Come ho già detto in vari articoli sul forum dei compagni di strada ed amici ammazzateccitutti.org sia con il mio vecchio nik Ulisse sia con il nuovo ( dovuto a problemi tecnici con il forum ) ex Ulisse la Sardegna ed in particolare la mia zona la Gallura ( leggi Olbia-costa smeralda ) è sempre di più a rischi o infiltrazioni mafiose . infatti dalla nuova Sardegna del 9.06.07 :
Andrea Sini
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Dal nostro inviato
Il sindaco di Tempio Antonello Pintus conferma il sì della Municipalità davanti ai senatori della Commissione Giustizia impegnati da tre giorni in una visita ispettiva nelle carceri isolane partita da Buoncammino. Stamane a San Sebastiano i parlamentari chiariranno se ci sono i denari per la costruzione del nuovo carcere di Sassari. I pesanti tagli della finanziaria nazionale fanno temere che manchino i denari necessari alla chiusura del carcere della vergogna, monumento ottocentesco nel pieno centro della città.
A Tempio Pausania, invece, tutto fa pensare che il nuovo penitenziario possa diventare realtà rapidamente se non altro per il bisogno di carceri di massima sicurezza, inesistenti in Sardegna dopo lo smantellamento delle sezioni un tempo ospitate a Badu e’ carros e all’Asinara. Il sindaco conferma che «le carte sono allo studio del ministero di Grazia e giustizia, che sta mettendo a punto il progetto per un carcere da duecento posti».
Il Comune ha già stanziato i fondi per l’acquisto dei terreni, e un’azienda privata, l’Impregilo, avrebbe a disposizione cento miliardi da investire per costruire il nuovo edificio con la formula del project financing. La società ex Fiat oggi legata all’impero di Cesare Romiti anticiperebbe la spesa, ottenendo in cambio da parte dello stato un canone d’affitto per l’uso del supercarcere.
Se non scatterà questo meccanismo, sarà ben difficile costruire un nuovo edificio per un ministero cronicamente a secco, in difficoltà persino per la progettazione. «Ma l’esigenza di dare a Tempio un carcere moderno è troppo pressante perché si possa perdere ancora tempo», dice al termine della visita alla “Rotonda” il presidente della Commissione Giustizia Antonino Caruso, esponente di An.
Attorniato da ben quattro senatori eletti in Sardegna, Caruso fa l’elenco delle gravi disfunzioni di una galera nata nell’Ottocento con il solo scopo di tenere in gabbia i detenuti, compresi quelli in attesa di giudizio. Niente spazi per attività all’aperto, celle anguste e con servizi igienici praticamente «a vista», con violazione totale della privacy dei detenuti, tre per stanza, fanno della “Rotonda” una galera fuori dal tempo.
«È disumano - dice Nino Murineddu, senatore Ds di Tempio - tenere detenuti giovani, spesso in attesa di giudizio definitivo, in celle così vetuste, umide e malsane, in un carcere privo di spazi per lavoro e socialità». Pino Mulas, senatore olbiese di An, non ha dubbi: «La Rotonda va chiusa, il più presto possibile. Non esistono alternative».
Bruno Dettori, senatore sassarese della Margherita, rilancia. «Questo carcere è una vergogna per i detenuti, ma anche per i trentasei agenti, i medici, gli assistenti sociali che vi lavorano». Fra i trentasette carcerati, oltre la metà sono tossicodipendenti, molti impegnati anche in attività di recupero, ma è davvero difficile prevedere un reinserimento al termine della pena, che in sedici stanno scontando, mentre ventuno sono in attesa della sentenza definitiva. «Non è giusto, e non è utile alla società tenere questi giovani in questo stato», dice Pasqualino Federici, senatore sassarese di Forza Italia.
