L’estate è la stagione dei set, ovvero quella in cui quasi a ogni latitudine i professionisti del mondo del cinema e della televisione lavorano incessantemente per girare i film e le serie che vedremo nella prossima annata. Il motivo è presto detto: bel tempo nell’emisfero settentrionale, città svuotate per chi ha bisogno di girare in esterna nei grandi centri, ma soprattutto dieci cruciali settimane tra fine giugno e fine settembre in cui si esce dalla sbornia degli appuntamenti di settore di primavera e ci si preparata all’inizio della stagione dei premi, che con settembre vede il mondo della Tv sulle barricate per gli Emmy Awards e quello del cinema ai blocchi di partenza con la Mostra del cinema di Venezia e il Toronto International Film Festival. Da lì inizia un incessante tour de force di attività promozionali per i titoli in arrivo in autunno e per le hit di Natale, proseguendo senza sosta fino a marzo, quando con la notte degli Oscar si chiude un’altra annata del carrozzone dell’intrattenimento mainstream.
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
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11.8.25
Le foto dai set ci stanno rovinando tutti i film più attesi del momento
Un furto trasformato in un caso giudiziario dal sapore paradossale. A Caerano di San Marco, in provincia di Treviso il derubato pubblica il video ma il ladro lo denuncia: "Mi hai diffamato"
10.8.25
diario di bordo n 140 anno III Benedetto XVI, lettera inedita su dimissioni: “mia rinuncia valida” ., Un incrocio col pomodoro ha dato vita alle patate: i capolavori dell’evoluzione-------

Dichiarazione del giornalista Anas Zayed Fteha: "Nel disperato tentativo di distorcere la verità, il quotidiano tedesco Bild ha pubblicato false accuse contro di me, un fotoreporter palestinese di Gaza, sostenendo che sto "inventando scene di sofferenza palestinese" a fini propagandistici.
9.8.25
vai a saperlo quandi uno\a ancora vivo o morto .Donazione degli organi, Danella si sveglia dal coma poco prima dell'espianto: ha sbattuto le palpebre e pianto. «Ci è mancato pochissimo»
da msn.it
Donazione degli organi, Danella si sveglia dal coma poco prima dell'espianto: ha sbattuto le palpebre e pianto. «Ci è mancato pochissimo»© Anthology
Ricoverata in coma e data per spacciata dai medici, una donna si è risvegliata pochi istanti prima che avesse inizio il prelievo dei suoi organi. È accaduto nel 2022 all’ospedale Presbyterian di Albuquerque, dove Danella Gallegos, 38 anni, senzatetto, era stata ricoverata in condizioni critiche. I familiari, di fronte a una diagnosi considerata senza speranza, avevano acconsentito alla donazione.
Ma mentre si preparava l’intervento chirurgico per l’espianto, qualcosa è cambiato. In sala operatoria, Gallegos ha aperto gli occhi. Ha pianto. E, alla richiesta di battere le palpebre, ha risposto. I medici, sorpresi, hanno bloccato immediatamente la procedura.
Secondo le testimonianze raccolte dallo staff ospedaliero, i coordinatori del New Mexico Donor Services avrebbero spinto per proseguire comunque, sostenendo che si trattasse di semplici riflessi. Ma l’équipe medica si è opposta e ha interrotto tutto. La donna è sopravvissuta.
Oggi Gallegos è viva e ha presentato un reclamo formale al Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani (HHS). In un’intervista al New York Times, che ha pubblicato una dettagliata inchiesta sul caso, ha dichiarato: «Mi sento fortunata, ma è assurdo pensare quanto poco ci sia mancato perché tutto finisse diversamente».
Il caso Gallegos, sebbene eccezionale, non sarebbe isolato. L’inchiesta del New York Times mette in luce le criticità del sistema americano dei trapianti, in particolare il ruolo delle Organ Procurement Organizations (OPO), le organizzazioni responsabili del reperimento degli organi.
La donazione dopo morte circolatoria
Negli ultimi anni è aumentato il ricorso alla cosiddetta donazione dopo morte circolatoria (DCD): in questi casi, i pazienti non sono cerebralmente morti, ma in coma e tenuti in vita da macchinari. Se non mostrano segni di ripresa, viene sospeso il supporto vitale. Se il cuore si ferma entro due ore, gli organi vengono considerati idonei all’espianto.
