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6.3.24

nuovi italiani

Sfogliando  le pagine    e le bacheche    social  dei miie contattti    oggi leggo      questo  bellissimo  post   dell'amica    e utente  Daniela   Tuscano

 Per la verità, #mattiafurlani di fragile ha poco. In pista macina falcate con la possanza d'un ariete, «è una bestia» dice di lui il greco #miltiadistentoglu, neo-campione che a momenti s'è visto scippare il titolo dall'azzurro, quasi come #luzlong con #jesseowens. Una bestia bestiale, ché quello di Tentoglu è un complimento, subito ricambiato da un altrettanto efficace «cagnaccio» pronunciato dal romanissimo Mattia con un curioso accento toscano. Sono forza pura, giovane; selvaggia perché innocente. Mattia dunque non è fragile. Ma, per celebrare la sua impresa con un brano musicale, nessuno mi è sembrato più adatto de #luomovolante di #marcomasini. Mica tanto per il titolo. Certo, Mattia nell'aria vola, anzi, cammina. E nuota. Però è un passo della canzone, «la forza di ogni fragilità», a racchiuderlo tutto. Ogni fragilità: quindi non debolezze isolate, ma la costante dell'esistenza umana. La fragilità diviene forza quando è totale, e la vivi, e dopo tante fatiche non ne puoi più, eppure non molli. Fragilità si muta in forza se non trattieni le lacrime e non te ne vergogni, se riconosci che senza tua mamma saresti niente, se ti sei sbattuto e sogni la vittoria ma quando la ottieni è un'altra storia e non credi ai tuoi occhi. L'#italia dell'#atletica, l'Italia più bella, ha inanellato altre strepitose vittorie, #lorenzosimonelli e #zaynabdosso quasi in contemporanea con Furlani. Vederli abbracciati nel tricolore, lei uno scricciolo fra i due ragazzi (ma misura 1.70, sono gli altri a essere spilungoni), radiosi ed entusiasti, fa bene al cuore. Sappiamo che sono di più (#catalintecuceanu, #ludovicacavalli, #elisacoiro, #leonardofabbri e l'inossidabile #yemancrippa), ma Furlani «la bestia» li rappresenta tutti, lui che non è un nuovo italiano ma un italiano nuovo, l'ibrido fra l'uomo e l'uccello, il futuro presente, la forza della fragilità.

© Daniela Tuscano



che   dimostra     che    nonostante   il razzismo  ed  la  exenofobia   della  nostra casse politica    easiaste   un L'Italia più vera, l'Italia più bella, quella senza pregiudizi, senza discriminazioni, che sa apprezzare e far crescere i talenti nello sport, nell'arte, nella scienza, nella vita quotidiana, affermando i principi della nostra Costituzione.
Questi ragazzi sono meravigliosi per la loro bravura e per la determinazione, la costanza con la quale si allenano per raggiungere questi obiettivi indossando la maglia azzurra della nazionale.
Per cui questi ragazzi si meritano la mia ammirazione ed il mio rispetto.

La maestra di Pordenone e il niqab ? Ha rispettato la legge

 


La maestra e il niqab ? Ha rispettato la legge


Fra le  tante   email   che  ho ricvevuto  su  redbeppe@gmail.com ( email     del blog    a  cui potete  scrivermi per   richieste , iunsulti , elogi o altro  )  per  aver  condiviso    su fb  un  articolo , non  ricordo   la  fonte  , in cui si elogiava  la maestra  elementare  che     aveva  fatto  togliere  il  Niquab   ovvrero quel  velo in integrale  che   copre  tutto i  corpo lasciando  scoperti solo gli occhi   ,   ho scelto questa  che  mi  sembra la  più significativa   e   quella  che  riassiume   le numerose  email   simili   che  ricevo  ogni  qualvolta     affronto  tali tematiche   .




