5.5.22

ha ragione questo post infatti non si guardano certe trasmissioni per informarsi. Le si guarda come si assiste ad un incontro di pugilato. Quello sono.
Nathalie Tocci è la Direttrice dell’Istituto Affari Internazionali, nonché una delle massime e più lucide esperte di geopolitica in Italia. E non solo.
Quando Floris l’ha invitata a confrontarsi con l’ennesima propagandista russa di regime spacciata per giornalista, Tocci si è rifiutata di prestarsi e ha declinato l’invito.
Poi ha spiegato perché, in quella che è a tutti gli effetti una grande lezione di giornalismo ai giornalisti. “C’è una linea oltre la quale non sono disposta ad andare. Non sono disposta a diventare complice della disinformazione e, in quanto tale, alimentare la guerra in corso, una guerra che si combatte tanto sul campo di battaglia quanto sul piano mediatico. Ecco che quando ho saputo che tra gli invitati alla trasmissione ci sarebbe stata una propagandista che lavora per il ministero della Difesa russo ho tirato la linea. No grazie. Condivido l’importanza della diversità di opinione. Ma c’è un limite, e oltrepassato quello si va oltre un gioco a somma zero. Nel formato del talk show il conduttore non smaschera le bufale fattuali, non fa fact-checking, bensì le presenta come opinioni che un altro ‘opinionista’ è chiamato a contrastare, peraltro in pochi minuti. Falso e vero vengono messi sullo stesso piano, e la meglio la ha chi interrompe, urla e la butta più in caciara. La disinformazione vuole esattamente questo”.

ma è possibile che ogni volta che succede un femminicidio sui media debba esserci un elogio biografico del carnefice e non della vittima \ vittime ?

 

Di cosa  stiamo  parlando

https://www.facebook.com/thePeriodoff/

A Monza Alessandro Maja, l’uomo di 57 anni è accusato di aver ucciso a martellate la notte di martedì e  mercoledì la figlia di 16 anni Giulia e la moglie di 56 anni Stefania Pivetta. .....   qui le  ultime  news  e  in  questo nostro articolo    il  resto  della  vicenda  ed  al lato uno dei  punti della  guida del  giornale  facebook  the  period  .per  raccontare  i femminicidi  che purtroppo pochissimi  sia  sui media  che sui  social  rispettano quando  parlano  di tali argomenti 



Cari Editori   e cari Giornalisti  


 Sappiate   che è inutile  che  fate  degli articoli  speciali  ogni   25   novembre  o   delle pagine   speciali   sul femminicidio  sul sito delle vostre testate online  se poi con i  vostri  articoli    suscitate  simili   e  condivisibili reazioni  come     queste  tra le  più significative 

Che cazzo ci frega di sapere chi era questo assassino che ha deciso di sterminare tutta la famiglia tranne se stesso?
Ha ucciso a martellate la figlia, l'altro figlio sta lottando per sopravvivere, e la moglie.
E questo giornale immondezza, immondo mi vuole far sapere chi era l'omicida.
Anzi, cerca pure di elevarlo.
Dimenticando completamente le vittime.
Io invece avrei voluto sapere chi era la moglie, cosa faceva.
Quali erano i sogni dei figli, che lui ha distrutto.
A me questo giornalismo fa vomitare.
Fa schifo, se non c'è un etica del giornalismo questo Paese è davvero nella merda.
Sono nera

Comunque anche oggi un femminicidio è stato raccontato dalla parte dell’assassino, mettendone in luce le qualità professionali, come se avesse senso (a meno che l’intento non fosse quello di attutire la gravità di aver ucciso moglie e figlia a martellate) e invitando il lettore a scoprire chi fosse questa persona (come se si trattasse del personaggio simpatico di una bella favoletta, il che giustificherebbe anche la scelta di una bizzarra foto che lo ritrae sorridente e con un pappagallo sulla spalla).
E continuando ad alimentare l’insostenibile tesi per cui un fenomeno sistematico (culturale, sociale, politico) nascerebbe da un’infinita serie di casi isolati, imprevedibili e incomprensibili.
Ormai mi sembrano incomprensibili solo per i giornalisti che li affrontano così. E, purtroppo, anche per chi li legge pensando di potersi fidare.
Il nome delle due donne uccise è Stefania Pivetta e Giulia Maja.
In questo titolo, fra l’altro, notiamo anche nome e cognome nonché qualifica professionale dell’uomo, mentre le due donne assassinate sono nominate solo in relazione (in funzione) a lui quindi come moglie e figlia. Qui c’è veramente tutto di una lettura del mondo e delle cose che non riesce a scollarsi da un punto di vista solo.

