10.1.18

ma la clausura dei monaci\che esiste ancora ? La missione di suor Caterina: «La clausura è la mia gioia» Oristano, il racconto di una clarissa che vive nel monastero di Santa Chiara «Preghiamo e lavoriamo, anche con Facebook. E abbiamo contatti con il mondo


per  approfondire  
http://www.miopapa.it/suore-di-clausura-ecco-chi-sono/

https://www.vice.com/it/article/yva79w/intervista-sbardella-abitare-il-silenzio-suore-clausura-998
http://www.famigliacristiana.it/articolo/via-il-saio-continua-l-esodo-di-frati-e-suore-la-ricetta-della-chiesa.aspx
http://www.famigliacristiana.it/articolo/via-il-saio-continua-l-esodo-di-frati-e-suore-la-ricetta-della-chiesa.aspx

Io credevo che a  clausura     dei monaci \ che   fosse  qualcosa di rigido ( vedere qui  e    i due siti  sopracitati )  ma  poi   sia leggendo  l'articolo di   di Enrico Carta , riportato   sotto  ,  preso  dalla   
 dalla  nuova  sardegna  del  8  gennaio 2018   e  quanto ha detto  Papa  frasncesco    da poco 


                                                         


ORISTANO. Per chi arriva da fuori, la prima cosa bella è il silenzio di quell’angolo di mondo. Un’enclave di medioevo dove anche i rumori delle poche macchine che passano in quel tratto del centro storico di Oristano faticano a farsi sentire. Nemmeno loro sembrano avere il permesso di entrare nel piccolo scrigno, custode ancora oggi di un passato che respira. Secoli andati che si perpetuano grazie alle architetture. Forme che riportano alla gloriosa epopea dei giudici d’Arborea e che vivono col battito dei dieci cuori che quasi invisibili inseguono giorni identici gli uni agli altri. Ore scandite da una routine quotidiana quasi inscalfibile.
Eppure, nell’anno del Signore 2018, nel monastero di clausura di Santa Chiara anche la modernità trova tra le grate un pertugio attraverso il quale affacciarsi al mondo esterno. Dentro il convento è rimasto un manipolo di suore, sempre meno. La più anziana, Suor Maria Teresa, di anni ne ha 97; la più giovane, Suor Caterina Quartu, ne ha invece 42 e da un decennio esatto ha fatto la sua scelta. Avvolta dall’abito sacro così la interpreta: «Non è una scelta più difficile di altre, è solo una scelta che va confermata ogni giorno. La mia è maturata col tempo e non senza contrasti interni, con la preghiera assumeva un ruolo sempre più importante. Alla fine ho capito che cercavo la felicità piena e fuori dal monastero mi sentivo realizzata solo in parte».