Spett  Compagni  di strada
Non vi   capisco   ,    siete per  la   laicità   ed  per  le  donne  Iraniane  che  lottano  contro  l'imposizione del velo   e poi difendete  gli islamici     che   lo   impongono  non   solo alle    donne   ma anche   come  in  questo caso alle loro figlie  .  E  criticate la maestra     perchè gli lo  ha  fatto  togliere     violando la sua   cultiura  ed  la  sua identita  quando  poi  invece   gli lo ha lasciato 

 

Cara *****

Facciamo chiarezza  .  Per   Laicità  io intendo     questa  definizione  presa   da  Laicità - Wikipedia



La laicità, in senso politico, sociale e morale, è lo stato di autonomia e indipendenza rispetto ad ogni condizionamento ideologico, morale o religioso altrui o proprio.Nel diritto, il principio di laicità rappresenta il principio secondo cui le decisioni umane devono essere basate solo su considerazioni che discendono da dati di fatto, in quanto questi sono slegati da opinioni personali, favorendo così il secolarismo. Generalmente ci si riferisce al termine laicità dello Stato e delle Istituzioni per indicare univocamente lo stato di neutralità e separazione del sistema istituzionale nei confronti delle convinzioni religiose e delle religioni,intesa come autonomia dello Stato, aconfessionalità e neutralità dell'ordinamento giuridico e completo controllo temporale dello stato,capace di limitare le ingerenze religiose e garantire la libertà religiosa individuale, senza tuttavia al contrario imporre uno stato etico. [.... ]

Infatti un  conto  è  il normale ( qui  su  Velo islamico - Wikipedia  maggiori   dettagli sui  diversi  tipi di  velo  islamico )     " velo  classico "  sia   che  sia    imposto   (cosa  contro  cui  combatto)   che   facoltativo  ( che  rispetto  )   cioè quello     d'origine pre islamica appreso da dei cristiani d'oriente e fatto poi proprio da maometto e dall'islam origianale accettato anche in italia simile a quel fazzolletto che usavano nel sud d'italia comresa la Sardegna ( la mia regione ) le nostre bisnonne per coprirsi i capelli    . Unn  altro   è  il   " velo  fondamentalista "  cioè   quello   parzialmente  integrale come   il   Niqab   in  questo  caso  o   tottalmente  integrale  come  il Burka   dei  talebani o   simili    che  interpretano  il   corano      in maiera  radicale  \  fondamentalista   . Ha fatto bene la maestra di Pordenone a chiedere alla sua alunna e o poi alla  madre  di togliere il niqab, pesantissimo velo scuro che occulta completamente il corpo lasciandone scoperta soltanto una piccola, anzi minuscola, porzione, gli occhi, al fine di consentire almeno la vista a chi indossa tale impalcatura nera fortemente costrittiva, la quale è simbolo e indice di radicalismo, integralismo e fondamentalismo islamico. L'insegnante ha fatto valere, attraverso questa richiesta, il rispetto della normativa italiana in materia di sicurezza e ordine pubblico, la quale prevede, mediante una specifica legge   (⁕ ) che nessuno possa frequentare i luoghi pubblici coprendosi totalmente il volto, allo scopo di consentire appunto il riconoscimento. E puntualizzo un elemento che viene sempre più trascurato, purtroppo: ad essere tenuti all'osservanza delle leggi italiane non sono soltanto gli italiani ma anche gli stranieri e gli extracomunitari, ovvero chiunque si trovi sul nostro territorio, immigrati islamici inclusi. Eppure spesso ho la sensazione netta che, sulla base dell'invocato principio della libertà di religione, sia imperante ormai il convincimento che gli islamici possano mantenere, determinati usi che sono in contrasto con le norme italiane e pure con i valori fondativi della nostra Repubblica e  delel  nostre  istituzioni . Basti pensare alla pratica dell'infibulazione, ovvero delle mutilazioni genitali femminili, in Italia vietata eppure largamente diffusa all'interno delle comunità musulmane trapiantate in Italia  . Nessuna tradizione religiosa può sovrastare il diritto costituzionale e non. Siamo uno Stato laico che garantisce la libertà di chiunque di professare la propria fede  e la  ropria cultura    ,  tale libertà non include la possibilità di contravvenire alle norme giuridiche, di calpestarle, di violarle. Criticare la maestra che ha chiesto all'alunna di togliere il niqab vuol dire non avere capito nulla. Ad essere redarguita non dovrebbe essere l'insegnante ma i genitori di questa piccola i quali hanno imposto a una minore l'adozione del soffocante velo integrale in quanto femmina, cosa che configura una discriminazione di genere, che la nostra Costituzione rigetta e proibisce. Non si tratta quindi soltanto di rispetto delle norme ordinarie ma anche delle norme fondamentali del nostro ordinamento nonché dei diritti universali dell'infanzia.Invece di focalizzarci sulla maestra, rivolgiamo la nostra attenzione a questi genitori  alle eventuali violazioni e agli eventuali abusi da questi compiuti. Hanno diritto, in quanto integralisti islamici, a obbligare la minore a campare nascosta sotto metri di stoffa? Può esistere un diritto a privare della identità e della libertà di scelta, un diritto a discriminare, soffocare, a ledere la socialità di un essere umano condizionandone la crescita sulla base del fatto che è nostro figlio?Mi auguro che questa creatura non sia stata sottoposta ai tipici riti degli islamici radicali, come l'infibulazione, cosa che tuttavia non mi sorprenderebbe, considerato il contesto familiare che manifesta palesi segni di stupidità  e  fanatismo


