13.2.13

morto Tommy, il cane che aspettava la padrona in Chiesa

da il messaggero.it


Apprendo  da  il gruppo di  Facebook  in volo  (  https://www.facebook.com/groups/103441243926 )  l'unico  commento che mi  sento di fare   è  questo  : Riposa in pace caro amico”. da da voi amici a quattro zampe cè solo da imparare!  e 
La notizia  mi ha  lasciato  sgomento  credevo  fosse una  bufala ( con rispetto   del gruppo  e  dei suoi curatori fra  cui  una nostra utente  )  sono andato a fare delle ricerche  in rete  è ho trovato questo   articolo  preso  da http://www.ilmessaggero.it/societa/ del 13\2\2012


ROMA - E’ morto Tommy, il cane meticcio di 13 anni divenuto una celebrità per la sua fedeltà alla padrona che lo ha condotto a varcare quotidianamente l'ingresso della chiesa di Santa Maria degli Angeli, a San Donaci (Brindisi), dove due mesi fa è stato celebrato il funerale della donna, scomparsa a 57 anni. 
da facebook  non ricordo il gruppo  
Ne ha dato notizia Sebastian Mapelli che amministra ora la pagina Facebook della madre, Maria Lochi, la donna che si è occupata del meticcio di 13 anni e di molti altri randagi. «Purtroppo devo dare a tutti una triste notizia... Tommy non è più con noi! Si è spento nel sonno alle ore 15:45 a causa di un arresto cardiaco. Riposa in pace caro amico».
Da domenica scorsa, quando si era diffusa la notizia che Tommy era in fin di vita, ricoverato in una clinica, proprio su Facebook erano stati pubblicati numerosi messaggi di incoraggiamento al cane e al padrone che se ne stava occupando. A pubblicarli erano persone da tutta Italia che si erano lasciate commuovere dalla storia del meticcio che andava abitualmente in chiesa e stazionava vicino all'altare accolto da sacerdoti e da fedeli.

Per chi  non avesse seguito al vicenda  c'è l'url del messaggero  e\o  in sintesi  questo video   del corriere della sera 

