6.5.14

Ambasciatrice vegana e La ragazza che sussurra alle capre, giovane imprenditrice sarda premiata a Roma

musica in sottofondo  Rimmel -Francesco de  Gregori
  dala nuova  sardegna   Cronaca  di Olbia -Gallra  del 4\5\2014    e dall nuova sardegna online del 6\5\2015




La ragazza che sussurra alle capre, giovane imprenditrice sarda premiata a Roma

Arbus, importante riconoscimento per Monica Saba da parte del ministero delle Politiche agricole. Eccellenti e originali i prodotti del suo caseificio

di Luciano Onnis

ARBUS. Monica Saba, giovane imprenditrice di Arbus, ha ritirato oggi a Roma dalle mani del sottosegretario Giuseppe Castiglione il Premio “De@Terra”. Si tratta di un riconoscimento che il ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali assegna ogni anno a sei donne che in tutta Italia si sono distinte per l’impegno e la passione in attività agricole. Tra i requisiti richiesti per partecipare al concorso ci sono la c
reatività e originalità di idea d’impresa, il rispetto dell’ambiente, la volontà e la capacità di mettere sul mercato prodotti di alta qualità, caratterizzati da tipicità e salubrità. Monica Saba è arrivata ai primi posti della graduatoria italiana delle donne che aiutano l’agricoltura contribuendo alla crescita economica, sociale e culturale delle aree rurali. È stata la giovane imprenditrice arburese a rappresentare la Sardegna con il suo curriculum ricco di esperienze che hanno inizio nel 2001 quando, seguendo una tradizione di famiglia, diventa coltivatrice diretta e allevatrice di capre. Pochi anni dopo, nel 2005, ha aperto il minicaseificio “Gennè Sciria” per trasformare il latte che proviene dal gregge che vive allo stato brado nutrendosi di macchia mediterranea, erbe aromatiche ed endemiche, dal quale ricava formaggi e ricotte dalle particolari qualità nutrizionali, sensoriali e dalle caratteristiche organolettiche eccellenti. La sua scelta di rispettare la natura fino in fondo l’ha spinta, con l’aiuto di importanti partner quali Edilana e Casa Verde Co2, a diventare una Food Cheese Designer: ha introdotto nella sua azienda un packaging realizzato con tessili selvatici di lana autoctona sarda termo igrometrica (firmata Edilana) che permette di mantenere inalterate le caratteristiche organolettiche del formaggio. Con fantasia e impegno ha creato un binomio tra arte e sapori realizzando abiti e cofanetti che avvolgono i suoi formaggi. Pluripremiata in numerosi concorsi (tra i più importanti c’è una menzione speciale per il packaging al Caprino d'Oro2012), Monica è attualmente vicepresidente del Consorzio turistico Ciao e vice coordinatrice regionale Coldiretti Sardegna. Nel 2013 si è avvicinata a nuovi progetti come l’utilizzo dei forni solari del Re Sole, realizzati sempre con isolante termico di Edilana, che consentono di cucinare senza gas ed elettricità usando semplicemente la radiazione solare diretta, eliminando così totalmente le emissioni di C02. Questo le ha fatto vincere il primo premio regionale e il titolo di “cuoca solare” durante un evento organizzato dal Distretto di democrazia solare. Oggi Monica organizza a Gennè Sciria, in collaborazione con esperti del settore, dei percorsi sensoriali e workshop di food designer. L'arte di fare il formaggio si trasforma così in un'attività laboratoriale che coinvolge visitatori e scolaresche che visitano l’azienda per vedere le capre e le pecore nere, imparando le fasi di lavorazione del latte e unendosi in un morbido abbraccio con la terra e i suoi doni.

5.5.14

alla faccia della lentezza 32 anni per riparare e restituire un orologio e altre storie

 La  prima storia    è tratta  dalla   cronaca  di  Olbia-Gallura  del 5\5\2014   della nuova sardegna


Orologio riparato e restituito dopo 32 anni
Tempio, storia incredibile ma vera di un commerciante: «Ora mi chiedono 170mila lire per la riparazione, ma io pagherò fra 3 decenni»


TEMPIO. Trentadue anni per la riparazione di un orologio da polso. Tanto ha dovuto aspettare un noto commerciante di Tempio per vedersi finalmente restituire da una nota oreficeria gallurese, un orologio che il commerciante aveva ricevuto in dono da suo padre sul letto di morte. Oltre la lunga attesa, altrettanto insolito il costo della riparazione: centosettanta mila lire.
A raccontare il curioso episodio è Antonio Azzena, ex presidente della Confcommercio e presidente onorario della stessa, notissimo commerciante cittadino. «Mio padre (Enea Azzena, storico e benestante commerciante di Tempio, ndc), attacca Azzena, mi regalò, nel 1981, poco prima di morire, un orologio da polso, allora di ultimissima generazione, che mia madre gli aveva regalato, a suo tempo, per i suoi sessant’anni. Un ricordo carissimo per me, che decisi di farlo diventare il mio orologio da polso quotidiano».
Poi il secondo capitolo della vicenda. «Dopo qualche mese – racconta Azzena –, però l’orologio si fermò e fui costretto a portarlo per la riparazione, presso la nostra oreficeria di fiducia, di stanza in un centro Gallurese, dove ci servivamo regolarmente e dove anche l’orologio era stato acquistato. Di questo oggetto, per me di enorme valore affettivo, nonostante le richieste, diventate sempre più pressanti con il passare degli anni, non ho più saputo nulla per 32 anni. Di volta in volta, mi è stato detto che “l’orologio era in riparazione, che il pezzo da sostituire, era di difficile reperibilità e che comunque tutto sarebbe stato sistemato”. Poi, per 


un certo periodo, mi è stato detto che non era più riparabile ed inutilmente l’ho richiesto indietro. Poi addirittura, per qualche tempo ancora, l’orefice ha cercato di convincermi che l’orologio mi era stato restituito e che forse lo avevo dimenticato io da qualche parte. Poi – dice raggiante Antonio Azzena – qualche giorno fa, dopo 32 anni, l’orologio è riapparso dalle nebbie del tempo, riparato, perfettamente funzionante e con ancora attaccato…lo scontrino della riparazione. Centosettanta mila lire».
Felicissimo della restituzione, Antonio Azzena, tramite la “Nuova”, fa sapere all’orefice, «che forse leggerà la mia e la sua storia, di essere già alla ricerca delle centosettantamila lire che, se Dio vuole, consegnerò solo ai primi di maggio del 2046. Fra 32 anni».(a.m.)