È così che ha maturato la decisione di fare il suo ingresso nell’ordine religioso delle clarisse per andare incontro a una vita che solo in pochi osano ancora affrontare. È una vita ancora oggi scandita quasi esclusivamente dalla preghiera, con qualche apertura in più rispetto a qualche decennio fa, quando il giornalista Sergio Zavoli fece per la prima volta ingresso in un convento di clausura con le telecamere al seguito. «I rapporti con l’esterno sono più frequenti rispetto al passato – spiega Suor Caterina –, ma dal convento si esce raramente. Capita solo quando ci sono le elezioni o le visite mediche e, se ce lo chiede l’arcivescovo, in occasione della festività della Candelora».
Il resto del tempo è fatto di giornate che devono ripetere uno spartito che comincia, si sviluppa e finisce sempre con le stesse note: quelle dell’intimo rapporto con la religione e della forte coesione che le consorelle instaurano nella loro piccolissima comunità. «Estate o inverno, alle 5.30 del mattino suona la sveglia e andiamo in chiesa per le lodi a cui fanno seguito le meditazioni e la messa. Alle 9 facciamo la colazione, poi sbrighiamo gli uffici nelle nostre celle. A mezzogiorno e mezzo c’è il pranzo cui seguono i momenti di lavoro, la cura delle sorelle più anziane o malate, la cura del piccolo orticello che da qualche tempo abbiamo preso a coltivare per soddisfare le piccole esigenze del convento. Alle cinque del pomeriggio comincia l’ora dello studio attraverso la quale approfondiamo la parola del Vangelo, prima di dedicarci ai vespri e quindi alla cena che precede la ricreazione che facciamo tutte assieme sino alle 21.15 quando recitiamo la compieta che è l’ultimo momento della nostra giornata».
Intanto, fuori, il mondo cammina alla velocità della luce, tra frenesie e gesti altrettanto ripetitivi, soltanto differenti rispetto a quelli di chi ha scelto la preghiera. Eppure i due mondi riescono ancora a comunicare, anzi l’osmosi tra il monastero e la vita laica è maggiore di quanto si possa pensare. Un tempo esisteva solo la ruota quale mezzo di contatto con l’esterno, oggi non è più così. «La clausura non è più solo la grata che ci separa dagli altri – dice Suor Caterina –, la clausura è qualcosa che ognuno vive nel rapporto col Signore ed è per questo che, senza snaturare la nostra regola, abbiamo avuto di recente delle aperture verso l’esterno. L’attenzione della città verso di noi è aumentata con la mostra fotografica “La luce delle clarisse” che ci ritraeva in vari momenti della vita a Santa Chiara. Da quel momento in tanti hanno iniziato a interessarsi a noi, la mostra è stata come una specie di amplificatore». E poi c’è la radio, quasi sempre sintonizzata su Radio Maria «e mai su stazioni che trasmettono musica rock»; c’è qualche momento per la tv «per lo più per assistere alle messe che vi vengono trasmesse»; e c’è il computer attraverso il quale Suor Caterina cura la pagina Facebook. «È una seconda ruota, una ruota mediatica virtuale. Attraverso essa comunichiamo con la città e spieghiamo le attività che facciamo. Abbiamo una rubrica che contiene riflessioni sulla parola del Vangelo e coi messaggi le persone ci comunicano le loro riflessioni o ci chiedono di pregare per loro. Se prima la clausura era solamente il non farsi vedere, oggi la clausura è anche l’andare incontro ai bisogni delle persone. Chi pensa che sia qualcosa fuori dal tempo sbaglia, perché la preghiera non ha mai fine».
Eppure questi cambiamenti sembrano non bastare e il convento diventa sempre meno frequentato «col rischio che si chiuda. Un po’ come succede per qualsiasi altro posto di lavoro. Ma io insisto e dico che la mancanza del mondo esterno non pesa affatto. Chi opta per il convento fa una scelta in fondo non differente da quella di chi si sposa. Cambia solo il modo di evolversi delle cose in base alla strada che ciascuno intraprende nella propria vita e poi abitiamo in un luogo bellissimo, un gioiello architettonico. Si è davvero sicuri che sia meglio la frenesia dell’esterno? Quella per cui non ci si accorge più dell’altro, di chi ci sta a fianco. Si è davvero sicuri che sia migliore una vita in cui non ci si ferma un secondo per riflettere? Il poco rispetto per l’altro è frutto dell’affermazione di se stesso a qualsiasi costo. L’altro non è più considerato persona, diventa solamente un ostacolo verso il proprio obiettivo e i social network ampliano questo atteggiamento. Lì si nota tantissimo che molti scrivono come se le parole non avessero un loro significato profondo e sempre valido. È come se ci si stesse rivolgendo a qualcuno che non esiste o al quale non diamo il valore di persona».
Bisogna andare. Il ferroso rumore della chiave che gira nel portone della chiesa sigilla due mondi. Pochi metri più in là, una persona suona la campanella e chiede udienza attraverso la ruota. Risponde una voce anziana, mentre tre strade oltre le auto fanno già sentire il loro canto stonato. Il tempo sino a poco prima dilatato, ora scandisce secondi che corrono più 

veloci, di nuovo frenetici.

Infatti  concordo con   quanto dice questo articolo sotto riportato integralmente  di    

https://it.businessinsider.com/ anche la clausura  deve  aprirsi   al mondo  





Le suore di clausura, forse l’attività meno ‘social’ del mondo, aprono a Facebook per rimediare al calo di vocazioni

Bruce T. Morrill*, The conversation 
 30/6/2017 6:00:45 AM 
950
Le suore di clausura del Monastero di Santa Chiara a Oristano. Gabriele Calvisi, CC BY


Un monastero di 10 monache di calusura Clarisse Urbaniste, il monastero di Santa Clara di Oristano, sta usando i social media per condividere il lavoro della propria comunità e assicurare la propria sopravvivenza. Questo potrebbe sembrare sorprendente considerando che queste suore hanno scelto una vita di lavoro silenzioso e di preghiera separata dal mondo.
Ma come teologo cattolico che si concentra sulla vita liturgica e religiosa, la mia ricerca mostra che la svolta delle suore verso il cyberspazio è solo l’ultimo capitolo di una lunga storia di ordini religiosi che usano i migliori mezzi di comunicazione.
La storia di come i gesuiti hanno aumentato il loro ordine nel XVI secolo offre un interessante caso di studio.
Comunicare per la sostenibilità monastica
Quasi tutti gli ordini cattolici romani in Europa e in Nord America, maschili e femminili, hanno visto negli ultimi decenni un forte declino nelle adesioni. Tra quelli che sono stati più colpiti ci sono molte comunità di monache di clausura, che praticano la loro vita di preghiera e lavorano dietro le pareti che le separano dal mondo.
Uno di questi conventi in difficoltà è il Monastero di Santa Chiara, fondato nel XIV secolo nella città di Oristano, nella Sardegna occidentale. Oggi, questa comunità è ridotta a 10 sorelle, la maggior parte delle quali sono anziane, alcune hanno già più di 90 anni.Sebbene tutte le suore partecipino al meglio possibile alle otto sessioni di preghiera quotidiane, solo poche possono lavorare occupandosi del giardinaggio, della cucitura e della cura dei bambini, oltre ad ascoltare le persone che vengono a parlare o a chiedere preghiere. Le suore anziane, ovviamente, hanno bisogno di cura. Per sopravvivere oggi, è necessario trovare un sostegno più ampio e nuovi membri.
Una suora del monastero di Santa Chiara. Gabriele Calvisi, CC BY

