10.10.16

Edoardo Agnelli: l'erede scomodo di matteo tassinari

Edoardo Agnelli: l'erede scomodo

Circa 16 anni fa moriva (ucciso) Edoardo Agnelli. In questo post, c'è la verità. O meglio, per non peccar di presunzione, una volta per tutte si dicono le cose che molti sanno ma hanno il terrore al sol parlarne
Edoardo       Agnelli:
     suicidio          o     assassini o?
Controllo mediatico e non solo..
           di Matteo Tassinari
Capita anche di partire dalla fine per arrivare all'inizio. Ossia, fare un viaggio a ritroso. Ma te ne accorgi sempre alla fine, quando leggi alla fine del testo confezionato:"Traguardo", "Approdo" "Meta", "Fine". E' più una sensazione spirituale che s'allenta, più che che un modo convenzionale di dare un inizio e un termine. Non è lavoro, qualcosa di tecnico. Si parte che tutto ha la sembianza della visione, 1000 immagini mentali e la tentazione di dare il massimo, senza tirare indietro neppure di un sol centimetro la faccia, penso e spero che m'abbiate capito. Altre volte invece accade che la costruzione di un "lead" potente e tosto, persuasivo acuto, un inizio risolutivo, di un attacco di post o articolo chessia, può avere cento interpretazioni, angolazioni e vedute diverse. Ma chissà perché la visione giusta è sempre la nostra. D'altro canto, se così non fosse, non potremmo andare oltre alle nostre insicurezze perplesse e rimarremmo sempre al punto timido di partenza essendo vittime dei nostri dubbi. Allora decidi di far poche menate e scrivere tutto ciò che è in mia proprietà assicurata.
Dopo un’impegnativa cospicua raccolta dati, materiale, elementi cablati, notizie, omissis omega (qui mi capiscono in pochi, coloro che contano in questo contesto) documentazioni, informazioni, telefonate registrate, fotografie che parlano da sole per il bene di tutti, perché la verità è foriera di luce. Come? Far parlare chi ne sa più di tutti sulla morte di Edoardo Agnelli, colui che era considerato il grande erede e poi tolto, alcuni dicono ucciso. Uno di questi è lo scrittore Giuseppe Puffo. Ma non è il solo ad aver scritto cose analoghe sal suo libro illuminante. Non date retta alla pigrizia e leggete il post, perché fa parte della nostra storia, visto che stiamo parlando dell'uomo più potente del Paese dal dopo guerra in poi.
Squalo
 Faldoni e verità
Un'implacabile raccolta di testimonianze su come i fatti si sono succeduti, ponendo dubbi che molti giornalisti non hanno mai avuto il coraggio di pubblicare, dire, nemmeno raccontare al proprio amico, considerata la potenza della dinastia Agnelli e i suoi mille tentacoli, simbolo del potere nascosto o palese che sia. Per questo ringrazio Giuseppe Puppo, autore di uno splendido libro intitolato 'metaforicamente', "80 metri di mistero", che consiglio a tutt@ in quanto offre uno spaccato preciso di cosa avvenne quella fredda mattina a Fossano, in provincia di Cuneo, quando venne a sapersi dell'ennesimo mistero italiota e tutto il suo epilogo. Prima, sopra un viadotto alto 80 metri, poi in mezzo a sterpaglie, immondizia, erbacce, animali selvatici, è stato ritrovato il corpo di Edoardo Agnelli ridotto come se gli fosse passato sopra un treno.
La copertina del libro "80 metri di mistero"
scritto dal giornalista e scrittore, Giuseppe Puffo


La vera morte di
Edoardo      Agnelli
“Le conclusioni finali di tutto il mio lavoro, - spiega Puffo per Notti notturne -è che Edoardo Agnelli l'abbiano ucciso. Non è possibile parlare di suicidio dopo tutto quello che è emerso nel corso degli anni dopo l'evento. Non regge nulla! La versione ufficiale da tutti accettata immediatamente senza porre alcuna domanda, cioè l'ipotesi che Edoardo si sia suicidato. Non è affatto vero! Sono queste le mie conclusioni dopo aver condotto un’inchiesta senza pregiudizi o preconcetti, durata 3 anni e incontrando troppe difficoltà che fanno pensare che c'era chi non voileva che il libro uscisse.
La mia idea, ormai precisa è suffragata da fatti precisi, è che  Edoardo è rimasto schiacciato da un meccanismo più grande di lui”. Che nome ha questo meccanismo? “E’ un complotto, a cui hanno partecipato tante persone, troppe, a cominciare dal suo stesso padre, l’Avvocato Giovanni Agnelli, i soliti Servizi, quelli non mancano mai, portaborse o uomini senza scrupoli. Posso dirlo solo ora che so cosa dire di preciso. Dopo tanto lavoro segreto, profondo e non escluderei anche una certa dose di pericolo, sono certo che Edoardo non s'è suicidato, ma l'hanno ucciso. Quando devi fare i conti con i Servizi segreti, non sai mai chi sia esattamente il tuo avversario. Ma questo lo sapevo già grazie al mio lavoro di giornalista".
Un re senza     corona e
senza    scorta

Come don Chisciotte
può avvenire che ci si scagli contro un qualcosa che poi si scopre essere un banale mulino a vento. Tuttavia, gli elementi che suffragano l’ipotesi del complotto e quindi dell’assassinio, è suffragata da  troppe persone, testimonianze, migliaia gli scambi internazionali, mail, telefonate registrate e altri elementi che vanno tutti verso una direzione, e non è quella del suicidio. Una sola cosa vorrei aggiungere, che basta sentire per capire come sono andate le prime e velocissime indagini”. Prego?
"Il cadavere trovato
sotto il ponte"
"Il ponte risulta essere alto 1 metro e 74 cm, mentre tutti sappiamo che Edoardo, come minimo, superava il metro e 90. Eppure nessuno a ritenuto opportuno considerare l'incongruenza accertata in prima fase, per poi essere smentita in una seconda parte dell'inchiesta più veloce del mondo. Questa da sola mi pare un’incongruenza del buon senso, della logica elementare, un criterio basico per chi fa questo lavoro! Non c’è bisogno d’essere avvocati o Sostituti procuratori per capire il GAP scoperto. Questo, lo considero “IL” punto d’inchiesta forte che potrebbe diventare la cosiddetta pistola fumante".