Questa procedura rappresenta oggi circa un terzo di tutte le donazioni negli Stati Uniti. Ma i margini d’errore sono sottilissimi. Lo dimostrerebbe anche il caso di Misty Hawkins, un altro episodio controverso citato nell’inchiesta.Al centro della questione c’è la tempistica: il tempo tra la morte e il prelievo deve essere minimo per garantire la qualità degli organi. Questo spinge le organizzazioni a muoversi con estrema rapidità, talvolta, secondo le accuse, a discapito della prudenza.
Le polemiche
Medici e infermieri, tutelati dall’anonimato, raccontano di pressioni e telefonate insistenti da parte dei coordinatori delle OPO, desiderosi di ottenere il consenso alla donazione il prima possibile. Talvolta prima ancora che sia formalizzata la decisione clinica di interrompere il supporto vitale. «A loro interessa solo ottenere organi», ha dichiarato un’infermiera del Presbyterian Hospital.
Il New Mexico Donor Services ha respinto ogni accusa, sostenendo che i propri operatori non interferiscono con le decisioni cliniche. Anche l’HHS, interpellato dai giornalisti, ha scelto di non commentare. Negli Stati Uniti, oltre 103.000 persone sono in attesa di un trapianto. Ogni giorno ne muoiono 13. Un solo donatore può salvare fino a otto vite e migliorare quella di altre 75. Di fronte a questi numeri, la pressione sul sistema è altissima.
Giappone: dopo Hiroshima Nagasaki commemora 80 anni ( 9 agost 1945 - 9 gosto 2025 ) da orrore atomico
(ANSA) - TOKYO, 09 AGO -
A tre giorni dalla commemorazione degli 80 anni dall'orrore nucleare di Hiroshima, la città di Nagasaki rievoca la analoga sorte, a seguito della seconda bomba atomica sganciata il 9 agosto del 1945 dagli Stati Uniti; una catastrofe che costò la vita ad oltre 70mila persone, prevalentemente civili, decretando di fatto la fine della Seconda guerra mondiale con la resa incondizionata del Giappone sei giorni dopo. Un minuto di silenzio è stato osservato alle 11:02 ore locali (le 4:02 in Italia) all'interno del Parco della Pace, nella città situata a sud ovest dell'arcipelago. All'evento commemorativo hanno partecipato 94 paesi e regioni, dopo le polemiche dello scorso anno per la scelta della municipalità di non invitare Israele a causa del conflitto nella Striscia di Gaza, spingendo gli ambasciatori degli Stati Uniti e di altri membri del Gruppo dei Sette a snobbare la cerimonia. Nella Dichiarazione di Pace letta durante la cerimonia commemorativa, il sindaco Shiro Suzuki ha invitato i leader mondiali a delineare un piano d'azione specifico per l'abolizione delle arminucleari, sottolineando come l'organizzazione giapponese di sopravvissuti alla bomba atomica, 'Nihon Hidankyo', insignita del Premio Nobel per la Pace lo scorso anno, abbia messo in evidenza "la capacità di una maggiore collaborazione della società civile". Nel suo discorso il premier nipponico Shigeru Ishiba ha invece promesso di mantenere l'impegno decennale del Giappone di non possedere, produrre o consentire l'uso di armi nucleari. Il governo di Tokyo "lavorerà con costanza per guidare gli sforzi globali volti a realizzare un mondo senza guerre nucleari e un mondo senza armi atomiche", ha affermato Ishiba, senza tuttavia fare riferimento al trattato delle Nazioni Unite sul divieto delle armi nucleari entrato in vigore nel 2021, nonostante le rinnovate richieste da parte di Hiroshima e Nagasaki affinché il Giappone vi aderisca. Dello stesso avviso la dichiarazione del sottosegretario generale delle Nazioni Unite e alto rappresentante per gli affari esteri, Izumi Nakamitsu, nella sua dichiarazione letta in occasione: "Dobbiamo rinnovare il nostro impegno nei confronti degli strumenti di disarmo che hanno dato prova della loro efficacia: dialogo, diplomazia, rafforzamento della fiducia, trasparenza, controllo e riduzione degli armamenti". In base alle ultime stime governative il numero complessivo dei sopravvissuti ufficialmente riconosciuti dei due attacchi nucleari, noti come 'hibakusha', era pari a 99.
130 a marzo di quest'anno, scendendo per la prima volta sotto quota 100mila, con un'età media di poco superiore agli 86 anni. (ANSA).