la seconda  dall'0unione sarda del  4\5\2014

  e per  finire  la classica  delle storie ,  molto spesso  frutto di  leggende   metropolitane  o catene di  sant'antonio  ma  a volte   (  non si sa  mai  cosa  può riservarti la  vita  )   vere  ,  quele  di  zii  o  parenti emigrati  che  diventan o ricchi \  fanno fortuna  e  lasciano in eredità a parenti lontani . Tratto dalla  nuova sardegna del  4\5\2014 


Zio d’Australia sparito fa la “sorpresa”
UnA EREDITA’ choc
SASSARI Quando hanno visto quella lettera, consegnata dal postino il primo aprile, hanno pensato ad uno scherzo. Ma dopo un primo momento di stupore a leggere e rileggere quello che c’era scritto su quel pezzo di carta che arrivava dall’Australia si sono dovuti ricredere. L’iniziale sbigottimento ha lasciato spazio alla sorpresa. Già, perché con quella lettera un funzionario comunale di Wilson, elegante sobborgo residenziale di Perth, cercava contatti con «gli eventuali eredi di Saccu Costantino, nato a Pozzomaggiore nel 1925 e scomparso a Perth il 21 luglio 2013». 
 
Costantino, che in Australia era diventato Constantin e, a quanto pare, non aveva mai messo sù famiglia, era morto lasciando un bel patrimonio: in particolare un ranch con allevamento di cavalli. Ecco quindi la necessità da parte delle autorità di Perth di risalire agli eredi di Costantino (che aveva trascorso i suoi ultimi anni di vita in una casa di riposo) ai quali affidare il patrimonio dell'anziano scomparso «Non ci volevamo credere, per noi è stato come tornare indietro nel tempo, a quando eravamo bambini», spiega Patrizia, una dei venti nipoti rimasti in Sardegna. Nipoti che Costantino non ha mai conosciuto e dei quali, forse, non sospettava nemmeno l’esistenza. «Abbiamo sempre sentito parlare di questo zio, lo abbiamo visto in alcune fotografie che a casa venivano conservate come una specie di reliquia – va avanti Patrizia, che vive a Sassari – Percepivamo il dolore nel racconto di mia madre e delle mie zie, tutte molto legate a questo fratello». Già, perché Costantino, che a Pozzomaggiore aveva tre sorelle (Paolina, Giovanna e Antonietta) nel 1949, a soli ventiquattro anni, aveva scelto di lasciare il paese e di emigrare. Voleva raggiungere l’Australia (dove lo avevano preceduto qualche anno prima un fratello e un’altra sorella) per cercare fortuna. Un viaggio avventuroso, quello di Costantino Saccu, a bordo di un transantlantico. Una traversata lunga più di un mese e poi l’arrivo a Fremantle per raggiungere i fratelli. Costantino scrive a casa, rassicura le sorelle rimaste a Pozzomaggiore. Ma dopo qualche mese il giovane decide di trasferirsi, saluta il fratello e la sorella e cambia città, trova lavoro in una miniera. Racconta alle sorelle di Pozzomaggiore di essere
contento, poi improvvisamente verso la metà degli anni Cinquanta, il giovane Costantino non dà più notizie di sè. Inghiottito nel nulla. I familiari ne denunciano la scomparsa. Viene informato il ministero degli Esteri, i fratelli “australiani” cercano disperatamente un possibile contatto, ma inutilmente. Passano i mesi e poi gli anni, niente. Nelle sorelle di Costantino subentra la rassegnazione e quel ragazzo, diventato nel frattempo uomo, viene dato per morto. «Tra i miei ricordi di bambina – racconta ancora Patrizia – prevale quello di mia madre che piange per questo fratello “morto”, per tutta la vita lei e le sorelle non si sono mai date pace». E invece Costantino (il più piccolo dei fratelli Saccu) è morto lo scorso anno a 88 anni. E ora, pian piano, i nipoti cercano di rimettere insieme le tessere della lunga e solitaria esistenza di Costantino in Australia, dall’altra parte del mondo. «Abbiamo scoperto che si era trasferito nelle vicinanze di Perth forse dopo un grave incidente nella miniera in cui lavorava – spiega ancora la nipote Patrizia – Forse proprio a causa di quell’incidente ha perso la memoria e non si è più ricordato di avere parenti in Sardegna». Ma riempire un “buco nero” lungo oltre sessant'anni non sarà facile. Tra i nipoti sardi un’unica consolazione: «Ci ha fatto piacere sapere che zio Costantino abbia comunque trascorso una lunga vita serena e agiata. Vorremmo sapere tutto di lui, ma sappiamo che sarà difficile. Per il momento questo zio mai conosciuto ci ha fatto comunque un bellissimo regalo: ha riunito tutti i nipoti. Con diversi cugini avevamo perso i contatti, è stato bello rincontrarsi e riscoprire i legami della famiglia». E l’eredità? «Vedremo – sorride Patrizia – L'Australia è così lontana... E ancora non sappiamo esattamente cosa dovremo fare». Ri.Fi.

4.5.14

Padre Generoso da Pontedecimo alias di attilio ghiglione


sulla    vicenda di Attilio Ghiglione  e  sugli alpini 




sulla 1  guerra mondiale  


  • gli articoli usciti  ad  agosto  dell'anno  scorso su repubblica  (     ora   ripresi con  video ed  altro materiale  nel dvd    l'albero delle trincee )   di Pietro rumiz   sul  suo  viaggio attraverso i luoghi dove nostri bis nonni   e prozii  - come nel mio caso -   combatterono il  primo conflitto  , ne  ho parlato   in questo precedente  post    disponibile  su  dvd 


visto che da  quest'anno fino  al 2018    si  celebra  il 100  della  I guerra mondiale  ,  racconterò  storie    riguardanti tali eventi  .Iniziamo  con questa   di Padre Generoso da Ponte decimo alias di  attilio ghiglione

Navigando per  conto di  un mia amica  che  mi ha chiesto  un riassunto  di una puntata    sul sito della trasmissione chi l'ha  visto  mi  sono imbattuto  in questa  storia  

Genova - L’unico indizio, trovato accanto ai resti di un uomo sepolto ai margini di un bosco, è un nome di donna inciso su un bastone di legno. Nel corso della puntata di “Chi l’ha visto?” in onda domani sera su RaiTre si parlerà anche di una vicenda di settant’anni fa, nel tentativo di dare un volto ai protagonisti: una storia d’amore che riemerge dalla tragedia della seconda guerra mondiale
                                                                                  da il secolo XIX .it