11.2.13

San Pietro e il bar

Alcuni anni fa accompagnai i miei studenti a Roma e in Vaticano, per la consueta gita scolastica. Mi capitò di soffermarmi a osservare, da una delle enormi finestre, il panorama sottostante. La città si stendeva mite e sensuale come un'immensa dama, ma con qualcosa di terribile, simile alla Natura leopardiana prima dell'incontro con l'Islandese. Fu un attimo di cui rammento il silenzio perfetto, vitreo, confitto nei millenni. Ero a contatto diretto con Dio - o con la sua totale assenza. Perché, davvero, non percepivo nessuno.
Udii la mia voce commentare: impossibile.
La città, la metropoli, l'urbe, diveniva il mondo. Infiniti, moltiplicati mondi. Un labirinto di occhi, di fiati, di drammi, da contare uno per uno, cui dare risposte definitive. Ma come avrei potuto farlo, in nome di Dio ?
Per me, il problema non si sarebbe mai posto, in quanto donna. La fabbrica di Cristo, che aveva scalzato Gesù, mi aveva esclusa dal controllo totale dell'anima del mondo, ma in quegli istanti provai una sincera commiserazione per il gravame di quell'uomo anziano, solo, sulla cattedra di Pietro. Cattedra. Di Pietro, che era stato un pescatore illetterato.
Il Papa se ne va. Dopo molti secoli, un Pontefice abdica. Per stanchezza fisica e morale, per fede, dice qualcuno. Per umiltà .
Ratzinger è stato umano, consapevole, drammatico. Dietro la mitezza, l'assoluto rigore dell'animo germanico. Non sono sconvolgenti le sue dimissioni. Avrebbero dovuto essere normali. Ma il suo, è stato un atto di fede? Non so.
I fondamentalisti attraversano ore drammatiche. Un Papa che si dimette non era nelle loro previsioni. Men che meno questo Papa. Erano convinti d'aver riconquistato la "cristianità". Si ritrovano di fronte un uomo normale, forse smarrito (benissimo!), forse sconfitto. Ma sono disorientate anche tante persone comuni, prive d'un punto di riferimento, orfane, anch'esse, di quella diversità che ai loro occhi Giovanni Paolo II incarnava così bene. Il Papa polacco era una statua controriformista, un santo dalla spada sguainata, intrepido sull'abisso. Non seguivano le sue indicazioni, ma quella sorta di roccia umana scaldava in qualche modo il loro cuore.
Adulti. Ora, improvvisamente, costretti a uscire dal guscio. Come quel giorno a Roma, quella Roma divenuta liquida come il mare, ondeggiante, frastagliata e perigliosa, essi adesso cercano una voce, una morale dentro di sé. E stentano a trovarla.
Un Papa dimissionario è un Papa umano. Ma non si possono dimenticare le azioni di quel Papa.
Ratzinger fu il Pontefice della lotta al "relativismo", del perdono senza pentimento ai lefebvriani, del discorso di Ratisbona, degli attacchi agli omosessuali come "minaccia per la pace", della banalizzazione dei delitti dei Conquistadores. Visse, probabilmente senza mai riprendersi del tutto, lo scandalo della pedofilia. La Chiesa da lui diretta intervenne pesantemente in politica appoggiando governi non di rado irrispettosi dei più elementari diritti umani; e del tutto anticristiani.
Non alzò mai la voce, ma il pensiero che mi sale dal cuore, in questi momenti, è rivolto a chi, in questi e negli anni precedenti, è stato emarginato, umiliato, scacciato dalla dura morale ecclesiastica, dalle feste della famiglia dalle quali era del tutto escluso, e che anzi venivano organizzate contro di lui.
Oggi era la giornata mondiale del malato, istituita proprio da quel predecessore di Ratzinger dai fatui trionfi secenteschi. Di quei malati m'importa. I dolori dell'anima a volte illuminano, altre volte deturpano.
A stare troppo in alto, l'atmosfera tende a rarefarsi. E ci sentiamo soffocare. La vita è orizzontale. E' in quelle case galleggianti, in quella città-donna spianata, in quelle miriadi di occhi che dormono da lontano. Di cui la Chiesa è obbligata a riappropriarsi. Senza sperare di governarli dall'alto. E da sola.
Una Chiesa femminile non soltanto di nome. Una Chiesa senza monarchi assoluti da divinizzare. Una Chiesa che, avendo voluto cancellare il Concilio Vaticano II, ha mortificato lo Spirito, e che ora deve pentirsi e riprendere la strada smarrita.
Da alcune parti, ingenuamente si auspica il "Papa nero", come se la provenienza geografica fosse la risoluzione alla marginalità del cristianesimo. Certo, che il cristianesimo non sia solo europeo, e addirittura torni alle sue radici, lo auspichiamo tutti. Ma non sarà un Papa africano a cambiare le cose. La maggior parte dei vescovi del Continente nero è nettamente conservatrice, quando non reazionaria. Un Papa, da qualunque parte venga, dev'essere nuovo. Dentro.
Lo potrà soltanto se scenderà dallo scranno. Se accetterà di farsi orizzontale e corale. Se diventerà uomo e donna. Non da solo. Con tutti e con tutte.
Non deve "abbandonare". Se ritiene persa la partita in Europa, non c'è in lui fede. C'è ateismo.
Ecco perché la cattedra di Pietro necessita di tornare barca, come in origine era. E forse, per usare un'immagine più moderna, le gioverebbe bussare a qualche porta, entrare in qualche luogo pubblico, banale, dimenticato. Dozzinale. Chiedendo aiuto, perché no? Come il prete di Nanni Moretti (quello de La Messa è finita, non del pretenzioso e sbalestrato Habemus Papam), magari si guarderebbe intorno, con curiosità puerile ed esitante, per poi esclamare, discreto, agli avventori: "Vi amo, voi tutti che siete in questo bar".

Da lontano


La Giornata Mondiale del Malato, istituita ventun anni fa da Giovanni Paolo II, non è mai stata una ricorrenza popolare.
Si tende anzi a dimenticarla. Molti ne ignorano addirittura l'esistenza.
Il malato non fa rumore. E non solo quando langue in ospedale. Il malato tende a rinchiudersi per quella sorta di strano pudore, che lo affligge e lo umilia davanti agli altri. Si sente inadeguato. La sua prima malattia è la solitudine.
Il tempo del malato procede al rallentatore. Se dovessi personificare questa giornata, le darei le fattezze di don Bruno, prete dalla tonaca lisa, impercettibile anche nella fisicità plastica e rotonda; eppure sempre lì, tra ospedali e condomini, villette e sperdute casupole. Nelle sue visite, e alla comunità, non manca mai di ricordare una vecchina, un bambino, una persona adulta o un giovane (sì, soffrono pure i giovani, spesso più di noi) che lui conosce ad uno ad uno, e che resta accartocciato dietro persiane mute, a osservare lo scorrere delle ore. E da quelle ore, magari, spera emerga un sorriso.Don Bruno ce li ricorda come un popolo in festa. Mancasse lui, si creerebbe una voragine enorme.Il malato è l'imperfetto perché umanità nuda e indifesa. Vogliamo rimuoverlo.Ma malati siamo tutti; e infelici quelli che nemmeno s'accorgono del proprio dolore.
Malati ci ricordano che il dovere di ogni uomo, e di ogni donna, è l'accompagnamento. Don Bruno è sempre in movimento, ma la sua figura si staglia su albe placide e paesaggi familiari. Riporta nelle case sofferenti un dolce sole.
Basterebbe, come lui, essere presenti qualche minuto, qualche ora, dare a tutti i dimenticati un nome. Siano benedetti i malati, il silenzioso coro comunionale che si leva dal pietrame delle nostre città.


