28.8.23

dopo Vannacci e lo Stupro di Palermo: le parole shock del comandante dei vigili di San Gavino Monreale ( Cagliari ) : “Insegnate alle vostre figlie a non ubriacarsi”

Lo so che come non ne potete più di sentire parlare,  ed  volete andare  anvanti,  degli stupri diOttaviano e di palermo .
Ma nell'opinione pubblica c'è , il che dimostra quello che dicevo nei post precedenti  sui social siamo sempre di più davanti ad un emergenza sociale \ educativa , ancora una volta, dunque, spunta l’odiosa pratica di colpevolizzare la vittima del branco e non solo purtroppo . Infatti , ecco  una  discussione  trovata     su  twitter  

mi spiegate cosa c'è di offensivo in questa frase? “Insegnate alle vostre figlie a non scimmiottare i maschi e a non ubriacarsi“

Stupro di Palermo: le parole shock del comandante dei vigili di San Gavino Monreale


Cos
@cosellemme

Te lo spiego subito: Non e’ assolutamente nel contesto giusto. Intanto una figura autoritaria dovrebbe stare dalla parte della legge e di certo nn esprimere giudizi sulla pelle degli altri. Secondo, il danno subito da questa ragazza e’ stato MOLTO piu grave di quello che il signor vigile dei miei coglioni reputa incorretto dalla parte della ragazza. Il problema qual’e’? Che in italia ancora esiste quella fascia di merde di tradizionalismo estremo dove la donna deve fare la santa mentre l’uomo il porco. E’ ovvio che la ragazza poteva essere piu’ prudente nel bere meno ma questo vale per chiunque. Quindi cara elisabeth, riflettiamoci sulle cose prima di esprimere un opinione. Stiamo parlando di 7 pezzenti che si vantavano del fatto che la ragazza sarebbe svenuta 3 volte in mezz’ora mentre le stavano addosso. Che ne pensa? Dovremmo mettere di lato io reato per la lezione di etica sulla ragazza?




 Ora dopo le uscite di Vannacci, stavolta è a un esponente delle forze ell’ordine – Massimiliano Orrù, comandante della Polizia Municipale del comune di San Gavino Monreale, paese a 50 chillometri da Cagliari – a provocare indignazione, fra gli utenti social, e non solo, per le parole scioccanti, utilizzate per commentare lo stupro di gruppo avvenuto a Palermo lo scorso 7 luglio, ai danni di una diciannovenneUn caso delicato, la cui inchiesta è in corso.Orrù scrive su Facebook  : << I genitori dovrebbero insegnare alle figlie a non scimmiottare i maschi e non ubriacarsi". A noi maschi fa bene ogni tanto ubriacarsi.. a voi invece malissimo. Restate donne e non cercate di fare gli uomini… Siete femmine e non maschi >>   .
 Davanti    alla  replica  del contatto ,<<Ecco fai la cosa giusta >> prosegue a scrivere il comandante << vai a dormire che voi donne non dovreste stare in giro, nemmeno virtuali, a quest'ora >>.
Parole che Orrù, in seguito, ha tentato di rimuovere, ma invano: ormai in tanti avevano fatto il fermo immagine del post, condividendo l’orrore  e le vergognose  delle parole del capo della polizia locale.
Ancora una volta, dunque, spunta l’odiosa pratica di colpevolizzare la vittima .
 Immediata la presa di distanza, da parte del sindaco della cittadina, Carlo Tommasi. Dice Tommasi: “Ovviamente prendiamo le distanze dalle parole del comandante che rischiano di danneggiare un’amministrazione da sempre impegnata per difendere i diritti di tutti e delle donne in particolare”.E c’è chi ora chiede dei provvedimenti severi nei confronti del comandante Orrù, tra cui il centro antiviolenza del Medio Campidano Feminas che ha chiesto azioni “utili a censurare il pessimo comportamento del dipendente, nonché pubblico ufficiale”.Anche l'avvocata Francescah Spanu del centro antiviolenza Feminas è intervenuta sulla polemica: "I commenti di Orrù sarebbero già gravi se pronunciati da chiunque, risultano ancora più inaccettabili quando fatti da un rappresentante delle istituzioni che tende a giustificare o sminuire una violenza sessuale attribuendone le colpe alla vittima". Il centro ha chiesto vengano presi provvedimenti "utili a censurare il pessimo comportamento del dipendente, nonché pubblico ufficiale".
 

