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24.12.10

-1 -1 ed iniziano ad arrivare i primi regali .Igort ( igor Tuveri ) Quaderni Ucraini


   Titolo    Quaderni ucraini. Memorie dai tempi dell'URSS
Autore    Igort
Prezzo    € 17,50
Prezzi in altre valute
Dati    2010, 180 p., ill., brossura
Editore    Mondadori  (collana Strade blu. Fiction)

Manca  ancora  tutto il pomeriggio  a Natale  e  già   ricevo  il primo regalo . Esso è un  libro a fumetti mi , mi  è stato regalato  da ua collega  ( la  nstra più antica  dipendente  ) di lavoro che  è per  me come una madre , anche   non condivido il passaggio  dalla sua dall'accoglienza  verso gli immigrati e  alla "conversione"  posizioni  leghiste . Non dico che uno possa  cambiare idea , ma  lasciarsi trasportare dalla propaganda  e dalla demagogia a più becera ,  gettando  all'ortiche  il  suo passato  , non mi piace  , ma  è la vita purtroppo  .
Ma  non  divaghiamo  troppo , e ritorniamo a noi  .
Il libro che  ho  ricevuto   si chiama  Quaderni Ucraini  (  mi  è piaciuto talemnt tanto da chiedere l'amicizia  all'autore su facebook  , e  e  da risparmiare    i soldi  per  il seguito  del libro  , quaderni russi  .
L'autore Igort ( al secolo  Igor Tuveri  )  ha trascorso quasi due anni in Ucraina e Russia, e ha deciso di raccontare e illustrare le testimonianze raccolte sul periodo staliniano e le sensazioni da lui provate in questo libro, "Quaderni Ucraini". Questa la presentazione al Festival letteratura di Mantova 2010 (1 2 ) Dopo aver esplorato e scandagliato il mondo del jazz e del crimine organizzato   ha deciso d'offrirci altro  incredibile reportage   fumetti  , stavolta   stavolta  sospeso tra passato e presente  . I Quaderni ucraini sono la prima parte di un dittico consacrato ai paesi dell'ex Unione Sovietica. L'autore ha trascorso in tutto quasi due anni in Ucraina e in Russia, raccogliendo pazientemente le parole dei testimoni e dei sopravvissuti di un passato terribile che oggi si trovano a essere gli smarriti protagonisti di un presente ancora più incerto.
Le vivide  ed implacabili testimonianze   dei singoli   ci permettono d rivivere in tutta  la  cupa drammaticità momenti dell'Holodomor   terribile carestia che Stalin  sfrutto   per sterminare ogni  forma di dissenso alle  sue politiche  sociali ed  economiche  . Uno sterminio  \ genocidio ( lo  so che tale termine si dovrebbe usare    per  la  trageda  del popolo ebraico  , ma mi chiedo   come   ma come  definire  tali eccidi   \ repressioni    ? )    di un popolo .Uno dei tanti eventi  del  XX  secolo  quasi dimenticati  o usati  dalla destra  , specie  quella  più  becera ed estrema ,  per coprire  \ occultare   ovvero  far passare in secondo  piano i loro crimini e misfatti .  Un libro indigesto per  certa sinistra  settaria \ negazionista  . In brevi capitoli, Igort,ridà vita ai ricordi degli ucraini, ci porta con sé a riscoprire un periodo cruciale della storia del XX secolo e ci aiuta a comprendere meglio la situazione di un infelice paese dove un presente inquietante si è sostituito alla terribile eredità staliniana, dove gli omicidi hanno preso il posto dei gulag e la corruzione dilaga. Senza rinunciare all'inconfondibile e brillante eleganza del suo tratto, che  lo caratterizza fin dalle  origini , Igort , ha saputo metterlo ( mettendosi  indiscussione  )  completamente al servizio delle parole confidate e raccolte, trascrivendo con intelligenza, umanità e rispetto il racconto delle persone in carne e ossa che ha incontrato durante i suoi soggiorni nell'ex URSS. Un libro partecipe  ed  appassionante  , crudo  e schietto , ma senza  perdere la tenerezza e  creare  shock  inutili  e gratuiti  cioè non ncecessari  , che inevitabilmente finisce per cercare di rispondere - sulla base dell'esperienza quotidiana di quei mille invisibili protagonisti della storia che sono gli uomini e le donne comuni - alla domanda: a vent'anni dalla caduta del Muro cosa resta di questa feroce epopea fatta di grandi speranze e di immani tragedie collettive ? .
Tale libro rafforza e conferma  la mia strada  d'essere libero  e libertario,apartitico, non legato  a  nessun  gruppo partitico . 
Insomma  il mio anarchismo   , qualunquismo secondo alcuni . Esso  è una risposta  a chi dice  che  il fumetto non è  letteratura  o è letteratura  se lo è,viene  visto come qualcosa  di dozzinale  o peggio per  bambini . Ma secondo il settimanale  l'espresso ( ne  trovate  sotto il resto dell'articolo )   <<  Il fumetto Non solo super eroi, donne sensuali, regine esotiche e fantascienza : il fumetto si avventura ormai nei territori della grande Storia. Lo fa con realismo estremo e con una ricerca di testimonianze e delle fonti minuziosa, accurata, coraggiosa. Unita alla forza evocativa dell'immagine accompagnata dalla parola, questa indagine trasforma il comix in una lettura che non perde niente della sua natura di intrattenimento, ma ha una carica politica e storiografica dirompente. È una rivoluzione in atto: lo storyboard di un cartoon fa concorrenza ai dotti libri di storici professionisti. "L'espresso" ne ha parlato con due, tra i massimi autori del genere: Joe Sacco e Igort. Il primo ha appena pubblicato con Mondadori "Gaza 1956", il secondo, sempre con Mondadori, "Quaderni ucraini". Sacco parla di due stragi dimenticate in Palestina, Igort del tentativo di genocidio in Ucraina nei primi anni Trenta.>>.Un libro da far leggere  anche nelle scuole  .
 
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La strage è un cartoon

di Wlodek Goldkorn
Due massacri a Gaza. E un genocidio in Ucraina. Dimenticati. Rimossi da decenni. Che ora i due disegnatori Igort e Joe Sacco hanno ricostruito. Con la sensibilità degli artisti e il rigore degli storici
(21 ottobre 2010)
Un particolare di  Quaderni ucraini  di Igort, edito da Mondadori Un particolare di 'Quaderni ucraini' di Igort, edito da MondadoriNon solo super eroi, donne sensuali, regine esotiche e fantascienza: il fumetto si avventura ormai nei territori della grande Storia. Lo fa con realismo estremo e con una ricerca di testimonianze e delle fonti minuziosa, accurata, coraggiosa. Unita alla forza evocativa dell'immagine accompagnata dalla parola, questa indagine trasforma il comix in una lettura che non perde niente della sua natura di intrattenimento, ma ha una carica politica e storiografica dirompente. È una rivoluzione in atto: lo storyboard di un cartoon fa concorrenza ai dotti libri di storici professionisti. "L'espresso" ne ha parlato con due, tra i massimi autori del genere: Joe Sacco e Igort. Il primo ha appena pubblicato con Mondadori "Gaza 1956", il secondo, sempre con Mondadori, "Quaderni ucraini". Sacco parla di due stragi dimenticate in Palestina, Igort del tentativo di genocidio in Ucraina nei primi anni Trenta.

Come avete trovato il coraggio di raccontare in comix ciò che di solito narrano professori di storia?
Sacco: "Semplice. Sono un cartoonist. E qualunque storia io la penso sotto forma di fumetto. Se dovessi scrivere questa intervista, lo farei come un comix. Aggiungo una riflessione oggettiva: il cartoon richiede un pensiero per immagini ma legato alla parola. Si tratta quindi di un genere articolato, ma allo stesso tempo semplice e che si presta a più livelli di lettura".
Igort: "Sacco è un pioniere del genere. Lo ha inventato. Quando ero in Ucraina a lavorare sulla mia storia, spesso conducevo delle conversazioni immaginarie con lui. Mi chiedevo come avrebbe visto quello che io stavo guardando, come avrebbe affrontato le storie che io stavo ascoltando e documentando".

