2.7.08

verso la dittatura

dal cdv rearwindow.splinder.com/


«Ci sono momenti nella vita delle nazioni in cui i cittadini devono fare delle scelte. Momenti in cui non si può più fare finta di niente e continuare a credere che, in fondo, nulla veramente cambierà. Le leggi che continuamente vengono proposte dal nuovo Governo sono un attentato alla democrazia. Se passano, vincerà il regime e perderà, per un tempo indefinito, la democrazia. Non c’è bisogno dell’esercito per togliere la libertà ai cittadini. E’ sufficiente manipolare l’informazione e, grazie a questa, farsi eleggere in Parlamento. Quindi legiferare contro la Costituzione, contro l’indipendenza della magistratura, contro la sicurezza

dei cittadini, contro la libera informazione. Una legge dopo l’altra.


Cosa distingue un primo ministro di una democrazia da un dittatore? Il vero tratto distintivo è l’impunità assoluta del dittatore. Quando Silvio Berlusconi l’avrà ottenuta l’Italia sarà, a tutti gli effetti, una dittatura. [...] La storia di Berlusconi parla per lui. I suoi innumerevoli processi, la condanna per corruzione giudiziaria del suo avvocato Cesare Previti per la Mondadori, la sua appartenenza alla P2, l’occupazione abusiva delle frequenze di Rete4. L’elenco è interminabile come i danni subiti a causa sua dal nostro Paese. Mi riferisco soprattutto allo spegnersi della coscienza civica, della morale, dell’etica. All’esempio devastante che Berlusconi ha offerto alla nazione e alle giovani generazioni in quasi venti anni, un esempio aggravato dalla sua impunità. Una situazione simile a quella dei ragazzi nei paesi del Sud che ammirano il camorrista o il mafioso locale. [...]


La sospensione dei processi per un anno serve a evitare la possibile condanna di Berlusconi al processo Mills di Milano. Altri centomila processi saranno bloccati per reati che vanno dallo stupro, alla truffa, al rapimento di minore. La sicurezza dei cittadini, tanto sbandierata in campagna elettorale da Berlusconi e dalla Lega, è sacrificata all’interesse del presidente del Consiglio. Il divieto di pubblicare le intercettazioni una volta depositate in tribunale a disposizione delle parti, e quindi di fatto già pubbliche, impedirebbe di venire a sapere di Parmalat o dei furbetti del quartierino. Il giornalista che pubblicasse le intercettazioni finirebbe in carcere, il suo editore chiuderebbe e chi ha compiuto il crimine non dovrebbe rispondere all’opinione pubblica. Con questa legge, negli Stati Uniti non ci sarebbe stato il Watergate e Nixon non avrebbe rassegnato le dimissioni. L’Italia dei Valori proporrà un grappolo di referendum per l’abrogazione di queste leggi contro la democrazia, se necessario promuoverà azioni di disobbedienza civile come la pubblicazione degli atti giudiziari. Nessuno può più rimanere a guardare.


L’otto luglio a Roma dalle ore 18:00 in Piazza Navona, in contemporanea con l’iter di approvazione della legge sulle intercettazioni, l’Italia dei Valori insieme a esponenti della società civile ha indetto una manifestazione per la libertà di espressione e per la giustizia.»



 


[27.06.08  Antonio Di Pietro]



A oriente, una stella

Mi piacerebbe che a parlare compiutamente della donna (anzi, delle donne) fossero anche uomini. Non che ciò non avvenga in assoluto: anzi, quando ad aver diritto di parola erano soltanto i maschi, miriadi di libri sono stati scritti, soprattutto per dimostrare, prima filosoficamente, poi teologicamente, poi… scientificamente, che la subordinazione femminile era giusta, se non necessaria.
Come reazione, nel recentissimo passato le femministe hanno rivendicato l’esclusivo diritto di dissertare su di sé. Ora che anche tale periodo sembrerebbe superato (e lo è di fatto) avviene l’inquietante, anacronistico e intollerabile fenomeno per cui il razzismo, la globalizzazione del pianeta ecc. vengono avvertiti come problemi di tutta l’umanità, mentre la “donna” rappresenta ancora una sorta di enclave protetta (?). C’è la “pagina della donna”, che l’uomo ovviamente non legge – anni fa un periodico femminile lanciò addirittura il quotidiano per la donna, lasciando capire, anche dall’eloquentissima pubblicità che lo corredava, che i quotidiani “seri” li leggono solo gli uomini -, e c’è la cultura delle donne, considerata comunemente una sub-cultura o, al più, qualcosa d’élitario.
Di fatto, la Cultura per eccellenza continua a essere maschile, sessuata e sessista, ma non ce ne accorgiamo più. Al contrario di quanto affermava il delirante testo d’un infelice autore, sesso e potere non vanno affatto d’accordo, non in società immature come la nostra, dove certi temi erano un tempo tabù e adesso – distorta in malafede l’ansia liberatoria del ’68 – è neutralizzato da una mercificazione borghese, di cui fanno naturalmente le spese le donne e che non merita né comprensione, né rispetto. Il potere è invece sessuofobo, in quanto, come ordine costituito, non tollera la carica dirompente, l’originalità e l’irrazionalità di ogni atto sessuale. Se non può cancellarlo, lo incasella entro limiti ben definiti e guai a superarli. Pur nato da una volontà sessuata, il potere, il sentire maschile ha cercato, e vi è riuscito, di apparire “neutro”, per assurgere alla dignità di sentire umano universale.
Ora, possiamo riflettere su una donna di cultura prescindendo dal fatto che sia donna? Si dovrebbe, lo so, ma è possibile, specialmente se si tratta di una donna del passato? Il Novecento italiano ha conosciuto una fioritura di scrittrici più o meno valide, ma tutte accomunate da una sofferenza. È vero che, nei secoli, la fantasia femminile è rimasta isterilita e come raggelata, ma il suo nucleo interiore, benché ripetutamente disprezzato dagli uomini come prova di fragilità, ancora sopravvive. La scrittrice sarda Grazia Deledda [foto in alto], recentemente rivalutata dalla critica, è stata testimone di questa sofferenza, ma anche di un’ansia di riscatto. I suoi personaggi cono quasi tutte donne che vivono in un Sud arcaico e profondo, esse stesse misteriose ed enigmatiche, che lottano, e per lo più perdono, per affermare – anche inconsapevolmente, ed è questo, in fondo, che affascina di più – il diritto a esistere. Anche ad amare, certo: ad amare e a godere. Non vi riescono non per punizione divina, né per un “tradimento” di stampo verghiano, ma, assai più laidamente, per un contesto storico ostile. Se molte di queste donne, semplici, quasi elementari, a volte, aspirano a una felicità terrena e sensuale, il concetto dell’inferiorità supinamente accolta subisce un colpo mortale. La Deledda amava profondamente gli uomini, voleva sposarsi e ci riuscì, pur con qualche difficoltà; eppure, nel postumo Cosima, scrisse: “Ci sono molte donne che vivono nel ricordo di un amore fantastico, e l’amore vero è per esse un mistero grande e ineffabile come quello della divinità”. Tristemente, l’amore non gestito “alla pari” ha creato un’idolatria per l’uomo (maschio). Con le povere e spuntate armi dell’amore senza sesso, dell’amore-sacrificio o goffo romanticume, le donne hanno saputo giungere al Duemila. Forse, se oggi ammiriamo con rispetto lo splendido pube femminile che l’uomo Courbet ritrasse un secolo fa [a destra], lo dobbiamo anche alle inquiete isolane di Grazia Deledda.
Mi piacerebbe che a parlare compiutamente della donna (anzi, delle donne) fossero anche uomini. Non che ciò non avvenga in assoluto: anzi, quando ad aver diritto di parola erano soltanto i maschi, miriadi di libri sono stati scritti, soprattutto per dimostrare, prima filosoficamente, poi teologicamente, poi… scientificamente, che la subordinazione femminile era giusta, se non necessaria.

