, dei progetti del filosofo per il futuro e del proprio legame con la Calabria, di cui egli è originario e in cui era ritornato con l’obiettivo di diventare sindaco di San Giovanni in Fiore, provando, recita la sua biografia, a «sconfiggere la degenerazione intellettuale che affliggeva» quel Comune.
Conosco Vattimo dal 2004. Ci lega una profonda amicizia filosofica e personale, perciò ho scelto di dargli del Tu, anzitutto per correttezza verso i lettori del Corriere della Calabria, che il prossimo lunedì 13 febbraio uscirà con un’intervista a Simone Caminada per fornire un’informazione completa sul caso della “strana” coppia, intenzionata, nonostante la vicenda giudiziaria in corso, a contrarre matrimonio.

Gianni, tu ha sempre difeso Simone Caminada, che conosci bene da tanti anni. Che cosa pensi di lui? Credi che il procedimento penale a carico del tuo assistente sia sintomatico di una patologia della giustizia italiana? Fino a che punto la magistratura può spingersi dentro la vita privata delle persone?
«Tutto il bene possibile e sto benissimo con lui. Mi sta vicino e, se non ha cambiato idea quando miei finti amici l’hanno accusato, spero che continui il nostro rapporto come è sempre stato. 
In questo caso Vattimo-Caminada, ma purtroppo storicamente non solo in questo, vedi la cattura a casa propria del latitante Messina Denaro, il sistema della giustizia italiana non fa una bella figura.
Certo, la magistratura può e deve entrare nella vita privata delle persone, se fatti concreti ne determinano il bisogno. Se no, quando? Ovviamente ci sono o ci dovrebbero essere dei limiti. Per esempio, davanti al fine vita, che da anni difendo, e in tanti altri casi, si potrebbe dire, di pietas e umanità».

Giustizia e libertà sono idee, concetti, ambiti spesso contrastanti. La vicenda del tuo legame con Caminada, giudicata in primo grado dal Tribunale di Torino, può servire a riaprire il dibattito, anche a livello politico, su una più ampia riforma della giustizia?
«Certo. Molti problemi della giustizia di oggi fanno parte di annosi dibattiti che ancora non hanno trovato soluzioni e stancamente si trascinano. Per esempio, secondo te è giusto smanicarsi per il così detto “politicamente corretto”, scrivere leggi, fare propaganda politica eccetera, quando poi cittadini italiani di diversa nazionalità d’origine, come Simone, vengono indicati dai giornali come “brasiliano”, “zingaro” ed altro ancora, dando implicitamente adito al più inconscio e becero razzismo? Più che pensare ad una riforma della giustizia o parlare il politicamente corretto, bisognerebbe ritornare al precetto cristiano dell’amare il prossimo come se stessi».

Ritieni che la dialettica politica sulla giustizia sia oggi dominata dallo schema giustizialisti contro garantisti e viceversa? Tu ha un’altra visione in proposito?
«Diciamo che non so bene da che parte schierarmi e in fondo puoi comprendermi, visto che sai perfettamente che cosa penso delle verità assolute. Non so nemmeno se ho un’opinione che venga da miei pensamenti più o meno liberi, dal mondo che mi circonda, da ciò che sono, leggo, faccio, vedo e dico. Chi di noi si può dire del tutto libero di pensare?». 

Professore, come stai? Ti senti vittima di circonvenzione?
«Sto abbastanza bene, a parte qualche piccolo acciacco passeggero. Tutto sommato, ora che ho anche dei medici fidati, non avverto più tanti problemi che lamentavo diversi anni fa. Tengo a precisare che il 99 per cento dei medici cui mi affidavo non era costituito da gente che voleva i miei soldi o da loro amici.
Ora mi sono reso conto che avevo dei pessimi amici. Mi riferisco ai testimoni dell’accusa, e non solo a loro. Quindi mi dovrei sentire una vittima, una loro vittima loro e non certo di Simone. Anzi, se penso che Simone, o uno come lui, poteva non esserci nella mia vita, inorridisco immaginando come sarei finito male in preda ai loro sorrisi costosi».

