30.5.21

Il Metodo Kominsky: Il tema della vecchiaia al cinema nell' ultimo decennio. L’intelligenza nel raccontare l’ultima età della vita, dissacrandola e avvolgendola di tenerezza. Con interpretazioni sapien

 chi lo dice che le serie tv su netflix sono solo trash ? dopo la grandissima La regina degli scacchi (The Queen's Gambit) ecco una grandissima ( tre stagioni intense ) il metodo kominsky .
L’interpretazione di Michael Douglas è come sempre maiuscola (eccezionale, in tal senso, il suo monologo sulla morte), così come l’alchimia con la ritrovata Kathleen Turner: insieme, i due sono davvero irresistibili.
La sceneggiatura riesce nell’intento di approfondire argomenti delicati   (   quasi tabù  che solo poche  film e poche  serie     tv    hanno  affrontato  fino in fondo  ) come la terza età senza appesantirsi troppo, facendo un po’ di sana autoironia sullo stato dell’industria cinematografica e non disdegnando temi più contemporanei. Una  film dove   e dramma  e  comicità    si mescolano abilmente  
Infatti


viene da chiedersi << [... ]Cosa distingue la comicità dal dramma? Qual è la distanza tra i due generi? Gli esseri umani parlano, piangono, hanno paura, ridono, s’infuriano. Quali di queste cose è più importante e degna della nostra attenzione? Nessuna. Sono uguali. Non interpretiamo la comicità. Non interpretiamo il dramma. Interpretiamo la verità. Interpretate la realtà del momento. Se devi stimolare una risata, succederà. Non dovete forzarla, anzi forzarla è la cosa peggiore che si possa fare >> da https://www.taxidrivers.it/181688/serie-tv/netflix-serie-tv/il-metodo-kominsky-la-recensione-delle-sue-tre-stagioni.html Questa serie tv , in particolare gli ultimi 6 episodi della stagione conclusiva insegna che non è mai troppo tardi per sognare, per credere in se stessi, per raggiungere quell’obiettivo che si è inseguito per una vita intera. Se l’assenza di Arkin nel primo episodio dell'ultima stagione aveva fatto temere un possibile calo qualitativo e un’inflessione nella capacità comica, nelle dinamiche tra personaggi e nella resa generale della serie con il rischio di far fallire un buon progetto , la chimica tra il solito gigantesco Michael Douglas e Kathleen Turner riesce nel difficile compito di non far rimpiangere il co-protagonista originale e dona all’opera di Lorre una nuova dimensione particolarmente riuscita. E' stato capace di non rovinare una intera serie proprio nell’arco di soli sei episodi e di raccontare una commovente storia sulla terza età, sulle dinamiche di Hollywood, sulla paura di morire o di ricominciare. Una storia di rimpianti e di seconde occasioni, di amicizie indissolubili e di amori complicati, narrata con l’umorismo e la leggerezza (senza però mancare mai di rispetto) tipici di un autore come Chuck Lorre

29.5.21

«IN FILA ALLA CASSA, UNA DONNA HA BISOGNO, UN SIGNORE L’ AIUTA CON DISCREZIONE»

 Riporto un testo così come l’ ho letto, senza  modifiche   o aggiunte ,  perché pur essendo   una  storia  che girà nel web  ,  dice  tutto  .Racconta  di come  Al tempo del Coronavirus, le file al supermercato non sono state solo teatro di litigi e baruffe.

“In fila alla cassa, il display segna 26,80€, la faccia stranita:
"Ah scusi ho dimenticato il bancomat, ho solo 25€ tolgo qualcosa".
Nel piccolo carrello non ci sono patatine o cibi inutili, vedo pane, pasta, latte, pomodori, carta igienica. L'imbarazzo per chi è distante appena un metro è palpabile, il volto di una mamma poco più che 50enne è corrucciato, deve scegliere cosa sottrarre ai propri figli. È così che assisto al più bel film italiano, reale più che neorealista, poco dietro un altro signore in fila: "Scusi, le è caduto qualcosa" La signora è sorpresa, a terra c'è una banconota da 10 euro, sa bene che non le appartiene Lo sguardo amorevole dell'uomo la convince, é troppo per lei dire che è sua. Non ha vestiti firmati ma non indossa stracci, non ha il trucco ma la sua faccia trasuda sacrifici. Il signore si piega, raccoglie la banconota e le dice: "Probabilmente è successo quando ha aperto il borsello". Ora sembra una bambina, é felice, soprattutto della sua onestà. Paga e uscendo sorride all'uomo che è davanti a me. Lo guarda per l'ultima volta e dice: "Grazie". Assisto e sono felice anch'io, ho capito la lezione. Quell'uomo avrebbe potuto dire: "Non si preoccupi faccio io". Invece ha scelto di preservare la dignità, sua e della signora.

