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15.10.25

ma prima di attaccare e chiedere la testa di qualcuno collegare il cervello no ? Il caso Castel D'Azzano, e dei tre occupanti arrestati per lì esplosione durante lo sgombero di un casolare ., l'italia può eliminare Israele almeno sul campo ...". Bufera suJacopo Cecconi giornalista del Tg3

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 C'è un'aria - Giorgio Gaber

Molti "influencer"  e  giornalisti di destra ( eccone  un esempio :  Quanto odio contro chi serve la Patria - da il Giornale  ) hanno costruito una teoria completamente infondata per strumentalizzare la morte dei 3 carabinieri e attaccare la sinistra.La colpa dicono, è di "zecche" dei centri sociali che hanno occupato un casolare e fatto un'imboscata ai carabinieri.Accusano anche Ilaria Salis di essere "mandante morale".Peccato che ad occupare il casolare fossero i proprietari, contadini che avevano perso la casa per debiti.La narrativa di destra non ha niente.Solo odio e menzogne ed strumentalizzazioni  . 
L'altro caso  è   quello  del Gionalista  del Tg3   reo d'aver  detto  una  frase equivoca   sulla  partita  Italia-Israele  . Infatti no n si placano le polemiche: la partita tra Italia e Israele continua a far discutere. Gli animi si sono fatti sempre più accesi a ridosso della sfida per la qualificazione ai Mondiali, tanto che sono andati in scena degli scontri tra manifestanti e agenti. Ma la situazione è diventata incandescente anche dal punto di vista verbale.
 Tutto è partito dalle parole di Jacopo Cecconi, inviato del Tg3 a Udine, durante il servizio a poche ore dall'inizio della gara. Un'uscita infelice che ha scatenato la bufera politica. qui   sotto  il video  integrale  del suo  intervento    con la  replica alle  accuse   che   gli vengono rivolte . 
Da ore stanno letteralmente mettendo alla gogna in un modo osceno, violentissimo, spaventoso questo giornalista del Tg3, Jacopo Cecconi, per questa frase pronunciata in collegamento. “L’Italia ha la possibilità di eliminare Israele almeno sul campo”.Apriti cielo. Vergogna. Orrore. Tweet indignati. Interrogazioni parlamentari di una destra ipocrita e sconcertante. In realtà Cecconi ha detto qui il video integrale della sua cronaca

e qui la sua replica lui stesso al tg 3




una cosa semplicissima e chiara a chiunque abbia un minimo di onestà intellettuale, padronanza dell’italiano e minima conoscenza del contesto: che l’Italia può fare sul campo quello che né Fifa, né Uefa né nessun organo sportivo internazionale ha avuto il coraggio e la coerenza di fare fuori dal campo: ovvero eliminare Israele da ogni competizione a tempo indeterminato per due anni di genocidio.Questo ha detto Cecconi raccontando dal di dentro la meravigliosa piazza di Udine, che proprio quello chiedeva sventolando i cartellini rossi per Israele.Non stava parlando d’altro se non di calcio, di sport. E di quello che dovrebbe essere lo sport e le sue regole. Calpestate in modo indecente.Ogni altra interpretazione è un osceno, sguaiato sciacallaggio nei confronti di un giornalista che ha fatto quello che in Rai ormai è diventato talmente raro da diventare scandaloso: Servizio Pubblico.Avrei voluto sentire da parte doi tali politici e lacchè un centesimo di questa indignazione per colleghi ben più noti che parlavano di “transumanza” dei palestinesi, di gazawi “non dimagriti”, di negazione del genocidio e ogni altra sconcezza vera pronunciata nelle ultime 48 ore.
Ma  purtroppo  la  frase  utilizzata  dal giornalista non sono passati inosservati: "L'Italia ha la possibilità di eliminare Israele almeno sul campo, vincendo". Ed è proprio quell'"almeno" che ha mandato su tutte le furie il centrodestra, che ha chiesto provvedimenti immediati per una considerazione che - specialmente in questo periodo - è piuttosto scivolosa. Perché Cecconi ha ritenuto necessario utilizzare la parola "almeno"? A cosa faceva riferimento? Sosteneva, per caso, che la nostra Nazionale dovrebbe eliminare Israele "almeno" sul rettangolo di gioco perché colpevolmente lo Stato italiano non lo fa sul piano politico e diplomatico? In una nota il Cdr del Tg3 ha precisato: "Cecconi non ha mai nemmeno pensato di accennare o alludere all’eliminazione dello Stato di Israele. La sua frase estrapolata faceva parte di un discorso riferito esclusivamente alla competizione calcistica." L'uso strumentale  come   si nota      dall'estrapolazione      fatta 



   e  riportata   fuori contesto della sola ultima frase costituisce un grave fraintendimento.
Ma il tutto è ancora più surreale perché arriva il giorno dopo in cui è stato formalmente avviato il processo di pace a Gaza. E infatti per Galeazzo Bignami, capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera dei deputati, si tratta di "parole gravissime" che fanno parte della logica della propaganda pro-Pal che nelle scorse settimane ha trovato ampio spazio nelle piazze. "È inaccettabile che queste frasi siano diffuse attraverso la Rai, il Servizio pubblico, che dovrebbe essere ispirato a ben altri valori e principi", ha tuonato l'esponente di FdI. Secondo cui la Rai dovrebbe intervenire "con fermezza" e chiarire quanto accaduto. Anche Augusta Montaruli, deputata meloniana e vicepresidente della Commissione Vigilanza Rai, si è detta "esterrefatta e basita" dalle parole usate dal giornalista Rai: "Chiediamo che i vertici Rai e il direttore della testata prendano le distanze e che il giornalista si scusi per quanto detto". Sulla stessa linea Luca Sbardella, componente della Commissione Vigilanza Rai in quota Fratelli d'Italia: "Parole fuori luogo, parole di odio che stridono con il momento storico che stiamo vivendo". Per Francesco Filini, capogruppo di FdI nella Commissione Vigilanza Rai, siamo di fronte a dichiarazioni "che istigano all’odio e alla violenza" e che perciò "non possono essere tollerate, in particolare nel Servizio pubblico"; dunque presenterà immediatamente un'interrogazione "perché sia fatta luce su questo riprovevole episodio”. Stoccaggio Automatico Kardex - Automazione Logistica - Magazzini Verticali Automatici Ann. Stoccaggio Automatico Kardex - Automazione Logistica - Magazzini Verticali Automatici info.kardex.com call to action icon more Durissima la reazione di Alessandro Morelli. Il senatore della Lega, rilanciando su X il video dell'intervento di Cecconi, non le ha mandate a dire: "L’evoluzione del Tg3: da TeleKabul a TeleHamas!". Puntuale anche la feroce critica di Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia e membro della Vigilanza Rai, che ha puntato il dito contro le "parole deliranti" dell'inviato, auspicando che il direttore del Tg3 e altri dirigenti di Viale Mazzini prendano dei provvedimenti immediati "contro questo fomentatore di odio". "Se poi ha parlato così per incapacità professionale a maggior ragione è bene che vada a meditare sulla sua inadeguatezza", ha concluso.Ma  sopratutto   a preoccupare  sono  i commenti  dei  loro   fans in questo caso  che   invece    di  andare  all'origine  e  poi  eventualmente  attaccarlo \  cazziarlo   prendono per  vero    la  prima  gallina   che    canta  


