25.2.14

La fattoria diventa scuola di vita e legalità giustizia minorile Il sistema educativo è fondamentale e questo forse è migliore dei quello delle comunità

  ti potrebbe interessare
http://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2014/02/intervista-carmelo-musumeci.html
http://www.istentales.com/  e  le   loro pagine su  fb  1 2 )

 da la nuova sardegna  del 23\2\2014

La fattoria diventa scuola di vita e legalità
giustizia minorile
Il sistema educativo è fondamentale e questo forse è migliore dei quello delle comunità
di Luciano Piras
NUORO La sveglia suona puntuale ogni mattina alle 6 e 30. «E poi cosa fanno? Totu, totu su chi b’est de fachere fachen... ». Nessuno sconto per i ragazzi appena condannati. «Mungono le pecore, fanno il formaggio, sa sartitza, sichin su fruteto, cullin s’ulìa, tagliano la legna, pesan i muretti a secco... totu, fanno
tutto quello che c’è da fare in campagna, senza orari come nella vita reale dei pastori». Gigi Sanna parla all’ombra di una quercia secolare, in un costone di Badde Manna, nei tancati poco fuori Mughina, a due passi dalla strada provinciale che porta a Orgosolo. «Qui i ragazzi imparano a lavorare, a essere orgogliosi del proprio lavoro» racconta il pastore-cantante degli Istentales. Una band popagropastorale, certo, ma anche cooperativa sociale che a Badde Manna ha il suo paradiso terrestre protetto dall’imponenza del vicino Monte Ortobene. È in questo ovile-fattoria di Nuoro che la giustizia minorile ha trovato la nuova via della redenzione. Nel giro di quattro anni, sono già quindici i ragazzi passati all’aria aperta dopo l’esperienza in un istituto penale come quello di Quartucciu ( foto sotto al centro  ) 


o per scelta diretta. Una realtà unica in Sardegna, una rarità in tutta Italia. «È una opportunità che diamo ai nostri ragazzi» dice Isabella Mastropasqua, dirigente del Centro giustizia minorile per la Sardegna. «La Giustizia minorile – spiega – si deve espandere e deve coinvolgere quanti più enti, istituzioni e soggetti possibili». Come dire: le responsabilità dei minorenni che hanno sbagliato sono di tutti e tutti dobbiamo risponderne. «A Nuoro – va avanti Mastropasqua – trovano l’accoglienza propria di una famiglia che apre loro le porte e gli dà il benvenuto». «Benvenuto, sei dei nostri» è la formula adottata alla reception da Maria Paola Masala, la compagna di Gigi Sanna che cura e segue passo passo il progetto. «E ora rimboccati le maniche, si comincia a lavorare» la frase successiva. E se è vero che il lavoro nobilita l’uomo, altrettanto vero è che Badde Manna regala dignità ai ragazzi smarriti. Giovani e giovanissimi che arrivano da tutte le parti dell’isola, dal Capo di Sotto o dal Capo di Sopra. Due sono anche stati assunti con contratto a tempo indeterminato. Minorenni finiti in carcere per furto, rapina o spaccio di droga e che all’orizzonte vedono ben poche stelle luccicare. «Poi invece finisce che da qui non vorrebbero più andar via anche se hanno finito di scontare la loro pena» sottolinea con orgoglio Gigi Sanna. «Il sistema educativo è fondamentale e questo, forse, è migliore di quello delle comunità, che restano un sistema protetto mentre qui l’inserimento lavorativo è diretto, reale» sottoscrive Battista Cualbu, presidente della Coldiretti Sardegna che da subito ha sposato il progetto “Insieme nella fattoria”, finanziato dalla Fondazione Banco di Sardegna, dal Centro giustizia minorile, dalla Regione e dai Comuni di appartenenza dei singoli ragazzi ospiti della coop Istentales, oltre che dalla stessa federazione regionale dei coltivatori diretti. «È una opportunità reale di riscatto» insiste Cualbu. Un percorso riabilitativo che dura sei mesi, i ragazzi prendono una borsa-lavoro, hanno vitto e alloggio assicurati a Badde Manna, «imparana unu travallu» e due giorni la settimana fanno volontariato a Nuoro città «con i disabili o con gli anziani, a seconda dei casi e del momento» spiega ancora il leader barbudo degli Istentales. Azienda sociale e multifunzionale, ma anche agriturismo e fattoria didattica che fa dei minorenni condannati maestri di vita. Spesso, infatti, sono proprio loro a indossare i panni degli insegnanti così da far lezione ad altri giovani e giovanissimi e scolaresche che a Badde Manna vogliono sapere come si fa il formaggio o come si preparano salsicce e prosciutti. «È così che si dà un’altra possibilità a chi ha sbagliato, e magari ha sbagliato a causa di noi adulti» chiude Sanna.