Di Erminia Riva, la donna al centro della ricerca, non si sa nulla. Probabilmente era la giovane fidanzata di un alpino richiamato alle armi da Mussolini («Spezzeremo le reni alla Grecia») per quella che si sarebbe rivelata una spedizione disastrosa, se a ribaltare provvisoriamente le sorti non fossero intervenute le armate tedesche. Erminia, la donna senza volto, aveva forse vent’anni, oggi se è viva sarebbe ultranovantenne.
Dell’alpino che ha inciso il suo nome si sa con certezza che faceva parte della Brigata Julia, battaglione Gemona, ma poteva provenire da qualsiasi parte d’Italia ed essere stato aggregato all’ultimo ai militari inviati in Grecia. mandati al massacro e costretti a retrocedere fino al monte Golico in terra albanese; l’ultimo confine dove gli alpini arginarono la reazione dei greci per quaranta giorni, pagando però un prezzo altissimo.
«Gli alpini non dimenticano i loro morti», racconta Giancarlo Militello, curatore (cinque anni fa) della pubblicazione delle memorie di padre Generoso da Pontedecimo, il cappellano degli alpini che avrebbe aiutato migliaia di feriti e seppellito un numero inimmaginabile di morti proprio sul Golico e poi in Russia. Ma i diari di padre Generoso, al secolo Attilio Ghiglione, accanto alle descrizioni minuziose della quotidianità della guerra accompagnate da fotografie, conservano qualcosa di unico: la dettagliata mappatura dei luoghi delle sepolture, realizzata con l’aiuto di un cartografo dell’esercito, con l’indicazione per ciascun tumulo di ogni elemento utile alla futura individuazione dei resti: a cominciare dalla quota e dalla collocazione della sepoltura.
Padre Generoso in realtà benediceva e seppelliva tutti i morti che poteva, italiani o greci o russi, così come assisteva i feriti di ogni nazionalità. I resti dell’alpino senza nome di cui si parlerà nella puntata di “Chi l’ha visto?” sono interrati sul monte Golico in un luogo indicato da padre Generoso come «bosco tra quota 1143 e quota 1250, tomba numero 34». Padre Generoso lo aveva poi identificato così: «Sconosciuto con segno identificativo giberne ed accanto un bastone con scritta Riva Erminia».
«Gli alpini tornano ogni anno nei luoghi dove hanno perso tanti compagni - riprende Militello - e non perdono mai la speranza di dare un nome e una sepoltura onorevole ai corpi ritrovati lontano da casa».

Incuriosito  da  questo frate   ho fatto in base  agli indizi ivi contenuti  delle ricerche ed  ecco cosa  ho trovato  su di lui

la prima news  è  questo libro   tratta  da http://www.avianieditori.com/

l'altra     da  due siti :   il primo  dell'Ana ( associazione nazionale alpini  )    di cui  trovate  l'url sopra  ad  inizio post  ., il secondo    da  http://www.polcevera.net/


da www.ilgiornaledivicenza.it/galleries/Foto/fotodelgiorno/400484/?refresh_ce


Padre Generoso da Pontedecimo, Attilio Ghiglione fu Tenente Cappellano Militare degli Alpini (8° Battaglione Gemona ) Ha partecipato dal 16.12.1940 al 23.Aprile 1941 col Btg. Alpini e dal 23.4.1941 col Btg. Gemona alle operazioni di guerra sul fronteGreco-Albanese.Dal 8.8.1942 al 13.3.1943 è in Russia col Btg.Alpini Gemona. Dal 25 Settebre 1943 al 28 Aprile 1945 opera con la formazione partigiana 1° Div: Ioppo Friuli ,.Gli viene riconosciuta la qualifica di "Partigiano Combattente" del Triveneto. Decorato con medaglia di guerra al V.M.
Ad Arma di Taggia il suo nome è ricordato sul cippo dedicato agli Alpini.Era sempre presente ai raduni. Ogni tanto tornava in Friuli per trovare i coetanei Alpini, era un Alpino tra gli Alpini.Morì nell'ospedale di Pontedecimo il 26 Novembre 1962. La funzione funebre alla presenza di molti Alpini e confratelli religiosi si tenne nella chiesa del Convento di Pontedecimo. Il suo corpo riposa nel cimitero di Cesino.Il 29 aprile 1995 gli è stato dedicato il nuovo piazzale antistante la piscina.



Era sempre presente ai raduni. Ogni tanto tornava in Friuli per trovare i coetanei Alpini, era un Alpino tra gli Alpini.Morì nell'ospedale di Pontedecimo il 26 Novembre 1962. La funzione funebre alla presenza di molti Alpini e confratelli religiosi si tenne nella chiesa del Convento di Pontedecimo. Il suo corpo riposa nel cimitero di Cesino.Il 29 aprile 1995 gli è stato dedicato il nuovo piazzale antistante la piscina.



Per desiderio della sorella il suo cappello da alpino è stato donato alla Sez. Alpini di Pontedecimo.


l'ombra della vendetta \ five minutes of heaven e l'arbitro

Per il primo film oltre alla colonna sonora in particolare  :    holy pictures e  biry di david  holmes     io ci aggiungerei    Bloody Sunday  - U2

Per  il  secondo
La leva calcistica del'68 - Francesco de Gregori
e  infine   una  che  le riassume  anche  quello che   è  avvenuto  durante  Napoli -  fiorentina 




Nel mio consueto fine settimana   ho visto   due film profondi  , soprattutto il primo  almeno per la situazione che sto passando  . Cercando di  Non di non Pensare al passato,,,.ma assaporare il.presente.... per sentire   Il.profumo del futuro.... .

ecco i film

l'ombra della vendetta \   five minutes of  heaven Gran Bretagna 2009
Regia di Oliver Hirschbiegel
Con Liam Neeson, James Nesbitt, Anamaria Marinca, Juliet Crawford, Niamh Cusack, Mark David, Gerry Doherty, Richard Dormer, Paul Garret