Perché ha dedicato questa parte della sua vita a questa vicenda oscura?"Ho iniziato questa indagine per pura curiosità civile e professionale in quanto sono giornalista da sempre e perché avevo notato che troppa gente aveva messo mano dove c’era buio e io ho cercato solo di portare un po’ di luce, senza alcun titolo di merito. M’interessa solo sapere come sia morto Edoardo. Solo questo".
Sono tanti. Troppi errori che fanno pensare che tutto non si andato nel modo corretto, come dice Puffo, non ad un suicidio ma ad un omicidio ben architettato da mani sapienti in questi lavori. La mancanza d’indagini, o lasciate lì a metà, velocissime, sono l'esempio di come sia stato chiuso tutto troppo velocemente. Perché? Che fretta c'era? Modifiche delle dinamiche registrate in un primo momento, dati impossibili da "negoziare" e che vincerebbero ogni obiezione accolta dal giudice, ci fosse stato mai un processo. Pia illusione, tutta italiana, perché solo qui penso che possa succedere una cosa del genere.
Non ci rendiamo conto, ma l'Italia, per certi aspetti, non ha nulla di diverso dai Paesi delle Banane. Esagero? Allora spiegatemi come mai, in un punto nevralgico come quello della democrazia ci troviamo tra Burkina Faso e Botswana, non solo. Nell’annuale classifica di Reporters sans Frontieres, il nostro Paese, è sceso dal 73° al 77° posto (su un totale di 180 Paesi) nel 2016. Ma questo è un altro fatto.
Tornando all'argomento principe, il fatto che dopo un volo di 80 metri aveva ancora ai piedi i mocassini e non le ciabatte come hanno detto nella primissima stesura i carabinieri arrivati sul luogo per primi poi modificata: "Non può essere accettato come certificato di morte" dice Puffo. La mancanza d’impronte di Edoardo sulla Croma lasciata sopra il viadotto. Ma con gli Agnelli in Italia, si ha a che fare, in realtà, con gente potente, che anticipa agli affetti famigliari, l'etichetta, il Casato, la Tradizione, la dinastia. A volte le stranezze, le coincidenze ci dicono cose che sembrano davvero prenderci per il culo! Altri punti. Riprende Puffo.
"Il fatto
che Edoardo
non abbia lasciato nulla di scritto (quando lui, per abitudine, scriveva tutto) era parte della sua natura d’uomo. L’assenza di testimoni in una strada molto trafficata. L’ora in cui viene utilizzata dalla gente che si recava al lavoro e potrei continuare a lungo con questo triste elenco di supposizioni, non spiega nulla, anzi risulta una pista ben strana e che nessuno, inquirenti, giornalisti, intellettuali, giornalisti, ha mai voluto percorrere. Non dimentichiamo che nella stampa, il nome Agnelli, faceva tremare i tavolini delle redazioni, non dimentichiamolo mai questo elemento indiscutibile.
Dovendo scrivere quanto state leggendo,
ho scartaberllato decine e decine di foto
con padre e figlio Agnelli. Ebbene,

non ho mai notato il volto di Edoardo,
una sola volta, disteso o a suo agio
Edoardo Agnelli era meno oscuro  di quello che si pensa e ci hanno portato a pensare, del resto, coi Potenti, succede sempre così. Edoardo, credeva in un mondo migliore, possibile, e sentendosi incaricato da un destino troppo generoso ma ingrato, in quanto erede ufficiale dell’impero Fiat, si sentiva, in coscienza, coinvolto in questa immensa battaglia che ai suoi occhi era sporca. E per questo stava male, ne soffriva dei privilegi che lui stesso poteva beneficiare. Per questo voleva aprire in Fiat una parte di lavoro che avesse uno sbocco definitivo tutto per il Sociale". 

 Il suo rifiuto per discriminazione aziendale
Qual'era la paura principale di Edoardo? "Lui intuiva che che altri avrebbero preso il suo posto, con il rischio di cancellare tutto il suo progetto, definito, per il Sociale, lo scriveva sempre con la S maiuscola. Era deciso di rinunciare alla guida della Fiat, contrastando prevaricazioni e valorizzando persone da mettere in campo compresa sua sorella Margherita. La presa di posizione, dura, contro il padre, è da leggere come il suo rifiuto di una chiara discriminazione aziendale.
Buon viso a pessimo gioco, volgarmente scritta...

L'eredità contesa
Il tesoro segreto dell'Avvocato, un pò come tutte le grosse eredità dove troviamo conflitti, contrasti, dispute, ma in questo caso, l'eredità, avvelena ogni passo, l'hanno definita addirittura 'maledetta'. Ogni anno che passa, emergono questioni raccapriccianti. Quando morì Giovanni Agnelli, Margherita, sorella di Edoardo, fu estromessa dal controllo del potere sui beni di famiglia in quanto era d'accordo con il fratello Edoardo, accettando tuttavia di farsi da parte dietro un versamento pronto cassa, una specie di liquidazione da parte della banca americana Morgan Stanley pari a 109 milioni di euro. In buone parole fu detto a Margherita.
Morgan Stanley-Risk Management,
i veri porci, nel senso di "porre" 
Ascolta, pigliati questi soldi e stattene buona e zitta! La Stanley ti accrediterà subito l'importo sul tuo cc. Margherità però cambiò idea e volendo sapere a quanto ammontava l'intero patrimonio, anche le cifre secretate nei caveau svizzeri o altri paradisi fiscali sparsi per il mondo. Le faccio io una domanda: secondo lei, la Morgan Stanley, di chi prese le difese? Ovviamente dell'Avvocato, rispondendo picche e asserendo di rispettare così le volontà testamentaria. Insomma, c'è tanta di quella sporcizia che si dovrebbe chiamare un'agenzia o impresa di pulizie chessia". Che aria, che aria, che manca l'aria, per dirla con Gaber e far la chiusa.
L'abbraccio paterno, un abbraccio pesante,
quasi avvinghiante per un abbozzo di sorriso impaurito
 La Famiglia è
l'AZIENDA
Edoardo era la vittima di un atroce e disumana pianificazione che partiva dal punto centrale del suo essere, suo padre. Rimanere emarginato dalla sua famiglia, non solo in Fiat, l'aveva sempre corroso per il dispiacere, anche se lui non faceva nulla per vivere quei momenti di vanagloria dove gli Agnelli, solo per pochi e importanti invitati alla Henry Kissinger, organizzavano baccanali derivanti dall’etichetta sabauda che imponeva misura e disciplina, rigore e molto poco, se niente ancora meglio, solidarietà verso chicchessia, ammesso che non si tratti di un membro della famiglia allargata, un nucleo composto da una 40ina di persone circa". 
Kissinger, vien da ridere per non piangere,
se si pensa che nel 1973 fu insignito
del Premio Nobel per la pace.
Con Nixon e Ford, fu uno dei principali
responsabili della guerra in Vietnam.
Il cancro dell’America, 5milioni di morti
In cosa credeva Edoardo? "Viveva per un mondo di pace e di distribuzione dei beni più equa. Chi l'ha conosciuto, dice che non accettava i privilegi esagerati di cui la sua famiglia godeva e viveva un eterno conflitto sul fatto che lui potesse avere tutto quello che voleva, mentre c'era chi non aveva un tetto per dormire in casa la notte. La produzione, diceva Edoardo, doveva essere alternativa al capitale. Essere più attenta ai problemi della gente, della società, dei più deboli. Cioè una follia, agli occhi dell’Avvocato che dallo Stato italiano ha sempre ricevuto lauti compensi e lode in tutti i modi”.
L’erede
anticonformista