C’è insomma un coro di consensi, al di là degli schieramenti, a favore dell’immediata chiusura di una prigione d’altri tempi. I parlamentari fanno notare, incontrando il direttore Paolo Sanna, che i rapporti fra detenuti e guardie sembrano buoni, non esistono tensioni specifiche all’interno della “Rotonda”, ma qui dentro è davvero impossibile qualsiasi progetto di reinserimento dei condannati, giovani e giovanissimi. In particolare è difficilissimo trovare loro un lavoro, anche per la mancanza di spazi fuori dalle celle.
Non resta che la chiusura, Roma permettendo. Antonino Caruso non ama i giri di parole. «Il ministero - dice il presidente della Commissione - punta ad aprire a Tempio un carcere nel quale ospitare soprattutto detenuti soggetti alle ferree regole del 41 bis. Ma la Commissione chiederà che ci sia anche un’area destinata a chi è in attesa di giudizio, perché la città Pausania non merita questa “Rotonda”. È roba che non fa onore al nostro Paese. Ed un po’ il simbolo della situazione delle carceri della Sardegna, dove esistono anche altri problemi ma l’emergenza più drammatica è quella edilizia».
Sovraffollamento e locali fatiscenti sono una pena ulteriore per i detenuti. Meglio si sta, e soprattutto si potrebbe stare, a Mamone, casa di reclusione all’aperto fra Bitti e Lodè dove duecento e passa detenuti allevano il bestiame. «Lì ci sono grandi potenzialità per un carcere volto alla rieducazione», pensano i senatori. Ma intanto la Rotonda e San Sebastiano sono ancora in piena attività. >> Unione sarda settembre ( non ricordo la data esatta del 2002
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C'era una volta anzi, c'è ancora a Lamezia Terme (CZ) una società che si chiama “Why Not?” che da tempo, praticamente sin dalla sua nascita, presta i suoi lavoratori interinali alla Regione Calabria per servizi che vanno dalla sorveglianza idraulica, alla tutela del patrimonio, alla gestione del personale, di banche dati ed altri servizi informatici; questa società impiega oggi 635 dipendenti e vanta un fatturato di 12 milioni di euro. Certamente gran parte del merito di tale successo è dovuto al fatto che in pratica la Regione, seppur con decine di migliaia di dipendenti, non riesce – per così dire - a gestire neppure il proprio personale, e si affida perciò in outsourcing a “Why Not?”.
E fin qui sembra l'inizio di una storia quasi “normale”, magari una di quelle storie di piccola clientela come tante ce ne sono in Italia, ed invece c'è dell'altro, e “che” altro!Da “Why Not?” mutua oggi il nome l'inchiesta aperta alla Procura della Repubblica di Catanzaro e portata avanti dal sostituto procuratore Luigi De Magistris, perché sarebbe questa la società capo-fila di una serie di scatole cinesi finalizzate all'intercettazione di una gran parte dei finanziamenti pubblici erogati dalla Regione Calabria e dall'Unione Europea per i più disparati settori economici. E adesso comincia il bello.Durante gli interrogatori dei testimoni (anche interni a Why Not) da parte di De Magistris sono venuti fuori nomi di importanti personaggi del mondo della politica calabrese nonché dell'imprenditoria e delle forze armate di tutta Italia e così nei mesi scorsi i carabinieri hanno perquisito decine di abitazioni private per poi irrompere addirittura al Palazzo del Consiglio regionale negli uffici privati di alcuni consiglieri ed assessori regionali alla ricerca di materiale probatorio per l'inchiesta. Cioè, come se i carabinieri irrompessero negli uffici parlamentari di Montecitorio, giusto per farti comprendere la gravità della cosa.E così le persone indagate sono 19 e provenienti da tutta Italia. Tra queste anche il generale Paolo Poletti, attuale capo di Stato Maggiore della Guardia di Finanza, l'assessore al turismo e Vicepresidente della Regione