si applicano queste leggi Art. 85, R.D. 18 giugno 1931, n. 773. ., Art. 5, legge 22 maggio 1975 n. 152, mod. da legge n. 533 dell’8 agosto 1977 e D.L. 27 luglio 2005, n. 144, convertito, con modificazioni, dalla L. 31 luglio 2005, n. 155. che riguardano come dice https://www.laleggepertutti.it/459460_si-puo-girare-a-volto-coperto l'andare in giro e in luogo pubblico con il viso coperto

5.3.24

Stop al “Nuovo Codice della Strage”.... ehm.... strada . Mobilitazioni nazionali dal 9 al 12 marzo

 iportiamo di seguito il comunicato stampa diffuso il 29 febbraio con l’annuncio delle mobilitazioni contro la revisione del Codice della Strada proposta dal MIT.

3.159 sono le persone morte in collisioni sulle strade nel 2022, con un aumento del 9% rispetto al 2021 e solo una leggera diminuzione rispetto al 2019. 223.475 sono stati i feriti. Il 73% delle collisioni avviene in ambito urbano. L’assenza di sicurezza stradale è la prima causa di morte per le e i giovani sotto i trent’anni. Una situazione, quella italiana, che è un’anomalia in Europa: se in Gran Bretagna i morti in strada per milione di abitanti sono 26, in Germania 34, in Spagna 36, in Italia siamo a 53 (Fonte: Commissione Europea 2022),

dato in crescita rispetto all’anno precedente.Le principali cause di morte sono (secondo l’Istat) l’eccesso di velocità, la guida distratta e la mancata precedenza ai pedoni sugli attraversamenti.Queste cause non vengono prese in considerazione dalla riforma del Codice della strada voluta dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti che sarà discussa nei prossimi giorni in Parlamento.La riforma viene proposta “per salvare vite in strada”, ma nella sostanza prefigura il persistere della strage. Infatti, limita pesantemente l’autonomia di azione delle amministrazioni comunali, attacca e depotenzia ZTL, aree pedonali, sosta regolamentata, controlli elettronici e mobilità ciclistica. Misure che ci allontanano dagli obiettivi del Piano Sicurezza Stradale 2030La proposta di riforma da una parte promuove “misure-vetrina”, come l’inasprimento di alcune pene o l’alleggerimento delle limitazioni ai neopatentati, e dall’altra strizza l’occhio a chi vìola sistematicamente le regole. Vengono meno i presupposti per la tutela di chi è più vulnerabile e si indebolisce la convivenza tra i diversi utenti della città. Misure inefficaci dannose che non migliorano le norme attuali e addirittura vanno ad aggravare la situazione, poiché non agiscono sulle cause della strage e sulla prevenzione.