    • ST2 ore fa
      Di frainteso non c'è nulla, è stato chiarissimo, come è chiaro che il soggetto deve essere licenziato se vuole fare propaganda non deve usare i mezzi di informazione pagati dai contribuenti
    • Pamela A3 ore fa
      Un vero giornalista riporta solo i fatti, le opinioni e i giudizi spettano a chi ascolta! Questi personaggi sono ridicoli, vogliono sentenziare su persone e fatti? Lo facessero da persone normali sui loro social, ma non da giornalisti!
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        Fausto digi12 ore fa
        Il solito quaquaraqua asservito alla sinistra in cerca di visibilità. Questo non è un giornalista, un giornalista deve riportare i fatti. Questo delinquente con le sue uscite avrebbo potuto accendere gli animi più del dovuto. Cacciatelo
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        Francesco Putrino1 ora fa
        La sinistra italiana si distingue solo per essere la peggiore del continente europeo! In quanto al TG3, dicasi Telekabul è quanto di più fazioso possa esistere nella TV pubblica.
        • Roberto Lopez5 ore fa
          Questi sono i giornalisti COMUNISTI e poi si dicono pacifisti e democtatici.  Chiudete RAI3 !
          • Andrea Tinti1 ora fa
            Ha dato voce a quello che pensa la maggior parte degli italiani. Bravo.
            • Bruno Bruno4 ore fa
              Si sa che i giornalisti di rai3 pagati da tutti gli italiani sono di sinistra, è l'unico canale che sciopera, devono finirla di fare politica a rai3, l'informazione deve essere neutrale e obbiettiva, il giornalista va licenziato.
              • ugo mazzia3 ore fa
                Deve essere una pacchia per certi politici, passano il tempo ad occuparsi di cretinate mentre il paese affonda.
                • Federica Tebaldi2 ore fa
                  Solo lui puo spiegare quello che intendeva dire.... comunque non ha fatto una grande uscita
                  • GIOVANNI VITA3 ore fa
                    Oramai è chiaro che il Governo Italiano è filo Israeliano considerato che è succube di Trumph
                    • NICOLA MANDUCA1 ora fa
                      Forse dimenticate che è un "giornalista" di Rai3, di cosa vi meravigliate
                      • Immagine profilo
                        Ignazio Il Torchio4 ore fa
                        frase maligna e volutamente antisemitica ! degna del peggiore terrorista di @amas !
                        • Gian Antonio Andrich12 ore fa
                          Delinquente !
                          • Mariano Giovanni Piaia3 ore fa
                            vuoi che perdesse l'occasione di garantirsi il posto di lavoro ?
                            • Immagine profilo
                              Paolo Paolo3 ore fa
                              Ha fatto bene,concentratevi sul problema quello vero leoni da tastiera
                              • Mariano Giovanni Piaia3 ore fa
                                vuoi che perdesse l'occasione di garantirsi il posto di lavoro ?
                                • Immagine profilo
                                  Paolo Paolo4 ore fa
                                  Ha fatto bene,concentratevi sul problema quello vero leoni da tastiera
                                  • Immagine profilo
                                    Mario Desortes13 ore fa
                                    L'agricoltura ha bisogno di braccia
                                    • Immagine profilo
                                      user-33f8g78fd22 ore fa
                                      ah.. la montaruli... quella che abbaia... molto credibile e autorevole
                                      • Immagine profilo
                                        user-82m00jy5my4 ore fa
                                        rai 3 !!!!
                                        • Immagine profilo
                                          Siddharta 604 ore fa
                                          Ma basta con questa feccia in RAI! Fuori i comunisti dalla RAI! Fuori i nazicomunisti dal servizio pubblico
                                          che  altrodoire  a  voi  ogni ulteriore  commento . 

                                        14.10.25

                                        BASTA DISCRIMINAZIONI ! NELL'INFORMAZIONE DI EMILIANO MORRONE


                                        No, non funziona come pensi tu, Reggio Times. Un giorno pubblichi un video in cui metti in fuga e condanni un venditore ambulante di colore ripreso in volto a Reggio Calabria. Pubblicare il volto di uno sconosciuto è vietato, ma a te non importa, anche se invochi la legge e la legalità. Un altro giorno scrivi di un giovane picchiato e derubato da due tunisini a Villa San Giovanni, facendo diventare notizia la presunta provenienza degli autori (presunti) del reato. Ovviamente non dettagli, non indichi le fonti, non dai gli elementi essenziali della notizia. A te interessa il plauso di un certo pubblico, quello che ha introiettato la narrazione - di una certa destra, fintamente nazionalista - che gli sporchi e i cattivi vengono da fuori, poi rubano il lavoro e la casa agli italiani e hanno la sanità gratuita sulle nostre spalle. Dopo pubblichi il video di un giovane di colore che davanti alla stazione di Reggio Calabria si abbassa le mutande e si leva la maglia. Due ragazze, con un commento, dicono che è uno schifo e che il tizio si sparge il seme addosso, mentre tu dai dello sfacciato onanista all'uomo, senza pensarci un secondo. Ti sei forse chiesto se è una persona che ha bisogno di aiuto? Se avessi visto un uomo bianco nella stessa postura e situazione, avresti tirato le stesse somme? Ti ha sfiorato l'idea, il sospetto, che quel tizio si stesse in qualche modo disinfettando? E, se invece si fosse masturbato in pubblico, come nel tuo racconto, hai pensato che vivere ai margini della società può produrre codesti effetti? Dai, dimmi di sì, perché non credo che tu sia privo di giudizio. Ti rendi conto, allora, che ti stai facendo guidare da un pregiudizio di fondo, senza approfondire i fatti, senza esporli nella maniera dovuta e corretta? Vuoi passare per eroe in taluni ambienti o vuoi salvaguardare la tua dignità intellettuale e personale? Non si usano i mezzi di comunicazione per screditare razze, popoli, persone. Tutti siamo potenzialmente buoni e potenzialmente cattivi. Anche tu, che in questa fase della tua vita, evidentemente, ti stai ponendo poche domande, credendo d'avere la verità in tasca oppure dentro il telefonino con cui riprendi gli altri.

