26.9.18

la Paradura o Ponidura non solo è solo tipica del mondo agro pastorale la storia di Antonio Bianco e il gesto della città di tempio pausania che lo ha aiutato lo dimostra

Chi come me credeva che la  paradura  o Ponidura =  un antico istituto mutualistico, tipico  dellla  sardegna   (  e  credo anche  del  sud   d'italia  )  riguardasse  il  mondo  agro pastorale      sbaglia  ed  pratica  solo un luogo comune    la  storia  successa  ad  Antono Bianco   ed   sotto    riportata  da  Galluranews  dimostra  il  contrario 



Articoli precedenti




Tempio Pausania, La moto di Antonio è stata riparata con la generosa prestazione di due amici. Ecco com’è andata.



Largo de Gasperi e gli uffici di Poste Italiane a Tempio-fotogalluranews.org

Tempio Pausania, 25 set. 2018-
Senza aver letto della raccolta fondi a cui si era dato adito per favorire la riparazione della moto di Antonio Bianco, 34enne vittima del furto e del successivo danneggiamento del suo mezzo,  due generosi amici di Antonio( foto a  sinistra ) , entrambi appassionati di moto nonché interpreti dello spirito di solidarietà che non si insegna ma si possiede, avevano già provveduto a prendersi in custodia il mezzo e metterlo a posto. I danni all’impianto elettrico, in cui erano stati recisi tutti fili di collegamento, e quelli alla carena della moto, sono stati messi a posto, ovviamente a titolo gratuito. Nel nome e sotto la sola insegna che si chiama generosità, uno dei sentimenti più belli di cui si possa essere provvisti.Scrivo anche i loro nomi, lo meritano, anche se si ringrazia questa vera catena di umanità che in queste frenetiche ore di passaparola, ha già provveduto a donare qualcosa per un fine ultimo non più necessario.” I soldi raccolti – ci scrivono- verranno usati per una nuova carena  e per la forcella che è stata piegata quando la moto è stata gettata per terra. La carena, anche se rimessa in sesto, non è bene che venga lasciata così. Il danno era soprattutto sull’impanto elettrico e il lavoro fatto ora gli permetterà di usare la moto. Noi vorremmo che la moto torni nuova, così come era prima. Antonio se lo merita.”Si chiamano Andrea Fae e Gianni Ambrosino. Andrea ha anche sentito la sorella di Antonio che ha mostrato la sua gratitudine pensando già a come potersi sdebitare. I due generosi uomini, hanno ribadito che non vogliono nulla e che i soldi racimolati dalla raccolta fondi, siano destinati all’acquisto di una nuova carena e di altri parti danneggiate, non riparabili, come la forcella.Questo è tutto, dal pianeta mondo migliore, un grazie della comunità intera a questi due uomini e a chiunque abbia capito quanto l’essere come Antonio, buono come il pane e semplice come le cose belle della vita, alla fine abbia sempre una ricompensa. Laddove la bontà e la solidarietà non sono accessori ma sostanza, avvengono anche questi gesti da portare ad esempio. Grazie!!
Antonio Masoni


Tempio Pausania, Ci scrive la sorella di Antonio Bianco: « Grazie di cuore a tutti, a mio fratello è ritornato il sorriso».



Tempio Pausania - foto Giov. Ant. Puliga

Tempio Pausania, 26 set. 2018-
Una bella e toccante lettera di ringraziamento di Maria, sorella di Antonio Bianco, protagonista suo malgrado di una vicenda poco piacevole domenica scorsa quando la sua moto gli è stata  rubata e lui stesso l’aveva ritrovata a valle della Fonte Nuova, distrutta. Abbiamo stigmatizzato l’episodio, attribuendo questo ennesimo esempio di perdita del senso di comunità che stiamo vivendo, senza peraltro alcun legame in questo caso con la povertà o il bisogno. Si è trattato di un atto vandalico, fine a se stesso, del gesto di qualche giovane annoiato, in cerca di esaltarsi attraverso la cosa peggiore che si possa fare, nuocendo al prossimo. Ecco la lettera 