Sei arrabbiato perché la stampa nazionale ha raccontato a fondo il tuo rapporto con Caminada e si è occupata molto meno delle tue opere, del tuo grande contributo alla filosofia?
«Non ne faccio colpa ad alcuno. Era quasi ovvio che se ne sarebbe parlato, dati i presupposti da romanzetto a puntate. Certamente avrei preferito leggere, come prima, dei contenuti; pure di filosofia e di ciò che mi ha sempre riguardato. Vedere l’accanimento su di noi senza prove, e con una certa perfidia, non è stato piacevole. Né è stato bello sentirmi in difetto perché alla mia età ho usato qualche volta la carrozzina per degli spostamenti. Ho visto una discriminazione invalidante, non tanto per me, quanto per il giornalismo italiano». 

Di che cosa ti stai occupando in ambito filosofico?
«Emiliano, purtroppo in questi anni ho dovuto badare più a queste sciocchezze che a ciò che mi interessa davvero. Devo ammettere, però, che la produzione di libri, convegni e dibattiti negli ultimi anni è andata via via riducendosi, anche per colpa delle chiusure delle Regioni, dei lockdown causa Covid. Ora che la situazione sembra normalizzarsi, mi piacerebbe provare a pensare, filosoficamente parlando, a quanto l’esperienza della pandemia, del tutto straordinaria, abbia colpito i giovani e le fasce più deboli».

Ti senti incompreso, fuori del tempo, un pesce fuor d’acqua, un povero cristiano perseguitato, un pensatore fuori moda? Credi che il sistema pubblico ti stia facendo pagare il tuo desiderio di libertà?
«Mi aspettavo, anche se tanto ovvio pare non essere, maggiore rispetto per le mie condizioni di anziano. Non mi riferisco al rispetto in quanto giornalista, professore universitario ed ex parlamentare europeo. Mi bastava solo quello alla persona, ai suoi diritti e alle sue lecite debolezze umane, nonché a quelle fisiologiche dovute dall’età.
La battaglia che con Simone stiamo portando avanti è molto attuale. È l’ennesimo caso in cui si scoperchia il vaso di Pandora del classismo e del razzismo che alberga in chi si crede migliore di qualcun altro per censo o per nascita. Nel caso di Simone, ma non solo nel suo, il razzismo è dipeso dal colore della pelle. Però, vedi, c’è anche tutto il discorso, da difendere, di chi come me ha una pensione un po’ più ricca della media e qualche soldino da parte. 
Pensa che oggi molti settantenni e ottantenni sono ex professionisti che vivono non più solo dei frutti dell’orto ma anche di pensioni di un certo livello. Ecco, queste persone domani dovranno temere che un parente, ma non è assolutamente il mio caso, o qualche medico possa certificare di trovarsi di fronte a un “malato di vita” e quindi dare luogo a sciocchezze, pure senza portar prove».

Tu sei originario della Calabria. Che ricordo ne conservi?
«Io sono di Cetraro e ne ho un ottimo ricordo. Poi, venuto a Torino, ero bollato come “terrone”. Ma questo è durato relativamente poco e va bene così, insomma. 
Ora come sarà Cetraro? Prima del Covid, Simone e io avevamo compiuto diversi viaggi di lavoro in Calabria. Mi piacerebbe tantissimo tornare in quei luoghi, come San Giovanni in Fiore o Soverato. E mi piacerebbe visitare le università calabresi, piene di studenti, ragazze e ragazzi, umanamente belli. Tutte queste città, compresa la mia Cetraro, sono nel mio cuore. Magari riuscirò un giorno a rivederle».

Nel 2005 ti candidasti per diventare sindaco di San Giovanni in Fiore, affascinato dalla figura dell’abate Gioacchino. A 18 anni da quell’esperienza, che cosa ti senti di dire a quei giovani, ormai adulti, che ti sostennero con l’idea di cambiare la politica dal basso?
«Ragazzi resistete, siate “deboli” e non accettate mai le verità che vogliono opprimere le bellezze che sono dentro di voi. Non accettate chi inneggia alle differenze, chi vuol spingervi alla ricerca del denaro come fonte di felicità e successo. Beh, certo, tanto infelici a volte il denaro non fa! Ribellatevi sempre e comunque a chi mercanteggia sulla vostra pelle e su quella dei vostri cari. Insomma, non siate indifferenti: parteggiate, siate partigiani. Non ve lo dico io, ve lo dice Gramsci e certamente Gioacchino da Fiore».

Nel 2021 proponesti un accostamento tra la figura di Papa Francesco e quella di Gioacchino da Fiore. Nutri qualche speranza sulla beatificazione di Gioacchino da parte del Pontefice?
«Assolutamente sì, nutro una forte speranza. Il momento è buono e Papa Francesco è un rivoluzionario come lo era Gioacchino».

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