Nel Medioevo, quando i monasteri proliferavano nell’Europa occidentale, spesso si trovavano in città più o meno grandi. Ritirati dalla società circostante, i monaci e le monache offrivano comunque istruzione o orientamento spirituale ai visitatori. La gente poteva sedere sui bordi designati delle cappelle monastiche per ascoltare e pregare in silenzio mentre la comunità cantava negli stalli del coro. Era attraverso tale interazione tra il monastero e il “mondo” che la chiamata ad aderire alla comunità arrivava facilmente all’esterno. Uomini e donne sono stati esposti all’esistenza e al modo di vita del monastero attraverso la vicinanza fisica e le visite personali.
Oggi, tuttavia, l’appello alle vocazioni deve essere trasmesso attraverso la Rete. Insieme ad altri numerosi conventi e monasteri in tutto il mondo, le suore di Santa Chiara hanno riconosciuto la necessità di comunicare meglio chi sono e cosa hanno da offrire. Il loro membro più giovane, la sorella Maria Caterina, 42 anni, ha lanciato il sito della comunità e la pagina di Facebook.



Ma questa non è la prima volta che le comunità religiose devono pensare al modo migliore di comunicare per poter far aumentare le loro adesioni.
La crescita dei primi gesuiti
La Compagnia di Gesù, un ordine di sacerdoti e fratelli comunemente noti come gesuiti, fa risalire le sue origini al 1541. Il suo gruppo iniziale comprendeva sette amici che si impegnavano non solo a vivere in povertà, castità e obbedienza, ma anche ad essere a disposizione del papa per qualsiasi missione. A differenza delle comunità religiose monastiche, i gesuiti erano apostolici, cioè un ordine missionario. Piuttosto che stare in clausura, questo tipo di ordine cattolico romano è “in missione” nel “mondo”. Nel momento in cui i pochi fondatori morirono, l’ordine era già cresciuto a più di mille membri.
Una chiave per quel successo è stata la circolazione delle lettere scritte a mano – un mezzo pittoresco oggi, ma uno strumento di comunicazione vitale a suo tempo. Il nuovo ordine gesuita si ritrovò molto presto invitato dalla Chiesa e dai funzionari reali per creare missioni in Asia. Le lettere tra i superiori religiosi e i loro uomini all’estero contenevano presumibilmente informazioni, richieste o direttive e davano consigli. Alcune lettere, tuttavia, erano state pensate per ottenere il sostegno per l’ordine, per edificare i membri e per ispirare nuovi uomini a unirsi. Lo storico dei gesuiti John O’Malley spiega: “La cosa più importante è che sia gli stessi gesuiti sia gli altri hanno appreso chi fossero i gesuiti leggendo quello che avevano fatto”.
Le lettere di Francesco Saverio hanno contribuito a ispirare la crescita dell’ordine dei gesuiti. Burns Library, Boston College, CC BY-NC-ND

Francesco Saverio, primo missionario gesuita in India e Giappone, ha inviato lettere non solo ai suoi superiori religiosi di Roma e Portogallo, ma anche al re portoghese Giovanni III, dal 1542 al 1552. Il re chiese che ognuna delle otto lettere ricevute da Saverio venisse letta pubblicamente alle feste celebrate in tutto il suo regno.Le lettere, che includevano richieste di reclute di alta qualità, hanno sia rafforzato il sostegno del re a Saverio, come suo ambasciatore in Oriente, sia contribuito a ispirare la rapida crescita della nuova Società del Gesù in Europa.

Nel frattempo, l’ordine gesuita ha sviluppato un proprio sistema di lettere inviate all’interno e tra le loro comunità. Esempi notevoli sono le lettere circolari semestrali di Juan Alfonso de Polanco a metà del 1500. Polanco è stato segretario esecutivo dei primi tre generali superiori gesuiti a Roma. Le sue lettere hanno trasmesso la formazione della leadership, del modo di vivere gesuita e del loro sistema educativo. Queste lettere hanno costruito lo stile gesuita della vita religiosa distinta e proiettato quella che si è rivelata un’immagine attraente per nuove reclute.
Le lettere tra gesuiti in terre straniere, come Francesco Saverio, e i funzionari in Europa sono state trasportate con le navi commerciali e spesso hanno impiegato diversi anni per raggiungere i loro destinatari finali.Perché le lettere da diffondere tra un pubblico più ampio – come i membri delle case gesuite o il pubblico che frequentava le messe nel Portogallo di Re Giovanni – dovevano essere copiate a mano.
L’evoluzione della stampa fece esplodere la parola scritta sulle pagine di libri, riviste e giornali.
Nel corso del XX secolo, la comunicazione di massa è avvenuta attraverso lo sviluppo del telefono, della radio, del cinema e dei mezzi televisivi e internet. La condivisione di idee e informazioni è diventata sempre ampia più in volume e in portata.I Nuovi Gesuiti che raggiungono il mondo sul web
Durante questo periodo moderno, le istituzioni cattoliche e gli ordini religiosi, compresi i gesuiti, hanno utilizzato tutti questi mezzi di comunicazione. Più di recente, dal Vaticano a scendere fino alle istituzioni regionali e locali, si è verificata una proliferazione della presenza cattolica su Internet. I siti web presentano in gran parte informazioni su una data diocesi, scuola o ordine religioso. Alcuni utilizzano il giornalismo tradizionale, come riviste e giornali, per trasmettere il loro messaggio.
Un gruppo di giovani gesuiti americani ha anche avviato la propria piattaforma internet, The Jesuit Post. I loro blog e tweet sono rivolti alla loro generazione. Come dicono sul loro sito web, questi giovani gesuiti cercano di “dimostrare che la fede è pertinente alla cultura di oggi e che Dio è già al lavoro“. Come per le lettere circolanti del tempo che fu, in questi giorni è il cyberposting che promuove l’immagine gesuita. Altri ordini religiosi, come i domenicani, stanno facendo lo stesso.
Condividendo il loro lavoro attraverso i più recenti mezzi di comunicazione, questi ordini religiosi stanno solo adattando quella che è stata una lunga tradizione di contatto con il mondo. Anche per le suore di clausura come quelle del Monastero di Santa Chiara, rimanere in vita in questo grande mondo è questione di condivisione della propria vita sul web.




