4.4.20

coerenza o incoerenza ? viaggio dalla pancia alla razionalità

Prima di  raccontare   le  mie  figuracce  dovute  ,che  nell'effetto della  quarantena ( o  gravi  notizie ma non è  questo il  caso in questione  )   s'accentuano  ,  e  del   mio modo  di pensare  : ‹‹ Vi sono momenti, nella Vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre.››  rispondo   oltre  che   a me  stesso      che    non  è   questione  di 

coerenza/co·e·rèn·za/sostantivo femminile1.
Intima connessione e interdipendenza di parti; part., in botanica e fisica, coesione.
2.
Costanza logica o affettiva nel pensiero e nelle azioni.
o  di
 incoerenza
/in·co·e·rèn·za/sostantivo femminile1.
Mancanza di coesione tra le particelle che compongono un corpo o una sostanza.
2.
FIG.
Mancanza di coerenza sul terreno logico o morale; affermazione o comportamento incoerente.
ma   del fatto che  io   che cerco  di fare   a tratti  ci si riesce  a  tratti no , una  vita  da mediano    o per    dirla  sempre  in musica      cerco un   centro  di  gravità permanente  , ecco  il perchè    nel   titolo   ho usato  lì'espressione  viaggio ,  

non per fare l'egoista o il campanilista o passare per un che non ha pietà . ma perchè..... scelgono sempre a noi sardi ed non ad altre zone d'italia per queste cose ?

I feretri delle vittime del nord Italia potrebbero arrivare nei forni crematori sardi di Cagliari, Sassari e Olbia del gruppo Altair.



GALLURAOGGI.IT


Forni crematori del nord al collasso, pronti a trasferire i feretri a Sassari e Olbia
I feretri delle vittime del nord Italia potrebbero arrivare nei forni crematori sardi di Cagliari, Sassari e Olbia del gruppo Altair.
Commenti

ma  poi in un barlume  di  lucidità  e  ragionandone insieme  ai miei  vecchi mi  sono  accorto    che    come  mi ha  commentato   sul  gruppo fb la voce  dei   sardi l'utente  Sandro Pazzona   << A volte si parla di pancia ...l'importante è capirlo e rientrare di testa >>  Infatti    ho  pubblicato tale rettifica
avevo scritto il precedente post [ https://bit.ly/2yzQsXH ] di pancia ed accecato dall'ira dall'irrazionalità visto che la sardegna viene trattata male dallo stato italiano vedi : poligoni nato , super carceri per coloro che sono al 41bis , passaggio dall'analogico al digitale , ecc . Per poi scoprire che ( vedere foto sotto , ripreda dal commento di @Gerolamo Bandu al quel post su un gruppo ) . Quindi ben vengano se serve. Infatti come già dissi bisogna aver paura dei vivi non dei morti




 al Post imbarazzante  a  limite  dl  cinismo   come certi commenti  che   ho suscitato con il mio contagioso  post  di pancia.


2.4.20

E le prostitute senza più clienti si mettono in coda alla Caritas

ed io  che   ci avevo fatto giorni fa  una  battuta   .c'è poco da  ridere   invece q. questa epidemia  non guarda  in faccia nessuno  anche gente  durante  le  crisi   riusciva  a   vivere    ed  a tiratre avanti anche  se  ai margini 

 da   repubblica 

E le prostitute senza più clienti si mettono in coda alla Caritas

 Affamate, impaurite e a corto di soldi per pagare l’affitto. “Centinaia di richieste d’aiuto, non hanno da mangiare”

«Abbiamo fame e nessuno ci aiuta. Prima per strada lavoravamo, adesso ci finiamo a dormire negli scatoloni. Senza clienti non possiamo più pagare l’affitto di una stanza. Di coronavirus si può morire anche senza prendere la polmonite». Poco dopo mezzogiorno quattro ragazze sono in coda davanti alle cucine economiche popolari di Padova. Tre straniere e un’italiana: poco più che ventenni, non sembrano studentesse. «Fino a un mese fa — dice Gloria, partita tre anni fa dalla Nigeria — a quest’ora ero appena andata a letto. Ora, già all’alba, mi svegliano i crampi della fame. La vergogna questa volta può fare una strage».
La catastrofe del coronavirus in Italia travolge anche 120 mila prostitute. Il divieto di uscire di casa, le norme sul distanziamento sociale e la chiusura dei locali, azzerano un business da 4 miliardi all’anno. Le vittime sono donne e transessuali: il 55% è extracomunitario, spesso clandestino, quasi sempre schiavo di tratte e sfruttatori. Per queste invisibili, più esposte al contagio e prive di assistenza medica, non ci sono aiuti.

Le ragazze in fila

L’epidemia fa esplodere nuove povertà ed emarginazioni diverse. «A pranzare qui — dice suor Albina — vengono in 170 al giorno. Quasi tutti anziani, disoccupati, migranti e senza fissa dimora. Per la prima volta vedo impennare il numero delle ragazze che cercano cibo. Non chiediamo chi sono, ma la professione perduta è chiara». Sei prostitute su dieci, fino ai primi di marzo, vendevano sesso per strada. La maggioranza pagava una quota a chi le sfruttava e spediva il resto alla famiglia in patria. Poche quelle che hanno dei risparmi. «Difficile stimare quante sono ridotte alla fame — dice don Luca Facco, direttore della Caritas padovana — ma chi adesso ci chiede aiuto, ne ha davvero bisogno. Questo virus sconvolge anche il profilo delle emergenze: i prossimi mesi, per chi precipita nella povertà, si annunciano durissimi».

La fame e la paura

Ancora di più per chi è piegato dal peso dello stigma sociale. «Queste donne — dice Pia Covre, che con Carla Corso ha fondato il Comitato per i diritti civili delle prostitute — ora hanno fame. Più ancora, hanno paura. La maggioranza non osa nemmeno chiedere aiuto. Se non esercitano ogni giorno il mestiere, non sanno di cosa vivere e sono ancora più esposte alle violenze. Da giorni ricevo centinaia di messaggi: ragazze che domandano dove possono trovare cibo. Qualcuna, che ha da parte dei soldi, aiuta le amiche che hanno bambini». L’idea è istituire un fondo di sostentamento per chi non può più vendere sesso. «Ex clienti generosi — dice Carla Corso — potrebbero ricordarsi di noi e fare delle donazioni».