«  Nel ringraziarla per le belle parole spese per mio fratello, vorrei ringraziare l’appassionato di meccanica di moto Andrea Fae che ha fatto il lavoro gratuitamente e che si è offerto di riparare totalmente il mezzo a manodopera zero e il proprietario del bar che sta raccogliendo le generose donazioni. Ma a questi due nomi vorrei aggiungerne un terzo Gianni Ambrosini, è stato lui a raccogliere la denuncia e a custodire la moto di Antonio fino a stamattina, quando gli ha consegnando le chiavi. Cortese e professionale, è andato oltre quello che è il suo ruolo di funzionario di polizia, prendendo a cuore la situazione e mettendosi a disposizione nel caso di eventuali problemi. È stato il sign. Ambrosini a prendere contatto con il sign. Fae, che si è mobilitato e in men che non si dica ha messo in funzione la moto. Stamattina alla consegna delle chiavi, le lascio immaginare la felicità di mio fratello, seppur la moto è ancora rovinata, la sua gioia è stata immensa. La raccolta procede e i soldi andranno direttamente dalla caffetteria al sign. Fae che ordinerà i pezzi usando le offerte, ma non facendo pagare la manodopera. Le sue parole mi hanno commosso profondamente così come la generosità delle persone che da vari paesi sono accorsi in suo soccorso. Un caro saluto e spero che il pensiero che sta portando ad Antonio, lo porti nella nostra umile casa, così che anche noi potremo conoscerla.
Maria Bianco. »

Grazie Maria per il suo cortese invito che accetto e appena possibile verrò a trovare lei, Antonio e la sua famiglia con grande piacere.
Antonio Masoni

25.9.18

Carabiniere dà fuoco ai peluche della figlia e la chiude nella casa che brucia: una vendetta dopo la separazione

Semre peggio  .  Mi viene  da chiedermi scusate  il mio sfogo  qualunquista lanciato come un messaggio in bottiglia  sui  social  a  commenti    di questo articolo   trovato non ricordo se  con    newsrepubblic  o squid    aggregatori  di news   per  smartphone     ma   non trovo altre parole  .
Tale  fatto mi  ha  lasciato sgomento   \  basito   oltre che  senza parole e triste  . A  dirlo  è un  ex  teppista  e  bullo  ,  che usava  la cvendetta per  reagire  ai torti subiti  . Ma  poi grazie  a brutte  esperienze  (  ne  ne  parlo perchè non m  va  di riaprire  vecchie ferite  ed  un passto  che voglio  archiviare  \ strappare pagina  )   ed  ad aiuti    letterari   e  cinematografici (    il  conte  di montecristo  ed in parte  V  per  vendetta   ) sono riuscito  ad  uscirne  in tempo   ed  a lottare  per  non caderci  e non farmi prendere   la mano    farmi trascinare   e  chissàmagari arrivcare a gesti  simili o quasi   come questo . In quanto  si essa  ti da'  piacere    e soddisfazioni ma  sonom soddisfazioni effimere  e  frustranti  che  alla  fine  generano circoli viziosi,  sensi di colpa  (  vedere  post  precedenti oppure  qui   se non volete  perdere  tempo  a cercarlo )   ed rimpianti ed  rimorsi ed  ti  fanno soo stare male  .


ma le nostre forze armate come ... gli addestrano i loro esponenti ? ed i servizi sociali che fanno dormono e s'intascano scaldando sedie i soldi ?




Non riusciva ad accettare la separazione dalla moglie e si è vendicato sulla figlia piccola. Dando fuoco a tutti i peluches che aveva in casa. Ma non è stata l'unica follia dell'uomo, un carabiniere di Brescia. In pieno incendio, infatti, ha chiuso casa e impedito l'uscita alla stessa figlia ed altri parenti che sono stati salvati dai vigili del fuoco.
È accaduto nella notte a Passirano, in provincia di Brescia. È stato lo stesso militare a chiamare i soccorsi in evidente stato di agitazione. L'appartamento è stato dichiarato inagibile.