*Edward A. Malloy Chair of Catholic Studies, Professor of Theological Studies, Vanderbilt University. Bruce Morrill è un prete cattolico e membro dei Gesuiti.
Questo articolo è tradotto da The Conversation. Per leggerlo in lingua originale vai qui





Ma perché il cervello umano e così feroce da tenere in memoria i ricordi peggiori ?



Rileggendo " il cuore di lombroso " ( copertina a sinistra ) di Davide Barzi - Francesco de Stena ultimo numero de le storie collana a fumetti di Sergio bonelli editore miho fatto mia questa che poi ha dato il titolo al titolo riflessiuone SPOLLER di una protagonista nel finale della storia raccontata abilmente ed impeccabilmente nel del fumetto in questione SPOLLER. 
Ora non essendo mai posto tale domanda ( ma anche come spesso mi è capitato , quando me le pongo e ripongo ) tanto d'essere sul punti di lasciarla volare nel vento cadere nel vuoto perchè credevo che fosse una semplice elucubrazione sega mentale un volo pndarico inutile , una di quelle zavorre che appesantisco il camino e la creazione di'opere d'arte .  Ma poi testardo come sono , ho deciso di farla mia applicando il metodo filosofico \ scientifico della dialettica : << uno dei principali metodi argomentativi della filosofia. Essa consiste nell'interazione tra due tesi o princìpi contrapposti (simbolicamente rappresentati nei dialoghi platonici da due personaggi reali) ed è usata come strumento di indagine della verità.
L'etimologia deriva dai termini della lingua greca antica  [ ..... ] continua https://it.wikipedia.org/wiki/Dialettica >>
In questo caso però ho scelto d'applicare  alla discussione avvenuta  sui  social   il pensiero dialettico di Georg Wilhelm Friedrich Hegel (1770 - 1831) che trovate riassunto sotto in questo articolo di http://www.oilproject.org/ : 
[----]

per Hegel la razionalità del reale e diventa lo schema di ogni processo della realtà, secondo la sequenza di tesi (come momento astratto o momento intellettuale), antitesi (come fase dialettica o momento razionale negativo) e sintesi (il momento speculativo o razionale positivo, che unifica ed eleva le opposizioni precedenti). Il dinamismo logico del processo è atemporale e costitutivo della ragione umana, che riproduce in sé le contrapposizioni del reale così come esso si presenta ai nostri occhi. Il confronto tra Kant ed Hegel è allora netto e decisivo: il secondo si spinge esattamente oltre i limiti imposti dal criticismo kantiano, postulando la ragione come identità di pensiero e realtà superiore all’intelletto e la dialettica come logica intima di tutta la realtà. Si apre così una nuova fase per il pensiero moderno. 
[---] 

 Ora  dopo   questo  spiegone   veniamo   alla mia elaborazione  

La  prima  risposta   che  mi sono  dato  ( capita    , mica  si  trova  tutto al primo colpo 😁🤩🙄 , magari )    è ovvia  e scontata  : <<  perchè la vita è uno schifo >>   e pensavo  come  mi  ha  suggerito L'amico woodstock live nella diuscussione a tale argomento  sul mio  facebook 


poi  riflettendo con ***** ( uno dei contatti  , ma  anche  un  amico non virtuale  , di watzapp    a  cui ho rivolto tale  domanda  )  :
[22:53, 1/1/2018] +39 328 684 9962: Ma perché il cervello umano e così feroce da tenere in memoria i ricordi peggiori ?[23:09, 1/1/2018] ***** : Le ragioni possono essere  tante,  ma quel che conta è che il cervello non è feroce;  tenere in memoria significa aumentare la conoscenza... però Giuseppe,  non so se questo messaggio era diretto  a me[23:10, 1/1/2018] +39 328 684 9962: Volevo sentire i vostri pareri ed esperienze[23:11, 1/1/2018]  **** Ah,  ok[23:15, 1/1/2018] ******i: Apparentemente tiene in memoria solo i ricordi peggiori,  ma in realtà quelli più belli  sono i più numerosi