DIARIO DI BORDO n°3 anno I .L'italia da un emergenza ad un altra . l'aumentare dei casi di strupro e di femminicidio che vedono come vittime e carnefici minori . il casi di Palermo ,Ottaviano , latina

 Dopo gli anni del terrorismo (  strategia della tensione/guerra non ortodossa e anni di piombo  ) e l'emergenza ambientale , c'è quella del femminicidio e della violenza di genere  che colpisce direttamente  (omicidi e stupri ) anche indirettamente ( bullismo e suicidi   come  la  storia  ripresa  sotto  ).  fatti   come  quelli  di Palermo e di Caivano solo per citare gli ultimi avvenuti cronologicamente sono aggravati oltre che da un sistema sociale vetusto e non a passo con i tempi ed le innovazioni etiche tecnologiche da un emergenza sociale e culturale .
 Infatti  a  Latina, minorenne sviene in spiaggia durante una festa: gli amici la filmano sotto la gonna e pubblicano il video su Instagram.  
Il video è stato rimosso in un secondo momento, ma ormai le condivisioni erano state migliaia
Sia  nella  storia   Amanda Michelle Todd ha sedici anni (    vedi sotto  )    C’è un problema serio. Anzi due.
Il primo è nella sessualità maschile capace di questi gesti vigliacchi, che hanno come filo comune “approfittare di una situazione di debolezza o incoscienza” (qui uno svenimento).
Il secondo è nella narrazione di questi fatti da parte di certa stampa, che definisce “amici”  [ anche  quando  effettivamente  lo  sono  ]  dei profittatori pavidi e crudeli, che svendono le ragazze appena sono in difficoltà. E le vendono al miglior offerente. E pensano sia questo essere forti. Vincenti.
Quelli non sono amici   [ ma  .....  mostri  ]. 
Uomini e giovani uomini che non siete come loro prendere parole, indagate, provate a spiegarci quale piacere ci può essere nell’approfittare della debolezza di una femmina. << È questione di coraggio. Quello vero.E futuro.  ( da  ,  eccetto  le  parentesi  ,   https://www.facebook.com/labodif

Infatti  mi  tocca  dare  ragione    a 

C'è una enorme differenza tra essere maschio ed essere Uomo. Un "Uomo" è un individuo finito, consapevole di se stesso, dei propri istinti, dei propri limiti e delle proprie facoltà, ma anche e soprattutto consapevole del fatto che la violenza, in nessun caso, è una soluzione. [ ... segue qui sul suo post ]



e  per    concludere   la  storia    in questione  riportata  dall'account  fb  dela  giornalistra  Angela Marino





