15.9.19

il primo texone scritto da una donna . intervista all'autrice Laura Zuccheri

L'immagine può contenere: Laura Zuccheri, con sorriso, occhiali_da_sole
dal suo profilo facebook 
Qualche  giorno  fa   ho letto a  casa  d'amici   collezionisti  di tex  l'utimo “Texone”,  cioè lo speciale annuale di grande formato dedicato a Tex, che nel corso degli anni ha raccolto disegnatori bonelliani e non, come Guido Buzzelli, Magnus, Jordi Bernet, Ivo Milazzo ed Enrique Breccia . Quest'anno   L’autore  dei disegni del Texone 2019 – intitolato “Doc!” – è  Laura Zuccheri, [    foto a sinistra  ] disegnatrice di Julia, nonché prima donna a illustrare un Texone . La sceneggiatura è stata invece realizzata da Mauro Boselli, curatore e principale sceneggiatore di Tex. 
Tex e Gabriella Contu (foto archivio Ansa)Un buon numero  , credo che  me  lo comprerò  dal sito del  Bonelli  . Infatti  quello che  mi ha  lasciato   più  a bocca  aperta è  che un genere   tipico   maschile  e che    il Tex  scritto   da  Gabriella Contu [  foto  a destra  presa  da  questo articolo del  https://www.quotidiano.net/magazine/  fosse  un caso isolato .
Ma  leggendo  questo  comunicato  stampa    riportato  da questo  articolo  di   https://www.lospaziobianco.it
tex_speciale_34_cover_Notizie
Classe 1971,  è la prima donna a illustrare una storia di . In occasione dei 70 anni del Ranger, ecco così al suo debutto un’altra novità dedicata al personaggio creato da Gianluigi Bonelli.
Ma chi è Laura Zuccheri, l’illustratrice che firma accanto a , curatore della serie, l’atteso Tex – Doc! in uscita il prossimo 20 giugno 2019? Per anni, Zuccheri è stata una colonna portante dell’universo di Julia, maestra d’espressività ed eleganza grafica tra i chiaroscuri di Garden City. Ma la sua vera passione sono proprio le praterie e i deserti della Frontiera americana: una passione che ha spinto la Casa editrice di via Buonarroti ad affidarle quella che si presenta come la prima storia di Tex mai realizzata da un’illustratrice. Del resto, Laura ha ampiamente mostrato quanto le sia consono l’universo realistico ed energico che per tradizione è l’essenza dell’Avventura western, per esempio collaborando al Ken Parker Magazine e realizzando anche una copertina per un Color Tex. Non poteva dunque esserci matita migliore per dar vita a questa nuova avventura dei Pards.
texone laura zuccheri bonelli
[... ] 
E  vedendo prima  della lettura     su  https://www.fumettologica.it/  oltre che  sul sito   prima  citato   alcune     tavole    mi ha  fatto scattare  la   voglia   curiosità   oltre  di  comprarlo per  unirlo  alla  mia  libreria  fumettistica , di  saperne    di  più ed  approfondire    alcuni dettagli  " texani "   e   non  solo  . Ed ecco    che  mi sono detto   perchè non chiedere   direttamente al'autrice ,visto  che ha molti contatti   in comune  ,  via  facebook  ( qui  il suo  account  )    (  sotto    rappresentata  in  due  versioni )  
Immagine correlata

Laura Zuccheri e Tex












1)  come  ci si sente   ad  aver realizzato  il tuo sogno    impregnato  di un forte legame   familiare  come  dichiarato  a  https://www.afnews.info/wordpress/2019/06/26/ ?
sono molto soddisfatta.E' come aver scalato l'Everest affrontando momenti difficili e faticosi.Ma ora devo mantenere quello che ho raggiunto e forse e' la sfida più' difficile

 2) visto che  lavori   anche con cose editrici estere    secondo te  è possibile secondo   te  crescere da un punto di vista professionale in Italia oppure è necessario andare all'estero ?

Secondo me lavorare all'estero accresce a livello professionale e umano nonche' allarga la mente

3)  Come si può sensibilizzare l’opinione pubblica per coinvolgere maggiormente le donne nel campo fumettistico e non solo  ?

Il problema femminile e' sociale. Finché' si faranno distinzioni tra ciò' che e' per le donne e ciò' che e' solo per gli uomini le ragazze avranno sempre timore ad imporsi in ambienti in cui le persone non sono mentalmente predisposti al cambiamento In più' gioca il fattore educativo
4)    cosa  ha  portato    in tex    delle  tue esperienze  in Julia  ed  in Ken Parker  ? 
il linguaggio cinematografico le riprese e le sequenze cinematografiche
5)  da   quello che  ho letto sei un  artista poliedrica  e   non ti piace  fossilizzarti   su un solo genere  ,   quindi mi viene  spontaneo  chiederti  ,   quale    ( se  c'è )  un' altro  personaggio   Bonelli   ti piacerebbe  disegnare  ?