La richiesta: città vivibili e strade sicure, le persone al primo posto

È per fermare questo decreto e ribadire “Stop al Nuovo Codice della Strage” che dal 9 al 12 marzo in tante città italiane, a partire da Bologna, Torino, Milano, Padova, Firenze, Modena, Roma, Napoli, Lecce, Perugia, Varese si svolgeranno manifestazioni organizzate da società civile, attiviste/i e associazioni. La richiesta è una: città vivibili e strade sicure, la sicurezza stradale ha un’altra direzione.Serve un approccio scientifico e sistemico: agendo sulla moderazione della velocità, non solo attraverso i limiti ma anche con controlli e ridisegno dello spazio pubblico. Occorre realizzare interventi normativi a favore della mobilità attiva e del potenziamento del trasporto pubblico, e agevolare percorsi verso le città 30, prendendo esempio da Bologna.“Stop al Nuovo Codice della Strage è una mobilitazione che parte dalla piattaforma #Città30Subito* a cui si uniscono numerose associazioni e attiviste/i di tutta Italia. Il coordinamento invita ad aderire organizzando iniziative nella propria città  https://bit.ly/adesione-codicedellastrage 

Qui per approfondire le criticità più gravi del disegno di legge C. 1435. 

*La piattaforma #città30subito è composta da: Legambiente, FIAB-Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, Salvaiciclisti, Kyoto Club, Clean Cities Campaign, ASviS, Amodo, Fondazione Michele Scarponi, Associazione Lorenzo Guarnieri, fondazione Marco Pietrobono, Fondazione Luigi Guccione e Vivinstrada

Chi aderisce (elenco e informazioni sulle singole iniziative in aggiornamento)

Agrate Brianza, Alessandria, Aosta, Ascoli Piceno, Bari, Bologna, Cagliari, Chieri (TO), Fano, Ferrara, Genova, Jesi, Lecce30, Milano, Modena30, Monza, Napoli, Olbia, Padova, Parma, Perugia, Pesaro, Quartu Sant’Elena, Roma, Teramo, Torino30, Trento, Trieste, Varese

le interviste spiaggiate di Chiara ferragni e Barbara Russo .,politiche agricole per per favorire l' impollinazione e proteggere le api il caso della Danimarca., Il pericolo non è essere ignoranti, ma non sapere di esserlo

 Dalle interviste di ieri per il loro annunciato rilancio, alle signore Ferragni e D'Urso, ho capito che vi hanno convinto, facendo presa sulla vostra sensibilità! Ovviamente due figure diversissime che si sono distinte per vicende e presenze varie completamente differenti ma non troppo visto i contesto dell'ignoranza e della tv spazzatura . Una indagata perché non si è accorta 😁che stava commettendo truffe , l'altra è diventata regina del trashume suo malgrado, perché a Mediaset così la volevano, e poi quando gli tolgono il giocattolo piang ange ,aggiungerei che per una che non voleva farlo, è stata proprio brava a interpretare il trash in ogni luogo e in ogni lago con enorme successo. Due interviste tanto attese quanto tanto sterili e spiaggiate . Quindi, ognuna si è giustificate come ha potuto con un candore da tenera innocente, sia verbalmente che nella compostezza nel poter rappresentare al meglio, la propria immagine, angelica, patinata e illuminata, conquistando i cuori più teneri che oggi le stanno santificando un po' ovunque, leggo.

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In Danimarca i proprietari di grandi terreni agricoli, in base alle ultime leggi varate a tutela dell'ambiente,devono obbligatoriamente coltivare il 5% del loro terreno con varie tipologie di fiori; per favorire l' impollinazione e proteggere le api. Quando basta poca e sana buona volontà (e intelligenza) per tutelare tutti, incluso il futuro dei bambini.
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Il pericolo non è essere ignoranti, ma non sapere di esserlo Infatti I nostri avi erano ignoranti perché non avevano gli strumenti per informarsi, ed consci di ciò hanno aiutato con il loro lavoro ed i acrifici i loro figli a studiare ed ad istruirsi . oggi invece abbiamo troppe informazioni e non saperle elaborare ci manda in crisi o ci costringe anzichè sforzarci a chiedere aiuto ed in molti casoi a pagare gli altri perchè lo facciano per noi
Collage di immagini dal web.
La negazione dell'emergenza climatica, del pericolo delle guerre, l'adesione alle faknews , il non saper usare lo spid o interagire via telematica con l'aministrazione e la burocrazia , ecc sono tutti effetti dell’ignoranza elaborativa...Ai nostri giovani dobbiamo fargli capire il pericolo dell'ignoranza.... ma la grande potenza del sapere perchè più sei ignorante più sei schiavo o per dirla alla Don Lorenzo Milani ( nome completo Lorenzo Carlo Domenico Milani Comparetti (Firenze, 27 maggio 1923Firenze, 26 giugno 1967 ), : << Ogni parola non imparata oggi è un calcio in culo domani  >> !