Buono


Un film   che  dalla  traduzione italiana    sembra  scontato  per  come  debba  finire  \  concludersi   invece ..   alt    altrimenti   vi guasto   tutto  .
Un film lento , ma intenso  e  tormentato   per  entrambi  i protagonisti  ( familiare  vittima  )    che per  l'assassino . Un film  che mette i brividi talmente   è ricco di colpi di scena  ( un po' prevedibili   certo  nell'ultimo mezz'ora  ) . <<  un  dramma  politico e psicologico , tesissimo  , ricco di suspence con un ritmo incalzante  >> .(  dal bugiardino  del dvd  )



scelto dopo   la  lettura    dei  nuovi  fatti di cronaca   che  giuingono   dal nord irlanda    , che  rischiano  di minare il faticso  processo di pace  ,:  1) l'arresto  di  jerry adams  .,2)  l'immunità   scoperta    solo  ora   ai terroristi  .
Un film che    tutti i protagonisti  e   i familiari  (  vittime  e carnefici ) degli anni '70\80  anno di piombo e  di strategia della tensione ,  dovrebbero   vedere in modo  da  chiudere definitamente  e lasciarsi ale spalle   quel periodo  che  ancora  come una ferita  aperta  ritorna a  tormentarci  .

per  chi volesse approfondire

http://it.wikipedia.org/wiki/Ulster_Volunteer_Force
http://it.wikipedia.org/wiki/The_Troubles


L'arbitro 

                                    

  -  medio   buono 

un film discreto , un po' prevedibile  , specialmente   la  punizione di  stefano accorsi  e  il suo trasferimento in sardegna  ,  ma  non scontato  . Divertente . Un film  in cui il regista  usa   delle tecniche particolari  :  «. Una delle strade percorse nella mia ricerca estetica è quella della commistione dei toni e dei generi cinematografici. Il tono prevalente è quello comico e leggero, ma ho scelto di contrappuntarlo con dei momenti dalle tinte più cupe, per esempio in alcune delle tappe del percorso che porterà l'arbitro internazionale Cruciani alla "dannazione" professionale, oppure in un'esile sotto trama legata ai codici ancestrali del mondo pastorale della Sardegna. Allo stesso modo, il registro epico e quello grottesco, i toni alti e quelli bassi coesistono e talvolta si alternano in maniera imprevedibile. Da un lato la musica evocativa di Andrea Guerra, la retorica del ralenti e la fotografia elegante e ricercata in bianco e nero, dall'altro i corpi tutt'altro che statuari dei calciatori di infimo livello, il burlesco, il grottesco e una comicità spesso semplice e molto diretta. Ho scelto di usare il bianco e nero anche per ottenere il grado massimo di astrazione dalla realtà e dal tempo, per evitare che il film venga percepito come una rappresentazione oggettiva del mondo del calcio o di un particolare contesto geografico.» (  da http://www.retedeglispettatori.it/ )  .  Un film  che dopo gli scandali  della corruzione  e   i fatti di Fiorentina - Napoli ,  solo per  citarne  gli ultimi  è proprio in tema  .Il regista  è  riuscito  a   fondere   le  due   opere  calcistiche di   stefano  Benni : 1  ) La compagnia dei Celestini; Autore., 2)   bar  dello sport



la felicità cammina piano

3.5.14

IL caso del complesso nuragico di Greamu uno dei più importanti del Nuorese e della sardegna ma lasciato in totale abbandono dal comune di Fonni

   in sottofondo le  canzoni del  video  di Gremanu :   Isole  e  Meridies - Marino De Rosas .,  Bae Luna Piero Marras 


Per  pasqua e  pasquetta   sono andato  con la  Family ( vecchi e fratello  ) ed  altri  amici di famiglia  siamo andati a vedere la  zona tra  Gavoi e  Fonni   ed  i monumenti  :  1)  le  tombe de giganti di madau   2)   il complesso/santuario nuragico di Gremanu .

TOMBE DI  MADAU 

Chiamate   coi  perchè  al centro della vallata del riu Madau, in direzione del passo di Corr’e Boi, sorgono ben quattro tombe dei giganti, alcune delle quali sorte sui resti di sepolture più antiche. La maggiore delle quattro è lunga oltre 22 metri e presenta un’esedra di 24 metri. L'emiciclo, con un bancone per le offerte, è delimitato da ortostati sui quali si sovrappongono file orizzontali di conci di dimensioni decrescenti verso l’alto. Al centro dell'esedra è il portello d'ingresso architravato. Sull'architrave forse poggiava il fregio a dentelli formato da due blocchi sovrapposti orizzontalmente. La sommità del corpo tombale culminava con una struttura a "naveta", documentata nella tomba più grande. 
Luogo ben  conservato , forse  perchè  vicinissimo alla  strada,   anche  se  con scarse    indicazioni per  raggiungerlo .
Poichè le mie foto   non rendono  giustizia  per descrivere il sito in questione  ecco  un bellissimo video  di Marcello Cabriolu


Per  chi volesse saperne di più   eccovi alcuni siti  


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 GREMANU 

Esso una  bellissima  struttura  archeologica 


 E'  situata  in un luogo  suggestivo  all'interno di un bosco  e  di un' area  verdeggiante  e   ricca  di peonie (  vedere  foto  sotto )    e  di  orchidee selvatiche .  Peccato  che  sia  molto    difficile da raggiungere   se non si usa   navigatori  o mappe  elettroniche  o cartacce   Infatti a  differenza  di Madau , mancano completamente le  indicazioni  dell'ubicazione e per  raggiungerlo   c'è  il  rischio di perdersi , come  è  capitato anche  a noi  la prima   volta  che andammo   senza  trovarlo ,  una volta entrati dentro il terreno privato in cui si trova  . 
Ecco  comunque  come arrivarci  . 
Da Nuoro percorrere la strada statale 389 in direzione Mamoiada-Fonni. Svoltare poi al bivio per Pratobello, dove dall'abitato si procede sulla strada provinciale 2 in direzione di Lanusei. Dopo qualche chilometro si raggiunge il sito . In origine  era  segnalato da cartelli sulla destra. dei cartelli  poi l'incuria  e  i vandali li  hanno distrutti e non più rimessi .  Comunque  trovate  un cancello rosso 

 entrate   e poi richiudete , perchè è proprietà privata   (  forse di pastori e  contadini  )    fate   su 30\40 metri della stradina  ,  poi arrivate  un fiumiciattolo  facilmente  attraversabile ,  ma  con cautela  ,  d'estate ( visto  che il ponte  , a meno che  non siate  abili  indiana  Jones o amanti  dell'avventura  )  

poi arrivate  davanti  a un  "  fortino "   recintato ( non siamo riusciti a capire  che  cosa  sia  )   girate  sinistra    e  li trovate  il primo nucleo  , poi sempre  dritti per  un sentiero di peonie ed  orchidee    selvatiche   (  foto mie  e di mio padre  



















  e  li trovate il secondo nucleo .   per  chi  cerca sulle e mappe  elettroniche  e non    ecco le  cordinate  40°6'28"N   9°20'20"E
Un bellissimo  sito  peccato che non sia segnalato ,che i visitatori debbano vagare nella campagna per trovarlo,che non ci sia un cartellone didattico ed esplicativo,che i visitatori debbano attraverare un torrentello a piedi o avventurarsi su un fatiscente ponticello di legno marcio ,a loro rischio e pericolo .. In qualsiasi paese europeo un simile tesoro avrebbe avuto ben altro risalto !!!!!