Come sono nate le vostre rispettive storie?
Sacco: "Diversi anni fa, nel 2001, mi stavo preparando a realizzare un reportage da Gaza. Studiando, mi sono imbattuto in un documento dell'Onu che parlava di una strage di civili a Khan Younis nel 1956, l'anno della guerra tra Israele ed Egitto. Israele conquistò per pochi mesi la Striscia di Gaza, e allora, secondo le Nazioni Unite, si verificò un massacro. Era un periodo duro e terribile. Prima di quella guerra c'erano spesso episodi di violenza: i fedayn palestinesi si infiltravano nelle terre dei kibbutz di frontiera, ci furono agricoltori israeliani morti. La voglia di vendetta era tanta. Arrivato dunque nel 2001 a Khan Younis, volevo verificare cosa fosse successo veramente. Ho scoperto così che anche a Rafah ci fu una strage con centinaia di uomini uccisi. Il rapporto dell'Onu parlava di "soldati israeliani presi dal panico". Volevo indagare. Volevo cercare i superstiti: sapere perché di quei fatti non si parla, perché sono stati rimossi, anche dalla memoria dei palestinesi. Volevo ricostruire il contesto storico".

Lo ricostruisce da storico. Cita un discorso dell'allora capo di stato maggiore Moshe Dayan...

"Che ai funerali di un agricoltore israeliano ucciso dai fedayn ha parole di empatia per i palestinesi. Dice: loro hanno tutte le ragioni per odiarci. E poi la conclusione a sorpresa: ecco perché dobbiamo combatterli. Comunque ho parlato anche con gli ufficiali israeliani di allora e ho fatto ricerche negli archivi di Stato".

E lei Igort, perché è andato in Ucraina?
Igort: "Sono andato per fare un lavoro sulle case di Cechov. E mentre ero lì, scoprii la vicenda di Holodomor, un tentativo di genocidio per fame, effettuato da Stalin ai danni della popolazione ucraina. Secondo le stime i morti erano tra i sette e i 10 milioni. Non ne sapevo niente. Quando ho cominciato a sentire le storie: interi villaggi annientati, gente deportata, cadaveri per le strade, ho deciso di cambiare lo scopo della mia avventura. Non mi interessavo più delle case del grande scrittore dell'Ottocento. Volevo solo documentare quello che la gente ha vissuto sotto Stalin e sotto il comunismo. Sono rimasto in Ucraina due anni. Ho preso una casa. Ho viaggiato. Sono andato in Russia: a Mosca, a San Pietroburgo, in Siberia. Volevo vedere la Siberia d'inverno. Ho scoperto che è un luogo in cui la vita degli umani non è concepibile. Tutto questo mi ha costretto a inventarmi una nuova grammatica. E così che mi sono messo a pensare a Joe Sacco e a chiedermi: Joe, una storia così come l'avrebbe affrontata?".

La risposta?
"Che è un grande privilegio essere un autore di comix, uno storyteller con le immagini".

Anche il cinema racconta storie con le immagini.
"Certo. Ma per raccontare storie come quella di Sacco o la mia, occorre fare un kolossal, investire milioni. E a quel punto, dati i costi, virare verso la fiction. Noi invece raccontiamo storie vere. I miei modelli erano Kapuscinski e Fallaci, ma nessuno di loro disegnava".

Igort ha appena raccontato la forza dei comix.
Sacco: "Il vero potere dei comix è che si rivolgono direttamente alle emozioni del lettore. La prosa spesso non ci arriva perché troppo cerebrale, perché la parola media troppo. E ancora, i film non solo costano troppo, ma sono anche troppo sofisticati come lavorazione e troppo recitati".

Che influenza ha avuto su di voi Art Spiegelman e il suo "Maus", autore di comix che parlano della Shoah, di ghetti, di Auschwitz?
Igort: "Spiegelman è un amico, una persona con cui sono abituato a confrontarmi. Ma lui usa la metafora, non documenta. E poi, io sono un prodotto delle avanguardie europee. Metto nei miei comix pittura, architettura, fotografia. Sono stato influenzato dall'immaginario di Wim Wenders e di Werner Herzog, storie emozionanti, personali, ma universali al contempo".

La domanda su Spiegelman riguardava la vergogna che prova la vittima, che toglie la parola e rende difficile la testimonianza.
Sacco: "È vero, le vittime provano vergogna. Ma io non racconto i miei protagonisti come se fossero solo delle vittime, perché non lo sono. Sono degli esseri umani, nient'altro. E anzi, quando l'Occidente li tratta solo come vittime, in realtà dimostra disprezzo. La prima cosa da fare, da narratore, è riconoscere la dignità della persone di cui si parla. Stando a Gaza per due mesi sono riuscito a conquistare la fiducia dei miei interlocutori. Lei ha detto che ho fatto un lavoro da storico. Preferisco chiamarlo "slow journalism". Concedersi tutto il tempo per capire che tipo di domande devi formulare, con quali modalità, e quando. Se riesci a farlo, anche le vittime si aprono: parlano".
Igort: "La gente in Ucraina piangeva mentre raccontava. C'era una signora anziana che vedevo ogni giorno per due anni. Stava in strada a 20 gradi sotto zero, con una bilancia, e chiedeva alla gente di pesarsi in cambio di pochi spiccioli. Mi ha raccontato casi di cannibalismo, parlava delle persone che non venivano sepolte perché qualcun altro mangiava i loro cadaveri. Era ancora sotto choc".

E lei Igort, come ha superato il suo choc?
Igort: "Disegnando".
Sacco: "Disegnare è una terapia".

In conclusione: siete convinti che il comix sia il mezzo migliore per documentare la realtà?

Igort: "La forza del fumetto sta nel linguaggio evocativo. È una magia. Il libro di Sacco non è solo giornalismo e storia: è grande letteratura. Tra vent'anni lo leggerò con la stessa emozione di oggi, perché c'è dentro la poesia. Ed è la poesia e non la tecnica che lo rende universale".
Sacco: "Il fumetto ha una sua natura sovversiva. Uno prende il libro di Igort e dice: è facile, sono disegni, cose che rilassano. E invece, lo leggi e piangi. Igort è un poeta. Io invece sono giornalista. Però se sono riuscito a dare di più e perché vengo da un background di interessi per la letteratura e le arti. E letteratura più arte, in fin dei conti, uguale comix".

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per  saperne di più
la tragedia  
  • potete  l'intero libro  
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La notte del Natale