Calabria, Nicola Adamo (Ds), l'assessore regionale all'agricoltura e forestazione, Mario Pirillo (ex Margherita adesso esponente del Partito Democratico Meridionale), un consigliere regionale dei Ds, Antonio Acri, l'ex responsabile per il Sud Italia della Compagnia delle Opere, Tonino Saladino (più volte intercettato al telefono con il Guardasigilli Mastella), l'ex assessore regionale alla sanità di centrodestra, Gianfranco Luzzo ed un quarantenne di Vibo Valentia, Salvatore Domenico Galati, già collaboratore dello staff del senatore e coordinatore regionale di Forza Italia Giancarlo Pittelli.Un bel minestrone di inciuci, non c'è che dire. E se vi dicessi che tra gli indagati ci sono anche il capocentro del Sismi di Padova, Massimo Stellato, ed una funzionaria del Cesis (l'ufficio di coordinamento dei servizi segreti), Brunella Bruno?Ecco che il quadro della situazione si manifesta in tutta la sua preoccupante tristezza e drammaticità.I reati contestati, a vario titolo, spaziano dalla corruzione, all'associazione a delinquere, alla violazione delle leggi sulle associazioni segrete (sic), alla truffa, al finanziamento illecito ai partiti.Addirittura si ipotizza per alcuni l'appartenenza ad una massoneria coperta (la c.d. “Loggia San Marino”), che sarebbe servita da collante per portare a termine gli affari illeciti del gruppo di potere trasversale con le dovute coperture istituzionali. Cioè, praticamente, pare si tratti di una vera e propria lobby e che questa abbia influito sulle scelte di amministrazioni pubbliche per l'utilizzo di finanziamenti e l'assegnazione di appalti.
Ovviamente inutile dire che il Vicepresidente Adamo, ad esempio, in linea con la recente linea Ds sui magistrati milanesi, si è subito detto pubblicamente vittima di un complotto contro sé, il suo partito, la sua famiglia ed il suo lavoro, accusando, seppur indirettamente, il PM dell'inchiesta di agire per conto di non si sa chi (e meno male che lo stesso De Magistris era stato inserito anni fa nel famoso elenco delle “toghe rosse” di berlusconiana memoria!).
Eccola la regione del dopo-Fortugno! Eccola la regione dove un uomo delle Istituzioni, un politico, è stato ucciso meno di due anni fa in un seggio delle Primarie, a Locri, giusto sei mesi dopo quelle elezioni regionali dove il centrosinistra, imbarcando di tutto ha raggiunto il record storico di preferenze (oltre il 62% dei consensi).
E non finisce qui. Il 20 giugno scorso, dopo la riunione della Conferenza dei capigruppo e dei presidenti di Commissione in Consiglio regionale, è stato dato mandato al presidente del Consiglio, Giuseppe Bova (Ds), di (cito testualmente) <<assumere, attraverso l'Avvocatura regionale, ogni iniziativa giudiziaria volta alla difesa dell'onorabilità dell'Assemblea>>. In poche parole i politici coinvolti nelle inchieste attraverso il compagno Bova hanno querelato i testimoni di De Magistris con i soldi dei contribuenti, bene sottolinearlo, dopo aver già querelato per fantomatiche diffamazioni anche noi di “Ammazzateci tutti” a dicembre 2006, rei di aver chiesto di non essere più strumentalizzati politicamente e sollecitato chiarimenti circa la questione del 50% - di allora – di consiglieri regionali inquisiti (dato comunque confermato successivamente anche dalla Direzione Nazionale Antimafia e dal Procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso ed oggi salito al 65%, con 33 consiglieri inquisiti su 49 eletti).
Di queste cose, quanti giornali e televisioni ne hanno parlato e ne parleranno?
Io sono solo uno squattrinato 21enne studente fuori sede con già due querele sulle spalle, e più di questo ultimo disperato appello non so proprio cosa fare ed a chi rivolgermi. Al Presidente della Repubblica? Alla Corte Europea? Alle Nazioni Unite? A chi, a che cosa ? (....) continua qui