Ai margini della strada

Ad affondare, anche altri precari che dipendono dalla strada e dal benessere degli altri: giostrai, circensi, ambulanti, artisti itineranti e stagionali al lavoro nei campi. Tra Lombardia e Veneto, epicentro del contagio, migliaia di famiglie in queste ore vivono la tragedia di non avere niente da mettere sulla tavola. «È un’onda che cresce — dice Luciano Gualzetti, direttore della Caritas Ambrosiana di Milano — con centinaia di nuclei sul lastrico. Molti hanno anche gli animali da nutrire e si affidano alla generosità dei contadini. Non possono mettere in scena i loro spettacoli, le giostre sono ferme. Centinaia di mamme non sanno come sfamare i figli. Il primo mese hanno tenuto duro, adesso non ce la fanno più. Telefonano per le borse della spesa solidale o per ritirare un pasto nelle mense: tra le necessità, anche i prodotti per l’igiene. Nessuno chiede soldi: sono ridotti a farsi bastare un pezzo di pane». I numeri sono questi: più 50% di accessi agli 8 market solidali di Milano. Quasi spariti poveri ed emarginati storici, bloccati in alloggi e comunità. Esplode il sommerso della fame improvvisamente generata da Covid-18, ancora senza data di scadenza. Anche su Caritas, parrocchie e volontariato della solidarietà incombe lo spettro delle difficoltà economiche. «Il 95% di chi sta chiedendo aiuto — dice don Davide Schiavon, direttore della Caritas di Treviso — è in emergenza alimentare. Per anni abbiamo pagato affitti e bollette, adesso compriamo farina. Qui ci sono 70 famiglie di giostrai, oltre 400 persone, che mangiano a turno ogni due giorni. Da ieri mi hanno chiamato 8 prostitute rimaste senza cibo: mai successo, nemmeno durante le guerre e dopo la crisi finanziaria del 2008: dobbiamo pensare subito al microcredito, nessuno deve essere lasciato morire di fame».

L’ostacolo della vergogna

A preoccupare, tra Bergamo, Brescia e Vicenza, le periferie urbane e i territori abbandonati anche dalla solidarietà organizzata. «Qui — dice Filippo Monari, direttore della Caritas bresciana — ammettere il bisogno fa vergognare. La sfida sarà intercettare la fame prima che uccida, come un osceno virus tollerato dall’umanità». A Brescia, la sera, le prostitute si mettono in fila a un metro e mezzo di distanza. Prima erano al lavoro lungo le strade dirette al lago di Garda. Oggi anche loro sono sole, in coda per una tazza di minestra.

A VOLTE NON C'è BISOGNO DI PULIRE IL PROPRIO SPAZIO SOCIAL SI PULISCE DA SOLO


non serve eliminare i narcisi ,i nerd , i morti che camminano , morti viventi , e coloro che ti chiedono il contatto per farsi i .... i tuoi e non ti dicono niente di loro , ecc si cancellano da soli appena , come è successo a me su facebook , con ****** diu cui ho accettatoi il contatto ma non c'era nessun post suo o condiviso o video ed ecco che dopo che gli ho chiesto in privato :<< Benvenuta. Spero di leggere anche qualche tuo pensiero o condivisione. Non solo tue foto>> essa mi ha rimosso dai contatti
Infatti  ha  ragione   , quest'articolo  ( da  cui ho tratto la  foto sopra )  di https://www.culturedigitali.org    ed questa  immagine

L'immagine può contenere: 1 persona, il seguente testo "2017: Quando ritrovi una foto di tua nonna 2097: 2097: Quando ritrovi una foto di tua nonna"

 presa  da questo canale    di telegram 
 👅 @ErosAndFunny 🐽
@SexAndRelax 👄
Selected by @DiamondsWorld 💎

combattere il bullismo con la pet terapy ? l'esperimento della cooperativa killa della dott . Simona Cao

Avendo letto questa storia sull'ultimo  n   del  settimanale    giallo   di cui riporto sotto sotto l'articolo


ho deciso d'approfondire  l'argomento  intervistando   la protagonista la  dott. Simona Cao visto che  su    tale argomento  c'è  scarso informazione  e preconcetto   \   derisione  o   vine   sottovalutato e  considerato come  riempitivo per  giornali  da parrucchiere  
Ma  prima  mi sembra  doveroso   fare  un introduzione  all'associazione  Cooperativa Killia ed  al loro  progetto   
Essa è  una cooperativa sociale che nasce nel 2013, e significa culla in sardo antico, come concetto di luogo in ogni persona o animale viene accolto e “cullato”. 

 <<  Siamo una Equipe di professionisti che opera nel Sud della Sardegna che, oltre alle specifiche competenze lavorative, hanno approfondito, attraverso studi e percorsi formativi, il mondo della relazione uomo-animale. La nostra Equipe è in linea con la Normativa Nazionale e nello specifico con le Linee Guida sugli Interventi Assistiti con l’Animale, Accordo 60/CSR del 25 Marzo 2015, recepite dalla Regione Sardegna con Delibera n 15/12 del 21 Marzo 2017, sono presenti quindi tutte le figure professionali con diverse competenze in diversi ambiti, e tutte hanno seguito e raggiunto una formazione in IAA e sono coinvolti nei progetti esclusivamente i nostri cani, un nostro cavallo ed alcuni cavalli adeguatamente preparati e con una propria pro-socialità verso le persone. Nello specifico sono presenti come richiede la normativa: la Responsabile di progetto in EAA, i Referenti d’intervento in EAA, i coadiutori del cane e la responsabile veterinaria esperta in IAA. >>