Istentales - Zustissia Mala (per Beniamino Zuncheddu) cantano la storia di #BeniaminoZuncheddu assolto dopo avr passato 30 anni in prigione

Voi critici, voi personaggi austeri, militanti severi
Chiedo scusa a vossìa Però non ho mai detto che a canzoni
si fan rivoluzioni Si possa far poesia


Essi  Tornano sulla scena musicale italiana per raccontare il presente. La loro musica è denuncia sociale. Sono gli Istentales uno dei gruppi etno-pop agropastorale più amati della Sardegna. Tornano con “#ZustissiaMala – Libertà negata”


” un brano cantano da #GigiSanna, leader del gruppo sardo, che racconta ( Ecco perchè della citazione musicale \ cantanturiuale , usata più voote , compreso il post d'ogi ) la vicenda giudiziaria di Beniamino Zuncheddu in carcere per 33 anni per la Strage di Sinnai dell'8 gennaio 1991 in cui persero la vita tre persone crivellate di colpi e il ferimento di una, sopravvissuta solo perché ritenuta morta, divenuta poi l’unico supertestimone di quella mattanza che ammette “Convinto da un poliziotto a riconoscere lui come l’assassino”. La canzone "Zustissia Mala – Libertà negata” attraverso la voce di GigiSanna , i cori di #Francesca Lai e le musiche di #DavideGuiso è un manifesto accorato e un tributo ad un uomo che ha perso la cosa più importante che si possa avere: la libertà. Da sempre gli Istentales ricalcano le problematiche tipiche della Sardegna: sequestri, emigrazione, faide, tematiche affrontate con rabbia e consapevolezza dei gravi disagi che recano all’immagine dell'isola. Il nome Istentales non ha in Italiano una traduzione letterale propria. È una stella della costellazione di Orione, usata in antichità da pastori e contadini come punto di riferimento per le semine. È la prima stella che vediamo al tramonto e l’ultima che sparisce all’alba. Il gruppo nuorese in 25 anni di attività vanta l’incisione di numerosissimi brani e tante tournée nelle carceri dell'isola ma anche in quelle italiane, tra cui Spoleto, Cagliari, Milano, Padova, Volterra, Sassari, Nuoro. Hanno scritto un libro che parla del carcere e creato così una musica di evasione.Hanno collaborato negli anni con artisti del calibro di Nomadi, Vecchioni, Finardi, Bertoli, Tullio de Piscopo, Modena City Ramblers, Elio delle storie tese e Cristiano De André,

4.3.24

Franco Dente A Berchidda ha imparato a intrecciare dall’anziano padre. Dopo 41 anni in Germania è tornato nel suo paese, a berchidda , e tiene viva la tradizione

da la  nuova  sardegna  del 2\3\2024 



A Berchidda ha imparato a intrecciare dall’anziano
padre. Dopo 41 anni in Germania è tornato nel suo paese e tiene viva la tradizione


Inviata a Berchidda Le mani esperte si muovono con grazia mentre tessono fili di salice, olivastro, canna. La campagna di Berchidda è la silenziosa quinta naturale che Franco Dente sceglie per creare i suoi cestini. Tradizionali ma con un tocco personale sul manico. Il cinguettio degli uccelli, interrotto solo dall’abbaiare di qualche cane, è la melodia che accompagna il lento movimento dell’intreccio.  Custode di un ritmo antico imparato dal padre, contadino e poeta, Franco mentre intreccia geometrie libera i pensieri negativi nell’aria. Una terapia dell’anima. A 64 anni, dopo 41 da emigrato in Germania, torna nella sua Berchidda e complice il lockdown da Covid, comincia a fare cestini con il padre, allora quasi centenario.I primi lavori sono imperfetti ma intrisi di passione. Li pubblica sul suo profilo Facebook per testare il gradimento dei compaesani. Arrivano i primi like, i complimenti, le richieste di acquisto, gli inviti a proseguire quella attività in estinzione. Franco perfeziona la sua arte, ogni cestino diventa un racconto di emozioni che sanno di Sardegna, di storia, di cose semplici. Ora cerca qualche giovane a cui insegnare questa arte antica. «Non dico che possa essere un vero lavoro, di certo è un hobby piacevole, una tradizione da tenere viva e perché no, con dei bei lavori, qualche soldino si può anche fare».