La rivoluzione silenziosa delle donne senza figli né marito Il nuovo racconto dell'autonomia femminile . voi che ne pensate ?
sfogliando la home mozzilla firex fox ho trovato qiuest articolo di https://www.nssgclub.com/it/lifestyle/
Fino a qualche decennio fa sarebbe stato impensabile e inaccettabile. Una donna sola, senza figli, magari oltre i 35 anni, veniva guardata con sospetto. C’era qualcosa che non andava. Doveva esserci, per forza, almeno in Italia. Oggi, invece, quel sospetto sta cedendo il passo a un nuovo racconto: quello dell’autonomia, della libertà, della possibilità reale di scegliere. E i numeri lo confermano. Secondo previsioni pubblicate da Morgan Stanley nel 2020, entro il 2030 il 45% delle donne americane tra i 25 e i 44 anni sarà single e senza figli. A distanza di anni, queste stime sembrano diventare realtà. Anche in Europa e in Italia si assiste a una trasformazione radicale, silenziosa ma potente. Negli ultimi vent’anni, la percentuale di persone single in Italia è passata dal 20% al 38%. E tra le donne under 45, il 13,5% si dichiara single per scelta. Una scelta che, nella maggior parte dei casi, non è dettata da un rifiuto dell’amore o della genitorialità, ma da un sistema che ha cambiato profondamente le sue regole. Si rimanda sempre più in là l’età del matrimonio, aumentano i divorzi, le aspettative si alzano e si fa strada un desiderio legittimo (e finalmente socialmente accettato) di priorità diverse: carriera, stabilità economica, benessere mentale. Molte donne dichiarano di essere più felici da single che in una relazione. Dati che sembrano suggerire che questa "solo life" sia, in realtà, un nuovo modo di abitare la propria libertà. Ma questa libertà è davvero per tutte?
Scegliere o rinunciare: le donne e la maternità nel contemporaneo
La domanda sorge spontanea: siamo di fronte a una reale possibilità di scelta o a una nuova forma di costrizione, più sottile e meno visibile? Se da una parte cresce la consapevolezza femminile e il desiderio di autodeterminazione, dall’altra non si può ignorare il peso dei vincoli materiali: la precarietà lavorativa, i salari stagnanti, la difficoltà di trovare una casa autonoma, le disparità ancora forti tra uomini e donne sul lavoro. L’ingresso nell’età adulta è sempre più in ritardo perché richiede tempo, risorse, una stabilità che per molti è ancora un miraggio. E anche nelle coppie, la cura familiare continua a gravare prevalentemente sulle spalle delle donne. In assenza di un welfare realmente efficace, di servizi pubblici capillari e di una cultura del lavoro che valorizzi la genitorialità senza punirla, molte donne finiscono per rinunciare alla maternità non per scelta, ma per mancanza di alternative. In Italia, ad esempio, per una persona single è quasi impossibile adottare e il carico mentale ed economico della genitorialità resta ancora altissimo, soprattutto se affrontato da sole. Non a caso, anche tra le coppie che decidono di avere figli, spesso si opta per uno solo e in età sempre più avanzata.
Una questione culturale, non solo demografica
Questo scenario non racconta solo un mutamento nei numeri, ma soprattutto nei valori. Cresce l’idea che la realizzazione personale possa passare anche da strade ancora ritenute "non convenzionali". Le donne non vogliono più sentirsi incompiute solo perché non sono madri o mogli. Il modello del "per sempre" vacilla, sostituito da relazioni più fluide, convivenze non ufficializzate, identità affettive in continua trasformazione. Ma questo non significa che l’amore o il desiderio di costruire relazioni stabili sia sparito. Al contrario, la nuova sfida sembra essere quella di trovare un modo per far convivere l’indipendenza con il desiderio di connessione. Costruire una vita adulta senza dover sacrificare la libertà o, all’opposto, rassegnarsi alla solitudine. Per molte donne, il bivio si presenta così: o carriera o famiglia, o libertà o relazioni. Ma forse, la vera rivoluzione sta proprio nel sottrarsi a questa logica binaria. Immaginare un futuro in cui l’autonomia non sia sinonimo di isolamento. In cui una donna possa scegliere entrambe le strade, senza sentirsi sbagliata o fuori tempo massimo.
Oltre il mito della super-donna
Quello che ancora manca, forse, è un racconto collettivo più onesto e meno performativo. Siamo passate dall’ideale della donna-madre angelo del focolare a quello della donna realizzata, ambiziosa, multitasking. Ma in entrambi i casi, la pressione è altissima. La donna perfetta di oggi è indipendente, in forma, soddisfatta, piena di hobby, viaggi, passioni, progetti. E se decide di non avere figli, deve anche saper spiegare perché, giustificarsi, dimostrare di "valere" lo stesso. Il rischio è quello di passare da una gabbia all’altra. E di perdere, ancora una volta, la possibilità più importante: quella di scegliere con leggerezza, con autenticità, senza dover essere costantemente all’altezza di un modello, qualunque esso sia.