La Pet Therapy, attualmente definita dal Ministero come Interventi Assistiti con gli Animali, è un approccio di intervento in cui l'animale assume il ruolo di “co-terapeuta“ e facilitatore sociale. Integra, rafforza e coadiuva le tradizionali tecniche educative e riabilitative al fine di garantire il benessere dei fruitori. Infatti sempre nel file allegato alla mia   intervista   a 
 << I nostri progetti di Pet Therapy si rivolgono a persone di tutte le età; bambini, adulti, anziani, disabili e persone con disagio psico-sociale; ogni singolo nostro intervento si adatta alle esigenze di ciascun utente, per ottenere i migliori risultati beneficiali.
dal sito 
Legalità, regole e condivisione: col cane si può: questo è il titolo del progetto che ha visto coinvolti gli alunni dell'Istituto Eleonora D'Arborea di Cagliari dal mese di Gennaio a Giugno 2019. Il progetto “LEGALITÀ, REGOLE E CONDIVISIONE: COL CANE SI PUÒ”, finanziato grazie al bando "Concessione di contributi di promozione della cultura della legalità tra i giovani della Regione Sardegna- Slegali studenti a scuola di legalità," nell'ambito delle Politiche Giovanili dell'Assessorato alla Pubblica Istruzione, ha visto dal mese di Gennaio a Giugno 2019 coinvolte 3 classi del Liceo Eleonora d’Arborea di Cagliari, in un percorso volto all’acquisizione di conoscenze e competenze relazionali e civiche. Al progetto hanno partecipato varie figure pofessionali dell'area socio educativa, con la partecipazione speciale di alcuni cani co-terapeuti.L'obiettivo principale di tutto il percorso è stato di incrementare l'intelligenza emotiva e le competenze comunicative e relazionali dei ragazzi, in modo che capiscano l’importanza di una buona inclusione sociale di tutti, soprattutto dei più deboli e fragili, in prevenzione del bullismo e di comportamenti legati all’illegalità. Il progetto si è concluso con un evento, il 5 Giugno, presso il Liceo, dedicato ai ragazzi ma anche ai professionisti del settore educativo, alle associazioni, ed a tutti gli amanti degli animali. Un incontro dedicato alla sensibilizzazione dell'accettazione alla diversità di ciascun essere vivente, attraverso la presentazione del progetto da parte delle classi coinvolte e dell'opuscolo "Un adozione responsabile". La Coop sociale Killia, ha guidato il progetto, in qualità di Ente capofila, attraverso una prima conoscenza dei ragazzi con la Dott.ssa Diana Spinelli e la Dott.ssa Simona Cao, rispettivamente psicologa e Responsabile di progetto in IAA, e veterinario esperto in comportamento animale ed in IAA, che hanno aiutato i ragazzi a riflettere sull’importanza della comunicazione empatica, l’ascolto attivo, il riconoscimento ed il rispetto dei bisogni e delle caratteristiche dell’altro da sé.L'argomento cardine del disagio giovanile, si è articolato con una riflessione sul rapporto tra i cosiddetti “comportamenti a rischio” e la frequente mancanza di scambi educativi e relazionali significativi, che è stato affrontato dalla Dottoressa Annalisa Catte, pedagogista, educatore professionale, abilitata all'insegnamento, affiancata dalla Dott.ssa Serena Delogu, pedagogista, rispettivamente Presidente e Vicepresidente della Cooperativa Sociale “Clare” che gestisce la Comunità per Minori Adolescenti “Il Senso della Vita”.Le classi hanno poi svolto 20 ore ciascuna di laboratori pratici incentrati su un percorso di Educazione assistita con il cane guidato dalla Coop Killia, che rappresenta un’occasione per sperimentarsi e mettere alla prova gli spunti di riflessione emersi negli incontri con gli esperti all’interno di un contesto relazionale caratterizzato dalla massima diversità, quale quello con individui di specie diversa (relazione uomo-cane), di cui occorrerà imparare a riconoscere le specificità, imparando ad instaurare una relazione che prescinda dalle differenze. In particolare, il coinvolgimento dei cani coterapeuti nelle attività laboratoriali ha facilitato la scoperta delle diverse tipologie di cane, delle caratteristiche peculiari e delle attitudini di ciascuno.I cani coinvolti nel progetto sono stati di razze diverse e con ognuno una sua soggettività e individualità, Yuma meticcia di taglia grande, dal carattere vivace e gioioso, Giulia, Stafforshire Bull Terrier, dal carattere sereno e sociale, e Sten, Jack Russel dinamico e reattivo.La scelta di far partecipare questi 3 cani è data dalle loro caratteristiche psicoemotive e sociali.Conosciamo meglio Yuma, una giovane meticcia incrocio Labrador e Molosso, adottata dal canile di Cagliari, attraverso le parole della sua proprietaria e coadiutrice in IAA: `Recuperata da una scatola quando eri molto, troppo piccola; ci siamo incontrate ed è stato amore a prima vista! Siamo solo all'inizio del nostro cammino e lo faremo affianco spalleggiandoci nelle difficoltà e gioendo dei traguardi raggiunti. Sei buffa, divertente e dinamica e sei bella cosi come sei. Impareremo a camminare più piano, a ragionare con calma e agire riflettendo e lo faremo assieme``.I ragazzi hanno avuto modo di osservare e sperimentare attraverso la relazione con il cane come riconoscendo, rispettando e valorizzando i talenti di tutti si possano raggiungere i migliori traguardi.Al fine di comprendere e sperimentare concretamente realtà educative e di accoglienza alla diversità, tutti i ragazzi hanno partecipato ad un laboratorio in esterna, presso l'Exmè di Pirri, centro di aggregazione sociale. La partecipazione della Coop Sociale Exmè ha permesso ai ragazzi di conoscere una realtà diversa, fatta di professionisti che ogni giorno prestano le loro competenze per aiutare il prossimo in un percorso di rinascita e riabilitazione rivolto a tutti.Attraverso l’aiuto di un esperto in web marketing della Coop Killia, nella fase conclusiva del percorso laboratoriale, i ragazzi hanno progettato e realizzato un opuscolo online sull’adozione “responsabile” dei cani. Il materiale prodotto, oltre ad essere un utile strumento di divulgazione e sensibilizzazione su una corretta relazione uomo-cane, ha permesso di affrontare ancor di più gli aspetti rilevanti di conoscenza della diversità e di unicità della stessa, attraverso la valorizzazione di ciascun individuo. L'opuscolo è usufruibile da tutti, pubblici e privati sul sito killia.eu >>


  ed  ora  l'intervista  vera     e  propria 



  il tuo " esperimento " con yuma citato da giallo può definirsi Pet therapy ?

        Assolutamente si. Non parlerei di esperimento, Yuma sin dai primi mesi di vita ha manifestato un elevata prosocialità e tutte le caratteristiche e motivazioni per diventare un cane coterapeuta e svolgere quindi progetti di IAA (interventi assistiti con gli animali), ovviamente ha svolto un training specifico per ampliare le sue competenze e la sua conoscenza del mondo, ed è sempre seguita da me come veterinario esperto in IAA.Il progetto a cui ha partecipato Yuma, “Legalità, regole e condivisione: col cane si può”: questo è il titolo del progetto che ha visto coinvolti gli alunni dell'Istituto Eleonora D'Arborea di Cagliari dal mese di Gennaio a Giugno 2019, è assolutamente un progetto di pet therapy, per l’esattezza una EAA, ossia un progetto di educazione assistita con il cane ossia Intervento di tipo educativo che ha il fine di promuovere, attivare e sostenere le risorse e le potenzialità di crescita e progettualità individuale, di relazione ed inserimento sociale delle persone in difficoltà.Il progetto è stato strutturato in ogni sua parte, dalla fase di pianificazione iniziale con gli insegnanti della scuola, alla fase attuativa alla conclusione, l’intero percorso è stato monitorato con dei report giornalieri e con una valutazione di efficacia per valutare il cambiamento nei ragazzi dovuto alla relazione del cane e ai benefici che può dare.Inoltre come previsto dalle line guida nazionale per gli IAA, erano previste tutte le figure professionali richieste.



come è stato accolto m dai genitori dei ragazzi tali esperimento ? 