9.2.13

Mettiamo fine alla violenza contro le donne si o no ?


da  www.avaaz.org  del Pubblicato il: 7 Febbraio 2013  leggo questa  interessante  proposta    che secondo me ( io  ho già fatto la mia donazione perchè  credo che  funzionerà  insomma potrebbe funzionare  \  avere successo  )  è perhè  da  uomo m'indigna  che   che  le  donne  (  chiamatemi pure femminista  )  subiscano  delle  cposde  cosi  abberranti      . Ed in base  a  questo  propongo  questo sondaggio 

secondo voi  la  tesi qui riportata
  
pollcode.com free polls 




 
Ora puntiamo a un obiettivo ancora più alto in modo da sommergere i politici misogini, buttandoli fuori dalle istituzioni : fai ora una promessa di donazione per aiutarci a raggiungere il nostro nuovo obiettivo di 30.000. Addebiteremo l'importo della tua promessa di donazione solo se raggiungeremo il nuovo obiettivo.
La storia si ripete uguale in tutto il mondo: a uomini violenti e maschilisti viene affidata la responsabilità di introdurre le leggi che dovrebbero tutelare le donne. E usano il loro potere per evitare le complicazioni che potrebbero avere a causa delle vittime o degli elettori: ma abbiamo la possibilità di cambiare questa situazione. Quando su un autobus a Delhi una studentessa 23enne ha subito un brutale stupro di gruppo, le proteste dei cittadini hanno infiammato l'intero paese e il mondo intero ha urlato la sua indignazione. L'India ha quindi avviato una inchiesta ufficiale ma questa settimana il governo ha sfacciatamente dichiarato che ignorerà la raccomandazione venuta da quell'inchiesta, cioè far dimettere i politici accusati di stupro o simili violenze contro le donne. I 260 politici accusati di questi reati stanno lottando con le unghie e con i denti e per ora stanno vincendo! L'unico modo per far cambiare la situazione è uno sforzo collettivo, coordinato e dal basso per isolare questi politici e buttarli fuori dalle istituzioni. Se assieme riusciremo a raccogliere 25.000 promesse di donazione, Avaaz sarà in grado di affrontare i peggiori politici. Dipendono dalla loro reputazione, e li metteremo a nudo sui media e sulle reti sociali, utilizzando anche spazi a pagamento e sondaggi. Cominceremo in India: la più grande democrazia del mondo che sta andando verso le elezioni nazionali e poi saremo pronti a fare lo stesso ovunque avremo l'opportunità di cambiare la politica e mettere fine alla guerra contro le donne!

perchè io anarchico \ libertario dico Si al ricordo del 10 febbraio e ricordo a 360° le foibe e l'esodo

Lo so  che  spesso mi contraddico  con quanto  dico  in precedenza (  vedere qui  questo mio precedente post  )   . Ma   stavolta  davanti  a tali persone  non importa  se di  destra  o di sinistra 




  che  non hanno  (   se l'hanno è  parziale  )  memoria    della  sofferenza    di tali  popolazioni  è commettono atti vili   come questo a  Torino qualche  giorno fa  ( news  tratta  da  http://www.qelsi.it/2013/a-torino-distrutta-la-lapide-in-ricordo-dei-martiri-delle-foibe/ fonte   faziosa  e poco  obiettiva  ma è  l'unica  che ho trovato  e poi le  immagini  parlano  da  sole )




e soprattutto davanti  alcuni amici   reali  e  virtuali ed  altri solo  virtuali   che  mi hanno chiesto    , leggendo il precedente post    ( vedere url  sopra  )    s'ero passato al fascismo    visto che  ricordavo avvenimenti  fatti  propri  dalla destra  fascista repubblicana  ( quello che  allora  si chiamava  Msi  - movimento  sociale   italiano  \  fiamma  tricolore  )  fatta propria  dai fascisti  e  ora  dai revisionisti  di sinistra , eccetto  alcuni esponenti  (  vedi qui   ) . Oppure  altri  che mi dico  è basta  crogiolarsi  nel passato e  guarda  al  futuro  .Oppure  i  nuovi  iscritti che mi chiedono come  un comunista  (  in realtà sono un libertario )  come  sia arrivato   a  ricordare  in maniera cerchiobottista (  secondo loro )  o a  360°  tali avvenimenti  .

Mandiamo  con ordine  .
Il monumento collocato all'ingresso della "foiba" di   Basovizza
foto  tratta dal 2  sito   citato  

Oltre  ai motivi suddetti  , che  ho  citato  nel post  precedente , c'è il fatto che  :  <<   La storia fatta di silenzi, di falsificazioni, di mistificazioni, non è maestra di vita >> Ciò non toglie che in opere storiche, l'argomento fosse dibattuto: ad esempio nel 1980, Arrigo Petacco - noto giornalista e saggista - illustrò la tragica realtà di questo massacro. Il suo racconto, pur all'interno di un'opera più ampia e con molte incertezze, prudenze ed omissioni, offriva un quadro sufficientemente completo, senza sottovalutare entità e ferocia delle stragi.

