25.3.18

la vita che non ti aspetti


LETTERA AL MIO AMICO ENZO, EROE VERO  Sul senso della vita. Oltre la malattia e la sua ingovernabilità.
BY EMILIANO
25 MARZO 2018

Enzo, mi mancano le parole. Stavolta sì. Mi sento, mi scopro bloccato, inadeguato, incapace di raccontare la tua storia e di esprimere i miei sentimenti, di ammirazione e impotenza insieme.Avverto anche un forte senso di colpa, per non essere riuscito a passare a casa tua a salutarti, a parlare del senso, del mistero della vita; per non aver saputo vedere da vicino, con gli occhi ed il cuore, il tuo coraggio eroico e immutabile, che colsi quando ci incontrammo in quella paninoteca in mezzo al vuoto di un territorio sofferente e in ginocchio, ferito e sottomesso da un potere immondo, prima che criminale.Allora compresi la tua diversità, cioè la tua grandezza: la tua voglia di reagire, di costruire, di insegnare, trasmettere ai tuoi figli e compaesani passione civile, speranza umana e il sogno di un riscatto collettivo.Ricordo come fosse ieri quando, al telefono, mi raccontasti della tua malattia, ridendoci sopra e anticipandomi la tua decisione di non farti avvelenare dalle cure della scienza ufficiale. E poi rammento le nostre conversazioni: io in viaggio, dalle tue parti, tu a casa o in giro per l’Italia, a ricercare terapie alternative e risposte interiori.Mai ho percepito una tua debolezza, mai ti ho sentito lamentarti, disperare, crederti perduto. Neppure ieri, quando mi hai chiesto di poter leggere i miei scritti su Gioacchino da Fiore, rappresentandomi il tuo stato di salute con la dignità e la resistenza che ti hanno sempre distinto e accompagnato, lontano dalle luci della ribalta, dal clamore mediatico, dai rumori del mercato virtuale.So che sei stato sempre un leone, un maestro vero, un poeta di fatto, un innamorato della Calabria e della vita. So che a famiglia ed amici hai dato un esempio quotidiano, e che la tua lotta, sconosciuta ai più, non è stata né sarà mai vana, perché volta alla guarigione personale e, in primo luogo, a quella morale, che interessa tutti.Galleggiamo in questa nostra esistenza breve, sospesi tra idealità e l’amarezza del presente, gravido di abusi, storture, ingiustizie che si perpetuano tra rinunce e connivenze.A me hai offerto spunti di riflessione, motivi in abbondanza per interrogarmi, per lasciarmi conquistare dalla tua fede religiosa e laica, per concludere che, in ultimo, siamo quello che lasciamo in eredità.Di una cosa sono certo: in ogni caso, il tuo patrimonio di spiritualità e coscienza politica non andrà perduto, non finirà nel consumo patologico di questo tempo. Sordo, cieco, finto.Con tutto me stesso, ti ringrazio. Che tu possa leggere, e trattenere, queste mie umili righe



Usa, un gesto gentile cambia la vita: aiuta un uomo e le regalano una borsa di studio


Un piccolo gesto di gentilezza rende migliore la vita di chi lo fa, di chi ne beneficia e anche di chi sta a guardare. È quello che è effettivamente accaduto in una tavola calda di La Marque, in Texas, dove Evoni Williams, una cameriera di 18 anni, ha aiutato con generosità e discrezione un anziano cliente. La sua premura è stata documentata da un’altra avventrice del locale, che ha pubblicato su Facebook una foto della scena diventata virale. Evoni ha così ricevuto attestati di stima da ogni angolo d’America e la possibilità concreta di vedere realizzati i suoi sogni: una borsa di studio per studiare al college

                                                 a cura di Martina Tartaglino



In volo sul trapezio per vincere il cancro
Alice è un’infermiera-circense che racconta ad Oncoline la sua storia rivelando che – dopo la scoperta di un tumore ovarico – è riuscita a rimettersi in piedi proprio grazie alla sua passione per il circo. Oggi è tornata a volare sul trapezio ed è anche presidente dell’associazione Acto onlus Piemonte

                            di IRMA D'ARIA





Era il 2012 quando per lavoro Alice Tudisco arrivò a Torino: aveva vinto un concorso come infermiera pediatrica. “Per una siciliana questo cielo è abbastanza grigio ma l'incontro col circo mi ha legata profondamente a questa città... in più sotto la Mole io sarei ‘rinata’ e quindi è la mia seconda culla”. Due anni dopo Alice aveva un contratto a tempo indeterminato, una storia finita, una casa tutta per sé e dedicava il suo tempo a trapezio, cerchio e tessuti aerei.