amo solo Tex non mi vedo su nessun altro personaggio Bonelli
6)  in   Tex  ti concentri  di più  su personaggi maschili o femminili  ?
Nessuna descrizione della foto disponibile.
entrambi
7) “Tex” è notoriamente un fumetto difficile da approcciare per qualunque disegnatore. Inoltre, una donna come disegnatrice di “Tex” è certamente cosa insolita, visto  che    tu sei la prima in assoluto  , hai superato  le   difficoltà
«Affrontando Tex, ho dovuto rimettere in discussione tutti gli elementi tecnici che credevo di aver acquisito una volta per sempre. È una questione di sfumature molto sottili, non sempre razionalizzabili. Una sfida davvero dura, anche per i professionisti più navigati. Al principio, era come impugnare la matita con dei pesi da cento chili attaccati alle dita, ma poi mi sono persuasa che la soluzione stava già tutta nello spirito del personaggio: fare quello che credi sia giusto e non pensarci più!.»
 avute nell'affrontarne il disegno ed il suo mondo   ? 
Tex e' difficile mette a dura prova chiunque.Questo perche' ti forza a seguire delle regole ma nello stesso tempo di mette alla prova su quanto sei capace ad essere personale. Io ho passione per il western essere donna o uomo per me non fa differenza.La societa' incasella le persone tra il femminile e il maschile nel fare le cose o ad avere dei gusti .Ma questo e' anche un problema educativo. Io sono un'anarchica e quello che mi appassiona non e' ne maschile ne femminile


8) Dopo il “Texone”, ti rivedremo alle prese con il nostro ranger , se  si come  desumo  visto il clamoroso successo avuto  , ti limiterai solo al disegno  oppure    farai   come  alcuni autori Bonelli  anche soggetti e sceneggiatura   delle sue storie   ?

Adesso sono sulla serie regolare E sto lavorando ad una storia per l'edizione cartonata a colori

9 ) se  dovvessi  scrivere    qualcosa  per  Tex   lo faresti   di più  :  Kenparkiano  \ Blueberry di Jean-Michel Charlier e Jean Giraud    cioè anti eroe o semplicemente  eroe come  lo  è  già  d'altronde 

amo I personaggi di Sergio Leone...credo che potrebbe essere Clint Eastwood o Charles Bronson

Concludo  con un ringraziamento  alla gentilissima Laura   che ha  trovato  il tempo   di rispondere  al volo  alle mie domande  trovando  un buco fra i  suoi molteplici  impegni lavorativi e creativi . e  per  finire  la   colonna  sonora  ( alcune  ricordo  d'infanzia  ,  film e  cartoni  western , altre  quelle linkate suggerimento   da questo interessante  articolo https://www.farwest.it/?p=16553

coincidenze meteorologiche sul 11 settembre . nata il 11\9 alle 09.11 e pesa 9,11 libre

mi scuso   per  la pessima  immagine  ma   per problemi visivi non  riesco bene  ,  ogni  qualvolta metto in rete le  foto  fatte con il cellulare 

Nessuna descrizione della foto disponibile.

13.9.19

i cartelli con scritto “Non si affitta ai meridionali” evidentemente, non sono ancora passati di moda anzi si sono trasferiti sul web Deborah Prencipe


da  una delle due protagoniste  della  vicenda  


Laura Ortolani
15 hUn messaggio a chi sostiene che sia una fake news: i dati sensibili non sono stati diffusi perché dalla parte del torto non ci vogliamo passare, ma la conversazione, il numero, il nome e il cognome della signora, tutte le email con la bozza di contratto ci sono e daremo tutto questo a chi di competenza e di certo non in pasto alla gogna mediatica. Perché noi non siamo come loro.

Ma  andiamo con Ordine
  da  https://www.nextquotidiano.it/



In questo post embeddato su Facebook è possibile ascoltare due messaggi audio della signora Patrizia di Malvaglio (un paese in provincia di Milano) in cui lei dice che non vuole affittare la casa di proprietà della figlia (ma preferisce venderla) perché chi gliel’ha chiesta in affitto è meridionale, ovvero è nata a Foggia. Nel secondo audio la signora Patrizia autorizza esplicitamente alla pubblicazione la persona che ha pubblicato il post su Facebook. Nel primo audio la signora dice: “Per me i meridionali sono meridionali anche nel 4000, non solo nel 2000, per me i meridionali, i neri i rom sono tutti uguali, guardi io sono proprio una razzista al cento per cento… se vuole comprarsi la casa se la compra, quello che conta è ciò che c’è scritto sulla carta d’identità e io da lombarda e di Salvini la penso così… è una cosa che son venuto a sapere io, che lei è meridionale. Io sono razzista e per me mi va benissimo e quello che pensa lei a me non me ne frega un cazzo”.Nel secondo audio   dice: “Scriva sotto il post ‘ la signora è una salviniana, il suo capitano è Salvini, da quando c’era ancora Bossi la signora era in prima linea: ecco le leghiste cosa fanno, scriva pure, lo dica pure e metta anche questo: che sono felicissima di essere una leghista. Lo scriva pure e lo pubblichi pure, perché tanto non ho vergogna”. Dal racconto dei fatti su Facebook si evince che è stato stipulato un contratto.
Infatti     