Sono diventati familiari a tutti gli occhi miti, domestici di Yara Gambirasio. Quel suo naso ancora da modellare, la pelle lucida, oleosa d'adolescente antica. Si avverte quasi, dalle immagini, l'aroma di talco e compostezza. Una certa malinconica gravezza, quasi un inconscio presentimento. E lo sguardo velato d'inspiegabile e tremula fiducia. Yara, lo sappiamo, è stata inghiottita nel nulla a settecento metri da casa sua. Da quasi un mese.
La ferma dignità della famiglia di fronte allo sciacallaggio dei media - il cui cinismo comunque non si è mai arrestato -, il rispetto quasi sacrale di quella piccola Brembate nelle cui nebbie Yara s'è persa, la compostezza religiosa dei suoi compagni di classe, che scrivono direttamente ai rapitori di rilasciarla almeno a Natale, non alterano il lacerto della domanda di Dostoevskij e, prima di lui, di Giobbe, davanti al dolore innocente.
I fortunatamente pochi razzisti e leghisti che hanno esultato di gioia feroce quando si era, erroneamente, identificato l'aguzzino della piccola con un immigrato marocchino, rivelatosi poi del tutto estraneo alla vicenda, le loro scomposte strida, vengono anch'esse risucchiate in questo cupo mistero. Mistero di vite nascenti, femminili, diverse; vite di bambini, anzi di bambine-criste, sacrificate all'assurdo moloch dell'egoismo.
Lo ripetiamo, lo urliamo, lo imploriamo: restituitela, chiunque voi siate, almeno a Natale. Almeno.
A sud, lontana, in deserte piagge, un'altra Yara è svanita nel silenzio. Una bimba rom della cui sorte pochi si angustiano, così come della piccola Cameyi Mosammet dispersa ormai dalla scorsa estate. Finire in un indecifrabile gorgo, senza quasi aver lasciato traccia su questa terra. Tutte donne, tutte ragazze, stroncate in origine. In parte le cause di questa mancanza sono state da me già individuate. E nulla sembra arrestare questa marea bruna che avanza, spessa e lutulenta...
E da ultimo: giorni fa avevamo sperato di festeggiare un Natale persiano. Quando era riemerso sui giornali, tumefatto, stracco, enfiato, con una vaga aria india, il volto di Sakineh Ashtiani. Ma si trattava dell'ultima, sciagurata beffa sulla scarcerazione... Ci eravamo illusi fosse stata graziata; un'ennesima, cinica bugia per deridere, umiliare, ricattare una donna e, attraverso lei, un intero sistema politico e financo economico. La sua pelle in cambio del nucleare, s'è detto. Incredibile quanto i ringhiosi potenti della terra temano un'insignificante donna.
Bambine e donne immerse in un'aura senza tempo tinta. Non splende per loro alcuna cometa. Ma abbiamo il dovere, l'obbligo di sperare, se non sarà domani, diteci che sarà comunque presto, presto.

23.12.10

l'omofobia spesso ipocrita dei politici e le loro figure di ... a livello europeo

Capisco  che   tu sia  legato alle decisioni  di  un partito gruppo politico ma  quando  è contro  la  tua condotta \ scelte  di vita  etiche  e morali  perchè  ....   ci  stai  o perchè   ti comporti cosi  : 1 2 ipocritamente   cioè  omofobo  in pubblico e  gay in privato ?  . Io per  essendo lontano ( anche se  prima  di decidere da  che parte stare    mi sono abbeverato  alla cultura  e alla politika  e politica  della destra , ovviamente quella   , leggere l'articolo sotto  democratica   ed antifascista   ed anti razzista ed  antidiscriminatoria   ) dal mio modo di pensare  , mi definisco un progressista,  preferisco  persone come quella  di cui  trovate  sotto la storia  e d cui lodo il suo coraggio e il suo orgoglio .
I  Leghisti dopo  la figuraccia a Napoli in cui   in alcuni locali sono apparsi  (   a razzismo si è  risposto con razzismo ) cartelli con vietato l'ingresso  ai leghisti  e dopo  essere stati definiti  dall'Udc un partito conservatore   filo vaticano  : << come le squadracce di Mussolini >> . Adesso  la  figuraccia   a livello  internazionale più precisamente   dal Bruxelles  ovvero dal parlamento   Europeo doveUn’eurodeputata lesbica ( foto sopra  ) espulsa dal partito per i problemi con il Carroccio. E oggi il tribunale le dà ragione
Curiosa storia pubblicata oggi sul quotidiano inglese The Guardian. Uuna deputata inglese lesbica dell’Ukip, un piccolo partito conservatore, a gennaio ha rifiutato di sedersi al Parlamento europeo vicino ai politici della “nostra” Lega: “Sono omofobi”, ha detto, aggiungendo poi una significativa precisazione: “C’è qualcuno che non capirebbe perchè un nero non vorrebbe sedersi vicino ad un membro del Ku Klux Klan? E allora perchè io dovrei stare accanto a qualcuno che mi vuole morta?”. Il suo partito, membro dello stesso gruppo europeo del partito della famiglia Bossi, per tutta risposta l’ha cacciata dal partito come “intollerante” – agli intolleranti, verrebbe da dire -. La deputata,  ha fatto causa alla sua ex organizzazione politica per discriminazione. Oggi, un tribunale le ha dato ragione.
DANGER LEGHIST –  Scrive The Guardian: “Nikki Sinclaire – questo il nome della eurodeputata inglese – fu rimossa rimosso da leader dell‘Ukip, Nigel Farage, lo scorso gennaio dopo aver rifiutato di sedersi a fianco dei membri del partito di estrema destra italiana della Lega Nord, sostenendo che alcuni dei suoi membri sono omofobi”. Strano, eppure da quelle parti, in mezzo a quegli stessi scranni di Strasburgo, si trovano autentici gentlemen come Borghezio, Speroni e Salvini… Contro la decisione presa dall’ormai suo ex partito,  la Sinclaire ha fatto ricorso per discriminazione in un tribunale del lavoro di Exeter il quale le ha dato ragione. A sua volta, il partito di Farage ha presentato un successivo ricorso chiedendo che la sentenza venga annullata  a causa di un errore amministrativo. La Sinclaire, ha chiamato in causa direttamente lo stesso Farage e Godfrey Bloom, altro membro al Parlamento europeo dell‘Ukip e secondo quanto ha stabilito il tribunale,  ”L’affermazione di discriminazione sull’orientamento sessuale è fondato”. La Sinclaire, che ora siede come parlamentare indipendente di West Midlands, ha detto: “Sono molto addolorata per come questa storia è andata a finire  ho cercato di lavorare per un composizione pacifica del caso, ma in nessun momento, nessuno dell’Ukip è venuto da me a dire “Bene, potremmo parlare di questo?”
DESTRE CONTRO – La parlamentare europea si dice delusa dal comportamento di Fanage: ”Mi sento tradita dal partito. Quando sono entrata nel 1994 non era certo una mossa per fare carriera. Ho fatto la mia parte nella costruzione dell’Ukip, oggi mi hanno ripagato con la discriminazione”. La Sinclaire dice che  Bloom, quest’ultimo un deputato eletto nei collegi dello Yorkshire e dello North Lincolnshire, la chiamava “una queer” quando lei passava nel corridoio del Parlamento europeo a Strasburgo. Bloom che nega la censura, oggi risulta pure indagato. L’udienza per decidere se condannare il partito al risarcimento si terrà il 29 dicembre. l’Ukip, acronimo di United Kingdom Independence Party, è un partito politico del Regno Unito euroscettico, populista e conservatore.  La sua “mission” politica principale è il ritiro della Gran Bretagna dalla Unione europea. la leadership è attualmente detenuta da Nigel Farage , che è stato rieletto come leader il 5 novembre scorso. Attualmente l’Ukip detiene dodici seggi al Parlamento europeo e due nella House of Lords. Inoltre, ha circa 75 consiglieri comunali e conta su 16.300 iscritti.