Mentre   finivo di fare  cute paste  ....  ehm ....  copia   e incolla    ho  trovato  , miracolo  uno  dei rarissimi casi  in pratica uno  su mille , un articolo  ( sogno oppure   perchè  il sito   è  di una  rivista  femminile ? )   come si  deve    ed  onesti cioè senza  elevazione  biografiche    del carnefice    sul  fenomeno anzi   piaga   dei  femminicidi  





Il femminicidio in Italia: se mi lasci, ti uccido
Non chiamiamoli più padri, mariti, o figli, quelli che compiono queste stragi, ma chiamiamoli con il loro nome: mostri assassini

5 Maggio 2022

GIORNALISTA TELEVISIVA LINKEDIN FACEBOOK SITO PERSONALE



L’ultimo femminicidio in ordine di tempo è avvenuto il 5 maggio 2022, compiuto da Alessandro Maja di 57 anni. In realtà quello che è avvenuto tra le mura domestiche è una vera e propria strage familiare, probabilmente pianificata, perché a quanto pare, la coppia sarebbe stata in crisi da tempo .L’uomo ha disposto sul tavolo da cucina le armi con cui aveva deciso di sterminare la sua famiglia: un cacciavite, un martello, un trapano e un coltello. Quattro arnesi, quattro proprio come loro, la moglie Stefania Pivetta, la figlia Giulia di 16 anni, il figlio Nicolò di 23, e infine lui, l’autore della carneficina. I vicini di casa sono stati svegliati dalle urla ed hanno sentito pronunciare la frase: “Li ho uccisi tutti, bastardi”, urlata proprio dal Maja, che in pieno delirio di onnipotenza si vantava di “esserci riuscito”, ricoperto dal sangue dei suoi congiunti, e, solo in poca parte del suo, perché, a quanto sembra, alla fine della mattanza, avrebbe provato a suicidarsi, ferendosi solamente, che per un uomo che pianifica la morte della sua intera famiglia, sembra difficile da credere. Perché un uomo che lucidamente pianifica e porta a termine due omicidi ed un tentato omicidio nei confronti del sangue del suo sangue, improvvisamente, quando si tratta di togliersi la vita non ci riesce?
Tragedia di Samarate, una delle due vittime 
 Giulia