Amanda Michelle Todd ha sedici anni, è carina ma non lo sa, è intelligente e sensibile, ma è ancora troppo giovane per apprezzare il valore di queste qualità. A scuola non è quella che si dice una ragazza popolare. Quando chiude la porta della sua camera per cercare, con le videochat, il contatto con qualcuno che le presti attenzioni e la faccia sentire bella, non sa che è come offrirsi vittima sacrificale alla crudeltà altrui. Uno dei suoi amici virtuali la convince a spogliarsi davanti alla telecamera. “Dai, tanto non ci vede nessuno”. Lei finisce per eseguire, ma non perché voglia farlo, solo perché non sa dire ‘no’. Ignora, Amanda, di essere caduta nel ‘capping’ uno dei tanti cybercrimini di oggi. Quando la foto è stata scattata, la vittima non ha altra scelta che obbedire alle richieste del suo ricattatore, altrimenti la foto viene pubblicata su internet. Da quel momento, Amanda obbedisce a tutte le richieste, credendo così di tenersi al sicuro. Poi il giorno di Natale si ritrova la polizia postale alla porta: “Signori, online ci sono foto intime di vostra figlia”. E così vengono a saperlo anche i suoi. Per Amanda, sola come non mai, sono arrivati due nuovi compagni di sventura: l’ansia e la depressione. Dopo quell’esperienza non riesce a mangiare a dormire, non è mai serena né si sente mai al sicuro. La situazione peggiora quando su internet spunta un account Facebook con il suo nome e la foto del suo seno come immagine del profilo. Qualcuno ha aggiunto i suoi compagni di scuola tra gli amici. E così Amanda scende di un altro gradino la scala del dolore. Ora è esposta al pubblico ludibrio, agli insulti e alle minacce dei suoi compagni, che trovano divertente isolarla e bullizzarla. A salvarla c’è un vecchio compagno di scuola, l’unico che le mostri affetto e comprensione. Amanda si prende una cotta, lui la invita a uscire, ma all’appuntamento la ragazzina trova tutti gli altri suoi compagni di classe. È solo uno scherzo, sono lì per prendersi gioco di lei. “Ma guardati, non piaci a nessuno!” sghignazzano. Poi passano alle violenze fisiche, la picchiano. Amanda rimane raggomitolata sul pavimento per un po’, è suo padre a trovarla. “Niente, papà, sono caduta”. E a casa beve la candeggina. Con il tentativo di suicidio i bulli guadagnano un’altra leva per farle del male. Cominciano a taggarla su Facebook con le foto di candeggina e acidi. Amanda va dallo psicologo, ma sta sempre peggio. Finisce in ospedale per abuso di farmaci. Quando sembra che non ci sia più niente da fare, si chiude nella sua stanza, accende la telecamera e racconta la sua storia di bullismo e abuso. È una richiesta di aiuto, un grido di dolore e rabbia, un sussulto di vita e dignità. Non funziona. Cinque settimane dopo la pubblicazione del video su Youtube chiude di nuovo la porta della sua stanza e si impicca. Dopo la sua morte il video diventa virale. Gli hacker di Anonymous rintracciano l’uomo che le estorse la foto con cui tutto è iniziato. Viene condannato per frode, aggressione sessuale e ricatto. “Grazie - dicono i genitori di Amanda - ma gli aguzzini di nostra figlia sono molti di più”.

26.8.23

non si uccide come gli anni di piombo o la strategia della tensione ma il clima è quello . stormshit e minacce a clara abatangelo libraria che non vuole vendere il libraccio di vannacci

   come Vannacci    ha  il diritto  di    dire  le  sue  .........   anche  noi   in questo    caso sotto riportato abbiamo il diritto di non vendere il suo libro . 


Il caso diClara Abatangelo libraia trevigiana  ( foto  sopra )  che   sta  subendo     Minacce perchè non vuole  vendere il libro  di  Vannacci (msn.com) . Mi chiedo ma abbiamo    il  diritto  di   dire la nostra  oppure  è   come  ho detto : << Se la democrazia diventa il diritto della maggioranza o minoranza  ( dipende  da  come lo  si vede ) a dare dei “non normali” a tutti gli altri  siamo   all'anticamera   della  dittattura >>  ? 


Lo  so   che  il  paragone    è forse  improprio  visto     il  diverso  contesto     storico  e  culturale  di quel  periodo rispetto  all'oggi   . Ma  come  ho risposto   in un commento  su  fb   il clima    è lo stesso   della strategia  della tensione  (    guerra  non ortodossa    e  non convenzionale ,   alle  bombe  sui  treni    nelle  piazze     . terrorismo  di  stato e i  servizi segreti  con manovalanza fascista ) ,    ed  a  gli anni di  piombo  (  alle  uccisioni   e gambizzati  di :  giudici  e magistrati  ,  giornalisti , forze dell'ordine  , fascisti   attuati   principalmnte     dalla   sinistra  exrtaparlamentare   ),   si  è  sostituità  la  campagna  d'odio e denigrazione   mediatica  \  social   la  cosidetta   shitstorm  )     dell'avversario    e  delle  idee  diverse  dalle  tue  

La storia di Samantha Smith, la bambina americana uccisa dalla Cia per aver osato dimostrare che i Russi erano “proprio come noi”

 in sottofondo

concerto per viola Remembering Childil del compositore danese Per Nørgård a  lei dedicato  . 