Più corretta sarebbe stata, "Il ponte dove
è stato trovato il corpo di Edoardo Agnelli"
Sono le 7,30
della   sua
ultima
giornata
E’ già sveglio Edoardo. Poco prima delle 8, da solo, sale a bordo di una Croma per dirigersi verso il ponte Generale Franco Romano sulla superstrada Torino-Savona. Quella mattina, uscì di casa in pigiama e sopra un cappotto di velluto marrone e un paio di mocassini beigè Una strana quanto anomala combinazione di vestiti, come si volesse marcare il lato della “pazzia” dell’uomo che sognava un modo di concepire l’azienda e ampie somme di denaro in modo più “giusto”, come diceva lui. Una volta raggiunto il ponte, narra la versione "sporca", lasciando la macchina aperta e senza tracce di colluttazione sul posto da dove si sarebbe lanciato e la Croma ferma quasi in mezzo alla strada in un tratto ad alta velocità con gli sportelli aperti, si sarebbe gettato di sotto. Edoardo Agnelli aveva 46 anni e non sappiamo se sia mai volato da quegli 80 metri d’altezza vivo. Molti elementi portano a pensare che lo hanno buttato giù che era già morto. Il suo corpo è stato ritrovato in condizioni orribili. Certo che, per inscenare un volo del genere e ridurlo com'era, bisogna davvero picchiare forte!
Avvocato,
quanti gradi
di separazione
le mancano?
Quel volto eternamente, privo d'espressione
"Squadra di pittori fiamminghi?
Allora saremo   piemontesi tosti!"
Disse Gianni Agnelli poco prima dell'entrata in campo di Juventus e Ayax, squadra olandese sempre originale e dalla battuta vincente e acculturata. Queste erano i passaggi televisivi che giornalisti compiacenti per commoventi gli offrivano su di un piatto d'argento, che prediligeva. Lo gratificavano molto, essendo molto vanesio. Prendeva la mano del giornalista col microfono, (come a dire, adesso non scappi e stai a sentire buono!), guardandolo dritto negli occhi per poi sparare il diktat come un giudizio tagliato con l'accetta. 











Stile andreottiano, ricordate? Anche lui, per 50 anni, con quelle battutine, ne sparava 2 al Meeting, da Vespa, o dalla Venier, oppure ai suoi processi, al festival dell'Unità, per incantare vagonate di milioni d'imbecilli per mezzo secolo. L'Avvocato sembra perso nei suoi ghirigori burlesque mentali, non capisco se per pura vanità o per un misterioso motivo che è pesante , forse, anche per una scorza del genere! Diciamo che ha a che vedere con la mancanza di erezioni. Ora ci sarebbero parecchie pastiglie che potrebbero esserle d'aiuto. Peccato. Del resto, la vita, lei lo sa com'è, non si sa mai come è! Curioso questo fatto. Bando alle ciance o ciancio alle bande. Rimettiamo la casacca dell'inchiestista (che non ne ha, ho non dovrebbe averne) anche se rimane troppo stretta e attillata. Lei mi capisce Avvocato, io vesto largo, per comodità. 
Abbraccio paterno, abbraccio mortale,
può essere mortale pure quello materno
Un'anima mai doma 
Un’anima delicata, sensibile, sofferente, controversa, misteriosa, mai doma e fastidiosa. Neppure dell'amore famigliare poteva riempire la sua vita, fatto terribile per chi ha provato questa sensazione. Lui non era freddo come tutti gli altri. Per Edoardo gli affetti famigliari, erano basici per la vita umana.
Edoardo Agnelli, uno dei partiti più contesi nel mondo aristocratico e non, aveva avuto qualche aristocratica ragazza, per poi spegnersi lentamente perché si trattava di restare in quel mondo fatto solo di sentimenti si, ma gestiti, orientati, diretti, quindi fasulli e che alla fine non appartengono più alla sfera dei sentimenti, ma assumono i tratti somatici dell’accordo, della combinazione migliore, nulla viene dato al caso, tutto è architettato, anche i matrimoni.
Un autentico caso di patriarcato esasperante, anche per chi è legato all’Etichetta del bon ton e la Dinastia. Anche in amore, molti matrimoni sono combinati per non imbastardire il sangue dinastico che delle dinastie è il centro dell’araldo.
La foto che condannò Edoardo. A destra mentre prega con altri fratelli musulmani.
La Fiat, se prima era una chimera, ora diviene un sogno irrealizzabile, un covo d'ebrei...


L'Islam
era una macchia

Anche per questa ragione, non era ben visto per le sue simpatie verso il mondo islamico, non era accettabile che il marchio automobilistico prestigioso Fiat, che vuol dire anche Ferrari e mille altre imprese, fosse guidato da un uomo così estraneo ai codici sabaudi prima di tutto e cristiani in seconda battuta. Un mondo dove le paranoie sono vissute normalmente, senza difficoltà.
         Fatti taciuti
Le ultime parole sono rivolte alla cuoca che gli chiese che cosa volesse per pranzo al suo ritorno. Gli disse che non sarebbe tornato per pranzo e si salutarono. Percorse dieci chilometri. Si fermò e scese dalla vettura per lanciarsi da quell’altezza per farla finita una volte per tutte. Ma è vero? E’ un vero peccato che il procuratore Ferdinando Imposimato sia morto, aveva preso a cuore l’inchiesta, che è stato per tutti coloro che non credono alla tesi del suicidio, l’aggregatore illuminante per dare aria alla verità dei fatti taciuta a forza dal potere e dalla potenza esercitata trasversalmente dagli Agnelli su chiunque.

Le ragioni    di un’inchiesta
Il fatto fu  recepito e trattato in tutti i suoi aspetti con una estrema e sospettosa fretta. Tutto si consumò molto e troppo rapidamente, funerali privati compresi dei quali non s’è saputo nulla, a parte pochissimi fedeli alla discendenza. In ballo non c’era solo il lignaggio e l’immagine popolare della dinastia, ma soprattutto segreti finanziari dalla provenienza occultata se non dubbia, cifre da capogiro, che Edoardo, col suo modo di dirigere la Fiat, avrebbe messo a rischio secondo l’uomo dalla evve moscia e l’orologio sul polsino della bianca camicia inamidata.
  Quel tragico capitolo
"La Fiat deve tornare a essere una macchina
- mi si passi il termine - figa", disse Lapo.
Poi non capisce perché l'hanno escluso dal Gruppo
Nel giro di pochissimi giorni, nonostante la vasta e immediata eco mediatica, non se ne parlò più. Avvenne tutto con una rapidità spaventosa, incredibile, da brivido, “quasi ci fosse una regia alta che voleva chiudere quel tragico capitolo della dinastia” ha scritto Puffo nel suo libro. Come se il gesto estremo di Edoardo non fosse mai avvenuto. Altro che rinchiusi nel loro doloroso silenzio. Senza neppur sapere che alcuni raggiungono il loro apice, la loro cima più innevata, esprimendo la massima cattiveria proprio col silenzio. Quanti silenzi Avvocato?
La famiglia Agnelli. Par di vedere quella del Mulino bianco