In Un Giorno Di Pioggia-Modena City Ramblers



oggi piove ed osservando dalla finestra mi vine , oltre a canticchiare questa canzone , da pensare come è romantica e carica di ricordi la pioggia . che ti va anche viaggiare senza droghe, alcool e schifezze naturali o artificiali \ sintetiche belle curve del tuo passato e non solo

perchè se tradisce una donna la si definisce cagna o peggio ? quando è un uomo solo frasi di circostanza o silenzio


 Stamattina  sfoglio libero e leggo  questo articolo dell'ex gruppo   della sinistra extraparlamentare lotta  continua  ora diventato lobby , la  cosiddetta  lobby di lotta  continua    di cui l'articolista GIAMPIERO MUGHINI n'è   uno dei maggior  rapressentanti  .
Lo leggo tutto  , anche  se  dalle  prime  righe   : <<  È meglio essere  cornificati dalla propria donna o dalla propria cagna? Bibi è come tante mogli che si strapazzano con l’amante ma restano in casa a godere i vantaggi dell’azienda-matrimonio >> chi ha  ancoira  un po'  di raciozino  e d''alennamentro al libero arbitrio  , capisce  dove voglia  andare  a aprare  . Ma poichè  io  , chi mi conosce  lo sà ,  non piace  ( anche  se non sempre  riesco a farlo   al 100  p%  come credo d'altronde tutti  )    giudicare \  criticare   apriori  , ho letto tutto 'articolo  . E confermo   l'idea  che mi sono fatto dalae prime righe  . Il  solito  maschilismo e sessimo dall anostra  ( salvo  ovviamente rari  casi )   della nostra  intelligentia  culturale  

E fa male come con le donne
Anche i cani tradiscono...
di GIAMPIERO MUGHINI

Secondo voi, per un uomo è peggio essere tradito dalla propria donna o dalla propria cagna? È peggio vedere la propria donna civettare e fare gli occhi di merluzzo a un qualche visitatore di casa vostra, o non è forse peggio vedere la propria cagna adorata e padrona della mia vita che scodinzola forsennatamente e va in brodo di giuggiole tutte le volte che a casa nostra si presenta uno dei miei più cari amici“lo zio Enrico”? Certo è che se la situazione continuerà così, il mio disonore sarà grande e io passerò alle vie di fatto. Ossia la strage di gelosia, e l’uomo e il cane. Al confronto con gli effetti della mia ira furibonda quello che fece il marchese Camillo Casati Stampa nell’agosto 1970, uccidere a colpi di fucile la moglie Anna Fallarino e il suo giovane amante, apparirà come un episodio di cronaca minore.
Perché i fatti sono nudi e chiari.Per la mia setter inglese Bibi(le iniziali di Brigitte Bardot) di un anno e mezzo io rappresento la continuità ma anche la noia del matrimonio, e laddove Enrico
è per lei lo sfrenarsi della fantasia,i sensi che gridano, la testa che se ne va in frantumi. Io sono per lei una sorta di marito, sicuro e relativamente affidabile ma in fondo prevedibile;Enrico per lei è la tentazione, l’avventura, la trasgressione. Al fondo c’è che io per lei non ho glamour, esattamente come deve essere per unadonna che s’è stufata del proprio marito e si infiamma
per quello o quell’altro giovanotto che intravede da qualche parte Assieme narcisissima e comodista, Bibi non ci sputa affatto sulle comodità della nostra vita coniugale. A lei piace la chaiselongue di Le Corbusier che sta da 40 anni nel mio studio e dalla quale lei mi ha espropriato, costringendomi a leggere seduto su una sedia scomodissima. A lei piace il divano della stanza di Michela,dove guardano assieme “Beautiful”, l’unica trasmissione televisiva che piaccia a Bibi. È difficileche lei trovi altri padroni che quanto noi le facciano fare tutto quello che vuole sul letto della camera da letto, che ormai lei considera specificamentesuo. E quanto ai suoi due pasti giornalieri, le vengono somministrati con grande puntualità e tutto cibo di prima scelta calibrato per la sua razza e per la sua età.
Bibi su tutto questo non sputa, come avviene per così tante donne che si strapazzano con l’amante epperò restano in casa a godere i vantaggi dell’azienda-matrimonio. E l’amante per Bibi
è Enrico. Un po’, e per il fatto che Enrico è il più caro amico mio e di Michela, lei lo considera giustamente uno di famiglia, semmai della famiglia un tantino allargata. Da come entra e si muove in casa nostra, lei pensa che Enrico è dei “nostri”, niente a che vedere con un estraneo. Ma non è questo il punto fondamentale della sua attrazione per lui. C’è che Enrico ha una sorta di autorevolezza affettuosa nei suoi confronti, ciò di cui Bibi va pazza.
L’altra sera a cena, non so quale discoleria aveva fatto Bibi ed ecco che Enrico le ha appioppato due o tre buffetti sulle guance. Lei era in visibilio.
D’essere colpita epperò affettuosamente le andava a meraviglia. Io che non sono capace di sfiorarla neppure con un dito, ebbene lei non mi prende sul serio. Quando la rimprovero, mi guarda con
l’aria di chi se ne infischia bellamente. E invece se Enrico le dà una voce, lei subito si raggomitola e si flette per poi subito cominciare le sue smancerie.
Le cene a casa nostra diventano per me un supplizio di Tantalo. Bibi che se ne strainfischia di me, va da Enrico, fa di tutto per salirgli in grembo,gli si spaparanza sopra e comincia a leccarlo in faccia con aria adorante. Per tutta la sera. Incessantemente.Per me un ludibrio e un disonore.Quando poi la serata sfinisce e arriva il tempo del congedo ed Enrico prende il suo cappotto e ci
saluta, Bibi riassume un’aria decente. Per lei è finito il tempo dell’amante e ritornano in vigore le leggi della casa dove lei sta alla maniera di una che abbia vinto il Superenalotto. Saluta garbatamente Enrico e per il resto torna ad assicurarsi il suo territorio, le sue comodità, i suoi capricci ad appagare i quali io e Michela le facciamo da badanti.
Troia. Io l’ammazzo.

a  voi  , soprattutto donne ogni ulteriore  commento i merito  e  la risposta

22.12.10

-3 la 'atmosfera dele decorazioni ha preso anche me

Lo so che  mi ero ripromesso,come ho già accennato   nel corso  dei post  natalizi ed  in particolare  questo che  è quello  che dovrebbe riassumere la mia guida,  che quest'anno non avrei fatto decorazioni  . Ma  poi , come potete  notare  dalle mie  foto ( in cui in una sono presente )  fatte al nostro mini alberello,ho cambiato, anzi  abbiamo cambiato idea . 
A cosa  è dovuto tale cambiamento   ?  bella  domanda 
Non è  solo il fatto che sono una contraddizione  vivente  . Ma  è anche la  classica  atmosfera natalizia  che  prende  e colpisce  le persone . Io  ho rinunciato  a capire perchè   e a  farmi delle domande  sul perchè  (  forse lo capirò  quando sarò in punto di morte  :-) )  avvenga  in alcuni sempre  in altri  una volta  all'anno  . L'unica risposta  che mi do e che anche  regge  e che   ci sono  cose  che , se  anche  non si vedono , quando serve,sanno come dimostrare la loro esistenza.
Sotto le altre due  



scattate qualche  giorno prima senza  regali nè  per  gli amici   nè  per i miei  che  ho appena messo  l'ultimo poco fa


Nun te piace, 'o presepe?...


Mica vero che "non fa male a nessuno". Anzi, nuoce gravemente alla salute. Chi? Meglio domandare "cosa", ma in verità è proprio quel "chi" a disturbare. Il presepe fa male. E, dietro e dentro di lui, la statuina di quel bimbo seminudo. Ciò ch'essa simboleggia.

Il presepe realizzato dagli allievi del liceo artistico "De Nicola" di Sesto San Giovanni (Milano), frequentato da giovani di diverse confessioni. In basso: la "crèche des santons" a Mentone (Francia).

Il collegio docenti della scuola materna di via Forze Armate, a Milano, aveva infatti stabilito di celebrare un Natale senza Natività. Via stelle comete, grotte o capanne, pastori e pecorelle, San Giuseppe, Madonne e quel povero cristo di Gesù Bambino. Al loro posto renne dal naso rosso, Babbi Natale paffuti e gaudenti, canti e cori inneggianti alla festa, ma, per carità, senza il minimo accenno alla religione. Per rispetto dei bambini, si capisce. Perché l'asilo di via Forze Armate è multietnico e multireligioso. Perché una festa cristiana scandalizzerebbe ed emarginerebbe i piccoli musulmani, indù, buddisti frequentatori di quell'istituto.