Ricordo  perchè è già bastato   l'assordante   silenzio    durato   mezzo secolo   su  tali eventi storici  .
Il silenzio  fu di tre  tipi (  le news sotto  riportate,sono tratte sia  da mie  ricerche in giro per la rete  e  in particolare  da queti duie  siti : 1) www.lefoibe.it/approfondimenti/dossier/06-resppolitiche.htm.,2) il  già  pluricitato citato http://it.wikipedia.org/wiki/Massacri_delle_foibe  in particolare  il  capitolo La percezione   del fenomeno dal dopo guerra ai giorni nostri  3)  http://digilander.libero.it/lefoibe/indexx.htm
 Esso   fu di tre tipi  diversi ma  accomunati  dall'opportunismo politico   e  del voler  dimenticare   tali fatti

Il silenzio internazionale  \ degli alleati

Per non inimicarsi la Jugoslavia che, all'epoca, in piena guerra fredda, faceva parte dei "Paesi non allineati(  cioè tutti queoipaesi  che nonaderirono  ne al blocco  societico  \  comunista   nè  a quello  Americano  )  gli americani, così come i loro alleati non indagarono su ciò che gli Jugoslavi avevano compiuto durante la guerra, né pubblicizzarono quanto gli stessi continuarono a compiere nei periodi immediatamente successivi alla sua conclusione.
La  rottuira   politica    fra  Tito e  Stalin avvenuta  nel  1948  fece  entrare  la  ex  Jugoslavia   nei paesi non allineati e  da qui  la necessità di utilizzare la Jugoslavia come "paese cuscinetto" tra i due blocchi,  spinse tutto il blocco occidentale a stabilire rapporti meno tesi con la Jugoslavia, in funzione antisovietica (si era agli inizi della guerra fredda) per contrastare l'egemonia sovietica nei Balcani .
Anche a "giochi finiti" non vi fu mai alcuna ammissione esplicita ed ufficiale delle  brutture  e  delle responsabilità  del regime  Jugoslavo  . Infatti << le "foibe" (...) sono state una variante locale di un processo generale che ha coinvolto tutti i territori in cui si realizzò la presa del potere da parte del movimento partigiano comunista jugoslavo ... >>[ Raoul Pupo, Le stragi del secondo dopoguerra nei territori amministrati dall'esercito partigiano jugoslavo ] >>  . Gli eccidi, come detto, avevano anche l'obiettivo di eliminare i possibili oppositori del costituendo regime comunista jugoslavo e furono uno dei tanti eccidi che caratterizzarono la sua ascesa al potere , fra questi è rimasto tristemente celebre il massacro di Bleiburg. Repressioni di tale portata furono consentite dalle caratteristiche dittatoriali del regime comunista di Tito. Simili repressioni furono, inoltre, caratteristiche dell'ascesa al potere di gran parte dei regimi comunisti del periodo  fatto che ha spesso portato a presentare le foibe 'tour court' come un "crimine del comunismo"  ) Sarebbe stato infatti estremamente difficile riuscire a spiegare all'opinione pubblica mondiale per quale motivo gli Alleati, pur sapendo della pulizia etnica in corso nella Venezia Giulia, non intervennero per scongiurare o comunque mettere fine a quella tremenda carneficina  e  di  come  loro dichiaratamente  anticomunisti  sostennero anche se  non apertamente  un regime  comunista  non sovietico  .

 Nazionale

La vicenda nel dopoguerra è stata a lungo trascurata per i convergenti interessi di governo e opposizione.I vari  governi italiani del dopoguerra preferirono mettere a tacere questi fatti per : 1)   che voleva sorpassare tutto il capitolo della sconfitta nella seconda guerra mondiale    e  l'italianizzazione forzata  delle minoranze  slave    i crimini   fatti dal regime  fascista  e  poi  dopo   il 25 luglio del 1943  dalla  Rsi ( Repubblica  Sociale  Italiana  )  .,  2)   non doversi confrontare su alcune imbarazzanti questioni legate debiti di guerra nei confronti dei privati. Infatti   beni espropriati agli abitanti delle zone interessate dall'esodo del dopoguerra non furono risarciti equamente, ma con avvilenti elemosine. Riprendere la questione avrebbe significato indennizzi definitivi agli esuli con fondi sottratti alla ricostruzione dell'Italia devastata dalla guerra; si preferì, quindi, accantonare il problema insabbiandolo.3)non  si voleva inoltre riaprire il problema dei molti militari che commisero in Jugoslavia reati di guerra per i quali non furono mai perseguiti,e poi amnistiati con le   nonostante le iniziali richieste del governo jugoslavo . Infatti I vari governi italiani succedutesi negli anni mai consegnarono i responsabili dei crimini nei Balcani, sia a causa della così detta "amnistia Togliatti" intervenuta il 22 giugno 1946, sia perché il 18 settembre 1953    governo Pella ( democristiano ) approvò l'indulto e l'amnistia proposta dal guardasigilli Antonio Azara per i tutti i reati politici commessi entro il 18 giugno 1948 a cui si aggiunse quella del 4 giugno 1966. All'epoca la sola città di Belgrado chiese di imputare oltre 700 presunti criminali di guerra italiani fra cui   i generali Mario RoattaVittorio Ambrosio e Mario Robotti, che non furono mai consegnati nonostante gli accordi internazionali prevedessero la loro estradizione.