patrizia di malvaglio

Di solito quando si stipula un contratto d’affitto si dà una caparra. Se la parte che ha ricevuto la caparra è inadempiente, l’altra parte può recedere dal contratto esigendo il doppio della caparra oppure può chiedere il risarcimento del danno.
articolo 1385 codice civile
La ragazza che ha embeddato l’audio  (  trovate    i due  audio qui   sul facebook  di
Deborah Prencipe la  protagonista    principale  )   nel post dice di essere pronta ad andare a denunciare.
Da sardo  , anche  noi   a  vittime di  pregiudizi del profondo nord  (  ovviamene  senza  generalizzare  )   ne  sappiamo  qualcosa     mi    fa indignare    di come   si vanta pure sta capra ! (E chiedo scusa alle capre)... nn c'è da chiedersi su come rapportarsi, determinate persone vanno, ironia della sorte, isolate e fatte sentire Diverse... lasciate da sole dissociativi dalla mentalità Salvinista : Il popolo bue va combattuto con la cultura della socialità!

ed  proprio    sulle  note  di



  che  voglio concludere    il  post     che un inno    alla  nostra    Italia e  alle sue diversità      .

12.9.19

ritrovarsi dopo 100 anni il caso di Emanuele Basciu e di Maria Luisa Cossu di Carbonia: lui 101 anni, lei 104, i due si sono rivisti dopo circa un secolo alcuni giorni fa.

È arrivata sino al cantautore Ron l'eco della storia di Emanuele Basciu e di Maria Luisa Cossu di Carbonia: lui 101 anni, lei 104, i due si sono rivisti dopo circa un secolo alcuni giorni fa. Giocavano
insieme quando erano bambini nei pressi di un borgo di Carbonia che esisteva ancora prima che nascesse la città. A salutare con affetto la loro vicenda è stato proprio Ron, l'artista che vinse il festival di Sanremo assieme alla cantante Tosca proprio con la canzone intitolata "Vorrei incontrarti fra cent'anni". Un brano che egli stesso ha voluto ricordare. Ron ha voluto inviare un video messaggio carico di auguri ai due nonnini

Eroi per caso, primi giorni di lavoro e segni divini: a 18 anni dalla tragedia del World Trade Center, ovvero11.09.2001



N.b

Chi  di voi    dovesse  essere  stufo  di sentire ancora parlare , visto che sono passati un giorno dal 18 del 11 settembre,può ( visto che ne ho già parlato in queste pagine , vedere url film post , oltre che sui miei social ) anche saltare questo post .


  da  https://www.vanityfair.it/news/storie-news

Eroi per caso, primi giorni di lavoro e segni divini: a 18 anni dalla tragedia del World Trade Center, abbiamo scelto alcuni fatti per raccontare il giorno in cui la capitale del mondo era sotto attaccoUn drammatico momento degli attacchi terroristici della mattina dell’11 settembre 2001 a New York (foto: Lapresse)

Gli avvenimenti che hanno avuto luogo tra le ore 8.46 e le 10.03 dell’11 settembre 2001 appartengono ormai a una sorta di enorme mitologia condivisa, un immaginario collettivo che è al tempo stesso lo spartiacque storico del nostro tempo. Tutti conservano un ricordo di quella mattina – primo pomeriggio in Italia – un esercizio mnemonico molto simile a quello che la generazione precedente aveva sperimentato nel 1963, con l’assassinio di John Fitzgerald Kennedy a Dealey Plaza.
Sull’attacco terroristico più grave della storia contemporanea è stato detto e scritto tanto, probabilmente tutto ciò che era possibile dire e scrivere riguardo a un’azione così efferata. Abbiamo imparato a conoscere le storie di molte delle 2.974 persone che hanno perso la vita quel giorno, storie normalissime o straordinarie di esistenze spezzate, confluite in quel racconto corale che è servito ad un paese intero per elaborare il lutto. Abbiamo rivissuto quegli attimi nelle parole dei soccorritori e nelle telefonate di addio delle vittime, nelle foto iconiche e nei resoconti giornalistici. Eppure, abbiamo ancora bisogno di storie.
Da sempre gli esseri umani provano a dare un senso al mondo attraverso la costruzione di pattern narrativi, unendo puntini spesso casuali per creare significati rassicuranti e razionali. Così è stato anche per l’11 settembre: sono state le storie a dare un senso a quel male apparentemente inspiegabile, a fornire un contesto a quelli che altrimenti sarebbero stati solo assurdi aerei che si frantumavano contro grattacieli.
Di seguito vi proponiamo cinque di quelle storie, vicende piuttosto note negli Stati Uniti ma scarsamente penetrate nella cronaca e nella collettività italiana, perché anche a 18 anni di distanza il dolore ha bisogno del suo contesto.