per   chi  vuole  aprofondire  Samantha Smith - Wikipedia

 da https://www.dcnews.it/ AGOSTO 26, 2023


SI CHIAMAVA SAMANTHA SMITH
(La triste storia della bambina americana di dieci anni che avrebbe potuto capovolgere gli stereotipi riguardo all’URSS.) Samantha Smith era nata il 29 Giugno 1972 a Houlton, nello Stato del Maine, ed era ancora una bambina ai tempi dell’intervento Sovietico in Afghanistan.Intervento legittimo, finalizzato a sostenere il Governo Laico e Socialista di quel
Paese dall’aggressione dei sanguinari Mujaheddin finanziati dall’Occidente, ma che nell’Occidente stesso fu spudoratamente dipinto come un’invasione da parte Sovietica.(Ancora adesso in giro in Occidente ci sono tanti creduloni, con il cervello all’ammasso del mainstream, che accettano la tesi dell’invasione Sovietica, e neanche il confronto tra le fotografie di come vivevano le donne Afghane allora e come “vivono” adesso li aiuterà mai a chiarirsi le idee.) 
Samantha era una bambina sveglia, che seguiva la politica internazionale, nonostante la giovane età, e fu molto colpita dalle immagini che arrivavano dall’Afghanistan. Così nel 1982, a dieci anni, decise di scrivere una lettera all’allora segretario generale del Partito Comunista Sovietico, Jurij Andropov, chiedendogli di evitare la guerra.La lettera fu pubblicata sulla Pravda (la terribile Pravda … i giornali Americani avrebbero mai pubblicato una lettera del genere scritta da una bambina Russa? O meglio, la hanno mai pubblicata?) Una settimana dopo l’Ambasciata Sovietica negli Stati Uniti telefonò a casa di Samantha dicendo che Andropov aveva risposto. Pochi giorni dopo arrivò a Samantha una lettera scritta in russo, accompagnata da una traduzione in inglese e da un invito alla bambina e alla sua famiglia a passare un periodo di ferie nell’URSS.La vicenda ottenne grande attenzione dai media, venne raccontata dai giornali e Samantha fu intervistata da diverse televisioni Americane.Il 7 luglio del 1983, Samantha partì per l’Unione Sovietica con i suoi genitori e ci restò per due settimane, ospite di Andropov, seguita da giornalisti e fotografi. Visitò Mosca, Leningrado e trascorse del tempo ad Artek, campeggio estivo in Crimea.Ad Artek decise di rimanere insieme ai bambini Sovietici piuttosto che prendere un alloggio separato che le era stato offerto. Per facilitarne la comunicazione vennero scelti insegnanti e bambini in grado di parlare fluentemente l’inglese, che vivessero nella stessa costruzione in cui lei alloggiava. Rimanendo in un dormitorio con altre nove ragazze, Samantha passò il suo tempo nuotando, parlando, e apprendendo canzoni e danze Russe. Samantha Smith acquistò un’ampia fama tra i cittadini Sovietici e fu molto ben voluta da molti di loro.Parlando a una conferenza stampa a Mosca, dichiarò che i Russi erano “proprio come noi”. Anni dopo, per raccontare il suo viaggio, scrisse un libro intitolato “Journey to the Soviet Union”.Quando tornò negli Stati Uniti, il 22 luglio, Samantha Smith era molto popolare: fu accolta e celebrata come “la più giovane ambasciatrice d’America”.L’anno dopo fu invitata in Giappone e parlò al Simposio Internazionale della Gioventù, proponendo che i leader Sovietici e Americani si scambiassero le figlie per due settimane all’anno spiegando che un presidente “non avrebbe mai voluto inviare una bomba a un paese in cui è in visita la propria figlia”.Il successo di Samantha, mentre fu assoluto in Unione Sovietica (e anche in Giappone), lo fu molto meno nella sua Patria natale, negli USA. Dopo una fase iniziale di interesse, le autorità iniziarono ad ignorare sistematicamente le iniziative della intraprendente ragazzina.Avere tra i piedi una vera e propria “ambasciatrice” della fratellanza con il Popolo Sovietico che ripeteva in ogni occasione che “I Sovietici cono come noi” smontava tutta la poderosa macchina di propaganda Americana, tesa a dipingere il “Compagno Ivan” come un essere inumano, antropologicamente crudele, dedito alle peggiori efferatezze (vedere la vastissima produzione spazzatura di Hollywood, con il Russo immancabilmente nel ruolo del cattivo.)Mentre presso la popolazione Americana Samantha rimase popolarissima fino alla fine, da parte delle autorità calò su di lei una sinistra coltre di gelo (Altro che Greta eh …)Il 25 Agosto di quello stesso anno un aereo su cui viaggiava Samantha Smith mancò la pista dell’aeroporto regionale Lewiston-Auburn nel Maine e si schiantò. Non sopravvisse nessuno: morirono due membri dell’equipaggio e sei passeggeri, tra i quali Samantha e suo padre.Sulla causa dell’incidente in molti sospettarono subito la CIA.Fu aperta un’inchiesta e il rapporto ufficiale venne reso pubblico: “l’angolazione di volo relativamente ripida dell’aereo, l’altitudine e la velocità al momento dell’impatto, hanno precluso agli occupanti dell’aereo la possibilità di sopravvivere all’incidente”.Al funerale, che si svolse ad Augusta partecipò un rappresentante dell’ambasciata sovietica a Washington, che lesse un messaggio personale di condoglianze da parte di Mikhail Gorbaciov in cui si parlava di Samantha come di un “simbolo di pace e amicizia fra i due popoli”: l’URSS quell’anno le dedicò anche un francobollo commemorativo.Alla cerimonia non partecipò invece alcun rappresentante del governo statunitense: l’attività di promozione della pace di Samantha e la sua vicinanza ai Sovietici furono anzi molto criticate dai conservatori Americani e dagli anticomunisti, che la accusavano di propaganda.Come è morta veramente Samantha Smith? Non lo sapremo mai. Ciascuno tragga le conclusioni che vuole. Io le mie le ho e tutto mi sembra fin troppo chiaro, anche alla luce di tante tragedie analoghe che da sempre accadono nel “democratico” Occidente a chi osa sfidare (anche inconsciamente e in buona fede, come nel caso della povera Samantha) il potere costituito.Quello che sappiamo è che in Russia è ricordata con affetto ancora oggi, e molte scuole e campi estivi le sono ancora dedicati. Negli USA, liquidata la pericolosa seccatrice, la sua memoria è finita subito nel dimenticatoio.Samantha Smith era una ragazzina che sognava un Mondo migliore. Ma visse, e morì, in un Mondo nel quale non c’era spazio per i sogni e, tanto meno, per i sognatori.