Poi   ragionando   e  facendo   un viaggio  a riotroso  dai 14\15   anni fino  a 41   ho pensato   che potrebbe essere (  in effettiin parte  potrebbe esserlo  visto che  per  alcuni miei problemi   sono troppo personali. per  parlarne  qui   con tutti\e  li conosce  solo io   ed  mio   amico analista   a cui h  inviato anche  a lui    questa mia elucubrazione    via  wtzapp  ) come  miha  suggerito *****  un mio amico e  coetaneo prof  di filosofia   : <<   Perché non sono superati >> . Sembrava  finita qui  invece   ragionando  sempre  sul miopassato e    del perchè alcuni problemi sono  stati risolti o sono in via  di risoluzione   sono arrivato  ,  a volte  nel  viaggio   succede  ,  ale stesse conclusioni    anche  se  attraverso strade  divertse     di altri miei  contatti  social  e  di wtzapp  fra  cui   alcuni utenti di questo blog   , che  :  << Nessuno sa, forse  neppure  tu  ,  perché ci focalizziamo su alcuni episodi negativi enfatizzandoli, e tentiamo, ahimè, di archiviare   definitivamente  solo  quelli positivi. Se ci fai caso talvolta basta uno sbaglio e decidiamo di non parlare più con un amico e dimentichiamo, invece, tutte le volte che ci ha aiutato e  ci sono stati utili    >> .  Ma  poi    come  suggerisce   un altro amico   fotografo  ed artista  *****  <<  [09:13, 2/1/2018] Mario Bianchi: La risposta è molto semplice: è l’istinto di sopravvivenza che, per proteggerci, memorizza ciò che ci ha fatto più male per tenerci lontani una prossima volta >> .
Mi sembrava  d'aver  trovato la   risposta  ed  essere arrivato  alla  fine del percorso  .  Ma i   riascoltando , una delle   canzone  della mia infanzia

Lo vedi tu com'è... bisogna fare e disfare. Continuamente e malamente e con amore, battere e levare. Stasera guardo questa strada e non lo so dove mi tocca andare. Lo vedi, siamo come cani. Senza collare. Lo vedi tu com'è... è prendere e lasciare. Inutilmente e crudelmente e per amore, battere e levare. Ma non lo vedi come passa il tempo? Come ci fa cambiare? E noi che siamo come cani. Senza padroni. So che tu lo sai perfettamente, come ti devi comportare. Abbiamo avuto tempo sufficiente per imparare. E poi lo sai che non vuol dire niente dimenticare. E tu lo sai che io lo so e quello che non so lo so cantare. Lo vedi tu com'è... come si deve fare. Precisamente e solamente, battere e levare. Vedo cadere questa stella e non so più cosa desiderare. Lo vedi, siamo come cani. Di fronte al mare.
                              Battere  e  levare   - Francesco de  gregori


  e  leggendo    quanto mi   ha  scritto    su  fb  l'amica




Gabriella Piccolo questione di allenamento, quando arrivano bisogna spazzarli via come si soffia su una candela per spegnerla ... prova e sostituirli con pensieri e ricordi positivi 


  che   poi   corrisponde  a  quando  dice  il mio anlista  :<<  Vanno contrastati  >> .  Ecco   quindi  che   risolto il problema  , il viaggio  continuo  il  battere  e levare   (  vedere testo di De  Gregori sopra  citato )   riprende  

viaggi che non vorresti fare ma che prima o poi si devono fare


Nellla  vita    e nella nostra  d'opera  d'arte   ci sono viaggi   che non vorresti mai  fare .
 m a questoò il prezzo da pagare     se  si vuole esere liberi



o    essere vento



Ma  dolenti ( secondo   video )  o nolenti ( primo video  )  vanno affrontati  . Prima  li si affronta   èmeglio è meglio   stai  sia  fisicamente   che psicologicamente  . A noi  decidere se farli da solo in compagnia ,  con niente ,  con  macchina fotografica  , moleskina  ,   con libri (come nella foto sotto ) 

L'immagine può contenere: una o più persone, persone in piedi, montagna, cielo, spazio all'aperto e natura

arte, musica , droghe legali ed illegali e come suggerisce questa pagina fb con le " droghe telematiche "



Viaggio con la mente perchè l'aereo costa troppo è con Nakhil Italia.
12 giugno 2017 ·

Nessun testo alternativo automatico disponibile.
Come cazzo si fa a non drogarsi?! Tutti hanno bisogno di una spintarella per tirare avanti in questa vita, tutti hanno il sacrosanto diritto alla droga e tutti si drogano. Si drogano di sesso, di soldi o di potere, si drogano di like, di social network, si drogano rincoglionendosi davanti alla televisione, all’X box o essiccandosi il portafoglio alle slot machine, Si drogano tutti quelli che non riescono a sopportare l’ansia, il dolore o semplicemente non riescono a dormire, anche le vecchiette sole ed impaurite dal mondo andranno in chiesa tutti i santissimi giorni che gli restano per farsi una dose di dio e di speranza.