E pensare che, per anni, questi difensori a oltranza della pluriconfessionalità avevano bellamente irriso il Natale - e coloro che lo celebravano come zotici e ignoranti - non mancando mai di puntualizzare che in origine si trattava di tutto, tranne che di "festa cristiana". Era nient'altro che la festa del Sol Invictus, nella quale si annunciava il solstizio d'inverno e ci si scambiavano doni e si preparavano ricchi banchetti, che talora sconfinavano in orge. Più di recente, i divulgatori hanno trovato legami col culto tardoantico del dio Mitra e antiche celebrazioni egizie e mesopotamiche (cui potremmo aggiungere, per le analogie con l'uomo-dio, il Poema di Gilgamesh). Non si trattava tanto d'informare, quanto di screditare il 25 dicembre cristianizzato in nome di un'oggettiva e rispettosa laicità.

Peccato che oggi, la stragrande maggioranza dei cristiani grandi e piccini sia perfettamente a conoscenza di tutto ciò, per averlo appreso proprio a scuola; e persino un Papa, Giovanni Paolo II, ha riconosciuto senza alcun problema l'origine extracristiana del Natale. I fenomeni d'inculturazione, le maestre di Forze Armate dovrebbero saperlo, costituiscono l'ossatura delle civiltà, recuperano, fondano, rimescolano culture antiche, perdute, ritrovate, e ne ricavano un nuovo capolavoro, una serendipity di creatività. Una rinascita, ecco; un "far nuove le cose antiche", come appunto recita il Vangelo (che, non casualmente, significa "buona novella").

Le religioni, e il cristianesimo in particolare, non appartengono alle sfere celesti. Sono parti umani, storici, esattamente come non mancano mai di sottolineare i razionalisti dello "spiritually correct". Il cristianesimo è terrigno; lo ripete continuamente san Paolo: la vita è qui, adesso, e ciò che di noi resterà non sarà la fede né la speranza, bensì l'amore; quello gratuito, che non attende ricompensa, e che i greci chiamano carità. La relazione con l'altro. Con l'uomo. E' una terra, è addirittura un parto: una nascita. Fisica. Totale. Al punto di trasumanarsi. E' il dono che segna la insanabile differenza con la concezione dei summenzionati razionalisti.

L'irripetibilità del Natale cristiano non coincide con l'unicità dell'evento storico nudo e crudo. Ma col suo significato. Il dio bambino esiste in moltissime culture. Il dio bambino straniero, minuscolo e affondato nelle carovane delle quotidiane esistenze, invece no.

E solo i bambini possono comprenderlo compiutamente. Perché non si pongono domande. Non ne hanno bisogno. I bambini sono orizzontali e circolari. Percepiscono. Sono privi di voce. Ma non desiderano che qualcuno parli per loro, ne interpreti e ne immeschinisca gl'irrinunciabili sogni. Hanno fame di felicità assoluta. Sono già leopardiani, ma senza disperazione. Il Natale "cristiano", quindi, non li disturba. Non disturba i piccoli musulmani, che rispettano e venerano il profeta Gesù (accompagnando il suo nome con la formula "su di lui la pace di Allah", mentre qui da noi, non di rado, udiamo governanti "cattolici" infiorare le loro barzellette con allegre bestemmie). Non disturba i giovani indù, così come non disturbava Gandhi, che "sarebbe stato cristiano, se i cristiani lo fossero stati due volte al giorno". Non disturba i buddisti, i quali nutrono profondo rispetto per quel maestro religioso ebreo. Non disturba, Gesù, perché è come loro, tra loro. Un bambino. Ma i bambini possono terrorizzare i potenti della Terra. Gli Erode, quelli sì, sono turbati. I vecchi. Coloro che si volgono indietro nei loro pensieri cristallizzati. Coloro che "roba mia, vientene con me". Coloro che invidiano il fanciullo che non possiede niente, ma che li soppianta nella corsa verso un domani rivoluzionato e inquieto. E che gode, ed è beato, per il solo fatto di esistere, come gli uccelli e i cani.

Le maestre avevano pensato "per il loro bene". I buoni consigli. Di cui è lastricata la strada per l'inferno. E così, invece di cogliere l'occasione per illustrare parallelismi culturali, magari ricordando quel Francesco d'Assisi cui si deve l'invenzione del presepe e che, in tempi di Crociate, stabilì un legame d'amicizia col sultano islamico, le maestre di Forze Armate non avevano offerto ai loro alunni altra alternativa che un'infiocchettata paccottiglia da soap americana, con un pingue e rubizzo signore a dispensare i simboli di quel consumismo pacchiano e limaccioso da esse più volte denunciato.

Ho usato il passato perché, nel frattempo, pare abbiano desistito dal proposito. A causa delle proteste dei genitori e degli educatori. Anche non cristiani, certo. Ovviamente. Fanciulli, proprio perché naturalmente terrestri, non stancatevi d'incarnarvi nel seno di qualche donna, cristiana, shintoista o atea. Proprio perché naturalmente terrestri, potete aspirare al cielo. Nascete. Siate nuovi. E lasciate che i morti seppelliscano i loro morti.



21.12.10

Addio Enzo Bearzot, Ct 'Mundial' spagna 1982



Aveva 83 anni. Stabilì record panchine in Nazionale

Leggendario ct della Nazionale campione del Mondo in Spagna nel 1982,Enzo Bear- zot è morto a Milano. Era gravemente malato da diversi anni. Da calciatore fu all'Inter e al Torino. Poi arrivò, dal 1975 al 1986, alla guida della Nazionale. Ai suoi primi Mondiali, Argentina '78, conquistò un quarto posto che lasciò qualche rammarico, poi il trionfo in Spagna.
L'ex ct azzurro campione del mondo aveva 83 anni. Paolo Rossi: 'Per me era come un padre.  le  foto  sono tratte  dalla  galleria  de televideo della ( che  era un tempo  )  rai 










 