Il leader della band: «Sarebbe bello inserire nelle aziende anche gli adulti che lasciano il carcere»
Galeotto fu un concerto a Su Pezzu Mannu

NUORO «Sì, certo, il decreto svuota-carceri... l’esperienza di Badde Manna si potrebbe estendere anche agli adulti, perché no?, sarebbe bello avere la possibilità di inserire nelle aziende agricole della Sardegna ragazzi e adulti che quando escono dal carcere non sanno neppure dove andare». A lanciare l’idea è Gigi Sanna, leader degli Istentales, che da quattro anni a questa parte ospita i ragazzi di Quartucciu nella sua coop sociale di Badde Manna. «Per loro sarebbe un’occasione di lavoro e al contempo le campagne avrebbero un ricambio generazionale assicurato. Se poi venisse creato un marchio doc, una rete commerciale di prodotti “galeotti”... beh, sarebbe il massimo» aggiunge. Un sogno cominciato già sette anni fa, quando la band nuorese mise piede per la prima volta nell’Istituto penale minorile di Quartucciu. Era il 6 giugno 2007. Per gli Istentales era la sesta tappa di un intenso tour nelle carceri. Concerto a Su Pezzu Mannu, dunque, a 13 chilometri dal capoluogo isolano, vicino ai comuni di Settimo San Pietro e Selargius.Naturalmente, a firmare il beneplacito ci pensarono i funzionari del Dipartimento per la giustizia minorile del Ministero della Giustizia. «La nostra è voglia di libertà e vogliamo darla a chi non ce l’ha» aveva esordito il pastore-cantante davanti a un pubblico davvero speciale: dieci ragazzi, quasi tutti extracomunitari, molti ex clandestini, adolescenti che attraversavano la fase forse più critica della loro crescita. Quasi tutti avevano già avuto esperienze traumatiche con l’alcool e la droga. Loro che per un’ora e passa ascoltavano la musica dei quattro baronetti di Badde Manna: Gigi Sanna, Tattino, Luca Floris e Daniele Barbato. Indelebile il ricordo lasciato da Abdulah, un marocchino che diede il via alle danze, benché la limba e il ballo sardo fossero per lui segni di un’identità straniera. Il messaggio delle canzoni di Quartucciu fu uno soltanto: «Per chi ha sbagliato e ora sta dentro, c’è un mondo che aspetta e sta oltre le sbarre». Così alla fine, gli Istentales salutarono con una promessa: «Torneremo. Ma sia chiaro: non per vedere le stesse facce». E gli Istentales sono tornati aprendo le porte dell’ovile di Badde Manna, per una nuova possibilità, una nuova occasione di vita e di rinascita dalla terra. (l.p.)

aiuto fra poveri un mendicante aiuta il suo compagno di sventura a curarsi dal tumore ed ad ottenere la residenza

 una storia   ne avevo già parlato    qui  sul blog   che  finisce bene
  da la  nuova sardegna cronaca di Sassari  del 23\2\2014



Una bellissima storia, a cavallo dei primi anni ’60. Tra fiaba d’amore e vita reale di una Sardegna dimenticata.

Visto    che l'unione  sarda non permette  ( prima era  free   dopo  le  19  anche se    senza  immagini  )   di leggere  online   l'edizione quotidiana  ,   ripiego  :1)  sulla nuova sardegna   fin quando  i miei amici   decideranno se  continuare  a  fare  e a  dividere   l'abbonamento   ., 2)   sul le  news  online  dell'unione  .,  ma  soprattutto  in siti  come questo http://galluranews.altervista.org/  da  cui  è tratta  la storia  che  oggi  vado a  raccontare  

da  gallura  news  del 25.2.2014  


Girovagando in rete, a volte capita di leggere storie molto interessanti, quasi al limite della credibilità, che testimoniano di una Sardegna del boom economico ma anche dell’attuale degrado che sposa in pieno il momento di estrema difficoltà in cui tutti ci troviamo. Ho chiesto il permesso ad un amico (Marco Pola) di poter pubblicare questa storia, fantastica per i personaggi che l’hanno vissuta e per il ricordo, che in un figlio non muore mai, di un padre antesignano di un’architettura straordinariamente innovativa e del tutto integrata nell’ambiente selvaggio ormai  quasi del tutto  scomparso sotto i colpi del attorno  e delle speculazioni    (  corsivo mio    )  della nostra terra.