Il futuro che (forse) ci aspetta
Che sia una nuova tappa della rivoluzione femminile o una risposta forzata a un contesto ancora troppo diseguale, è chiaro che il profilo delle donne del futuro sarà molto diverso da quello del passato. Più autonome, più consapevoli, più esigenti. Forse anche più sole e più stanche. La sfida, per le prossime generazioni, sarà costruire un modello sostenibile di felicità e relazione. Un modo nuovo di vivere l’amore, la genitorialità, il lavoro, senza dover rinunciare per forza a una parte di sé. Dove le scelte siano davvero libere, e non l’effetto collaterale di un sistema che ancora non funziona.
Il Comune di Barzago ha introdotto le "multe morali", un’ammonizione simbolica per contrastare la sosta selvaggia e promuovere il rispetto delle regole. Solo in caso di recidiva scatteranno le sanzioni vere e proprie.
rispetto delle regole, soprattutto in risposta a molte segnalazioni di inciviltà e pericoli per la circolazione urbana.Infatti la sosta selvaggia sta creando disagi seri, soprattutto per i pedoni, che spesso
sono costretti a scendere dai marciapiedi perché occupati dalle auto. Anche mamme con passeggini e bambini si trovano in difficoltà a causa della mancanza di spazi liberi sui marciapiedi. Oltre a questo, a Barzago ci sono altre situazioni di inciviltà, come danni a strutture pubbliche, che l’amministrazione vuole contrastare con interventi mirati e una maggiore attenzione alla sicurezza e al rispetto degli spazi comuni da quel che riporta www.laprovinciaunicatv.it Il Comune ha in programma di migliorare la segnaletica e la sicurezza in alcune aree, come il campo sportivo, con l’installazione di nuove recinzioni e serrature per evitare intrusioni notturne e danni alla proprietà pubblica. Inoltre, invita i cittadini a segnalare tempestivamente situazioni anomale per facilitare interventi rapidi da parte delle forze dell’ordine locali In sintesi, le "multe morali" rappresentano un primo passo non punitivo ma educativo per combattere la sosta selvaggia e l’inciviltà a Barzago, sperando di indurre un cambiamento nel comportamento degli automobilisti prima di procedere con sanzioni reali e più severe.
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8.8.25
stilista precoce . il caso Edoardo Melis ha appena 18 anni. di Pabillonis sud sardegna
Negli ultimi tre giorni è stato impegnato nel suo paese natale con una mostra dedicata ai suoi bellissimi abiti, che taglia e cuce da solo.Al centro della sala spicca uno splendido abito da sera rosso che parrebbe disegnato da Valentino, invece è del nostro giovane talento sardo.Che spazia da abiti inspirati al Settecento sino ai tailleur delle donne d'affari 2.0. Fa piacere vedere questi giovani talenti sardi realizzare i propri sogni.Auguriamo ad Edoardo una brillante carriera.
Foto Melis di Stefano Cruccas, foto abiti Francesca Casula,
morte di Berengo Gardin un grande fotografo
Da tale libro seguito poi dalla visione dialre sue foto e dalla storia dei fotografi e dele tecniche appresa alle lezioni di fotografia per l'ex associazione la sardegna vista da vicino posso dire che nelle sue foto non solo quellle sarde c'è << [...] l’artista impegnato, un uomo e una persona dall’umanità straripante e garbata in un momento storico in cui l’umanità è stata ufficialmente criminalizzata e il garbo è un motivo di sospetto .[...] Lorenzo Tosa - È morto Gianni Berengo Gardin. È morto un Maestro....>>
Infatti Attraverso il suo sguardo ha immortalato una Sardegna sospesa tra passato e presente, mettendo in evidenza i tanti contrasti nel difficile processo di sviluppo . La sua attenzione è rivolta alla gente comune, alla vita quotidiana, all’attività nelle campagne, ai ritmi del contesto rurale. Quadri sempre molto equilibrati e rispettosi. Andava alla ricerca di scenari nascosti e segreti a bordo di una piccola auto con la quale ha raggiunto molti paesi per incontrare le persone e dialogare con loro. Voleva conoscere nuovi mondi, lo slancio che lo ha sempre ispirato e accompagnato. Uno sguardo curioso. Anche i nuraghi hanno richiamato il suo interesse. “Segrete corrispondenze suscitano le foto di Gianni Berengo Gardin: i tre pastori della Marmilla piantati nella terra fin dalla preistoria rimandano ai bétili mammelluti di “Tamuli”, come la circolarità