Come reazione, nel recentissimo passato le femministe hanno rivendicato l’esclusivo diritto di dissertare su di sé. Ora che anche tale periodo sembrerebbe superato (e lo è di fatto) avviene l’inquietante, anacronistico e intollerabile fenomeno per cui il razzismo, la globalizzazione del pianeta ecc. vengono avvertiti come problemi di tutta l’umanità, mentre la “donna” rappresenta ancora una sorta di enclave protetta (?). C’è la “pagina della donna”, che l’uomo ovviamente non legge – anni fa un periodico femminile lanciò addirittura il quotidiano per la donna, lasciando capire, anche dall’eloquentissima pubblicità che lo corredava, che i quotidiani “seri” li leggono solo gli uomini -, e c’è la cultura delle donne, considerata comunemente una sub-cultura o, al più, qualcosa d’élitario.

Di fatto, la Cultura per eccellenza continua a essere maschile, sessuata e sessista, ma non ce ne accorgiamo più. Al contrario di quanto affermava il delirante testo d’un infelice autore, sesso e potere non vanno affatto d’accordo, non in società immature come la nostra, dove certi temi erano un tempo tabù e adesso – distorta in malafede l’ansia liberatoria del ’68 – è neutralizzato da una mercificazione borghese, di cui fanno naturalmente le spese le donne e che non merita né comprensione, né rispetto.

Il potere è invece sessuofobo, in quanto, come ordine costituito, non tollera la carica dirompente, l’originalità e l’irrazionalità di ogni atto sessuale. Se non può cancellarlo, lo incasella entro limiti ben definiti e guai a superarli. Pur nato da una volontà sessuata, il potere, il sentire maschile ha cercato, e vi è riuscito, di apparire “neutro”, per assurgere alla dignità di sentire umano universale.

Ora, possiamo riflettere su una donna di cultura prescindendo dal fatto che sia donna? Si dovrebbe, lo so, ma è possibile, specialmente se si tratta di una donna del passato? Il Novecento italiano ha conosciuto una fioritura di scrittrici più o meno valide, ma tutte accomunate da una sofferenza. È vero che, nei secoli, la fantasia femminile è rimasta isterilita e come raggelata, ma il suo nucleo interiore, benché ripetutamente disprezzato dagli uomini come prova di fragilità, ancora sopravvive. La scrittrice sarda Grazia Deledda, recentemente rivalutata dalla critica, è stata testimone di questa sofferenza, ma anche di un’ansia di riscatto. I suoi personaggi cono quasi tutte donne che vivono in un Sud arcaico e profondo, esse stesse misteriose ed enigmatiche, che lottano, e per lo più perdono, per affermare – anche inconsapevolmente, ed è questo, in fondo, che affascina di più – il diritto a esistere. Anche ad amare, certo: ad amare e a godere. Non vi riescono non per punizione divina, né per un “tradimento” di stampo verghiano, ma, assai più laidamente, per un contesto storico ostile. Se molte di queste donne, semplici, quasi elementari, a volte, aspirano a una felicità terrena e sensuale, il concetto dell’inferiorità supinamente accolta subisce un colpo mortale. La Deledda amava profondamente gli uomini, voleva sposarsi e ci riuscì, pur con qualche difficoltà; eppure, nel postumo Cosima, scrisse: “Ci sono molte donne che vivono nel ricordo di un amore fantastico, e l’amore vero è per esse un mistero grande e ineffabile come quello della divinità”. Tristemente, l’amore non gestito “alla pari” ha creato un’idolatria per l’uomo (maschio). Con le povere e spuntate armi dell’amore senza sesso, dell’amore-sacrificio o goffo romanticume, le donne hanno saputo giungere al Duemila. Forse, se oggi ammiriamo con rispetto lo splendido pube femminile che l’uomo Courbet ritrasse un secolo fa, lo dobbiamo anche alle inquiete isolane di Grazia Deledda.

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SEGRETI BANCARI: GLI ISTITUTI DI CREDITO SPARISCONO
DALLA RELAZIONE SUL COMMERCIO DELLE ARMI




34509. ROMA-ADISTA. Diventa un po’ meno trasparente il commercio di armi italiane nel mondo: è infatti scomparso dalla Relazione del governo sulle esportazioni di armi – da poco trasmessa al Senato dalla Presidenza del Consiglio – un importante allegato che riporta le singole operazioni finanziarie autorizzate e compiute dalle banche in appoggio alle aziende che hanno venduto armi nel corso del 2007. Si potrà quindi continuare a sapere a quali Paesi sono stati venduti armi e sistemi d’arma, ma sarà impossibile conoscere nei dettagli le banche coinvolte e il valore di tali operazioni. Si tratta di un colpo basso assestato alla “Campagna di pressione alle banche armate” – promossa dalle riviste Mosaico di Pace, Nigrizia e Missione Oggi che da oltre 7 anni ha contribuito a stimolare la responsabilità sociale degli istituti di credito (v. Adista nn. 35/00, 49 e 61/01, 31/04, 7/06, 11 e 13/07) – e, nello stesso tempo, di un favore non da poco alle stesse banche e alle industrie armiere che mal sopportano di essere controllate da associazioni e cittadini in un regime di piena trasparenza.


Del resto Silvio Berlusconi l’aveva promesso tre anni fa, in occasione della presentazione della RelazioneRelazione di allora, avrebbero avuto “notevoli difficoltà” a trovare banche italiane disposte ad effettuare transazioni (tanto da costringerle a lavorare con istituti di credito esteri) poiché, “pur di non essere catalogate fra le cosiddette ‘banche armate’, hanno deciso di non effettuare più o, quantomeno, limitare significativamente le operazioni bancarie connesse con l'importazione o l'esportazione di materiali d'armamento”. Per cui, proseguiva la Relazione del governo, “il ministero dell'Economia e delle Finanze ha recentemente prospettato una possibile soluzione che sarà quanto prima esaminata a livello interministeriale” (v. Adista n. 33/05). Ed oggi, a tre anni di distanza – anche perché nel 2006, chiusa la legislatura, Berlusconi perse le elezioni e non poté dare seguito agli annunci – si capisce bene quale fosse la “possibile soluzione” prospettata nel 2005 ma mai realizzata: la riduzione della trasparenza per togliere le banche dalla graticola del continuo controllo dei cittadini. del 2005, relativa alle vendite di armi durante il 2004. Le industrie armiere infatti, si leggeva nella


Cosa potrebbe essere accaduto lo spiega in un’intervista a Nimedia (Nigrizia Multimedia, il portale multimediale dei comboniani) Alfiero Grandi, ex sottosegretario all'Economia del governo Prodi, che negli ultimi anni ha sempre accettato di buon grado il dialogo e il confronto con gli esponenti della Campagna ‘Banche armate’ e con la Rete italiana Disarmo, fino all’ultimo incontro, lo scorso 28 marzo, in cui vennero presentate le anticipazioni della Relazione stessa (v. Adista n. 31/08). Le interpretazioni possibili sono due, dice Grandi, “una benevola e una meno benevola: la prima che sia stata una dimenticanza, e quella più malevola è che nel passaggio tra un governo e l'altro qualcuno si sia volontariamente dimenticato di allegare questa relazione”. “Temo che sia intervenuta ‘la manina’”, aggiunge, “e abbia deciso di escludere una parte che invece è parte integrante e va assolutamente inserita”.


Immediata la reazione delle riviste animatrici della Campagna che, in una lettera firmata dai tre direttori – il saveriano p. Nicola Colasuonno di Missione Oggi e i comboniani p. Franco Moretti di Nigrizia e p. Alex Zanotelli di Mosaico di Pace – e indirizzata al presidente del Consiglio Berlusconi e al ministro dell’Economia Giulio Tremonti, protestano per la “grave e indebita modifica apportata nell’ultima Relazione” sulle esportazioni di armi e chiedono l’immediata pubblicazione dell’allegato rimosso. Si tratta di “un elenco importantissimo per la nostra campagna, per tutte le associazioni della società civile e per i singoli correntisti per poter verificare se le direttive e policy emanate negli ultimi anni da diverse e importanti banche italiane in relazione ai servizi d’appoggio al commercio di armi sono effettivamente attuate – spiega Giorgio Beretta, coordinatore nazionale della campagna di pressione alle ‘banche armate’ –. Senza questo elenco di dettaglio sull’attività degli istituti di credito, infatti, l’unica cosa che si può sapere dalla Relazione del Tesoro è l’ammontare complessivo del valore delle autorizzazioni rilasciate alle banche: un dato che, non specificando con quali Paesi hanno in corso operazioni relative all’esportazione di armi italiane, inevitabilmente le mette tutte sullo stesso piano, come banche corresponsabili del commercio di armi”.