Un uomo che non aveva nessun precedente per maltrattamenti o abusi, un uomo che nella sua biografia si descriveva come “vulcanico progettista, fulcro e fondatore”, in poche parole un uomo, forse, con la mania del controllo, un narcisista, al quale, evidentemente, era sfuggito il potere sulla sua famiglia, il nucleo perfetto del quale, pare, si vantasse. Un matrimonio di lunga data, due figli, un maschio ed una femmina, una vita costellata di di successi, personali e professionali, con una macchia che poteva, ma solo nella sua testa, cancellare questa lunga scia di note positive: un divorzio. Già, perché sembra che, alla base di questa mattanza criminale, possa esserci la decisione della moglie di rivolgersi ad un avvocato per una consulenza sulla separazione. Viene da chiedersi come sia possibile che basti questo per decidere di sterminare la propria famiglia, ma, purtroppo, di casi come questo, sono piene le pagine dei vari quotidiani. Il fattore scatenante sembra essere sempre lo stesso, un copione già visto, e già scritto. Mi lasci? Ti uccido. E non solo. Se riesco elimino anche la tua progenie, perché in quel momento, non sono più “anche” i suoi figli, sono il proseguo della donna che ha dato loro la vita, se cancello anche loro, non rimarrà più nulla di lei su questa terra.
Si chiamano disturbi della personalità, che badate bene, non significa essere malati di mente, non significa nemmeno non essere capaci di intendere e di volere, ma significa avere una concezione distorta della realtà che ci circonda. Il narcisista per esempio prova un senso di grandiosità e di superiorità, manifesta assenza di empatia, un grande bisogno di ammirazione, e un’intolleranza alle critiche, che sfido chiunque di noi a non aver provato almeno una volta nella vita, ma certamente, non con le conseguenze di cui sopra. Eppure ogni volta all’indomani di una tragedia di queste proporzioni, rimango sempre colpita da quanto spesso i femminicidi e le stragi famigliari abbiamo tratti distintivi comuni, come se fossero legati da un fil rouge sottile e quasi invisibile, fino a qualche attimo prima che tutto accada, il senso del possesso e il rifiuto dell’abbandono. E ogni volta faccio sempre la stessa considerazione sulla frase “tenta il suicido, ma fallisce”. Ma davvero credete che un uomo capace di sterminare nel sonno una moglie che dorme ignara sul divano con un martello, di colpire con lo stesso, o con il cacciavite, sua figlia di 16 anni, ammazzandola come un animale, e suo figlio di 23, abbia difficoltà a togliersi la vita? Diciamo la verità una volta per tutte. Questi uomini non vogliono morire, questi uomini vogliono inscenare il loro pentimento, vogliono dimostrare di essere stati colti da un raptus, e poi, in un momento di lucidità, una volta compreso lo scempio, abbiano cercato di porre fine a quell’orrore pagando con la loro stessa vita, ma caso strano, non ci riescono quasi mai.
Perché un uomo che pianifica la morte dei suoi figli, apparecchiando il tavolo da cucina con le armi da utilizzare, immagino scegliendole con cura, dovrebbe poi fallire nel gesto estremo di togliersi la vita? Perché provare a ferirsi con una lama e poi provare a darsi fuoco, ma solo alle estremità? Perché non prendere dei sonniferi? O perché non spararsi? O perché non impiccarsi? La risposta è molto semplice. Perché non vogliono morire, perché vogliono mostrare al mondo anche il loro sangue, ma non tutto, solo una parte, perché loro vogliono sopravvivere, provando soddisfazione per il piano portato a termine, quello di sterminare i propri congiunti, perché solo uno deve rimanere in vita, lui, l’artefice della strage 
Ma questa volta al signor Maja è andata male, perché il figlio ventitreenne è riuscito a non soccombere sotto i colpi del martello da lui utilizzato per provare a cancellarlo da questa terra, è in terapia intensiva, con ferite molto gravi, ma stabile, mentre lui, “povero” non è riuscito nell’intento di uccidersi, una volta rimasto solo, e senza che nessuno provasse ad impedirlo, ha fallito nell’impresa di suicidarsi. Eh no lui non ha fallito, lui ha scelto di non morire, perché poteva farlo, mentre alla sua famiglia questa opportunità non è stata lasciata. E allora non chiamiamoli più padri, mariti, o figli, ma chiamiamoli con il loro nome, perché sì ne esiste solo uno per quegli uomini che uccidono il sangue del loro sangue, o le loro compagne, ed è quello di mostri assassini. E tu Nicolò fagli il dispetto più grande di tutti, sopravvivi e porta in alto il cognome che adesso potrai cambiare, scegliendo quello di tua madre, così che lei possa sopravvivere per sempre, nonostante la morte. Insieme a te.






