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Nel suo interessante articolo su Repubblica di oggi Tim Garton Ash propone un sommario di sei diverse tesi sull’Islam e il suo rapporto scontro con l’Occidente, che si possono sintetizzare così:

1.   L’Islam è religione, la religione è superstizione e falsa conoscenza, c’è bisogno di una società laica nei paesi islamici.

2.   Il problema non è la religione in se ma la religione islamica in particolare.

3.   Il problema non è la religione islamica ma l’interpretazione distorta dell’Islam data dalle correnti integraliste.

4.   Il problema è politico: nessuno stato arabo è una democrazia autoctona.

5.   Il problema è l’Occidente, la sua immoralità, l’appoggio dato ad Israele.

6.   Il problema sta nel contatto tra l’immigrazione dei giovani musulmani e l’occidente che se per la maggior parte costituisce un enorme attrazione, dall’altra suscita disgusto e violenza in una minoranza.

Mi stupisce come manchi una tesi economica, piuttosto evidente.

Il fatto è che i 22 Paesi della Lega Araba costituiscono i maggiori detentori della ricchezza del petrolio, che è il bene mondiale attualmente più prezioso e la cui disponibilità va via via diminuendo.

La Lega araba non è mai stata unita, in realtà, sin dalla sua fondazione nel 1945. Divisa sin da allora tra paesi filo sovietici e filo occidentali.

Oggi divisa ancora tra stati filo occidentali e stati che rivendicano anche violentemente una propria indipendenza e autonomia, essi costituiscono in realtà il più grosso problema per l’economia liberista occidentale.

Che accadrebbe se la Lega Araba mettesse da parte odi e divergenze e si unisse in un mercato comune del tipo europeo e decidesse di porre un embargo petrolifero, o di escludere le compagnie occidentali dall’affare petrolifero?

Il nocciolo del problema è proprio questo e l’Iraq, uno dei paesi del petrolio, non a caso è al centro di questo conflitto già iniziato e di cui l’Islam e il Cristianesimo sono in realtà un banale pretesto.

Nel frattempo ieri in Iraq ci sono stati oltre 150 morti, oggi altri 20, e la democrazia irachena dal suo instaurarsi, ha comminato oltre alle torture subite nei vari carceri speciali, 41 condanne a morte e oltre 5000 condanne all’ergastolo.

 

 

 

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