Ora    essendo tale afrticolo  troppo  sintetico ,  peggio di  un lancio d'agenzia     ho  cercato  con goolge   ulteriori news el'articolo almeno fra quelli più completi che ho trovato è questo di https://infodifesa.it/


CARABINIERE DÀ FUOCO AI PELUCHE DELLA FIGLIA E LA CHIUDE NELLA CASA CHE BRUCIA: UNA VENDETTA DOPO LA SEPARAZIONE




Non riusciva ad accettare la separazione dalla moglie e si è vendicato sulla figlia piccola. Dando fuoco a tutti i peluches che aveva in casa. Ma non è stata l’unica follia dell’uomo, un carabiniere di Brescia. In pieno incendio, infatti, ha chiuso casa e impedito l’uscita alla stessa figlia ed altri parenti che sono stati salvati dai vigili del fuoco.
Le fiamme sono in breve tempo divampate diffondendosi per tutta l’abitazione, mentre il padre di famiglia si limitava ad osservare il suo operato.L’incendio ha continuato sempre più a propagarsi, mentre l’uomo è uscito tranquillamente dall’appartamento, senza avere un minimo rimorso. Tutt’altro. Una volta fuori, questi avrebbe addirittura chiuso in casa la figlioletta ed alcuni parenti, spezzando inoltre la chiave nella serratura per impedire qualsiasi accesso dall’esterno, e condannandoli così al rogo. Ad un tratto, deve essere tornato in sè, rendendosi conto di cosa avesse fatto. È stato proprio lui a chiamare i vigili del fuoco, in preda ad una forte agitazione.








L’intervento degli operatori è stato tempestivo. Sopraggiunti sul luogo segnalato, dove si trovava ancora l’uomo in stato di choc, hanno provveduto ad estinguere le fiamme ed a trarre in salvo le persone intrappolate nella casa. Fortunatamente, se si tralascia il grande spavento, non ci sono state gravi conseguenze per nessuno.
Sul posto, naturalmente, sono arrivate anche le forze dell’ordine. L’uomo, dichiaratosi colpevole, è stato arrestato e condotto in caserma, per essere ascoltato. Si tratta di un carabiniere forestale, da poco separato dalla moglie. Sarebbe proprio questa la causa scatenante del raptus di follia che lo ha portato ad appiccare l’incendio. Il militare non avrebbe infatti accettato la fine del matrimonio. Il rancore e la forte gelosia nei confronti dell’ormai ex moglie lo avrebbero convinto a commettere una strage familiare, coinvolgendo la stessa figlia minorenne.
Non si sa ancora se la donna si trovasse all’interno dell’abitazione data alle fiamme: tutti i coinvolti, ad ogni modo, sono salvi.
I vigili del fuoco hanno dichiarato l’appartamento inagibile, mentre i carabinieri hanno aperto un’indagine finalizzata a chiarire le dinamiche di tutta la vicenda. Si cerca di capire, inoltre, se il carabiniere abbia già mostrato in passato comportamenti lesivi o pericolosi.

nonostante la modernità la nostalgia del passato la fa ancora da padrone . il caso della foto dell'asino davanti alla banca foto scattata a foggia nel 2017 ed ancora virale

questa news mi  fa  ritornare  in mente ed  mi ha  fatto  scegliere  il titolo  del post  d'oggi   ,  è  dispersa   da qualche   parte  a casa ma  appena  la trovo  la metto  , una  fotro scattami  a  3  anni  a cavalo all'asino  a  Cuglieri  paese  di nonna materna  .
Parcheggia l’asinello e va in banca: la foto diventa virale
(credits photo: lavocedimaruggio.it)
 Il mix di tradizione contadina e finanza informatica, immortalato dalla fotografia scattata da un passante nel 2017, ha talmente affascinato il popolo del web che, dopo più di anno, gli utenti continuano imperterriti a ricondividere l’immagine. Voglia di riscoperta delle nostre antiche origini campagnole, celebrazione di una ritrovata mobilità ecologica o semplice sfottò virale sulla persistenza di stili di vita d’altri tempi nella modernità? Il successo della foto potrebbe diventare presto oggetto di una vera e propria indagine sociologica.
Lo scatto in questione è stato pubblicato su Facebook il 28 aprile del 2017