Ma forse, con l’arma della confusione, si vuole proprio minare la trasparenza e aiutare le banche a confondersi, diluendo così la loro responsabilità individuale. “Se diciamo che un'azienda militare esporta armi, beh è il suo mestiere, no?”, si legge in un editoriale congiunto di Missione Oggi, Nigrizia e Mosaico di Pace. “Ma se diciamo che la banca che sta proprio sotto casa mia, quella che aiuta anche le associazioni che scavano i pozzi nel Sahel assetato, è anche la banca d'appoggio per la compravendita di armi (autorizzata certo) qualche problema si pone, no? Se poi si scopre che ci ricava pure dei ‘compensi di intermediazione’ – più lauti più il Paese verso cui offre le sue funzioni è povero – il problema si complica. E forse è meglio non farlo sapere troppo in giro”. (luca kocci)


 


http://www.adistaonline.it/index.php?op=articolo&id=43020




Senza titolo 653

  03 / 07 / 2008 / S. TOMMASO !  CORDIALI AUGUIRI DA LUCKY !  :-)


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Lettara aperta del presidente della Bolivia Evo Morales ai governi Europei

Lettera aperta del presidente della Bolivia Evo Morales ai governi europei a proposito della Direttiva rimpatrio, in cui ricorda quando erano gli europei a migrare, in America del nord e in America latina.





Evo Morales"Fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale, l’Europa fu un continente d’emigranti.  Decine di milioni di europei partirono verso  l’America per colonizzare, sfuggire alla miseria, alle crisi finanziarie, alle guerre, ai totalitarismi europei ad alle  persecuzioni inflitte alle minoranze etniche.
Oggi, sto seguendo con molta preoccupazione il processo d’approvazione della cosiddetta «direttiva rimpatrio». Il testo convalidato, passato il 5 giugno dai Ministri degli interni dei 27 paesi dell’Unione Europea, dovrà essere sottoposto al voto del Parlamento Europeo il 18 giugno.  Ho l’impressione che questa direttiva indurisca in maniera drastica le condizioni di detenzione e d’espulsione degli emigranti senza documenti, indipendentemente dal loro tempo di permanenza nei paesi europei, dalla loro condizione lavorativa, dai loro legami familiari, dalla loro volontà  d’integrazione e dal raggiungimento della stessa.


Gli Europei giunsero in massa nei paesi latino americani ed in America settentrionale, senza visto e senza alcuna condizione imposta dalle autorità. Furono sempre i benvenuti e continuano ad esserlo, all’interno dei nostri paesi del Continente Americano, che assorbirono  la miseria economica dell’ Europa e le sue crisi politiche.  Vennero al nostro Continente a sfruttare le ricchezze locali e trasferirle in Europa, con altissimo costo per le popolazioni originarie d’America.  Come nel caso del nostro Cerro Rico di Potosi e delle sue favolose miniere d’argento che permise di dare massa monetaria al Continente  Europeo dal secolo XVI fino allo XIX. Le persone, i beni ed i diritti dei migranti europei furono sempre rispettati. 
Oggi l’Unione Europea é la destinazione principale degli emigranti di tutto il mondo, fatto questo, dovuto alla sua immagine positiva di spazio di prosperità e di libertà pubbliche. La stragrande maggioranza dei migranti giunge nell’Unione Europea per contribuire a questa prosperità, non per approfittarsi.  Svolgono i lavori delle opere pubbliche, nell'edilizia, nei servizi alle persone e negli ospedali, lavori che non vogliono svolgere gli europei.  Contribuiscono al dinamismo demografico del continente europeo, a mantenere le relazioni tra attivi e inattivi che fanno possibili i suoi generosi sistemi di sicurezza sociale e fanno diventare dinamico il mercato interno e la coesione sociale.  I migranti offrono una soluzione ai problemi demografici e finanziari dell’Ue. 
Per noi, i nostri migranti rappresentano l’aiuto allo sviluppo che gli Europei non ci concedono, dato che ben pochi paesi raggiungono realmente il minimo obbiettivo dello 0,7%  del loro prodotto interno lordo nell’aiuto allo sviluppo. L' America Latina ha ricevuto nel 2006 68.000 milioni di dollari in bonifici, in altre parole più del totale degli investimenti stranieri nei nostri paesi.  A livello mondiale raggiungono 300.000 milioni di dollari, che superano i 104.000 milioni concessi per la cooperazione allo sviluppo Il mio paese, la Bolivia, ricevette rimesse superiori al 10% del proprio PIL (1.100 milioni di dollari) e pari a un terzo delle nostre esportazioni annuali di gas.
Questo significa che i flussi migratori sono benefici molto per gli Europei ed in maniera marginale per noi del Terzo Mondo, dal momento che allo stesso tempo perdiamo contingenti di mano d’opera qualificata formata da milioni di persone nelle quali i nostri Stati, benché poveri, hanno investito in una forma o nell’altra importanti risorse umane e finanziarie. 
Purtroppo, il progetto di “direttiva rimpatrio” complica terribilmente questa realtà. Se concepiamo che ogni Stato o gruppi di Stati possono definire le loro politiche migratorie in piena sovranità, non possiamo accettare che i diritti fondamentali delle persone siano negati ai nostri compatrioti e fratelli latinoamericani.  La “direttiva rimpatrio” prevede la possibilità di una carcerazione dei migranti indocumentati fino a 18 mesi prima della loro espulsione o “allontanamento”, secondo il termine della direttiva. 18 mesi! Senza giudizio né giustizia! Tale come esiste oggi, il progetto di testo della Direttiva viola chiaramente gli articoli 2, 3, 5, 6, 7, 8 e 9 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948.  Ed in particolare l’articolo 13 della Dichiarazione che dice: 



  1. Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato.


  2. Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese.


E peggio di tutto, esiste anche la possibilità di incarcerare madri di famiglia e i minori d’età, senza prendere in considerazione la loro situazione familiare o scolastica, in questi centri d’internamento che, come sappiamo, vedono depressioni, scioperi della fame, suicidi . Come possiamo accettare senza reagire che siano concentrati  in campi compatriote e fratelli latinoamericani senza documenti tra i quali la gran maggioranza sta da anni lavorando ed integrandosi?  Da che parte sta oggigiorno il dovere di ingerenza umanitaria? Dove risiede la libertà di circolare e la protezione contro le detenzioni arbitrarie? 
Allo stesso tempo l’Unione Europea cerca di convincere la Comunità Andina delle Nazioni (Bolivia, Colombia, Ecuador e Peru) a firmare un “Accordo d’Associazione” che prevede un Trattato di Libero Commercio, la cui natura ed il cui contenuto sono uguali a quelli imposti dagli Stati Uniti.  Siamo sottoposti ad una grande pressione da parte della Commissione Europea affinché vengano accettate condizioni di profonda liberalizzazione del commercio, dei servizi finanziari, della proprietà intellettuale e dei nostri servizi pubblici. Inoltre, a titolo di “protezione giuridica”, siamo sottoposti a continue pressioni a causa del processo di nazionalizzazione dell’acqua, del gas e delle telecomunicazioni, realizzato durante la giornata mondiale dei lavoratori. Chiedo, in questo caso: dove risiede la “sicurezza giuridica” per le nostre donne, gli adolescenti, i bambini ed i lavoratori che cercano orizzonti migliori in Europa? 
Promuovere la libertà di circolazione delle merci e delle finanze mentre di fronte vediamo incarceramenti senza giudizio per i nostri fratelli che cercano di circolare liberamente.  Questo è negare i fondamenti della liberta e dei diritti democratici. 
A queste condizioni, nel caso in cui la “direttiva rimpatrio” venga approvata, ci troveremmo nell’impossibilità etica di approfondire le negoziazioni con l’Unione Europea e ci riserviamo  il diritto di applicare nei confronti dei cittadini europei le stesse obbligazioni in materia di visti che vengono imposte a noi boliviani dal primo di aprile 2007, sulla base del principio diplomatico della reciprocità. Non lo abbiamo esercitato fino ad ora nell’intento d’attendere giustamente dei segnali positivi da parte dell’Unione Europea.
Il mondo, i suoi continenti, i suoi oceani ed i suoi poli conoscono importanti difficoltà globali: il riscaldamento climatico, l’inquinamento, la sparizione lenta ma sicura delle risorse energetiche e delle biodiversità mentre allo stesso tempo aumentano la fame e la povertà in tutti i paesi, rendendo più fragili le nostre società. Fare degli emigranti, con o senza documenti, i capri espiatori di questi problemi globali non è una soluzione.
Non corrisponde a nessuna realtà. I problemi di coesione sociale di cui soffre l’Europa non sono imputabili agli emigranti ma sono il frutto del modello di sviluppo imposto dal Nord, che distrugge il pianeta e smembra le società umane.   
                    