dalla  voce  di  wikipedia massacri foibe  (  trovate  l'url  nel post ) 

Nel 1992 è stato istituito un procedimento giudiziario in Italia contro alcuni dei responsabili dei massacri ancora in vita. Tali inchieste furono giustificate dal fatto che all'epoca la Venezia Giulia era ancora ufficialmente sotto sovranità italiana; inoltre i crimini di guerra non sono soggetti a prescrizione. Partite dalla denuncia di Nidia Cernecca, figlia di un infoibato, videro come principali imputati i croati Oscar Piskulic e Ivan Motika. L'inchiesta fu istituita dal pubblico ministero Giuseppe Pittitto. Nel  1997 diversi parlamentari sollecitarono il governo affinché avanzasse richiesta di estradizione per alcuni degli imputati. Il procedimento si è concluso con un nulla di fatto: nel 2004 fu infatti negata la competenza territoriale dei magistrati italiani.
Le responsabilità del Partito Comunista Italiano

L'atteggiamento del PCI nei confronti della questione dei confini orientali italiani fu ambiguo: già nel corso del conflitto, aveva acconsentito a lasciare la Venezia Giulia e il Friuli orientale sotto il controllo militare dei partigiani di Tito,[97] avallando così la successiva occupazione jugoslava. Fu per questo motivo che aveva ordinato ai propri partigiani operanti nella regione di porsi sotto comando jugoslavo (fu in questo contesto che maturò l'eccidio di Porzûs).
Successivamente richiese che i territori assegnati all'Italia col Trattato di Rapallo (1920) passassero alla Jugoslavia, ritenendo che i diritti nazionali degli italiani sarebbero stati tutelati dal nuovo ordine socialista imposto da Tito al suo paese; infine - a partire dalla metà del 1945 e massimamente a seguito della rottura fra Tito e Stalin - passò ad una difesa del carattere italiano della città di Trieste: prima sposando la linea per cui era da crearsi il Territorio Libero di Trieste, poi - dal 1948 - assumendo il mantenimento della città in Italia fra gli obiettivi del suo programma politico. Localmente, tutte le federazioni del PCI della Venezia Giulia aderirono alle richieste annessionistiche espresse dalla Jugoslavia[senza fonte]. In particolare, il PCI di Trieste - allontanatosi alla fine del 1944 dal CNL cittadino per sottoporsi gerarchicamente al fronte di liberazione della Slovenia - auspicò durante il corso di un'assemblea pubblica indetta dalle autorità italo-slave quella che venne definita "risoluzione settima repubblica", che prevedeva la formazione di una settima repubblica federativa jugoslava, di carattere italiano con già pronta la bandiera ufficiale, comprendente Trieste, Monfalcone e il Friuli orientale: a tal scopo organizzarono il Partito Comunista della Venezia Giulia
Terminato il conflitto molti militanti[senza fonte] comunisti italiani collaborarono con il governo jugoslavo e molti ebbero un ruolo attivo nelle repressioni. Si consideri che le scelte dei comunisti italiani, spesso tacciati di "tradimento", furono coerenti al loro internazionalismo, secondo il quale l'affermarsi del comunismo era un valore moralmente superiore a quello di patria e nazione.
Negli anni successivi furono tuttavia molti gli ex partigiani e i militanti a prendere la via dell'esodo, come conseguenza delle politiche nazionaliste e repressive del comunismo jugoslavo, oltre che per la disputa che opponeva Tito a Stalin, e che vedeva i comunisti italiani schierati su posizioni rigidamente staliniane.
Negli anni successivi il P.C.I. contribuì a dare, all'opinione pubblica italiana, una visione alterata degli avvenimenti, volta a minimizzare e a giustificare le azioni dei comunisti jugoslavi. Di questo atteggiamento ne fecero le spese i profughi, ai quali fu ingiustamente cucita addosso l'odiosa nomea di "fascisti in fuga".
idem  precedente  
A tutt'oggi, come si dice avanti, persiste in taluni ambienti comunisti e post-comunisti, in particolar modo quelli più legati all'epopea partigiana un atteggiamento che tende a minimizzare e a giustificare gli eccidi.
Il PCI, che doveva a tutti i costi evitare di far entrare nella coscienza comune l'idea che alcuni dei suoi leader potessero aver dato un tacito appoggio agli autori degli infoibamenti e delle deportazioni, negò sempre, anche di fronte all'evidenza, quanto stava accadendo in quelle terre, tacciando di falso chi tentò di renderlo noto all'opinione pubblica.