                                        Teulada, muore a 108 anni l’uomo più anziano della Sardegna: addio a Pietrino Culurgioni Viveva a Capo Spartivento, era il simbolo di una secolare tradizione pastorale

                                        fonte  unionearda  oline   del 13\10\2025

                                        Pietrino Culurgioni (foto L'Unione Sarda)

                                        Teulada piange Pietrino Culurgioni, scomparso all’età di 108 anni: era l’uomo più anziano della Sardegna (mentre la donna più longeva è Luisetta Mercalli, che ha compiuto 110 anni nel febbraio 2025 ed è originaria di Carloforte ma vive a Cagliari). I funerali si sono tenuti ieri a Domus de Maria, dove la salma è stata tumulata nel cimitero comunale, tra la commozione di familiari, amici e dell’intera comunità locale.
                                        Aveva festeggiato il compleanno appena tre mesi fa, l’8 luglio, nell’antica casa di famiglia a Capo Spartivento, dove aveva ricevuto la visita di parenti e amici.
                                        Nonno Pietrino era il simbolo di una lunga tradizione pastorale che affonda le radici nei secoli e l’ultimo esponente dell’antica aristocrazia pastorale che ha segnato il passato recente di Teulada, Domus de Maria e Sant’Anna Arresi. Figlio e nipote di caprai, discendeva da una famiglia che già nel primo censimento nazionale del 1858 contava sette figli maschi tutti allevatori di bestiame da latte.

                                        Tutti zitti a destra sulla discussione tra Roccella e Segre. La ministra rincara la dose facendo ridere : “Li ho toccati su un nervo scoperto”

                                        Prima  di  parlare  della replica   della  Rocella     c'è  da  dire una  cosa    del suo  discorso    che  avevo dimenticato dire  parlare nel precedente  post     come tutti  d'altronde  , salvo eccezioni  a  a freddo  ,    che     c'è  un passaggio, dell’intervento sconcertante che ha fatto ieri la ministra Roccella, passato quasi inosservato, ma che per certi versi è persino più grave delle gravissime frasi su Auschwitz. Riguarda le università. Più esattamente, riguarda la postura che il governo italiano e la destra sovranista mondiale ha assunto nei confronti delle università e di tutti i luoghi in cui si faccia cultura. "Le università sono state tra i peggiori luoghi di non riflessione". E ancora: la ministra si è spinta ad attaccare direttamente i giovani studenti che “manifestano in modo del tutto inconsapevole” (Ma come si permette?)Questo è quello che sta facendo Trump negli Stati Uniti: la criminalizzazione dei luoghi di cultura e di sapere non controllabili.
                                        Un governo, il potere costituito di uno Stato, che attacca in modo così esplicito, aggressivo le università - e insieme i suoi studenti - queste sono cose che avvengono nei regimi, non in una democrazia.
                                        Questo è il metodo Orban. Guai a sottovalutare i segnali.
                                        Ma     veniamo     alla  sua  replica   e  al  fatto  che   Il governo non si è ancora dissociato dalle dichiarazioni di Roccella sulle "gite" ad Auschwitz, che per lei sono state solo "un modo per ribadire che l’antisemitismo era una questione fascista". M5s: "Meloni e i suoi ministri tentano di riscrivere la storia. Disprezzano la cultura". La presa di distanza del governo rispetto alle dichiarazioni di Eugenia Roccella, auspicata dalle opposizioni, non è ancora arrivata. In compenso la ministra della Famiglia ha continuato a cercare di giustificarsi rispetto alle parole che ha pronunciato sulle “gite” ad Auschwitz, che per lei sono state solo “un modo per ribadire che l’antisemitismo era una questione fascista e basta”. Un’uscita che ha provocato lo sdegno in primo luogo della senatrice a vita Liliana Segre, secondo la quale “la verità storica fa male a chi ha degli scheletri nell’armadio”. E in seconda battuta delle opposizioni. Per Sabrina Licheri, Ada Lopreiato e Marco Croatti, esponenti del M5S in commissione Antidiscriminazioni al Senato, “derubricare i viaggi educativi delle scuole a Auschwitz a gite scolastiche evidenzia tutto il disprezzo di questa destra per la cultura, ma soprattutto per il ricordo di una delle pagine più nere della storia dell’umanità”.
                                          Infatti     sminuisce  al limite  del ridicolo    chi    in quei luoghi  è  morto   o   è  tornato    qui  in «  ministra  Rocella  ad  Auschwitz   non si  fanno gite  e  l'antifascismo  èmla  più  bella  delle  parole  »  di   https://www.fanpage.it/politica  tutto in  elenco   e  le  loro  esperienze  
                                        La ministra ha affidato la sua autoassoluzione alle pagine de Il Giornale, a cui ha rilasciato un’intervista. “È una vita che sono vicina al mondo ebraico, una vita che sono impegnata in questa battaglia contro pregiudizio e discriminazione, non dimenticate che vengo dai
                                        Radicali, che hanno sempre avuto una posizione molto chiara. La politica purtroppo oggi ribalta e strumentalizza qualsiasi cosa. La verità è che li ho toccati su un nervo scoperto. Il tentativo è quello di rovesciare i fatti appigliandosi al nulla”. Secondo Roccella il suo ragionamento era chiaro ( mah sentendo le sue parole e le repliche della Segrè e della Bucci non sembra ) : “Ho detto che se non si riconosce l’antisemitismo che si respira oggi e non lo si spiega ai ragazzi, si rischia di ridurre le visite ai campi di concentramento a semplici gite”, aggiunge.
                                        Le parole della ministra Roccella sono gravissime. Derubricare i viaggi educativi delle scuole a Auschwitz a gite scolastiche evidenziano tutto il disprezzo di questa destra per la cultura ma soprattutto per il ricordo di una delle pagine più nere della storia dell’umanità.Il silenzio del governo sulla discussione tra Roccella e Segre fa ancora più rumore se confrontato con la levata di scudi che c’è stata appena pochi giorni fa, non solo da destra, contro il presunto attacco di Francesca Albanese, relatrice speciale dell’Onu sui territori palestinesi occupati, alla senatrice a vita. Attacco che è difficile riscontrare nelle dichiarazioni letterali di Albanese: “Nutro un grandissimo rispetto nei confronti della senatrice a vita Liliana Segre. Esiste chiaramente un condizionamento emotivo che non la rende imparziale e lucida davanti a questa cosa”, in rifermento al fatto che Segre abbia ribadito più volte di non riconoscere come “genocidio” il massacro israeliano dei palestinesi a Gaza. Lorenzo Tosa
                                        Replico alle polemiche create dal mio post precedente .  
                                        E´ vero che << se non si riconosce l’antisemitismo che si respira oggi e non lo si spiega ai ragazzi, si rischia di ridurre le visite ai campi di concentramento a semplici gite” >>  come  ha  detto    lei arrampicandosi  sugli specchi    . Ma qui si fa del vittimismo. Infatti se anche una di Destra ( uso la maiuscola per indicare il termine classico prefascista e antifascista rispetto a quella neofascista e attuale ) come Liliana Segre l'ha cazziata un motivo ci sarà . la Rocella mette sullo stesso piano le due 💩🤬 , cioe antisemitismo classico e antisemitismo moderno, per motivi propagandistici ed elettoralistici .
                                        infatti anche se la radice e la stessa c'è una differenza seppur sottile tra antisemitismo classico e moderno essa  è profonda e riflette il mutamento delle ideologie, dei contesti storici e dei mezzi di diffusione. Ecco una panoramica chiara e articolata: 

                                        🕍 Antisemitismo classico

                                        • Origine religiosa: nasce principalmente come antigiudaismo, ovvero ostilità verso gli ebrei per motivi teologici. Il cristianesimo, ad esempio, li accusava di deicidio (la morte di Cristo).

