7.10.08

IL FILO DELLA CENSURA

   La “S T R I S C I A” di  PEPPISTRILLU      peppistrilluenzo@hotmail.com



Dalla collina vedo il cimitero delle sacche scrotali,
milioni, stese sul filo della censura.
Nelle loro estremità ciondolano morale e molari.
Appartengono a quelli che si esprimono a morsi,
quando costretti dall’umiltà della non comprensione, devono fermarsi per
ingerire uova di forma non ovale.
Gettati nel panico dal rifiuto, afferrano il proprio collo arrossato e con le ve
sporgenti rigurgitano il corpo estraneo.
Questa volta di forma ovale. Autentica.
Ecco il siluro del buongusto sembra dire un donnona,
ricoperta di piume rosa, modellate a forma di cuoricino. Lo tiene alzato per
mostrarlo alla folla rumorosa.
Qualcuno urla: - non gettarlo a terra, potrebbe contenere la vita di un pulcino.-
Si leva il boato. Lo zucchero filato esce dalla terra e quello a velo scende dal cielo.
Il contagio è rapido. Nessuno vuole vedere la possibile fine del pulcino.
Solo un individuo, approfittando della tensione che toglie il respiro alla folla,
urla: - gettalo, è marcio, puzza di vomito e di viscere.-
Sul filo ci sono pure le sue sacche scrotali, dilaniate dai morsi della folla.
L’uovo è ancora intatto, la sua
forma è perfettamente ovale.
Gli esseri generosi e turnanti,
aprono i loro glutei e si siedono
per scaldare l’utero rigido.
Lo fanno in modo ordinato.
Silenziosi e devoti.
Aspettano il loro turno sulla
distesa di palline colorate.
L’uomo invece è volato a Casablan-
ca, soddisfatto, perché metà del
lavoro è stato fatto.

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