                             La croce di Ground Zero

Il racconto per eccellenza, quello con cui gli uomini hanno da sempre cercato di addomesticare il mondo, è la religione. La fede è una parte essenziale dello spirito americano, tanto da aver spinto i padri fondatori a fare esplicito riferimento al mito della creazione nella Dichiarazione di Indipendenza (“all men are created equal”) e il Congresso degli Stati Uniti a votare l’approvazione del motto nazionale In God we trust, nel 1956.
L’attacco al cuore finanziario e commerciale dell’America, in ogni caso, rappresentò per molti un vero e proprio shock culturale, potenzialmente in grado di abbattere il più irriducibile degli animi. Fatto salvo per casi straordinari – comunque molto rari – nei giorni successivi all’attentato le macerie restituirono solo cadaveri e per questo le persone che collaborarono ai soccorsi delle prime raccontano di aver provato scoramento, un senso di impotenza e di sopraffazione mai sperimentati prima. Di aver abbandonato la preghiera, persino.
Il 13 settembre, due giorni dopo gli attacchi, dalle macerie emerse però quella che sembrava essere una croce cristiana. Si trattava in realtà di due travi rimaste perfettamente integre e incrociate secondo le proporzioni esatte del simbolo religioso. Ma nello scenario da incubo di Lower Manhattan, questo fu interpretato come un segno divino.La croce di Ground Zero (Wikimedia Commons)

“È una cosa che va oltre la religione” confidò tempo dopo a National Geographic l’allora sindaco di New York Rudolph Giuliani, “è parte della storia stessa degli avvenimenti successivi all’11 settembre. Diede la forza a molte persone di andare avanti”. Il reperto, ribattezzato Croce di Ground Zero, è rimasto per cinque anni sul luogo della tragedia, fungendo come luogo di preghiera per gli addetti alla ricostruzione e per tante persone comuni. Dal 2011 è parte del Museo Nazionale dell’11 settembre, memoriale di cui rappresenta una delle maggiori attrazioni.

  L’uomo che ha chiuso lo spazio aereo americano, al suo primo giorno di lavoro

Risultati immagini per Ben Sliney
 da  https://www.usna.edu/
  La mattina dell’11 settembre fu, tra le tante cose, un momento di estrema confusione per funzionari e addetti alla sicurezza americani.              Un attentato di tali dimensioni e conseguenze è difficilmente prevedibile anche solo in linea vagamente teorica, e per questo la maggior parte delle decisioni prese nei primissimi istanti fu frutto di iniziative personali basate su intuito ed esperienza.
In questo contesto si inserisce la storia di Ben Sliney, che aveva cerchiato sul calendario la data dell’11 settembre 2001 come quella del primo giorno di lavoro da dirigente operativo della Faa, l’aviazione federale americana. Immaginate la scena: dopo anni passati a controllare il traffico aereo, Sliney può finalmente godersi la meritata promozione e si aspetta un primo giorno come tanti altri primi giorni, fatto di strette di mano e imbarazzanti incontri alla macchinetta del caffè con gente di cui ha già dimenticato il nome. E invece, 46 minuti dopo l’inizio del suo turno, scoppia l’apocalisse.Sliney al tempo ha 56 anni, 25 dei quali passati a gestire il traffico aereo, ma non ha mai lontanamente dovuto prendere decisioni di questa portata. Nel cielo degli Stati Uniti d’America sta succedendo qualcosa di molto grosso, è chiaro, ma un errore di valutazione può costare migliaia di vite o miliardi di dollari, a seconda dei casi. Sliney prova a contattare i suoi diretti superiori, ma nel caos del momento non riesce a ottenere risposte. Alle ore 9.42, dopo che i primi due aerei dirottati avevano già colpito le Torri Gemelle, Sliney emana l’ordine che nessuno aveva mai preso prima: far atterrare tutti i 4.500 aerei in volo nell’aeroporto più vicino e chiudere lo spazio aereo americano.
La commissione d’inchiesta sui fatti dell’11 settembre definirà la decisione “importante e decisiva”, Sliney cinque anni più tardi interpreterà se stesso nel film United 93, il thriller biografico dedicato ai passeggeri del volo che avrebbe dovuto schiantarsi sul Campidoglio o la Casa Bianca e che mancò il bersaglio a causa di un atto di eroismo.


                                   Qualcuno voleva speculare sugli attentati

Nei giorni immediatamente successivi agli attentati dell’11 settembre, l’ufficio brevetti di New York ricevette numerose richieste provenienti da imprenditori più o meno improvvisati che volevano registrare il marchio “11 settembre 2001”.
La storia fu raccontata dal New York Times nel novembre dello stesso anno e descrive gli sforzi creativi di chi tentò di accaparrarsi i diritti sulla tragedia. La maggior parte delle richieste riguardava la possibilità di utilizzare la data su tazze e capi di abbigliamento – richieste negate, dal momento che le date non possono essere coperte da diritto d’autore – ma furono tantissime anche le domande contenenti il nome di Osama bin Laden (tra le quali spicca una maglietta con lo slogan “Osama, Yo Mama”).
Una menzione speciale va al signor Michael Heiden, newyorkese dell’Upper East Side che provò a registrare il termine World Trade Center per poterlo utilizzare in opere d’intrattenimento televisivo o cinematografico. La particolarità della domanda risiede nella data in cui fu redatta: 11 settembre 2001.