Le prime avvisaglie. A metà novembre, mentre si trovava ad Amsterdam da amici, iniziò ad avere dolori strani: “Erano sopportabili ma sicuramente inusuali e mai provati – racconta Alice. Mi dicevo che forse mangiavo troppe verdure e questo mi stava portando dei problemi.  Agli allenamenti di circo evitavo sempre più movimenti ma cercavo di non pensarci, le fitte però diventavano più frequenti e acute, selezionavo i cibi e diminuivo le porzioni a tavola...le settimane trascorrevano senza miglioramenti”.

In cerca di una diagnosi. Sotto le feste di Natale l’addome di Alice era più teso, gonfio e la costringeva ad usare 2-3 cuscini per respirare meglio: “Non volevo preoccupare i miei, nè mettere a rischio le ferie delle colleghe sotto le festività ma dovevo capire cosa succedeva – ricorda Alice. Gli accessi in Pronto soccorso sono stati diversi: al primo mi consigliarono di andare a casa... c'era troppa fila, la seconda volta mi dimisero senza diagnosi”.
La scoperta del tumore. All'inizio di gennaio Alice mangiava solo due yogurt al giorno e, comunque, non cambiava nulla: “Trascinavo le mie gambe a forza in quanto il dolore era persistente e mi imponeva una posizione di compenso curvata in avanti. Ennesimo pronto soccorso: ecografia negativa...eppure c'è qualcosa che non va, dopo altri due accessi un medico a mezzanotte mi ricovera per accertamenti”. La diagnosi corretta arriva dopo qualche giorno con la Tac: tumore ovarico bilaterale che richiede intervento chirugico d'urgenza.
Accettare la malattia e le sue conseguenze. Solo col tempo Alice ha riflettuto e si è resa conto di  cosa stesse accadendo: “Mi sembrava quasi di non essere io la ragazza dall'altra parte del letto. A 28 anni mi chiedevo perchè mi fossi ammalata di tumore così giovane, perchè proprio io, dove avevo sbagliato ed era difficile accettare l'improvvisa impossibilità di esser madre”. Alice, infatti, ha dovuto subire l'asportazione chirurgica di entrambe le ovaie e, per il tipo di tumore, è stato il trattamento risolutivo, limitando il follow-up ad esami ematici e strumentali ogni 3-6 mesi e trattando la menopausa precoce tramite la TOS- terapia ormonale sostitutiva.
Abituarsi al tumore. Con la menopausa precoce gli attacchi di calore arrivano senza preavviso, ti svegliano di notte o ti imbarazzano in mezzo alla gente: “Cercavo di studiare gli effetti sulle mie ossa per paura di espormi a rischi che avrebbero compromesso la mia passione per il circo. In aggiunta gestire gli sbalzi di umore spesso sembrava impossibile e solo dopo mesi la terapia ormonale è riuscita ad attenuarli - racconta Alice. E poi c'era quella cicatrice che ogni giorno mi ricordava tutto: da nascondere, da massaggiare ostinatamente quasi nel tentativo di cancellarla, da non toccare neanche con le mie mani, come se quel taglio avesse innalzato barriere contro me e tutti”.



