Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
3.6.22
La solitudine delle donne vittime di stalking: 250 denunce e zero provvedimenti
Firenze, contro il caro-vita i condomini si uniscono per fare la spesa collettiva al Mercato delle opportunità di Novoli
Il presidente Mercafir: "Gli acquisti di gruppo sono la novità: il flusso è cresciuto, abbiamo mille accessi giornalieri per frutta e verdura scontata". E chi è in difficoltà per il rialzo dei prezzi si orienta anche sui discount: "Vado dove ci sono offerte"
C'è un via vai di studenti e famiglie, oltre che di associazioni e mense. Gli sconti del Mercato dell'ortofrutta, aperto ai cittadini il martedì e il venerdì pomeriggio, sono una via d'uscita all'inflazione al 6,9% registrata a maggio dall'Istat (+7,5% sui prodotti alimentari). Un'altra exit alla morsa è la spesa nei discount della città: chi ha un affitto, come Silvia Lepri, 66 anni e operaia, anche con un contratto regolare e stabile sta "attenta ai 20, 30 centesimi". "Non sembra ma tutto alla fine pesa. La busta paga copre la casa, la benzina, altre spese essenziali. Restano i risparmi", calcola mentre accompagna all'Eurospin di via Pistoiese l'amica Graziella Festino, pensionata. Che a 79 anni, vedova, non nasconde "di aver riscosso oggi la pensione ed esser corsa a far la spesa. 400 euro di gas, più telefono e luce: cosa ti resta? Vivo da sola in una casa popolare. Questa nuova crisi non ci voleva, anche mio figlio soffre per il caro affitti".
La coperta è sempre più corta, la spesa uno slalom per accaparrarsi le occasioni. Ormai si centellina tutto, anche a inizio mese. "I dolci per i bambini al discount, la frutta la mercato. Il resto a seconda dei volantini. Serve più tempo, oltre che più denaro - spiega Daniel, operatore sanitario 50enne con tre figli - altrimenti pagherei circa il 45% in più. L'olio di girasole a 3-4 euro è l'emblema di questa guerra. Non bastava la pandemia, quanto abbiamo rischiato negli ospedali". Con lo stipendio Daniel non coprirebbe le spese da padre di famiglia, arrotonda con dei lavoretti. Elisabetta, 57 anni, separata con 300 euro di assegno dall'ex marito, è arrivata a "comprare di meno, anche per mangiare. Mia figlia ha interrotto gli studi all'università per trovarsi un impiego. Non c'era alternativa", commenta mentre carica in auto una busta di spesa.
I carrelli sono mezzi vuoti, prodotti di catene come Esselunga, Coop, Conad, nonostante gli sconti, sono considerati cari da chi "conta il centesimo". "Ma rincari ne abbiamo anche noi. Gli ingressi sono in aumento ma capita che i clienti si lamentino alle casse", notano gli addetti dei punti vendita di Lidl ed Eurospin. Unicoop Firenze in questo periodo dà 5 euro di buono spesa per ogni 15 euro di acquisti "il 33% di sconto. L'inflazione è molto forte, la difficoltà collettiva. Teniamo il più possibile i prezzi bloccati, ma mancano diverse materie prime - precisa il responsabile Relazioni esterne Claudio Vanni - e su alcuni articoli il rialzo è inevitabile".
Si controlla il costo di frutta e verdura al chilo. Si valuta. Poi semmai si acquista. Lavorare per mangiare non è più una questione di classe. "Per la spesa mi aggiorno sempre anche su Internet, soprattutto sui social media per un consumo responsabile e sostenibile - racconta Alessandro Galli, rappresentante 34enne a caccia di offerte tra gli scaffali della Lidl di via Baracca - per lavoro so bene che tutto ora costa di più. Noi giovani d'altronde, con l'acqua alla gola da sempre, sappiamo risparmiare". Anche Elena, 46 anni, "misurava tutto prima e ora più che mai. Faccio il giro dei supermarket come dei benzinai. L'ultima sorpresa- chiosa mentre imbraccia il carrello - è una crema all'aloe schizzata da 6 a più di 9 euro".