1.5.14

ma va !!! Il giurista Rodotà sabato a Cagliari per partecipare al Festival della filosofia «L’Italia corre il rischio di una svolta autoritaria»

in sottofondo  linea  gotica -  Csi-Prg e cara  democrazia  - Ivano Fossati 


Lo so  che  come dice la mia vecchia  dovrei essere   modestia . Ma  ci  sono anche dei casi , come questo  ,  in cui   si dicono cose ovvie  ( a chiunque   ) basta vedere  un tg  o  aprire un giornale  o farsi un   giro per la rete  e per i social  per  accorgesene   \ per rendersene  conto  .  Niente  di nuovo sotto il sole   quindi   non è  una  novità  .E '  dal 1948 ( quel periodo  che va  sotto l'orripilante espressione prima repubblica    )    fino ad  essso  , salvo alcune  scosse    che rischiamo  fra alti e bassi , sangue  e bombe    che rischiamo   la  svolta autoritarià  . Non è che quello  del  giurista  Rodotà   sarà l'ennessimo  , come lo definicono  molti , al lupo al  lupo ?

(  .. )  noi siamo tutti in fila davanti al bagno,
e noi siamo tutti in fila davanti a un segno,
e noi siamo tutti al fiume a trasformare l'oro in stagno.
Ma prima di aver finito faremo un buco nell'infinito
e accetteremo l'invito a cena dell'Uomo Ragno.
(....) 
                           La  ballata  dell'uomo ragno di  Francesco  de  Gregori    (  testo  )


 Mi chiedo ma ci voleva  un  rodotà   a  dircelo ?  E  che  siamo stanchi  e sfiduciati   di scendere  in piazza   e allora  ci rifugiamo \  ci sfoghiamo nel web  e   ( non è  il mio caso  )  nel reflusso   come  abbiamo fatto  negli annni 80\90  e  poi  dopo il 2007  con il berlusconismo  . Aspettando  , come la  strofa  sopra  ,  un altro  25  luglio e il prossimo governo badoglio 

 da la  nuova sardegna  del   1\5\ 2014

Potere concentrato al vertice, meno controllo e indebolimento degli istituti di garanzia: così riduciamo gli spazi della democrazia
di Costantino Cossu

Come con le parole si costruisce il diritto e come il diritto costruisce le parole. Un doppio canale attraverso il quale, se le cose funzionano, l’attività legislativa su cui si fonda la vita di una comunità definisce un quadro normativo capace di rispondere alle esigenze dei singoli e dell’intera collettività. Oggi però sempre di meno le cose funzionano, con effetti negativi che sono sotto gli occhi di tutti. “Parole e diritto” è il tema dell’incontro che sabato prossimo, al Festival della filosofia di Cagliari, vedrà protagonista Stefano Rodotà, giurista da sempre impegnato sul fronte della politica. E proprio sul filo del rapporto tra cultura (giuridica ma non solo) e politica si snoda il colloquio con Rodotà in
attesa dell’appuntamento cagliaritano. Professor Rodotà, come si configura oggi il rapporto tra linguaggio e diritto? «Il diritto è una forma di linguaggio che può essere adoperata in maniera ambivalente: per rispecchiare la realtà oppure per occultarla; per sistematizzare un corpo di norme aderente agli interessi collettivi, oppure per favorire interessi corporativi o comunque di parte, se non addirittura personali. Quest’ultima eventualità è più facile che si realizzi se passa, per carenza di competenze giuridiche o per strategia voluta, la logica che le leggi siano confuse, non chiare, non immediatamente interpretabili». Lei si rifà a una tradizione, quella illuministica, secondo la quale il diritto deve essere comprensibile da tutti. Oggi è così? «La immediata comprensibilità delle norme giuridiche è uno dei passaggi fondamentali attraverso i quali si è definita la modernità. Il diritto deve essere un linguaggio accessibile non solo sul piano strettamente materiale (disponibilità effettiva dei codici) ma anche sul piano della interpretazione. Stendhal, in una lettera indirizzata a Balzac mentre vergava le pagine di quel grande capolavoro che è “La Certosa di Parma”, annota: “Per trovare il tono giusto alla mia scrittura leggo ogni mattina due o tre pagine del Codice civile”. Ecco: ci possono essere testi normativi immediatamente comprensibili come quello di un romanzo realistico alla Stendhal, stilisticamente accettabili e nei quali si ritrova, tutta intera, la realtà». C’è però un altro modo di usare il linguaggio del diritto, un modo che c’entra poco con la chiarezza della Ragione cara alla cultura illuminista di matrice francese… «Sì. Come dicevo, il diritto può essere usato anche per nascondere la realtà, per manipolarla secondo fini che con la natura del diritto medesimo non hanno niente a che fare. Ciò può accadere, ad esempio, per difetto di tecnica. E in questo caso l’effetto perverso può, ovviamente, anche non essere intenzionale. Mi spiego: se voglio redigere una norma che sia, come sempre dev’essere a termini di diritto, generale ed astratta, devo essere capace, tecnicamente, di scriverla in modo da comprendere nel testo situazioni che possono essere, tra loro, molto diverse. Se non sono in grado di fare questo, posso anche arrivare a redigere non una norma generale ed astratta valida per tutti, ma una legge valida per pochi, se non addirittura “ad personam”. Poi c’è un’altra maniera, che presuppone una intenzionalità: io voglio deliberatamente rendere poco comprensibile la legge al comune cittadino per riservarne la comprensione a una casta di sacerdoti del diritto, i quali saranno i soli che potranno dire qual è il significato della legge. Con due vantaggi, per i sacerdoti: uno di potere e l’altro, come è facile intendere, economico». Un secondo aspetto del rapporto tra parole e diritto riguarda il modo in cui il diritto considera le parole. «Anche su questo aspetto vorrei fare un riferimento concreto. L’articolo 21 della Costituzione garantisce la libertà di manifestazione del pensiero. Il diritto diventa lo strumento grazie al quale la parola, la libera manifestazione del pensiero, viene tutelata come un diritto fondamentale della persona. Come sappiamo, però, questo diritto non è assoluto, può essere vincolato a dei limiti. E qui si apre tutta una serie di questioni oggi particolarmente vive. La libertà di parola, ad esempio, si confronta con il divieto alla diffamazione: il mio diritto limitato dai i diritti di altri soggetti. Ma poi c’è il problema più generale del diritto al dissenso, che è molto complicato. Quali sono i confini entro i quali il dissenso può essere manifestato? Pensiamo al linguaggio dell’odio nei confronti delle donne, degli ebrei, dei neri, degli omosessuali. Sino a che punto si può considerare che queste forme violente di linguaggio rientrino nel diritto al dissenso? Non è una questione pacifica. Negli Stati Uniti ci sono sentenze che legittimano anche queste tipologie estreme del diritto alla libera manifestazione del pensiero. Un altro ambito di possibile limitazione della libertà di parola è il negazionismo storico. Come si vede, tutte questioni aperte”. A proposito di dissenso, lei è tra i firmatari di un manifesto contro le riforme istituzionali messe in cantiere dal governo in carica. Un documento che si intitola “Verso una svolta autoritaria”. Renzi liberticida? «Qui dal rapporto tra parole e diritto ci spostiamo al modo in cui si sta tentando, nel nostro Paese, di cambiare l’assetto costituzionale. Se io strutturo un sistema istituzionale, come c’è il concretissimo rischio che accada oggi in Italia, prevedendo una concentrazione di potere al vertice, indebolendo norme e istituti di controllo e di garanzia, eliminando gli equilibri tra poteri, sto facendo un’operazione che non è neutra rispetto al grado di agibilità degli spazi della democrazia. La parola autoritarismo può impressionare. E però, ci sono varie forme di autoritarismo. Non c’è solo quello che abbiamo conosciuto durante il ventennio fascista. Anche ridurre gli spazi della democrazia significa praticare una forma di autoritarismo. Ma c’è, oltre al merito, una questione di metodo: autoritarismo è quando, di fronte ad un progetto di riforma costituzionale molto discutibile, alle critiche si risponde con un drastico e ultimativo “prendere o lasciare”. Non c’è margine per la discussione, il confronto disturba il manovratore e tutto ciò che è pensiero critico viene espulso dal dibattito politico. Uno dei caratteri fondativi della democrazia è il dialogo. Posso non essere d’accordo con le tue opinioni, ma sono tenuto a discuterne, a prenderle in considerazione, non mi posso negare al confronto. Quando, come oggi accade, queste premesse sono cancellate, c’è un pericoloso slittamento verso una tentazione autoritaria».

