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Sent: Thursday, January 04, 2007 11:02 PM
Subject: Re: L’odissea di Robertino, il cane di ’’Belli Capelli’’ da 18 anni in strada e dei suoi compagni
Laura da Cagliari:
LA NUOVA SARDEGNA
28 DICEMBRE 2006
Un Natale amaro per i cani di quartiere
Raccolta di firme e mobilitazione per i tre randagi di via De Andrè
L’odissea di Robertino, il cane di ’’Belli Capelli’’ da 18 anni in strada e dei suoi compagni Bianchina e Benjie
Sassari - E’ bastato un esposto. Una lettera inviata al Comune, una alla Asl, una ai vigili. Il contenuto più o meno questo: quel cane è pericoloso perchè abbaia alle macchine e alle moto e spesso le insegue. Sono sufficienti 4 righe e qualunque randagio si troverà le guardie zoofile alle calcagna e un posto prenotato al canile della Lida. Nel quale, con buona probabilità ci resterà per il resto dei suoi giorni (a spese dei cittadini). I randagi infatti, hanno il brutto difetto di non essere stati battezzati col santo petigree. Difficilmente qualche buonanima è disposta a prendersi in casa la sintesi bizzarra di una decina di razze. Tanto più se adulta e con tutto il suo corredo di abitudini in strada.
In via De Andrè. Gli esposti sono il peggior nemico del cane. Basta una sola persona che abbia paura degli animali, che faccia una richiesta alle forze dell’ordine, e il cane di turno, come un’auto in sosta vietata, viene automaticamente rimosso. Lo impongono le procedure di legge. Dice il Dottor Stefano Grassi, responsabile veterinario dell’Asl:- Abbiamo ricevuto una segnalazione da un abitante di via De Andrè. Si lamentava di tre cani che abbaiano alle macchine in movimento. Secondo chi ha fatto l’esposto questi animali costituiscono un pericolo. L’Asl è obbligata a intervenire.- Non importa cioè se i cani abbiano mai morsicato qualcuno o se siano realmente aggressivi. Il medico dell’Asl ha il dovere di prelevarli, darne comunicazione all’assessore all’ambiente, trasferirli in canile. Qui gli animali verranno microcippati: se gli va bene qualcuno li adotterà o si prenderà cura di loro, se gli va male, il loro mondo si restringerà per sempre a tre metri per tre.
Il cane di quartiere. In diverse città d’Italia, e soprattutto nel Lazio, si è trovata una soluzione. Siccome gli esposti contro i cani germogliano a mazzi e i canili sono ormai al collasso, alcune associazioni animaliste hanno proposto la figura del cane di quartiere. Funziona così: gli abitanti di una via fanno richiesta al Comune di poter adottare un randagio. Ci deve essere un’associazione ambientalista che fa da garante. Una persona che si prende la briga di portargli da mangiare. Un veterinario che assicuri la copertura sanitaria e provveda alla sterilizzazione. Il medico dell’Asl che faccia una relazione e che certifichi che il cane non sia mordace. Un gruppo di persone che sottoscriva l’adozione e stipuli una polizza assicurativa in caso di danni a terzi arrecati dal figlioletto a quattro zampe. A Sassari, ai tempi di Anna Sanna, era stato adottato un provvedimento d’urgenza che istituiva la figura del cane metropolitano. Poi non se n’è più parlato. Se quella delibera è ancora valida, probabilmente per Robertino e per molti suoi colleghi sparsi in città, i problemi legali sarebbero risolti. Infatti Robertino ha due anziane signore che da almeno 10 anni non gli fanno mancare zuppe e crocchette. Anzi, per una di loro che non ha figli e famiglia, accudire quel cane è diventata una vera e propria ragione di vita. Ha una veterinaria che l’ha castrato e che garantisce assistenza medica. Ha duecento cittadini che abitano tra Prunizzedda e Luna e Sole che hanno sottoscritto una raccolta di firme per la sua messa in libertà. Dice il Dottor Grassi dell’Asl:- Ne occorre uno che diventi il proprietario del cane e che lo faccia microcippare a proprio nome.- In altre città d’Italia questo invece non è necessario. I regolamenti comunali prevedono che sia una comunità ad assumersi la responsabilità del cane, e il proprietario legale è il Comune stesso. D’altronde un cane microcippato, in stato di libertà, senza guinzaglio, che sporca per strada, colleziona una multa al giorno. Chi potrebbe accettare il ruolo di padrone e titolare del microchip a queste condizioni? L’assessore all’ambiente Salvatore Demontis ha detto di volersi informare attentamente. Il destino di Robertino e di altre centinaia di randagi di città sono nelle sue mani.
La storia di Robertino. Se infatti Robertino sapesse usare carta e penna, avrebbe scritto di sua zampa al Comune: avrebbe replicato alle accuse contro di lui e raccontato la sua storia. - Gentile Sindaco, mi chiamo Robertino, mi dicono che ho circa 18 anni. Il nome me l’ha dato ’’Belli Capelli’’, il mio primo e unico padrone, che anche lui si chiamava Roberto.. Abbiamo fatto coppia fissa per anni. Lui poi ha lasciato la strada, io ci sono rimasto. Tra via Luna e Sole, via De Andrè mi conoscono tutti. Sono quello con l’occhio uno diverso dall’altro, uno chiaro e uno scuro. Non sono proprio una bellezza, anzi ultimamente sono decisamente fuori forma, grasso e appesantito. Ma ai miei tempi non ero affatto male. Ho gestito il raket di bistecche in zona Prunizzeda, ho scortato generazioni di scolari alle scuole di via Gorizia, insomma, alla veneranda età di 120 anni, oh pardon, di 18 nel calendario canino, di amici me ne sono fatto un sacco. Ho due anziane signore che mi riempiono la pancia di crocchette. ho l’esenzione delle spese sanitarie all’ambulatorio Luna e Sole, ho un’amica a quattrozampe che da cinque anni mi segue come un’ombra: la chiamano Bianchina, o Jolanda o Rimmel a seconda delle zone dove gironzoliamo. Poi da un anno si è aggiunta alla combriccola Benjie: è un fifone, ma si farà. Siamo un bel trio: per la maggior parte del tempo ci piace dormire nel parco dietro il Canopoleno. Ogni tanto, è vero, abbaiamo a qualche auto e a qualche moto, un po’ rumorosa. Qualcuno, è vero, si è un po’ spaventato, ma dopo tutto abbiamo la fedina pulita: mai dato un morso. Ora signor sindaco, questo è stato il Natale peggiore della mia vita. Io Bianchina e Benjie rinchiusi in una gabbia dal giorno della vigilia. Potrebbe metterci una buona parola per questa storia del cane di quartiere? Di parcheggiare costole e vecchiaia nel canile municipale, mi creda, non ne ho proprio voglia.-
Adozioni: A Sassari manca una cultura seria in fatto di adozioni. In altre città le scuole elementari e media si prendono cura di un cane, ne fanno la propria mascotte. Oppure le case di riposo. La pet therapy spesso è una panacea per il buon umore. Addirittura ci sono istituti penitenziari dove i detenuti accudiscono i cani. Ma tornando alle disavventure di Robertino, chi volesse adottarlo, o restituire la libertà a Bianchina o Benjie, può chiamare questo numero: 339-6093685