della Tomba dei giganti di “Coddu Ecciu” parla la stessa lingua del “ballu tundu” campestre a Lula”, ha scritto il giornalista Pasquale Chessa. Tanti viaggi e mostre in Sardegna: al Teatro Lirico e nella sede della Fondazione di Sardegna a Cagliari. Le sue fotografie sono memorie vive della sua vita e della sua straordinaria avventura professionale. Ha raccontato la Sardegna e il mondo dimostrando che la fotografia è una grandissima e preziosa forma d’arte . Allo stesso modo ha : << Coi suoi scatti, ha raccontato l’Italia in frenetica trasformazione, con le sue miserie e le sue bellezze dolenti. L’Italia “assassinata dalle crociere e dal cemento” >> sempre secondo Tosa << Lui che è stato il più acerrimo nemico delle maxi-navi che deturpavano la sua Venezia.Il sindaco Brugnaro a un certo punto lo aveva anche censurato per quegli scatti, perché mostravano ciò che loro volevano nascondere. Questo fanno gli artisti: mostrano, urticano, denunciano, sempre e orgogliosamente contro il potere. GBG ha raccontato l’Italia delle fabbriche, delle periferie, dei rom, dell’emarginazione, in cui lui indovinava per istinto la dignità, sapendo sempre dove trovarla.Non mancherà, Berengo Gardin, perché a 94 anni ha lasciato tutto quello che aveva da dire e da dirci. Ed è moltissimo. Un patrimonio non stimabile.Conserviamolo, in questi tempi miserabili.>>. Avendoi iniziato a dedicarsi alla fotografia agli inizi degli anni Cinquanta accumulando un archivio fotografico considerevole e documentando l’evoluzione del paesaggio e della società italiana fin dal dopoguerra. Fin dall’inizio focalizza la sua attenzione su una varietà di tematiche, spaziando dal sociale, alla vita quotidiana, al mondo del lavoro fino all’architettura e al paesaggio. Considerato un fotografo eclettico e apprezzato a livello internazionale, viene spesso accostato a Henri Cartier-Bresson per il lirismo della sua fotografia.Il suo modo caratteristico di fotografare e il suo occhio attento al mondo e alle sue diverse realtà gli permettono di spaziare dal reportage umanista all’architettura e al paesaggio, dall’indagine sociale alla foto industriale.Le fotografie di Berengo Gardin non si limitano a una semplice documentazione, ma cercano di cogliere l'essenza della Sardegna ( e non solo ) , la sua gente e le sue tradizioni, offrendo uno sguardo profondo e riflessivo sulla sua identità. Attraverso il suo sguardo ha immortalato una Sardegna e un italia sospesa tra passato e presente, mettendo in evidenza i tanti contrasti nel difficile processo di sviluppo
La sua attenzione è rivolta alla gente comune, alla vita quotidiana, all’attività nelle campagne, ai ritmi del contesto rurale. Quadri sempre molto equilibrati e rispettosi. Andava alla ricerca di scenari nascosti e segreti a bordo di una piccola auto con la quale ha raggiunto molti paesi per incontrare le persone e dialogare con loro. Voleva conoscere nuovi mondi, lo slancio che lo ha sempre ispirato e accompagnato. Uno sguardo curioso. Anche i nuraghi hanno richiamato il suo interesse. “Segrete corrispondenze suscitano le foto di Gianni Berengo Gardin: i tre pastori dellaMarmilla piantati nella terra fin dalla preistoria rimandano ai bétili mammelluti di “Tamuli”, come la circolarità della Tomba dei giganti di “Coddu Ecciu” parla la stessa lingua del “ballu tundu” campestre a Lula”, ha scritto il giornalista Pasquale Chessa. Tanti viaggi e mostre in Sardegna: al Teatro Lirico e nella sede della Fondazione di Sardegna a Cagliari. Le sue fotografie ( vedere foto a destra ) sono memorie vive della sua vita e della sua straordinaria avventura professionale. Ha raccontato la Sardegna e il mondo dimostrando che la fotografia è una grandissima e preziosa forma d’arte
Pietro Sedda il designer, artista e tatuatore di fama mondiale racconta i suoi nuovi progetti
Dopo la morte nei giorno scorsi all'età di 80 anni di Maurizio Fercioni ( foto sotto a sinistra ) considerato il primo t...
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iniziamo dall'ultima news che è quella più allarmante visti i crescenti casi di pedopornografia pornografia...
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Ascoltando questo video messom da un mio utente \ compagno di viaggio di sulla mia bacheca di facebook . ho decso di ...