 Ora  Chi ha fatto un beneficio taccia, lo ricordi chi lo ha ricevuto.” Ricordiamoci il bene si fa in silenzio ,il resto è palcoscenico . Mentre leggevo questa news trovata sulla home di Facebook  mi è venuto in mente che le buone notizie sono… a più piani. Primo piano: ho lasciato per intero la descrizione dell’ accaduto perché ce la potessimo gustare: la buona notizia come un sasso buttato nell’ acqua che buca la superficie e si allarga a cerchi concentrici. Secondo piano: uno sconosciuto in fila alla cassa nota che la signora che lo precede non ha tutti gli euro per pagare la spesa; la buona

notizia parte dal vedere, cioè dal non essere spettatori inerti. Terzo piano: i dieci euro che “colui che vede” getta a terra, come se fossero caduti dal borsello della signora, ci dice che la buona notizia è silenziosa, umile, senza bisogno di fanfare. Quarto piano: la signora capisce il “gioco” e regala il suo stupore, la sua gratitudine. Quinto piano: mentre esce, la signora esprime un grazie pieno di dignità e di franchezza; sa che un dono non è mai “meritato”. E grazie lo dicono coloro che vengono a conoscenza di questa “buona notizia”, non solo coloro che sono stati testimoni (in fila al supermercato) ma anche noi che ne veniamo a conoscenza grazie alla testimonianza.

Recensione di Cento anni di solitudine di Gabriel Garcia Marquez

 Potrebbe essere un'immagine raffigurante il seguente testo "UNIVERSALE ECONOMICA FELTRINEL 진 GARCÍA MÁRQUEZ CENT'ANNI ANNI DI SOLITUDINE romanzo"

  
Il racconto narra le gesta della famiglia Buendia, ambientate nell'isolatissima città di Macondo, in Columbia.
Si raccontano le vicissitudini di sette generazioni di imprenditori, colonelli, pasticceri, vegenti, costruttori di strumenti musicali al cui capostipite José Arcadio si deve la fondazione della città. L'unico collegamento tra Macondo ed il "progresso", é dato dallo zingaro senza età Melquiades, che ad ogni arrivo a Macondo, porta con sé gli oggetti più disparati ed immaginabili, le invenzioni meravigliose che vanno da un cannocchiale ad un dagherrotipo ad un pitale di oro massiccio. Il momento più emozionante, a mio parere, é quello in cui José Arcadio porta i suoi figli in un baraccone degli zingari per far vedere loro il ghiaccio. Da vecchio, suo figlio Aureliano, comprenderà che il segreto di una buona vecchiaia non é altro che un patto onesto con la solitudine.

27.5.21

Funivia Mottarone, Serena e Mohammadreza non potranno essere seppelliti insieme

 leggi anche  


non sempre il silenzio è possibile soprattutto davanti a situazioni che non rispettano l'amore di due persone .Mi chiedo e chiedo alle rispettive famiglie se invece di seppellirli li cremassero e unissero le loro ceneri per spargerle nel vento . si risolverebbe la cosa e si rispetterebbe il loro amore


da  repubblica  online  del 27\5\2021

Per Serena Cosentino e il suo compagno, Mohammadreza Hesam Shahaisavandi cattolica lei, musulmano lui, per loro "servirebbe un cimitero civile che a Diamante non c'è", dice il parroco. E il legale della famiglia aggiunge: "Problemi anche burocratici e diplomatici" Funivia Mottarone, Serena e Mohammadreza non potranno essere seppelliti insieme

Sono morti insieme ma non potranno riposare insieme Serena Cosentino, la giovane borsista del Cnr originaria di Diamante, e il suo compagno, Mohammadreza Hesam Shahaisavandiuccisi entrambi dal crollo della funivia del Mottarone. Cattolica lei, musulmano lui, alla cosa non hanno mai badato. Ma da vittime di quella strage che si scopre provocata da una consapevole manomissione dei freni, quello a cui mai hanno dato peso diventa barriera. "La famiglia di Serena avrebbe voluto che anche il compagno fosse sepolto con lei ma non sarà possibile, servirebbe un cimitero civile" dice don Eugenio Hounglonou, il parroco che domani officerà le esequie della ragazza di Diamante e in questi giorni è stato a stretto contatto con la famiglia. 