L’interessante,    spesso,
avviene nell’ombra   


I Borgia,    cioè, gli Agnelli, stavano raccogliendo, come si dice, con la morte di Edoardo, due bei piccioni con una sola fava, una bella fava, per dirla in modo che tutti capiscano bene e direttamente. Passò indiscussa la tesi del suicidio. Del resto, il suicidio, rientrava tra le possibilità agli occhi della gente, stando allo sporco gioco del codice Sabuado, nel profilo del giovane Edoardo: alternativo, dedito allo studio di tutte le religioni, drogato, come se tutti questi 3 elementi fossero assolutamente negativi, uso della droga compreso, certo, come no, capita nella vita di farsi le pere e poi divenire angeli.
Del resto è Gesù stesso che dice che dal male può nascere il bene, come dal bruco, dico io, molto più umilmente e terra terra, nasce sempre una splendida e colorita farfalla. Sappiamo anche che Edoardo era l’ultimo e unico maschio, quindi secondo il protocollo erede ufficiale del gruppo Fiat e dell’impero finanziario (quindi anche di tutto il “tesoro” segreto dell’Avvocato, di cui si pavoneggiano cifre da capogiro) e quindi sarebbe divenuto l’erede ufficiale di questi tesori inestimabili, coperti  e scoperti,  sparsi per il mondo.
Al momento, nel comune sentire, 
chi poteva dire non è un suicidio?
Ma si tratta di un complotto messo in piedi al fine diestromettere il figlio ‘scapestrato’ in odor d’islamismo, padrone della Fiat? Nessuno. La umana pietas nei confronti del dolore dei famigliari, vista la botta a caldo, nella fattispecie poi di una famiglia potentissima e la considerazione, accreditata da loro stessi come personaggio anticonformista, alternativo ma detto con quella espressione d’alterigia, di chi non è più alternativo a nessuno se non a se stessi e come fu amato da tutto il Paese l’uomo che portava due orologi, uno con l’ora italiana e l’altro con quella di New York, quando bastava fare un semplice calcolo di sei ore in più, senza inondare di clichè deteriorati e putrescenti un Paese che ancora lo ama senza motivo. Come i colletti ampi e imperiosi delle camice bianche fuori dai cardigan o cravatte che uscivano dai maglioni e tante altre pugnette originali.
Ma lui, volendo fare della Fiat
a tutti i costi un qualcosa di universalmente giusto secondo i criteri che perseguiva di pace e giustizia, almeno una piccola percentuale dell’impero automobilistico piemontese. Inutile specificare che l’intero cast del casato pensasse: “Ma tu, da dove scappi?”. Non era ben accolto, figuriamoci, neanche dagli squali dirigenziali, gente importante per il management della Fiat, Quadri amministrativi che influivano molto con i loro consigli il vecchio coi 2 orologi. Comunque persone non della famiglia.
Le vanità di un uomo micidiale
       Questo fatto, lo ferì
molto, perché suo padre ascoltò queste eminenze grigie senza neppure interpellare suo figlio. Avvocato e suo padre in testa a tutti. Giocarono altri due fatti su molti altri. Per la gente, Edoardo Agnelli, non era attendibile in quanto persona stravagante che, sempre quanto si sapeva di lui, avrebbe rifiutato ogni coinvolgimento con il management dinastico e ferocemente capitalista che in Romiti trovò il suo sapiente interprete principale. Marchionne, a posteriori, possiamo dire che ha imboccato quel genere di capitalismo spietato e altrettanto feroce, tanto caro per converso, al fruitore di cocaina dai naselli larghi. Fate caso ai bordi del naso dell’Avvocato e noterete la cosiddetta “Lesiante”, ossia quella forma di aggressione leggera, quasi impercettibile dei canali nasali consumati per ovvi motivi e abitudini non sane come l’uso e abuso di cocaina, la droga che alla lunga è deputata più di tutte le altre a sfasciarti il cervello, dopo ovviamente, all’Lsd che di per sé è un vero e proprio spazza cervelli.
Ve lo dice un intenditore, non uno che l’ha sentito dire. Del resto che Gianni Agnelli tirasse era il classico segreto di Pulcinella, ma guai a scriverlo. Era uno di quei segreti che sanno tutti: “ma uno, tutti, nessuno e centomila, sono nessuno”, chiosò l’Avvocato sfogando ancora una volta la sua verve da tutti applaudita perché saggia e irriverente, come sottolineò l’Alfonso Signorini, il re del Gossip politicante, agit prot dell'Impero Berlusconi. Ma tutto questo non c’interessa e poi lo sanno anche i muri, come si diceva.
E questi  dollari misti ad euro, non bastano affatto,
per arrivare alle cifre reali del bottino dell'Avvocato