Dalla Germania a Berchidda: Franco Dente custode dell'arte dei cestini

Franco lascia Berchidda a 24 anni. «Era il 6 gennaio 1981, lo ricordo bene – racconta –. Subito dopo la terza media mi ero messo a lavorare come falegname. Mi piaceva, ma non avevo la possibilità di mettermi in proprio. Allora servivano 50milioni di lire. Non volevo restare dipendente a vita. In Germania c’erano alcuni miei cugini, tramite loro partii e trovai subito lavoro».
Per 12 anni Franco lavora in una fabbrica della zona della Rhur in cui si producevano turbine per centrali nucleari. «Arrivai senza conoscere il tedesco e all’inizio fu difficile. A farmi sentire a casa ci pensava però la bella comunità sarda e il circolo dei sardi. Avevamo anche una squadra di calcio».Il legame con il paese resta sempre forte. Franco torna a trovare i genitori ogni anno. Nel 1993 lascia la fabbrica e compra una gelateria, «un’attività che in Germania funziona benissimo, ancora di più con una gestione italiana – spiega –. L’ho tenuta fino al 2002. Negli ultimi 20 anni ho fatto il rappresentante di prodotti per gelati. Un lavoro che mi permetteva di tornare al paese anche due volte all’anno. Negli ultimi cinque lavoravo a casa, da Berchidda, da ottobre fino a febbraio».Il periodo del Covid Franco lo trascorre nel paese gallurese, insieme al padre quasi centenario. «Il lockdown natalizio del 2021 ci imponeva di non uscire per quattro giorni. Quindi dissi a mio padre: cosa facciamo chiusi a casa per tutto questo tempo? Vado in campagna a prendere un po’ di vimini e mi insegni a fare cestini».La campagna della famiglia Dente è a un chilometro dal paese. «È allora che ho cominciato a intrecciare, con papà. Lui non aveva più tanta forza nelle dita e faceva cestini piccolini. Ma mi ha insegnato come fare il fondo fino ad arrivare al manico» racconta. Una tradizione di famiglia: il nonno materno di Franco e lo zio, erano gli unici artigiani di cestini a Berchidda. «Papà era contadino, aveva cominciato a intrecciare quando era andato in pensione, come passatempo, senza che qualcuno glielo avesse mai insegnato. Anche io ho cominciato così, un po’ guardando lui, un po’ andando a tentativi». Il primo esperimento di cestino fallisce. Franco riprova con un secondo. «Il terzo era venuto abbastanza bene così decisi di pubblicare la foto sul mio profilo Fb. Incredibilmente ricevetti tanti consensi. Da allora è diventato un hobby, una passione che mi aiuta a meditare».


Franco Dente intreccia secondo l’antica tradizione. Utilizza olivastro, salice a volte sbucciato, canna mediterranea, midollino. «A volte uso anche il mirto che dona ai cestini un profumo che dura negli anni. Col tempo ho cercato di migliorarmi e dare una mia impronta personale. Il manico, che per tradizione viene fatto a treccia, io lo faccio a due fili. Lo considero un po’ la mia firma». Un lavoro che richiede pazienza e la giusta dose di forza. Quattro ore il tempo medio per realizzare un cestino. Nessuna bozza su carta. La mente disegna i contorni dell’oggetto che deve creare. Le mani e le dita diventano la naturale continuità del pensiero. «Devo solo sapere se il cestino dovrà essere grande o piccolo, ovale o tondo. Non mi serve nient’altro. Dal materiale che resta faccio portapane e portafrutta».