A nome del popolo Boliviano, di tutti i miei fratelli del continente e delle regioni del mondo quali il Maghreb ed i paesi africani, mi appello alla coscienza dei leader e dei deputati europei, dei popoli, dei cittadini e degli attivisti d’Europa, affinché il testo della “direttiva rimpatrio” non venga approvato. La direttiva, così come la conosciamo oggi, é una direttiva della vergogna. Invito anche l’Unione Europea a elaborare nei prossimi mesi una politica sull’immigrazione rispettosa dei diritti umani, che permetta il mantenimento di questo dinamismo vantaggioso per entrambi i continenti e che onori, una volta per tutte, il tremendo debito storico, economico ed ecologico che i paesi europei hanno con la maggior parte del terzo mondo, affinché si chiudano, una buona volta, le ferite ancora aperte dell’America Latina. Oggi, non potete fallire nelle vostre “politiche di integrazione” così come avete fallito nella vostra pretesa “missione civilizzatrice” al tempo delle colonie.
                 
           

Ricevete tutti voi, autorità, europarlamentari, compagne e compagni i saluti fraterni dalla Bolivia.  Ed in particolar modo la nostra solidarietà a tutti i “clandestini”.
 
                                                                           

Evo Morales Ayma
Presidente della Repubblica

Telefoni muti

È come stare ad aspettare una telefonata. Non puoi fare nulla, puoi solo aspettare e sperare che l'attesa non sia troppo lunga. Puoi guardare il telefono o puoi guardare fuori.

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Senza titolo 652

  L'AVETE LETTO MAI IL FUMETTO VOLPETTO ?  :-)


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Una mia ricetta

Immagine 013


Vabbè, lo so, che dimentico sempre, gli anni che ho. Sono una nonna un po' pazzerella, salgo sui monti, perchè mi manca una rotella. Quando piove, cammino sotto la pioggia, senza l' ombrello, mi lavo e dal sole, mi lascio con amore asciugare. Canto con i grilli e le cicale, parlo con i fiori e con gli animali. Quando soffia il vento, felice sotto la veste, lo faccio entrare, in una danza, mi lascio accompagnare. Sono una principessa, amica delle fate e dei folletti, i parenti  mi dicono: "ma tu, non sei normale". Vabbè, perdonatemi, che ci posso fare, voglio ancora, per un po' restare in mezzo al bosco a giocare e scusatemi, se dimentico sempre, gli anni che ho. Franca Bassi

«Con semplicità e veemenza – In simplicitate, vehementer!»

Genova, 1 luglio 2008 – Il «Decreto di polizia relativo al marchio di identificazione degli Ebrei» del 1 settembre 1941 in attuazione del «Primo decreto supplementare alla legge sulla cittadinanza tedesca del 14 novembre 1935» così sancisce: «Art. 1. (a) Agli Ebrei di età superiore ai sei anni, è proibito mostrarsi in pubblico senza il simbolo giudeo della Stella di Davide. (b) Tale simbolo è rappresentato da una stella a sei punte di stoffa gialla bordata di nero, di formato equivalente al palmo di una mano. In essa deve essere inscritta, a caratteri neri, la parola "GIUDEO". La stella deve essere cucita sul lato sinistro del petto degli abiti in modo ben visibile. Art. 2. Agli Ebrei è proibito: (a) uscire dall’area in cui risiedono senza un permesso scritto rilasciato dalla Polizia locale; (b) indossare medaglie, decorazioni, o altre mostrine». Questo accadeva 70 anni fa ad opera di uno che la storia ha classificato come pazzo e genocida, supportato dal governo di Mussolini, i cui epigono sono oggi al governo in Italia.
A 70 anni di stanza, oggi, in Italia, il governo di un signore, psicologicamente tarato, appena reduce dal baciamano del papa a cui ha profuso la sua fedeltà ai principi della Chiesa, per mezzo del suo ministro degli interni vara una norma che impone l’assunzione delle impronte digitali ai bambini «rom». Siamo ripiombati con veemenza indietro di oltre 70 anni in pieno delirio nazifascista. Logicamente questo provvedimento serve a tutelare i bambini stranieri dal male italiano che li circonda. Se mai è esistita una civiltà cristiana, oggi crolla sulle impronte dei Rom come ieri è crollata sulle stelle gialle degli Ebrei. Il settimanale «Famiglia cristiana» che contribuì alla caduta di Prodi e alla sconfitta di Veltroni, ha perso i gangheri e oggi parla di «indecenza» e richiama il ludibrio a cui furono sottoposti gli Ebrei da Hitler prima e da Mussolini poi fino al genocidio di Stato. La Chiesa ancora oggi paga un prezzo esorbitante e si discute sul suo «silenzio» di fronte all’olocausto dell’Agnello di Dio. Non si può tacere. Non si deve tacere perché tacere per un cristiano e per un uomo degno di questo nome è complicità, connivenza e correità. Chi tace è doppiamente colpevole: davanti alla propria coscienza e davanti alla Storia.
Il papa tedesco che da giovane, come egli stesso ha ammesso, gli hanno rubato la gioventù costringendolo a militare nell’esercito demoniaco nazista, dovrebbe essere edotto più di ogni altro e più di ogni altro dovrebbe gridare opportune, inopportune che nessun governo per alcun motivo può schedare nessuno. Il papa ha ricevuto Berlusconi con le fanfare e gli ha anche regalato la penna d’oro con la quale forse il pio devoto, già P2 e massone, firma i decreti immorali che negano alla radice la ragione cristiana dell’agire politico e civile. Sappiamo anche che il papa il 29 giugno 2008 ha sfoggiato un nuovo look, mostrando alle golose tv il nuovo design del pallio giurisdizionale e la vecchia ferula di Pio IX, in sostituzione del pastorale col Crocifisso in uso da Paolo VI. Che anche il papa sia diventato musulmano dal momento che toglie il crocifisso dal suo pastorale? Il ritorno all’uso di Pio IX è altamente simbolico per quello che si prepara nei prossimi. Oggi intanto è un grande balzo in avanti verso l’oscurantismo irrazionale dei tempi passati? I difensori della civiltà cristiana che tuonano sui segni della civiltà, non hanno niente da dire?
Negli stessi giorni lo stesso papa riceveva in visita privata il sindaco di Roma con moglie «invelettata nera» alla mussulmana: forse si sono dimenticati di dirgli che il sindaco è discendente diretto e orgoglioso di quel partito fascista che in Italia varò le leggi razziali contro Ebrei, zingari, omosessuali e altre minoranze. Poiché però era impegnato a rifare il suo guardaroba e a contar cappelli, palli, ferule e messe in latino, probabilmente il papa ha delegato Famiglia Cristiana a parlare in suo nome, visto che è stata la prima presa di posizione decisa e ufficiale di un organo «cattolico» significativo. Ora aspettiamo che, finita la ricognizione canonica del guardaroba, papa, cardinali, curia romana, cei e affini, gridino all’universo mondo che «comunque si giri la frittata, prendere le impronte digitali, o imporre un qualsiasi segno distintivo dell’identità personale o etnica è un attentato alla Maestà di Dio e ad ogni persona che ne è l’immagine sulla terra. Chiunque lede la dignità umana di chiunque cessa di essere cristiano, si esclude dai sacramenti e dalla grazia di Dio. Come e peggio dei divorziati. Chi pecca contro la persona, immagine di Dio, si scomunica da solo perché se ciò vale per gli embrioni, a maggior ragione vale per le persone, qualunque sia lo stato sociale, giuridico o morale (innocente, colpevole, delinquente, deviato, depravato, santo, peccatore, puro, lercio, ecc.)».
Per porre un segno contro questa ignominia aberrante, da domenica prossima, 6 luglio 2008, celebrerò la Messa con la stola viola in segno di lutto e con incisa su di essa la stella di Davide gialla come promemoria profetico di rifiuto in nome di Dio e della mia coscienza di questa indegna indecenza che deturpa in modo irreversibile la dignità civile, giuridica, morale e cristiana del mondo intero. La stola è la stessa che feci fare per solidarietà al popolo d’Israele, quando esigeva una patria nella sua terra di origine. Oggi quella stola che ha difeso i Giudei, difende i Palestinesi e i Rom. Sul mio altare da oltre trent’anni è accesa la menoràh ebraica per ricordarmi sempre che Gesù è un Ebreo di nascita, un Giudeo di cultura ed etnia e che se vivesse oggi, il governo Berlusconi gli prenderebbe le impronte digitali, lo marchierebbe a fuoco giallo e lo dichiarerebbe extracomunitario irregolare, dopo essersi profuso in baciamano al papa. Peccato che il papa e i cardinali e i vescovi non guidino la macchina e quindi non sappiano che la targa vaticana, SCV, è un acronimo, scoperto da Giuda e tenuto nascosto perché significherebbe: «Se Cristo Vedesse!».