Trincerati nella loro casa al centro del paese, lontani dai media, dai curiosi, anche dall'eco di quella notizia che non vogliono accettare, i genitori - elettricista lui, casalinga lei, notissimi e benvoluti in paese - rimangono in silenzio. "Sono distrutti dal dolore, soprattutto la mamma. Il padre cerca di resistere come può" dice il sacerdote, spiegando anche che durante i funerali sarà predisposta un'area all'interno della chiesa perché nessuno li disturbi. A Diamante, sarà lutto cittadino. Così ha deciso il sindaco e senatore di Idv Ernesto Magorno, che spiega: "Vuol essere un segno di estrema vicinanza alla famiglia e a tutti i suoi affetti. Nello stesso tempo, vigiliamo sugli sviluppi giudiziari e sul lavoro che in queste ore gli inquirenti piemontesi stanno portando avanti per fare luce su cosa sia realmente accaduto". E se ci sarà un processo, annuncia, "il Comune di Diamante è pronto a costituirsi parte civile nella doverosa affermazione della verità".  Sugli ultimi sviluppi giudiziari la famiglia non dice nulla. L'avvocato Amerigo Cetraro, cui si sono affidati, fa da muro e filtro. "Dopo il funerale si vedrà" dice. Al legale hanno delegato tutte le incombenze che la burocrazia in questi casi impone non solo per la ragazza, ma anche per il compagno che avrebbero desiderato far riposare con lei. Ma è complicato, spiega il legale. Non si tratta solo di problemi logistici e religiosi, ma anche burocratici e diplomatici.  È stato fatto tutto il più in fretta possibile, grazie anche alla collaborazione del Comune di Verbania, degli amici di Hesam che hanno contattato l'ambasciata e il consolato iraniano e della Farnesina. Ma la procedura è lunga. Dall'Iran, dove ancora vivono la madre e la sorella del ragazzo, raggiunte dagli amici del ragazzo, sono già partite le procure che permettono a qualcuno che non sia familiare di occuparsi della salma.  Ma ci vorrà tempo perché arrivino e vangano protocollate e dovranno essere tradotte ufficialmente, quindi trasmesse. Burocrazia che allunga a dismisura tempi e strazio. Solo dopo la salma potrà lasciare Verbania e iniziare il viaggio verso l'Iran. "I familiari di Hesam non lo hanno chiesto espressamente e personalmente io ho condiviso il desiderio espresso dalla famiglia di Serena, ma il diritto della sepoltura spetta ai familiari". Quando le carte faranno il loro corso, Hesam tornerà a casa. Anche se per lui casa era da tempo l'Italia, dove progettava di vivere con Serena. Lo dicono chiaramente i messaggi di cordoglio e saluto dei suoi amici e colleghi della Sapienza a Roma, dei professori che lo ricordano come uno studente brillante e persino della rettrice Antonella Polimeni, che scrive "resterà il ricordo indelebile di due giovani che si impegnavano con entusiasmo e serietà nella vita universitaria".

Questa è una storia che non andrebbe raccontata ma urlata. Perché grida giustizia.il caso delle sorelle Rosa e Savina Pilliu,

come dice l'autore del post riportato sotto Questa è una storia che non andrebbe raccontata ma urlata. Perché grida giustizia. Una giustizia non riconosciuta dallo stato e dalla cosiddetta antimafia dei professionisti .
Ma   ora  basta chiacchere   e lasciamo parlare   l'articolo ma  prima    un link per  chi volesse  approfondire   a  vicenda   https://www.nextquotidiano.it/pif-libro-sorelle-pilliu-mafia-beffa-stato/
Tutto ha inizio a Palermo, nel 1990, quando Pietro Lo Sicco, costruttore in odor di mafia, si mise in testa di costruire un palazzo di sette piani in via del Bersagliere. Ma, per farlo, aveva bisogno di buttare giù le casette di fronte. Con mezzi leciti o illeciti riuscì a ottenerle e ad abbatterle tutte. Tutte meno una, quella di Rosa e Savina Pilliu, due sorelle sarde trapiantate in Sicilia che decisero di non cedere a quell’atto di sopraffazione, nonostante fusti di calce recapitati in negozio, corone di fiori sotto casa e altre intimidazioni esplicite.
Di fronte alla tenacia delle sorelle Pilliu, Lo Sicco si inventò che quel terreno era già suo, grazie anche a una mazzetta fatta scivolare a un assessore, e cominciò a demolire tutte le casette per costruire il palazzo, che nel frattempo era già passato da sette a nove piani.Ma anche in questo caso Lo Sicco dovette fermarsi di fronte all’orgoglio incrollabile delle due sorelle, che avviarono allora una battaglia legale per fermare le ruspe. Una battaglia che durerà per 30 anni, durante i quali le sorelle hanno lottato e vinto in tutti i tribunali, ottenendo l’arretramento del palazzo ma anche, grazie al loro decisivo contributo, la condanna di Lo Sicco a 7 anni per associazione mafiosa e un risarcimento civile di 750mila euro.E qui arriva la beffa atroce perché non solo non hanno mai visto neanche un euro, né da Lo Sicco (nel frattempo espropriato di tutto) né dal fondo vittime di mafia, che sbatté loro le porte in faccia nonostante prove di ogni genere, ma - tenetevi forte - si sono viste anche recapitare dallo Stato una cartella esattoriale da quasi 23mila euro, pari al 3% di tasse su un risarcimento che non hanno mai ricevuto né, forse, riceveranno mai. Ecco cosa resta a queste due sorelle dalla schiena dritta per aver combattuto, nei fatti e nei tribunali, mafia e corruzione per 30 anni: una tassa da 23.000 euro. Loro che hanno vinto la loro battaglia decennale contro la mafia, ma hanno dovuto piegarsi a uno Stato ottuso e iniquo. Ed è qui che entra in gioco l’uomo nella foto


noto a tutti come Pif, anche lui palermitano. Che, insieme a Marco Lillo, ha scritto un libro dedicato a questa battaglia di coraggio e di civiltà, ma, come spesso gli capita, è andato oltre, provando a cambiare il finale di questa storia: l’intero ricavato del libro, “Io posso: due donne sole contro la mafia” sarà, infatti, interamente devoluto alle sorelle Pilliu. Non solo. L’ambizione è quella di ricostruire quelle palazzine distrutte e affidare gli appartamenti di Lo Sicco ad associazioni antimafia. Un atto di riparazione culturale. Un modo per celebrare due italiane di cui essere orgogliose. Un degno finale per una storia indegna.