 *Il       tesoro
segreto*
_____________________________________________________________________________
degli Agnelli
In ballo ci sono cifre stratosferiche, inimmaginabili, al di fuori della comune ragione e, sullo sfondo, beni mobili ben custoditi all’estero. Quadri di alto valore, opere d’arti, ceramiche, pezzi da museo in collezioni segrete e private, contatti con tutte le gallerie del mondo, solo le più importanti. Il cosiddetto "tesoro segreto degli Agnelli”, a quanto pare, sembra fatto di opere d'arti e gioielli e tanto denaro liquido secretato nei cosiddetti paradisi fiscali. Proprio questa solitudine è poi l’ultima chiave di lettura dell’epistolario, che diventa così il modo per entrare in contatto con quel mondo pubblico in cui l’accesso da protagonista gli veniva negato.
Conferma, nero su bianco
La tesi di Edoardo attento e partecipe, altro che avulso e disinteressato alla vita politica, economica e sociale, come alle responsabilità all’interno delle aziende e delle società di famiglia. Edoardo voleva costituire una percentuale del gruppo Fiat come un qualcosa che facesse in modo principale gli interessi degli operai in prima istanza e poi dell’Italia, idea che non balenava nei ghirigori dell’Avvocato e per questo inviso, pur essendo suo figlio, da suo padre stesso. In casa Agnelli, nella scala degli affetti, vengono per primi i denari poi l’amore e tutto il resto che ci dovrebbe essere fra padre e figlio, ma anche fra madre e figlio, come spesso capita. Eccolo allora a scrivere e senza un progetto preciso a capi di Stato, di Governo, per spiegare, con disarmante ingenuità, ma pure con estrema lucidità, per esempio, le vere ragioni della guerra in Jugoslavia o dell'imperialismo o dell’emarginazione e del degrado sociale urbano o periferico.
La tesi del
complotto
Altro tema, la successione. “Se il potere della nostra famiglia cadesse nelle mani sbagliate - ha scritto in un diario Edoardo Agnelli - sarebbe pericoloso per questa nazione”. Poi analizza il ruolo del padre nella Fiat. “Mio padre ha una responsabilità di fronte alla sua coscienza e lo sa. Io credo che s’è comportato bene fino ad oggi. Ma se non imposta la propria successione in maniera corretta anche lui dovrà rispondere delle sue azioni e dare le sue spiegazioni davanti a Dio. Questo se lo deve mettere in testa”.
Ultimo tema toccato
La     religione. “Il rapporto religioso è un rapporto privato tra Dio e me. Credo in determinati valori fondamentali che sono l’Immacolata Concezione, quindi la Verginità di Maria. L’incarnazione tramite lo Spirito Santo, il titolo di Messia a Gesù e la Passione sulla Croce”. Erano parole che, inutile dirlo, per Edoardo avevano un valore che non potevi quantificarlo economicamente come voleva fare suo padre, perché erano parole che uscivano dal più profondo del proprio cuore, dall’intelaiatura della sua anima stessa.
Quesiti senza
risposta
Queste dichiarazioni, parlano da sole, smentiscono l’idea corrente di un Edoardo disinteressato alla Fiat, oltre a manifestare una chiara visione, una vera e propria panoramica del mondo che fa da solida fondamenta al suo impegno. Forse un pò troppo anarchiche per il padre, se arrivò a tanto. Da sottolineare il passaggio in cui afferma testualmente: “Intendo mantenere la mia possibilità di controllo e perciò penso ad una persona, di cui non vorrei fare il nome, che al momento opportuno potrebbe funzionare da interfaccia tra la proprietà e gli amministratori". Cosa vuol dire? Chi è la persona di cui Edoardo non vuole fare il nome? In qualche modo lo difende? Inquietante l’accenno, purtroppo non sviluppato quando scrive: “mani sbagliate”. Potrebbe cadere la Fiat. Cosa pensava quando scrisse quelle 2 inquietanti e pesanti parole? Cosa sapeva che noi non sappiamo? Edoardo gliela giurò a suo padre. Decise di fargli guerra frontale. Ma non conosceva l’Avvocato, non conosceva suo padre. Un uomo che si è mosso con un’astuzia ancora più raffinata del massone Enrico Cuccia che, attraverso Mediobanca, per 50 anni ha fatto il bello e il cattivo tempo della finanza italiana. Quanto basta per sbarrargli qualunque prospettiva di responsabilità all’interno del gruppo e, in generale, del capitalismo italiano, in quegli anni in ascesa.
Manifesto
Edoardo
"Vorrei
una Fiat al servizio del Paese e, in generale, dell'uomo e dei suoi bisogni". Qui si trova il sunto, il comune denominatore, la base ideologica delle dichiarazioni pubbliche di Edoardo, della sua personale ideologia, del ruolo pensato per sé. Prendere le distanze dagli schemi del capitalismo selvaggio, ritenendo la Fiat un’opportunità per l’Italia, non per i suoi proprietari. Credeva infatti che l’azienda dovesse contribuire alla modernizzazione del paese, favorire un’equa distribuzione delle ricchezze, attuare le indicazioni economiche e produttive decise dalla politica senza tentare di influenzarla. 
Un anima     in pena,
aperta       alla vita
Era conscio delle responsabilità e delle aspettative riposte verso la sua persona. Come sapevo che i Servizi segreti lo pedinavano come poi il giudice Imposimato ha scoperto. Perché era pedinato? Non era un criminale, la sua fedina era pulita, solo qualche ritrovamento di Marijuana. Ma già questa lurida cazzata immane, bastava per cuocerlo alla griglia, metterlo in un cono d’ombra da dove non poteva uscire e da dove nessuno poteva accorgersi di lui. Viveva una vita sociale molto precaria anche se viaggiava molto e sempre solo. Amava le nuove culture, la differenziazione fra le diverse tradizioni, la sua anima era aperta alla vita, altro che suicidio! Si aggiungeranno altri due fatti in tal senso decisivi, uno vecchio e sentito, l’altro improvviso e contingente.
       Malindi: ottobre 1990
L’episodio inscenato a Malindi, ottobre 1990. I media danno notizia dell’arresto di Edoardo, avvenuto nell’allora già nota località turistica internazionale, frequentata specialmente da italiani, di Malindi, in Kenya, con l’accusa di detenzione di eroina. Presto però un tribunale del Paese africano lo assolve e lo rimette in libertà. Il cugino Giovannino e l’avvocato Franzo Grande Stevens (l’uomo di fiducia e dei lavori sporchi per conto della dinastia) partiti per recuperarlo e assisterlo.
Lo vidi in diretta e colsi subito il potente effetto di quelle immagini che mettevano a nudo quel giovane pieno di idee e con un bastone su cui pesava il suo leggero peso, bambini neri che giocavano a pallone sulla spiaggia e tende, capanne in pagliame di cocco, e una vegetazione africana, un autentico colpo da teatro! Rimasi davvero senza parole. Sembrava una recita di un poema shakespeariano sulla disfatta di un uomo provato nello spirito e nella fisicità della sua stessa persona. E’ quello un periodo feroce per Edoardo, quello dei primi anni ’90. Questo è quanto, dal momento che non è stato possibile far luce sulla sostanza dell’accaduto, tanto meno sviluppare dietrologie, visto che tutto è accaduto e finito nel giro di pochi giorni. Perché questa fretta? È il quesito principale che tutti si chiedono?
L'Avvocato aveva tanta stima di Henry Kissinger, a cui affidò Lapo Elkan.
Sotto gli occhi di tutti i risultati fallimentari della "scuola kissingeriana"

Questo è Paese
per vecchi
Sappiamo che Edoardo in passato aveva fatto uso di eroina. Ciò emerge in tutta evidenza da un’altra indagine giudiziaria in cui fu coinvolto nel 1988. Questa volta a Roma, da cui venne prosciolto, perché fu riconosciuta la detenzione di droga per uso personale, quindi non penalmente rilevante, anche se l’ammissione fatta al magistrato costituisce un fatto inequivocabile che lo pone sotto una luce oscura. Altrettanto nette però saranno nell’immediato futuro le sue denunce, dopo essere riuscito a liberarsi dalle sostanze.
L'episodio

Malindi

Almeno mentre gli sembrava di essere riuscito a liberarsene, perché magari non si è trattato di un percorso lineare e nemmeno di un percorso compiuto, forse non concluso. Lo stesso Edoardo, nel 1992, in una lettera indirizzata a Paolo Mieli, allora direttore de La Stampa, contesta le versioni che i media danno di lui in quanto disinformati dai gruppi di informazione di Famiglia, che non sono pochi, senza contare gli appoggi che sono anche di più, se si può, per Gianni si poteva, eccome se si poteva. Rimane il fatto che l’episodio di Malindi, molto più di quello romano, dà il colpo finale ad un ancora possibile ruolo attivo da protagonista di Edoardo nell’ambito degli interessi economici e finanziari del gruppo.



Critiche al capitalismo
Edoardo accentua l’isolamento. Matura dal punto di vista ideologico la sua critica al capitalismo e al nuovo ordine mondiale da parte di gruppi e potentati economici. Manca poco alla fatidica mattina del 14 novembre, ma Edoardo non sa nulla del complotto ordito alle sue spalle, o per lo meno non lo crede possibile, anche se c'ha pensato eccome, ma in fondo si giustificava dicendosi: "Ma no..." Poche settimane prima, qualcuno cercò di fargli firmare un documento in cui gli si chiedeva di rinunciare ai suoi diritti di gestione in Fiat, in cambio di un assegno in bianco, dove la cifra l’avrebbe decisa lui stesso oltre a numerosi immobili. Edoardo, dopo essersi consigliato con intimi conoscenti ed il suo  avvocato, si rifiutò di sottoscrivere l’allettante proposta. Fu la sua condanna a morte.
Ci sono tutti, manca solo lui, Edoardo. Ennesimo caso o sbadataggine?