I pugili di Auschwitz, veri e improvvisati: costretti a battersi nei lager per sopravvivere
repubblica online
La storia di Noah Klieger, che sarebbe poi diventato scrittore, giornalista e dirigente sportivo in Israele, ha ispirato José Ignacio Perez a scrivere ''K.O. Auschwitz". Atleti nell'inferno dei campi di concentramento
Noah Klieger ha avuto un vita lunga, dal 1925 al 2018. E’ stato scrittore, dirigente sportivo, giornalista: ha raccontato il basket in dieci mondiali e
cinque olimpiadi. Tutto o quasi passa però in secondo piano rispetto ad anni maledetti, a un maledetto: 1944, 1945, Auschwitz. “Sai fare la boxe?”. In quella miriade di porte che il destino apre e chiude, la sua vita può ruotare anche intorno a una banale domanda. No, la boxe Noah non la sa fare, ma coglie la sfumatura, capisce che può essere una via di scampo. “Sì”, nonostante non abbia mai messo un paio di guantoni e sul ring non sia ammessa improvvisazione, perché su quel quadrato ci salgono non solo kapo fisicamente molto più in forma di lui, ma anche gente che prima di entrare nell’inferno la boxe l’ha fatta davvero.Quel ‘Sì’ potrebbe trasformarsi in una condanna se non fosse per Jacko Razon: campione di Grecia, poi militare e fatto prigioniero dai nazisti, che lì sono intervenuti dopo l'impantanamento delle truppe italiane. Jacko, che deve affrontare Noah, ci mette poco a capire che il suo avversario di boxe sa poco. E allora gli insegna i rudimenti, come stare sul ring, la fase difensiva. Di fatto il loro incontro è una sorta di recita, ma tanto basta a Noah per prendere tempo, imparare, combattere (lo farà una ventina di volte), per salvarsi con la classica forza della disperazione. Una storia raccontata nell’ultimo anno della sua vita a José Ignacio Perez, che ne ha tratto ispirazione per scrivere ‘’K.O. Auschwitz”. E’ un libro in cui si ripercorrono le vicende di alcuni pugili, veri o improvvisati, nei campi di concentramento.
Match organizzati usando violenza allo spirito nobile della boxe, degradata a senso della sopraffazione, privata di qualsiasi significato sportivo. Eppure, sembra impossibile, anche un contesto di follia presenta delle eccezioni. Come quella di Walter Durning, un kapo meno spietato del solito: affronta Tadeusz Pietrzykowski, pugile forte e molto popolare in Polonia. Ne esce demolito, ma riconosce la grande bravura dell'avversario al punto da fargli aumentare le razioni di cibo e alleggerirgli i carichi di lavoro. Tadeusz è fortunato, non come Victor Young Perez, che invece non sopravvive alle tante marce della morte.
Un libro che ci dà lo spunto anche per ricordare tante altre storie. Quella sinti Johann Trolmann ad esempio, un ballerino del ring, forte al punto da diventare campione di Germania in anni difficilissimi per la sua etnia. Purtroppo lui sulla sua strada non trova Walter Durning, ma Emil Cornelius: è uno che non accetta di essere distrutto sul ring da un avversario che neanche riesce più a stare in piedi e si vendica a colpi di piccone.
Quella di Harry Haft: il nome è l’americanizzazione di Hertzko. Lui è un pugile vero, lo dimostrerà nel dopoguerra, quando riuscirà addirittura a ottenere una chance mondiale per il titolo dei pesi massimi contro l’immenso Rocky Marciano. Si chiama ancora Hertzko quando mette nei suoi combattimenti ad Auschwitz una tale ferocia da venire chiamata la ‘belva giudea’. Le cicatrici nell’anima gli rimarranno, ma la sua storia è di quelle in cui tante sensazioni si confondono. Una storia diversa da quella del romano Leone ‘Lelletto’ Efrati, uno dei parecchi idoli dei ring romani degli anni Trenta. Va forte, abbatte i confini, va all’estero: in Francia e poi in America, dove arriva a battersi per il titolo mondiale fallendo di poco l’impresa. Potrebbe restarsene al di là dell’oceano, ma torna per stare vicino alla famiglia. Caduto in una retata della Gestapo, vincerà tante volte nonostante – peso piuma – venga spesso costretto a battersi contro gente fisicamente molto più grande. Non potrà farlo quando, intervenuto per difendere il fratello, la furia dei guardiani si accanirà contro di lui.