26.5.21

TOR BELLA MONACA / VIA ACQUARONI L’istituto di via Acquaroni ricorda Davide Marasco nella settimana dell’eduzione stradale L’iniziativa, fortemente voluta da mamma Maria Grazia Carta, si svolgerà nel giorno del secondo anniversario di scomparsa

 


Di  cosa  stiamo  parlando  
oltre   gli articoli del blog  , cercateli   nell'archivio , potete leggere  e sentire  l'intervista  alla  madre  qui  https://www.castedduonline.it/automobilista-educazione-stradale/


Anna Grazia Concilio

RomaToday

24 maggio 2021 18:24

“Non c’è un modo migliore per ricordare Davide se non quello di dedicare un’intera giornata alla sicurezza stradale perché la scuola continua, seppure con pochi mezzi a disposizione, a dare il massimo e a sostituirsi alla politica”. Queste sono le parole di Maria Grazia Carta, mamma di Davide Marasco ucciso da un pirata della strada all’alba del 27 maggio del 2019: è lei la promotrice dell’evento “Una scuola sulla buona strada”, fissato in calendario nel giorno in cui ricorre l’anniversario della morte di suo figlio.

Maria Grazia Carta e Davide Marasco


Sono trascorsi due anni da quando Naim Xhumari, cittadino di origini albanesi, ubriaco al volante, ha investito e ucciso Davide Marasco, di 31 anni, dopo aver imboccato contromano la via Casilina, all’altezza del quartiere Torre Maura. Da quel giorno, mamma Maria Grazia ha avviato una lunga battaglia, non solo legale ma anche sociale: già perché per la donna, insegnante presso la scuola di via Acquaroni a Tor Bella Monaca, della morte di Davide sono tanti i responsabili, in primis le istituzioni: è necessario fare prevenzione e sottrarre i territori al degrado affinché simili tragedie non si ripetano più.Raccogliendo la disponibilità della dirigenza e dei colleghi, Maria Grazia ha organizzato un’intera giornata dedicata a giochi, workshop, testimonianze e incontri nell’ambito della ‘settimana dell’educazione stradale’. “Saranno coinvolti tutti i bambini e i ragazzi dell’istituto comprensivo, in base all’età verranno riservate specifiche iniziative – ha concluso – L’impegno è massimo affinché queste morti non avvengano mai più”.

gente meschina che pur di guadagnare non esita fare cose turpi il caso della strage della funivia Mottarone

CRIMINALI ecco cosa sono che marciscano in carcere o siano condannati a 30 anni senza condizionale e altri benefici \premi . Ecco di solito per  una delle poche cose che ho deciso di tenere  del mio processo di battere e levare  delle sovrastrutture esterne  come l'educazione familiare  e le altre nozioni apprese dal sistema ( scuola , chiesa , politicamente corretto , ecc ) sarei  garantista . Infatti lo so che dovrei : essere coerente con quanto ho scritto nel post precedente ., evitare commenti come quelli espressioni dal titolo del post ed aspettare  l'ultimo grado giudiziario   per potermi esprimere  merito in quanto ogni persona è  innocente fino  alle fine e ..... bla.... bla .... . Ma  non sempre uno riesce a trattenersi . soprattutto  quando si viene arrestati per fatto del genere  . ... Non riesco a commentare ulteriormente tale notizia


ITALIA L'inchiesta della procura di Verbania ​Tre fermi per la strage del Mottarone. Tra loro il gestore Tra i fermati figura anche Luigi Nerini, proprietario della ferrovie del Mottarone. Per la procura sapevano che il freno di emergenza era disattivato. La strage ha provocato 14 morti. Ancora in corso gli accertamenti tecnici sulla rottura del cavo   da : http://www.rainews.it/ del 26 maggio 2021
e vi lascio condividendo questo post trovato su una bacheca social



e sulle note di queste due canzoni  che costituiscono la colonna sonora del post

senza parole - vasco rossi
ho perso le parole - Luciano Ligabue 
Morire -CCCP Fedeli alla linea

non sempre fare di testa propria e quindi essere anarchico è negativo il caso di di Tarcisio Burgnich alla semi finale dei mondiali del 1970 in italia -germania

Il nome  in se    non mi diceva niente  , essendo     cresciuto negli anni 80\90  ,  proprio  quando   Tarcisio Burnignich    era  già  andato in pensione .  É  dai miei  genitori , oltre  che dalla  tv  che  parla  della  sua   morte  .  E fra gli  articoli coccodrillo  che ne  parlano    ho  trovato questo d repubblica    del 26\5\2021 qui l'articolo completo    .  Articolo che     conferma   il  mio  commento  , che è  anche  il titolo del post    d'oggi  

[...] 