Dalla Svizzera alla Sicilia a piedi: ritorno a casa dopo 45 anniGiovanni Russo, 63 anni pensionato, è partito a giugno da Klinandelfinge, paesino svizzero dove è emigrato 45 anni fa poverissimo e diventato ricco come restauratore, ed è arrivato in questi giorni nel suo paese natale Francofonte (Siracusa):




Dalla Svizzera alla Sicilia a piedi: ritorno a casa dopo 45 anniGiovanni Russo, 63 anni pensionato, è partito a giugno da Klinandelfinge, paesino svizzero dove è emigrato 45 anni fa poverissimo e diventato ricco come restauratore, ed è arrivato in questi giorni nel suo paese natale Francofonte (Siracusa): 25 chilometri al giorno, sosta nei b&b, cena alle 20, riposo alle 22 e 15, sveglia alle 5. Cento tra paesi, città contrade italiane. Tutto a piedi. Ha perso 10 chili e 10 mila euro, entrambi volentieri. Aveva già fatto in 2 settimane il cammino di Santiago ma questa l'aveva promessa al fratello Ciccio 45 anni fa quando lo lasciò in Sicilia alla morte del padre per scansare la fame e gli disse che un giorno sarebbe tornato a piedi per portarlo a mangiare l'iris, un dolce siciliano che da bambini guardavano solo dalla vetrina. Quando il fratello è morto due anni fa, troppo presto, ha deciso di saldare la memoria. Alla fine del viaggio è andato sulla sua tomba a bere una boccetta di vino. I posti piu belli per Giovanni i boschi della Toscana, i conventi del Lazio e il monte S. Elia sull'Aspromonte, il piu brutto Mondragone

 non triesco a caricare  il video e  il sito  non mi  da il codice embed  . comunque  lo trovate  qui 

questo non è il vero islam In carcere per un romanzo nel cassetto. Teheran arresta la scrittrice Ebrahimi Nel suo computer la storia di una ragazza ribelle alla lapidazione


da La Stampa  del  10/10/2016  di FRANCESCA PACI


In carcere per un romanzo nel cassetto. Teheran arresta la scrittrice EbrahimiNel suo computer la storia di una ragazza ribelle alla lapidazioneGolrokh Ebrahimi Iraee con il marito Arash, l’attivista e studente di filosofia in cella per i suoi contatti «pericolosi», tra cui quelli con la BBC in farsi





Due anni fa la Guardia rivoluzionaria iraniana irrompe senza mandato in casa dello studente 30enne Arash Sadeghi e di sua moglie Golrokh Ebrahimi Iraee: arresta lui, già detenuto in passato, e sequestra computer, taccuini, cd. Lei viene interrogata per 20 giorni, durante i quali sente le urla del marito torturato nella stanza accanto, poi esce in attesa del verdetto. Martedì si fanno vive le autorità giudiziarie: Golrokh è condannata a 6 anni di carcere per il racconto mai pubblicato che i pasdaran hanno trovato nel suo pc. Non dunque per l’attivismo in favore di Narges Mohammadi e le migliaia di prigionieri politici di Tehran come il marito, che da giugno sconta 15 anni in una cella del famigerato Evin, ma per la sua fantasia. Ce ne vuole d’immaginazione: invece della lapidazione, finisce al bando chi la denuncia.
Cosa ha scritto Golrokh Ebrahimi per scatenare negli ayatollah una reazione che Amnesty International definisce «grottesca». Giudicato «offensivo dell’islam», il virtuale libro galeotto narra la storia di una giovane iraniana che guarda in tv il film «The Stoning of Soraya M», la vera storia di una connazionale uccisa a pietrate, e si indigna fino a bruciare una copia del Corano. Materia che scotta nell’Iran campione di violazioni dei diritti umani, dove il codice penale ha recentemente riconfermato la lapidazione perché ritenuta «effettiva nel prevenire i crimini e proteggere la moralità».
«Non hanno neppure presentato un mandato di comparizione, mi hanno chiamato dal cellulare del mio amico Navid Kamran dopo averlo arrestato e mi hanno detto di consegnarmi» ha raccontato Golrokh al canale in farsi di Voice of America subito dopo la telefonata con la sentenza di 6 anni, 5 per offese all’islam e uno per propaganda anti-governativa. Attivisti iraniani a lei vicini non sanno dire se la ragazza si trovi già a Evin perché sin dall’inizio le informazioni sul suo caso sono state poche e frammentarie, dei due avvocati difensori che avrebbero dovuto seguire il processo iniziato nel 2014 una è stata costretta a ritirarsi per le minacce ricevute e l’altra è stata estromessa. Una delle udienze si è svolta mentre Golrokh Ebrahimi era in ospedale per un intervento chirurgico.
«Golrokh Ebrahimi deve scontare questi anni per aver scritto una storia mai pubblicata, viene punita per la sua immaginazione» afferma Philip Luther, responsabile per la sezione Medioriente e Nord Africa di Amnesty International. Se la presidenza del riformista Rohuani con il suo record di almeno 2.277 esecuzioni a morte ha frustrato le speranze di chi sognava un altro Iran, l’intera regione assiste a un durissimo giro di vite contro gli intellettuali, non solo gli attivisti politici ma anche gli scrittori come il PEN Award Ahme Nàgy, condannato a 2 anni carcere in Egitto per il romanzo «Vita, istruzione per l’uso» (Il Sirente) in cui parla di sesso e droga.

9.10.16

ad ucciddere la memoria è anche il menefreghismo dee istituzioni . il caso delle lapidi del vajont stipate nei magazzini del cimitero "Rischiano di finire in discarica "

due  al  prezzo  di una     sulle  note  di   :  A wither shade of pale - Procol Harum - 1967
 nota in italia con senza luce DIK DIK 

La  prima  


Vajont, le lapidi stipate nei magazzini del cimitero
Quasi ottocento lastre di marmo attendono da tempo una collocazione migliore. Il timore dei superstiti: "Rischiano di finire in discarica".