2.6.22
Prima unione civile tra due donne a Paternò. I genitori: "Fottetevene di quel che dice la gente"
Credetemi, questo video di TeleSud è commovente per bellezza, spontaneità, normalità, amore. C’è un passaggio in cui il padre di una delle spose racconta così la sua emozione. “La felicità di mia figlia è la mia felicità. I genitori debbono voler bene ai loro figli, e basta. Quello che dice la gente se ne debbono fottere.” È tutto qui. Aspettando il giorno in cui questo matrimonio, e queste parole, non saranno più una notizia.
Ed questo suo sagace commento
Non avrei pubblicato questo video, come non pubblicherei mai il post di alcun matrimonio di persone a me totalmente sconosciute. Poi ho visto la sequela sconvolgente di commenti omofobi, di insulti e minacce nei post in cui questo video è circolato. E ho capito che questa normalità ha ancora bisogno di essere mostrata, ribadita, urlata.
L'articolo in questione con ammesso video è di https://catania.liveuniversity.it/2022/05/31/unione-civile-paterno/
A Paternò prima unione civile tra donne: “Omosessualità non dev’essere un problema”
31 Maggio 2022
Credits: Giuseppe Trovato Fotografo
Prima unione civile tra due donne a Paternò (CT). Un passo importante per due giovani donne, ma anche per un'intera comunità in Sicilia.
Prima unione civile tra due donne a Paternò. L’unione, tra Maria Rita Bellaprima e Vicky Caruso, si è celebrata giovedì 19 maggio a Palazzo Alessi. La festa e il rito ufficiale sono stati celebrati il 26 maggio a San Giovanni La Punta.
La notizia è stata diffusa da Ciak Telesud, che ha intervistato telefonicamente una delle due donne: “Sono felice – ha dichiarato Maria Rita –. L’omosessualità non deve essere vista come un problema. Il nostro gesto spero possa servire a tante altre coppie che vogliono vivere alla luce del sole il loro amore”.
Si tratta di un passo importante, non solo per la storia personale di queste due giovani donne, ma anche per la storia di una intera collettività, che deve trovare nell’inclusività e nel rispetto dell’altro uno dei suoi valori fondanti.
Maria Rita e Vicky, due spose unite civilmente dopo la cerimonia della scorsa settimana a #Paternò. 👉 I genitori: "Fottetevene di quel che dice la gente"
Il campeggio a scuola per diventare adulti , Raccontiamo la città con una Polaroid , L'auto del Presidente: a bordo della Flaminia 335
2016 in Massachusset di Rachel Weinstein qui e qui maggiori news . A Catania
Una staffetta social che utilizza strumenti d'altri tempi: è l'idea per realizzare una guida alternativa di Savona. Nata da una donna che è tornata nella sua terra
1.6.22
La storia rimossa della schiavitù dei rom Delia Grigore, DoR, Romania
da https://www.internazionale.it/notizie/ 30 maggio 2022
(Traduzione di Elena Di Lernia)
Questo articolo è stato pubblicato da DoR ed è stato scritto in collaborazione con Magda Matache, direttrice del programma di studio sui rom ad Harvard e attivista per i diritti dei rom.
Negli anni novanta volevo scrivere la mia tesi di dottorato sulla cultura tradizionale rom, dei quali aspiravo a riaffermare l’identità etnica dal punto di vista di un’attivista alle prime armi, ma non sapevo quasi nulla della loro storia di schiavitù.Avevo sentito solo qualche storia raccontata da anziani rom, come “lavoravamo per i boiardi” o qualche racconto del folclore rom che recitava “mamma e papà non sono più schiavi”, ma non avevo un’idea chiara su cosa avesse rappresentato la schiavitù nella storia dei rom di Romania e nella storia di questo stesso paese, per quanti secoli si fosse protratta e tanto meno sulle conseguenze della schiavitù sul piano giuridico, sociale, economico e, soprattutto, morale.In realtà, sapevo proprio poco della schiavitù dei rom quando ho varcato timidamente la soglia del dipartimento che si occupava delle minoranze nazionali del ministero della cultura.