25.8.23

DIARIO DI BORDO N °2 anno I scandalizza di più la donna al cioccolato in un vassoio che le donne mal pagate e sottomesse ., "Io, iraniana, mortificata dalle femministe pro velo

 << La donna cosparsa di cioccolato crea più scalpore di una donna sottopagata che deve assistere anziani, pulire casa , curare igiene personale e magari portare il cane di famiglia a cacare >> o fare le iniezioni ad
un gatto diabetico .Anch'io
io vorrei capire se lo sfruttamento di donne pagate 600/700 € mensili che da lunedì a sabato, 8-14 solo per citare l'esempio più clamoroso didiscriminazioni a cuila cultura del maschio alfa o del patriacarto come lo definiscono le femministe è più legittimo << Tutto il resto è moralismo >>come dice l'account facebook di Cassandra Casagrande Mura Ticca
Infatti è lei che ha scelto che il suo corpo fosse usato per tale scopo nessuno l'ha almeno da quel se ne sa obbligata o ricattata per farlo

......
  
E' triste  che a  dirlo sia un  giornale   destra  .  Ma  purtroppo è vero.  Infatti  : La giovane attivista: «Quel flash mob? Scioccante Aiutare l’oscurantismo è uno schiaffo a chi lotta
Scioccate, sorprese, incredule. Di fronte al corto circuito delle femministe che difendono il velo, alle giovani iraniane non resta che la delusione, e l’amara sensazione che la battaglia per la libertà sarà ancora più faticosa, più lunga, più dolorosa.

  da  https://www.ilgiornale.it/news/nazionale/  del  25\7\2023

«Quando vedono che nei Paesi occidentali le richieste di libertà sono ignorate, e sono difese ideologie e norme liberticide, gli iraniani ne rimangono scioccati», dice Atussa, architetto che vive in Italia. «Il fatto che gli attivisti per i diritti umani o delle donne supportino ideologie oscurantiste e costumi obbligati - spiega - rappresenta un vero e proprio schiaffo per chi lotta per le libertà».
Sa di cosa parla, la giovane iraniana. Per 30 anni ha vissuto in patria, dove ha visto, e anche subito un vero e proprio lavaggio del cervello, anche sul velo. «Altro che libera scelta obietta - è un obbligo di legge o sociale, o tradizionale, impostato dagli uomini. La maggior parte delle donne che si copre in quel modo - racconta ha subito un lavaggio del cervello. Anche la scuola ti insegna che devi coprirti, che c’è la legge islamica». «Mia mamma andava a scuola con la gonna, senza velo, poi è arrivata la