dalla pagina 'Inchiostro di Puglia', ma per qualche strano motivo e per le 'folli' dinamiche dei social, soltanto negli ultimi giorni è stato ripostato da migliaia di utenti, attirando l'attenzione di moltissimi quotidiani online.
“La Puglia è uno stato d'animo”, scrivevano nel commento gli admin della pagina Facebook. Guardando questa foto è difficile dargli torto.

Infatti secondo https://www.105.net/news/tutto-news/ pare proprio che la foto scattata a Cagnano Varano, in provincia di Foggia, sia piaciuta a tanti.Il protagonista dell’immagine è un asinello legato nei pressi della banca del paese.
Il proprietario deve aver pensato di ‘parcheggiare’ lì l'asinello per andare a ritirare i soldi allo sportello. Insomma, assistiamo a un mix perfetto fra ruralità e tradizione, in cui la finanza incontra, forse, un desiderio di tornare alle origini e recuperare l’amore per i ‘bei vecchi mestieri di una volta’.
Qualunque sia il significato dello scatto datato 2017, il popolo del web l’ha davvero apprezzato.

24.9.18

il senso di colpa si deve combattere \ rimuoverlo , rimuoverlo dopo averlo analizzato oppure conviverci e lasciare che t'attraversi \ ti scivoli insoma ( ma non sempre fare finta di niente ) ?

PER  APPROFONDIRE

Risultati immagini per SENSO DI COLPA
lottando per non cadere ne senso di colpa per  un recente  fatto accadutomi  in rete , anche se ho delle  gravi reponsabilità in uno  "scazzo " ( poi rimosso  dai  commenti  lasciati  sulla   loro pagina fb    diretti interessati  )   tra me ed i genitori di questa ragazzina (ne  avevo parlato anni fa  del  suo incidente  post  poi  rimosso  per  delle inesatezze  da parte mia  e  che  hanno creato  ulteriore  dolore  a  geniotori    anche  se   sono passati  7 anni ) morta  qualche anno  fa  (  I II   ) investita  ,pur non essendo il solo ad averne , ho deciso di ispirato anche da questo bellissimo post di