Creazioni bio 100% e a chilometro zero. «Il materiale lo trovo nella mia campagna – conclude Franco, sui social come Franco cestini artigianali –. Il salice lo prendo al fiume. Per non fare danni alla natura bisogna sapere quando va colto, da ottobre a febbraio. L’olivastro invece anche tutto l’anno. Non ho mirto nel mio terreno, quando mi occorre chiedo il permesso di entrare in qualche campagna. Con la canna bisogna fare grande attenzione. Sa essere tagliente come un rasoio. Piano piano intreccio, serve forza ma anche delicatezza. E nel frattempo i pensieri cattivi volano via e dentro mi resta solo una grande pace».

LA STATALE DI MILANO FA SCAPPARE UN OTTIMO PROFESSIONISTA storico Marco Bassani, che lascia la Statale di Milano per essere stato attaccato dai vertici dell’università a seguito della pubblicazione di un meme satirico sui social.

L’Università Statale di Milano fa scappare un ottimo professionista.
Pubblico da libero.it lettera scritta dallo storico Marco Bassani, che lascia la Statale di Milano per essere stato attaccato dai vertici dell’università a seguito della pubblicazione di un meme satirico sui social.

da libero.it  





Proprio oggi, dopo oltre un quarto di secolo, abbandono l’Università di Milano. In questa sede ho insegnato Storia delle dottrine politiche a un’intera generazione di studenti dal finire del secolo scorso, credo con un certo decoro. Non ho alcuna intenzione di nascondere i motivi ultimi che mi hanno spinto a questo passo.
Sono stato sanzionato dalla mia università, fra l’indifferenza e l’esultanza dei colleghi, per aver condiviso un meme (ossia un’immagine con didascalia) nell’autunno del 2020. Il meme non conteneva né parolacce, né volgarità, ma solo una verità acclarata: Kamala Harris, la vicepresidentessa degli Stati Uniti, aveva iniziato la propria carriera come amante di Willie Brown, all’epoca Sindaco di San Francisco, quando lei aveva 29 anni e lui 60, e quindi non risulterebbe molto credibile come icona femminista.



LINCIAGGIO MEDIATICO

Dopo un paio di giorni sulla stampa è iniziato il linciaggio mediatico contro di me. La notizia vera era che il Rettore dell’Università, prof. Elio Franzini, sulle pagine milanesi della Repubblica aveva immediatamente promesso che mi avrebbe punito in quanto “sessista”. Nell’atto di accusa formale si sosteneva che il post «contenuto [fosse] sessista e altamente offensivo nei confronti non solo della diretta interessata ma dell'intero genere femminile». Inoltre, utilizzando liberamente uno strumento di dibattito pubblico avrei arrecato grave nocumento all’immagine dell’Istituzione e dello stesso Rettore (che solo pochi mesi dopo sarebbe stato coinvolto con rinvio a giudizio in un’inchiesta giudiziaria su concorsi universitari truccati).
Cosa mi stava dicendo la mia università? Che non esiste alcun rapporto fra sesso e politica? Difficile. Forse più semplicemente che non se ne può parlare se il personaggio coinvolto è dalla parte giusta della storia (e non una Minetti qualsiasi). Se io avessi fatto una lezione dal titolo “sesso e politica nella storia, da Messalina e Cleopatra a Kamala Harris” avrei potuto dire ciò che volevo e sarei stato inattaccabile. Invece, avendo condiviso la vignetta sul mio profilo Facebook il Rettore ha deciso di occuparsene scatenando una campagna mediatica.


