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L'effetto-Soru ha fatto scomodare Maurizio Gasparri, inviperito contro Fabio Fazio. Il capogruppo del Pdl al Senato, da sempre il più berlusconiano di Alleanza nazionale, ha addirittura invocato l'intervento nientemeno che di Rosario Villari. Quello scelto dalla destra nelle file del Pd per presiedere la commissione di vigilanza Rai: rimasto stoicamente al suo posto nonostante la successiva indicazione unanime per Sergio Zavoli. Villari è stato poi espulso dal Pd, dove era approdato dall'Udeur di Mastella: coerenza, innanzitutto. Indubbiamente una figura di altissimo profilo morale politico, la più adatta a sanzionare eventualmente Fazio per aver ospitato a “Che tempo che fa” Renato Soru. Deve aver lasciato davvero il segno, l'intervista di domenica, se oltre Gasparri anche il suo vice Francesco Casoli, è all'attacco del conduttore. Ma il fatto più sorprendente è che i due non contestano il contenuto dell'intervista. Non hanno censurato la trasmissione per una sola parola di Soru. Non potevano. Non è stato un comizio né una sparata politico-elettorale, non ci sono state parole forti e neanche polemiche verso Berlusconi, il centrodestra o gli avversari nel Pd. Ha proposto la sua idea della politica, le sue ragioni, solo pacatamente confermando la linea arcinota sulla situazione alla Regione e la decisione di continuare a fare politica in e per la Sardegna, escludendo un orizzonte nazionale. “Schivo e pensieroso”, lo ha definito il “Corriere della Sera”, che come altri quotidiani nazionali segue come mai è accaduto in passato il percorso di un presidente della Sardegna non più alieno ma certo anomalo nella politica nazionale. Non le parole ma solo la presenza di Soru da Fazio hanno scatenato le ire di Gasparri e Casoli. Forse neanche gli applausi scroscianti, l'ultimo particolarmente vibrante e prolungato, di un pubblico che non è una doppia claque di sinistra e destra come a “Ballarò” o unilaterale come da Santoro: meno schierato e impegnato politicamente ma non per questo meno sensibile a temi alti. Evidentemente è stato davvero notevole l'impatto del Soru più tranquillo e in palla, disteso, sorridente ma intenso visto finora in tv. Sicuramente ha dato grande fastidio che da una platea televisiva nazionale ad alto gradimento e di elevata audience arrivasse l'immagine e la sostanza che un altro politico non solo è possibile ma anche c'è: stride con i mestieranti vocianti, ottiene naturaliter un consenso complessivo ben superiore a quello in caduta libera del Pd. La reazione di Gasparri non è solo indirizzata alla Sardegna e alle probabili elezioni anticipate, in vista delle quali crea disagio e fastidio un sicuro candidato credibile e convincente come è apparso il presidente dimissionario. All'esponente della destra è riuscito sicuramente sgradito che in un momento di grande difficoltà di Veltroni e del Pd, il maggior partito di opposizione proponesse di sé l'immagine di una personalità ormai stabilmente all'attenzione di tutto il Paese, non solo della Sardegna. È ormai è chiaro e noto a tutti che Soru ha conquistato tanta parte degli italiani, sicuramente anche il rispetto dell'elettorato di destra, con la sua sobrietà, la diversità dell'approccio ma anche la semplicità e profondità efficaci e coinvolgenti delle sue affermazioni. È ugualmente noto che ai sardi in transito in tanti ambienti della penisola - specie tra personalità prestigiose, simpatizzanti e dirigenti di base del centrosinistra - accade sempre più spesso di sentirsi dire: “Beati voi che avete Soru”. Questo non è un dato encomiastico: è un dato e basta, segnale di una popolarità e di un gradimento estesi e consolidati, a ragione o torto, piaccia o non. Soru ha fatto breccia nel comun sentire nazionale. Come pesa e peserà in Sardegna, dove mai nessuno è stato profeta in patria se non per brevi stagioni? E soprattutto, quale impatto avrà fra gli avversari di Soru nel Pd, alcuni davvero lividi per l'attenzione e il rispetto che gli tributa la grande informazione, anche quella molto severa nei confronti del centrosinistra? Senza dimenticare le recenti parole