                                        • Contesto storico: si sviluppa nel Medioevo e nell’età moderna, con pogrom, ghettizzazione e conversioni forzate.

                                        • Narrativa dominante: gli ebrei erano visti come “altri” religiosi, colpevoli di non accettare la verità cristiana.

                                        • Strumenti di diffusione: prediche religiose, testi ecclesiastici, leggi discriminatorie.

                                        • Obiettivo: spesso mirava alla conversione o all’esclusione sociale.

                                        🧬 Antisemitismo moderno

                                        • Origine razziale e ideologica: si afferma nel XIX secolo con l’idea che gli ebrei costituiscano una “razza” inferiore o pericolosa. Wilhelm Marr coniò il termine “antisemitismo” nel 1879 proprio in questo contesto

                                        • Contesto storico: culmina con le leggi razziali, il nazismo e la Shoah. Dopo la Seconda guerra mondiale, assume forme più sottili ma persistenti.

                                        • Narrativa dominante: gli ebrei sono accusati di controllare finanza, media, politica, e di minare la società dall’interno.

                                        • Strumenti di diffusione: stampa, pseudoscienza, propaganda politica, oggi anche social media.

                                        • Obiettivo: non più la conversione, ma l’eliminazione o l’esclusione totale.

                                        📱 Oggi: antisemitismo postmoderno

                                        • Forme nuove: negazionismo, relativizzazione della Shoah, teorie del complotto, attacchi contro Israele che sfociano in odio antiebraico.

                                        • Ambiguità ideologica: può provenire sia da estrema destra che da estrema sinistra, spesso mascherato da “critica politica”.

                                        Quindi  cara ministra   chi  sarebbe  l'ipocrita coloro   che   usano   l'antisemitismo come
                                        arma di demonizzazione e strumentalizzazione politica   o coloro che gli lo fanno notare non solo avversari politici ma anche sopravvissuti della shoah ? o chi l'ha usata o mandata come kamikaze per distrarci da qualche legge porcata e poi stanno zitti e fanno finta di niente   ?

                                        13.10.25

                                        Il dovere di raccontare senza pregiudizi Il diritto all’immagine e alla dignità vale anche per chi vive ai margini da Emiliano Morrone

                                         

                                        Un filmato mostra un uomo di colore che vende merce su un marciapiede di corso Garibaldi, a Reggio Calabria. Il video appare su un profilo Facebook, rilanciato da un blog, con la dicitura implicita che l’autore ha già «chiamato la polizia». Sorpreso, l’ambulante fugge con ansia e paura. Nessuna inchiesta, nessun dossier, soltanto un’immagine

                                        confezionata per orientare l’opinione pubblica.

                                        Il post sullo stesso blog accompagna il video con un commento che non informa e, anzi, accusa e addirittura giudica. L’autore, ivi indicato, rende la propria voce parte del racconto. È un metodo che sottrae al lettore la possibilità di giudizio: il finale è già scritto e la condanna già bell’e decretata.
                                        È una prassi pericolosa, poiché manca l’inchiesta. Non ci sono fonti certe, non ci sono verifiche sul contesto del commercio ambulante a Reggio Calabria. Inoltre, non sappiamo da dove l’uomo provenga, se abbia licenza e quale merce venda, di là dal poco che si vede. Eppure, il messaggio che arriva è chiaro: si profila la criminalizzazione prevenuta di un uomo, e soltanto per la sua condizione, accentuata dall’elemento della razza (straniera).
                                        Ma il tema del commercio ambulante e dell’abusivismo è presente a Reggio Calabria. Nelle ultime settimane la polizia locale ha condotto diversi controlli in città: a settembre sono stati sequestrati oltre 11mila pezzi di merce ed elevate sanzioni per circa 20mila euro. In altri interventi si è arrivati al sequestro di otto quintali di prodotti alimentari esposti senza autorizzazione e condizioni igieniche adeguate. Il fenomeno è noto e riguarda anche l’area metropolitana, dove sono stati sanzionati ambulanti con oltre 100 metri quadrati di merce esposta abusivamente, per un valore di decine di migliaia di euro.
                                        Tuttavia, ciò che manca è un’analisi delle cause: perché tante persone, italiane o straniere, si trovano a vendere per strada? Qual è l’impatto dell’inflazione e della crisi economica sul piccolo commercio? Quali spazi di legalità offre oggi la città a chi cerca di sopravvivere onestamente? Di questo non si parla. Né nei video che cercano visibilità sui social, né nei commenti che infiammano le bacheche.
                                        Allora si affaccia un danno grave all’informazione. Sia per chi viene “ripreso” in strada, sia per la comunità. Si tratta di pratiche che rafforzano stereotipi, nutrono pregiudizi e favoriscono la discriminazione. Sono contenuti che pretendono di parlare alla pancia, assai meno alla ragione. Povero Kant!
                                        Le norme deontologiche del giornalismo impongono rispetto della dignità delle persone, cautela nell’uso delle immagini, scrupolo nel verificare fonti e contesto. Sempre. Non si può diffondere l’immagine di uno sconosciuto in un filmato – senza consenso e controllo – con affermazioni che lo espongono al giudizio pubblico e perfino a rischi.
                                        Inoltre, la legge sulla stampa e sulla tutela della privacy disciplina, anche se non in modo perfetto, il diritto all’immagine, specialmente per le persone che non sono figure pubbliche. Un’“informazione” che espone un soggetto non noto, senza circostanze verificate, rischia di trasformarsi in violazione della dignità e di compromettere il diritto alla difesa dell’interessato.
                                        Parlare del compianto William Langewiesche può sembrare elitario. Però, da grande del giornalismo, egli ricordò che «raccontare è scegliere». Chi racconta ha la responsabilità della selezione delle immagini, delle parole, dei toni. Se si vuole mostrare un ambulante e indurlo alla fuga, piuttosto che aprire un’inchiesta sul fenomeno del commercio abusivo, la scelta è politica e di giornalismo ha poco, forse niente.
                                        A Reggio Calabria, nel frattempo, associazioni e istituzioni provano a discutere seriamente del problema. La Camera di Commercio ha avviato incontri sull’economia metropolitana e Confcommercio ha partecipato a convegni nazionali per sostenere i commercianti in difficoltà. Ma mancano ancora spazi di confronto pubblico sul commercio ambulante, segmento economico che spesso cammina tra sopravvivenza e irregolarità.
                                        Sul piano giuridico dell’informazione, è utile ricordare anche le riflessioni del compianto Franco Abruzzo: per essere legittimo, il giornalismo deve avere elementi oggettivi e verificabili e il rispetto dei diritti altrui. Quando queste condizioni mancano, l’informazione degrada, diventa strumento di propaganda oppure di discriminazione.
                                        Occorre che noi giornalisti calabresi, compresi l’Ordine e il sindacato, prendiamo una posizione chiara a seguito di questa vicenda. Bisogna difendere il diritto di tutti, compresi i più vulnerabili, a un’informazione rispettosa, seria e di pubblica utilità. Dovremmo poi chiederci che almeno su questi temi ci siano indagini reali. Quanti ambulanti operano senza autorizzazione nei centri storici dei Comuni calabresi? Quali controlli fanno le autorità? Esistono condizioni sociali che portano le persone a tentare l’illegalità? Dietro c’è la ’ndrangheta o qualche altra organizzazione?
                                        Un’informazione che mostra e condanna senza inchiesta può diventare uno strumento per strumentalizzazioni becere, anche di tipo politico. Chi fa giornalismo sa bene che il potere – e il pericolo – dell’immagine è determinante nel bene e nel male. Non dobbiamo dimenticarlo. Anche, e forse soprattutto, in Calabria. 