Rom a Bucarest negli anni trenta. (General Photographic Agency/Getty Images
“Sono zingara, mi sono laureata in lettere e vorrei fare il dottorato sui costumi tradizionali dei calderash”, così rispondevo alla domanda su cosa ci facessi nel suo studio che mi aveva rivolto Vasile Ionescu, anche lui rom e consulente per la questione dei rom. “Non lavoriamo con gli zingari, ma solo con i rom”, mi ha risposto seccamente. Mi era sembrato molto duro e ingiusto.Ma ho capito, allora, che la storia del razzismo nei confronti dei rom nella cultura romena comincia con il falso nome che gli viene attribuito: țigani (zingaro). Nella lingua rom la parola țigani non esiste. Il termine proviene dal greco medievale athinganos o athinganoi, che significava “pagano”, “intoccabile” o “impuro”. La parola fu utilizzata per la prima volta nel 1068 in un monastero dell’attuale Georgia da un monaco durante la sua spiegazione su cosa fosse l’eresia degli athinganoi, considerati nomadi, indovini e stregoni, e che consigliò ai suoi parrocchiani cristiani ortodossi di evitare quegli eretici.
L’attuale identità dei rom di Romania si è strutturata intorno a una storia di esclusione sociale e razzismo istituzionalizzato
"Tre anni fa sequestrata e massacrata dal mio ex, oggi ho ritrovato me stessa e il vero amore" ed altre storie
canzoni consigliate
la donna cannone - francesco e gregori
Caruso - Lucio Dalla
Esattamente tre anni fa Beatrice, che oggi ha 29 anni, era irriconoscibile.
Fuori e dentro. Completamente succube dell'ex partner, aveva sopportato ogni forma di violenza, fino a rischiare la morte: a giugno del 2019 l'allora fidanzato l'aveva sequestrata e massacrata di botte. Riuscita a fuggire per coraggio e fortuna, Beatrice ha lottato per riprendersi in mano la sua vita e oggi sposa un uomo che la ama davvero.
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Giusto per ricordare che il problema del lavoro non riguarda solo i giovani (che purtroppo non trovano lavoro e quando lo trovano devono sperare che non sia uno schifo dove ti maltrattano, ti fanno lavorare più ore del dovuto, sottopagati e in nero), ma riguarda anche le generazioni più mature, quello del lavoro è un problema grave che riguarda tutti.. tranne a chi ha la coscienza sporca. Ed èqiuesta la storia di Marina ha 50 anni ed è tornata a vivere con la madre. Essa ha lavorato da quando ha 18 anni, si è laureata in sociologia e da quasi 3 anni è ritornata a vivere con la madre per esigenze familiari e lavorative. Ha iniziato la sua carriera come giornalista, poi come addetto stampa e infine si è trasferita a Londra dove è stata Manager di un ristorante e segretaria di un'importante studio di architettura. Tornata in Italia
ha trovato lavoro come "Tester dei ristoranti" ma a causa della pandemia si è fermato tutto. Oggi Marina vorrebbe poter continuare a fare il suo lavoro di copywriter, in Italia, ma le aziende - racconta - dopo alcuni colloqui fanno "ghosting", spariscono senza più nessuna risposta. Ma prima che ciò accada, le aziende, tra cui anche importanti brand, chiedono idee, analisi e script e poi non danno seguito alle proposte
Bimbo di 20 mesi muore, funerali senza i genitori: "Nessuno ci ha avvertito" Il piccolo, ospite di un centro specializzato, a causa di una difficile situazione famigliare stava per essere adottato ed altre storie
di Cristina Palazzo repubblica
Bimbo di 20 mesi muore, funerali senza i genitori: "Nessuno ci ha avvertito"
Il piccolo, ospite di un centro specializzato, a causa di una difficile situazione famigliare stava per essere adottato
A 20 mesi muore per una crisi respiratoria, dopo aver combattuto contro una grave malattia sin dalla nascita, ma ai funerali non ci sono i genitori, che non sarebbero stati informati. Una storia difficile quella che arriva da Asti.
I genitori del bimbo, Mario Domenico, non erano stati considerati adatti ad accudirlo, stando ai servizi sociali comunali, ed erano state avviate le pratiche per l'adozione. Così il bimbo era stato affidato a una
famiglia e poi trasferito in un centro specializzato.
I genitori naturali avevano continuato a vederlo ogni due settimane, finché è stato loro consentito. Poi il permesso è stato revocato. Nei giorni scorsi il piccolo è morto a causa di una crisi respiratoria. I servizi sociali hanno organizzato il funerale ma, secondo l'accusa dei genitori, non hanno avvertito il padre e la madre naturale che hanno appreso delle esequie da altre fonti, dopo una settimana.
