11.8.14

Medico in Guinea per Ebola. “A Parigi mi sono licenziata. Volevo tornare sul campo”

Medico in Guinea per Ebola. “A Parigi mi sono licenziata. Volevo tornare sul campo”

Gabriella, 34 anni, è infettivologa e lavora per Medici senza frontiere. A Lampedusa ha assistito gli immigrati, a Kinshasa i malati di Hiv. Poi è stata assunta come medical advisor a Parigi, ma ha preferito licenziarsi per rientrare in missione. E, ad esempio, seguire l'epidemia Ebola in Africa

Medico in Guinea per Ebola. “A Parigi mi sono licenziata. Volevo tornare sul campo”
Gabriella Ferlazzo Natoli è una siciliana di 34 anni, è medico infettivologo e da anni svolge il suo lavoro in giro per il mondo, a servizio di Medici Senza Frontiere (MSF). Quando parla di sé, pare lo faccia in punta di piedi. “La prospettiva di lavorare in ambito internazionale era nella mia testa già prima di iniziare medicina. Al liceo avevo passato un anno negli Stati Uniti, e durante l’università ho fatto l’Erasmus in Spagna, un’esperienza nella profonda Russia ed un periodo di volontariato in Brasile, occupandomi di lebbra”. Dopo la laurea in medicina a Bologna, per la specializzazione sceglie Roma: “Con gli anni si è delineato un interesse per le malattie infettive tropicali, una scelta poco frequente in Italia. Naturalmente durante gli anni di facoltà ho cambiato idea alcune volte, ero affascinata anche da chirurgia e pediatria, ma evidentemente questo desiderio ha poi prevalso. Anche per questo andavo all’estero appena le ferie lo permettevano, era utile per imparare e per mettere in piedi un curriculum adatto”.
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Nel 2008 Gabriella conclude gli studi. Propone subito il suo curriculum a Msf, e dopo alcuni mesi parte per la sua prima missione, destinazione Malta: “Inizialmente ci sono rimasta un po’ delusa – confessa ­mi aspettavo di essere inviata in situazioni di epidemie, invece mi hanno mandato a lavorare come assistente sanitaria ai migranti prima a Malta, e poi per un piccolo periodo a Lampedusa. Ora posso dire che sia stata un’esperienza unica, che mi ha molto insegnato su diritti umani, legislazione e politiche sull’immigrazione. Inoltre è stato emotivamente toccante, ti ritrovi a lavorare in queste prigioni dove per 18 mesi vengono rinchiuse persone che non hanno fatto nulla di male. C’è molto da imparare e capire”.
La seconda missione catapulta Gabriella in Congo, dove per sette mesi lavora a progetti su Hiv etubercolosi: “Il carico di lavoro era davvero intenso, la missione in Congo è gigantesca. Io lavoravo a Kinshasa, e contemporaneamente altri colleghi lavoravano in situazione più pericolose. Ho provato rabbia, e senso di impotenza. I farmaci esistono, l’Hiv è una patologia cronica con cui ormai si può convivere, ma lì manca l’accesso ai medicinali”. Fra una missione e l’altra Gabriellatorna a Roma e in Sicilia, dove vivono i suoi genitori. Ogni tanto la voglia di una vita tranquilla fa capolino.