Studiando attentamente la documentazione e le informazioni sulla storia giuliana che stanno via via venendo alla luce, appare logica ed evidente la conclusione che il PCI fosse totalmente appiattito sulla posizione di Tito.
Da un lato questo atteggiamento poteva essere spiegato con lo spirito internazionalista che caratterizzava il PCI, alimentato tra l'altro dalla comune ideologia e dalla necessità di combattere un comune nemico come il nazi-fascismo. Ma dall'altro non si può non rilevare che questa sudditanza contribuì notevolmente ad assecondare le mire espansionistiche di Tito nei confronti della Venezia Giulia, dell'Istria e della Dalmazia. Questa sudditanza, infatti, favorì l'occupazione e la sottrazione di parte del territorio nazionale da parte della Jugoslavia e avallò la persecuzione della popolazione giuliano dalmata, che non risparmiò neanche antifascisti o compagni di partito contrari all'annessione slava.
Significativa anche la lettera scritta dal vicepresidente dei Ministri Palmiro Togliatti il 7 febbraio 1945 al Presidente Ivanoe Bonomi, con la quale il leader comunista minacciò 25 persino la guerra civile se il CLNAI avesse ordinato ai partigiani italiani di prendere sotto il proprio controllo la Venezia Giulia, impedendo così l'occupazione e l'annessione jugoslava.
Mi è stato detto che da parte del collega Gasparotto sarebbe stata inviata al C.L.N.A.I. una comunicazione, in cui si invita il C.L.N.A.I. a far sì che le nostre unità partigiane prendano sotto il controllo la Venezia Giulia, per impedire che in essa penetrino unità dell'esercito partigiano jugoslavo. Voglio sperare che la cosa non sia vera... è a prima vista evidente che una direttiva come quella che sarebbe contenuta nella comunicazione di Gasparotto è non solo politicamente sbagliata, ma grave, per il nostro paese. Tutti sanno, infatti, che nella Venezia Giulia operano oggi unità partigiane dell'esercito di Tito, e vi operano con l'appoggio unanime della popolazione slovena e croata. Esse operano, s'intende, contro i tedeschi e i fascisti. La direttiva che sarebbe stata data da Gasparotto equivarrebbe quindi concretamente a dire al C.L.N.A.I. che esso deve scagliare le nostre unità partigiane contro quelle di Tito, per decidere con le armi a quale delle due forze armate deve rimanere il controllo della regione. Si tratterebbe, in sostanza, di iniziare una seconda volta la guerra contro la Jugoslavia. Questa è la direttiva che si deve dare se si vuole che il nostro paese non solo sia escluso da ogni consultazione o trattativa circa le sue frontiere orientali, ma subisca nuove umiliazioni e nuovi disastri irreparabili.
Quanto alla nostra situazione interna, si tratta di una direttiva di guerra civile, perché è assurdo pensare che il nostro partito accetti di impegnarsi in una lotta contro le forze antifasciste e democratiche di Tito. In questo senso la nostra organizzazione di Trieste ha avuto personalmente da me istruzioni precise e la maggioranza del popolo di Trieste, secondo le mie informazioni, segue oggi il nostro partito. Non solo noi non vogliamo nessun conflitto con le forze di Tito e con le popolazioni jugoslave, ma riteniamo che la sola direttiva da dare è che le nostre unità partigiane e gli italiani di Trieste e della Venezia Giulia collaborino nel modo più stretto con le unità di Tito nella lotta contro i tedeschi e i fascisti.
L'atteggiamento del PCI nei confronti dei profughi giuliani, in linea con la posizione dei compagni slavi, fu di condanna totale e coloro che fuggirono dal comunismo vennero additati come fascisti.

Concludo   rispondendo  , spero in maniera   definitiva  e  completa  a : 1) a  chi mi fa   i  complimenti  perchè  coltivo    la memoria  condivisa  .

 Mi spiace  deluderli  ma   ricordare  a  360   al limite  del cerchiobottismo  (  è un effetto collaterale  di chi  vuole ricordare  obiettivamente   )  significa memoria  condivisa  .  Essa   ci sarà    quando  : << Solo se noi agiremo tutti in questo modo creeremo le condizioni in cui, dimenticato il passato, sarà possibile che le questioni della nostra frontiera siano affrontate con spirito di fraternità e collaborazione fra i due popoli e risolte senza offesa nel comune interesse.>> E  quando   si smettera  d'usare  la  storia  ad  uso   e consumo   ideologico  \ politico ,  di sminuire   e d ingigantirlo  , e  vedendo  solo   gli avvenimenti da  una parte  sola  .
2)  chi mi chiede   Come   mi sono preso a cuore   \ interessato alle  foibe  e all'esodo  delle  popolazioni Istriane  e dalmate    ?