Ma anche gli immobili, venerabili e quasi eterni nella loro postura, una volta nella vita si concedono la vertigine del viaggio, come la prima e unica gita in aereo dei nonni. Dunque - e non in una partita qualsiasi ma nella mitica Italia - Germania =  4- 3  Messico '70 - Tarcisio Burgnich scappò di casa. Accadde nel primo tempo supplementare e sul risultato di 2-1 per i tedeschi, quando Muller aveva appena segnato e gli azzurri sembravano già depressi. Era un pericolosissimo momento di stanca, quando puoi perdere il filo e non ritrovarlo mai più E allora, chissà perché, Burgnich fuggì dal suo domicilio e si spinse in avanti, dall'altra parte del prato e del destino. Ci fu un calcio di punizione, e Rivera sapeva che Tarcisio di testa le prendeva tutte: quando lo vide dentro l'area, incongruo, come uno che avesse sbagliato indirizzo o si fosse perduto, Gianni calciò il pallone verso la capoccia del numero 2 ma fallì la misura e mirò troppo avanti. La palla, irraggiungibile per Tarcisio, carambolò tra l'azzurro e il tedesco Held che la respinse goffamente lasciandola, in pratica, quasi ferma. A quel punto, dopo un rimbalzostrambo, Burgnich colpì col sinistro, una specie di puntonata, e segnò. Poi corse a casa, cioè nella propria area, senza esultare. Aveva avuto la sua mattana ed era tempo di tornare in catena di montaggio.Come poi andò a finire lo sanno anche i sassi del ruscello, anche se non tutti ricordano i miracolosi salvataggi di Burgnich, uno addirittura in rovesciata sulla testa di Seeler. Questo portò gli azzurri in finale, e collocò Tarcisio nella sua seconda figurina estrema: lui che prova a saltare insieme a Pelè, angelo in decollo, irraggiungibile.                 Il re del calcio segnò di testa, anche questo lo sanno tutti, ma non tutti ricordano che Valcareggi aveva appena cambiato le marcature spostando Bertini su Rivelino e Burgnich su Pelè, che contro Bertini stava facendo un po' quello che voleva. L'azione del memorabile gol brasiliano si sviluppò proprio nel corso dell'infausto cambio di consegne, e Tarcisio arrivò in ritardo. Forse, sarebbe accaduto comunque. 

"Dicevo a me stesso: Tarcisio, anche Pelé è un uomo di carne e ossa come tutti. Mi sbagliavo". Questo Burgnich lo ripeterà sempre, non potendo tuttavia scendere da quella fotografia, come da una scala troppo alta. Adesso, però, il tempo che tutto consuma ha concesso a Tarcisio di tornare quaggiù, dove né Pelé né la corruzione degli anni e della memoria potrà più disturbarlo. Sei stato un grande, Tarcisio. Hai finito bene il tuo lavoro.

  nient'altro d'aggiungere   .  alla   prossima  

25.5.21

silenzio sui fatti di Stresa-Alpino-Mottarone

Sentendo  e leggendo  della  tragedia della funivia di Stresa-Alpino-Mottarone,  è come se  fossi bloccato    da  non riuscire   a  scrivere  niente  ., Infatti   1 )  sono ancora stravolto  come tutte le volte che sento o vedo la morte o eventi catastrofici  sia dovuti a noi uomini sia dovuti alla natura  imprevedibilità  del caso \ destino  2) non so cosa dire senza  scadere in banalità  e ovvietà  3 )  c'è  chi lo fa  ( bene o male ) per mestiere o perché  riesce a trovare  le parole adatte rispetto  a me  davanti a tali eventi .Ecco quindi scusatemi l'abuso retorico ma meglio un grande  silenzio che mille parole inutili che portano  molto spesso alla  morbosità .  Mi  auguro che  


[...] Mai come oggi, insomma, è indispensabile arrivare quanto prima a capire bene cosa è successo. E quali sono eventuali colpe e colpevoli. Non ci possiamo permettere in un momento così, in cui questa tragedia pugnala un Paese che tenta di ripartire e riacquistare fiducia, che un’altra inchiesta evapori in nuvolaglie di perizie, controperizie, ricorsi, controricorsi ... Quelle famiglie tradite da una fune che non si doveva rompere hanno diritto ad avere giustizia. E troppe volte altre famiglie non l’hanno avuta.

                              Gian Enrico Stella  corriere  della sera  24\5\2021 

Concludo con un altra  citazione musicale, stavolta diretta  ed esplicita,  che per  una coincidenza  è  in onda  radiofonica la  canzone da  cui ho preso il ritornello famoso pezzo  De  Andreiano   in questo momento  in cui sto scrivendo le ultime parole di questo post

[...]
Cos'altro vi serve da queste vite ?
Ora che il cielo al centro le ha colpite
Ora che il cielo ai bordi le ha scolpite


con questo è  tutto alla prossima .