Note a làtere: Quanto a Veltroni, il Uolter ombra, non possiamo che prendere atto: Requiem aeternam…! Amen.


Paolo Farinella, prete






1.7.08

Musa- Marlene Kuntz dedicato a voi tutti \e



MUSICA IN DIFESA DEL DIRITTO AL LAVORO

COMUNICATO STAMPA



Mondo Senza Guerre e il Club Umanista del Politecnico di Milano organizzano giovedì 3 luglio dalle 21.00 in piazza Leonardo da Vinci il festival


 Pericolo caduta diritti, musica in difesa dei diritti umani


 


Il Festival giunge alla sua settima edizione e quest’anno ospita sul palco del Politecnico di Milano la musica coinvolgente di Cisco e dei Porto Flamingo.


 


Tema centrale della serata di giovedì 3 luglio, dalle ore 21, in piazza Leonardo da Vinci sarà:


IL LAVORO MOBILITA L'UOMO, questo mondo precario, difficile e lontano.


 


Mondo Senza Guerre, da sempre attiva nel campo dei diritti umani, dedica questa serata al lavoro perché esso è un dovere e un diritto di tutta l'umanità:


L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.” (Principi Fondamentali, art.1 della Costituzione Italiana).


 


N.B. In caso di pioggia il concerto si terrà nel patio di Architettura


 


Emiliano Cristilli


Ufficio Stampa Mondo Senza Guerre


3358328199_ emiliano@pressenza.org






Solidarietà ai sans-papier in sciopero della fame a Bruxelles

Oltre a partecipare a Bruxelles all’Agorà sui cambiamenti climatici, Giorgio Schultze, portavoce europeo del Nuovo Umanesimo, accompagnato da una delegazione di umanisti di vari paesi europei, ha visitato 140 immigrati irregolari in sciopero della fame da oltre un mese nella chiesa di Beguinage, con la richiesta di essere regolarizzati. 
La delegazione è rimasta fortemente colpita dalla notizia che, a parte gli
umanisti belgi, nessuna forza sociale o politica ha manifestato il suo appoggio ai sans-papier e non c’è quasi stato spazio sulla stampa.
Gli umanisti hanno promesso di denunciare la situazione. Una lettera di protesta è stata inviata da tutta l’Europa alle ambasciate e ai ministri belgi.










Ecco la dichiarazione di Giorgio Schultze:



“I sans-papier in sciopero della fame dall’8 maggio nella chiesa di Béguinage a Bruxelles hanno mostrato un coraggio e una determinazione che meritano riconoscimento e rispetto.
Le autorità belghe hanno lasciato deteriorare la situazione, senza reagire né mostrare il minimo interesse ad aprire un dialogo. L’assistenza medica agli immigrati in sciopero della fame è insufficiente e le promesse di appoggio fatte dalle autorità locali non sono state mantenute. Questo atteggiamento è inumano, irresponsabile ed inaccettabile.
Dopo trenta giorni di sciopero della fame, il rischio di conseguenze irreversibili aumenta e gli scioperanti rischiano di morire.
Non aprire subito il dialogo significa non dare assistenza a persone in pericolo.
Chiedo alle autorità belghe di aprire subito il dialogo con gli immigrati in sciopero della fame, in modo da trovare una soluzione giusta e umana all’angoscia che stanno esprimendo con tanto coraggio.
Chiedo al governo di prendere provvedimenti per regolarizzare la situazione dei san-papier, con l’obiettivo di eliminare queste situazioni indegne di un paese democratico, firmatario della Dichiarazione Universale dei diritti umani.”

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Immagine 022


  Gerundio presente!


Ridendo
Insistendo
Sostando
Potando
Optando
Lavorando
Varcando
Entrando
Rimando
Aspettando
Nuotando
Dormendo
Occupando

Giorgio Schultze dal 1° Giugno è in sciopero della fame in protesta contro lo scudo spaziale

 



Giorgio SchultzeIl giorno 1 Giugno 2008, Giorgio Schultze, portavoce europeo del Nuovo Umanesimo, ha iniziato lo sciopero della fame dandosi il cambio con Jan Tamas e Jan Bednar che hanno dovuto interrompere il digiuno dopo 20 giorni a causa dell'aggravarsi delle loro condizioni di salute.
La protesta contro lo scudo spaziale americano si sta allargando in tutto il mondo. Oggi Giorgio Schultze si unisce a Jan Tamas e Jan Bednar a Praga, Federica Fratini ed Edoardo Calizza a Roma, Dino Mancarella a Trieste, Ivan Marchetti e Andrea Casa a Torino, Joaquin Valenzuela a Bologna, José Alvarez a Ferrol, in Spagna, Dr. Hassan Nayeb Hashem in Austria, Bruce Gagnon a Brunswick, nel Maine (USA), Sung-Hee Choi a New York, Gareth Smith in Australia e a molti altri che dal 13 maggio scorso fanno digiuni a staffetta e organizzando iniziative di denuncia e sensibilizzazione.

«Si tratta di una protesta nonviolenta per denunciare una delle maggiori violenze del momento attuale» spiega Schultze. «La silenziosa minaccia di una nuova guerra fredda, di una folle corsa al riarmo scatenata dal piano degli Stati Uniti di installare nel cuore dell'Europa, in Repubblica Ceca e in Polonia, delle basi militari di difesa anti-missilistica, che in realtà costituiscono un'arma di attacco e il primo passo per il controllo e la militarizzazione dello spazio. Tutto questo nel silenzio complice dei governi, che stipulano accordi segreti e proseguono le trattative con gli Stati Uniti nonostante l'opposizione della stragrande maggioranza della popolazione, come succede in Repubblica Ceca. Dall'inizio di questa protesta continuano ad arrivare messaggi di appoggio e solidarietà da tutto il mondo (vedi http://www.nonviolenza.net/ ) e tra questi voglio sottolineare l'adesione degli europarlamentari Giulietto Chiesa, Luisa Morgantini, Roberto Musacchio, Vittorio Agnoletto e l'Alleanza della Sinistra Verde Nordica (NGLA), che si differenziano così dal silenzio del Parlamento europeo sul tema dello scudo. Ritengo fondamentale una presa di posizione del Parlamento europeo, quindi il 12/13 giugno mi recherò con una delegazione europea a Bruxelles in occasione dell'Agora sul Clima e chiederò un incontro con il Presidente e Vice-Presidente e una sessione plenaria a cui portare le ragioni di questo vasto movimento di protesta contro lo scudo, con l'obiettivo di bloccare questo pericoloso progetto in quanto mette in pericolo la pace e la coesistenza dei nostri popoli.»
Non vogliamo nuove basi militari di potenze straniere sul territorio europeo, né l'allargamento di quelle già esistenti. Vogliamo lo smantellamento di tutti gli arsenali nucleari.






Ma cosa intendiamo per sicurezza?