Il suo naso, da boxeur, e la pipa, perennemente accesa, hanno fatto la felicità dei vignettisti per anni. Erano i segni distintivi di Enzo Bearzot, scomparso oggi ad 83 anni. Detto il 'Vecio', come si fa per tutti i friulani doc (era nato ad Aiello del Friuli il 26 settembre '27), anche per quelli che vecchi non sono. Ed in effetti lui non lo e' stato mai, in questo aiutato dalla passione del calcio, che lo aveva preso da ragazzino, quando in un collegio di Gorizia dormiva con la foto di Campetelli, centromediano dell'Inter, sotto il cuscino. E non era taciturno, né introverso - come sostenevano i suoi denigratori -, soltanto non gli piaceva sprecare le parole. Fosse stato come lo dipingevano, non avrebbe mai creato il gruppo che conquistò il terzo titolo mondiale del calcio italiano nel 1982 in Spagna.
Un gruppo che non si è mai sciolto,neanche quandoqualcuno si è allontanato dal pallone (come Paolo Rossi), oppure oppure è stato prematuramente rapito dalla morte (come Scirea).               
Un gruppo che ha mantenuto i contatti con l'uomo che l'ha plasmato e che continuerà a considerarlo vivo. Un legame veramente speciale quello che legava gli azzurri a Enzo Bearzot, riconoscenti perché prima di condurli al traguardo più importante della loro carriera, aveva saputo difenderli da critiche feroci. E li aveva sostenuti quando decisero quel clamoroso e innovativo silenzio stampa che anche oggi, di tanto in tanto, viene imitato da questa o quella squadra di club. Portavoce era Dino Zoff, altro friulano di poche parole, che Bearzot considerava il suo terzo figlio, e che un giorno si sarebbe seduto sulla panchina azzurra con minor fortuna.
Nel dicembre del 2000 il gruppo si strinse ancora una volta intorno a Bearzot, che presentava (con l'autore Gigi Garanzini) il libro biografico, 'Il romanzo del vecio'. In quella serata il tecnico sorprese i suoi vecchi allievi rivelando che il calcio non gli mancava, pur amandolo, perché "sentivo di non appartenervi più ".  C'era amarezza nelle sue parole, un po' di malinconia, forse stimolata dalle note del jazz (questa musica era la sua seconda passione dopo il football).
Quella sera Bearzot parlava del calcio al passato remoto, come di una storia finita tanto tempo prima. Ma dopo poco più di un anno - a gennaio del 2002 -, mettendo fine a un distacco ventennale, Bearzot aveva accettato con rinnovato entusiasmo l'invito della Federcalcio ad assumere la responsabilità di presidente del settore tecnico della Figc. In quell'occasione Claudio Gentile, uno del gruppo, allora tecnico della Under 21, ricordando il bel gioco espresso dalla nazionale nei mondiali del '78 (Argentina, azzurri quarti) e dell''82, lo definì il miglior ct azzurro dopo Pozzo (morto come lui il 21 dicembre, del 1968), sostenendo che "Enzo Bearzot non deve restare lontano dal calcio, perché il calcio è il suo mondo". E lui: "Sono contento perché l'indicazione viene dal mio mondo".
La sua avventura nel calcio era cominciata come giocatore: dalla Pro Gorizia, era passato, ventenne, all'Inter, poi al Catania, poi all'Inter nuovamente, ed aveva terminato la carriera al Torino. Era un difensore grintoso ma corretto, non privo di tecnica. Delle sue esperienze di calciatore seppe far tesoro alla guida della nazionale, riuscendo ad utilizzare al meglio i giocatori che sceglieva, incurante dei suggerimenti e delle critiche della stampa, anche quando i risultati non gli davano ragione. Fautore del 'primo non prenderle' non fu mai catenacciaro.
Fu maestro invece nell'esaltare l'arte del contropiede con cui nell'82, nel Mundial, di Spagna schiantò una dopo l'altra Argentina, Brasile e Germania. Indimenticabili le imprese dei terzini-ala Cabrini e Gentile, delle ali a tutto campo Conti-Graziani, di Tardelli, giocatore universale, di Zoff portiere-saracinesca, di Paolo Rossi guizzante, imprendibile opportunista sotto rete, di Scirea, direttore d'orchestra di un gioco che a tratti ricordava il free-jazz per la sua imprevedibilità. Paradossalmente, però, quattro anni dopo, l'attaccamento al gruppo, e la conseguente incapacità a rinnovare, fu fatale a Enzo Bearzot. Al cospetto di risultati negativi (mancata qualificazione agli Europei '84, eliminazione negli ottavi del mondiale messicano '86), attaccato dalla critica e di fronte all'ostilità del vertice federale, preferì lasciare anziché rinunciare alle sue convinzioni. Ma nella storia del calcio, e non solo, rimarranno sempre le immagini delle imprese precedenti. L'urlo e la corsa pazza di Tardelli, dopo il gol alla Germania.
E quel giovane Vecio, dal naso di boxeur e dalla pipa eternamente accesa, che sull'aereo degli eroi di Madrid, gioca a briscola con Causio, Zoff e il presidente della Repubblica Pertini, un altro celebre appassionato della pipa, un altro Vecio che, come lui, non invecchiò mai.


ulteriori approfondimenti

- 4 Cena di Natale, bastano 11 euro a testa

  n

"Non occorre farsi spennare per fare un discreto cenone di natale a casa. L'idea che per l'occasione occorra spendere un mucchio di soldi È quanto dichiara Primo Mastrantoni, segretario di Aduc (associazione per i diritti degli utenti e consumatori).
"Abbiamo fatto un po' di conteggi- continua Mastrantoni- rilevando i prezzi nei supermercati romani (presi come media nazionale) e usufruendo delle offerte. Il costo e' di circa undici euro a testa con antipasto, primo, secondo, contorno, pane, dolce, frutta, vino e spumante". Vediamo:

- alici (50 grammi): 0,3 euro;
- cappelletti al prosciutto (50 grammi): 0,5 euro;
- tacchino (100 grammi): 0,4 euro;
- patate (50 grammi): 0,05 euro;
- panettone (50 grammi): 0,1 euro;
- mandarini (50 grammi): 0,05 euro;
- pane (50 grammi): 0,1 euro;
- condimenti: 3 euro;
- vino chianti (375 ml): 3,2 euro;
- spumante (50 ml): 0,2 euro;
- acqua, luce, gas: 3 euro.

"Con poco meno di 11 euro si puo', quindi- conclude il segretario Aduc- fare un cenone di natale di discreta qualita' il che, rapportato al costo praticato dai ristoranti, da' l'idea del fiume di denaro che esce dalle tasche del consumatore, a nostro dire, inutilmente. Impossibile? Provare a fare la spesa".

  fonte  televideo rai 

-4 Anche se è Natale non dimentichiamoci delle morti bianche e dello sfruttamento e omicidi di chi lotta per un lavoro migliore





Lo so   che per  un tabu'  buonista  ( quelo che io chiamo buonismo d'accatto \  forzato )  non si dovrebbe  parlare  di  certe cose , ma  è meglio un discorso franco e sincero  di uno ipocrita  che  usa  le  disgrazie   e le  umane miserie  solo  a natale  e  ora  sempre più anticipate   fin da novembre  .
Oggi  palerò , come  già anticipato dal titolo del post  , del lavoro .
Se prima  odiavo  (  non perchè sia  un mandrone o  uno sfaticato , ma  perchè m'era  imposto da mia madre  : <<  non deve stare tutta  'estate  a  fare la vita del bbeato porco ,  vai a lavorare  da  babbo  in azienda .,  quello sarà il tuo  futuro , ecc  >> ) o facevo controvoglia , il lavoro . Ecco  che   dopo  la  puntata  d'ieri  ( 20\12\2010,) della trasmissione di Lucarelli  e la mia esperienza  sul lavoro di cui  trovate sotto alcune foto del recente  rinvaso ( non ho  fatto in tempo  a fotografare  con il mio nokia 5230 ,  le  piante  rinvasate  perchè  basta  un attoim per  distrarsi  con le macchine  oltre a   creare  caos   ne lavoro   ti fai male   )  di viole

                                            1) le piante   da rinvasare 


                              
                                          2) la macchina  da rinvasare 

Anche se la macchina svolge la maggior parte del lavoro ci voglino delle persone per farla funzionare : mettere le piante , i vasi , la terra e rititare le painte rinvasate e poi sistemarle dentro le serre

ho capito che  rappresenta tutto ciò che permette all’uomo di avere quell’esistenza che scandisce la quotidianità e l’organizzazione di tutto il suo tempo. In particolare il dibattito sul lavoro si è fatto più ampio toccando la grave situazione della sicurezza sul lavoro. Un argomento che Carlo Lucarelli analizza in questa puntata, quello appunto delle morti sul lavoro, ogni giorno vittime in un numero sempre crescente.
Ora  mi molti di  voi  lettori , credo che si chiederanno come   sono arrivato a questo   cambiamento . Ebbene il processo è  avvenuto  dall'ascolto non acritico  \ passivo ma attento    e pensieroso  di   vieni a ballare  in puglia   o  di quest'altra   canzone di Caparezza 