Matteo Bussola
20 hVi racconto una piccola storia, per la quale mi sento un po' in colpa.
Ero su un regionale che tornavo da una presentazione, dovevo andare a Milano Centrale. Sul regionale comincia a circolare la voce che, oggi, tutti i treni diretti a Centrale fermeranno a Milano Garibaldi. Seduto di fianco a me c'è un signore corpulento sui cinquantacinque, ha l'aria spaesata, entra subito in agitazione, continua a guardare il suo biglietto.
"Madonna come faccio", dice, "io devo andare a Verona, come si fa? Il treno per Verona passa anche da Garibaldi?"
"No", gli dico, "al limite passa da Lambrate. Ma tanto da Garibaldi basta prendere la metro verde e in cinque minuti si è in Centrale, stia tranquillo."
"Ma la metro quale?", dice. "Ma bisogna fare il biglietto?"
"Sì", dico, "ma non si preoccupi, tanto i biglietti della metro li vendono anche all'edicola appena scendiamo, problemi non ce ne sono."
"Ma tu dove vai?" dice, agitatissimo.
"Vado a Verona anch'io", dico, "probabilmente dobbiamo prendere lo stesso treno."
"Madonna, allora sai che faccio?", dice. "Ti sto attaccato fino a Centrale così non mi perdo, posso?"
"Ma certo", dico.
"Grazie", dice, "è che io treni non ne prendo mai, devo andare a Verona per un lavoro, almeno così sono sicuro."
"Non c'è problema", dico.
Quando il regionale sta per arrivare alla stazione di Garibaldi le persone si alzano e cominciano a prepararsi. Mentre sto sistemandomi lo zaino sulla schiena una signora di colore ci passa di fianco. Potrebbe essere di origine nigeriana, forse camerunense, indossa un lungo abito a fiori. Non ci spinge, non è maleducata in alcun modo, semplicemente ci supera mentre noi stiamo prendendo le ultime cose.
Il signore la guarda, poi si volta verso di me.
"Quanto mi stanno sui coglioni questi!", dice.
Lo guardo.
"Questi chi?", dico.
Mi guarda.
"I neri", dice come niente fosse.
Ci fissiamo.
Penso: ecco, ci siamo, è successo. Non è fantascienza. C'è un gentile signore di mezz'età che ha appena ammesso davanti a te di essere razzista, senza provare la minima vergogna. Sono talmente sotto shock che non riesco a dire nulla, esco in corridoio, ci mettiamo in fila per scendere, lui mi segue, continuo a pensarci nei venti secondi che impieghiamo per raggiungere la scaletta. Quando siamo sul binario mi volto verso di lui.
"Senti", dico, "ho deciso che non voglio assolutamente che tu mi segua."
"Eh?", dice.
"Ti trovi la metro e il tuo treno da solo, da qui in poi sono tutti cazzi tuoi", dico.
Mi guarda con un'espressione in bilico tra l'incredulità e il panico.
"Ma...?", dice.
"Porta pazienza", dico, "è che a me invece stanno sui coglioni quelli come te, ma proprio tanto."
Comincio ad allontanarmi prima piano, poi mi metto a correre, lo sento urlare un paio di imprecazioni.
Siccome sono fatto male, mentre scendo le scale per la metro comincio a sentirmi quasi un po' in colpa, come se avessi abbandonato qualcuno al suo destino.
Adesso che ve l'ho raccontata, vi confesso che in colpa non mi ci sento più, nemmeno un po'.

 di scrivere  ed  interrogarmi  con voi  questo post  d'oggi  .
Risultati immagini per SENSO DI COLPA

 Come  ho  già detto nel titolo  mi chiedo  : <<  il senso di colpa   si deve  combattere \   rimuoverlo  , rimuoverlo  dopo averlo analizzato   oppure  convverci e    lasciare  che t'attraversi \    ti scivoli  insoma (  ma non sempre  fare  finta di niente  )  ?   >>  Proviamo  a    ripondere  analizzando    senza  scordare  l'altro Io   ovvero il  leuco'   Pavesiano   o  l'epistole  di  Lucio Anneo Seneca.(  4 A.c - 65 D.c )   le   varie  opzioni 

Primo metodo 
Risultati immagini per SENSO DI COLPA è il più  dloroso    e per  coraggiosi    per  coloro   che  considerano  : <<  (...) Monito terrorista che la retta è per chi ha fretta\ Non conosce pendenze smottamenti rimonte (...) >>  ( CSI - Bolormaa   ) .  E'si efficace  ,  salvo che  tu   abituato  a non riempire   il  vuoto ( droghe   cibo in eccesso  , alcool , mastrubazine continua  ed  forsennata  )  e  quindi se  non gestita  bene   crea    circolo vizioso  perchè  poi ti risenti in colpa   e devi di  niovo lottare per  eliminarlo  .
secondo metodo
Il migliore  per  chi decide  d'appplicare il etodo  dell'equilibrio   efficace    ed meno doloroso  del primo . perchè almeno riesci  a  gestire  meglio il vuoto  d'esso creato  senza  doverlo necessariamente  riempire   a tuttti  i costi  e   subito  .  

 terzo  metodo  
t Sconsigiabile  almeno che  tu non voglia  ( se  non lo  sia  già )  diventare  bastard inside  ed cinico  verso te  stesso e verso  gli altri  . personaggi  come gli indifferenti di Gramsci   (  testo integale   dello scritto ) .  A  volte  è vero  lo uso  anch'io  che  prediligo   sia  il priimo che  il secondo metodo  . Anche  se  dopo     tormenti  ( lo  so  no poco coraggioso  ma  ancora non roesco a gestore  bene  il vuoto  che  esso mi crea  )   perchè  il lottare ti  togliere  energie   ed  quindi  convine  eliminarlo senza lottare  \ fare niente   aspetto che s'estingua da  solo  , ma   se lo  si fa  spesso   si diventa  apatici  e appunti   indifferenti   di cui si parlava prima   . 