4.5.22

la banalità del femminicidio di Patrizia Cadau


Ora Davanti all'ennesimo femminicidio , il terzo femminicidio solo nelle ultime 24 ore, dopo quello di Romina Di Cesare, ho difficoltà ,  visto che  essi  sono  come  un copione che si ripete da sempre identico, straziante e uguale a se stesso , a scrivere \ commentare qualcosa senza cadere cose retoriche ed ovvie, ma soprattutto a scrivere senza usare la pancia .
Per  questi motivi  preferisco lasciare  dunque la parola all'amica e compagna di strada  più esperta,visto che  per  le sue   le  sue vicende   personali  (   trovate la sua storia  nel  blog  ) lo  ha   ed o prova  sulla  sua  pelle , di  me   su tali tematiche      
Questa notte a Samarate, nel Varesotto, un mite e famoso architetto Alessandro Maja, ha preso un martello e ha ammazzato nel sonno la figlia Giulia, sedicenne, la moglie Stefania Pivetta, ha tentato pure di uccidere il figlio Nicolò 23 anni, ora in rianimazione con un trauma cranico. La banalità del mostro di casa.
È spesso un uomo affermato, mica uno zotico con la clava in mano: è un violento cresciuto tale ed educato peggio, un uomo sanissimo che per sadismo, sindrome del catso piccolissimo, deve infliggere dolore e miseria alla gente di casa sua.
Tanto, chi potrebbe credere che lui sia colpevole? Non scherziamo.
Poi del resto gli basterà accampare qualche scusa e scatteranno immediatamente le giustificazioni del caso.
"Lei voleva lasciarlo" "Era esasperato" "chissà cosa gli avranno fatto e così via".
Nel mentre, nel mentre che parliamo di questa storia, ci sono migliaia di donne che vivono spaventate, intimidite insieme ai loro figli, che soffrono il senso di colpa, e di cui domani leggeremo in cronaca come adesso. E quindi siamo tutti responsabili. Per essere disattenti, ignavi, irresponsabili, giudicanti e molto più sinteticamente perché non ce ne può fregare una mazza e lasciamo scorrere queste notizie e tutto quello che riguarda la prepotenza maschile in ogni sua declinazione come elementi di folklore. Invece sono fatti pubblici, su cui quasi nessuno si azzarda a fiatare.

Io  non riuscirei  a  scrivere  meglio  

Kaif morto a 4 anni per una malattia rara: abbandonato dai genitori, l’addio della sua madre adottiva Chiara Fossombroni

Una  storia  quella che   ho  trovato   https://www.thesocialpost.it/  talmente triste  che    mi ha  sconvolto  e spiazzato  tanto  da  :  non trovare  parole   per  commentarla  ne per  criticare o quanto modo  provare a  comprendere la  scelta  dei genitori  naturali 

Kaif morto a 4 anni per una malattia rara: abbandonato dai genitori, l’addio della sua madre adottiva Chiara Fossombroni  
DI SILVIA NAZZARENI // CRONACA ITALIA

04 MAGGIO 2022, 12:45

Kaif aveva una rara malattia ed era stato lasciato solo in ospedale: Chiara aveva immediatamente deciso
di tenerlo con sé, e così è stato fino alla fine.
Kaif è morto il primo maggio, a soli 4 anni, per una malattia rarissima: nella sua breve vita, però, ha avuto la fortuna di essere stato molto amato dalla sua mamma adottiva, Chiara, che lo ha conosciuto quando era solo in un letto d’ospedale, abbandonato dai suoi genitori.
La loro è una storia d’amore e di tenerezza: un’avventura che termina con un addio di dolore, ma Chiara Fossombroni non si è mai pentita neanche un attimo di aver adottato Kaif: è lui ad averle donato i momenti più belli degli ultimi anni.
Chiara ha incontrato Kaif due anni fa: era su un letto dell’ospedale Meyer, a Firenze, solo e abbandonato.
Gli avevano diagnosticato una sindrome rara che conterebbe solo 170 casi in tutto il mondo ed i suoi genitori biologici, a quanto pare, non se l’erano sentita di affrontare una situazione tanto drammatica. A La Nazione, lei ha raccontato il suo primo incontro: “Quando ci siamo incontrati era sdraiato su un letto a guardare il soffitto. Non era mai uscito dall’ospedale, per i primi due anni non ha potuto mangiare né bere, nutrendosi tramite un sondino. Si è appoggiato sul mio seno e io sono diventata sua madre”.
Kaif alla scoperta del mondo, con Chiara come “manico di scopa”
Negli anni in cui Kaif e Chiara sono stati insieme, lei ha fatto di tutto per fargli conoscere il mondo e le bellezze della vita: gli ha mostrato il mare, la montagna, il divertimento e soprattutto gli ha fatto conoscere amore e protezione.
Quando lo ha incontrato, il piccolo Kaif era desideroso di ricevere un contatto ematico, come gli aveva spiegato in ospedale: “Il professor Massimo Resti che lo aveva in cura, – ricorda – mi disse che aveva tanto bisogno di affetto che si sarebbe attaccato anche a un manico di scopa pur di trovarne.
Quel manico di scopa sono stata io”.
Negli ultimi mesi le condizioni di Kaif si erano aggravate e, fino all’ultimo, sua madre aveva sperato che migliorassero. Sulla sua pagina Facebook, lo scorso 30 aprile, aveva scritto: “Solo una preghiera per Kaif adesso. Forza ! Sei l’essenza dell’amore e devi vincere”. Il giorno dopo, purtroppo, il tristissimo annuncio: “Alleluia Kaif è in cielo felice e la sua mamma continuerà ad essere sempre con lui. TI AMO e saremo sempre insieme”.