La storia è stata raccontata da un giornalista tedesco che intervistò Sebastiano Pola, il costruttore di una cupola a Costa Paradiso e che ora sta andando in totale rovina rappresentando oramai uno dei tanti patrimoni scordati, di una Sardegna abbandonata  (http://www.sardegnaabbandonata.it/). Ecco la storia riportata dal giornalista e scrittore tedesco Niklas Maak sul quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung il 26 Giugno 2012. 

La Cupola: Amore nel cemento della Costa Paradiso (25.06.2012)

.La relazione tra l ́attrice Monica Vitti ed il regista Michelangelo Antonioni è considerata una delle grandi storie d ́amore del 20° secolo. In Sardegna costruirono una casa spettacolare, che è un dovere salvare. Pola si ricorda come scesero per la strada costiera, in una piccola Fiat o un Alfa, forse una macchina a noleggio, sicuramente non una delle macchine sportive con cui giravano per Roma. Ci sono alcune foto di questo viaggio che sembrano delle foto del radar. L uomo al volante ha un aspetto pensieroso ma fiducioso, quasi non riuscisse a credere alla propria fortuna, lei ha lo sguardo rivolto lontano, ed i suoi capelli , di un biondo lucente, turbinosamente scompigliati sono più di un acconciatura: sembrano una dedica dovuta alle bizze del vento di viaggio.
Quando Monica Vitti e Michelangelo Antonioni arrivarono, attraverso le strade tortuose della macchia , alla costa nordovest della Sardegna, avevano già girato assieme quattro film: “L’Avventura“ , „La Notte“, „L’Eclisse“ e “Deserto Rosso“. La loro relazione, che durava da diversi anni , stupì prima alcuni iniziati (conniventi) di Cinecittà, e poi tutta la cronaca rosa di Roma.
Una casa, come non si era mai vista. Meno conosciuto è il fatto, che all ́inizio degli anni settanta la coppia si fece costruire una casa particolare. Incaricarono i costruttori Giovanni e Sebastiano Pola di costruire, in questa costa rocciosa, un immobile di nuova concezione: una Binishell, il cui nome deriva dall’architetto Dante Bini, non una casa con un tetto,ma piuttosto un guscio di cemento,che assomigliava ad un misto fra un cenotafio rivoluzionario-,in stile Boullée, sommerso ed un laboratorio per esperimenti, con una gas raro, complesso che rischia una rapida fuga o per forze magnetiche particolari. In un certo senso la costruzione rappresentava proprio questo. Quando la Vitti ed Antonioni si conobbero, lui era a metà dei quaranta,regista di mediocre successo. Aveva studiato cinetecnica al Centro Sperimentale di Cinematografia e conosciuto Roberto Rossellini. Durante la guerra fu assistente di Marcel Carné ed aveva redatto alcuni apprezzamenti obbrobriosi su film di propaganda fascista per la rivista “Cinema” del figlio di Mussolini, Vittorio. Aveva girato “cronaca di un amore”, il film, che lo ha reso famoso, e il “Il Grido”,che si rivelò un disastro economico. Impiegò poi tre anni per mettere insieme i soldi per girare “L ́Avventura” ed altri film, che lo renderanno famoso come cronista di una società che non prova più sentimenti. Monica Vitti, il cui nome di nascita era Maria Luisa Ceciarelli ed era nata a Roma nel 1931, aveva 29 anni quando diventò famosa, dopo aver girato “L ́Avventura”. Aveva già lavorato come attrice nel gruppo teatrale di Sergio Tofano, recitando Shakespeare e sembra che proprio Antonioni ne scoprì il talento,facendola recitare in un pezzo teatrale messo in scena da lui.

Le Riprese: una catastrofe

Se si vede “L ́Avventura” e si è a conoscenza della relazione amorosa tra la Vitti ed Antonioni, si nota come vita e finzione qui si sovrappongano in modo particolare: Monica Vitti recita Claudia, amica di Anna, che, con il fidanzato Sandro, un architetto attempato, fa una gita all ́isola eolica Lisca Bianca. La coppia litiga, Anna sparisce, arriva un temporale, i gitanti cercano riparo in una capanna e mentre cercano Anna, si avvicinano la bellezza fantastica dallo sguardo ammaliante- penetrante di Claudia e Sandro. Le riprese, secondo il racconto di alcuni storici del cinema, furono un disastro: mentre giravano a Lisca Bianca, la società di produzione fallì. Lea Massari,che interpretava Anna, si ammalò e lo yacht a motore, su cui dovevano essere effettuate le riprese,non arrivò mai. Poi a novembre,a causa del mare mosso, la barca dei rifornimenti non riuscì ad attraccare sull’isola e così il team cinematografico dovette razionare il cibo e pernottare sull’isola in capanne abbandonate, così come,nel film, Claudia e Sandro. Nella vita reale è però Antonioni a ricoprire il ruolo di Sandro. nel 1960, al pubblico della prima “L ́Avventura”non piace; ma Vitti viene proclamata stella. Rappresentava un nuovo tipo di donna, autonoma e sicura di sè: non l’ochetta smorfiosa che vuole essere scoperta, come Sophia Loren ne “La fortuna di essere donna” e neanche come la Lea Massari de “L ́Avventura”,bellezza sofferente passiva che desidera solo essere sposata.