ma  di questa di Fossati che  la musica  d'apertura  di  un sito web  che sto visitando in contemporanea   mentre scrivo questo post  e   di cui mi ritornano alla mente   alcuni versi  : << Devotissimi della chiesa \Fedelissimi del pallone
Nullapensanti \Della televisione \Siamo i ragazzi del coro \Le casalinghe sempre d'accordo \E la classe operaia \Nemmeno me la ricordo (...) >>  qui il resto del testo   e
da  questa    quella    che  è  a colonna  sonora   ( vedi sopra ) di cui trovate  il testo  e  il  video, per  ovvi motivi  ,   nell'altro blog   ., dal sentire  ( in rete  e   nei giornali locali ,  a livello nazionale  qualora    sono  stragi o  qrandi fatti come quello del rogo divampato nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007 all'acciaieria ThyssenKrupp di Torino 1 2   foto  affianco  )   dello stilicidio delle  morti sul lavoro .,( vedere  archivio del   blog gemello  di splider   l'intervista  con   l'autore  di http://www.cadutisullavoro.it/ ) .
Ma  soprattutto perchè come  è  evidenziato  sia  ;  dalle  canzoni  del canzoniere  di protesta ( 1 2 )  e  dalle  canzoni popolari, strofette,canti di fabbrica   e  delle mondine ,  dei cantacronache,operai, contadii , ecc  d tradizione  ed  ideologia     anarchico -socialista- comunista  che  volendo o non volendo,nel bene  e\o nel male  i settari ed i puristi   di destra   fascisti  e  i forza-italioti in primis ) e  di sinistra    che  eventualmente   passivamente  o attivamente i mie scritti  si mettano  l'anima in pace, perchè   esse  come le canzoni del regime   dei Savoia  e  poi  di quello  fascista   sono  ormai entrate  a far  parte  (  e di cui si sta perdendo la memoria   o viene strumentalizzata )   della  storia  sociale \  culturale    del  nostro paese ., sia  che  le  vicende  degli scioperi  di quella  che   era  la  classe operaia della canzone prima citata    nel corso del  secolo   e  oggi   , da  40 anni a questa  parte  con le   loro morti bianche  :
E poi la gente, (perchè è la gente che fa la storia)
quando si tratta di scegliere e di andare,
te la ritrovi tutta con gli occhi aperti,
che sanno benissimo cosa fare.
Quelli che hanno letto milioni di libri
e quelli che non sanno nemmeno parlare,
ed è per questo che la storia dà i brividi,
perchè nessuno la può fermare.


 scusate l'ennesima citazione  musicale  , stavolta  La storia  di De Gregori  ma  è più forte di me .Con questo è tutto .

19.12.10

Prayer for a suicide - אמן תרין

mamma ci scappa la pip e i carabinieri i multano

la news riporta dal sito nocensura.com e presa dal quotidiano la stampa : << "Mamma, ci scappa la pipì" Denunciati due ragazzini avevano fatto fermare l’auto della donna in aperta campagna" >> mi riporta  alla mente questa canzoncina  

 





Ora tale notizia sarebbe ironica se non fosse che putroppo si impone in maniera stupida di far rispettare una legge ,d i per se ingiustificata relativamente alla situazione a cui la si vuole applicare. Successe anche in una città (non mi ricordo quale) dove un vigile urbano... multo una madre perchè fece fare la pipi al suo bambino di pochi anni dietro a degli alberi di un parchetto ( si sa come sono i bambini di punto in bianco gli scappa e non riescono a tenerla per un metro). Multata e via. come se poi fosse una cosa che se non multi possa diventare abitudine di tutti i giorni e malcostume generale. Perchè non vanno fuori dai locali o dai pub nei fine settimana , quando orde di ubriachi si riversano in strada a pisciare perchè i bagni sono stra pieni. Insomma la solita storia all'italiana, dove la legge si applica solo su chi la rispetta e ne ha timore e rispetto.

«Mi scappa la pipì», ma ai due ragazzi e alla mamma costretta a fermare l’auto in aperta campagna è andata davvero storta: una pattuglia dei carabinieri li ha fermati, portati in caserma e denunciati. 
Una disavventura che costerà alla famiglia poco meno di settecento euro, tra contravvenzione e spese legali. E’ successo lungo la direttrice per Lombardore, a una quindicina di chilometri da Torino.
Mentre la donna resta al volante, i due si dirigono verso i prati. Passa una gazzella, i carabinieri notano la scena. «Ehi voi, che fate?», intima il maresciallo. «Sto facendo la pipì», confessa il grande, sorridendo. Presi in flagrante: «Documenti!», dice il milite.
Atti osceni in luogo pubblico? I carabinieri scartano l’articolo 527 del codice penale, impugnano il 726 «Atti contrari alla pubblica decenza». La mamma scende dalla vettura, chiede spiegazioni, poi timorosa si giustifica: «Del piccolo non ho documenti». «Fermi. Facciamo accertamenti», aggiungono i militari. «Ma scherzate davvero? qui ci sono solo arbusti, che cosa c'è di male?» prova a dire la madre. «Tutti in caserma! Seguiteci!», l'ordine è perentorio
Inutili le giustificazioni dei ragazzi: «Mamma, non c'era nessuno...» ripete timidamente il bambino. I carabinieri sono abituati, fan tutti così davanti a chi deve far rispettare l'ordine: che paghino quanto prevede il 726 e via... a processo. La contravvenzione davanti al giudice comporterà una oblazione di 206 euro oltre le spese per l'avvocato.
Eppure la Cassazione ha sentenziato che «se certi atti vengono fatti con accortezza, lontano da occhi indiscreti e senza offendere o recare fastidio non si parla di reato». Ma allora perché perdere tempo in casi del genere? Si discute tanto di riforma della giustizia per ridurre i tempi dei processi e si rischia di moltiplicare le cause vigilando le campagne a caccia di chi gli «scappa la pipì». Una bella ramanzina e le forze dell'ordine avrebbero potuto dedicarsi ad altri servizi.
Per la famiglia multata, infine, oltre il danno, la beffa: «Abitiamo in un palazzo vicino a un accampamento di nomadi: gli zingari fanno i loro bisogni sotto le finestre, sotto gli occhi dei nostri figli», dice rassegnata la mamma.
 ecco  alcuni   " benevoli " ed  educati  commenti  del sito  Nocensura
Antonio ha detto...
IO DENUNCEREI PROPRIO I DUE CARABINIERI....PER PUBBLICA STUPIDITà E SPRECO DEL NOSTRO DENARO PUBBLICO.....CHE USANO PER PAGARGLI GLI STIPENDI! cazzo ci sono reati pesantissimi in ogni angolo di strada...e questi vanno a rompere proprio ad una famiglia che non ha fatto niente di male! l'italia e gli italiani....per questo motivo finiremo male.
Anonimo ha detto...
Questa per ovvietà dei fatti è la versione della donna... Non posso davvero credere che le cose siano andate davvero così... Anche se l'intelligenza degli abitanti dei Caraibi Neri non è certo leggendaria, deve essere successo dell'altro per essere così fiscali... (ad esempio uno scarso rispetto dell'autorità in alcune affermazioni o cose simili..) Poi... è solo un'opinione personale...
Roberto Mangosi ha detto...
Ricordate cosa diceva la canzone "bocca di rosa" ? ... Il cuore tenero non è una dote ... e fu inserita a causa della censura sulla frase "spesso gli sbirri e i carabinieri ..."
Anonimo ha detto...
perdono tempo con processi del genere..... ma che vadano a lavorare seriamente!!!!! cercate i malinquenti, gente che rapisce persone.... non bambini che fanno pipi!!
Anonimo ha detto...
se il fatto è realmente successo non ho parole..certo che l'ignoranza fa più male della cattiveria..
concordo  con essi  è  uno dei tanti paradossi di quest'Italia che  a volte manca  di buon senso  e sembra regredire anziché progredire. M multassero i padroni dei cani, sui marciapiedi di tante città e cittadine non si può passare più , bisogna tenere sempre gl occhi aperti e guardare per terra. 
Altrochè pipì di un bambino... . Un po' di buon senso  e tolleranza  cazzarola 