24.5.21

precisazioni sul Caso di Marina ciontoli

leggi anche 

 https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2021/05/io-malata-di-sla-assistita-per-anni-da.html




L'altra  volta  ( qui  su  queste pagine  )  avevo dedicato  un post   all'altro lato  di   Marina ciontoli . Ed ho ricevuto  privatamente   ( CHE PUSILAMINI  NEPPURE  HANNO IL CORAGGIO  DI  ESPORSI PUBBLICAMENTE    , MA  SOLO IN PRIVATO  ) molti messaggi   alcuni ,  anche pesanti   ma  ho il imparato a no curarmene  . Ora o   caso di Marco vannini   è  una vicenda che mi devasta. E mi fanno orrore quei “giornalisti” che minimizzano le colpe dei Ciontoli. Soprattutto Martina, che era e resta sommamente e oscenamente imperdonabile.  Ma  alo stesso tempo mi da   fastidio     quando lo  si  fa    basandosi solo esclusicvamente   vedendo le  cose  da  una parte  sola   senza   vedere  anche l'altro lato    per  poi tirare le  somme ,  e  confermare o smentire   il tuo  pensiero  . Ora Per  chiarire  ogni equivoco    riporto   dalla bacheca del discusso  Andrea  Scanzi   l'intervento  di   Celestino Gnazi. il difensore storico dei coniugi Vannini. Gnazi hai scritto parole che trovo molto importanti. Ne riporto anche qui alcuni passaggi.


“𝐶𝑎𝑟𝑜 𝐴𝑛𝑑𝑟𝑒𝑎 𝑆𝑐𝑎𝑛𝑧𝑖, 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑖𝑙 𝑑𝑖𝑓𝑒𝑛𝑠𝑜𝑟𝑒 𝑑𝑒𝑖 𝑐𝑜𝑛𝑖𝑢𝑔𝑖 𝑉𝑎𝑛𝑛𝑖𝑛𝑖. 𝐹𝑜𝑟𝑠𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑑𝑜𝑣𝑟𝑒𝑖 𝑐𝑜𝑚𝑚𝑒𝑛𝑡𝑎𝑟𝑒 𝑞𝑢𝑒𝑙𝑙𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝐿𝑒𝑖 ℎ𝑎 𝑠𝑐𝑟𝑖𝑡𝑡𝑜 𝑛𝑒𝑙 𝑝𝑜𝑠𝑡, 𝑚𝑎 𝑛𝑜𝑛 𝑝𝑜𝑠𝑠𝑜 𝑓𝑎𝑟𝑒 𝑎 𝑚𝑒𝑛𝑜 𝑑𝑖 𝑟𝑖𝑛𝑔𝑟𝑎𝑧𝑖𝑎𝑟𝐿𝑎 𝑝𝑒𝑟 𝑎𝑣𝑒𝑟𝑒 𝑐𝑜𝑛𝑡𝑟𝑎𝑠𝑡𝑎𝑡𝑜 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑎 𝑢𝑙𝑡𝑖𝑚𝑎, 𝑖𝑛𝑑𝑒𝑐𝑜𝑟𝑜𝑠𝑎, 𝑛𝑎𝑟𝑟𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑖 𝑢𝑛𝑎 𝑝𝑜𝑣𝑒𝑟𝑎 𝑣𝑖𝑡𝑡𝑖𝑚𝑎 𝑑𝑖 𝑢𝑛 𝑝𝑟𝑜𝑐𝑒𝑠𝑠𝑜 𝑖𝑛𝑔𝑖𝑢𝑠𝑡𝑜, 𝑐𝑜𝑙𝑝𝑒𝑣𝑜𝑙𝑒 𝑑𝑖 𝑛𝑢𝑙𝑙𝑎.𝑀𝑎𝑟𝑐𝑜 𝑉𝑎𝑛𝑛𝑖𝑛𝑖 𝑓𝑢 𝑣𝑖𝑡𝑡𝑖𝑚𝑎 𝑑𝑖 𝑢𝑛  𝑐𝑜𝑙𝑝𝑜 𝑑'𝑎𝑟𝑚𝑎 𝑑𝑎 𝑓𝑢𝑜𝑐𝑜 𝑑𝑖 𝑝𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑑𝑒𝑣𝑎𝑠𝑡𝑎𝑛𝑡𝑒 𝑐ℎ𝑒 𝑒̀ 𝑒𝑛𝑡𝑟𝑎𝑡𝑜 𝑛𝑒𝑙 𝑏𝑟𝑎𝑐𝑐𝑖𝑜, ℎ𝑎 𝑏𝑢𝑐𝑎𝑡𝑜 𝑖 𝑝𝑜𝑙𝑚𝑜𝑛𝑖, ℎ𝑎 𝑏𝑢𝑐𝑎𝑡𝑜 𝑖𝑙 𝑐𝑢𝑜𝑟𝑒, ℎ𝑎 𝑓𝑟𝑎𝑛𝑡𝑢𝑚𝑎𝑡𝑜 𝑢𝑛𝑎 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑜𝑙𝑎 𝑒 𝑙𝑎 𝑝𝑎𝑙𝑙𝑜𝑡𝑡𝑜𝑙𝑎 𝑛𝑜𝑛 𝑒̀ 𝑓𝑢𝑜𝑟𝑖𝑢𝑠𝑐𝑖𝑡𝑎 𝑠𝑜𝑙𝑜 𝑝𝑒𝑟𝑐ℎ𝑒́ 𝑡𝑟𝑎𝑡𝑡𝑒𝑛𝑢𝑡𝑎 𝑑𝑒𝑙𝑙'𝑒𝑝𝑖𝑑𝑒𝑟𝑚𝑖𝑑𝑒. 𝑀𝑎𝑟𝑐𝑜 ℎ𝑎 𝑒𝑚𝑒𝑠𝑠𝑜 𝑢𝑟𝑙𝑎 𝑑𝑖𝑠𝑢𝑚𝑎𝑛𝑒 𝑝𝑒𝑟 𝑐𝑖𝑟𝑐𝑎 𝑢𝑛'𝑜𝑟𝑎. 𝐸𝑏𝑏𝑒𝑛𝑒, 𝑎𝑛𝑐𝑜𝑟𝑎 𝑑𝑜𝑏𝑏𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑠𝑒𝑛𝑡𝑖𝑟 𝑑𝑖𝑟𝑒 𝑐ℎ𝑒 𝑙𝑎 𝑓𝑖𝑑𝑎𝑛𝑧𝑎𝑡𝑎 𝑀𝑎𝑟𝑡𝑖𝑛𝑎 𝐶𝑖𝑜𝑛𝑡𝑜𝑙𝑖, 𝑝𝑟𝑒𝑠𝑒𝑛𝑡𝑒, 𝑎𝑙𝑙𝑜𝑟𝑎 𝑠𝑡𝑢𝑑𝑒𝑛𝑡𝑒𝑠𝑠𝑎 𝑖𝑛 𝑠𝑐𝑖𝑒𝑛𝑧𝑒 𝑖𝑛𝑓𝑒𝑟𝑚𝑖𝑒𝑟𝑖𝑠𝑡𝑖𝑐ℎ𝑒, 𝑛𝑜𝑛 𝑠𝑖 𝑒𝑟𝑎 𝑎𝑐𝑐𝑜𝑟𝑡𝑎 𝑑𝑖 𝑛𝑢𝑙𝑙𝑎. 𝑆𝑒𝑚𝑝𝑙𝑖𝑐𝑒𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑖𝑛𝑑𝑒𝑐𝑜𝑟𝑜𝑠𝑜.                                   𝐺𝑟𝑎𝑧𝑖𝑒”.