Le porte verso il passato

La Vitti girò con Antonioni quattro film in quattro anni e si buttò in una lunga relazione, la cui turbolenza si nota già negli spazi che le fanno da teatro: a Roma, così scrive la biografa Charlotte Chandler, vivevano in due appartamenti sovrapposti, “che erano collegati da una botola con scala a chiocciola, cosicché potessero incontrarsi senza essere visti.
Alla fine della loro relazione fecero murare la botola nel pavimento. Enrica, la seconda donna di Antonioni, che lui sposò alla fine della relazione con la Vitti , alzando il tappeto mi fece vedere quella botola.” Ma si trattava già, come nei tardi film simbolistici di Antonioni, di una porta verso il passato, che non si aprirà mai più. Nei rari documenti esistenti in relazione alla costruzione della “Cupola”fra gli scogli di Costa Paradiso?, si racconta sempre che nei primi anni sessanta Michelangelo Antonioni costruì la casa per far colpo su Monica Vitti, che,così come si era rifiutata di andare a vivere con lui, si rifiutò anche di andarlo a trovare nella“Cupola”– e lui, da vero cavaliere, le fece costruire la stessa casa in copia ridotta su uno scoglio vicino, che doveva esprimere ́estensione della sua,nonché l’espressione fisica della sua relazione con una donna,che aveva posto come premessa di ogni forma di relazione intima, l ́autonomia,data anche dalla distanza fisica. Effettivamente a meno di cento metri dalla “Grande Cupola” c’è un’identica “Piccola Cupola”. Le due costruzioni sono simbolo della nostalgia e della tensione nel rapporto fra questi due spiriti autonomi – questa però non è l’unica rappresentazione della realtà. Che verità nascondono allora le due cupole al mare ?

Scogli nel segno del leone

Da Olbia, in quasi un ora, si raggiunge Costa Paradiso. Passando da Santa Teresa di Gallura si viaggia sulla SP90, che si snoda lungo le scogliere tra ginestre, cespugli di cisto, ulivi e pini selvaggiamente piegati dal vento del mare. Non ce quasi traffico qui, in questo periodo del anno, la notte qualche cinghiale affaccendato attraversa la stretta strada che porta a Boncaminu e sparisce nella macchia. In questo ruvido tratto di costa esposto al mare aperto, contrariamente all ́idilliaca Costa Smeralda, allora non c’era molto altro che qualche pista asfaltata di fresco e le capanne della ditta edile di Pola. Sebastiano Pola, nato nel 1928, vive qui ancora oggi ( la morte di Sebastiano Pola risale allo scorso giugno 2013, quindi dopo l’articolo), adesso sono suo figlio e suo nipote a dirigere l’azienda.“All ́epoca, nel 1965”, racconta Pola, “qui non c ́era praticamente niente. Tutto il terreno apparteneva ad un certo signor Tizzoni. Lui voleva costruire un villaggio turistico, un qualcosa di molto grande. Per lui noi abbiamo tracciato le strade, aperto le proprietà e costruito la foresteria, nella quale dormirono anche Antonioni e la Vitti, mentre costruivamo loro la casa.”

Tizzoni portò sulla costa diversi amici romani, fra i quali anche cantanti e attori. Antonioni e la Vitti scoprirono questo posto grazie a lui, racconta Pola. Nel 1972 gli ordinarono una casa secondo un progetto di Dante Bini; la Vitti firmò il contratto. Non si sa esattamente cosa la Vitti ed Antonioni stessero cercando e perché costruirono la loro casa estiva proprio qui. Si sa però , che Antonioni era attratto dallo scrittore Curzio Malaparte, che, verso la fine degli anni trenta, a Capri, si era fatto costruire un altrettanto arcaica quanto moderna casa su di uno scoglio di Punta Masullo, nella quale più tardi Godard con Brigitte Bardot girò “Le Mépris”.