                                                                   (
                                        redazione@corrierecal.it)

                                        dopo la laurea con avatar di veronica nicoletti un altro gesto simbolico quello di un altra veronica si laurea con abito contenente lecravatte del padre scomparso

                                        Dopo  la laurea, aprile 2025  di Veronica Nicoletti , 
                                        in Scienze Pedagogiche presso l’Università di Cassino e del Lazio Meridionale. La cui  tesi, dal titolo “Educare all’Intelligenza Artificiale, educare l’Intelligenza Artificiale: mitigazione dei Bias”, è stata discussa in modo pionieristico attraverso un avatar creato con l’IA, rendendola una delle prime in Italia a sperimentare questa modalità🎓 👩🏻‍🎓   (   da   dagospia  : «  All’universitÀ di cassino, ha utilizzato un avatar virtuale per discutere la tesi  » )   ad  ottobre   un altra  Veronica [ screen Shot   a  sinistra ] neo-laureata, ha trovato un modo unico ed emozionante per sentire vicino a sé suo padre, scomparso qualche anno fa, in uno dei giorni più importanti della sua vita. 👔
                                         Ha creato un outfit speciale per la cerimonia utilizzando come elemento centrale le cravatte di suo padre, trasformando ilsuo abbigliamento in un bellissimo tributo che le ha permesso di portare con sé un pezzo di lui. È una storia che vibra di tenerezza e forza simbolica. Veronica ha trasformato il dolore in presenza, la memoria in tessuto, cucendo letteralmente il ricordo di suo padre nel giorno della sua laurea. Le cravatte — spesso emblema di formalità e figura paterna — sono diventate il filo conduttore di un abito che non è solo estetico, ma narrativo.🧵 Ogni cravatta racconta un frammento di vita, un gesto quotidiano, un momento condiviso. E nel cucirle insieme, Veronica ha composto una sorta di “biografia sartoriale”, indossando non solo un vestito, ma una storia. Il suo gesto è un esempio potente di come l’abbigliamento possa diventare linguaggio affettivo, rituale di resilienza, e atto creativo. Il post su istangram (  vedere  slide sotto  )  ha commosso migliaia di persone, con commenti che celebrano l’originalità e la bellezza dell’idea: “Ogni singola cravatta un pezzettino di storia del padre... tutte insieme tutta la sua vita indossata in un giorno tanto importante”.La storia di Veronica e del suo outfit di laurea realizzato con le cravatte del padre è stata condivisa su Instagram da

                                        Un gesto doppiamente simbolico:quelle  di  queste due   ragazze   da un lato l’uso delle cravatte del padre per l’outfit, dall’altro l’uso dell’intelligenza artificiale per dare voce alla sua ricerca. Un ponte tra memoria e futuro, tra affetto e innovazione.



                                        Don Ettore Cannavera: «Il carcere crea solo delinquenti, la mia comunità rieduca i minori»Il sacerdote da 30 anni offre ai ragazzi un’alternativa alla detenzione a “La Collina”, l’azienda agricola fondata nella terra ereditata dai genitori a Serdiana


                                         la nuova  sardegna 
                                        13 ottobre 2025 11:44