Non abbiamo avuto un filo diretto con i genitori dei ragazzi. Ovviamente tutti i genitori hanno acconsentito alla partecipazione dei propri figli al progetto, dando il consenso per la privacy e spesso anche per foto e video. All’interno di questo progetto c’era uno spazio facebook dedicato, dove ogni giorno postavamo foto e frasi o poesie scritte dai ragazzi sulle emozioni che stavano vivendo e su quello che stavano imparando attraverso la relazione con il cane e le attività proposte, in queste occasioni spesso i genitori commentavano che i ragazzi erano entusiasti o che dopo la fine del progetto sentivano la mancanza dei cani conosciuti durante il percorso.Gli insegnati e il preside dell’Istituto scolastico sono stati molto entusiasti sin dall’inizio e anche loro si sono messi direttamente in gioco svolgendo i laboratori esperienziali con gli operatori presenti, i ragazzi e i cani. Alla fine del progetto c’è stato un evento finale dove è stata invitata tutta la cittadinanza e dove i ragazzi hanno presentato l’opuscolo sull’adozione responsabile creato da loro durante il percorso, è stato un momento emozionante dove ci siamo salutati e insieme abbiamo chiuso un percorso importante di responsabilizzazione e di crescita personale.









 lo avete anche applicato in altri casi oltre la lotta a bullismo ? secondo il vostro tentativo può andare bene per i ragazzi aiutistici o con handicap ? 

Yuma come anche gli altri nostri cani coterapeuti , sono cani che per le loro caratteristiche riescono ad    essere inseriti in progetti diversi e con differenti tipologie di utenze.A esempio Yuma prima dell’emergenza Covid-19, stava svolgendo dei percorsi di educazione assistita individuale rivolti ad un bambino di una comunità per minori e ad un bambino con una diagnosi dello spettro autistico di tipo 3 (massima gravità), allo stesso tempo è inserita in un progetto in un centro residenziale per malati di Alzheimer.Questo non significa che Yuma è il cane ideale per ogni bambino con autismo, ma che in questo caso specifico e con questo bambino lei era il cane più idoneo per raggiungere gli obiettivi stabiliti. La scelta del cane da inserire in un determinato progetto viene svolta in equipe, dove sia il Responsabile di progetto (psicologo) e il veterinario esperto in Iaa, valutano attentamente sia la parte animale che quella umana per creare un abbinamento perfetto.È fondamentale scegliere il cane idoneo in base all’utente, alle sue potenzialità, ai suoi limiti e al suo modo di interagire con il mondo.Ovviamente per ogni tipologia di utenza le attività e gli obiettivi sono specifici e cuciti ad hoc sulle esigenze del singolo.Come cooperativa lavoriamo tantissimo con la disabilità in ogni sua forma, fisica e mentale.I benefici dati dalla relazione con l’animale sono molteplici, l’animale ha il ruolo di mediatore e facilitare sociale, come un ponte che permette di creare un rapporto sincero e genuino con gli operatori e aprire delle finestre di apprendimento e di crescita uniche.

  per    approfondire  l'argomento



1.4.20

nazifemministe un termine idiota usato a sproposito

  ecco  perchè   , come si può leggere   dal titolo nazifemministe  .
 no aggiungo altro  a quanto riportato neglu  url  \  sitri per  approfondire      che trovate  prima dell'articolo     e  all'articolo  sotto  in quanto due  parole sono poche  ed  una  è  troppo  .



 da https://lapiega.noblogs.org/  del 2019/12/02/

                                          di Paul B. Preciado

Da quando le donne parlano per sé stesse i rappresentanti del vecchio regime sessuale sono talmente nervosi che ora sono loro a rimanere senza parole. È forse per questo che i signori del patriarcato coloniale sono andati a pescare nel loro libro di storia necropolitica alla ricerca di insulti da lanciarci addosso e, caso curioso, hanno scelto quello che hanno sempre a portata di mano: nazista!Dicono di noi che siamo delle nazifemministe. Dicono che non possono più salire in ascensore con una ragazza – che peccato – perché questa potrebbe essere una ‘nazifemminista’ che li accuserà di stupro. Dicono che non possono più esercitare liberamente l’arte della conquista virile alla francese. Dicono che le donne hanno preso il potere nelle università, che vincono premi letterari e che sono loro che, ebbre di gender studies, dettano legge nel cinema e nei media. Capovolgendo egemonia e subalternità, i padri del tecnopatriarcato attribuiscono un potere assoluto alle minoranze sessuali, alle donne, alle persone trans, omosessuali, ai froci, alle lesbiche e ai corpi di genere non binario; straordinariamente trasferiscono su quest’ultimi soggetti quelle violenze totalitarie che sono state e sono tuttora le loro. Come è possibile applicare l’aggettivo ‘nazista’ proprio ai corpi che il nazismo considerava subumani e dispensabili?Nulla giustifica l’utilizzo dell’aggettivo ‘nazifemministe’ per qualificare le richieste di riconoscimento delle donne, delle persone trans, di quelle omosessuali o di sesso non binario come soggetti politici autonomi. Non penso che valga la pena perdersi in una discussione teorica. L’argomento migliore e più efficace è attenersi ai fatti.Quando avremo violato e smembrato un numero di uomini pari alle donne, alle persone omosessuali o trans che avete violato e smembrato voi, semplicemente per il fatto di essere uomini, o perché il loro corpo o le loro pratiche non corrispondevano a ciò che noi intendiamo come corretta mascolinità eterosessuale sottomessa, allora potrete chiamarci nazifemministe. Quando avremo deciso in un Parlamento composto solo di donne, in un consiglio d’amministrazione composto solo di donne, che un uomo per il semplice fatto di essere uomo deve essere meno pagato di una donna in qualsiasi impiego e circostanza, allora potrete chiamarci nazifemministe. Quando vi sarà proibito di eiaculare fuori da una vagina, pena l’accusa di aborto e tutte le vostre pratiche sessuali al di fuori del letto eterosessuale saranno considerate grottesche o patologiche, allora potrete chiamarci nazifemministe. Quando le vostre gambe tremeranno nell’attraversare una strada buia e cercherete intimoriti le chiavi del portone nelle tasche per rientrare il più veloce possibile, quando una figura femminile in fondo al viale vi farà voltare e correre, quando le strade di ogni città saranno nostre, allora voi potrete chiamarci nazifemministe. Quando le scuole non insegneranno che libri di Gertrude Stein e Virginia Woolf e quando James Joyce e Gustave Flaubert saranno diventati degli scrittori “mascolinisti” e quando i musei d’arte dedicheranno una settimana all’anno all’esplorazione delle opere sconosciute degli ‘artisti maschili’ e quando le storiche pubblicheranno ogni dieci anni un magazine per parlare del ruolo degli ‘uomini invisibili nella storia’, allora, a quel punto, potrete chiamarci nazifemministe.Quando le psicologhe, le psicanaliste e le psichiatre, esperte in sessualità umana, saranno esclusivamente delle lesbiche radicali che si riuniranno in assemblee chiuse per stabilire la differenza tra mascolinità normale e patologica, quando invece di commentare Freud e Lacan interpreteremo la vostra sessualità mascolina eterossessuale, le vostre aspettative e i vostri piaceri secondo le teorie di Valerie Solanas e Monique Wittig, allora potrete chiamarci nazifemministe. Quando le vostre madri, zie, cugine, sorelle, amiche e mogli avranno sempre qualcosa da dire sul vostro modo di vestire, di acconciarvi, di parlare, di essere brutti o grassi, belli o magri, e quando ve lo diranno costantemente, a voce alta, davanti a tutte, e fingeranno di farvi piacere con questa forma di controllo, e quando noi chiameremo questa forma di linguaggio ‘galanteria femminile’, allora potrete chiamarci nazifemministe. Quando usciremo in gruppo per pagarci un lavoratore del sesso precario che incontreremo mezzo nudo ai lati delle strade delle periferie delle città, un uomo giovane spesso immigrato al quale non riconosceremo il diritto al lavoro, che sarà considerato come un criminale e quando una polizia composta quasi soltanto da donne avrà il diritto di stuprare e perseguire, allora sì, nel momento in cui pagheremo cinque euro un lavoratore sessuale per una succhiata di clitoride in macchina, allora potrete chiamarci nazifemministe.E anche se un giorno vi sottomettessimo, vi esotizzassimo, vi violentassimo e uccidessimo, se riuscissimo in un disegno storico di sterminio, espropriazione e sottomissione comparabile al vostro, allora saremmo semplicemente come voi. Allora, sì, da quel momento potremmo condividere con voi l’aggettivo ‘nazista’. Ma per essere all’altezza delle vostre tecniche politiche patriarcali avremmo bisogno di un lavoro collettivo monumentale, e di mettere in campo un odio organizzato e un’industria della vendetta che, sinceramente, non immagino né desidero. Per adesso, e lo dico con l’obiettività che metterebbe uno scienziato nel rimarcare la differenza tra il numero di granelli di sabbia del deserto del Sahara e il granello di sabbia che gli è entrato in un occhio, c’è del margine. Molto, molto margine.
Infatti        l'unico  commento  che  mi sento di fare  è quello  di usare   in senso contrario ovviamente      questo   che era  un manifesto delle   donne hitleriane  
Il NaziFemminismo