La calura della macchia di sughera

Ci sono scene ne “La Notte” di Antonioni che fanno riferimento alla morte di Malaparte, che a Roma nel 1957 morì di cancro ai polmoni. E se si osserva la bizzarra scala di pietra che si slancia verso il primo piano della cupola, dove si trovava la stanza di Monica Vitti, come se un masso “colpito dalla samba” si fosse attorcigliato in una strana danza, come se un ufo super futurista avesse prelevato un bizzarro campione di roccia. Scendendo attraverso la piatta calura della macchia di sughera, si arriva alla bizzarra scogliera piatta che scende a picco sul mare, sulla quale Monica Vitti si sdraiava durante i giorni estivi dei primi anni settanta. Fermi su questa terrazza, si può solo immaginare cosa successe qui: la casa sembra essere una sfida architettonica a Casa Malaparte, e al film che lì venne girato –ma il “film” che venne vissuto qui, è sicuramente migliore.

l'unione di cibo e musica Note di jazz in salsa sarda Giammy sax alias Gian Marco Caboni da Calasetta a Roma

Gian Marco Caboni, emigrato 46enne, lavora come cameriere e si esibisce con brani jazz in sardo.

Per inseguire il suo sogno, la musica, ha lasciato Calasetta 17 anni fa. Sassofono in mano e Sardegna nel cuore, è stato accolto a Roma da una panchina della stazione Termini, su cui ha dormito per venti giorni. Sono passati tanti anni e Gian Marco Caboni, nome d'arte Giammy sax, classe 1968, ne ha fatta di strada, a colpi di jazz: lavora come cameriere nel ristorante sardo "Isola d'Oro" e, tra un piatto di malloreddus e uno di bottarga, allieta i clienti sulle note dei testi che compone: "Il mio repertorio è ricco di canzoni dedicate alla mia terra come 'Sos zingaros e sos sale' che racconta la mia storia, quella di un emigrato sardo che non dimentica mai il sale del suo mare".



24.2.14

 non è  vero  che noi tempiesi siamo solo  paddosi  e  questa  storia lo dimostra  

  

Bologna: una tempiese e il suo negozio di usato di lusso “Con i miei eventi voglio creare emozioni, arrivare alla pancia. Io così scelgo di parlare attraverso la moda”.


Tempio-Bologna, 24 febbraio 2014
Una tempiese a Bologna, Donatella Dettori, nota come Dodi. Il suo negozio vende gesti impulsivi, regali sbagliati e desideri esauditi e quindi oramai privi di interesse. Qualche metro quadrato in cui si possono fare i conti con la psicologia femminile applicata allo shopping, scorrendo le appenderie ricche di abiti griffati e buttando un occhio tra scarpe e borse che, se fossero in boutique, costerebbero qualche migliaio di euro. Da Dodidi Vintage in via Andrea Costa 121/a però molti sogni a qualche zero di signore e signorine si realizzano con agio, basta andare a curiosare spesso o seguire un blog o sulla pagina FB che Dodi Dettori, la proprietaria di questo spazio, aggiorna periodicamente con i nuovi e preziosi arrivi. Dodidi Vintage non è il solito negozietto di usato cui siamo abituati ma, dice Dodi “un’agenzia di conto vendita per second hand di fascia alta”.

dodidi vintage è un'attività di contovendita di abbigliamento e accessori vintage, usati di prestigio e capi di fattura sartoriale che riproducono modelli vintage. Ci puoi trovare a Bologna in Via Andrea Costa 121/a - tel 0516143118 / cell. 3472535399

L’avventura è partita nel 2010 e all’inizio convivevano le due nature, il vintage e ilseconda mano di lusso poi nel tempo Dodidi si è assestato più sul gusto contemporaneo con pezzi pressoché nuovi pur trattando ancora il vintage sia in negozio sia fornendoarchivi e musei storici come il Mazzuchelli di Brescia. E’ la stessa Dodi che descrive il suo assortimento come una rassegna di sbagli, errori o impulsi di donne che si rendono conto che quel pezzo nell’armadio è di troppo e allora lo portano qui per rivenderlo. Il giorno per le trattative con i fornitori è il lunedì.Dodi conosce la storia di ciò che vende, spesso è andata nelle case a ritirare scarpe, borse e abiti ma mantiene il segreto professionale. Dalle sue grucce e dai suoi scaffali i suoi capi partono per nuove storie dimenticando il passato. “Il mio desiderio è che la cliente esca da qua con la sensazione di aver fatto un grande affare” spiega Dodi “tempo fa avevo dei cappotti di Scervino in cashmere del valore di circa 3mila euro, io li ho venduti a 300″.La clientela che frequenta Dodidi è esperta e si alimenta soprattutto con il passaparola tra amiche che sanno che qua capitano pezzi di Vuitton, Hermes, Celine, Givenchy.Dodi si è specializzata molto sulle borse perché sa che le donne per questi oggetti hanno una particolare debolezza, tanto da aver realizzato un pannello con alcuni tra i suoi arrivi degli ultimi mesi dietro il bancone che, guarda caso, racconta anch’esso una storia, insieme a tutto il resto dell’arredamento.