allo stato italiano da fastidio il fai da te ? OLIENA Ordinanza di demolizione per il ponte “fai da te” sul Cedrino, sotto il ponte crollato di Oloè





’OPERA
By pass sterrato  è fatto da volontari . Essi hannno fatto   autofinanziandosi I lavori sotto il ponte di Oloè, una lingua di terra tra le due sponde, sono stati realizzati da un gruppo di volontari di Oliena. Gente esasperata per le difficoltà che ogni giorno devono affrontare, anche economicamente a causa dei costi del carburante, per raggiungere i loro poderi al di la del fiume Cedrino. Una situazione di disagio che si trascina ormai da cinque mesi e che ora rischia di diventare ancora più pesante a causa dell’arrivo della bella stagione con le conseguenti difficoltà per raggiungere la costa di Dorgali.

per  chi volesse  leggere l'articolo  della  nuova  sardegna  d'ieri  lo trova  nell mio post precedente  url  sotto  
http://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2014/04/stanchi-di-attendere-lanas-alcuni.html

E ti pareva che lo stato italiano non intervenisse per le " fesserie " ( ovviamente senza sminuire la mancanza di sicurezza e  la situazione precaria   cpoem  si  può vedere  dalle  foto    sotto    . Ma tenendo presente che essa è dovuta alla farranginosa burocrazia e l'accontentare i poteri forti che hanno tutto l'interesse che le cose rimangpo in tale situazione  ) e non per altre irregolarità e peggio illegalità più serie .Perchè invece non si preoccupa di , in questo caso , di fare le riparazioni delle infrastrutture essenziali , non puoi metterci un ora , perun pezzo che si può fasre in 15 minuti .

  da la  nuova sardegna del  1\5\2014  

L’ordinanza è stata emessa dal Comune di Oliena, su richiesta della Provincia e dell’Anas, per motivi di sicurezza Il «ponte fai da te» dev’essere demolito
di Pier Luigi Piredda 

OLIENA Ordinanza di demolizione per il ponte “fai 
da te” sul Cedrino, sotto il ponte crollato di Oloè. Un atto dovuto quello del sindaco Salvatore Serra, fatto forse anche a malincuore, ma inevitabile. Nei giorni scorsi, l’amministrazione comunale di Oliena ha ricevuto dalla Provincia la richiesta di emissione dell’ordinanza di demolizione dell’opera provvisoria realizzata dai volontari, perché completamente abusiva. Priva delle necessarie autorizzazioni del Genio civile e dell' Autorità di bacino, ma anche e soprattutto perché potenzialmente pericolosa per la sicurezza. Il collegamento è infatti stato costruito sotto le arcate del ponte della morte (ha perso la vita il poliziotto nuorese Luca Tanzi), in un’area con una pericolosità idraulica molto elevata. Sarebbe infatti sufficiente un lieve ingrossamento del Cedrino, e in questi giorni le condizioni meteo sono particolarmente insidiose con la possibilità di piogge, per far correre grossi rischi a chi lo percorre. E sono ormai centinaia le auto, le moto, i mezzi agricoli e persino i turisti in bicicletta che stanno percorrendo quotidianamente quella lingua di terra che collega le due sponde del Cedrino. L’ordinanza di demolizione è stata affissa nell’albo pretorio del Comune e anche pubblicata sul sito internet dell’amministrazione olianese ed è immediatamente operativa. Già da oggi la strada “fai da te” dovrebbe quindi essere essere chiusa.