LIBERTÀ DI PENSIERO

Se la risposta governativa alla pandemia degli ultimi anni ha palesato la fragilità di un sistema costituzionale ormai percepito come accessorio, negli ultimi anni ho provato sulla mia pelle la impalpabilità del concetto stesso di Stato di diritto. In Italia è ancora vivo il ricordo del giuramento di fedeltà preteso dai docenti dal regime politico precedente l’attuale; pertanto, fino ad oggi, direi fino al mio caso, la libertà dei professori era stata abbastanza tutelata. Nel Dopoguerra sono stato il primo professore ad essere stato condannato per aver “condiviso”, neanche “manifestato”, un’opinione.
Dopo un processino di fronte ad un silenziosissimo Consiglio di disciplina alla metà di maggio del 2021, sono stato condannato alla sospensione e alla privazione di She will be an inspiration to young girls by showing that if you sleep with the right powerfully connected men then you too can play second fiddle to a man with dementia. It's basically a Cinderella story. Il meme pubblicato nel 2020 dal professore Marco Bassani dedicato alla vicepresidente di Joe Biden, Kamala Harris, ricordava la relazione tra Kamala e Willie Brown, all’epoca sindaco di San Francisco, quando lei aveva 29 anni e lui 60: letteralmente Bassani ricordava solo che «sarà una ispirazione per le giovani ragazze dimostrando che se vai a letto con l’uomo giusto, potente e ammanicato, allora anche tu puoi essere la vice di un uomo con la demenza. È come la storia di Cenerentola» un mese di stipendio. Dal punto di vista simbolico la punizione è draconiana: ti impediamo di guadagnarti da vivere se non ti sottometti al nuovo catechismo civile. Limitando la mia libertà di manifestazione del pensiero ne è stato colpito uno per educarne cento, la tecnica delle Brigate Rosse, il che è proprio come deve operare il nuovo umanesimo totalitario.
La vicenda non è del tutto conclusa: dopo aver perso nel giugno del 2023 il ricorso amministrativo (con una sentenza giunta in tempo record) attendo senza troppa trepidazione l’appello al Consiglio di Stato. In ogni caso, abbandono l’università non per l’episodio in sé, ma perché la solidarietà che ho ricevuto è stata risibile: non pochi colleghi hanno incominciato a trattarmi come se fossi un pedofilo e coloro che mi esprimevano simpatia chiedevano parallelamente di non metterli in imbarazzo rendendo pubblico il loro appoggio.
Se si chiude una porta se ne apre però un’altra. Da domani sarò professore presso Pegaso, la più importante università online di lingua italiana. Le rassicurazioni in termini di libertà che ho ricevuto sono piene e incondizionate. Chi mi assume si preoccupa solo delle mie qualità di docente e studioso (devo dire mai messe in discussione neanche dalla mia antica università) e non della mia adesione ai dogmi del politicamente corretto.

E DA DOMANI CAMBIO

È davvero triste constatare che all’ombra della pubblica istruzione ha prosperato un sistema che più che sviluppare pensiero critico a tutti i livelli ha reso le aule universitarie una “madrasa” del Pd. Viviamo un incubo prodotto dalla statizzazione dell’intero comparto dell’istruzione: il fatto di avere reso scienza e cultura merci distribuite e prodotte da impiegati pagati (poco) per mezzo della fiscalità generale ha reso gli intellettuali veri e propri funzionari pubblici. Con tanta libertà condizionata quanto i padroni del discorso sono disposti a concedere. L’allocazione delle risorse pubbliche decide il corso degli studi, la fama, le carriere individuali e ovviamente crea un enorme conformismo al ribasso. E le recenti censure alle autorevolissime (Prodi, Rubbia, Zichici) voci critiche sulla tesi del riscaldamento globale di origine antropica ci fanno comprendere che anche nel campo delle “scienze esatte”, ammesso che ve ne siano, non si può stare tranquilli. Il tutto accade senza alcun tipo di coercizione palese, grazie semplicemente alla vittoria straripante di una polizia del pensiero, che colpisce pochi, spaventa molti ed è, almeno in apparenza, avversata da tutti. I professori sono di fatto “la guardia del corpo intellettuale degli Hohenzollern”, ma mentre nella Berlino dell’Ottocento ciò era vanto e merito, oggi questa esaltazione del potere ha luogo senza troppe chiassate. Si tratta solo di un piccolo prezzo che un manipolo di pusillanimi è disposto a pagare per sopravvivere con misere paghe pubbliche. *Ex Ordinario di Storia delle Dottrine Politiche all’Università degli studi di Milano Statale

di Marco Bassani
Ex ordinario di Storia delle Dottrine politiche all'Università degli Studi di Milano Statale

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