Per  chi  non  avesse  volgia di cercare nel mio archivio i post  iun cui  ho parlatio    di tale  evento   ecco  un sunto  preso   dalla  rete  .Mentre le foto sono  di  https://www.facebook.com/agora.fanpage.it/ più precisamente qui 

Erano le 22.53 del 9 ottobre 1963: quella sera nella strage del Vajont morirono 1917 persone. Un’alluvione, una frana, una delle più grandi sciagure della storia italiana.
Non il disastro naturale, ma la negligenza dell’uomo diede origine ad una strage. Un terrore che vive ancora negli occhi dei sopravvissuti. 53 anni fa come oggi




La  seconda  

Badde Lontana: storia di una madre e del suo dolore

 
autore di Elena Pisuttu 4 ottobre 2016
STORIE
Badde Lontana: storia di una madre e del suo dolore
                     S. Lorenzo, ciò che resta della casa di Pietro Pisano - ph antoniostrinna.it
 
MUSICA
Era il 21 marzo 1957 e a San Lorenzo, frazione di Osilo, un bambino di appena dieci mesi lasciò per sempre la sua valle. Un enorme masso staccatosi dalla collina sfondò il tetto della casa nella quale viveva coi genitori. Morì mentre dormiva nella culla. Trascorsi quasi vent'anni, quel tragico fatto di cronaca ispirò la trama di una canzone, che oggi si aggiudica un posto speciale nel repertorio della musica popolare sarda. 
Ma Pietro Pisano - questo era il nome del piccolo - non è il protagonista di Badde Lontana, e neppure la valle che dà il titolo alla canzone: il soggetto principale è la madre. Al tempo della disgrazia, i genitori del bambino facevano i mugnai, come il resto della comunità. La quotidianità di questa donna, madre di famiglia, era il riflesso delle tante altre donne della ‘valle lontana’.
                      Chiesa di San Lorenzo - ph antoniostrinna.it
 

Antonio Strinna, autore del testo, spiega il motivo per cui il suo pensiero si è concentrato proprio su questa figura femminile. La canzone è nata in un modo irrazionale, suggerita dalla madre del bambino, come in sogno: «Dieci anni dopo, mi ritrovai alla festa in onore di San Lorenzo. Lo spettacolo della serata prevedeva l'esibizione di gruppo musicale di Sassari, i Bertas. Prima ancora che la band iniziasse a cantare, mi sono messo a cercare in mezzo alla folla i volti dei genitori del bambino, specialmente quello della madre. Non c'erano. Alla fine, la mia immaginazione è riuscita nel suo intento. Così, credevo di vedere la madre, persino i suoi occhi. Per me la donna era proprio lì, fra la gente. Assediata dall'allegria della festa e tentava di dimenticare che quella stessa valle le aveva ucciso un figlio di pochi mesi. Intanto rivedeva nuovamente il masso precipitare dalla collina sino a raggiungere la valle, il suo mulino, sfondare il tetto e infine piombare sopra la culla». 
Ora, quella donna ha superato gli ottant’anni e vive ancora nella frazione di San Lorenzo, insieme al marito, immersi nel silenzio che domina da almeno cinquant’anni.
Il testo emoziona ancor di più se ascoltato in questo periodo, così vicino al terremoto che ha colpito il centro Italia. È quasi una preghiera, una lotta tra fede e istinto materno, inteso come puro e naturale, che inconsapevolmente va oltre la ragione.
La morte in generale fa male, ma quella di un figlio è particolare perché rappresenta una brutale infrazione del modello biologico di successione della vita.
È una madre che si sente impotente di fronte a una tragedia più grande di lei. Una donna che non può smettere di negare a sé stessa quanto avvenuto. Tutto questo insieme di emozioni fa parte dello stesso processo: accettare la morte di un figlio.
Antonio Costa e Antonio Strinna, autori della canzone "Badde lontana" - ph antoniostrinna.it
 

Composta nel 1972 insieme ad Antonio Costa, componente dei Bertas, dopo la prima incisione del gruppo sassarese, nel 1974, Badde Lontana è stata interpretata da numerosi artisti sardi. Ancora oggi continua a emozionare quanti l’ascoltano.

Badde Lontana / Valle Lontana 
Sutta su chelu de fizu meu / Sotto il cielo di mio figlio
como si canta finzas tres dies. / adesso si canta per tre giorni:
Badde lontana, Badde Larentu / valle lontana, valle di san Lorenzo
solu deo piango pensende a tie / soltanto io piango pensando a te!
Mortu mi l’asa chena piedade / Me l’hai ucciso senza pietà
cun d’una rocca furada a Deus / con una roccia rubata a Dio:
Badde lontana, Badde Larentu / valle lontana,valle di San Lorenzo 
comente fatto a ti perdonare / come faccio a perdonarti?
Zente allegra e bella festa / Gente allegra e bella festa,
poetes in donzi domo / poeti in ogni casa.
Chelzo cantare, chelzo pregare / voglio cantare,voglio pregare
ma no m’ascultat su coru meu / ma il mio cuore non mi ascolta.
Dami sa manu, santu Larentu / Dammi la mano, san Lorenzo,
deo so gherrende intro a mie / io sto combattendo dentro di me.
Dami sa manu, mi so peldende / Dammi la mano, mi sto perdendo,
faghem’isperare umpare a tie / fammi sperare insieme a te.



4.10.16

  fuoco ammare  meritevole della  candidatura  all'oscar  ?

  fuoco ammare  meritevole della  candidatura  all'oscar  ?
Ieri  ho  guardato su rai  3   l'anteprima  di  fuoco  ammare  . Ecco  il mio giudizio
 Tanta attesa per niente .  un film senza infamia e senza lode. sconclusionato  ( a meno  che tu  non sia  abituato  ed allenato  ai  voli pindarici  )   non si capisce,  come facciano a legarsi le vicende dei migranti ottimamente descritte con quelle degli abitanti soprattutto  quella  del bambino che teme il mare   . Ad  una prima   visiomne  è  evidente che deve godere per essere prodotto è finanziato dalla Rai di appoggi politici. Un inutile tam tam promozionale pubblicitario per un film di mezza tacca .Il solito  documentario  "  buonista  "  ( lo so  che  abborro tale  termine , ma  purtroppo    se  non usi certe  espressioni ,la  massa  non   capisce   o  segue i tuoi discorsi  )  in quanto ,  sarò  cinico  ma niente che  non si  sappia  già ,  avrebbe dovuto   analizzare  e far  vedere  perchè  scappano   da tali paesi e preferiscono  la  morte  sui barconi   anzichè   ritornarte  al proprio paese  .  Comunque  È stato utile però trasmetterlo in prima tv perché (salvinisti / xenofobi e non ) siamo per sempre coinvolti .

3.10.16

GAY: UN PAPA OSCILLANTE E LE NOSTRE CONTRADDIZIONI DI AURELIO MANCUSO

Bergoglio continua a stupire con le sue continue e perseveranti aperture rispetto alle persone gay e transessuali e i suoi feroci attacchi della misteriosa ideologia gender. Una sorta di schizofrenia pastorale che disorienta e interroga molti suoi sostenitori e detrattori. Nelle parole del vescovo di Roma è indubbio che vi sia una novità insita: i toni di accoglienza, quasi bonomia, nei confronti degli e delle omosessuali e delle e degli transessuali, non si erano mai ascoltate in duemila anni di storia. 