 per il fatto che mi  piacciono , nel bene e nel male  le storie  dei vinti  come potìete leggere  nei ost  del mio blog  . 
Ma  soprattutto  sono legate  anche se  in  maniera indiretta  alla mia infanzia  e ala mia adolescenza  . Ai " conflitti " di mio nonno e  prozio paterno  fascisti con mio padre  e mio  zio   sinistra  extraparlamentare   e quindi l'accusa reciproca  sulle responsabilità dele foibe . E poi le letture  ( in realtà sfogliavo  le pagine  , ero troppo piccolo quando morirono mio nonno e  mio pro zio   paterno, avevo 11   e  13   anni   )  . Quindi cadde  (  aggiungendosi ai silenzi di cui  ho parlato sopra  ) il silenzio e il venir  meno  del mio interesse   su questi argomenti  . Per  poi riemergere con l'istituzione della giornata  del 10  febbraio  e le prepoteste  appena  ne  sente parlare  in tv    di mio padre   che vedeva e vede le foibe  come   una vendetta  \ reazione degli istriani ala violenza e  le aberrazioni fasciste  . La  rilettura  ( di quel  che  si è salvato    visto che mio padre  butto  via  considerando  , non a  torto paccottiglia  fascista  )   dei testi  fascisti  con aggiunta  di testimonianze  un padre  di un mio amico  che   fece la  guerra  in Jugoslavia durante il fascismo  e le brutture  che esso fece agli istriani e  di una signora venuta qui in Sardegna   durante l'esodo  giuliano -istriano ( vedere i  link  sotto per  l'esodo per  la situazione  che precedette le'esodo cioè le violenze fasciste  e  comuniste  vedere  gli url  del post precedente    )  mi hanno portato a ricordare  a  360°  tali avvenimenti .
http://it.wikipedia.org/wiki/Istria#Storia  ( in particolare dal 2  dopo guerra  )
http://it.wikipedia.org/wiki/Dalmazia#Storia  ( l'età moderna in particolare  )

8.2.13

l'amore è un misto fra erotismo ( ritrovamento del volto di una famosa opera d'arte l'origine del mondoi di Coubert ) e la storia d'amore più longeva e duratura ( 81 anni di matrimonio ) ongeva amore erotismo

                 L'amore  è  desiderio fattosi saggio . L'amore  non   vuole  avere   vuole  soltanto amare
                                                                  Herman Hesse  ( 1877-1962  )


Il    titolo  del post  d'oggi  mi è venuto in mente leggendo   in sequenza   le due storie  sotto riportate  .
La  prima    riguarda  la  scoperta importantissima    del pezzo "  mancante " ad un capolavoro della  storia  dell'arte  .
 E' news  di questi giorni  che La donna del celebre nudo di Courbet “L’origine del mondo” opera in cui un nudo ( volgare o elegante dipende dai punti di vista ) 
l'originale  da  http://it.wikipedia.org/wiki/L'origine_du_monde

 << Grazie al grande virtuosismo di Courbet, alla raffinatezza della gamma delle tonalità ambrate,L'Origine del mondo sfugge allo statuto d'immagine pornografica. La schiettezza e l'audacia di questo nuovo linguaggio non escludono un legame con la tradizione: difatti, la pennellata ampia e sensuale e il ricorso al colore ricordano la pittura veneziana. Del resto, lo stesso Courbet faceva appello a Tiziano e al Veronese, al Correggio e alla tradizione di una pittura carnale e lirica. (...) da http://www.musee-orsay.fr/it/collezioni/  trovate  qui  l'articolo integrale e qui un ulteriore news sull'autore  e  sul quadro con le  classiche interpretazioni   critiche  destinate  ad essere  messe  in discussione da  tale scoperta  su tale quadro 
Avrebbe un volto il corpo femminile ritratto nel famoso quadro di Gustave Courbet “L’origine del mondo”: un collezionista sostiene di possedere la parte mancante del dipinto, appunto il viso della donna ritratta. La notizia diffusa dal settimanale francese Paris Match  (  foto a  destra  )  
Ecco  quindi che --  da  quanto legge  su  fanpage --“L’origine del mondo”, il celebre nudo ritratto da Gustave Courbet avrebbe finalmente un volto. Il condizionale è d’obbligo dato che la “scoperta” ha diviso fortemente i critici. La notizia è stata riportata dal settimanale francese Paris Match: è stato un appassionato d’arte a scovare, in una maniera decisamente casuale, la parte superiore del quadro di Courbet, considerato il nudo più erotico del XIX secolo. Nel piccolo quadro del pittore francese, esposto dal 1995 al museo d’Orsay (l’ultimo proprietario privato fu il grande psicanalista Jacques Lacan), appare il corpo adagiato sul letto di una donna ritratta fino all'altezza del seno.Una rappresentazione dell’organo genitale femminile che fece scalpore a Parigi quando, nel 1866, fu rappresentato. La tavola scoperta dall’appassionato d’arte, che dovrebbe dunque definire il resto di quel quadro, mostra il volto di una donna bruna sdraiata, con la testa rivolta all'indietro e la bocca leggermente aperta.
Il volto di “Jo” tra i vecchi mobili di un antiquario parigino - I colori, la trama della tela e, infine, le stesse dimensioni del ritratto corrispondono alla celebre opera de “L’origine del mondo”. Per questo motivo si è arrivati alla conclusione che quel quadro fu diviso a metà. Dunque, il dipinto scandalo esposto al museo d’Orsay non sarebbe che un dettaglio di un’opera più grande. “Due anni d’inchieste, perizie e analisi”, scrive il settimanale francese, “ci hanno permesso di sollevare il velo e risolvere un mistero che ha affascinato il mondo dell’arte e il pubblico”. L’opera che ritrae il volto  (  foto  a  destra    pubblicata   dal settimanale francese Paris Match  )   sarebbe stata acquistata nel gennaio del 2010 in una bottega di un antiquario parigino per 1400 euro: il quadro era abbandonato tra vecchi mobili e nessuno sospettava potesse essere parte di quella celebre opera. La modella di Gustave Courbet sarebbe stata, dunque, Johanna Hiffernan, detta Jo, che all'epoca del dipinto era l’amante del pittore americano James Whistler, grande ammiratore del maestro del realismo francese.