23.2.14

Lady Mafia, uccide per vendetta L’Antimafia boccia il fumetto: sospendetelo . Libera: serie «diseducativa che ferisce le vittime dei clan»

riporto a  tali di cronaca i siti   del fumetto   non per  farli pubblicità



Stavo contattando   l'amico  Francesco Artibani  per  chiederli informazioni    su una sua   opera  ,  quando  sulla  sua bacheca   leggo  , che  riporta ( vedere sotto )  l'articolo del corriere  della sera ,    questo post

Un fumetto patetico e dilettantesco riporta la considerazione del fumetto in Italia indietro di cinquant'anni. Parlare male del lavoro degli altri non sarà il massimo dell'eleganza ma io non sono elegante e dico che questa merda non ce la meritiamo
  vado    a leggermi     questo  articolo   del corriere  della sera  del 22\2\2014




un immagine   del fumetto  
Si chiama«Lady Mafia», è una serie a fumetti noir che vede protagonista una donna del Sud a metà tra mala, sete di vendetta e voglia di giustizia. Il fumetto è in edicola da neanche 48 ore ed è già diventato un caso. Tanto da essere bocciato dalla commissione parlamentare Antimafia che, per bocca del deputato Pd Davide Mattiello, parla di «operazione editoriale offensiva che deve essere sospesa», siamo davanti a un albo «che non trova di meglio che esaltare la violenza mafiosa come una risposta alla violenza mafiosa». Dello stesso tenore il comunicato di Libera, l’associazione antimafia fondata da don Ciotti. «Ancora una volta si gioca con le parole e si sfrutta il “fascino” della mafia per un’attività commerciale che di educativo e formativo non ha nulla».
l'albo in edicola  


TRA VENDETTE E GIUSTIZIA - Ma cos’è Lady Mafia? L’albo ammicca alle suggestioni del fumetto noir anni Sessanta/Settanta, Diabolik in testa. Formato bonelliano, 132 pagine bimestrali. Una programmazione di 10 uscite. Pubblicato dalla «Cuore Noir Edizioni», casa editrice pugliese che ora prova l’esperimento dell’edicola. Per ora Lady Mafia ha ricevuto recensioni e anticipazioni lusinghiere dalle riviste specializzate. La storia è quella di una ragazza del Sud, che nella fantasia dell’autore, Pietro Favorito, prende il nome di Veronica De Donato. Una storia dura, una saga familiare che mescola sangue e violenza. Alle spalle una famiglia distrutta dalla mafia in modo truce. E un presente volto a cercare una giustizia che sa molto di vendetta. Feroce.
Il deputato Pd Davide Mattiello
LIBERA: DISEDUCATIVO - Libera però ritiene l’uscita di questo albo « un’operazione che ferisce la memoria di tante donne vittime delle mafie e dei loro familiari, impegnati a promuovere con le loro testimonianze il valore della giustizia contro la barbarie anche culturale della vendetta». Non solo. « nel paese di Lea Garofalo e di tante donne come lei che hanno scelto, anche a prezzo della vita - si legge in un comunicato - il coraggio della denuncia, il fumetto Lady Mafia rappresenta un vero e proprio insulto alla loro memoria».
LA REPLICA DELLO SCENEGGIATORE - Lo sceneggiatore dell’albo Favorito replica così alle accuse: «Innanzitutto teniamo a precisare che non è nelle nostre intenzioni ferire nessuna delle tante donne vittime della mafia - dice a Corriere.it - né tantomeno oltraggiare la loro memoria. Ma certe accuse arrivano da chi il fumetto non lo ha nemmeno letto. La violenza? Il nostro obiettivo è quello di demistificarla raccontandola». L’autore spiega che «Lady Mafia è un fumetto noir, che si tinge di tinte forti come previsto dal filone narrativo cui fa capo, e le parole Lady Mafia altro non vogliono essere che un sostantivo femminile della parola boss. Se invece di chiamarlo Lady Mafia, il nostro fumetto l’avessimo chiamato mister mafia, avremmo fatto lo stesso scalpore?».