3.5.22

Woman in Gold ., Queen of the Desert., vino in veritas ., la dea fortuna

ogni tanto oltre a stare suo social e cercare storie i commentate i fatti , vedo iltre le fiction in tv o serie vedo anche o in tv anche dei fimlm ecco cosa ho visto su prime e su neflix in questi giorni
      
         La dama d'oro / Woman in gold Simon Curtis 2015. 
 dietro  ogni quadro (  ed  opera d'arte  ) c'è  una storia personale    da  raccontare   nel  film Woman in Gold  del 2015 diretto da Simon Curtis.    si racconta la  storia  realmente  accaduta  del Ritratto di Adele Bloch-Bauer I nota  meglio  come la   dama in oro      \      del 1907  una  delle opere  dell'artista  austriaco  Gustav Klimt( 1862-1918 ) ,   e  di  come   tale   quadro a  cui   fu  sottratto  dai  nazisti e  poi rivendicato ed  ottenuto   dagli eredi  della  della  famiglia  ebrea Bloch\ Baurer   dopo  un  battaglia legale   . Un film   bello , emozionate .È un film che tiene viva la memoria del passato, perfetto per tutti gli appassionati delle storie vere e per chi ama l'arte.







                                                          Queen of  the desert

La  vera storia di Gertrude  bell Gertrude Margaret Lowthian Bell (1868 – 1926) è stata un'archeologapoliticascrittrice e agente segreto britannica  insomma  una Lawrence T. d'Arabia( pseudonimo   di Thomas Edward Lawrence  )  femminile     bellissimo  film  che racconta  una  storia  di dialogo e  fra  culture  diverse  e  di come  la  pace  va  costruita  .  I primi 45 minuti quasi tutti indigesti,per  chi non ama  i  film  storicie  i  biotopic  ,  stavo sbagliando  , ma in seguito ci sono scene e luoghi che restano negli occhi e nel cuore. Alla trama e recitazione della Kidman darei un'insufficienza, alla bellezza di alcuni luoghi e delle riprese quasi un dieci.Di grande espressività e dignità le inquadrature di tanti personaggi minori, in ogni caso consiglio la visione, è come quando si fa un viaggio, c'è la parte brutta in macchina nel traffico, ma poi si può arrivare a vedere dei luoghi bellissimi.






                                            Vino  in veritas 

IL film From the Vine \  in vino veritas  Italia, Canada, 2019 Genere: Commedia di Regia di Sean Cisterna  E' Uno  dei classici film  che hanno  come tema  il vino  e  la  sua   cultura  . Una  commedia   bella   e discreta   un viaggio   indietro  nel tempo  e nella  nostalgia in cui   tempo dove il niente era tutto... e il tutto era condiviso. Sogno  e  realtà   si fondano  in questo    malinconico  almeno all'inizio   ma pieno di  speranza  . 










Concludo    i    miei    film   con un altro film   

La dea fortuna è un film del 2019 diretto da Ferzan Özpetek. Vincitore di due David di Donatello, per la migliore attrice protagonista a Jasmine Trinca e per la miglior canzone originale scritta e interpretata da Diodato .  Inoltre  nella colonna sonora è presente il brano inedito Luna diamante interpretato da Mina e scritto e composto da Ivano Fossati. Il brano fa parte dell'album Mina Fossati, pubblicato il 22 novembre 2019. Concordo   conm https://www.comingsoon.it/film/la-dea-fortuna/56456/scheda/  . Discreto    da vedere   se  non si  ha  di meglio  , un film  bello    e profondo   anche   se   , almeno per  me    che   conosco  il regista ,  con lo stampino  .   
 

Addio a Mauro Morandi, «Robinson Crusoe contemporaneo»,ed ex custode dell'isola di Budelli .

da msn.it  Addio a Mauro Morandi, «Robinson Crusoe contemporaneo», originario di Modena, che per 32 anni ha vissuto da solo nella piccola is...