 
 

 

Una sincera presa d’atto di quanto dolore abbia provocato la Chiesa a milioni di persone durante la sua lunga storia, che però non può arrivare fino al chiedere perdono, come da tempo anche tanti vescovi sostengono inutilmente. Però il papa argentino si trova a fronteggiare (già quando era arcivescovo di Buenos Aires) una trasformazione antropologica dei legami familiari e dell’elaborazione sulle sessualità sconvolgente per la cattolicità, per cui non può che oscillare tra volontà di ascolto rispetto ai singoli e la crociata contro i matrimoni egualitari, le unioni omosessuali e le cosiddette “teorie gender”. Questo doppio binario (che rammenta un po’ la doppia morale) costringe il capo della chiesa cattolica, da una parte di superare il vecchio armamentario ideologico difeso dalla Curia negli ultimi quarant’anni di condanna tout court dell’omosessualità e degli omosessuali (seppur distinguendo tra peccatore e peccato) e dall’altra di non retrocedere sul piano formativo, istituzionale e morale rispetto all’unicità della famiglia eterosessuale e alla differenza tra i generi (che nelle interpretazioni più reazionarie) precipita fino al piano inclinato della disparità di diritti e ruoli tra l’uomo e la donna. La nuova frontiera per la gerarchia cattolica è, quindi, di difendere senza cedimenti l’indissolubilità del matrimonio (la filippica pronunciata in Caucaso sul divorzio è sintomatica) che non può che essere eterosessuale, “aperto” al concepimento, e così via. Bisogna esser sinceri: il matrimonio cattolico è in profondissima crisi, così come lo è quello laico. E’ una china discendente che inizia nell’Occidente dai primi anni ’60 e che non si è mai arrestata e, che oggi si amplia sempre più anche in porzioni del pianeta che a causa di dittature, guerre, teocrazie, hanno mantenuto saldo il concetto di unione religiosa o civile, con al centro la figura maschile (fino alla poligamia) e la minorità di quella femminile. Il nostalgismo bergogliano, è malinconico perché consapevole che si tratta per la chiesa di togliere con un cucchiaino l’acqua dell’oceano ribollente delle libertà e della consapevolezza individuale e collettiva, (specialmente delle donne), delle differenze e delle uguaglianze. Se il termine differenza non fa paura alla teologia moderna (sapienti teologhe fedeli al magistero ne discettano su tutti i media cattolici) è la sua congiunzione con l’uguaglianza che fa saltare il tappo e, introduce contraddizioni che lambiscono i capisaldi della dottrina, come quello del sacerdozio uni sessuale. Tutta questa libertà laica, che è persino timidamente approdata in Italia con l’approvazione della legge sulle unioni civili, non è scevra di contraddizioni e ha aperto interrogativi profondi anche nel campo libertario e progressista. Il matrimonio e le unioni sono scelte come atto supremo di suggello di un rapporto d’amore, come la costruzione di una vita in comune paritaria e per questo giustamente confliggente e faticosa. La fedeltà non è vista come un obbligo (seppur formalmente ancora imposto nel nostro paese, retaggio storico della minorità sociale e legale delle donne) e, i figli seppur desiderati, rientrano nel progetto complessivo della vita di coppia, non sono una priorità. Tutto questo determina una inevitabile temporaneità culturale dei legami matrimoniali. Francesco, non può certo recriminare sulla parità di genere, sulle conquiste di libertà delle donne (a parte divorzio e aborto), sulla loro autonomia lavorativa e sociale. La chiesa ha troppo da farsi perdonare, per cui la prende alla larga e imputa il rovinoso crollo del pilastro matrimoniale alla indistinzione sessuale (la famigerata teoria gender) che attenterebbe alle certezze virili dei maschi e alle “naturali” funzioni di cura delle donne. Alla testa di questa mostruosa infezione delle coscienze sarebbero i movimenti di liberazione omosessuali e le femministe con le loro riflessioni sul ruolo di genere, identità e orientamento sessuale. Ancora una volta devo dire che Francesco ha ragione: il matrimonio indissolubile, sacro vincolo davanti a un Dio giudicante e severo, o persino vergato da un più scafato funzionario dello stato civile, è messo in discussione da gay e donne. L’abbattimento del matrimonio patriarcale, lungi dall’essere una realtà nella maggioranza del pianeta (e già questa discussione è tutta costruita sui riferimenti occidentali), è però un fatto, proprio dove la chiesa cattolica dovrebbe avere più influenza e forza evangelica. L’inquietudine intuita nel Concilio Vaticano II di una modernità incombente cui non si poteva più rispondere con la retorica della tradizione, non ha aperto una stagione di discernimento tra ciò che di positivo portava la liberazione sessuale e politica delle donne e degli altri soggetti discriminati e, i rischi, questi sì da indagare, di una banalizzazione generale dei sentimenti e delle relazioni. Nel tempo che viviamo, abiti bianchi, sontuose cerimonie e solenni promesse, continuano a sopravvivere mentre la realtà dei fatti rende tutto questo sbilenco, scentrato e goffo. Più libertà senza responsabilità, più cultura e informazione senza razionalità, sostituiscono certamente le prigioni che (ahimè) la chiesa cattolica e le religioni in generale hanno costruito nei secoli, ma non hanno per ora attrezzato ad una visione autentica degli impegni familiari, che siano eterosessuali o omosessuali. Anche la proposizione di modelli sovrapponenti a quelli eterosessuali nella costruzione delle comunità d’amore gay, dovrebbe interrogare le menti più fertili, che almeno per ora, pongono l’accento sulla conquista di diritti e di un posto nella società pubblica. Comprensibile che la novità e un’era infinita di discriminazioni portino a una eccitazione collettiva, ma dovrà venire il tempo della introspezione (finalmente privata, individuale e di coppia) sulla spinta all’unione, che è attrazione e passione iniziale e, che per durare si trasforma. Al papa non possiamo chiedere ciò che anche per noi è ancora difficile accettare: che l’amore, per durare, va oltre il rivendicazionismo sociale e l’accettazione convenzionale degli altri; la relazione sentimentale che sia etero o sia gay non dura per imposizione, non ha speranza nella mitica della passionalità permanente. Per tornare alle parole di Bergoglio di questi giorni, è difficile per un cattolico adulto, (i non credenti sono per loro fortuna esentati da questo sforzo) intravedere per ora spazi di concreta interlocuzione, perché finché il piano di discussione sarà tra errante ed errore, non sarà possibile avvicinarsi a quella tavola imbandita. Capisco che molti miei fratelli omosessuali giudichino questo papa una speranza, ne enfatizzano i lati dialoganti e l’evidente cambiamento nel linguaggio, ma la sostanza respingente rimane: finché sei un omosessuale docile e disposto a farti perdonare sei accolto, ma da omosessuale consapevole che rivendica la sua completa dignità, anche dentro la chiesa, non puoi avere ancora cittadinanza. Sono certo che la chiesa sarà “costretta” a evolversi, ma non in questa mia breve esistenza terrena. Preferisco, per cui la testimonianza (anche dialogante, ma non omissiva) della mia autenticità.

Aurelio Mancuso - Equality Italia

In piazza Duomo a Firenze la bottega dei colori che resiste al mangificio., Il negozio di vinili che dice no al Black Friday: «Clienti da tutta la Toscana, il nostro segreto è la roba popolare»

 Corriere della Sera In piazza Duomo la bottega dei colori che resiste al mangificio In questi anni hanno visto la città intorno cambiare, ...