Di nuovo in piedi grazie al circo. Dopo l'intervento la prima domanda che Alice fece al chirurgo, in quella bolla di confusione creata da alte dosi di morfina, era stata: ‘quando potrò ricominciare a fare trapezio?’. “Quello sarebbe diventato l'obiettivo per rimettermi in piedi e lottare per vivere, perchè la tristezza lasciasse il posto ad una nuova vita, diversa, consapevole di voler fare solo quello che rende felici”. Tre mesi senza attrezzo per Alice sono stati davvero lunghi, con la paura di non esser più in grado di stare in aria: “Ma ho sviluppato una coscienza e una cura del mio corpo che mi hanno rafforzata e permesso di tornare a fare quello che per me è stato ossigeno, spinta vitale nel momento più buio... e che continua a farmi sognare e abbattere i limiti. Il circo mi ha salvato la vita perchè guardare a testa in giù vuol dire scoprire cose invisibili a molti, perchè è sacrificio, costanza e determinazione ma soprattutto eleganza, movimento legato alla musica, forza e leggerezza insieme, poesia. E perchè è necessario aggrapparsi a qualcosa, quando in quei mesi sembra più facile abbandonarsi”.


L’impegno in Acto. L'energia positiva che il mondo del circo ha trasmesso ad Alice, assieme al tumore, le hanno permesso di guardare la vita con occhi nuovi: “Ho deciso che dovevo convivere con la mia malattia, che ormai viveva con me, e che dovevo farlo nel modo migliore” ci confida. Così è nata l'idea di creare Acto nella regione in cui vive, cioè il Piemonte. E proprio qualche sera fa si è svolta a Torino una serata di beneficenza con uno spettacolo di teatro-circo per far conoscere ai cittadini la nuova associazione nata sul territorio. Acto onlus è la prima associazione nazionale di pazienti per la lotta contro il tumore ovarico. Fondata nel 2010 da un gruppo di pazienti e di ginecologi oncologi oggi Acto onlus è  una comunità  di associazioni tra loro affiliate che operano a Milano, Roma e Bari con un’unica missione: far conoscere la malattia, stimolare la diagnosi tempestiva, promuovere l’accesso a cure di qualità, sostenere la ricerca scientifica e tutelare i diritti delle donne malate e dei loro familiari. “La mia esperienza – conclude Alice, che è presidente di Acto Piemonte – mio ha reso consapevole del fatto che il conoscere questa patologia è l'unico mezzo ad oggi per contrastarla tramite diagnosi precoci e con la speranza di supportare le donne affette da tumore ovarico nella ricerca di quel qualcosa che ti tiene in vita e che rende tutto più raro e prezioso”.



Mantova, l'eredità che non ti aspetti: lascia 5 milioni al Comune per assistere gli anziani Morta a 94 anni senza eredi, la donna ha donato contanti e titoli anche a 17 tra enti di ricerca ed associazioni di volontariato



sembrerà banale , di poco conto . Ma è sempre un bel gesto .



Mantova, l'eredità che non ti aspetti: lascia 5 milioni al Comune per assistere gli anziani
Morta a 94 anni senza eredi, la donna ha donato contanti e titoli anche a 17 tra enti di ricerca ed associazioni di volontariato

repubblica  online   del  24 marzo 2018




Il sindaco di Mantova, Mattia Palazzi, ha dato notizia del lascito


Un lascito da oltre sei milioni di euro tra contanti e titoli. E' l'eredità che un'anziana di Mantova, morta ai primi di marzo a 94 anni, ha devoluto al Comune di Mantova e a 17 tra enti e associazioni di volontariato che si occupano di assistenza agli anziani e ai bisognosi. L'annuncio è stato dato dal sindaco di Mantova, Mattia Palazzi.
Carla Alberti, moglie di Waifro Cattelani, ex vice direttore generale della Banca Agricola Mantovana tra gli anni '50 e '70, è morta di recente all'età di 94 anni. Senza figli, la signora ha lasciato 5 milioni di euro in titoli al Comune di Mantova, vincolati all'assistenza agli anziani, e oltre un milione in contanti a vari enti tra cui l'Airc, l'istituto oncologico mantovano e alcune fondazioni che gestiscono case di riposo nel Mantovano .