23.9.18

effetti collaterali della modernità L’onnipresenza delle fotografie sta spegnendo la nostra immaginazione


  le  google news  ho  trovato   quresto interessantissimo articolo  de www.lastampa.it del 23\9\2018. Da   fotogafo  insicuro 
 da  una discussione   su fb    con  un amica    del   gruppo fotografico 


******Giuse' se sai già che è pessima non pubblicarla! 
Scegli le più significative.... 
Fb non da' un premio per chi pubblica più foto...... 😉
Gestire


Rispondi2 s

Giuseppe Scano Lo so. Ma so come ho fra i contatti molti fotografi anche professionisti volevo scambiare pareri per migliorarmi
Gestire


Rispondi2 s


******* Si migliora quando c'è da migliorare.... se è da buttare è da buttare....
A maggior ragione se hai fotografi professionisti come amici devi pubblicare le foto valide....

e  compulsivo  puaura  che la prima  non piacia  all'interessato o non sia  perfetta o   rapressenti  un  attimo  diverso dal  precente  . , dico  che    tale  articolo  ha ragione  purtroppo .  Succede   quando  una cosa  diventa di massa  e    quando viene  presa  in maniera  acritica   basta  vedere   su bacheche  di stangram  e  di facebook  .

Ma  ora bado ale ciancie   e  veniamo all'articolo  

L’onnipresenza delle fotografie sta spegnendo la nostra immaginazione
Intervista allo psicoanalista Luigi Zoja, autore del libro “Vedere il vero e il falso” sulla manipolazione delle immagini

“La fotografia riassume tanto la verità quanto il suo tradimento”, scrive Luigi Zoja - psicoanalista, saggista e grande osservatore del mondo della comunicazione - nel suo ultimo libro Vedere il vero e il falso appena pubblicato da Einaudi (136 pagine, 12€; presentato oggi a Pordenonelegge). Perché le immagini vivono con una condanna intrinseca: essere immediate ma allo stesso tempo facilmente fraintendibili. O manipolabili



. Nel suo saggio, “un libro sulla fotografia, non di fotografia”, Zoja sfida il lettore a sapere oltre che a vedere. Lo fa attraverso l’analisi delle immagini-icona del XX secolo, quattro legate alla guerra e quattro che vedono protagonisti dei bambini in conflitti o tragedie umanitarie. Uno studio puntuale, ricco, coinvolgente. Soprattutto: una lettura necessaria per chi non vuole subire il ciclone delle immagini che ci circondano.


Lo scatto Raising the Flag on Iwo Jima di Joe Rosenthal, diventata uno dei simboli dello scontro tra Stati Uniti e Giappone nella Seconda guerra mondiale. Per molti anni è stata criticata per sembrare “finta”, ma è stata scattata proprio nei giorni della conquista


Nell’epoca delle fake news, il libro sembra uscire nel momento giusto. Da cosa nasce questo suo saggio?


«Ammetto che ci avevo pensato prima dell’arrivo di Trump. Avevo iniziato a raccogliere materiali durante la scrittura di Paranoia (Bollati Boringheri, 2011). Lavoravo al tema delle alterazioni dei messaggi nei mezzi di comunicazione, analizzando alcune fotografie note per capire i gradi di manipolazione che avevano subito».