“La prima volta che ho sentito l’esigenza di tornare a casa, di avere una vitapseudonormale, è stato durante la missione in Armenia, dove ho passato nove mesi. Eravamo in due, io e il coordinatore del progetto, in una casa nelle montagne. È stata la missione più lunga e isolata, in contrasto con il caos della mastodontica missione in Congo, ma il contesto sanitario era anche lì molto interessante. Il progetto era sui casi di tubercolosi multiresistente, davamo farmaci e supporto logistico, per il pazienti è una patologia tremenda anche dal punto di vista psicologico. Devono prendere farmaci tossici per due anni, peggio di una chemioterapia. Noi facevamo servizio ambulatoriale in tutto il Paese, lavorando su diagnosi e tentativo di cura deipazienti, anche con il supporto dello staff del ministero della salute locale. Cercavo un’esperienza più riflessiva, e lo è stata. Poi è arrivato il momento di qualcosa di più tranquillo”.
In quel periodo Msf offre in Francia una posizione che sembra tagliata sul profilo di Gabriella, e lei fa richiesta di assunzione. Di lì a breve la ritroviamo in un ufficio parigino, dove lavora con funzioni di medical advisor, referente per tubercolosi e Hiv. Segue una serie di progetti offrendo supporto di strategie, protocolli, e supporto clinico di casi complessi. Ogni due mesi viene inviata per circa due settimane a visitare i progetti di cui si occupa dalla Francia. “Un’esperienza tosta, ho imparato molto ma confesso che per me è stato più difficile lavorare in ufficio che sul campo, passando il tempo davanti ad un pc o in riunione. Quindi due mesi fa mi sono licenziata, nonostante fossi a tempo indeterminato: non mi ci vedevo lì per dieci, quindici anni”.
Così ritroviamo Gabriella attualmente alle prese con alcune proposte e un’incognita per il futuro. In questi due mesi è riuscita ad infilare un’altra esperienza importante in Guinea, dove ha seguito l’epidemia Ebola: “Studiare questi casi è il sogno di ogni infettivologo. Naturalmente sono missioni che non possono durare molto, quindi dopo cinque settimane sono tornata. Le successive tre settimane dal rientro devi passarle vicino ad un ospedale, ma puoi fare una vita normale”.
A chiederle come faccia, Gabriella risponde che quando rientra si instaura una specie di meccanismo di sopravvivenza, come ci fosse un muro tra le abitudini italiane e quello che fino al giorno prima la circondava: “Torno e ho davvero bisogno di essere coccolata dalla mia famiglia. Loro sono molto bravi, mi appoggiano moltissimo, così come il mio ragazzo. A volte le paure, come nel caso Ebola, vengono dall’assenza di conoscenza. Quando sono partita anche io avevo un po’ di ansia, ma è importante rassicurare le persone che hai attorno senza mentire loro sulla realtà. Conoscendo le malattie capisci come proteggerti dai rischi, e i miei sono molto bravi a fidarsi di me. C’è anche chi a volte va in contesti pericolosi e dice ai familiari di essere in posti più tranquilli, per non spaventarli. Alcuni aspetti di questo lavoro sono complessi, è inevitabile: molti di noi, ad esempio, hanno una vita sentimentale abbastanza complicata”.
A maggio di quest’anno Gabriella è stata insignita del “Premio Marcello Sgarlata” con una cerimonia al Campidoglio, ma non ama farsene vanto: “Sono stata molto contenta, ma credo sia troppo. Guardate che non faccio nulla di pazzesco – conclude -. Sarà che mi sono abituata in un contesto dove c’è chi rischia molto più di me. Per esempio, a dicembre mi avevano proposto una missione inSiria, ma ho avuto paura e ho rifiutato”. Come se questo bastasse a far di lei una donna meno coraggiosa.