Lettera aperta a Maroni per evitare violenze il 22 dicembre

Caro Maroni

 gia precedentemente ( sul caso Saviano e la  sua replica  imposta da Fazio  ) :  << Je vous fais une lettre / Que vous lirez peut-être / Si vous avez le temps .... ( da  Le diserteur di Boris Vian ) >> e non ho ottenuto risposta . Ma  non importa  , visto che  è impossibile dialogare  direttamente  con lei anche  se  viene ogni estate in vacanza  all'isoa rossa (  40 minuti di macchina dalla mia cittadina ), visto il filtro  dela scorta  e  delle  email  al suo ministero  ,   le mando   come si faceva  una volta tramite  un Message in a Bottle per  parafrasare una famosa canzone dei Police
Se invece , e qui mi rivolgo a lei  signor  Alfano ,  di mandare   gli ispettori  in tribunale , le decisioni dei giudici  sbagliate  o giuste  che siano   si rispettano   e gli ispettori  si amndano  per  cose  serie  . Le chiedo   perchè  non li si manda  nei  corpi centrali di polizia   che hanno permesso simili abusi e  anzi che  fermare  i veri violenti  ( forse  si sarebbe  scoperto che  l'oposizione  ha ragione ?  su gli infiltrati  e gli agenti in borghese presenti al'interno  del corteo ) .
l'ordine pubblico , non si fa   solo con le  misure repressive  o processi e \ arresti rpeventivi  , ma con il dialogo ed  una buona formazione  delle  forze dell'ordine coem afferma  anche  fare  futuro(   vostri ex alleati )  che hanno avuto coraggio  ( speriamo  che  non sia solo un bla bla   un discorso di parata  ) di rimettere  con  un   editoriale  su un loro  giornale   indiscussione il comportamento tenuto  a  Genova 2001 .
Visto che  innegabile  che nei cortei  si  usino  agenti digos  ed  in borghese   perchè  non  usarli   con discrezione  come si fece a Firenze  , la prima manifestazione dopo Genova 2001 cercando anche se  sotto banco  di cordinare  fra movimenti  e forze dell'ordine  , cosa  che non è stata fatta  come avvenne il in altre manifestazioni   , a Roma il 14  dicembre   vedere questo video   l'inizio degli scontri






Infatti  se la protesta legittima viene ignorata, bollata come quattro coglioni dei centri sociali dissidenti della sinistra più estrema , se si fa finta di niente, non si ascolta e si dice in giro  solo ed  esclusivamente  che si sta facendo per il loro bene, se si fa questo in modo reiterato e arrogante( salvo  qualche eccezione ) , allora la violenza te la cerchi fino al ...midollo ed è infinitamente meno di quella che applichi con tale menefreghismo .ora questo ... per inciso ... non significa giustificare la violenza, ma capirla, rendersi conto che è volutamente provocata e stimolata, che è figlia dell'esasperazione, di chi non trova altra forma e modo per farsi sentire e non vuole arrendersi al non essere ascoltato .
Il 14 dicembre a Roma non è accaduto soltanto che un gruppo di violenti si sia impadronito della protesta e - poi - la violenza di ogni ragione. È accaduto che per la prima volta nei modi del tumulto (lasciamo perdere l'esasperazione di chi parla di "guerriglia") ha preso forma pubblica e collettiva un rancore senza speranza, la rabbia di un Paese incattivito, socialmente fragile, segnato "da forme sommerse di deprivazione, di vera e propria povertà e soprattutto di impoverimento", come documenta Marco Revelli nel suo Poveri noi. Un Paese dove il prezzo della crisi - e delle soluzioni preparate dal governo - cala come un maglio sulla vita e sulle aspettative soprattutto dei più giovani. Le statistiche ufficiali ce lo raccontano. Per l'Osce, nei 33 Paesi maggiormente industrializzati, l'Italia è al penultimo posto per l'occupazione giovanile con il 21,7 per cento di occupati: soltanto uno su cinque lavora. Tra chi è occupato il 44,4 per cento ha un lavoro precario e il 18,8 lavora part-time. Tra chi è disoccupato, il 40 per cento lo è da lungo tempo e il 14,9 ormai non studia né lavora. D'altronde - dice Marco Revelli - "l'80 per cento dei posti di lavoro perduti tra il 2008 e il 2010 riguarda i giovani, quelli che erano entrati per ultimi nel mercato del lavoro, attraverso la porta sfondata dei contratti atipici, a termine, a somministrazione, a progetto... Precari nello sviluppo, disoccupati nella crisi, senza la copertura degli ammortizzatori, spesso senza neppure un sussidio minimo. I più istruiti e altamente qualificati, quelli che appartengono al "mondo dei cognitivi", alle nuove professioni come l'informatica, sono ormai ridotti a sottoproletariato".
Se rimuove questo quadro, il governo si impedisce di comprendere, ammesso che lo voglia, le ragioni della violenza. Non le ragioni di chi, vestito o no di nero, centro sociale o "cane sciolto", vuole "stare in piazza" con le pratiche dei black bloc e, prigioniero di un freddo nichilismo, non si fa alcuna illusione sulla democrazia e pensa - come il "blocco nero" - che "la violenza non sia un problema morale, è semplicemente la vita, il mondo in cui siamo capitati che non lascia altra strada che l'illegalità".
Queste ragioni sono inaccettabili e questa violenza va anticipata, isolata e ogni illegalità punita , ma  non aggiungendovi ad esso solo repressione  ed  illegalità . È un'operazione che può avere un esito positivo soltanto se - in tutti coloro che il 14 dicembre non si sono opposti o hanno addirittura approvato quelle violenze - si alimenta una speranza nella democrazia e la fiducia nel dialogo con le istituzioni; se si attenua la convinzione diffusa in una larga fascia di giovani (16/35 anni) di essere le vittime sacrificali del declino, le anime morte della crisi.
Il messaggio che  il governo ha voluto diffondere è stato di segno opposto. Come se la crisi sociale rappresentata il 14 dicembre potesse essere affrontata solo ed  esclusivamente   come "questione di ordine pubblico",   a voi spettabili  Maroni e Alfano hanno voluto dire soltanto della forza, con quale violenza e determinazione il governo avrebbe affrontato l'emergenza di nuovi tumulti. Lo hanno fatto nei soliti modi di un governo che crede in un diritto diseguale e immagina, per i potenti, un diritto debole e per i deboli leggi e dispositivi brutali. Questi campioni del "garantismo" che chiedono legittimamente per Cosentino, Dell'Utri, Verdini, Bertolaso l'accertamento della responsabilità personali, la verifica della fondatezza delle accuse e dell'attendibilità delle fonti di prova pretendono, abusivamente, un lavoro all'ingrosso per i giovani e giovanissimi arrestati a Roma l'altro giorno. Invocano, al di là delle prove, una detenzione esemplare non per le dirette responsabilità degli indagati, ma per le colpe di chi è riuscito a farla franca come se la stessa presenza a una manifestazione travolta dalle violenze sia già una prova di colpevolezza. Un'idea autoritaria che trova la sua dimostrazione nella insensata proposta del sottosegretario all'interno Alfredo Mantovano di allargare il "divieto di accedere alle manifestazioni sportive" (il D. a. spo.) dagli stadi alle piazze, come se una manifestazione di dissenso possa essere paragonata a una partita di calcio.
È l'avvilita idea di democrazia della destra berlusconiana. in questo  caso Ci deve consigliare attenzione perché non sarà con la forza e con "la repressione", invocata già a caldo dal ministro Sacconi, che si verrà a capo della crepa che si è aperta tra le generazioni più giovani e le istituzioni in quest' ultimi 25 anni . Sarebbe azzardato e imprudente se un governo politicamente e socialmente debole decidesse di rafforzare se stesso allargando quella ferita, accendendo la collera invece di raffreddarla prestando ascolto alle ragioni del disagio allora  si che la situazione  diventerebbe incontrollabile  ed  ingestibile , arrivando ad  una nuova stagione di terrorismo   che va  ad  aggiungengersi  in quell clima  già esacerbato d'odio  e di veleni .
Sperando , anche se ci credo poco  , visto  i  discorsi   infuocati  che   si fanno  che  il 22  dicembre  sia  una manifestazione pacifica  e   non si verifichino gli eccessi   dei tutori dell'ordine    vi saluto  e  v'auguro  buone  feste 

Pietro Sedda il designer, artista e tatuatore di fama mondiale racconta i suoi nuovi progetti

   Dopo  la  morte  nei  giorno scorsi  all'età  di  80 anni   di  Maurizio Fercioni ( foto sotto  a  sinistra )  considerato il primo t...