Ecco: facciamo tesoro di queste parole e teniamo alta la memoria su questa vicenda. Quella notte del 2015, a Ladispoli, Marco fu inghiottito dal Male più totale. Un Male che non potrà mai - mai - essere perdonato  o  se  lo sarà  sarà solo in punto di morte  .Spero di  essere   stato chiaro   su quale  sia  il mio pensiero su   tale vicenda   e    che non sempre   raccontare  una    fatto o la  vicenda  di una persona    da un diverso punto di  vista   significhi necessariamente     elogiarla   o assolverla 


Kebab in salsa torinese: ecco i magnifici 7 dove mangiarlo

da https://www.repubblica.it/il-gusto/  24\5\2021

 In Europa da 50 anni, il piatto arabo secondo la leggenda è nato tra i soldati persiani. In Grecia si chiama Gyros e si consuma dall'VIII secolo avanti Cristo. Nella città sabauda ha trovato casa mescolandosi a bagna cauda e salse locali

                                                    di Federica Giuliani

Un piatto di kebab da Demir 


Sembra facile dire Kebab, ma dietro una semplice parola araba si nasconde un mondo di tradizione e cultura spesso ignorato.  Il kebab è arrivato in Europa circa cinquant’anni fa e, nonostante le tante campagne denigratorie e fake news, resta un piatto apprezzato da tanti. Questo gustoso piatto ha conquistato anche Torino dove è possibile mangiarlo anche intrecciato alle specialità enogastronomiche locali, con risultati di interessante qualità: carne di fassone, bagna cauda, peperoni e altre prelibatezze piemontesi si mescolano così ai sapori mediorientali.
Ma qual è la sua storia?
La leggenda racconta che i soldati persiani, nel medioevo, cuocessero piccoli pezzi di carne infilzati sulle spade. Da questa abitudine nacque lo Shish Kebab: spiedini  spesso serviti con riso o pane. Tuttavia non si trattava di un piatto riservato ai guerrieri, ma adatto a chiunque facesse una vita nomade e avesse modo di cucinare su grandi fuochi piccole porzioni di carne.
Il termine kebab (kebap in turco) indica i piatti che, in un modo o nell’altro, contengono carne. Le preparazioni, sempre accompagnate da verdura cruda o cotta, differiscono molto tra loro, anche se in Italia si trova quasi esclusivamente il classico Döner: lo spiedo verticale.
In Turchia, ad esempio, esiste il Tandir kebab (carne di agnello cotta nel forno di terracotta) o il Arap kebab? (carne non macinata ma tritata al coltello stufata con cipolle e pomodori), ma anche l'Adana (carne macinata e speziata avvolta intorno a spiedi a forma di spada) e l'Iskender kebab (carne arrosto del Döner kebab servita su un letto di pane soffice simile alla nostra focaccia, salsa di pomodoro e abbondante yogurt).