Daniela Ducato, “contadina dell’edilizia”: trasformare i rifiuti in risorse - See more at: http://www.italiachecambia.org


  La  storia     che leggerete  sotto    mi ha  riportato  alla mente sia la poesia sfogo    dell'amico

a volte gli angeli cadono sulla terra
anche in posti come la sardegna o la calabria o la puglia o la lucania o la sicilia
mica solo a new york o berlino o roma...
inciampano o si distraggono e finiscono in un effetto tunnel
si ritrovano in mezzo a noi e sono come noi
nemmeno loro sanno di essere angeli
che la caduta porta con sé l'oblio di ciò che si è.
non portano ali nascoste sulla schiena
e non sono celestiali o buoni in assoluto, anzi
spesso sono irrequieti, si sentono fuori posto
hanno un'osservazione del mondo tutta loro
e quando li incontri ti trasmettono come un tempesta elettrica
ti finiscono sottopelle
e non lo sai perché e non lo sai il come
loro arrivano e ti prendono per mano
e il mondo sembra un po' più bello.
a volte gli angeli cadono in questi luoghi
e hanno una visione del mondo che ti lascia un po' così
arrivano e ti cambiano le cose
e niente è come prima
e non hai capito perchè
arrivano e ti portano per mano

sia  questo  bellissimo  e commovente  numero di  dylan  dog   

Un brutto giorno un Sindaco poco illuminato decise di approfittare di qualche fondo regionale per “modernizzare” la propria città. Diede così ordine di tagliare gli alberi e togliere gli arredi urbani che Daniela Ducato e gli altri membri della locale Banca del Tempo avevano contribuito a realizzare. Cadevano gli alberi e cadevano i nidi degli uccellini che si trovavano sugli alberi. Alcuni bambini, piangendo, portavano questi nidi a Daniela e fu così, quasi “per caso”, che tutto ebbe inizio. Osservando i nidi dei pettirosso, infatti, Daniela si rese conto che erano perfetti: lana, terra e fibre, intrecciati. Lana, un materiale che certo non manca in Sardegna, regione nota per la presenza di milioni di pecore. Quello che non tutti sanno, però, è che una parte di questa lana, quando viene lavorata a livello industriale, diventa un rifiuto speciale e le aziende devono pagare per smaltirla…




Nel 2008, quindi, Daniela fece avviare gli studi e in poco tempo aprì una nuova azienda, Edilana, che realizza coibentanti per la casa – i famosi cappotti termici che tengono la casa fresca d’estate e calda d’inverno – proprio con gli scarti di questa lana ricreando con una ingegnerizzazione industriale all’avanguardia, il movimento del becco e del petto del pettirosso. Fu solo l’inizio. In pochi anni e basandosi sullo stesso principio, Daniela ha infatti dato vita a sei aziende, tutte basate sull’uso di rifiuti – pardon eccedenze! – come materie prime. Dagli scarti del latte è nata Edilatte (vernici e pitture), dalle poseidonie ammassate sulle spiagge sarde Edimare, dall’attività delle farfalle e delle formiche, Editerra, “un prodotto innovativo a base di terra cruda e lana di pecora che produce l’efficienza termica con una tecnologia che non ci fa consumare energie”.




Daniela Ducato
                                                               Daniela Ducato

Innovazioni fondamentali per un’economia veramente sostenibile. Daniela ci spiega infatti che spesso dietro il mondo dell’eco e del green si nascondono grandi speculazioni. Se ad esempio tutti decidessero di produrre coloranti naturali basandosi su coltivazioni ad hoc, ettari ed ettari di terreno verrebbero sottratti all’agricoltura o alle foreste. Comprando gli scarti, invece, si ha veramente un impatto minimo sul pianeta e si contribuisce anche ad arricchire i produttori che vedono eliminato un costo importante.
“Usiamo gli scarti che preferiamo chiamare eccedenze, ovvero dono. Si tratta di doni abbondanti che occorre riconoscere come tali. Dobbiamo evitare di prosciugare risorse, inquinando il pianeta e impedendo la vita umana e non”.