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La sicurezza andrebbe intesa come un sistema di garanzie per difendere i diritti umani: il diritto alla salute, all’educazione, al lavoro, alla casa, alla libertà di espressione in altre parole il diritto alla vita.

La sicurezza è uno dei mezzi principali della realizzazione della politica sovrana che risponde agli interessi di ogni persona e di tutta la società in generale. La sicurezza comprende la pace e lo sviluppo stabile e progressivo della personalità e della società.

I regimi autoritari confondono l'orientamento della sicurezza, attribuendole il senso contrario di conservazione dello status quo mediante qualunque mezzo.
Questo si esprime chiaramente nel “pacchetto sicurezza” varato da poco, che cerca di giustificare le proprie violazioni ai diritti umani, mascherando gli interessi dei gruppi dominanti ed esaltando pregiudizi, xenofobia e militarismo.

Questo “pacchetto sicurezza” che sta minando alla base i diritti civili della nostra società, assomiglia troppo alle leggi razziali varate negli anni venti del secolo scorso dal regime fascista.

Prevede la possibilità di schedare senza alcun motivo cittadini italiani (abbiamo visto in questi giorni la schedatura di Rom italiani che non hanno commesso nessun reato) Insinua la possibilità di creare un diritto speciale per alcune categorie di persone (nella fattispecie gli immigrati), cosa assolutamente incompatibile col nostro sistema giuridico che prevede l’uguaglianza delle persone di fronte alla legge.


Inoltre apre la porta alla violenza bruta di gruppi estremisti che hanno preso la palla al balzo, perpetrando violenze inaudite a danni di gente indifesa, e che una volta innescata, sarà molto difficile da fermare.

Non si capisce inoltre la fretta, l’urgenza e la straordinarietà di questo decreto, quando vediamo di giorno in giorno aumentare il prezzo dei beni di prima necessità, la precarietà e l’insicurezza sul lavoro si fanno sempre più manifesti mentre si vanno via via smantellando i diritti acquisiti relativi alla salute, al lavoro, alla pensione, alla casa ecc.

Ma il fatto davvero sconcertante è il silenzio e l’approvazione della gente comune, condizionata dal razzismo diffuso dalla campagna mediatica degli ultimi tempi, che vuole paragonare ogni straniero ad un potenziale criminale, quando sappiamo bene che questa situazione è creata ad arte dai gruppi di potere economico.Questi, che inneggiano alla legalità, sono gli stessi che vogliono mano d’opera a bassissimo costo, ricattabile da ogni punto di vista e senza nessuna tutela. Vogliono schiavi.In questo vortice del tutti contro tutti non saranno solo gli immigrati a farne le spese, ma tutta la società civile.

Per questo motivo il Centro delle Culture e il Partito Umanista respingono questa repressiva concezione della sicurezza nazionale.



Partito Umanista Milano

TRACCE SULLA SABBIA

TRACCE SULLA SABBIA


 FRAMMENTI DI CINEMATOGRAFIA LONTANA 



In questo numero per la prima volta ci occupiamo di film filippini e di Singapore, oltre a una breve incursione nel cinema malese. È tornato il Samsung Korea Film Fest a Firenze, dal 7 al 15/3 con la presenza di registi, tanti nuovi film e cortometraggi. Il Far East Film Festival di Udine compie invece 10 anni con la recente edizione: nato in sordina, orà è richiamo di cinefili ed è la rassegna di cinema popolare asiatico più noto in Europa. Al Cinema Gnomo di Milano a marzo è passata la rassegna con dibattito L’ebraismo al cinema con vari film molto diversi tra di loro,e, a fine aprile, Obiettivo Argentina,con le produzioni contemporanee. Il Festival del Cinema Africano, sempre affollatissimo, si è sviluppato in diverse sale cittadine.



 



 



THE KILLER (喋血双雄 / Die xue shuang xiong), azione, Hong Kong, 1989, di John Woo, dur.: 111’. Con: Chow Yun-Fat, Danny Lee, Sally Yeh Distr.: BIM. Un classico dei film polizieschi di H.Kong, fortemente voluto da John Woo dopo “A better tomorrow” (vedi N. 12). Noir ironico e super-violento, vede un malinconico killer dal cuore d’oro prendersi cura di una cantante che ha reso cieca accidentalmente, nonostante un cocciuto poliziotto sia sulle sue tracce.




LEGGI QUI' IL SEGUITO:



http://etnomondi1.splinder.com/post/17130265/TRACCE+SULLA+SABBIA

LO SCHERMO ETNICO


TV Ninja Warrior, nella migliore tradizione giapponese, è una trasmissione (nota in patria come Sasuke e trasmessa ora da noi su GXT) in cui i concorrenti affrontano prove fisiche e di concentrazione in quattro livelli crescenti di difficoltà. Mondo Islam è trasmesso da Discovery Travel & Living ogni sabato e ci fa vedere i molteplici aspetti del mondo islamico.Sorgente di vita, trasmesso da diverso tempo su Rai 2, è un programma quindicinale di cultura ebraica. 4 Real è un viaggio in paesi come Brasile e Kenya, lo trasmette Nat Geo Adventure. Ogni tanto il canale Cult ripropone il documentario Geisha Girl, che segue la storia di Yukina e del suo tirocinio per diventare una moderna geisha. City Hunter torna su Cultoon, canale tematico di cartoni animati: le indagini di Ryo Saeba, detective che corre dietro al rischio e…alle donne! Nuovo (per noi) è invece l’anime del 2001, Najica Blitz Tactics importato da MTV di recente che narra le avventure di una sexy agente segreto. È americano Samurai Jack, ironico cartone di Cartoon Network su un eroico combattente del Sol Levante con una spada benedetta. Per i documentari: Viaggio in Amazzonia su Nat Geo Wild, Verso Pechino su Marco Polo, una serie dedicata a un’avventura on the road da Venezia a Pechino, Sorvolando l’Africa su Nat Geo Adventure, Sudamerica, serie di documentari dedicati alla natura su Animal Planet, Vieux Farka Touré per la serie Geosessions su Nat Geo Music, documentario dedicato al musicista del Mali Ali Farka Touré. Hirohito: l’imperatore del Giappone è un documentario biografico trasmesso da History Channel. Lo stesso canale propone Baghdad Express, storia di una famosa ferrovia tra oriente e occidente. Africa estrema e Transoceania sono due serie da non perdere, su MarcoPolo. Da tenere d’occhio i misteri della trasmissione Voyager su Rai 2, con Roberto Giacobbo, che spesso si occupa, con competenza, di luoghi e popoli etnici come l’antico Egitto, Atlantide, i Maya, ecc. C’è anche una striscia, la domenica mattina, dedicata ai giovani e alle loro domande sui misteri, si chiama Ragazzi, c’è Voyager!. Continua con la nuova serie di documentari proposta da Alberto Angela, Ulisse su Rai 3: fra i temi trattati: la Patagonia, il Museo Egizio a Torino e le antiche civiltà. Torna Velisti per caso, il megaviaggio in barca attraverso il mondo sul canale Rai Click Culture – Viaggi. Strano ma vero! A anni di distanza torna la serie anime cult di Lady Oscar, sempre su Italia 1: chissà se le puntate saranno ancora censurate? Intanto compie 30 anni Goldrake, il primo anime di robot ad essere trasmesso in Italia: perché non riproporlo?


DVD Sul N.22 parlavamo di Overland, longeva trasmissione della Rai, ora la De Agostini pubblica in una serie di dvd i resoconti di quei fantastici viaggi in camion. Da tenere d’occhio la serie Made in Japan con gli anime come Cowboy Bebop in vendita con il giornale Panorama. Se siete interessati al mondo dei nativi americani, ripescate i dvd Quanah Parker: l’ultimo comanche e Geronimo e il popolo apache: il primo è la storia di un figlio di una prigioniera bianca e di un capo indiano comanche, il secondo è la biografia di Geronimo, il leggendario capo che resistette disperatamente all’invasore bianco. Messico – Nel cuore di Juquila per la serie “Destinazione: ai confini del mondo”, dedicato alle spedizioni in luoghi remoti e selvaggi della Terra.