La notizia che porto come tesi e titolo del post è questa , tratta sempre da www.fanpage.it




San Valentino, ecco la coppia più longeva: sposati da 81 anni
John ha 101 anni e la moglie Ann Betar ne ha 97. Si sono sposati il 25 novembre 1932. Il loro segreto? "Vivere nella gioia senza andare oltre i nostri mezzi".


Un lungo viaggio chiamato amore: ottantuno anni l'uno accanto all'altra. Per John e Ann Betar il regalo di San Valentino è una immagine. Il loro matrimonio, avvenuto ottantuno anni fa nel Connecticut, Stati Uniti. John e Ann sono la coppia più longeva degli Stati Uniti. Lui ha 101 anni e lei 97 anni e il 14 febbraio nella festa degli innamorati a Fairfiled, sarà riconosciuto il loro record negli Stati Uniti, se non del mondo. I due si sono sposati il 25 novembre 1932 e quest'anno andranno ben oltre le nozze di platino; hanno cinque figli, 14 nipoti e 16 pronipoti. L'amore è iniziato da ragazzini e non è stato privo di travagli: i genitori di Ann avevano promesso la giovane in sposa ad un altro ma pur di stare assieme la coppia decise di scappare. Lo scorso anno fu premiata una coppia di Las Vegas, con alle spalle 78 anni di matrimoni. John e Ann hanno visto alternarsi ben 14 presidenti degli Stati Uniti, da quando, all'epoca, nel 1932, era in carica Herbert Hoover. Il segreto della loro unione? “Vivere nella gioia- ha detto John – senza andare oltre i nostri mezzi”.

SEMBRI MORTO INVECE SEI ANCORA VIVO .creduto morto viene portato nelle celle obituarie. Ma quando il medico ha iniziato l'autopsia il suo cuore batteva ancora.


“Deceduto per infarto”: ma non era vero. Lo portano nelle celle dell'obitorio e muore assiderato
Russia: nel villaggio di Ulianovshina un malcapitato creduto morto viene portato nelle celle obituarie. Ma quando il medico ha iniziato l'autopsia il suo cuore batteva ancora.













Una storia terribile e incredibile, quella nella quale è rimasta vittima a Mosca, un uomo di 57 anni. Fato per morto dopo un attacco cardiaco, è rimasto per quasi due giorni in una cella frigorifera dell'obitorio locale, ma il suo cuore batteva ancora quando il medico legale stava cominciando l'autopsia sul suo corpo: inutili i tentativi di rianimazione: è morto per assideramento. L'episodio è riferito dal sito Lifenews.ru, è accaduto nella regione di Pskov, nel villaggio di Ulianovshina. La famiglia del malcapitato subito dopo l'attacco cardiaco aveva allertato i soccorsi ma trattandosi di un villaggio lontano dai centri abitati i tempi dell'arrivo si sono allungati a dismisura. Nel frattempo è poi arrivato un infermiere locale, che ha constatato il presunto decesso, sbagliando clamorosamente, e informando la polizia della morte. Soltanto il medico legale, due giorni dopo, ha fatto la terribile
scoperta. Aperta un'inchiesta.
  FONTE  http://www.fanpage.it

diario di bordo n 98 anno III i no vax raccolgono quello che hanno seminato , caso Ramy Elgam gli abusi e la mancanza di rispetto del potere ,acca larentia uso distorto e strumentale del ricordo

Finalmente i anzi dei * no vax ( ovviamente senza generalizzare in quanto esistono come fra i vax quelli civili ed rispettosi ) trovano pane...