30.3.20

beato chi riesce ad essere produttivo e creativo nella quarantena . io a malapena riesco ad mettere ordine in me e fra le mie cose . il caso di Murder Most Foul di bob dylan

“Era un giorno buio a Dallas, nel novembre 1963. Un giorno segnato dall’infamia. Il presidente Kennedy era su di giri, era una buona giornata per vivere e una buona giornata per morire”. Comincia così, con un attacco da manuale, il nuovo brano di Bob Dylan, pubblicato a sorpresa nella notte tra il 26 e il 27 marzo. 
S’intitola Murder most foul (L’omicidio più disgustoso, sembra una citazione dell’Amleto di Shakespeare) e dura quasi diciassette minuti. È il pezzo più lungo che abbia mai pubblicato ed è il primo inedito che fa ascoltare al pubblico negli ultimi otto anni.Murder most foul parla dell’assassinio del presidente statunitense John F. Kennedy, avvenuto a Dallas nel 1963. Parte da lì, ma poi si trasforma in una carrellata di istantanee in bianco e nero degli anni anni sessanta, il periodo nel quale Bob Dylan diventò una star internazionale della musica, in cui passò dall’essere il cantautore simbolo dei diritti civili all’inventore del moderno folk-rock.Il fatto che Dylan abbia deciso di pubblicare Murder most foul in questi giorni, nel pieno della pandemia globale di Covid-19, potrebbe non essere una coincidenza. Il messaggio del cantautore di Duluth sembra essere: era dai tempi dell’omicidio Kennedy che non mi capitava di vivere un evento così scioccante. Qualcuno potrebbe interpretarlo come un commiato dal suo pubblico perché sta male (non fare scherzi Bob), ma la cosa non risulta a nessuno al momento quindi è da escludere. Consiglio comunque di ascoltare il brano con il testo a fronte, altrimenti ci si perde e non lo si apprezza completamente. [....]  Ed  aggiungo  a quanto  detto  da  questo  toccante articolo  de  https://www.internazionale.it/  da    fare     per  chi      non conosce  o  conosce  a stento  ( come  me   )  la  profonda  ed  variegata  cultura  Usa  di   cui   non  tutto      , specie  quella  non commerciale  e  " specialistica "  ,      giunge  a noi   in occidente ,      con le note    soprattutto    quella  della traduzione    di    https://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=60926&lang=it

Ecco che   

rinuncia o consapevolezza ? viste le brutture del codiv19 e di tutti i virus diffusi dall'animale all'uomo io dico la seconda . voi non so

la  conferma    a quello che dicevo   nel mio post  precedente sulla  consapevolezza (ma  non solo) sembra  trovare  conferma   , trovate  sotto  l'articolo  ,  nella  rubrica  di  Umberto Galimberti    su  D  di repubblica
  da  D  di repubblica  del  28\3\2020   

Infatti  La rinuncia rappresenta ciò da cui si può partire per provare a riflettere su una sfaccettatura dell’animo di ognuno di noi: un atteggiamento basato sulla rassegnazione, e al tempo stesso sulla consapevolezza che non è possibile cambiare l’evolversi delle cose  e quindi  non sempre   è  utile  per   creare  e  cambiare   anche se    d'essa    si può partire  per  farlo  

29.3.20

Isolamento da coronavirus? 10 consigli per prenderla con filosofia

da D di repubblica del 20 \3\2020



ELEONORA GIOVINAZZO



In un momento difficile e delicato come quello che stiamo vivendo, ossia l’affrontare l’angoscia, la paura e le conseguenze che l’emergenza Coronavirus porta con sé restando chiusi nelle proprie case, la filosofia può esserci d’aiuto. È quello che hanno pensato Maura Gancitano e Andrea Colamedici, fondatori del progetto filosofico Tlon, che in collaborazione con l’agenzia Piano B hanno organizzato per il 21 marzo una staffetta in streaming di 14 ore (dalle 10 alle 24 sia sul sito www.prendiamolaconfilosofia.it che su Repubblica.it) in cui si alterneranno alcuni dei nomi più importanti del panorama filosofico e culturale italiano: da Umberto Galimberti a Marco Montemagno, da Paola Maugeri a Laura Campanello fino a Roger-Pol Droit, consulente filosofico dell'Unesco, che ci offrirà alcuni dei suoi 101 esercizi di filosofia quotidiana. Non solo filosofi: prenderanno parte alla staffetta anche volti noti come Jovanotti, Alessandro Baricco, Vera Gheno e Roberto Saviano. Ci saranno anche dei concerti “filosofici” che vedranno protagonisti i cantanti Giovanni Truppi, La Rappresentante di Lista, AbaChiara e Vasco Brondi.