                 La foto più divisiva dell’11 settembre

Uno degli aspetti più notevoli degli attacchi dell’11 settembre 2001 risiede nella sua mediatizzazione. Mai prima di quel momento un avvenimento tanto tragico nella storia dell’uomo era stato così intensamente filmato, registrato e fotografato. Impresso nella memoria collettiva, insomma, esattamente per come si era svolto, nella sua interezza.
Tra le tante foto degne di nota scattate quel giorno, tuttavia, una è rimasta privata per ben 5 anni e la sua pubblicazione ha generato un ampio dibattito, ancora molto vivo e attuale.


#JeSuisFatigué@jesuisreveille

La meilleure représentation de notre société.  (Photo prise par Thomas Hoepker le 11/09)


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21:52 - 4 set 2019
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24 utenti ne stanno parlando


Il suo autore si chiama Thomas Hoepker, fotografo tedesco dell’agenzia Magnum che il giorno degli attentati si trovava nell’Upper East Side di Manhattan, a 10 chilometri dalla zona calda. Come molti colleghi, Hoepker non riuscì a raggiungere l’altra parte di Manhattan a causa del denso traffico che quel giorno intasò la città di New York e si vide così costretto a ripiegare verso il più vicino punto panoramico.
È qui, sulla sponda sud dell’East River, che Hoepker realizzò quella che ad oggi è la sua foto più famosa. Essa ritrae cinque soggetti, in atteggiamento apparentemente disteso, intenti a parlare del più e del meno, mentre sullo sfondo imperversa la minacciosa nuvola di fumo proveniente dal World Trade Center.
Nel 2006, dopo la pubblicazione dello scatto, Hoepker commentò la sua opera come una critica verso l’indifferenza umana, anche di fronte a minacce vicine e immediate come quelle di un attentato terroristico, al dolore, alla sofferenza. Molto probabilmente, però, la fotografia comunica più di quanto stesse effettivamente accadendo in quel momento: contattato da Slate nel settembre dello stesso anno, uno dei protagonisti dell’immagine raccontò la sua versione della storia, descrivendo quello immortalato come un momento di grande dolore e partecipazione, e criticò il fotografo per non essersi avvicinato a constatare lo stato d’animo degli interessati.

Conversazione

È da quel giorno che ognuno di noi, pur non rendendosi conto o non ammettendolo , ha Paura. Paura di viaggiare, paura di stare fuori, paura dell'altro e paura del diverso. Ed è cosi tristemente infelice. #11settembreVisualizza l'immagine su Twitter
                               


La bella storia di Rick Rescorla

Quella di Rick Rescorla è probabilmente la storia di eroismo più impressionante, tra le tante avvenute nella giornata dell’11 settembre 2001. La sua vita è narrata in un longform del New Yorker intitolato The Real Heroes are Dead e merita decisamente di essere conosciuta nella sua interezza, ma al momento vale la pena concentrarsi sul suo epilogo.
Rick Rescorla.jpg
Militare pluridecorato in Vietnam, di origini inglesi e dunque arruolatosi da volontario, Rescorla aveva consacrato la sua vita da civile alla banca d’affari Morgan Stanley, colosso della finanza per cui curava tutti gli aspetti relativi alla sicurezza. La mattina dell’11 settembre, Rescorla sedeva alla sua scrivania, quando il cielo iniziò a tingersi del fumo nero proveniente dalla torre sud appena colpita. L’autorità portuale di New York chiese immediatamente all’ex marine di mantenere la calma e di non evacuare i dipendenti della banca, richiesta alla quale Rescorla rispose con un secco: “Fanculo, porterò la mia gente fuori da qui”.
Quel giorno l’ex colonnello dei Marine Rick Rescorla condusse più di 2700 persone fuori dalla torre che sarebbe di lì a poco crollata, tenendo alto il morale dei suoi uomini con canti provenienti dalla Cornovaglia, il pezzo di Inghilterra che gli aveva dato i natali. Il suo corpo, invece, non sarà mai ritrovato: i testimoni riferiranno di averlo visto per l’ultima volta all’altezza del decimo piano, intento a salire le scale per portare in salvo altri superstiti.