"È una storia nata male e finita male. Non ci sono state violazioni giuridiche da parte del Comune di Asti e del tribunale per i minorenni di Torino ma sul lato umano si poteva fare diversamente” commenta l’avvocato Claudia Malabaila, che con Roberto Caranzano assiste il padre di Mario Domenico.
Secondo quanto riferiscono dal Comune di Asti un decreto del tribunale per i minori di Torino imponeva di non far sapere ai genitori dove fosse il figlio, neanche da morto.
Già a pochi mesi dalla nascita Mario Domenico era stato seguito da una famiglia astigiana che lo aveva avuto in affidamento. Lo aveva portato da diversi specialisti per cercare di curare una rara forma di malattia infantile che provoca crisi respiratorie. Il bambino era stato ricoverato più volte ad Alessandria, dove veniva seguito da un'operatrice sanitaria dedicata, pagata dai servizi sociali del Comune di Asti. Negli ultimi mesi il piccolo si era aggravato ed era stato trasferito a Tortona in un una casa di cura per bimbi gravemente malati. Il 14 maggio, a 20 mesi dalla nascita, Mario Domenico è morto. Ma nessuno ha avvisato i suoi genitori.
Firenze, resta solo in classe: i suo compagni vanno in gita, lui no perché non c'è il bus con la pedana per la sua carrozzina
E' successo a un bambino di 9 anni di una scuola elementare
Desiderava andare in gita con i compagni, ma è stato escluso ed è rimasto in classe con l'insegnante di sostegno perché la scuola non ha trovato un pulmino attrezzato con la pedana per far salire i disabili. E' quel che racconta il padre di un bambino di 9 anni che frequenta una scuola elementare di Firenze e che assieme ai compagni avrebbe dovuto andare a visitare un istituto alberghiero. Il bambino è in carrozzinaper una disabilità motoria a causa della sindrome fibrosa poliostosica. La storia è stata raccontata oggi dalle cronache locali di alcuni quotidiani fiorentini, La Nazione e Il Tirreno: "Venerdì scorso la maestra ha detto a mia moglie che avremmo dovuto portare noi famiglia il bambino alla struttura di destinazione, perché la scuola non aveva trovato il pulmino adibito anche alla carrozzina" ha riferito il genitore. Ma siccome mamma e babbo lavorano, non potevano occuparsi di questo accompagnamento. Il presidente dell'istituto comprensivo ha spiegato che Autolinee Toscane aveva garantito il bus con la pedana, ma che poi lo sciopero della scuola ha costretto a un cambio di data e per quella data il pullmino con la pedana non era più disponibile. Cosa che Autolinee Toscane smentisce: "Tutti i nostri bus urbani a Firenze hanno la pedana. Ci risulta una prenotazione da parte della scuola per il 30 di maggio sulla linea 24, poi saltata per via dello sciopero".
La scuola aveva contattato la famiglia ricevendo una disponibilità di massima ad occuparsi del trasporto del figlio. Ma probabilmente c'è stato a quel punto un frainteso, scuola e genitori non si sono capiti e la famiglia sostiene di non essersi resa disponibile all'accompagnamento.
Da Forza Italia, Marco Stella chiede un intervento da parte del Miur, il ministero dell'Istruzione che faccia chiarezza sulla vicenda.
il problema non è tony eff ma un altro visto che anche le paladine delle femministe come dolce nera lo difendono invocando la censura o dicendo come Dolcenera: " Tony Effe mi fa sesso perché non pensa ciò che dice sulle donne. Le sue canzoni seguono la moda "
Negli ultimi giorni non si parla d’altro che di Tony Effe e delle sue canzoni! Io ne ho lette e sentite di tutti i colori, ma c’è una cosa ...
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https://www.cuginidicampagna.com/portfolio-item/preghiera/ Una storia drammatica ma piena di Amore.Proprio come dice la canzone Una stor...
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Come già accenbato dal titolo , inizialmente volevo dire Basta e smettere di parlare di Shoah!, e d'aderire \ c...
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Aveva ragione de Gregori quando cantava : un incrocio di destini in una strana storia di cui nei giorni nostri si è persa la memor...