Da tutte queste innovazioni e grazie al Polo Produttivo per la Bioedilizia “CasaVerdeCO2.0″ coordinato da Daniela, sono stati assegnati circa 600 posti di lavoro e molti altri ne nasceranno. “Qui l’innovazione si fa attraverso lo scambio, per promuovere l’utilizzo di materie e prodotti realizzati senza ulteriore consumo di suolo e di denaro pubblico e senza ulteriori aggravi di CO2″, spiega la Ducato. Molti altri posti di lavoro, inoltre, sono stati conservati grazie alla riconversione di aziende che altrimenti avrebbero chiuso e che invece si sono inserite in questi circuiti virtuosi.
Daniela si definisce una “contadina dell’edilizia” perché si va a cercare le materie prime e le “coltiva” un po’ come fa un cuoco con i propri ingredienti, ma si definisce anche in modo classico, ovvero come un’imprenditrice. Cosa molto diversa da quelli che lei invece chiama “prenditori“, ovvero pseudo-imprenditori che orientano le loro attività in base ai fondi pubblici di turno che spesso non premiano le innovazioni e il buon senso. Secondo Daniela, infatti, “i soldi pubblici dovrebbero servire a fare ricerca (ricerca vera) che produce novità e opportunità lavorative. Nella mia esperienza, invece, ho visto spreco di denaro e finte ricerche in nome del green! Non solo i politici, ma anche una parte di imprenditori ha le sue responsabilità quando si prendono fondi pubblici, senza produrre lavoro ma assistenzialismo, e così alimentando all’infinito logiche di sprechi, di consumi inutili. La nostra ricchezza sono le relazioni. Per credere in un’innovazione non bisogna sentirsi soli”.




                                         Daniela Ducato e Daniel Tarozzi



Noi non ci consideriamo greeneconomy – prosegue Daniela –, siamo parte della blueeconomy. La green è stata l’economia delle “grandi cose”, grandi pale eoliche, grandi impianti nei deserti, grandi giri di soldi tra politici e imprenditori. Blueeconomy significa invece piccoli investimenti, piccole opere, tutto controllabile a livello locale”.
Daniela ha vinto numerosi premi italiani e internazionali, tra cui Donna Sarda 2012, il premio internazionale Donna per l’ambiente nel 2013 e – sempre nel 2013 – il Gold Winner – Euwin International Award 2013 come migliore innovatrice europea nel settore ecofriendly. La sua filosofia però è rimasta sempre la stessa: costruire “multirelazionali” anziché “multinazionali”.
Il sito di Edilana

Per saperne di più leggi:
io-faccio-cosi-libro-70810
Daniel Tarozzi


Viaggio in camper alla scoperta dell’Italia che cambia





9.8.14

il ritorno degli untori, dei rigurgiti neofascisti sul caso delle due italiane sequestrate in siria

In   sabato  soleggiato   e caldo    (  finalmente   !!!  ) leggo   l'ennesimo articolo  di     questa destra  becera .  La  destra  perde il pelo ma  il vizio   (  trovate  nell'archivio   alcuni articoli    del  mio ex  blog  ,  sulle  vicende  di Baldoni    e  della guerra  in iraq  2003\5  )  . la volgarità di certi individui  non  nuovi  ( leggete  qui  chi  è l'articolista  ) è devastante . Come cosi sono devastante  i commenti da  gente   che   come  


(....) 
Mio fratello vede tutto 
e il suo occhio non distingue, 
mio fratello vede tutto 
ma il ricordo si confonde, 
urlano teorie, rincorrono morali, 
la propaganda vince 
con frasi sempre uguali 
Mio fratello ha rinunciato 
ad avere un'opinione, 
mio fratello ha rinunciato 
in cambio di un padrone 
che sceglie al suo posto 
e che non può sbagliare 
perchè ormai nessuno 
lo riesce a giudicare 

(....)  



qui il su angolotesti.it   il  resto del testo

  che   non capisco   o fanno finta  di capire   che la  solidarietà , i diritti umani  non hanno colore politico  \  ideologico  , religioso e culturale . Infatti   un conto è  la critica    con relativa  discussione   che trovate sotto  