Invece  http://gazzettadimantova.gelocal.it/mantova/cronaca/2018/03/24/news/

Mantova, dona 6 milioni al Comune e ad altri enti
Carla Alberti, morta a 94 anni, ha lasciato tutto all’assistenza agli anziani. Al capoluogo la fetta più consistente, compresi sei quadri dell’800 e ‘900
di Sandro Mortari

MANTOVA. È morta a 94 anni, il 4 marzo scorso, in casa di riposo. Prima di esalare l’ultimo respiro ha deciso di lasciare tutto il suo ingente patrimonio mobiliare, valutato in oltre 6 milioni di euro, al Comune di Mantova e a 17 tra enti e associazioni che si occupano di assistenza agli anziani e alle persone bisognose. La benefattrice è Carla Alberti di Mantova che con il marito Waifro Cattelani, vice direttore generale della Banca Agricola Mantovana tra il 1940 e il 1976, ha passato una vita a fare del bene per gli altri sino al lascito finale. A dare l’annuncio oggi (24 marzo) dell’eredità ricevuta il sindaco di Mantova Mattia Palazzi con Gianfranco Lodi, colui che per decenni ha amministrato il patrimonio Alberti-Cattelani.













«Solo venerdì sono stato informato dal notaio. Rendo omaggio alla grande generosità della signora Alberti e al suo attaccamento alla comunità mantovana» dice il primo cittadino elencando i beneficiari della prima tranche del lascito, un milione e 10mila euro in contanti: 100mila euro a testa all’associazione italiana per la ricerca sul cancro di Milano, all’Istituto oncologico mantovano, all’Associazione Sherpa di Curtatone, alla Casa del Sole, all’Associazione San Lorenzo di Curtatone, alla Croce Verde di Mantova (serviranno per la nuova sede); 50mila euro a testa alla Fondazione Mazzali, all’Aspef per la casa di riposo Isabella d’Este, alla coop la Provvidenza che gestisce la casa di riposo Villa Aurelia di San Michele in Bosco, al centro socio-sanitario Villa Carpaneta di Rodigo; 30mila a testa alle Fondazioni contessa Rizzini di Guidizzolo, casa di riposo Pietro Sissa di Moglia, casa di riposo Isidoro Cappi di Poggio Rusco, Nuvolari di Roncoferraro, casa di riposo Luigi Boni di Suzzara, casa di riposo Belfanti di Ostiglia e Rsa Scarpari Forattini di Schivenoglia.Al Comune capoluogo la signora Alberti ha lasciato titoli per un valore di 5 milioni di euro «per utilizzarli - dice Palazzi - per l’assistenza domiciliare di anziani e bisognosi. All’ente locale virgiliano sono andati anche sei quadri di pittori mantovani dell’800 e ‘900 che saranno donati al museo civico della città. Due immobili, uno a Mantova e uno San Zeno di montagna, sono andati invece ai legatari menzionati nel testamento.Ora si pone il problema di come utilizzare tutto quel ben di Dio. «Mi confronterò con la giunta, con chi opera nel settore dell’assistenza agli anziani e, soprattutto, con Lodi - assicura Palazzi -. Faremo in modo che le risorse non svaniscano in pochi anni, ma lascino alla comunità qualcosa che rimanga nel tempo. Penso ad un servizio o ad un presidìo per i bisognosi, soprattutto nel campo dell’assistenza ai malati di Alzheimer. I tempi non saranno brevi perché ci sono da rispettare le procedure di successione. Poi, troveremo il modo per ricordare la generosità della signora Carla». Lodi ha avuto il compito di gestire l’ingente patrimonio Alberti-Cattelani, frutto di una vita modesta nonostante l’invidiabile posizione sociale per l’epoca, (Waifro era un top manager), senza figli, ma sempre aperta agli altri: «Lavoravo in Bam - spiega Lodi - e l’allora vice direttore generale mi prese in simpatia. Mi disse che quando sarebbe andato in pensione sarebbe toccato a me seguire lui e la moglie, casalinga dopo che col matrimonio aveva lasciato il lavoro in Bam. Mi diede la procura e cominciai a gestire i loro risparmi, una grossa responsabilità da far tremare le vene ai polsi, ma che sono riuscito a portare a termine con successo. Nell’aprile 2008 Cattelani è venuto a mancare e da allora mi sono occupato di Carla, persona generosissima, che negli ultimi anni si era ritirata ai Melograni di San Giorgio dove è morta».


cosa non si fa per una marca in che stato siamo ridottti Fallimento Braccialini, coda e ressa per la maxi svendita: arrivano i carabinieri