Rivoluzione, e poi con la guerra Iran-Iraq la situazione è peggiorata ancora, molto. Mio padre e mio zio sono stati torturati». «Io - ricorda - sono cresciuta in una famiglia aperta ma fuori l’oppressione si sentiva. Avevo questi ricordi di famiglia, ma a scuola non potevo né fare né dire nulla, nemmeno parlare con le amiche. Non potevamo neanche fidarci, c’erano spie del regime. Sono ricordi molto tristi. Avevo bei voti, potevo andare in un’università importante, ma non mi fu consentito perché venne fuori che nel mio venerdì non c’era la preghiera. Stessa cosa in seguito, mi fu impedito per un colloquio religioso con la Polizia morale, in cui si inventarono che si vedeva sul mio viso il trucco della sera prima».
Un vissuto come quello di altre, quello di Atussa. Ma alla luce di questo vissuto, ai suoi occhi, le ambiguità e le cantonate delle femministe suonano come vere e proprie assurdità. «Sono stata anche arrestata. Mi hanno interrogato e perquisito perché avevo un pantalone con tante tasche. Hanno scritto un dossier su di me che mi impediva di lavorare in uffici pubblici. Non avendo vissuto tutto questo dice - le femministe non capiscono, fanno confusione, non sono lucide, e quindi pensano che coprirsi col velo sia una scelta personale da difendere».
L’incomprensione è drammatica, mortificante. «Sorprende - dice Atussa - che prendano posizione per la “scelta” di coprirsi e non per la libertà di chi il velo non lo vuole». «Prima di Masha Amini non avevamo voce» racconta. All’inizio, alcuni gruppi in Italia hanno fatto qualcosa, in seguito niente: il vuoto. «Quando parli loro e dici: “Perché non ci aiutate a fare questa iniziativa?” ci rispondono offendendoci, dandoci etichette come “razziste” o “islamofobe”». «Purtroppo osserva - alcune di queste associazioni femministe, che seguono una visione di sinistra e sostengono idee anti-imperialiste, sembrano condividere dei valori con la Repubblica islamica». «Non riesco a mettermi nei loro panni», confessa. «Nell’islamismo ipotizza - ci sono elementi di estrema sinistra, o di estrema destra».
Ad Atussa piace definirsi una «attivista indipendente». Un anno fa, la lotta per la libertà in Iran si è riaccesa. Masha è stata uccisa per una ciocca di capelli fuori posto, e da quel giorno, da quell’orrore, è nata la forza disperata di una ribellione contro il regime teocratico. «Il governo dittatoriale iraniano è molto aggressivo. Tanti sono stati imprigionati, o impiccati. La repressione vuole mettere a tacere la rivoluzione» dice, e spiega che la rivolta non è «contro una religione o un modo di vestire, ma è una lotta contro un intero sistema di regime liberticida». Sa che l’aiuto dell’Occidente potrebbe «accelerare questo processo», ma sull’esito non ha dubbi: «Il popolo iraniano persevererà nella sua lotta contro il regime islamista e la vincerà, con o senza il supporto dell'Occidente e degli attivisti occidentali».

<<Ma come . Non dici tu che ciascuno/a dev'essere libero se portarlo o meno .>> Certo ed lo confermo . Ma dai rapporti /contatti che ho (ed ho )avuto con ragazze e donne islamiche presenti nella mia città e regione al 90% il loro potare il velo semplice cioè solo i capelli o completo tutto il corpo simile al costume sardo o del sud è forzato ed imposto non spontaneo /libera scelta.

24.8.23

a chi mi chiede perchè mi fisso sugli stupri . sappiate che riguarda tutti (uomini compresi)

Appena   sentiamo    parlare  di stupri in particolare   quello di Palermo  viene spontaneo chiederci queste  domande   Dobbiamo sentirci coinvolti moralmente e politicamente nello «stupro di gruppo» di Palermo? Quell’orrendo delitto interroga noi uomini, maschi, anche noi che nulla abbiamo a che spartire con quella bestialità, noi che siamo culturalmente lontani anni luce da quella violenza  anche






se  alcuni  , non è il mio caso  , si eccitano   vedendo film pornografici o  erotici   che trattano simili argomenti  ?.  La società degli uomini liberi e rispettosi si può dire innocente, può chiamarsi fuori? E ha senso colpevolizzare una categoria, auto colpevolizzarsi? Siamo davvero tutti responsabili ? 