Notizie


Paolo Choosy Lugli

Penso seriamente che, anche se non conta un cazzo; lo Stato italiano dovrebbe CONFISCARE PREVENTIVAMENTE tutti i beni delle famiglie delle 2 "povere cooperanti" Greta e Vanessa rapite in Siria. Sto dicendo sul serio. Come rimborso da parte dello Stato per un riscatto pagato per 2 bimbominkia che non hanno recepito sufficiente educazione volta a far loro capire che la guerra asimmetrica non è un gioco per due aspiranti Boldrinette, (visto che la loro beniamina ha sempre tenuto il culo ben lontano da zone di guerra e percepito comunque dalla FAO lauti stipendi/rimborsi, poi si è prodigata al massimo tra cappuccini e brioches, salvo qualche abbraccio di bimbo nero preventivamente sottoposto a profilassi adeguata a protocolli salvaculo prima della foto da scattare mentre lo abbracciava). Care cheerleader di DIRITT'UMMMANI vedi AMMENESTINTERNESCIONAL, non tutte nascono figlie di petrolieri come la vostra presidente della camera, fatevene una ragione, soprattutto se tornate indietro intere, se poi qualche rene si perde per strada... VE LA SIETE CERCATA. Ho qui terminato.

(....)



Giuseppe Scano http://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/.../il...
il ritorno degli untori, dei rigurgiti neofascisti sul caso delle due italiane sequestrate in siria
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Paolo Choosy Lugli Non ravviso alcun razzismo né nell'articolo di Blondet né in ciò che ho scritto, soprattutto perché queste pulzelle sono state rapite dagli stessi che le stavano ospitando, ISIL e Al Nusra sono quasi interamente formate da mercenari pagati da Arabia Saudita e Occidente, addestrati in Kosovo e Giordania a tagliare gole innocenti. Nelle foto della sua bacheca la Ramelli è ritratta in foto inequivocabili che mostrano da che parte stanno e da chi si sono fatte ospitare. Le ONG vengono da oltre 20 anni impiegate per destabilizzare paesi in giro per il mondo.
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Paolo Choosy Lugli Baldoni e Arrigoni erano tutt'altro rispetto a queste due.
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Giuseppe Scano non ti sembra di generalizzare un po troppo sulle ong
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Paolo Choosy Lugli Infatti ho esagerato
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Paolo Choosy Lugli Ma un conto è andare a prestare soccorso, un conto è fare propaganda, se guardi il profilo della Ramelli c'è addirittura una bandiera ucraina, IN SIRIA?
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Paolo Choosy Lugli https://www.facebook.com/photo.php?fbid=705723356146594&set=a.328951517157115.99529.100001268072351&type=1&theater

Immagini di copertina
di: Greta Ramelli
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Giuseppe Scano hai ragione . ma un conto è la critica che fai tu . un altro è la volgarità con cui lo dice l'articolo in questione
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Paolo Choosy Lugli Blondet non è mai morbido, può anche non piacere, ma è uno dei pochi giornalisti che si documenta davvero prima di scrivere. In Siria ha ottime fonti, in quanto alla volgarità posso essere d'accordo. Sai che scriveva su Avvenire?
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Giuseppe Scano no
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Paolo Choosy Lugli adesso lo sai
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Un altro  è  l'articolo in questione  