  Non è improbabile che per far rispettare l’ordinanza vengano incaricati i vigili urbani, come del resto stanno facendo da alcuni giorni anche sul ponte di Papalope. La situazione rischia però di diventare incandescente e non è da scartare l’ipotesi che, se dovesse degenerare anche a causa della concomitanza con la giornata festiva e quindi con una quasi annunciata enorme mole di traffico che si riverserà su quel tratto di strada che porta verso il mare, per evitare problemi di ordine pubblico possa esserci un intervento urgente del prefetto. Intanto, sui lavori dei volontari e sulle “presunte lungaggini” dell’Anas, è intervenuto direttamente Piero Ciucci, presidente nazionale dell’ente che ricopre anche le funzioni di Commissario delegato per gli interventi di ripristino della viabilità statale e provinciale in Sardegna. «Il ponte di Oloè, sulla Sp 46, un viadotto di tre campate in cemento armato, ha riportato danni assai rilevanti – ha spiegato –. Il progetto di ripristino è stato rapidamente elaborato dall’Anas dopo una serie di approfondimenti con i tecnici del Genio civile. Prevede il ripristino e la messa in sicurezza delle spallette e la realizzazione di scogliere per l'alveo e la protezione del corpo stradale, per un importo di circa 3 milioni di euro. Il progetto esecutivo dei lavori è stato da me approvato, in qualità di Commissario, il 22 aprile, in anticipo rispetto alla scadenza del 2 maggio prevista dal Piano degli interventi. In attesa del rilascio della formale e necessaria autorizzazione del Genio civile, per assicurare la massima celerità sono state già avviate le procedure di affidamento dei lavori e l'ultimazione dell'opera è prevista dal piano per il 14 settembre. Ma voglio sottolineare che, tenuto conto della criticità di comunicazione tra le due sponde del fiume Cedrino e dell’esigenza di venire incontro alle legittime esigenze della popolazione e delle imprese del territorio – ha aggiunto il commissario Ciucci – il progetto prevede che, non appena realizzate le opere di consolidamento e di messa in sicurezza delle spalle del ponte, si procederà alla riapertura al traffico. Entro i primi 30 giorni dall'avvio dei lavori e quindi a metà giugno. A due mesi dall'adozione dei lavori – ha insistito il presidente dell’Anas – le attività di progettazione sono già pressoché definite: 47 progetti sono già stati approvati e i restanti 5 saranno approvati oggi, in anticipo rispetto alla scadenza prevista dal Piano. Sono già state avviate 41 gare ed eseguite 31 aggiudicazioni di lavori. 9 interventi sono stati già consegnati alle imprese appaltatrici e sono in corso di esecuzione i lavori. Resta confermato l'obiettivo – ha concluso il commissario Piero Ciucci – di ultimare 50 interventi entro l'anno, mentre soltanto due lavori saranno conclusi a gennaio 2015».

29.4.14

Stanchi di attendere l’Anas, alcuni volontari hanno riaperto il traffico sulla Sp 46 Oliena e il ponte fai da te

visto  che  lo stato italiano  ci  tratta  come discarica   vedi  Elemosina alluvione   e richiesta  soldi   per  l'aiuto  , per  non parlare  bidone  del G8 mancato alla maddalena ,  continuità territoriale  , basi  nato  ,  strade   che  fanno schifo  ,   la 131  (  la salerno -reggio caalabria  sarda  )  a rilento   ecc   Noi sardi ci  arrangiamo  ecco  il caso della strada   fai da te  .  Scommettiamo che  se  fosse stata  una strada  che collega  in cui devono passare  vip  o politici per  andare  nel  loro regno dorato  dela  costa  smeralda  o simili   l'avrebbero  fatta subito  ?

questa  si tuazioen  mi  ricorda  un antica  pubblicità  
 

  la  nuova sardegna del 29\4\2014

Stanchi di attendere l’Anas, alcuni volontari hanno riaperto il traffico sulla Sp 46
Oliena e il ponte fai da te


di Paolo Merlini 
INVIATO A OLIENA 
Hanno atteso pazientemente che il governo mantenesse le promesse fatte all'indomani dell'alluvione. Poi, in questa come in altre occasioni, è prevalso il pragmatismo olianese, l'antica consuetudine di una comunità a risolvere i problemi da sé. 

E in pochi giorni la viabilità con Dorgali, interrotta dal 18 novembre con il crollo del ponte di Oloè, sul fiume Cedrino, è stata ripristinata. Una mattina, due settimane fa, sul posto sono arrivate ruspe, camion, escavatori. E muratori, idraulici, pastori. Un piccolo esercito di volontari che hanno deciso di non sottostare più alle lungaggini dell'Anas, l’ente incaricato della ricostruzione del ponte, perché quella strada interrotta stava facendo perdere tempo e soprattutto denaro a tutti. Agli allevatori, che per raggiungere le proprie aziende a un tiro di schioppo ma di là del ponte erano costretti a un giro impossibile, addirittura passando dalla statale 131 Nuoro-Olbia; agli operatori turistici che negli anni si sono insediati con varie attività, dagli agriturismo ai bed&breakfast, nella vallata ai piedi del Supramonte di Oliena, dove un tempo c'era solo l'hotel ristorante Su Gologone. E così, dopo che un pastore a messo a disposizione un proprio terreno, con tanto di cancello e strada di penetrazione agraria, i volontari si sono quotati e l'improvvisato cantiere di lavoro ha creato una sorta di bretella stradale attorno al ponte: dopo aver accumulato un'enorme massa di terra, è stato realizzato un tratturo dove le auto possono circolare in senso alternato. Le acque del Cedrino sono state incanalate in un ampio collettore e scorrono rapidamente (forse un po' troppo rapidamente nei giorni di pioggia). Non sarà un capolavoro di ingegneria, e probabilmente nessun genio civile l'avrebbe mai autorizzato, ma il nuovo "ponte" di Oloè funziona, ed è percorso mattina e sera da tantissimi olianesi e dorgalesi. Lo attraversano in realtà anche i primi turisti che, dalla Pasqua in poi, hanno cominciato ad arrivare in Barbagia. Le indicazioni nella strada provinciale 46, provenendo da Dorgali o da Oliena, spiegano chiaramente che la strada è chiusa al traffico, ma il passaparola ha funzionato e non si ferma. Nei giorni scorsi c'è stato spazio anche per qualche polemica che rischiava di vanificare il lavoro svolto. La realizzazione della strada sterrata, nonostante la buona volontà degli olianesi, è costata diverse migliaia di euro, e qualcuno ha pensato di ricordarlo agli automobilisti che transitano nel ponte improvvisato. Così, da un parte e dell'altra della strada sono comparsi cartelli con la scritta “È gradito un contributo per le spese sostenute”. In sostanza agli automobilisti veniva chiesa un’offerta, anche minima, per contribuire all’opera pubblica fai da te. Molti hanno aderito con piacere, altri non hanno gradito la presunta gabella, probabilmente perché non erano a conoscenza degli sforzi, anche economici, affrontati per realizzare il “ponte”, e men che meno i tempi lunghi dell'Anas in Sardegna. Insomma, dopo una segnalazione, il caso Oloè è finito in mano alle forze dell'ordine, che sinora avevano chiuso un occhio di fronte alla bretella stradale, forse perché faceva comodo anche a loro utilizzarla. Ma la richiesta di denaro si poteva configurare come un tentativo di estorsione, e dunque i carabinieri di Oliena hanno dovuto spiegare ai volontari di Oloè che non era il caso di continuare perché sarebbe scattata la denuncia. Un po’ delusi, i volontari hanno fatto marcia indietro, confidando nel fatto che la solidarietà dei compaesani può usare anche altri canali. Ma i cartelli con la richiesta di offerte sono ancora là, non si sa mai.