-Ed-

a  voi scegliere









 



7.1.18

Oltre Non si può migliorare se non si è vulnerabili.pronti ad accogliere.oltre i pregiudizi: cinque anni tra gli zingari nelle immagini di Andrea Ciprelli



«L'emarginazione deriva anche da comportamenti acquisiti da culture antichissime. Gli zingari girano il mondo da più di duemila anni, se vogliamo credere a Erodoto. Questi Rom, questo popolo libero è affetto da dromomania, cioè desiderio continuo di spostarsi. Non credo abbiano mai fatto del male a qualcuno, malgrado le strane dicerie; è vero che rubano - d'altra parte non possono rinunciare a quell'impulso primario presente nel DNA di ciascun essere umano: quello al saccheggio, di cui abbiamo avuto notizie in queste ultime amministrazioni - però non ho mai sentito dire che abbiano rubato tramite banca. Inoltre non ho mai visto una donna Rom battere un marciapiede. Girano senza portare armi; quindi se si dovesse dare un Nobel per la pace ad un popolo, quello Rom sarebbe il più indicato.»

[ Introduzuone  fatta  dalo stesso Fabrizio de  Andrè  al brano Khorakhané (A forza di essere vento) durante il concerto al Teatro Valli di Reggio Emilia (6/12/1997) ]



La fotografia è un invito a fare un passo oltre, a prestare attenzione, a rivalutare ed a volte ricostruire. Non si può migliorare se non si è vulnerabili.pronti ad accogliere.pronti a cambiare. ( Andrea crispelli ) . Infatti  oltre cinque anni ci sono voluti per realizzare il reportage di Andrea Ciprelli ( http://andreaciprelli.it/  )  classe 1985, fotografo specializzato in ritratti e matrimoni. Le immagini, che raccontano uno spaccato di vita intimo, mai realizzate prima a Torino, immortalano diversi momenti delle popolazioni Rom che vivono sulle sponde dei fiumi della città. Fotografie intense e coinvolgenti che mostrano una realtà d’altri tempi, per realizzare le quali il fotografo ha dovuto entrare in contatto con le varie famiglie Rom 
dal  suo  sito 
che hanno abitato e abitano tutt’ora nei campi, creando così un rapporto che gli ha permesso di immortalare momenti rari, come matrimoni,


Oltre i pregiudizi: cinque anni tra gli zingari nelle immagini di Andrea Ciprelli
                               da  http://torino.repubblica.it/cronaca/2018/01/05/foto/


feste ai principi e alle principesse Rom arrivate da altri paesi d’Europa, fidanzamenti, feste religiose e momenti quotidiani come un bagno nella Stura o la nascita di un nuovo figlio. Le immagini, che presto saranno esposte in una mostra - sono state realizzate tra il 2010 e il 2016 nei campi di via Germagnano, lungo Stura Lazio e corso Vercelli. "Le persone che hanno visto le mie fotografie - racconta il fotografo - si chiedono come io abbia fatto a passare così tanto tempo con gli zingari, come abbia fatto a non odiarli, a stargli vicino, a mangiare nelle loro baracche e condividere anche le posate. Ho intrapreso la strada più difficile, cioè quella dell’amore, perché io li ho amati, fin da subito. E quell’amore è diventato il mio reportage

Un reportage  coraggioso   in tempi in cui i fantasmi del passato (  exenofobia , razzismo  , eccessivo  populismo e qualunquismo  )      ritornano    più forti  . Infatti  l'autore  scrive  introducendo   il suo reportage  , di  cui  alcune foto  sono presenti qui     nel post  e le altre qui nelll'introduzione a tale lavoro : <<  Il mio piu’ grande atto di coraggio e’ finito per diventare il mio primo grande progetto.
Scaldarsi con un braciere, mangiare nello stesso piatto, lavarsi nel fiume,  volevo rivivere una realta’ antica, scomparsa. La mia notte moderna fatta di cocktail era migliore di quella?Mi ripetevo che non aveva senso andare a trascorrere le mie giornate, le  mie nottate  con loro, in quei posti da dove ti insegnano a starci alla larga fin da piccolo.Li ho cercati  per sentire il battito dell’altro che mi sta di fronte, ed e’ come me: Impaurito, irrequieto, disilluso, disorientato. Non voglio condannarmi all’incapacita’ cronica di confrontarmi con l’altro, non voglio perdere la mia curiosita’.In quel bosco, Sulle rive del  fiume ho visto crescere i bambini , gli uomini invecchiare. In 5 anni e’ come se ne fossero passati 10. Non ho solo fotografato. Ho vissuto con loro. La Pasqua, il Natale, la celebrazione dei Santi, le feste dei matrimoniinterminabili. Le persone spesso mi chiedono ma come hai fatto a entrare? Si sono fatti fotografare? Perche’ non accettano che sia stato possibile. Non vogliono crederci perche’ conoscono la realta’ in quel modo. Non si spiegano che invece  di odiarli, li abbia amati, ci siamo amati.Sono tornato li tante volte. In quel bosco sentivo ancora la musica, vedevo ancora i bambini correre a piedi nudi. Ho salvato quello che ho potuto, i teli colorati appesi alle pareti delle rouloutte, le gonne a fiori. Li ho raccolti. Il fiume me li aveva lasciati li.Stanno perdendo le loro tradizioni le loro regole, e insieme a loro stiamo perdendo anche noi. Sono loro gli ultimi indiani d’Europa, e come quelli d’America speriamo di poterli confinare tutti e voltare pagina?  >>