GIOCHI Yu-gi-oh! World Championship 2008, è il nuovissimo gioco di duelli per Nintendo DS che ha spopolato in Oriente. Serie per i più piccoli tratta da un noto anime, è amatissima anche da noi. Sempre dal sapore orientale, Xiaolin Showdown con le avventure di 4 ragazzi tra arti marziali, spiriti, misteri e magie…per Nintendo DS.



LEGGI QUI' IL RESTO:


http://etnomondi1.splinder.com/


Templi Greci.

 



Hai un qualche  cosa  in più
che 
nessun'altro
mi ha  donato!
Pensiero di morbide
mani
su me
vibrante  sensazione.
Muovi  la mente
verso templi Greci
come
guerriero
ti perdi
in voci
sessuali
vermiglie
immagini che  fluttuano
in  mari aperti.
Miraggio
Hai un qualche  cosa  in più
che 
nessun'altro
mi ha  donato!
Pensiero di morbide
mani
su me
vibrante  sensazione.
Muovi  la mente
verso templi Greci
come
guerriero
ti perdi
in voci
sessuali
vermiglie
immagini che  fluttuano
in  mari aperti.
Miraggio
d'amore
si mescola il desiderio
folle
di perdersi  nel  nero
notte  degli occhi miei
sottile file
d'ammirazione
porta ad  un sfiorare
di baci.
Posa  capo fra  le mie braccia
riposa
la pace  t'avvolga
d'amore
si mescola il desiderio
folle
di perdersi  nel  nero
notte  degli occhi miei
sottile file
d'ammirazione
porta ad  un sfiorare
di baci.
Posa  capo fra  le mie braccia
riposa
la pace  t'avvolga!

Miraggio vivo...

Come gocce d’acqua
storia immensa
La nostra.
So che sei anima mia.
Non resisto
alla tua voglia
esserci nella vita
mia!
Rileggo
righe su righe
nostri scritti
sparsi nel
vento
vagano nella mia e tua mente.
Cadiamo nel nostro profondo
Amore
sicuri d’incontrare promessa
dei tempi
Mi raggiungerai
lo so
Improvvisamente,
dai monti ghiacciati
dai deserti arsi dal sole
come miraggio
non sarai
tu!

Ipse dixit



Terribile profezia lanciata trent'anni fa da un teologo progressista.

“La Chiesa sta divenendo per molti l'ostacolo principale alla fede. Non riescono più a vedere in essa altro che l'ambizione umana del potere, il piccolo teatro di uomini che, con la loro pretesa di amministrare il cristianesimo ufficiale, sembrano per lo più ostacolare il vero spirito del cristianesimo.

Quel teologo si chiamava Joseph Ratzinger. (E adesso?)

"Fratelli, non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie!" (S. Paolo, Prima lettera ai Tessalonicesi)











Terribile profezia lanciata trent'anni fa da un teologo progressista.

“La Chiesa sta divenendo per molti l'ostacolo principale alla fede. Non riescono più a vedere in essa altro che l'ambizione umana del potere, il piccolo teatro di uomini che, con la loro pretesa di amministrare il cristianesimo ufficiale, sembrano per lo più ostacolare il vero spirito del cristianesimo.

Quel teologo si chiamava Joseph Ratzinger. (E adesso?)

"Fratelli, non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie!" (S. Paolo, Prima lettera ai Tessalonicesi)








Colombo, Pardi, Flores d’Arcais: tutti in piazza contro le leggi-canaglia

Roma, 8 luglio, manifestazione in piazza Navona

"Care concittadine e cari concittadini, il governo Berlusconi sta facendo approvare una raffica di leggi-canaglia con cui distruggere il giornalismo, il diritto di cronaca e l’architrave della convivenza civile, la legge uguale per tutti. Questo attacco senza precedenti ai principi della Costituzione impone a ogni democratico il dovere di scendere in piazza subito, prima che il vulnus alle istituzioni repubblicane diventi irreversibile. Poiché il maggior partito di opposizione ancora non ha ottemperato al mandato degli elettori, tocca a noi cittadini auto-organizzarci. Contro le leggi-canaglia, in difesa del libero giornalismo e della legge eguale per tutti, ci diamo appuntamento a Roma l’8 luglio in piazza Navona alle ore 18, per testimoniare con la nostra opposizione – morale, prima ancora che politica – la nostra fedeltà alla Costituzione repubblicana nata dai valori della Resistenza antifascista. Vi chiediamo l’impegno a “farvi leader”, a mobilitare fin da oggi, con mail, telefonate, blog, tutti i democratici. La televisione di regime, ormai unificata e asservita, opererà la censura del silenzio. I mass-media di questa manifestazione siete solo voi." On Furio Colombo, Sen. Francesco Pardi, Paolo Flores d’Arcais

Flores d'Arcais a Veltroni: Walter se ci sei batti un colpo (VIDEO)Il direttore di MicroMega chiede al segretario del Pd almeno "una buona ragione" per il suo rifiuto di partecipare alla manifestazione dell'8 luglio e l'invita a un immediato confronto pubblico sul tema.

Walter e i maiali di Orwell (AUDIO)di Antonio TabucchiLeggi-canaglia e non opposizione, per lo scrittore è "emergenza democratica".
8 luglio, perchè aderisco: Moni Ovadia - Margherita Hack - Nicola Tranfaglia (AUDIO)




Leggi-canaglia Una tranquilla giornata criminaledi Antonio Manzini

Come sarà la vita in Italia ora che saranno sospesi i processi per decine di reati? Un racconto firmato dall'autore di "La giostra dei criceti" (Einaudi, 2007) e "Sangue Marcio" (Fazi, 2005).





Senza titolo 650

  L'AVETE LETTO IL LIBRO IL SEGRETO DEL CORAGGIO ?  :-)


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"A" come Artista

Sono qui,
e la tua porta è socchiusa,
calda e fiduciosa.


Sono qui,
e tu dormi sicura e libera,
amica mia.
Sono qui,
ma la calamita del mio sguardo
mi rapisce a te.

Viandante del cuore,
spinto da fragori d'autostrade,
e ubriaco di nafta
assetato di cielo sfatto,
e scarpate di sogni lascivi,
non posso colmarmi
dei tuoi casti baci,

o dolce amica.


Ci siamo amati in una notte
molcente d'avorio,
ti ho accarezzata
nella tua purezza sensuale,
avrei potuto tripudiare
del tuo lumescente candore.


Ma il mio destino è crudo,
un trono olimpico
su sterrati di nebbia,
una santa dannazione
in piazze di vento
e periferie dissepolte.


Sono qui, e me ne andrò
perché nulla sai

di portoni sconnessi
e volti rubati
che violavo aggrappandomi
al tuo corpo di sole


Fremevo per anfratti di passione,
per le ginocchia d'un muratore,
per l'angoscia annegata
in un bicchiere vagabondo

Fremevo per la pena

del mondo scomunicato,
per uno scalpiccio di foglie querule,
per l'umiliazione di milioni di schiavi,
per il silenzio di bimbi senza nome,
per una natura
che non mi apparteneva.


Ulisse del sesso e dell'anima,

ma più innocente e incompreso,

ho imparato a inarcare il corpo

sotto un Ercole senza mito

a giocarmi d'azzardo

e a concedermi in pasto

mentre tu mi attendevi,

paziente ed ignara, amica innocente.



Non mi accontento d'esser buono,
vorrei diventare sacrificio.

E amo la vita fino a morirne
Dalla mia anima in subbuglio
tingerò un poema per te
e per quella immensa umanità
che non mi capisce e mi sfugge
ma che mi divora

nel suo amore innevato.


Uomo di tutti,
e solo come nessuno,
oltrepasso sbarre

dallo sguardo grigio.


E' duro e lungo
il cammino per la libertà.






Daniela Tuscano (dedicata a R. F.)














Volteggio

Vincent van Gogh - "Campo di grano con cipressi"



Sono come

un filo d'erba
in mezzo
al grano di giugno

verde
nel giallo
della mietitura
imminente

trebbiatrice
falce
mietitrice
strappano

volteggio
nell'aria estiva
aspettando
di cadere

Per una nuova politica sui precari della scuola

In questi giorni in cui si comincia già a riflettere sull’anno scolastico che verrà e siamo costretti ad assistere al solito balletto dei passaggi di cattedra e di ruolo, balletto che si ripercuote in maniera deleteria sulla qualità della scuola italiana e sulle prospettive lavorative dei docenti precari. Appare inevitabile chiedersi se il nuovo Ministro abbia già preso coscienza delle problematiche relative al reclutamento degli insegnanti o se, ancora una volta, dobbiamo assistere alla dettatura dall’alto di politiche sorde a qualsiasi ragionevole soluzione, "suggerite" da interessi di palazzo o da lobbies di potere.

