Senza titolo 2257

A proposito del bullismo nella scuola


 


“Sì, quelli che hanno le mani pulite e la coscienza sporca. Quelli che si sono fatte le leggi e ora possono, con un gioco di matrioska societario, impunemente far pagare la frutta a prezzi esorbitanti”, bevette un altro sorso di caffè, ”quelli che gestiscono le società che portano dei coglioni a strimpellare, anche male a volte, e li pagano a peso d’oro, e più li pagano e più loro guadagnano; quelli che acquistano brocchi all’estero con società di loro proprietà e guadagnano per la procura e per il rimborso dell’Iva. Potrei continuare ancora per molto. Tra questi bisogna cercare chi ha fatto sparire Bobore”.(da “Il mistero delle  99 tavolette d’argilla rossa”, ed. Tracce, 2005 Pescara).


Ecco inizio il tema del bullismo nelle scuole con questo brano estrapolato dal mio romanzo. Cosa c’entra direte voi? Secondo me la cattiva politica, quella che agevola con le leggi gli interessi delle lobby, è la madre di tutte le cause. In buona sostanza qual è la mia opinione? La mia opinione è che abbiamo una scuola che è lo specchio della società. Ora, se l’esempio che noi riceviamo dall’alto è poco edificante, come possiamo pretendere che i giovani non covino dentro una arroganza e prepotenza e soprattutto ci convivano senza quasi neanche accorgersene e a pagarne le conseguenze non siano i più deboli? L’arroganza e la prepotenza la troveranno nella vita di tutti i giorni e, in alcuni casi, è triste dirlo potrebbe anche essere una sorta di ancora di salvezza. Non sto cercando delle scuse per loro, dico solo che la scuola dovrebbe educare all’ingresso nella società, ma se la società è marcia, se gli esempi che la società ti propone sono dei modelli fasulli che esaltano l’arrivismo, passare sopra tutto e tutti per la carriera, il danaro come valore assoluto, cosa mai possiamo pretendere dalla scuola? Il povero insegnante potrà provare a reprimere gli esempi di bullismo che di volta gli si presenteranno davanti, ma stando anche attento ad eventuali reazioni perché oggi nessuno accetta più né critiche né verdetti, e in molti casi gli stessi genitori. Dare un ceffone può essere anche salutare per chi lo riceve, ma l’insegnante è paralizzato perché sa che potrebbe per quel gesto passare anche dei guai. Questa è una società che va rifondata nei suoi valori portanti, perché la sola repressione non elimina il bullismo più di quanto non possa gonfiare una gomma di una macchina, senza un cambio di rotta, purtroppo, non vedo futuro.



Pietro Atzeni


 


 (Pietro Atzeni)

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