“Prendiamola con filosofia non è solo un modo di dire, vogliamo riempire quel metro di distanza con tutte le parole e le idee di persone che hanno fatto dell’etica, del corpo, dell’amore e della comunità, la prassi e il centro della loro speculazione filosofica”, spiegano Gancitano e Colamedici. “Vogliamo pensare quello che stiamo vivendo in modo critico e costruttivo per ripensare noi stessi e la nostra società”. L’obiettivo dell’evento è quello di creare una comunità inclusiva - virtuale e insieme reale - capace di arginare il più possibile la paura e il dolore per trasformarli in entusiasmo e intelligenza condivisi. L’incontro tra gli ospiti e il pubblico saranno, grazie alla dimensione digitale, ancora più stretti: chiunque vorrà potrà condividere i contenuti e aprire un proprio tavolo di discussione. “Spesso quando si parla di filosofia si ritiene che sia una speculazione intellettuale sui massimi sistemi, qualcosa che non ha a che fare con la vita reale”, spiega Gancitano. “In realtà in questo momento in cui ci mancano le risorse intellettuali ed emotive per capire cosa sta succedendo e far fronte alla situazione, la filosofia torna a essere un farmaco importante. Può aiutare a cambiare la prospettiva con cui si guardano le cose e trovare delle soluzioni”.


Dieci suggerimenti pratici per prendere la quarantena con filosofiaSuggeriti dai filosofi Maura Gancitano e Andrea Colamedici in esclusiva per D Repubblica

1. Non abbiate fretta. “Abbiamo l’ossessione di perdere tempo e che la vita sia breve, ce l’avevano già i romani al tempo di Seneca. Ma in realtà non viviamo quasi mai la profondità del tempo, viviamo solo con l’ansia di perdere del tempo prezioso. In questo momento le persone rischiano di fare scelte e cambiamenti non meditati, frutto solo della paura e dell’ansia. In Cina ad esempio c’è stato un picco dei divorzi del 23% in più. Tutte le scelte che hanno a che fare con cambiare lavoro, cambiare casa, lasciare il compagno o la compagna hanno bisogno di una comprensione vera: in questo momento si rischia di seguire solo l’istinto. Ma c’è anche un altro rischio: quello di fare per forza qualcosa, anche a livello social, solo perché tutti lo stanno facendo, senza che ci sia una vera esigenza o spinta, solo per paura di restare indietro. Ci si sbriga dunque a fare qualcosa di eccezionale, che spesso di eccezionale non ha nulla. Dunque meglio non avere fretta ed evitare di prendere ora decisioni importanti o trovare soluzioni a problemi complicati”.

2. Prendetevi cura di voi stesse. “La cura di sé è il punto fondamentale da cui nasce la filosofia, che originariamente era proprio ‘arte di vivere’. Prendersi cura di sé significa quindi prima di tutto cercare di capire quali sono i propri valori, cosa si desidera veramente, e si può fare solo mettendo in pausa la routine quotidiana. Ci si lamenta spesso di non avere abbastanza tempo per ascoltarsi e fermarsi, e adesso questo tempo è arrivato è bene approfittarne. Possiamo utilizzare questo tempo chiusi in casa per capire la nostra vocazione, cosa si desidera. Il filosofo che ha riportato al centro queste pratiche è Pierre Hadot, ricordando che la filosofia antica era pratica, che si trattava quasi di esercizi spirituali, legati a quella che i filosofi chiamano fioritura personale”.

3. Prendetevi cura della casa. “Non si parla di un fatto estetico, ma di un’attenzione che possiamo avere nei confronti di ciò che di solito trascuriamo. La casa è il nostro specchio, prendersene cura significa fare pulizia della propria mente, dei pensieri su cui rimuginiamo, e creare lo spazio che serve per affrontare il presente e il futuro. Non sappiamo davvero abitare, scriveva Heidegger, perché ci sentiamo sempre senza radici. Questo è un tempo in cui possiamo imparare ad abitare davvero le nostre case e, così facendo, imparare ad abitare la vita. Avere una ritualità, costruirsi una ritualità all’interno della casa, prendersi cura degli spazi in modo che ci rispecchino e siano in armonia con noi può essere molto utile per raggiungere questo obiettivo”.

4. Giocate. “Il gioco è il modo migliore per disinnescare ansie e paure, che ci succhiano tutte le energie e ci impediscono di agire, chiudendoci in un circolo vizioso. Fate ogni giorno dei piccoli giochi filosofici che possono cambiare il mood della giornata (ne trovi tanti sui social di Tlon con l’hashtag #prendiamolaconfilosofia). Vedrete che anche quei problemi che vi assillano vi appariranno da un’altra prospettiva, e magari troverete una soluzione davvero efficace. Un esempio di gioco può essere prendere un oggetto che avete in casa e far finta di non averlo mai visto. Cosa potrebbe essere? Elencate una serie di utilizzi assurdi e divertenti: state facendo un esercizio di fenomenologia husserliana”. Ci identifichiamo sempre molto con quello che facciamo e ci prendiamo troppo sul serio, il gioco aiuta ad alleggerirsi e a cambiare prospettiva.

5. Siate solidali. “Pensare solo a se stessi in questo momento rende ancora più ansiosi e spaventati, mentre aiutare qualcuno in una condizione di difficoltà può cambiare la prospettiva della propria condizione e far percepire che si è in grado di fare qualcosa di utile. “Evitare di stringere la mano, isolarsi quando necessario è la forma che oggi assume la solidarietà”, ha dichiarato il filosofo Slavoj Zizek ”. È importante dunque essere solidali anche nelle azioni. Stare a rimuginare su noi stessi spesso ci fa sentire impotenti, fare piccole cose per i vicini di casa o una telefonata ci fa sentire vicini e utili in questo periodo di distanza forzata”.

6. Prendetevi cura di chi amate. “In questo momento abbiamo bisogno di relazioni autentiche, di sentire le persone vicine a livello emotivo. Ora che abbiamo più tempo possiamo capire se abbiamo trascurato qualcuno, capire chi amiamo davvero, di chi vogliamo davvero prenderci cura, cercando di riportare al centro della nostra vita le relazioni. Il filosofo Emmanuel Levinas parla dello sguardo dell’altro: in questo periodo possiamo tornare a guardarci davvero”.