Risultati immagini per assalto al forno di manzoninon è per fare polemiche contro chi fanatico ed dipendente delle marche perchè ciascuno può fare quellom che vuole ci mancherebbe , ma un minimo d'educazione , di compostezza . Poi non lamentatevi se vi chiudono le porte in faccia e vi chiamano la polizia . Manco fosse l'assalto al forno del manzoni  dei promessi sposi (  foto  al lato ) 




                 da   repubblica  oniline  del  24\3\2018

E alla fine sono arrivati i carabinieri: "Se non vi mettete bene in fila chiudiamo la porta e non entra più nessuno", hanno urlato i militari. La gente mormora, nessuno indietreggia."Siamo qui da ore", dicono. Ma la porta viene chiusa: "Se non indietreggiate non la riapriamo". Doveva essere il primo giorno dei sei dedicato alla vendita delle borse della Gherardini, che fanno parte del "patrimonio" del fallimento della strorica maison fiorentina Braccialini.




 Ma a Pontassieve, nei locali della Braccialini trasformati in un outlet temporaneo, è arrivata così tanta gente da trasformare una giornata di super sconti in un'odissea con attese di sei ore, spintoni e insulti. La vendita era aperta dalle 10 alle 16, ma la fila lungo la strada è inziata già alle 8 del mattino. Alle 13 è riuscito a entrare chi era in coda dalle 9, alle 14 il cancello e' stato chiuso definitivamente ma la coda non si è comunque sciolta nella speranza di entrare. Migliaia di persone, anche da fuori regione: "Siamo partiti alle 6.30 dall'Emilia - dice una ragazza con quattro bustoni piene di borse - sono distrutta". All'interno del cortile ci sono in attesa centinaia di persone. A loro è stato promesso che sarebbero entrate. Ma alle 16 la fila è ancora lunga. C'è chi spinge: gli addetti urlano di fare un passo indietro. Una signora si sente male e lascia la fila. Un'altra ci prova: "Ho la bambina posso passare?". Ma la folla la lincia: "I bambini si lasciano a casa, non si portano per fare la furba". Dentro l'outlet gli scaffali si svuotano e si riempiono. Le borse costano 35 euro invece di 500, altre 90 invece di 2000. I portafogli da uomo 10 euro, i trolley sono subito esauriti. Quasi non ci si muove tra signore impellicciate con braccia piene di borse da scegliere e ragazzi disperati che inviano foto su WhatsApp alle fidanzate con le borse da scegliere. "Da lunedì cambieremo metodo, così non si può", urla una vigilante. Cosa non si farebbe per una borsa scontata. (a cura di Gerardo Adinolfi - foto Cge)

23.3.18

il femminicidio ed il sessismosi combatte anche cambiando il linguaggio ed espressioni bellissimo il monologo di Paola Cortellesi alla 62esima edizione dei David di Donatello

in sotto  fondo  Ma come parla bene - Rodolfo De Angelis
Risultati immagini per ma  come parlaL'attrice ha aperto la 62a edizione dei David di Donatello con un monologo fulminante   ed  intenso che  contro la violenza sulle donne. L’attrice ha elencato una lista di nomi (scritta dal giornalista ed enigmista Stefano Bartezzaghi) la cui declinazione al femminile porta alla luce varie discriminazioni di tipo sessista esistenti già nel lessico italiano. Quindi  niente  di   nuovo   cose  che  già  si sanno  ma    visti  i  commenti  sui  soci  e  sui siti  dei  giornali   ad  ogni  femminicidio e  violenza   che  vede  come vittima  una donna   è  sempre  bene    rinfrescare la menoria   linguistica  
video   tratta  da| LaPresse - CorriereTv Questo video contiene contributi www.raiplay.it

perchè  ,  scusate  se  mi ripeto  , ma    certe cose   ti rimancono in mente   e   sono sempre  attuali   incosciamente  ,  sottoscritto  compreso , non solo  si   usa  certe  espressioni  particolari   , ma  esse  vengono usate  dai media    ed  adesso anche  sui  social   e  in rete 