d  visto che  siamo   vicino alla   " stucchevole    "    e retorica    giornata    del 27 gennaio  che  ricorda  , salvao eccezioni     , soo u olocausto   ( quello  del popolo ebraico  )    ne  approfitto per   segnalare   attraverso la musica  (  grazie   https://www.antiwarsongs.org/ per  l'elenco   che trovate qui )  il Porrajmos  ( olocausto \  genocidio   nei lager  hitleriano del popolo rom  ) 

ci vuole un fisico bestiale per resistere a certe cose soprattutto quando internet ( i social in particolare ) e vita reale sono tutt'uno

davanti a certi commenti e diatribe ( vedere qui le ultime https://goo.gl/Bh61G6  l'jo riportato  anche qui  sul  queste pagine  qualche    giorno  fa  ) che suscitano i miei post  non solo  sui  social  , è meglio cosi alla faccia di chi mi fa il cazziatone perchè condivido e faccio scrivere certe cose piuttosto che il silenzio ed accettare passivamente questa situazione



prospettata    e  sempre  più confermata    dai governi   e  non solo post  tangentopoli    da questa  sublime  canzone    di Battiato 


dopo l'epifania e le feste ricominciamo studio , lavoro , fisico ed riordinare la casa ecc

le feste  sono finite  ed  epora  di riprendere la  vita  normale   come     (  continuare se  lo  si è  già iniziato  ne  avevo parlato nel post   guida  di sopravvivenza  alle feste  natalizie qualche  giorno fa   )  riprendersi ?   come    rincominciare  ?   L'Epifania è  passata  e  con sé porterà via queste festività natalizie  . Pertanto, il periodo natalizio si chiude. Per tale motivo, anche gli addobbi devono salutare la vostra casa. E' arrivato, dunque, il momento per rimettere tutto a posto. Si avverte un po' di tristezza   ed  malinconia ,  l'abitazione sembrerà meno confortevole e più spoglia. Il consiglio ideale per mettere a posto, se nel caso siano stae fatte dele decorazion \  addobbi   ogni addobbo è quello di farlo con ordine, così risparmierete tempo il prossimo anno per riaddobbare la casa.
 come mettere in ordine dopo le feste   Ecco   i consigli   suggeriti da   questo articolo di  https://www.ultimenotizieflash.com/benessere/ suggeriuto dall'aggregatore di news per cellulare newsrepubblic

COME RIORDINARE LA CASA DOPO LE FESTE ULTIME NOTIZIE: I CONSIGLI PER METTERE IN ORDINE LA PROPRIA ABITAZIONE

Dopo le feste di Natale è necessario riordinare la propria abitazione e farla tornare come era prima. E' il giorno dell'Epifania che porta via ogni addobbo e noi vi daremo qualche consiglio per farlo nel migliore dei modi. Rimettere tutto a posto potrebbe presentarsi come un vero e proprio lavoraccio, ma se fatto con ordine risulterà più semplice. Per prima cosa è necessario prendere dei sacchetti di carta grandi, che poi dovranno essere divisi per categoria. Ad esempio, uno verrà utilizzato per il Presepe, l'altro per le luci e un altro ancora per l'albero. Ma non solo: occorrerà anche avere a disposizione una scatola di cartone, di un pennarello e di fogli di giornale. Innanzitutto toccherà mettere al suo posto l'albero. Pertanto, prendete il primo sacchetto, su cui scriverete “Albero di Natale“. Il sacco andrà riempito con gli addobbi dell'albero, ovvero palline, nastri e stelle filanti. Stessa cosa dovrà essere compiuta per le luci. L'albero potrà essere così smontato e rimesso a posto.
Ecco arrivato il momento del presepe. Stessa cosa anche in questo caso: prendete un sacchetto di carta e scriveteci sopra “Presepe“. Al suo interno riponete tutti gli oggetti di cui è composto il vostro presepe. Se i vostri personaggi sono troppo delicati dovranno essere prima avvolti nella carta di giornale. Per quanto riguarda il muschio, potete utilizzare la scatola di cartone.
Un altro sacchetto di carta vi servirà per gli addobbi. Dentro di esso andranno riposti tutti gli oggettini con cui avete allestito la vostra abitazione. Dopo aver messo tutto a posto, potrete posare i sacchetti nel posto dove solitamente li tenete da parte.
Veniamo adesso  al classico   che   poi  è    quello che propongono   ipocritamente i media  (  prima di propongo  d'abbuffarti  ,  dopo  come  smaltire  )  ovvero come  smaltire    kg  di troppo
Con la fine delle feste, in molti si ritrovano a dover fare i conti :  con la bilancia e i chili di troppo