7. Scrivete su carta. “Quando vi rendete conto che state rimuginando tanto, anche solo per quanto riguarda questo momento, prendete carta e penna e scrivete. Ancora oggi scrivere a mano è il modo migliore per comprendere e tirare fuori senza censura le emozioni che si stanno vivendo. La filosofia Simone Weil ha usato molto la scrittura come chiave di comprensione di se stessa”.

8. Sperimentate. “L’esperto non è chi ha tante nozioni, ma chi ha alle spalle tante esperienze. Questo è il momento giusto per sperimentare e dunque diventare esperto in qualcosa. Quand'è l'ultima volta che avete fatto qualcosa per la prima volta? Pensateci bene. Quale cosa potete fare per la prima volta approfittando di questo tempo difficile eppure fertile?. Il sociologo Harold Garfinkel parlava di esercizi di rottura: rompono il nostro modo di vivere pesante e identificato con l’immagine che abbiamo di noi, con il nostro ruolo, e ci permettono di provare cose nuove”.

9. Allenate il cervello. “Fate una selezione di tutti gli stimoli che ricevete durante la giornata - l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha messo in guardia dall'infodemia, cioè dall'epidemia di informazioni che riceviamo in continuazione - e non abusate dei social network, ma nutritevi di suggestioni interessanti che possono aiutarvi a tenere il cervello in movimento; trovate la giusta misura, cioè il Katà Metron di cui parlavano i Greci: né troppo né troppo poco. Inserite durante la giornata degli spazi di apprendimento ma senza esagerare, cioè senza sviluppare ansia da prestazione”.

10. Annoiatevi e “fate vuoto”. “Abbiamo perso l'abitudine di stare in silenzio, e tendiamo a riempire ogni momento vuoto per paura di sprecarlo; il vuoto, al contrario, è un grande esercizio filosofico. Accettiamo il disagio di questo momento, accogliamo la meravigliosa noia e il potente smarrimento, senza però indugiare troppo nel malessere. Dicevano gli Stoici: se c'è qualcosa che puoi risolvere, risolvila. Se non puoi farci nulla, perché preoccupartene? Crea nelle tue giornate uno spazio protetto in cui tenere a distanza ogni connessione, ogni telefonata, ogni schermo, ogni intrattenimento. Trovate una bella finestra, ma va benissimo anche un muro o un soffitto, e concedetevi il lusso della noia, a cui il lavoro e l'intrattenimento ci hanno disabituati. Non ci prendiamo mai il tempo per annoiarci, abbiamo sempre la sensazione di dover riempire il tempo libero che abbiamo. Bisogna invece creare degli spazi vuoti”.


DI ELEONORA GIOVINAZZO20 Marzo 2020

non ne posso più di questo coronavirus , ma è necessario continuare a parlarne per non dimenticare e come antidoto alle polemiche e alle faq news ed disinformazione che circola

molti diranno che 🙄🤬😤quanti bla ... bla .... molti inutili non si parla d'altro che di coronavirus o covid 19 .Ma come non comprenderli , visto che pure io mi sento cosi , ma qui siamo davanti ad evento epocale come , anche se un un contesto diverso e con un livello di vittime almeno🤘😱 per ora minore sia come virulenza sia numero di vittime  , quello della famosa influenza spagnola altrimenti conosciuta come la Spagnola o la grande influenza, fu una pandemia influenzale che sconvolse il pianeta fra il 197\18 ed il 1920\21 e che in italia Si stima che le vittime furono almeno 600 000 .Ecco che  quindi a mio parere  , come  già espresso  nel titolo   di questo  post  , è  giusto parlarne  perchè   sia  ricordato   non solo per    :  le  polemiche ,  lo scarica  barile dei  politici   misure   giuste o ingiuste  , , ed   fake news   o news   da scenari  ucronici e  fantascientifici  \  apocalittici     del tipo  ,  l'hanno messa  gli Americani per  annientare  l'economia  Cinese  loro rivale  oppure  un virus  sfuggito  dai laboratori  o ivi  creato per  guerra  batteriologica  , ecc.  ma    per  storie    come questa  


  peer  chi non si   dovesse  accontentare  del   video    trova nell'articolo   di  https://www.thesocialpost.it/2020/03/28/  da me  riportato  sotto   ulteriori news  

poesie al tempo del coronavirus - codiv19 INDICAZIONI STRADALI SPARSE PER TERRA di Nedzad Maksumic poeta bosniaco


 poichè  secondo alcuni   considerano  tale  situazione  come una   guerra   mi  è venuta   anzi ritornata   in mente    questa poesia  che  lessi  mi pare    come  introduzione  al   cd  musicale  materiale resistente   poi  diventato  un film   documentario   per  i  50  anni   della  resistenza     


di Nedzad Maksumic  poeta bosniaco e regista del Lik Teatar


INDICAZIONI STRADALI SPARSE PER TERRA




Era un anno fertile per il grano come mai in passato, era tutto in abbondanza...
Quelli che erano malati cronici e che tanto desideravano la morte, consegnarono finalmente con un sorriso l'anima a Dio.
Nei giorni dei grandi temporali il cielo era rosso. La pioggia portava con sé la polvere dei deserti d'oltre mare. I vecchi dissero: ci sarà la guerra! Nessuno prestò credito alle loro parole. E nessuno fece nulle. Giacché, cosa si poteva fare contro la profezia! solo cantammo per intere giornate, fino a restare senza voce, per poter consumare tutte le vecchie canzoni, perché non ne restasse nessuna che venisse sporcata nel tempo.

1. Quando intravedono il primo cadavere per la strada, le persone voltano la testa, vomitano e perdono i sensi. Senti il tremore per primo nelle ginocchia, poi ti manca l'aria, ti gira la testa. Sono di aiuto in questi casi l'acqua fredda, leggeri schiaffi. Se lo svenuto non rinviene, sdraialo sulla schiena e sollevagli le gambe in aria.
Se il cadavere di quel giorno era un suo parente o comunque un vicino, non permettergli di avvicinarsi e di guardarlo. Le ferite causate dalle granate sono in genere causa di un nuovo svenimento. E non si ha tanto tempo a disposizione. E' raccomandabile piangere, fa bene al cuore. Ma neppure per questo c'è tanto tempo a disposizione.

2. Se la città è in stato d'assedio, occorre mandare i più coraggiosi a tentare di portare i sacchi di plastica opachi per i cadaveri. Se questi non tornano, bisogna avvolgere i morti in lenzuoli bianchi. Non è raccomandabile seppellirli senza. Ciò fa diffondere il panico e la paura della morte diventa facilmente la paura di finire sepolti allo stesso modo.