Adana Kebab 

In generale, un buon kebab deve risultare saporito e sostanzioso ma senza essere di difficile digestione e la scelta delle carni da utilizzare è fondamentale. Il kebab, però, non è una prerogativa turca. In Grecia, dove si chiama più comunemente Gyros, si consuma dall'VIII secolo a.C. e se ne parlava già negli scritti di Omero e nelle opere di AristofaneSenofonte Aristotele. La ricetta egiziana è più speziata - profuma di cannella e noce moscata - ma in India le spezie possono arrivare fino a 160, tra cui garam masala, zenzero, cardamomo, chiodi di garofano e menta.

Ecco sette posti dove degustarlo a Torino. 

Kirkuk Kaffè

Situato in Via Carlo Alberto, 16b/18, porta il nome della città irachena multietnica a 100 km da Erbil dalla storia complicata e attualmente abitata da Kurdi, Arabi, Turcomanni e Armeni. Questa zona, così come tutto il Kurdistan, ha una cucina che affonda le radici nel nomadismo dei pastori, quindi buona parte delle pietanze prevede la presenza di carne, solitamente di pecora o montone, ma non mancano le verdure e il riso. Da assaggiare qui è l'Iskender Kebab: piatto inventato nel 1867 nella città di Bursa, in Turchia, che deve il nome al suo inventore Mehmetog?lu I?skender Efendi; da allora l'Iskender, traduzione letterale di Alessandro, è famoso non solo in Turchia, ma in tutto il mondo.

Un panino al Kirkuk Kaffè 

Sindbad Kebab

In Via Milano 10 si trova questo locale semplice ma spesso affollato dove mangiare, oltre a tante altre specialità arabe, un buon Döner Kebab servito con pane preparato giornalmente in loco. Naturalmente non manca la versione nel piatto accompagnata da riso e verdure.

Da Demir

Un classico del kebap è in Via Frejus 4a, a pochi metri dallo storico chiosco di Piazza Adriano. Demir, turco, offre un ottimo prodotto realizzato quotidianamente con carne di Fassone piemontese . Il prodotto è leggero e gustoso, servito nel classico panino o nel piatto. Oltre al Döner, da assaggiare l'Iskender anche se l'abbondanza di burro non lo rende un piatto digeribile nell'immediato.

Da Demir: kebab alla turca, anche con carne di fassone 

Kebaguette

Un mix di cucina francese e marocchina per questo locale che propone un fusion “Kebab Baguette”, servito nel tipico pane di forma allungata ma con i classici ingredienti che rendono questo tipo di panino riconoscibile. Inoltre, è anche possibile acquistare pane, panini e baguette fresche di giornate. Interessante anche lo Ftor domenicale, il brunch in versione marocchina. Si trova in Corso Belgio 43d e convincerà anche il più scettico.

Greek Food Lab

Il locale di via Berthollet, 6 è perfetto per chi voglia sentirsi un po' in vacanza. L'arredamento tipico greco e i profumi della cucina tradizionale lo rendono perfetto per una pausa in una giornata di sole. Qui il Kebab è servito in versione Shish, spiedino. Profumato di origano e limone è una garanzia di gusto.

Un piatto tipico del Greek Food Lab 

Da Fausi il tunisino

Fausi, tunisino, oltre a produrre da sé lo spiedo verticale con tacchino e vitello, inframezzati da grasso di agnello per rendere il tutto particolarmente morbido, ha pensato a un modo creativo di servirlo grazie all'aggiunta di salse dai sapori noti ai piemontesi: pesto, peperoni e bagna cauda, ma anche harissa piccante home made. Inoltre, il negozio non ha un orario di chiusura fisso: si abbassa la saracinesca quando lo spiedo è terminato, in modo da prepararlo fresco ogni giorno. Si trova in Corso Emilia 9.

Fausi, il re del kebab in salsa piemontese 

Horas Kebab

Un’istituzione (Via Berthollet, 24 e Corso Vittorio Emanuele II, 29) che compare anche nella canzone "San Salvario" dei The Zen Circus. Nel ricco menù si possono scegliere diversi piatti della tradizione araba ma il Kebab è il piatto forte. La carne è saporita e ben cotta, le porzioni sono abbondanti, il pane soffice e fragrante. Il personale è cordiale e disponibile.

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