"Dai popoli Maya del Chiapas si alza una voce che non intende togliere spazio a nessuno nel mondo, ma esige che nessuno sia privato di uno suo spazio nel mondo .
La discriminazione (sotto qualsiasi forma, sia essa politica, razziale, economica o giuridica) è una forma di negazione dell'essere umano, un modo per mettere un uomo contro l'altro, contro se stesso.
Per questo, la lotta dell'EZLN e il coraggio degli indios zapatisti del Chiapas non sono un fenomeno che riguarda solo il Messico.
Questa lotta comunque vada a finire in Messico è un frammento nella lotta eterna per l'affermazione della dignità dell'uomo"
Incontro con:
Carlos Montemayor
22 settembre 2005
ore 18:00
Sala Convento Cappuccini Sant'Agata
Via Brigata Sassari
Quartu S.Elena
Carlos Montemayor è un esperto di storia dei movimenti guerriglieri, si è occupato di letteratura orale, coordinando seminari di giovani scrittori indigeni. Studioso di lingue indiane, narratore innamorato delle rivolte contadine, poeta delle stagioni, scrittore, giornalista, professore universitario. Sono stati pubblicati in Italia tre suoi libri: La danza del serpente, La guerra in paradiso, Chiapas: la rivoluzione indigena.
"(.) I muri di confine tra Stati Uniti e Messico rappresentano un altro caso di separazione impenetrabile, così come il muro creato dal governo israeliano in Palestina è sinonimo non solo di distanza ma di repressione e appropriazione violenta del territorio. Quando le frontiere non sono sufficientemente funzionali come concetti politici e territoriali, normalmente si convertono in muri di pietra, acciaio o bombardamenti. E non si tratta di un cattivo funzionamento delle frontiere, quanto della tensione insolita e brutale di governi o gruppi di potere concreti. Cancùn, Washington o Genova che si chiudono per impedire le manifestazioni "altermundistas", rappresentano altri crimini di frontiera, che non marcano solo territori ma anche poteri politici ed economici." (c.m.)
sembra quasi...
Sembra quasi, in sere come questa,
che la terra sia un modo di essere,
una dimenticata sensazione. E che si cerchi
come un desiderio nel nostro corpo,
come se nel nostro corpo lo sentisse
l’erba che l’ha coperto,
le piogge che su di esso per tante notti sono cadute.
In sere come questa capisco,
senza fretta, chiaro,
che ogni corpo ricorda la terra che è stato.
traduzione di giovanni gentile marchetti (http://www.el-ghibli.provincia.bologna.it/id_1-issue_01_04-section_2-index_pos_1.html)
http://www.seix-barral.es/fichaautor.asp?autor=48
http://switzerland.indymedia.org/it/2005/06/33443.shtml
http://www.tmcrew.org/chiapas/chiapas2/montem.htm
http://www.el-ghibli.provincia.bologna.it/id_1-issue_01_04-section_2-index_pos_1-author_130.html
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