     Leggi anche  


come interpretare i titoli strampalati ( quando va bene ) dei giornali su quello che ormai sta diventando un paese multi etnico ?=

Modena City Ramblers ~ Una perfecta excusa

Eddie Vedder - Society (Water on The Road)

un mio amico mi chiede : Sono bambini......cosa vuol dire italiani bianchi , puliti, ordinati ? Io Dipende se s'intende il titolo alla lettera o meno . Se s'intende alla lettera , come fai notare tu , nel senso Salvinista/ultra sovranista . Se invece si interpreta liberamente visto che il giornale in questione non è né leghista né sovranità ma solo "campanilistico " provinciale /regionale  esso  è  il solito linguaggio e titolo sensazionalistico con influenze nazionalistiche     nazional popolari che anche rimangono dal secondo dopo guerra e sono dure a morire . Ed ancora impestano il nostro modo di pensare e di vivere  questa  volta   epocale   ( ancora   in corso  )  degli ultimi 30  anni  

 c

LANUOVASARDEGNA.IT



smettiamola di     scuotere   la testa  o  di scambiare    gli altri  per  pazzi    quando     vi si  dice   che   ora  servono  nuove   parole  perchè in  questi trent'anni di storiail mondo è    cambiato  è   sta  ancora    cambiando  ( parafrasi di mia  dolce  rivoluzionaria degli Mcr   ) e  non chiudetevi    nelle  vostre    torri d'avorio  o  rifugiatevi nel populismo   e  nella   xenofobia  . 

11.9.19

11 settembre, la data che ha cambiato la storia, il film collettivo 11’09″01 – September 11 lo evidenzia

Semptember 11
https://antiwarsongs.noblogs.org/post/2013/09/11/verita-evidenti/
L'articolo che   riporto  oggi per ricordare  l'11 settembre   è  distante  dal mio  modo  di pensare  ma contiene  ( sono quelle   che ho evidenziato in ero   è sottolineato  )  delle cose  di fondo   giuste  e  non retoriche  ed  complottiste  ( pur i molti dubbi  e  la  versione farlocca  che  fa acqua da  tutte le parti su  tale eccidio )  su tale evento  .



da 

Se mai si dovesse continuare a studiare la storia dando importanza alle date, non c’è dubbio che l’11 settembre 2001 continuerà a segnare, e non solo agli occhi degli studiosi capaci di uno sguardo limpido e distaccato, l’inizio del conflitto in corso fra l’Islam – o quanto meno la sua ala fondamentalista – e l’Occidente, inteso come civiltà che ha ibridato religione cristiana e culto laico dei diritti civili e della tecnica.


11 settembre, il giorno che cambiato la storia

L’attacco alle Torri Gemelle e al Pentagono, simboli del potere economico e di quello militare del mondialismo di marca statunitense, ha segnato di fatto, sotto le insegna di Al Qaeda prima, e dell’Isis anni dopo, la reviviscenza del sogno musulmano del Califfato, con tutta la sua carica revanscista nei confronti delle Crociate, del Colonialismo, dello sfruttamento capitalistico. A dirla tutta, quella data ha segnato anche la ripresa della visione complottista della storia, se è vero che quell’attacco multiplo, a New York come a Washington, ha avuto i suoi dietrologi – soprattutto sui social, ma anche fra intellettuali e artisti in odore di eresia – i quali hanno agitato fantasmi fin troppo noti e abusato: la Cia, il Mossad, interessati a fabbricare pretesti per nuove crociate, stavolta laiche.

Un’apocalisse riletta da complotti e congetture

In attesa del giudizio che la storia, come sempre, partorirà molto lontano dagli accadimenti, in questo giorno che segna comunque una ricorrenza di lutto mondiale, di apocalisse sulle cui ceneri è ancora difficile provare a ricostruire, anche quest’anno ci si appresta ad archiviare il consueto rituale celebrativo, che ha visto contrapposti i negatori del conflitto di civiltà e coloro che nelle iniziative del terrorismo fondamentalista – ma anche nella gestione indiscriminata dei flussi migratori e della bomba demografica – vedono proprio un fenomeno molto simile ad una nuova guerra mondiale. Il cinema, allora, più e meglio forse di altri strumenti, ha raccontato per immagini questa spaccatura globalizzata: e su tutti, allora, vale la pena ricordare l’operazione corale presentata alla Mostra del Cinema di Venezia del 2002 intitolata semplicemente 11 settembre 2001. Una collettanea di sguardi che il mondo ha rivolto a quel giorni che ha cambiato la storia

Il film 11’09″01 – September 11

Il film, intitolato 11 settembre 2001 (11’09″01 – September 11 nella versione originale) è una coproduzione internazionale datata 20o2, composta da undici episodi diretti da 11 registi differenti (Samira Makhmalbaf, Claude Lelouuch, Yusuf Shanin, Danis Tanović, Idrissa Ouédraogo, Alejandro González Iñárritu, Ken Loach, Amos Gitai, Mira Nair, Sean Penn e Shōhei Imamura) e che assembla 11 episodi della durata di 11 minuti, 9 secondi e un fotogramma, che racchiudono uno sguardo sfaccettato sul dramma che accomunato il mondo.