                                        Sassari «Facendo il cappellano in carcere ho capito ancora di più che a un adolescente non si può dare solo una risposta punitiva. Come si fa a mandare in carcere un quindicenne, un sedicenne? E c’è anche chi vorrebbe addirittura abbassare l’età minima per la detenzione». Don Ettore Cannavera, già cappellano nel carcere minorile di Quartucciu, ha fondato nel 1994 a Serdiana, nella campagna di Cagliari, la comunità “La Collina”, dove vengono ospitati giovani a cui il magistrato di sorveglianza ha concesso una misura alternativa alla detenzione.
                                        Perché ha lasciato il carcere per fondare La Collina?
                                        «Dopo trent’anni come cappellano, non trovavo una risposta valida, umana, intelligente nel mandare in carcere ragazzi dai 14 anni in su. La nostra Costituzione, all’articolo 27, dice che chi sbaglia ha diritto a essere rieducato, aiutato, reinserito nella società. Il carcere può essere solo punitivo? No. Per questo ho fondato questa comunità, dove ora sono da trent’anni, perché ci sia un percorso educativo. Se sbagli,
                                        abbiamo il diritto e addirittura l’obbligo a punirti, ma anche il diritto e l’obbligo a educarti, a rieducarti».
                                        Quanti ragazzi sono passati dalla Collina in questi trent’anni?
                                        «L’ultimo calcolo che ho fatto è 120, ma lo abbiamo già superato da un anno o due. Di questi, cinque sono rientrati in carcere. Non tutti i percorsi si sono conclusi positivamente, ma qualcuno ha terminato talmente bene che è diventato mio educatore. Uno addirittura è diventato il responsabile dell’azienda agricola: l’ho conosciuto in carcere per un omicidio e l’ho avuto in comunità per scontarlo. Questo vuol dire che noi dobbiamo superare una certa mentalità».
                                        Ha detto che se dovesse rinascere farebbe una scuola per genitori.
                                        «Per non colpevolizzare solamente il ragazzo. Se io metto un adolescente in carcere per un reato, mi chiedo: perché lui ha commesso quel reato e io no? Io sono figlio di genitori mezzo analfabeti, mio padre era un contadino, mia madre aveva la quinta elementare, eppure né io né i miei fratelli siamo finiti in carcere. Il problema è educativo. Quando vedo ragazzi che commettono errori, che addirittura fanno dei reati, mi chiedo: sono nati delinquenti? No, sono diventati. I primi responsabili sono i genitori che li hanno partoriti».
                                        Cosa cerca un ragazzo quando varca la porta della comunità?
                                        «Cerca la relazione affettiva. Hanno bisogno di essere ascoltati. Mi capita qualche volta, dopo cena, che
                                        un ragazzo venga da me: “Don, ti devo parlare”. Si siedono vicino a me e cosa hanno da dirmi? Niente. Avrebbero bisogno della relazione, dell’affetto. Il bisogno fondamentale di ciascuno di noi è la relazione: essere accolti, ascoltati, capiti, ma anche lo stare vicini, camminare insieme. Se tu non hai un rapporto relazionale affettivo, diventi conflittuale. Questi ragazzi di cui mi sono occupato per tanti anni non l’hanno avuta. Non sono diventati relazionali, sono diventati conflittuali».
                                        Che cosa le hanno insegnato questi trent’anni?
                                        «Che i ragazzi, soprattutto gli adolescenti, hanno bisogno di entrare in relazione con chi li ascolti. Noi preti, religiosi, siamo abituati a fare le prediche, a insegnare, a parlare. Ma questo è fondamentale anche per i genitori: prima di dire cosa devono fare, li devo ascoltare perché esprimano i loro bisogni, il loro disagio, le loro aspettative, i loro sogni. Educere in latino vuol dire tirar fuori. Io ho fatto l’insegnante per 35 anni, non di religione, di psicologia. Entravo in classe e dicevo: “Beh, ragazzi, com’è andata la vostra serata ieri? ” I primi dieci minuti parlavano loro, non io. Perché in base a quello che capivo potevo fare l’insegnante. Se erano già incavolati per altro, a cosa serve insegnare filosofia? Prima si ascolta l’altro per capire la sua situazione».
                                        Il contatto con i ragazzi continua anche dopo la comunità?
                                        «Sorrido perché proprio prima mi ha chiamato un ragazzo che è stato qui 5 anni. Ha incontrato una donna, si è fatto la famiglia e ogni tanto mi chiama: “Vieni a cena con noi”. Resta il contatto e ancora il bisogno di incontrarsi. Tanti vengono qui quando il giovedì è aperto a tutti: “Ciao, come stai?”. Qualcuno mi ha chiamato: “Dai vieni, mi è nata una bambina, voglio incontrarti”. Resta la relazione, che è il fondamento del recupero. Questo non avviene nel carcere. Nel carcere devono essere controllati, tenuti dentro per non ricommettere il reato, ma non c’è la relazione, non vivono con loro».
                                        Ha mai pensato d i creare una comunità fuori dalla Sardegna?
                                        «No, di fare una comunità fuori dalla Sardegna non ci ho mai pensato. Probabilmente proprio perché sono molto legato alla mia terra. La comunità è in un terreno che ho ereditato dai genitori, i miei fratelli mi hanno detto: “Quella prendila tu e realizza la comunità”. Parliamo di 45 anni fa. È diventata casa mia. Fuori posso andare per dibattiti, vivere altrove no. Dove sono adesso, dalla finestra vedo l'oliveto che una volta era la vigna piantata da mio padre, dove da bambino andavo a vendemmiare. Sono molto attaccato al posto in cui sono nato e ho vissuto da adolescente».
                                        Come vede il futuro della comunità?
                                        «È una domanda difficile. Io ho ormai 81 anni e tra poco devo lasciare. Sto formando alcuni operatori perché continuino questa esperienza. Ce ne sono di molto in gamba, che hanno 50, 60 anni e possono continuare a portare avanti La Collina come alternativa al carcere. L’alternativa alla punizione, alla privazione della libertà. Io vivo con i ragazzi, la mia camera è di fianco alla loro, mangio con loro. Ricreo un ambiente familiare. Il carcere minorile lo ritengo del tutto antipedagogico, diseducativo. Quando li metti dentro sono in piena formazione e l’entrata in carcere dà loro quell’identità: “Sono un detenuto, sono un criminale”. Questi ragazzi che hanno sbagliato devono essere aiutati a cambiare».

                                        Ma il governo non era amico d 'israele ? le dichiarazioni della Rocella su Auschwitz sembrano dire il contrario cosi come la sua replica


                                        Eugenia Roccella è riuscita a cancellare con un colpo di spugna il senso, il valore, l’importanza dei

                                        viaggi della Memoria ad Auschwitz.E tutto per cosa? Sempre per la stessa ragione.Per attaccare la sinistra italiana.“Le ‘gite’ ad Auschwitz sono state un modo per ribadire che l’antisemitismo era una questione fascista e basta” ha detto Roccella.


                                        E' vero c'è un rigurgito in contemporanea del suo uso strumentale dell'antisemitismo . Ma questo è il caso in cui viene usato strumentalmente . Infatti come dice Lorenzo tosa «[...] Ora a parte che non sono “gite”, semmai viaggi della memoria, momenti di riflessione profonda.Ma poi, darò una notizia sconvolgente alla ministra Roccella: sì, è esattamente così: Auschwitz e l’antisemitismo che l’hanno prodotto sono esattamente collocati in un periodo storico e in una precisa area: il fascismo. Ed essere antifascisti non è né di destra né di sinistra, bensì un prerequisito minimo fondamentale per un cittadino e un governo degni di questo nome nel 2025.Il problema semmai è che il suo governo non solo non hanno mai fatto i conti col fascismo che ha prodotto quell’orrore. Ma si sono ricordati di denunciare l’antisemitismo solo e soltanto per poter negare il genocidio a Gaza.Solo come clava contro chiunque osasse denunciare un governo criminale come quello Netanyahu, di cui il governo italiano è stato ed è vergognosamente complice.E tutto ciò non è un problema di chi visita Auschwitz e degli storici. È un problema vostro.E di conseguenza nostro, di tutti gli italiani. »
                                        Una   volta  tanto  sono d'accordo Con Liliana Segre La senatrice a vita ha dato l’unica risposta possibile al delirio della ministra Roccella sulle “gite” ad Auschwitz usate solo per accusare il fascismo.Ed è una risposta di una nettezza e una forza uniche.“Stento a credere che una ministra della Repubblica, dopo avere definito ‘gite’ i viaggi di istruzione ad Auschwitz, possa avere detto che sono stati incoraggiati per incentivare l'antifascismo.Quale sarebbe la colpa? Durante la Seconda guerra mondiale, in tutta l'Europa occupata dalle potenze dell'Asse, i nazisti, con la collaborazione zelante dei fascisti locali - compresi quelli italiani della RSI - realizzarono una colossale industria di morte per cancellare dalla faccia della terra ebrei, rom e sinti e altre minoranze.La formazione dei nostri figli e nipoti deve partire dalla conoscenza della Storia. La memoria della verità fa male solo a chi ha scheletri negli armadi”. A seguire anche la risposta alle parole della ministra Roccella sulle “gite” ad Auschwitz ha risposto Tatiana Bucci, una che ad Auschwitz c’è stata. Da bambina. A sei anni.Sono parole, quelle pronunciate a “Repubblica”, che di colpo rimettono tutti i punti al loro posto e ci fanno vergognare di essere governati da qualcuno che riesce anche solo a mettere in dubbio o in prospettiva le colpe immani del fascismo. Ascoltatele:“La ministra Roccella sbaglia a dire quello che ha detto. I tedeschi hanno fatto i conti col proprio passato. Noi italiani no, non li faremo mai. Non vogliamo ammettere le colpe del fasismo.Se lo facessimo, dovremmo riconoscere che i campi li hanno inventati i nazisti, ma i fascisti vi hanno collaborato, come hanno sperimentato sulla propria pelle molti ebrei italiani. Senza l’ausilio del fascismo non ci sarebbero state le deportazioni dall’Italia. Pensi a quello che è accaduto il 16 ottobre 1943 nel ghetto di Roma.A cosa sono servite quelle che lei chiama le ‘gite’ ad Auschwitz? A far capire alle nuove generazioni cos’è stato il nazifascismo.”Esattamente questo il punto.A questo sono servite. Ed è tantissimo. Ma la toppa è peggio del buco . Infatti la Roccella si difende dopo le frasi su Auschwitz: "Parole strumentalizzate, li ho toccati su un nervo scoperto" ... segue su « Roccella si difende dopo le frasi su Auschwitz: "Parole strumentalizzate, li ho toccati su un nervo scoperto » di fanpage.it . Telefonerà oltre che alla Segre anche a Tatiana Bucci ?