La gallina a equo canone: affittarla costa due uova Così un imprenditore di Nuoro ripaga ogni settimana i proprietari degli animali A “Geo & Geo” su Rai3 l’esperimento agricolo-commerciale

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  da  la nuova  sardegna  


 La gallina a equo canone: affittarla costa due uova
Così un imprenditore di Nuoro ripaga ogni settimana i proprietari degli animali A “Geo & Geo” su Rai3 l’esperimento agricolo-commerciale di Mario Patteri
Antonio Bassu




NUORO. Compri tre galline, le “affitti” a un allevatore e vieni ripagato con sei uova alla settimana, due per ogni pennuto.
L’idea dell’imprenditore agricolo Mario Patteri torna oggi alla ribalta in televisione, nella rubrica “Geo & Geo” di Rai 3 condotta da Sveva Sagramula, alle ore 16.30. Patteri verrà intervistato in studio, a Roma, sulla singolare iniziativa della sua azienda, la 3P, con stabilimento a Marreri, vicino a Nuoro. Patteri consegna sei uova alla settimana per ogni tre galline che gli vengono date in affitto e delle quali si accolla le spese di custodia, di alimentazione e di controllo sanitario.Conviene?  A quanto sembra si tratta di un circolo virtuoso che accontenta tutti.
Per comprare tre galline bastano 20 euro, abbondantemente ripagati, nel tempo, dalle uova che escono dall’allevamento di Patteri. D’altra parte l’imprenditore trattiene per sé – e naturalmente vende – la produzione settimanale che eccede l’«equo canone» di sei uova per tre animali.
Il conto è presto fatto: tre galline garantiscono in media 18 uova alla settimana, a Patteri ne restano quindi dodici. Con questo sistema il titolare della 3P è già arrivato a gestire 280 galline in affitto e ad assicurare, in contemporanea, la funzionalità della sua azienda. Mentre i proprietari delle galline, oltre a ricevere con regolarità una dotazione di uova freschissime, non devono preoccuparsi per la custodia che è assolutamente gratuita.
Patteri consegna e commercializza le uova nella bancarella di viale Badu’e Carros. Resta a suo carico provvedere al mantenimento e alla cura della salute delle galline: e lo fa con gli scarti degli ortaggi e della frutta provenienti dall’azienda. La 3P vive così un momento produttivo felice.
C’è, infine, un altro aspetto positivo dell’iniziativa che oggi sarà presentata in televisione: ogni proprietario di galline che si presenta al punto vendita di Mario Patteri per ritirare le sei uova settimanali che gli spettano, difficilmente evita di fare la spesa di frutta e verdura. Di conseguenza viene raggiunto anche l’obiettivo di incrementare gli affari con la vendita dei prodotti ortofrutticoli a chilometro zero.
Inoltre l’azienda 3P organizza, ogni anno, con i bambini delle scuole materne e delle scuole dell’obbligo, progetti d’indirizzo alla coltivazione degli ortaggi e corsi di educazione alimentare.
quanto sembra si tratta di un circolo virtuoso che accontenta tutti.

28.4.14

regno o terra dei vip ?

la sostanza non cambia  perch è sempre  ziracchi  e   dipendenti   siamo    che dica  Tony Bulciolu   l'autrice   dello scritto  sotto  e  di questa  foto  .

 Questa  è la mia   convinzione che mi sono fatto   , nel cosrso degli anni quando i matusa mi portavano  a  vedere  i vip in costa 


NEL REGNO DEI VIP

Dare un titolo ad un album e poi ripensarci.
Avevo scelto "La terra dei Vip" ma non mi è sembrato appropriato.
E' il loro regno, dove scorrazzano, ballano, cantano, amano, danno lavoro,
si innamorano delle nostre bellezze,
costruiscono le loro mega ville, solcano i mari con i loro lussuosi yacht, 
riempiono di rumore le nostre città.
Ma è un regno effimero, che dura una sola stagione.
A settembre, ad orde, così come sono arrivati, scompaiono.
I luoghi tornano ai Sardi che da sempre li hanno posseduti.
Fenici, Cartaginesi, Spagnoli, Arabi, Romani, tutti hanno cercato
d' impadronirsi della nostra Terra., ma hanno solamente usato il suolo.
L' anima appartiene solo a noi Sardi.
Siamo sempre stati conquistati, ma a guardare bene, forse non è proprio così.
Da tutti i conquistatori che arrivano e forse la fanno da padroni,
abbiamo appreso conoscenze e ci siamo "arricchiti" culturalmente, poi vanno via, 
scacciati magari da altri invasori, però noi rimaniamo.
Ci sono resti fenici, cartaginesi, romani sparsi per l' Isola, ma su di loro svettano, 
più maestosi e intatti i nostri Nuraghi, costruiti da uomini dell' età della pietra,
che hanno resistito al tempo e alle invasioni.
Siamo stati conquistati numerose volte, ma mai veramente dominati.
Ecco perchè la Terra non è dei Vip.
Li lasciamo governare per una stagione, 
prendiamo e apprendiamo ciò che possiamo.
Ma poi la nostra Terra meravigliosa, forse un pò ferita, silenziosamente torna nostra.

Danyart New Quartet fiori e tempeste

Ieri è stato presentato il nuovo lavoro discografico dei Danyart New Quartet, formazione jazz capitana da Daniele Ricciu, in arte Dany...