dieta consigli
 accumulati durante le cene, i pranzi e le svariate occasioni in cui si è avuto modo di mangiare dolci, cioccolatini, torrone, panettoni, pandori e cibi elaborati . Per   poi passare  a    quelli   di  depressione  post  feste  cioè  tristezza per la  fine delle  feste  ,  ritorno al tram  tram  quotidiano  ,  separarsi da parenti    che stanno   lontano da  te  ( altra  città o regione  , o  nazione  ) ,  ritorno al lavoro  o  allo studio  , ecc  . 
  Iniziamo  
Oltre a riprendere la sana alimentazione di tutti i giorni o in alternativa mettersi a dieta per qualche settimana, è bene ricominciare anche con l'attività fisica, per smaltire il peso degli sgarri fatti a tavola.InfattiLe  soluzioni sono i soliti consigli ovvi   :  camminare  ,  muoversi   ,  mangiare  normalmente ,  o la palestra   . La   quyale   rappresenta la soluzione più rapida per molti, ma la fretta nel voler tornare in forma può portare facilmente a commettere degli errori che è bene evitare e che sicuramente porterebbero al fallimento dei vostri buoni propositi.Ecco qui gli errori da evitare se si sceglie la palestra non solo dopo le feste di natale .
Se  inve  siete prigri   e  volete  farlo ma   senza troppi sacrifici dopo le grandi abbuffate e gli abbondanti cenoni dell’ultimo periodo Ecco  cosa  consigliano   sia  gli esperti o  pseudo tali  oltre  il buon senso . 
Deliberatamente  tratto  da questo articolo di   https://www.vanityfair.it/benessere/dieta-e-alimentazione

6.1.18

ma il natale non era finito ? Il presepe vivente di Chieti con la Madonna di colore e una bambina a interpretare Gesù non è proprio piaciuta a Forza Nuova. Così è esplosa la polemica

leggendo e riportando sotto    questa news   presa  da http://www.repubblica.it/cronaca/2018 oltre   a  farmi la domanda  del titolo (🤔😡🙄  ) ed  a  vedere  l'ora  che  le festività   di natale  finiscano  ( ne  ho parlato  nei post precedenti dedicati alle festività natalizie   )   penso che     evidentemente  quelli di casa  Pound   non hanno visto il film 



altrimenti avrebbero boicottato anche quello .

 ecco la news  incriminata  .

Chieti, Forza Nuova contro il presepe vivente: "La Madonna è nera e Gesù una femmina"



Chieti, Forza Nuova contro il presepe vivente: "La Madonna è nera e Gesù una femmina"


CHIETI 
Scoppia la polemica per la decisione di far interpretare il ruolo di Maria e quello del Bambinello a una donna di colore e a sua figlia di sette mesi: "È blasfema". Ma il responsabile della Comunità Papa Giovanni XXIII (Apg23) replica: "Scelta altamente simbolica
Il presepe vivente di Chieti con la Madonna di colore e una bambina a interpretare Gesù non è proprio piaciuta a Forza Nuova. Così è esplosa la polemica: "Quando anche in una realtà come quella teatina si arriva a tanto, vuol dire che il limite è stato superato come ne è un esempio il prossimo presepe vivente organizzato a Chieti, dove la natività sarà rappresentata da una Madonna di colore e un Gesù Bambino femmina", ha protestato Arianna Spinelli responsabile di Forza Nuova Chieti.
"Escludiamo subito implicazioni razziali o sessiste, ma non si comprende apparentemente il fine di questa scelta, sia del Comune sia per il silenzio del vescovo teatino Forte". Secondo Spinelli, dietro c'è un chiaro intento elettorale: "Per noi lo scopo di tutto questo è palese, sia per la qualità della politica locale, sia per la complicità clericale, le elezioni sono sempre più vicine e certi mezzucci fanno guadagnare sempre qualche voto. Sappiamo bene che ogni popolo rappresenta la Natività in base al connubio tra fede e antiche tradizioni - continua Spinelli - e che Gesù cambia connotazioni a seconda di dove viene rappresentato, ma ci domandiamo in quale paese islamico troverebbe posto una scelta di tal genere? Un Maometto bianco e pure femmina?".
Una scelta a cui si attribuisce un significato blasfemo: "Complimenti al sindaco di Chieti per aver avallato questa trovata propagandistica e blasfema e un grazie al vescovo per il suo grave silenzio", conclude Spinelli.
Un nuovo episodio di intolleranza che segue i solchi tracciati da quelli avvenuti nell'ultimo mese ad opera di Casa Pound e Foza Nuova contro lo Ius soli.
Alle proteste di Forza Nuova replica Luca Fortunato, responsabile della Comunità Papa Giovanni XXIII (Apg23) di Chieti: "La scelta dei tre protagonisti del nostro presepe vivente di Chieti per noi è altamente simbolica", dice, commentando la polemica nata dalla decisione di affidare a una donna di colore e alla sua bimba di sette mesi il ruolo di Maria e di Gesù Bambino nella rappresentazione in programma nel pomeriggio.
"Giuseppe, Maria e Gesù Bambino saranno impersonati da Emanuele Ferraro, Joy Peter, giovane nigeriana, e sua figlia Princess. Sono tutti ospiti della struttura 'Capanna di Betlemme' di Chieti gestita dalla nostra Comunità fondata da don Oreste Benzi e rappresentano la missione che portiamo avanti da 50 anni: lottare contro le ingiustizie. Joy, infatti, era una ragazza di strada, una schiava degli anni 2000. Oggi, dopo aver incontrato la Comunità, lavora e si è costruita una famiglia. Anche il 'nostro' San Giuseppe era schiavo della droga e oggi
è diventato un volontario e aiuta chi, come lui, è 'caduto' e vuole rialzarsi. Sono due storie che rappresentano una rinascita, una resurrezione, un ritorno alla vita: associarli alla Natività ci è sembrato del tutto naturale", conclude.