22.3.18

Il segreto di una donna defunta custodito per 50 di matrimonio

da Bigodino del 2018-03-21  tramite newsrepublic l'aggregatore  di news per  cellulare 
Perdere la persona con cui hai condiviso 50 anni della tua vita deve essere un dolore inimmaginabile. Quando Tony Tripanis, 80 anni, perse la moglie, dopo 50 anni di felice matrimonio, la felicità svanì lasciando al suo posto un grande vuoto. Ma ciò che Tony non poteva immaginare è che, la sua vita avrebbe preso una piega più che inaspettata.
Il segreto di una donna defunta
Quando sua moglie morì, Tony trovò una lettera nascosta che conteneva un segreto che avrebbe cambiato tutto. Quando la moglie di Tony è morta, è stato un momento difficile per lui dover sistemare le sue cose. Mentre stava svuotando gli armadi, in fondo a uno dei cassetti, ha trovato qualcosa per cui non era preparato – una lettera per lui, da un'altra donna, secondo la versione inglese del giornale Metro . Quando Tony ha aperto la lettera, sono bastate le prime righe per lasciarlo scioccato. La lettera era stata scritta 56 anni fa, e l'autrice era una donna con la quale aveva avuto una relazione quando aveva 20 anni. Shirley, la donna, ha scritto che spesso pensava a lui, ma non era questa la parte sorprendente, la bomba è arrivata poche righe più in basso, dove Shirley diceva che aveva avuto un figlio, Samuel, e che lui era il padre. Tony era senza fiato. Aveva appena saputo che aveva un figlio di 61 anni che non conosceva, e sapeva che la moglie aveva nascosto la lettera in modo che lui non conoscesse mai l'esistenza del figlio mentre lei fosse viva. All'improvviso, dopo il grande dolore della perdita, la sua vita ebbe un nuovo significato: trovare suo figlio.
Il segreto di una donna defunta
Dopo una ricerca approfondita, Tony ha trovato suo figlio grazie a Facebook. Secondo Metro, l'incontro è stato molto emozionante.
Il segreto di una donna defunta
Il figlio disse che credeva che suo padre non aveva mai voluto sapere nulla di lui, dal momento che non aveva neanche risposto alla lettera di sua madre.
Il segreto di una donna defunta
Questa storia è una grande prova che la vita può cambiare da un giorno all'altro in qualsiasi momento, indipendentemente dall'età, e a volte portarti a conoscere persone molto speciali.La vita di quest'uomo, a 81 anni, ha assunto un nuovo significato.

rinascita dalla sordita , in italia in cerca dell'amore , Ivoriano SI PARLA DI AEROPORTO PERETOLAVACCINAZIONIELEZIONI 2018SCUOLAPRATO CALCIOBPVIFURTILAVORO Sei in:PRATO > CRONACA > TROVA IL PORTAFOGLI DELL’AVVERSARIO E... Trova il portafogli dell’avversario e glielo riporta: gli offrono un lavoro

Le storie   22\3\20118   d'oggi sono  :  di  rinascità   da  un handicap     e  di come  un handicap possa  essere  anche  un qualcosa   che ti permette  di sviluppare ptenzialità  . la  storia  di Serena Mancino di Massa Finalese  .. di speranza   e  d'amore la  storia  di  Luliet e Best, dall’Africa a Lucca per inseguire l’amoreCelebrato il primo matrimonio fra due richiedenti asilo.,  di  sportività  \  fair play .
L'immagine può contenere: sMSN.B
accusatemi pure  per  la  seconda  e la terza storia   di buonismo   e  d'essere   fra  gli invasori   .  tanto  sono  accuse  che  mi scivolano  e  via  (  metaforicamente parlando😀😁🤐🙂😉 )   chi mi segue   su social  oltre  che  qui  sa  che  non lo  sono   del tutto .  Ma  certe  storie   in un paese  dove  a prevalere  è la pancia più o meno  velata   ,nuovo  razzismo  più subdolo di  quello classico , il nazionalismo esasperato    che sconfina  nella  xenofobia     , l'indifferenza   quasi totale , aggressioni  fisiche  e verbali  ,  ecc benvengano   storie come  queste 