3. La sepoltura si svolge di notte, per motivi di sicurezza. Perciò, prima della sepoltura, bisogna accertarsi per bene dell'identità del defunto. Nel caso di corpi dilaniati, bisogna stabilire con precisione i pezzi che appartengono a ciascun corpo. Se si verificano ugualmente degli errori, è meglio evitare di ammetterlo successivamente. Tanto per i morti è lo stesso. Se vicino alla persona che è stata sepolta, sul posto dell'uccisione, si trovano altre parti di corpo, e si è però già provveduto alla sepoltura, non bisogna gettare i resti nella spazzatura, poiché lì in genere si radunano i cani affamati.
La cosa migliore, se si ha tempo e voglia, è di raccogliere in un sacchetto tutto quello che è rimasto e di seppellirlo in superficie vicino alla tomba. Bisogna stare attenti che non se ne accorgano i familiari, perché loro concepiscono il cadavere come un tutt'uno e tale frammentazione rappresenterebbe per loro una ulteriore dolorosa frustrazione.

4. In guerra nessuno è matto. O almeno ciò non si può asserire nei confronti di nessuno. Molti di quelli che erano matti prima della guerra, in guerra si mettono in mostra molto bene. Come combattenti coraggiosi, convinti delle idee dei loro capi.

5. In guerra nessuno è intelligente. Non devi credere alla verità di nessuno. Le lunghe disquisizioni sull'insensatezza della guerra del professore di una volta, in un batter d'occhio si trasformano in un selvaggio grifo di guerra, appena egli viene a conoscenza del fatto che il suo bambino gli è morto per la strada.

6. Non ricordarti di nulla. Prova a dormire senza sonno. Devi ornarti di amuleti e abbi fede nel fatto che ti aiuteranno. Abbi fede in qualsiasi segno. Ascolta attentamente il tuo ventre. Agisci secondo le tue sensazioni. Se pensi che non bisogna camminare per quella strada, allora vai per un'altra.

7. Non avere paura di niente. La paura genera nuova paura. Ti blocca. Devi crede fermamente di essere stato prescelto a restare vivo.

8. Non lasciare lavori compiuti a metà. Salda i debiti. Devi essere pulito. Non fare nuove amicizie. Già con quelle vecchie avrai abbastanza preoccupazioni.

9. Proteggi i tuoi ricordi, le fotografie, le prove scritte del fatto che sei esistito. Se tutto brucia, se perdi tutto, se ti prendono tutto... dovrai dimostrare anche a te stesso che una volta eri.
Ammassa tutto nei sacchi di plastica, seppellisci nella terra, mura nelle pareti,, nascondi, e solo ai tuoi più cari svela la mappa per raggiungere il tesoro.

10. Non ti legare alle cose, alla terra, ai muri, alle case, ai gioielli, alle automobili, agli oggetti d'arte, alle biblioteche... Trasforma in denaro tutto ciò che ha ancora un prezzo. E tuttavia, non legarti in alcun modo al denaro. Appena puoi, scambialo con la tua libertà.

11. Adoperati per il bene delle persone. Sempre. Il più delle volte non lo meritano, ma tu fallo ugualmente. Non aspettarti alcuna riconoscenza. Non chiedere per chi fai il bene. Non legarti alle tue azioni.

12. Non dire ciò che pensi. Non essere così stupido a tal punto. Perché appena pensi non appartieni più a loro. Non tacere, perché non possano pensare che pensi a qualcosa. Parla, così, giusto per parlare.

13. Se ti imbatti nel pericolo, non essere coraggioso, anche spinto dalla disperazione. Tenta di sopravvivere. Fai tutto quanto è nelle tue possibilità. Soltanto devi stare attento a non mettere altri in pericolo con i tuoi tentativi. Finché non sei morto sei vivo. Sembra comprensibile. Non togliertelo mai dalla testa. Se devi sacrificarti, fallo per le persone cui vuoi bene, non farlo mai, in nessun modo, per delle idee. Il tuo sacrificio verrà giudicato dagli altri sempre in maniera scorretta, a seconda della loro coscienza e della loro prospettiva. Le idee passeranno, si rovineranno, diventeranno comiche. Se resti vivo, vedrai quanto sarà difficile continuare a credere in loro.

14. Non supplicare per nessun motivo. Non supplicare nessuno. Neanche se c'è di mezzo la vita. E' una questione di buon gusto. Pensa solo cosa vuol dire vivere sullo stesso pianeta con una persona che ti ha risparmiato la vita.


16. Non devi stupirti di nulla. Di ogni possibile prodigio. Non devi farti deprimere da nessuna cosa. Anche prima erano tutti fatti così, solo che le condizioni erano diverse da quelle di adesso. Questa è la prima occasione per mettersi alla prova. Così tanti sono delusi da sé stessi che in confronto la tua delusione è un nonnulla. Se qualcuno ti tradisce una volta, non lasciargli la possibilità di farlo un'altra volta.

17. Cerca di essere sempre prudente. Se hai bisogno di una buca in cui ripararti, scavatela da solo. Se qualcun altro lo fa per te, la buca potrebbe rivelarsi troppo piccola.
 18. Non hai il diritto di adirarti con nessuno. E tuttavia, non devi dimenticare nulla. Quando tutto è finito, decidi di cosa non vuoi più ricordarti. Se tutto è passato. Non dimenticare gli esami che alcuni non hanno superato.

19. E però, non fondarti su questo. Non aspettare l'occasione per poterti rivelare. La vendetta ti deve essere estranea. Una questione che appartiene ad altri. Se sopravvivi, vivi per te e per quelli che sono sopravvissuti insieme a te.

20. E ancora, non credere mai di essere il Signore della Verità. Nessuno lo è. A te è sembrato in questo modo. A un altro è sembrato diversamente. Mantieni per te il pezzetto della tua verità. Servirà soltanto a te. Rinuncia al diritto di scrivere al diritto dell'assedio. Non contrapporti ai nomi di quei morti che sono stati scelti come eroi. Non sperare di riuscire a mettere a posto qualcosa, neanche un'ingiustizia rimasta in sospeso. In quel momento, quando hai intravisto il primo cadavere sulla strada, la storia del dopoguerra era già scritta. Poi ci metteranno solo i nomi delle persone, delle città, delle montagne, i baluardi che si sono gloriosamente difesi e i baluardi che sono gloriosamente caduti. Non c'è posto qui per la tua verità.
Ora che sai tutto questo, prova a proteggere te stesso e forse a salvarti la testa. Se non ti riesce, almeno non ti annoierai.

traduzione a cura di Igor Pellicciari

LE ANIME BELLE ESISTONO E RESISTONO ... Lei si chiama Chiara Trevisan, ha 46 anni e di mestiere legge libri agli sconosciuti.

  da   Mauro Domenico Bufi    21 dicembre alle ore 11:05   il suo carretto carico di libri, frasi, parole, storie. In testa un buffo cappell...