La  risposta  l'ho trovata
 oltre  che  in me stesso     in  quest  articolo  Perché lo stupro di gruppo di Palermo riguarda tutti (uomini compresi)- Corriere.it


 Alla sensazione di rabbia che segue ogni stupro, ogni femminicidio, si sovrappone la sensazione di impotenza. Perché nulla sembra cambiare, in una società che invece è radicalmente cambiata. Sono passati molti anni da quando i magistrati giustificavano le violenze, come si vide nel «Processo per stupro» del 1979, trasmesso dalla Rai. Allora si accusavano le donne di indossare abiti troppo provocanti, si assolvevano imputati perché indossavano jeans stretti, «impossibili da sfilare senza la fattiva collaborazione» della donna, si colpevolizzavano le ragazze per aver bevuto, invece di considerare un’aggravante l’approfittare delle condizioni di debolezza di una vittima.Il sentire comune e il dibattito pubblico sembrano aver lasciato da parte le antiche ambiguità, la corrività di un tempo, la diseguaglianza strutturale e odiosa tra uomo e donna. Eppure stupri e femminicidi continuano. Il caso di Palermo colpisce perché è una violenza di gruppo, fatta da ragazzi che hanno dimostrato di non provare alcuna umanità ed empatia. Sono indifferenti al dolore della vittima e sicuri dell’impunità.Le reazioni pubbliche sono scontate: si chiedono pene più gravi (lo ha fatto Ermal Meta), come se la sanzione più alta fosse davvero un deterrente; si immagina polemicamente cosa sarebbe successo se i sette italiani fossero stati nordafricani o albanesi; si accusano i social perché alterano la percezione della realtà. In definitiva, si circoscrive la questione a sette «bestie» isolate, a un caso così mostruoso da non essere prevedibile, né evitabile, da imputarsi piuttosto a un’anomalia ripugnante. Ma evidentemente non è così. Sono persone che vivono nella società, hanno madri e padri, sorelle e fidanzate.C’è un barista al quale uno dei sette ha detto «falla ubriacare che ci pensiamo noi» e lui ha fornito l’alcol necessario. Ci sono i passanti che hanno visto una ragazza in difficoltà e non hanno fatto nulla. Ci sono gli amici degli stupratori, che si sono passati il video. C’è una società che consente quello scempio. Lo incoraggia o perlomeno lo tollera, avallandolo. C’è una cultura tossica maschile che resiste agli anticorpi del progresso e della civiltà. C’è una logica di branco, di gregge, che favorisce l’omertà, la sopraffazione, l’impunità. Non c’è niente di imponderabile, di assurdo, nello stupro di Palermo.È il risultato di un atto con responsabilità individuali ma anche di una tara culturale che va estirpata, innanzitutto proprio attraverso la cultura. Insegnando l’educazione sessuale e sentimentale a scuola, favorendo la trasmissione di valori di apertura, mettendo al bando ogni discriminazione delle identità sessuali, incentivando un’alfabetizzazione valoriale collettiva, responsabilizzando la politica a favorire l’effettiva eguaglianza tra i sessi e lo sviluppo culturale. Trovando pene alternative per chi si rende colpevole di questi crimini, che non consistano solo nel restarsene in carcere a marcire. E poi non lasciando solo alle donne quella battaglia, come se non riguardasse tutti.Non è questione di colpevolizzare tutti gli uomini, di colpevolizzarsi ma di occuparsene. Di capire perché c’è un pezzo di società che è ancora immersa nella ferocia della sopraffazione dei sessi. Di capire come fare a intervenire più efficacemente anche sulla prevenzione, per contrastare revenge porn e cyberbullismo e, non ultimo, di capire perché c’è un disegno di legge contro la violenza sulle donne che è stato approvato il 7 giugno dal Consiglio dei ministri e che da allora giace alla Camera, evidentemente perché non considerato una priorità.