LAPRESSE  Luigi Zoja al Festival di Mantova del 2015

C’è la famosa fotografia di Robert Capa sulla morte del miliziano, la fotografia dei soldati americani che issano la bandiera a Iwo Jima, e quella dei sovietici sopra il Reichstag. Come le ha scelt
e? »Ho selezionato quattro immagini di guerra e quattro che ritraggono dei bambini, cercando una simmetria tra dramma e speranza. Le fotografie della guerra sono quattro immagini iconiche, ma tutte in qualche modo vittima di manipolazione. Molte foto che noi crediamo istantanee di momenti irripetibili, in realtà sono ricostruzioni fatte in un secondo momento. Buona e mala fede si sovrappongono, a volte trasformando l’immagine in propaganda».

Il fotoritocco esiste da molto prima di Photoshop, insomma. Quand’è che la fotografia ha smesso di essere uno strumento di verità e ha iniziato a essere manipolata?


«La fotografia si è presentata al mondo come un modo per mostrare la realtà in maniera immediata. Per la prima volta si poteva fotografare una battaglia mentre era in corso, mentre prima veniva dipinta e gli artisti dovevano aspettare la fine dello scontro. Se non altro per capire chi avesse vinto. Ma la manipolazione c’è sempre stata anche nelle foto. Fin dai tempi della Guerra di secessione: per scattare erano ancora necessari lunghi tempi di esposizione quindi le scene erano ricreate, sposando soldati e persino cadaveri».



Il miliziano che muore, lo scatto più famoso di Robert Capa

Perché nel libro ha scelto solo immagini del XX secolo?


«Ci sono due ragioni principali. La prima: ho scelto di limitare il campo di studio, come si deve fare quando si affronta un lavoro di ricerca. La seconda: credo sia giusto dare alle nuove generazioni un senso della storia, mostrando loro delle immagini che raccontano un periodo che loro non dovrebbero dimenticare».

Sceglie anche di non mostrare immagini di morte, come mai?

«È vero, nel libro non ci sono immagini che ritraggono vittime e morti. Siamo bombardati da immagini sempre più violente, ma credo che sia necessario un rispetto maggiore per la morte. Lo stesso rispetto che avevano gli antichi: bisogna parlarne, ma non mostrarla direttamente».

Scattiamo più immagini di quante ne possiamo vedere, ne vediamo più di quante possiamo ricordare. Subiamo spesso i messaggi di fotografie manipolate o false. Eppure dopo due secoli dall’arrivo della fotografia dovremmo essere più educati a questo linguaggio. Perché non è così?


«Oggi c’è una vera bulimia dell’immagine. Il consumismo ha trasformato anche il mondo delle immagini: il pubblico sceglie l’immagine più godibile, come scriveva Susan Sontag. E facendo così c’è una costante inflazione, cerchiamo immagini sempre più shockanti. L’onnipresenza delle immagini ci abitua a chiedere sempre di più: nel campo dell’informazione, dei rapporti sociali e d’amore, e anche nella religione».

A cosa può portare questa deriva?


«Sempre di più la nostra immaginazione si sta impoverendo. Quando abbiamo così tanti stimoli che vengono dall’esterno, non sappiamo crearne noi dall’interno. Dobbiamo tornare ad allenare la nostra immaginazione. Da psicoanalista, io uso uno strumento tecnico molto prezioso: l’’immaginazione attiva, di origine junghiana: bisogna prendere un’immagine fissa e concentrarsi su di essa finché non si muove, finché la nostra fantasia riesce a darle un’azione. E se ci impegniamo davvero l’immagine si muove. Ma è sempre più difficile, soprattutto per i più giovani».

Cosa possiamo fare per non essere vittima delle immagini, ma riuscirle a capire e apprezzare? Quali altri strumenti abbiamo?


«Ritorno sul concetto di limite, tanto caro agli antichi greci. C’è una tendenza sempre più forte ad abolire tutti i limiti. E invece i limiti sono necessari. Servono a evitare l’indigestione e la nausea. Un sommelier non può assaggiare 50 vini in una sola serata. Noi dobbiamo guardare di meno e guardare meglio. Conoscere e non solo vedere ciò che ci circonda e ci si presenta davanti».