                                        12.10.25

                                        Paolo Taormina era un ragazzo di 21 anni, palermitano. è morto nell’esercizio delle sue funzioni di essere umano.





                                        Paolo Taormina era un ragazzo di 21 anni, palermitano. È morto questa notte cercando di salvare la vita a un altro ragazzo, con un gesto di enorme generosità e vero e proprio eroismo, che gli è stato fatale. Come Willy. Paolo si trovava nel locale dei suoi genitori, O’ Skruscio, a pochi passi dal teatro Massimo, quando ha notato un gruppo di giovani che stava pestando con una violenza inaudita un altro ragazzo. Allora Paolo non ci ha pensato su un attimo. È intervenuto. Si è messo in mezzo per difendere il suo coetaneo,ormai a terra inerme
                                        Sembrava persino essere riuscito nel suo intento, quando uno di questi criminali ha tirato fuori dalla tasca una pistola e gli ha sparato a freddo alla fronte, ferendolo in modo letale. A nulla è servito l’arrivo dell’ambulanza. Paolo Taormina è morto per la sola colpa di essere intervenuto, di non essersi voltato dall’altra parte, come avrebbero fatto tutti al suo posto. Paolo è morto nell’esercizio delle sue funzioni di essere umano. Anch'io come Lorenzo Tosa mando : Un pensiero commosso va alla sua famiglia. Alla madre, alle sue parole strazianti: « Ma come si fa? Qual è la motivazione. Mi hanno distrutto la vita. Come si fa a sparare in testa a un ragazzo? Come faccio a vivere ora? Mi avete tolto la speranza ». Che abbia almeno, nel dolore indicibile, e se mai è possibile di fronte a una cosa del genere, giustizia. Ciao Paolo.

                                        Ilaria Salis e il cortocircuito della destra tra giustizialismo e ipocrisia

                                        Infatti vedremo cosa farà adesso il ministro della giustizia s e accetterà la sua proposta d'essere processata in italia . Se tale destra sarà coerente con la campagna fin qui condotta nei suoi confronti.


                                        Si invoca la libertà, ma solo la propria. Si predica la legalità, però la si piega quando serve a difendere un amico al potere. Si confida nel garantismo come stella polare, salvo quando riguarda un’avversaria
                                        politica. E quindi si esalta l’Europa delle nazioni, purché resti muta davanti ai tribunali che umiliano le persone. Questo è il cortocircuito totale che la destra ha mandato in scena nelle ore e nei giorni successivi al voto del parlamento europeo sull’immunità a Ilaria Salis, flirtando con il giustizialismo e considerando legittimi, per una volta, i processi politici e ideologici che ha combattuto da sempre, soprattutto dall’epoca del berlusconismo in poi.



                                        I sovranisti difendono gli italiani ma solo quando votano come piace a loro

                                        È significativo osservare come la destra al governo abbia strumentalizzato la vicenda per alimentare polemiche e sentimenti populisti, confondendo deliberatamente la protezione istituzionale con il vantaggio personale. Gli stessi sovranisti che tra l’altro dicono di voler «difendere gli italiani», si dimenticano di farlo quando l’italiana in questione non vota nel modo che piace a loro.

                                        L’eurodeputata di Avs presa di mira da pasionarie leghiste e gentiluomini vari
                                        In questa vicenda c’è una parte politica che ha dato il peggio di sé, scagliandosi con violenza contro l’eurodeputata di Alleanza Verdi e Sinistra, un profilo da sempre “cavalcato” e preso di mira sui social per provocare reazioni nel proprio elettorato. Per averne una conferma basta scorrere i commenti, rabbiosi e indignati, a partire da quelli di Giorgia Meloni e Matteo Salvini, passando per tutta la claque formata dalle varie pasionarie leghiste e non solo.

                                        Isabella Tovaglieri per esempio è stata l’autrice del concitato video che riprendeva in diretta il momento della votazione, con tanto di reazione incredula («Nooooo!») che è stata subito trasformata in sfottò virale a sinistra.

                                        La sua collega Susanna Ceccardi è invece l’autrice del famigerato post su X durante la campagna elettorale per le Europee 2024, quando scrisse «O me o lei» contrapponendo la sua immagine proprio a quella di Ilaria Salis, candidata con Avs; Ceccardi tra l’altro arrivò seconda dietro a Roberto Vannacci, e con oltre 33 mila preferenze fu la prima dei non eletti nell’Italia centrale: riuscì a ottenere il seggio solo perché l’ex “generalissimo” scelse un’altra circoscrizione, quella nord-occidentale, e quindi fu ripescata


                                        Il post di Ceccardi per la campagna elettorale europea del 2024.



                                        Altre donne come Silvia Sardone hanno usato toni rancorosi, mentre anche i gentiluomini Vannacci («Salis arrivo! Sto venendo al parlamento europeo per votare la revoca della sua immunità!», annunciò trionfante prima di prendere l’aereo) e Francesco Giubilei si sono accaniti contro Salis.

                                        Già dimenticate le immagini dell’imputata Salis portata al guinzaglio e in catene Meloni, che si fa fotografare senza alcun problema con Viktor Orbán, evidentemente ritiene l’Ungheria una democrazia alla quale guardare con ammirazione: perciò a destra minimizzano le torture giudiziarie, si ironizza sulla “sinistra modello Salis”, si ridimensionano le immagini di una imputata portata al guinzaglio e in catene in un tribunale e alla quale – per sfregio al femminismo, secondo le basiche e al contempo contorte idee
                                        fasciste – fu fatto indossare un paio di stivali con i tacchi a spillo, come ha ricordato lei stessa parlando dell’interrogatorio di convalida dell’arresto (oltre a biancheria e abiti sporchi tenuti per cinque settimane, isolamento e cimici nel letto). Ma, secondo la nostra premier, «anche in altri Stati sovrani occidentali accade che i detenuti vengano portati così in tribunale».