Adesso   dopo quuuuuuo spiegone 
La prima  è una  storia   simile  alla mia cui convivo  da  42 anni   . Infatti   Essendo mezzo sordo , ed rischiando causa otite da colesteatoma mal curata , da quando avevo 6 mesi di diventare sordo completamente , capisco benissimo le sensazioni e ele emozioni provate dalla protagonista della storia ( una delle tante di chi disabile non s'arrende e lotta contro le difficolta del proprio handicap potenziando altre caratteristiche ) tratta  come  le  altre   del post  d'oggi  dalla solita pagina facebook di geolocal più precisamecte  da  http://gazzettadimodena.gelocal.it/modena/cronaca   che sotto riporto


Carpi, guarisce dalla sordità grazie al Ramazzini: «Prima non sentivo, ora dipingo il suono»
Équipe ha ricostruito la capacità uditiva di Serena Mancino di Massa Finalese La madre: «È stata un’emozione fortissima. Una rinascita per mia figlia»

                                     di Serena Arbizzi

CARPI. È nata senza il dono dell’udito. Ora che, dopo un intervento all’ospedale Ramazzini, ha conquistato la capacità di sentire, dipinge i suoni. E la sua vita è diventata un tripudio di colori. Tanto che ha deciso di mettere a frutto le sue abilità artistiche per realizzare quadri dai colori sgargianti.
Serena Mancino ha 33 anni e ha occhi vispi e coraggiosi. Serena, residente a Massa Finalese, è nata con un’ipoacusia bilaterale profonda. Non sentiva e, di conseguenza, non potendo sentire, non riusciva a riprodurre il linguaggio. Negli anni è stata seguita dal servizio di logopedia dell’ospedale di Mirandola. È sempre stata inserita tra gli udenti perché le è stato insegnato il linguaggio verbale piuttosto dei segni. E ha sempre coltivato curiosità verso il mondo che la circonda. Ha studiato per diventare grafica pubblicitaria, poi, all’università in un primo tempo ha scelto di iscriversi al Dams. Poi, su consiglio dei servizi sociali si è candidata alla prova per l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Ed è stata presa. qui le cose diventano più difficili e Serena si avvilisce. Poi, conosce Andrea: i due si innamorano e decidono di costruire un futuro insieme.

                                     

                                  video   a  cura  di Tecla Biancolatte  





Questo, per Serena, significa imprimere una svolta: affrontare un intervento al Ramazzini in cui le è stato innestato un impianto cocleare. Questo impianto è un orecchio artificiale elettronico con cui si riesce a ripristinare l’udito in chi soffre di sordità profonda. Dopo l’intervento, effettuato dal dottor Maurizio Negri del Ramazzini, e con l’assistenza della logopedista Paola Benincasa, Serena per la prima volta ha potuto sentire la sua voce. E anche gli altri suoni. «La mia è una storia felice - confida Serena - Ora sento i rumori e adesso so perché a mia mamma veniva da piangere ascoltando la radio. Finalmente so che rumore fanno i colori, che per anni sono rimasti sepolti dentro di me, qualche schizzo qua e là perché io, prima di sentire dalle orecchie, sentivo con il cuore, che parla una lingua tutta sua, talvolta difficile da far comprendere agli altri. Ora dipingo il suono e quello che sento posso farlo ascoltare anche agli altri con i miei quadri, i miei colori, la mia fantasia. Per questo mi piace che quando chi guarda un mio quadro mi ascolti prima con il cuore poi con le orecchie». E Serena la scorsa settimana ha donato un coloratissimo quadro a Nicoletta Pavarotti, vedova del tenore.
«Impossibile descrivere a parole quello che abbiamo provato quando Serena ha potuto ascoltare per la prima volta la sua voce - racconta, emozionata la madre della donna, Daniela Bonfatti - Nel momento in cui si è acceso l’impianto il suono per lei è stato una specie discarica elettrica e ha sentito subito gli acuti. Saltava quasi sulla sedia. Non ringrazierò mai abbastanza il dottor Negri e la dottoressa Benincasa per quanto hanno fatto».
la  seconda  è una storia  di  speranbza  e  di un italia multi etnica  

Decostruire la mascolinità non significa demolire l’uomo. È reinventarlo, liberarlo dalle catene degli stereotipi affinché possa essere se stesso,

Ultimo  post  per  questa  settimana   sulla violenza  di genere o  femminicido    La nostra  mascolinità, spesso definita da stereotipi cul...