8 Agosto 2014






Le stronzette di Aleppo
di Maurizio Blondet -

Vanessa e Greta. Anni 20 e 21.Andate in Aleppo presso i ribelli an ti-regime per un progetto umanitario. Progetto che,a quanto è dato dedurre, consisteva in questo:farsi dei selfie e postarli sui loro Facebook:su sfondi di manifestazioni anti-Assad, sempre teneramente abbracciate (Inseparabili, lacrimano i giornali), forse per fare intendere di essere un po’ lesbiche(è di moda), nella città da tre anni devastato teatro di una guerra senza pietà e corsa da milizie di tagliagole. La loro inutilità in un simile quadro è palese dalle loro foto, teneramente abbracciate, con le loro tenere faccine di umanitarie svampite, convinte di vivere dalla parte del bene in un mondo che si apre, angelicamente, grato e lieto al loro passo di volontarie.
Una superfluità che i giornali traducono così: Le due ragazze avevano deciso di impegnarsi in prima persona per dare una risposta concreta alle richieste di aiuto siriane. Vanessa è studentessa di mediazione linguistica e culturale, Greta studentessa di scienze infermieristiche: niente-popò-di-meno! Che fiori di qualifiche! Due studentesse ( m’hai detto un prospero!), che bussando a varie Onlus erano riuscite a far finanziare il Progetto Horryaty, da loro fondato.Secondo una responsabile della Onlus che ha sganciato i quattrini alle due angeliche, il loro progetto era finalizzato ad acquistare kit di pronto soccorso e pacchi alimentari,da distribuire al confine. Ostrèga,che progettone!
Nella loro ultima telefonata,chiedevano altri fondi. Pericolo per le loro faccine angeliche, o le loro tenerissime vagine? No,erano sicure:avevano capito una volta per tutte che i cattivi erano quelli di Assad,e loro stavano coi buoni,i ribelli. E i buoni garantivano per loro. Si sentivano protette. Nell’ultima telefonata hanno detto che avevano l’intenzione di restare lì.
Un Paese serio le abbandonerebbe ai buoni, visto che l’hanno voluto impicciandosi di una guerra non loro di cui non capiscono niente, in un mondo che a loro sembra ben diviso tra buoni e cattivi. Tutt’al più, candidarle al Premio Darwin (per inadatti alla lotta per la vita), eventualmente alla memoria... Invece la Farnesina s’è sùbito attivata, il che significa una cosa:a noi contribuenti toccherà pagare il riscatto che i loro amici, tagliagole e criminali, ossia buoni,chiederanno.E siccome le sciagure non vengono mai sole, queste due torneranno vegete, saranno ricevute al Quirinale, i media verseranno fiumi di tenerezza, e pontificheranno da ogni video su interventi umanitari, politiche di assistenza, Siria e buoni e cattivi di cui hanno capito tutto una volta per tutte. Insomma,avremmo due altre Boldrini.
Fonte: EFFEDIEFFE.COM


  • Marcello Sanna ·  Top Commenter
    Che gente come la Sgrena, Dall'Oglio, le due Simone e tutto il resto della brigata delle ong filoterroriste siano parte di un disegno di finanziamento degli afro-islamici non me lo toglie nessuno dalla testa.
    Queste due piccole merde non sono che l'espressione della sinistra che, col denaro del riscatto faranno una marchetta per acquistare tritolo e armi per i delinquenti islamici.
    Per me se le possono tenere gli arrapati islamici.
    Non una gran perdita.

    • Marco Zorzi ·  ·  Top Commenter · Università degli Studi di Roma "La Sapienza"
      Grande Blondet.


    Lo  che   cosi     riportando  sopra    l'articolo ed  alcuni  commenti  intono  con il vergognoso articolo   li faccio pubblicità   ma  è meglio che   si sappia onde  evitarli  e non leggerli  in futuro . Ecco  il  mio sfogo  su facerbook  (  chi mi segue    lo può saltare  )   lo  so che perderò contatti  ma  non ne posso più  di leggere  certe  cose


    Giuseppe Scano ha condiviso un link.

    Buongiorno. Di solito non cancello o non invito a cancellare nessuno , e mi viene il magone quando qualcuno\a si rimuove ma quando è troppo è troppo . e ho deciso di copiando la mia amica Silvia Galleri di fare cio' . Chiedo a tutti i miei contatti razzisti, di qualunque parte essi siano, di cancellarsi da soli dalle mie " amicizie". Vabbè che il mondo è bello perché è vario ( o avariato, direbbe un mio amico) ma adesso basta. Mi sono rotta di sentire i vostri commenti che giustificano la violenza a prescindere. Il razzismo è ignoranza, è violenza, è poca educazione, ottusità mentale, mancanza evolutiva. Evolvetevi.Ed evitate di diffondere come gli untori di  storia  della  colonna infame e il 31  capitolo in particolare ( un riassunto  .,  dettaglio del capitolo )   dei promessi sposi su la peste di Alessandro Manzoni,tali news inutilmente    allarmistiche  fonte  http://www.ansa.it/piemonte/notizie/2014/08/06

    non so  che altro dirvi  se  non parafrasare  questa  spot  di  un bel po'  d'anni fa