                                      Alessandro Fulloni


Un fumetto   che , cosa  strana   visto   che  hanno   già pubblicato   a livello  locale    ed ora  rincominciato a livello nazionale  , sta  creando   come potete leggere  l'articolo sopra .   Come al solito   tutto ciò si risolve in ottima pubblicità gratuita al fumetto, fa sorridere questa volontà di censurare qualcosa che raggiunge un pubblico limitatissimo, selezionato e consapevole a fronte della tranquillità con cui si è trasmesso in prima serata su rete nazionale una serie pressoché "agiografica" come "Il capo dei capi".



dal blog   del  fumetto





Io sto  con l'autore  perchè : 1)   certe accuse arrivano da chi il fumetto non lo ha nemmeno letto. e  che  <<   La violenza? Il nostro obiettivo è quello di demistificarla raccontandola  >>  come spiega  l'autore  nell'articolo del corriere  sopracitato ., 2)  perchè  c'è articolo 21  dellla  costituzione italiana che  cita  testualmente  :

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili.In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'Autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all'Autorità giudiziaria.Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s'intende revocato e privo di ogni effetto.La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica. Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.



Quindi siamo ( o almeno dovremo essere )  in un Paese libero e ognuno e' libero di esprimere le proprie opinioni, anche intellettualmente disoneste, senza incorrere in censura. Ci resta, pero', la riprovazione, e operazioni come queste sono riprovevoli  o .Ma  senza  per  questo invocare  censure , divieti  , sequestri di giornali  \   riviste    Ma  soprattutto  per  l'indignazione   a  senso unico  in quanto  un approccio  nel raccontare  le  mafie  ( le quali  per  vari motivi , che ora  non sto  qui  ad  elencare   per  evitare  d'uscire  fuori tema   ma   che chi   si guarda intorno  capisce benissimo   quali sono  ,in   l'italia   soprattutto  le zone  del Nord-Est  sono in mano alle mafie . Non  solo alle nostre mafie  \  criminalità organizzata  da  40\50 a  questa parte  ,  ma  dall'ultimo decennio del secolo scorso  in mani alle mafie  cinesi e dell'est  europa  )  è  stato fatto dai   due  romanzi  di Mila   ( Regina Nera  - la  ballata  di Milia   e la Ballata  di Mila ---  foto a  sinistra  tratta  dal http://www.matteostrukul.com/ ----  di Matteo Stukul 
Ma  ciò    non significa   che  sia  critico sia  verso di Lui e  tali racconti   del genere   in quanto  ritengo  che tale racconto può essere  (  poi  magari chi  sa  come  s'evolve ) raccontato  in maniera  diversa cioè  senza  trascurare il valore della legalità    , come ha fatto   ad  esempio  come  è stato raccontata La serie Tv degli anni '80 \90 la piovra oppure le ultime due delle tre dello spin-off ( cioè una fiction nuova che trae origine da una fiction precedente) la nuova squadra \ spaccanapoli .
Come  allo stessa maniera  sono critico  verso   Libera  e  le altre associazioni antimafia    che oltre  a  criticare   , dovrebbero  proporre  , usando  i loro stessi mezzi di   comunicazione  (  fumetti  , film , ecc  )  in modo  che il messaggio antimafia  arrivi in maniera  più diretto  , sia  verso quei  cialtroni di politici   che invece di fare  serie leggi  antimafia e colpirli  dove  fa  più male  cioè il capitale  e  le società finanziarie    invocano la censura  ed  il ritiro del fumetto . 
Per   quanto riguarda   la  mia critica  al fumetto in se  , insieme a  quella  di altri professionisti   la  trovate  qui   sotto   nella feconda  discussione avvenuta   sulla bacheca  di  Francesco

 [....]



Samuele Perini Per non parlare delle pubblicità all'interno delle didascalie del fumetto. Un'operazione a parte per coinvolgere le attività nella distribuzione.
E il Lady Mafia tour? Avevano pure la ballerina di pole dance!
Pablito Caracciolo L'ho fatto! Tutto questo parlare male mi ha messo la curiosità e l'ho comprato...ammirevole il coraggio di presentare al grande pubblico un prodotto come questo...
Giuseppe Scano non sarebbe meglio per dare un giudizio globale leggerlo o quanto meno aspettare ala fine ?
Samuele Perini Hai visto il sito, Giuseppe? O i disegni? Almeno un giudizio su queste due cose si può dare.

Ciro Il Cane Cangialosi Già l'idea di base è tremenda, creare un personaggio del genere è sintomo di chi la mafia non sa neanche cosa sia. Sinceramente non gli darei tutta 'sta importanza quindi oltre a questo commento continuerò ad ignorare l'intera vicenda
Giuseppe Scano no . adesso vado a vedere
Giuseppe Scano il sito si e le copertine pure la penso come Ciro Il Cane Cangialosi

Ugo D'Orazio in effetti viene voglia di andarsi a prendere una copia per collezione. Ma graficamente bella non si può proprio dire, non so i contenuti, ma l'accanimento di Francesco mi fa pensare che pure quelli siano inesistenti.