Oltre  all'episodio (  di cui  avete  visto sopra il video ) Episodio #02: Francia Regia: Claude Lelouch  consiglio  

Episodio #03: "Egitto"[modifica | modifica wikitesto]

New York, 10 settembre 2001: il regista Yusuf Shahin sta concludendo le riprese di un film al World Trade Center, ma viene allontanato assieme alla sua troupe in maniera decisa da un poliziotto perché non ha l'autorizzazione per stare lì. Due giorni dopo, Shahin si presenta in una conferenza stampa, ma si dice sconvolto dagli attentati e chiede di poterla rimandare, scatenando la reazione piccata di una giornalista.
Mentre è sulla scogliera davanti a casa, gli appare il fantasma di un giovane soldato statunitense, morto nell'attentato alle forze multinazionali in Libano del 1983. Il soldato rivela a Shahin che lui è l'unico a poterlo vedere, perché è l'unico che riesce a sentire e comprendere ciò che succede intorno. I due affrontano un "viaggio" che li porta ad analizzare le radici dello scontro fra Stati Uniti e mondo arabo, partendo dalla casa del giovane arabo che fu il materiale esecutore dell'attentato. Dopo aver osservato la sua preparazione, Shahin discute con i genitori di lui, che si dicono fieri di ciò che ha fatto e passano a lamentare le costanti violenze subite dai palestinesi da parte di Israele.
Il soldato reagisce dicendo che, pur comprendendo gli attentati contro i soldati, non è comunque giusto sparare nel mucchio. Il regista controbatte mostrando la lista delle vittime degli interventi militari e delle guerre statunitensi dopo la Seconda guerra mondiale, non giustificando le violenze ma lamentando l'incapacità degli Stati Uniti di comprendere che la legittima difesa dei loro principi passa spesso per la distruzione di altri paesi. Il loro percorso termina al cimitero nazionale di Arlington, dove Shahin trova la fidanzata e il padre del giovane soldato, che si scopre essere il poliziotto che lo allontanò dalle Torri Gemelle e con il quale si riconcilia. Poco dopo, appare il fantasma dell'attentatore che con fare deciso rimprovera il regista di mostrarsi troppo buono con quel soldato. Shahin ribatte che entrambi sono vittime della stupidità umana, ma l'attentatore risponde ribadendo ancora una volta la sua posizione e mostrando di non voler comprendere, lasciando il regista resta di stucco di fronte alle sue parole intransigenti

Episodio #06: "Regno Unito" Regia: Ken Loach

Pablo, profugo cileno a Londra, scrive una lettera ai familiari delle vittime degli attentati dell'11 settembre 2001, ricordando loro il "suo" 11 settembre: quello del 1973, quando il generale Augusto Pinochet attuò un colpo di Stato (sostenuto dagli USA) contro Salvador Allende, presidente democraticamente eletto nel 1970. Pablo narra nella sua lettera del coinvolgimento statunitense nel finanziamento di gruppi di destra e di eversione, fino al golpe, e delle violenze e delle torture subite da lui e dai suoi connazionali. Costretto prima a cinque anni di prigione e poi all'esilio, dichiara di non poter più tornare in Cile perché la sua famiglia e i suoi figli ormai sono nati e cresciuti nel Regno Unito. Pablo conclude la sua lettera con l'auspicio che, così come lui si unirà nel ricordo delle vittime dell'11 settembre 2001, così loro si uniranno a lui nel ricordo delle vittime dell'11 settembre 1973.

Episodio #09: "India"[modifica | modifica wikitesto]

Una donna pakistana non ha più notizie del figlio Salman dal giorno degli attentati alle Torri GemelleCIA e FBI la interrogano ripetutamente, poiché ritengono che il giovane, di fede musulmana, possa essere collegato agli attentati. In particolare, fanno molte domande sul perché non si sia presentato al lavoro quel giorno e sul perché, nonostante avesse deciso di intraprendere la carriera medica e di abbandonare l'accademia di Polizia, detenesse ancora il tesserino di quest'ultima.
Mentre la donna non si rassegna alla scomparsa del figlio, i media iniziano a riferire la notizia di un suo coinvolgimento nell'attentato, cosa che non fa che acuire l'isolamento in cui la donna e la famiglia sono piombati. Solo dopo sei mesi, il resti del ragazzo vengono identificati fra quelli ritrovati fra le macerie e viene ristabilita la verità: si scopre che il giovane è morto mentre prestava soccorso sul luogo degli attentati. Durante l'elegia funebre, la madre denuncia il clima di sospetto che si è creato contro la sua famiglia e contro la comunità musulmana negli Stati Uniti.