nient'affatto ostili dello stesso Berlusconi alla presentazione del G8 di la Maddalena. Insomma, la domanda era e resta: conquistati tanti italiani, Soru conquisterà o riconquisterà i sardi e il consenso ottenuto nel 2004, confermato nei primi due anni, declinato nel 2007 e che pare essere fortemente risalito per le sue dimissioni contro gli avversari interni in sinergia col centrodestra? In questo periodo circolano e vengono diffusi abusivamente i sondaggi più stravaganti con una caratteristica: se ne parla e se ne scrive senza mai che qualcuno rispetti l'obbligo di indicare chi l'ha commissionato e la metodologia impiegata. Soru non ne ha ordinato alcuno, mentre è di questi giorni la notizia che sta provvedendo il Pd per volontà di Veltroni. Sondaggi più o meno fasulli e strumentali a parte, ora si tratta di capire se anche la performance da Fazio gioverà o nuocerà a Soru nella valutazione degli oppositori del Pd. Che ne disarmi l'ostilità, è quasi da escludere. Ci sono personaggi che vogliono la sua testa e basta: la sua popolarità nazionale crescente potrebbe rinfocolarne l'avversione rancorosa. Sembrano totalmente indifferenti al fatto che anche i sondaggi segnalano oggi e per giugno il Pd in grave caduta di consensi per le europee rispetto alle politiche di aprile. E che a oggi la Sardegna potrebbe essere un argine all'avanzata del centrodestra: sempre che il marasma nazionale del Pd non travolga tutto e tutti. Ma non è affatto probabile perché il Pdl, tutto ancora da costruire, resta fortemente diviso, senza un candidato credibile da opporre a Soru. E che tanti sardi non hanno dimenticato la tremenda esperienza del Polo alla Regione. Segnata - altro che questione morale - anche da una serie impressionante di illeciti sfociati in una stagione giudiziaria che ha visto e vede tanti suoi esponenti di primo piano (inclusi un presidente e tanti assessori regionali) alla sbarra, condannati o costretti al patteggiamento. Servirà tutto questo a raffreddare le tensioni? Non è affatto detto. Tra Cagliari e Roma si deve decidere se nominare un commissario autorevole che guidi il partito,specie se si andrà alle elezioni, anche nella formazione delle liste. Per superare la disamistade attorno alla segretaria Francesca Barracciu, di fatto non riconosciuta da una parte e impedita nello svolgimento di un mandato fragile, servirebbe un personaggio di grande autorevolezza fra i pochi rimasti nel Pd: del livello di Bersani o Letta, giusto per esemplificare. Quanto alle elezioni anticipate, con tutte le comprensibili riserve e dubbi, sembrano un esito inevitabile. Non si è trovato un accordo in oltre un anno, del tutto impensabile che ci si arrivi adesso, in una settimana. Il ricorso alle urne, paradossalmente, stringendo i tempi e riducendo i temi ai punti decisivi, potrebbe indurre o imporre una qualche intesa. Oppure lasciare le cose come stanno e che comunque marcirebbero e peggiorerebbero se si decidesse di tirare a campare. Infine tirando le cuoia a giugno, quando il voto europeo - col Pdl avanti di dieci punti, almeno a oggi - trainerebbe la destra anche alla Regione. Ci sono sempre stati dei passaggi cruciali in cui il ricorso alle urne è stata non un'avventura ma un liberazione da nodi che si possono recidere, mai sciogliere. Quello in atto sembra appunto uno di questi momenti senza vie d'uscita negoziabili. Si rischia una scissione nel Pd, viene detto. E dove, verso un ipotetico terzo polo? Con la legge elettorale in vigore, non c'è trippa per gatti terzi e quarti. Il vincitore relativo incamera i seggi del listino, il ruolo di opposizione va al secondo maggior schieramento, ad altri neanche le briciole. E comunque, la quadratura del cerchio non è ancora riuscita ad alcuno. Perciò, accada quel che può, succeda quel che deve.
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Sono stati cinque anni pieni di contraddizioni ma anche di forti conquiste. Soru non è un presidente perfetto, ma di sicuro il migliore degli ultimi decenni. Le sue idee daranno frutto in futuro,spero che in questi mesi i sardi riescano a chiarirsi le idee senza dare retta ai mass media isolani soprattutto le tv