Non contestiamo l’idea che si vogliano determinare nuove regole per il reclutamento, ma reputiamo che questo non possa avvenire se non pensando a una radicale e profonda soluzione del vero problema della scuola attuale che è quello della stabilizzazione sui posti di lavoro dei veri precari, ovvero di coloro che da anni o addirittura decenni lavorano come insegnanti della scuola pubblica senza avere ancora ad oggi garanzie certe e stabili. Abbiamo più volte sottolineato la necessità che sia inequivocabilmente definito chi possiede lo status autentico di precario, cioè il docente a cui la scuola non può non riconoscere una garanzia di stabilità, poiché da lungo tempo lavora all’interno dell’istituzione e non si limita a segnare la propria presenza nelle graduatorie per diritto-privilegio acquisito (ci riferiamo ai tanti che stazionano nelle graduatorie in posizioni privilegiate perché blindate dalla prima e seconda fascia pur essendo già di ruolo in altre classi di concorso o addirittura pur svolgendo altri lavori).
Non chiediamo nemmeno immissioni in ruolo subito, come fanno i sindacati e altre associazioni del precariato senza prima valutare la questione di fondo, cioè chi l’attuale sistema di reclutamento garantisce o salva e chi invece è destinato a un sempre più lungo precariato. Con l’attuale sistema, infatti, le graduatorie [...] risultano luogo di stratificazione di privilegi (divisione in fasce, insegnanti di ruolo su più graduatorie, sistema di attribuzione del punteggio ai titoli, ecc.) e le immissioni in ruolo tanto invocate finiscono per essere una cabala dei numeri che non solo non risolve i più gravi problemi, ma addirittura penalizza i veri precari. Chi ogni anno lavora in una certa classe di concorso su posti vacanti, al momento delle immissioni in ruolo viene spesso preceduto da chi, pur non lavorando, ha comunque acquisito una posizione garantita oramai da inaccettabili privilegi nelle prime e seconde fasce. È un fatto, inoltre, che in certe graduatorie (basti pensare ad esempio a quelle di Lingue straniere o Filosofia) i precari che lavorano da più di un decennio si vedono ogni anno sottrarre posti da una scriteriata mobilità che permette al personale di ruolo di migrare da una all’altra classe di concorso o da un grado all’altro di scuola. È chiaro allora che in queste condizioni la dovuta stabilizzazione dei veri precari diventa sempre più una chimera. Le immissioni in ruolo determinate da questo sistema, paradossalmente, rischiano di compromettere ulteriormente la posizione dei veri precari.
La mobilità così come oggi si determina sta affossando la scuola. Complici i sindacati, è stata legittimata l’idea che per passare alle scuole superiori si può intraprendere la più agevole scorciatoia delle elementari o delle scuole medie. Questo fatto è negativo sotto due ordini di cose: perché stravolge le "vocazioni naturali" e perché determina una sostanziale squalificazione della scuola primaria, scuola importantissima e che pertanto non deve essere utilizzata come "luogo per" passare ad altri ordini di scuola. Più opportuno sarebbe garantire agli insegnanti della scuola primaria il pieno riconoscimento della loro professionalità, anche – ma non soltanto – mediante una retribuzione che affermi il principio della pari dignità con gli altri ordini di scuola. Da quando politiche scellerate di vari governi hanno permesso che l‘astratto "didattichese" venisse dettato dalle università, la cultura scolastica italiana ha avallato un’autentica subordinazione di valore dei diversi ordini di scuola all’imperio dell’università. Questa sottocultura ha innescato una corsa generalizzata degli insegnanti al "prestigio" degli ordini di scuola superiore, mentre una corretta percezione dell’istruzione ad ogni livello richiederebbe ben altro atteggiamento e ben diverse categorie mentali capaci di valutare l’importanza e la peculiarità dei diversi gradi di istruzione.
Una riflessione seria su questi dati deve pertanto essere perentoriamente chiesta non solo al Ministro, ma anche ai sindacati, sempre ostili a mettere in discussione i soliti assiomi osteggiando una seria valutazione di queste problematiche. Fare della questione delle immissioni in ruolo l’unica questione sul tavolo senza mai volere andare a vedere i meccanismi del reclutamento e della mobilità significa avallare lo stato di cose presente e, al contrario, respingere qualsiasi altra soluzione alternativa: sconfortante vedere infatti come una proposta come quella dei contratti triennali sia stata stigmatizzata prima ancora che si potesse cogliere in essa ciò che poteva essere nuovo e migliorabile. Ancora una volta si è preferito ripetere i soliti slogan piuttosto che analizzare la realtà vera dei fatti, quella che risulta dall’analisi reale delle graduatorie.
Il MIIP in tanti anni si è sempre distinto perché ha sempre chiesto che si operassero, relativamente ad ogni questione affrontata, soluzioni concrete. Per questo motivo ha sempre respinto le logiche preconcette, dando invece rilievo alle questioni sostanziali: la battaglia per la pari dignità delle abilitazioni era, non dimentichiamolo, una battaglia sulle storture delle graduatorie. Oggi, come allora, vogliamo ribadire la priorità di intervento su queste questioni affinché non si determinino ancora una volta ulteriori insopportabili ingiustizie.



Movimento Interregionale Insegnanti Precari

Riparte il Satiro Saggio!

Finalmente, dopo tanto tempo, Il Satiro Saggio riapre i battenti!

30.6.08

Legge italiana per censurare la pornografia online





Un Senatore del Popolo delle Libertà  ( foto a sinistra  ) Alessio Butti  ha posto il  disegno di legge retrogrado , si torna indietro di  30\40 anni  denominato Norme per la corretta utilizzazione della rete Internet a tutela dei minori" che prevede, fra le tante norme, l'oscuramento dei siti internet che contengono materiale pornografico o offensivo del buon costume. Insomma, sebbene i disegni di legge abbiano bisogno comunque dell'approvazione del Parlamento, è evidente che una proposta di questo genere sia destinata a far discutere.
Già, perché nel testo Butti sembra aver dimenticato di mettere su piani diversi la pornografia e la pedo-pornografia. E non si tratta di fantasiose interpretazioni perché nell'Articolo  nei tre  articoli si legge 



1. È vietato istituire siti nella rete Internet  i cui contenuti siano finalizzati, direttamente o indirettamente:
a) alla istigazione al consumo, alla produzione o allo spaccio di sostanze stupefacenti;
b) alla istigazione alla violenza e alla consumazione di reati;
c) alla divulgazione o alla pubblicizzazione di materiale pornografico o di notizie o di messaggi pubblicitari diretti all’adescamento o allo sfruttamento sessuale di minori di anni diciotto.:
2. Chiunque viola i divieti di cui al comma 1 è punito con la reclusione da uno a cinque anni e con la multa da 2.500 euro a 50.000 euro.

3 vi è una deroga: "L'autorità per le garanzie nelle comunicazioni può autorizzare la diffusione di siti della rete Internet i cui contenuti siano parzialmente simili a quelli vietati ai sensi dell'articolo 1…".
Ecco quindi divulgazione e pubblicizzazione trattate in modo analogo, e la  pornografia (generica senza  distizione fra pedo pornografia  condannabile  e  da reprimere   ) alla gogna poiché nell'Articolo  Come a sottolineare che qualcuno deciderà sulla tollerabilità o meno di determinati contenuti e di conseguenza alla loro censura.
Insomma, se Butti si riferisse solo ed esclusivament
e a tutto il materiale pornografico diretto all'adescamento – scelta a tutti gli effetti condivisibile - perché ci sarebbe bisogno di un ulteriore riferimento a contenuti "parzialmente simili". Cosa sono i contenuti parzialmente simili? E perché nell'Articolo 2 si legge che "L’autorità giudiziaria dispone l’oscuramento dei siti della rete Internet i cui contenuti sono palesemente illeciti o offensivi del buon costume o tali da attentare all’ordine pubblico ?"