Francesco Artibani @ Paolo: Il punto, secondo me, non è il valore artistico o morale dell'opera ma il ruolo dell'informazione rispetto il mondo del fumetto. Per tanti giornalisti preparati e attenti ci sono questi giornalisti da buffet appecoronati agli uffici stampa. Io mi interrogherei su queste figure e sui danni che fanno a un settore che già stenta di suo per affermarsi e per trovare riconoscibilità al di fuori del suo recinto.
Francesco Paolo Cusano scusate ma qualcuno ha letto l'intestazione dell articolo? " l'antimafia boccia il fumetto", ma come è possibile ? era iniziato come un innocuo "fumetto" disegnato male
Pablito Caracciolo Nel bene e nel male il fumetto è riuscito nell'intento di far parlare di sé...molti, come me, lo avranno comprato per curiosità e il primo numero avrà forse un riscontro positivo di vendite...poi se la testata avrà un suo seguito è tutto un altro discorso.
Alessio Licheri Non c'è miglior pubblicità di quando si mette in bocca all'Autorità un divieto. Sia che questo divieto sia stato realmente espresso, oppure no...
Ugo D'Orazio è come lo strategismo sentimentale di Marra, il libro ora è nelle bancarelle a 1€ ma io non lo compro lo stesso
Giuseppe Scano Infatti confermo quanto dice Ugo D'Orazio e nuovamente quanto dice Ciro Il Cane Cangialosi. io non ci vedo niente d'innovativo , almeno dalle copertine e dalla trama , mi sembra una scopiazzatura \ remarke di diabolik . non vale la pena sprecarci € con i tempi di crisi che corrono . Ma neppure censurare . Se invece di chiederne il ritiro , proponessero la politica e l'antimafia sia quella da salotto / casta , sia quella dal basso ponessero dei modelli alternativi nel mondo del fumetto e delle arti , invece di lanciarsi nelle solite e vecchie \ stantie campagne s'eviterebbero casi del genere e pubblicità a gratis ad un opera dozzinale
Giuseppe Scano riconfermo opera dozzinale vedendo i disegni ( da quel poco che ne capisco , non ho fatto scuole d'arte e in disegno era medie ero una capra ) sulla pagina facebook , che qui non metto per farli pubblicità gratuita , del fumetto .

Samuele Perini E' finito al Tg2. Come diavolo è possibile?
Fortuna che già sembrava un'impresa essere sul Sole 24 Ore.
Edizione delle ore 13:00
Francesco Artibani Per dirla con il saggio Ferretti, la qualità c'ha rotto er cazzo!
Paolo Di Orazio II mi state convincendo a comprarlo, per la paletta!
Francesco Artibani In realtà anch'io lavoro per Lady Mafia

Paolo Di Orazio II allora mi fiondo in edicola a doppia mandata
Mattia Surroz ma chi lo disegna?
Paolo Altibrandi chi fa televisione di qualità ne vede ben poca e chi la vede (la Tivvù) non la cerca, che lo mostri anche il Tg2 è normale... considerando il livello di preparazione sul fumetto di certi giornalisti!
Giacomo Vallarino l'ho comprato. stasera recensisco.
Paolo Altibrandi ho schivato sanremo in TV e me lo sono ritrovato qui su FB triturandomi i maroni, questo vorrei risparmiarmelo, grazie
Francesco Artibani No, devi soffrire come tutti. Chi siamo noi, i figli della serva?

Paolo Altibrandi nun je la faccio... sono troppo sensibile, sono cresciuto con il Corriere dei Piccoli degli anni '60 e devo ancora metabolizzare il disastro Corrier Boy
Paolo Fizzarotti Ma la poppa prorompente è funzionale alla vendetta antimafia?
Simone Paoloni perdonate il complottismo, ma visto l'incredibile risalto a un fumetto fatto da "non professionisti" ... per non usare le parole volgari, e visto che si parla di mafia, ma nn di come è veramente la mafia e visto che ha contro l'antimafia, nn è la pubblicità sia pagata dalla... aifam?

Samuele Perini Non per turbare animi sensibili maaaaaaaaaaaa ci sarebbe anche questo. L'ho notato poco fa.


Rosaria Sannino Samuele Perini oddio! hahahha assurdo...mi auguro che nessuno prenda parte a tali "corsi" ahahahah cioè io sono basita!
Un vortice di violenza, di colpi di scena e di inconfessabili verità, nel nuovo...Altro...
Giorgio Pedrazzi C' è stato un tempo (a cavallo anni Sessanta-Settanta) che chiunque sapesse appena tenere in mano una matita oppure una penna trovava spazio per pubblicare. Bene, 'roba simile' non si è mai vista.

A  voi  l'ultima parola