Episodio #10: "Stati Uniti d'America"[modifica | modifica wikitesto]

Un anziano trascorre la sua vita da solo in un appartamento oscurato dalle Torri Gemelle. L'uomo, rimasto vedovo, sfoga la sua solitudine parlando con la sua defunta moglie come se fosse ancora in vita e coltivando il suo vaso di fiori, appassiti per la mancanza di luce. Il crollo delle Torri finalmente permette alla luce di inondare l'appartamento e rivitalizza all'improvviso i fiori. L'anziano, felice per l'accaduto, fa per mostrare il vaso alla moglie, ma la luce "svela" l'illusione in cui ha vissuto fino ad allora. Fra le lacrime, rimpiange che la moglie non sia lì a vedere finalmente il vaso rifiorire.



oppure se volete vedere in tale giorno della commemorazione, diversi  punti di vista  oltre   quello ufficiale  : scontro di civiltà , lotta  al terrore  ,  ed  l'ultima sovranisti contro globalisti   (I  II  )  ed  andare  oltre  alla  guerra  e  alla paura



  ecco i migliori film per non dimenticare e guardare alla tragedia dell’11 settembre con occhi diversi.
 Infatti  sono trascorsi 18 anni dagli attentati perpetrati l’11 settembre 2001, che hanno radicalmente cambiato il corso della storia moderna. La caduta delle Torri Gemelle ha segnato il diffondersi di un clima di terrore in tutto il mondo, con cittadini terrorizzati dall’idea che chiunque potesse essere potenzialmente un terrorista. Il mondo non dimentica, non potrebbe farlo, e intanto prova a comprendere ed esorcizzare attraverso la letteratura e il cinema quanto avvenuto. Svariati i film portati in sala, che hanno affrontato il tema in maniera diversa, a seconda del taglio registico. Ecco i  film compreso quello citato prima  altri film  da poter recuperare :

11 settembre 2001 (11'09"01 - September 11)
Fahrenheit 9/11
World Trade Center
United 93
Molto forte, incredibilmente vicino

11 settembre 2001 (11'09"01 - September 11)

Un progetto particolarmente interessante, giunto in sala l’11 settembre 2002. Un anno dopo l’attentato sono stati proiettati 135 minuti di un film particolarmente drammatico, frutto del lavoro dei seguenti registi: Youssef Chahine, Amos Gitaï, Alejandro González Iñárritu, Shohei Imamura, Claude Lelouch, Ken Loach, Samira Makhmalbaf, Mira Nair, Idrissa Ouedraogo, Sean Penn e Danis Tanovic. Svariati punti di vista, un gran numero di attori, per undici episodi differenti, ognuno della durata di 11 minuti, 9 secondi e 1 fotogramma, ovvero 11’09’’01.


Fahrenheit 9/11, 2004


Michael Moore porta in sala nel 2004 il suo Fahrenheit 9/11, documentario di 110 minuti che tenta di spiegare al pubblico perché mai gli Stati Uniti siano finiti nel mirino del terrorismo. Analisi di documenti e interviste, andando a evidenziare il legame tra la famiglia dell’allora presidente George W. Bush e Osama Bin Laden. Un diretto attacco ai piani alti, al potere USA, sottolineando come la tragedia sia stata strumentalizzata a livello internazionale.

World Trade Center, 2006

Oliver Stone seleziona un ricco cast per la sua pellicola drammatica dedicata al racconto della tragedia delle Torri Gemelle. Sfrutta il punto di vista dei soccorritori, eroi che hanno dato la propria vita per tentare di arginare l’immane tragedia. Il cast comprende nomi come Nicolas Cage, Maggie Gyllenhaal, Michael Shannon e Jon Bernthal. Due agenti della Port Authority di New York sono rimasti sepolti sotto le macerie ma, contro ogni probabilità, sono ancora in vita. Le macerie delle Torri Gemelle li sovrastano e ha inizio una corsa contro il tempo per salvarli.
United 93, 2006
Mentre il mondo osservava con terrore le Torri Gemelle crollare al suolo in una gigantesca nuvola di fumo, in volo i passeggeri dello United Airlines 93 lottavano contro i dirottatori. Un atto di puro eroismo, raccontato dal regista inglese Paul Greengrass. In scena le storia dei passeggeri, dell’equipaggio e dei controllori di volo, raccontando nel dettaglio quel tremendo giorno, rendendo omaggio a tutti i presenti su quel Boeing 757 diretto a San Francisco, il quarto aereo dirottato.

Molto forte, incredibilmente vicino, 2012

Pellicola diretta da Stephen Daldry, con Tom Hanks, Sandra Bullock, John Goodman, Jeffrey Wright e Viola Davis, tra gli altri, tratta dall’omonimo romanzo di Jonathan Safran Foer. Al centro della scena vi è l’undicenne Oskar Schell, che ha perso suo padre nell’attentato dell’11 settembre 2001. Ciò che gli resta di lui sono i suoi ultimi messaggi, ma un giorno entra in possesso di una chiave misteriosa. Apparteneva proprio al genitore defunto, il che dà il via a un viaggio per le strade di New York, alla ricerca di quello che potrebbe essere l’ultimo lascito di suo padre. Lungo la via incontrerà un gran numero di persone, tutte sopravvissute in qualche modo all’attentato, fisicamente, moralmente e psicologicamente.


LE ANIME BELLE ESISTONO E RESISTONO ... Lei si chiama Chiara Trevisan, ha 46 anni e di mestiere legge libri agli sconosciuti.

  da   Mauro Domenico Bufi    21 dicembre alle ore 11:05   il suo carretto carico di libri, frasi, parole, storie. In testa un buffo cappell...