                                        Il prezzo del nuovo realismo che preferisce la convenienza alla coerenza

                                        A ogni modo il voto di Bruxelles, dove una parte consistente della destra ha scelto di non sostenere la risoluzione contro gli abusi del regime ungherese, non è un incidente: è un segnale. Significa che, in nome di una presunta “sovranità”, si è disposti a chiudere un occhio – o entrambi – davanti alle violazioni dei diritti fondamentali. È il prezzo del nuovo realismo, quello che preferisce la convenienza alla coerenza, e che ha salvato con l’immunità Ilaria Salis per un solo voto
                                        Ilaria Salis in catene a Budapest e il dettaglio dei suoi polsi e delle sue caviglie nei fermo immagine del servizio del Tg3 del 29 gennaio 2024 (foto Ansa/Rai).


                                        Il caso Salis è un promemoria del perché esistono le garanzie, lo Stato di diritto. Quelli che oggi si dileggiano come “privilegi” sono gli strumenti che domani potrebbero proteggere chiunque, anche a chi adesso li attacca. L’immunità parlamentare non è un privilegio accordato a una presunta Casta, bensì un pilastro delle democrazie rappresentative moderne, concepito per preservare la libertà e l’indipendenza del mandato elettivo.

                                        Il parlamentare è tutelato in quanto espressione della volontà popolare

                                        L’immunità tutela il parlamentare non in quanto individuo, ma in quanto espressione della volontà popolare: serve a garantire che chi rappresenta i cittadini possa esercitare le proprie funzioni senza timore di pressioni, ritorsioni o persecuzioni giudiziarie di natura politica. In assenza di questa garanzia, il potere giudiziario o quello esecutivo potrebbero interferire con l’autonomia del potere legislativo, minando il principio cardine della separazione dei poteri. Neanche a farlo apposta, appena due giorni dopo il voto su Salis è stata proprio la maggioranza di centrodestra a servirsi dello stesso scudo dell’immunità parlamentare, quando l’aula della Camera ha deciso di non autorizzare procedimenti nei confronti dei ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e del sottosegretario Alfredo Mantovano, indagati nella vicenda del generale libico Almasri. Mentre il mondo parlava di altro (l’accordo sulla pace a Gaza), la notizia è passata in sordina.

                                        Una manifestazione dei Radicali di fronte al Consolato onorario dell’Ungheria per Ilaria Salis, nel 2024 (foto Ansa).

                                        L’immunità non implica impunità, non protegge da crimini comuni né da responsabilità morali o politiche, ma solo dalle azioni che potrebbero ostacolare il libero svolgimento del mandato. È, dunque, una difesa istituzionale della democrazia, non un privilegio personale. Chi la confonde con un abuso dimentica che, senza di essa, il parlamento stesso perderebbe la sua voce indipendente, divenendo vulnerabile ai poteri che dovrebbe invece controllare.

                                        Meloni e soci riducono come al solito questioni difficili a slogan

                                        La risoluzione del parlamento europeo che le ha concesso l’immunità per un solo voto è considerata da molti uno scandalo. Domani potrebbe capitare a chi ha votato “no” di averne bisogno. Un approccio che non solo ha inflitto un colpo al principio fondamentale dell’immunità parlamentare, ma ha anche svelato la cinica demagogia della Meloni e dei suoi alleati, riducendo come al solito questioni difficili a slogan. Tutti i parlamentari della destra, invece di confrontarsi con i fondamenti della democrazia rappresentativa e farsene promotori, hanno provato ad affossarli.

                                        11.10.25

                                        "Voglio essere brutta": in Giappone cambia aspetto a causa del bullismo

                                        da The Body Optimist    tramite msn.it

                                        In un video girato per le strade del Giappone, una giovane donna ha sorpreso gli utenti di internet con la sua testimonianza. Interrogata sul suo aspetto, ha ammesso di aver deliberatamente cambiato look... per "apparire meno carina". Spiega che da adolescente ha ricevuto molta attenzione a causa del suo aspetto, e che questa popolarità è diventata rapidamente insopportabile. Una trasformazione volontaria La
                                        giovane donna ha persino mostrato una sua foto di quando era più giovane. I suoi lineamenti sono stati considerati "adorabili" e i suoi commenti hanno provocato reazioni: "Era davvero troppo carina!" , hanno commentato alcuni. Afferma che, nonostante l'ammirazione che suscitava, questa attenzione costante era gravosa, al punto da farle desiderare di allontanarsi dai canoni di bellezza. Spiega di aver scelto di cambiare il suo aspetto perché non voleva più che gli uomini la infastidissero quotidianamente. Il suo obiettivo? Non essere più sottoposta a sguardi insistenti o commenti continui.

                                        Reazioni contrastanti online La sequenza ha fatto rapidamente il giro dei social media. Molti utenti di Internet si sono detti scioccati dalla sua storia: "Che triste storia per una donna... ha rinunciato alla sua bellezza affinché gli uomini smettessero di seguirla" , "Gli uomini che la giudicano da 1 a 10 dimostrano esattamente quanto sia assurdo dover esibire la femminilità" o anche "Nessuno trova questo super triste? Era così stanca di essere disturbata che è dovuta arrivare a questo punto" . Altri, invece, hanno accolto la sua testimonianza con umorismo, elogiando anche il coraggio di affermare un approccio così radicale e inaspettato Un messaggio positivo per il corpo Al di là della sorpresa, molti vedono la sua scelta come una forma di autoproclamazione. Rifiutandosi di sottomettersi alle ingiunzioni estetiche, la giovane donna illustra una realtà: la bellezza può essere vissuta come una costrizione, soprattutto per le donne che sono costantemente sotto esame. Il suo gesto intenzionalmente provocatorio ci fa riflettere sulla libertà di controllare il proprio corpo e di esistere senza doversi conformare a un ideale. Scegliendo di allontanarsi dai codici di bellezza tradizionali, questa giovane donna giapponese mette in luce un profondo malessere: quello di una società in cui l'apparenza rimane un fattore di giudizio, desiderio, ma anche di molestia. La sua storia, unica e universale al tempo stesso, mette in discussione il nostro rapporto con lo sguardo degli altri e la pressione sociale esercitata sul corpo delle donne.

                                        Pietro Sedda il designer, artista e tatuatore di fama mondiale racconta i suoi nuovi progetti

                                           Dopo  la  morte  nei  giorno scorsi  all'età  di  80 anni   di  Maurizio Fercioni ( foto sotto  a  sinistra )  considerato il primo t...