30.6.11

riflessioni sulla vita e sulla natura umana



Non sempre  quando scegliere (  fra il concerto  di Sorso, per paolo fresu 50 anni   del  26 c.m  paolo fresu e Uri caine e  la pizzata   fra  amici , per la privacy niente foto ) ti  pagano come  dovrebbero , ma  è  un effetto collaterale della  vita . Uno dei tanti  mulini  a vento , che non possiamo  cambiare   che dobbiamo accettare  evitandoci  di tormentarci con rimpianti e rimorsi inutili del tipo : << ahi s avessi scelto di'andar a qul concerto e rinunciare  alla pizzata  , ecc
Ripesando alla bellissima storia  ,,erano anni  che non ne leggevo di cosi intense , nella testa del killer   di Dylan Dog n° 298 , non posso fare  a meno di elucubrare su quanto  ho  letto sula  pagina della  cultura   ( pag  160 )   del  televideo rai



Senza padre, senza maestri, senza miti
I riferimenti che non funzionano più
di Rita Piccolini

Le notizie sono due: una buona e l’altra cattiva, entrambe le apprendiamo dallo studio del Censis presentato a Roma: “I miti che non funzionano più”, che ha concluso il ciclo di incontri realizzati nell’ambito dell’iniziativa:”Un mese di Sociale”.
Cominciamo da quella cattiva: l’analisi di Francesco Maietta, responsabile del settore Politiche sociali del Censis è precisa, puntuale, non lascia spazio a facili ottimismi. “L’eccesso di individualismo e di libertà di essere se stessi ad ogni costo ha infranto le figure simbolo dell’autorità: il padre, l’insegnante, il sacerdote”. Contemporaneamente, e questo può sembrare paradossale, anche i miti trainanti del soggettivismo che hanno portato all’archiviazione delle figure simbolo dell’autorità, riescono sempre meno a mobilitare gli italiani, e così cala la spinta acquisitiva attraverso i consumi, il fare impresa individuale, la fiducia in un benessere sempre crescente. E’ per questo che è diffusa la convinzione che i nostri figli non godranno del nostro stesso benessere economico. Il 34% degli italiani pensa che le prossime generazioni siano destinate ad avere uno status socio-economico peggiore del proprio, e ben il 67,5 % ritiene che in futuro l’Italia sarà meno benestante nel complesso.
Percepiamo in declino le dinamiche sociali che hanno ininterrottamente migliorato le nostre condizioni di vita, almeno finora, e questo non solo per la grave crisi che attanaglia la nostra economia almeno dal 2008, quando è esplosa negli Stati Uniti la bolla dei mutui “sub prime”, dilagando inesorabilmente in tutto il mondo, ma anche perché la cavalcata consumistica che ha prodotto il boom economico dagli anni Sessanta, protraendolo almeno nei trenta anni successivi, negli anni 2000 si è affievolita. Nel 2010 le famiglie italiane hanno avuto consumi ridotti in termini reali di 1.602 euro rispetto al 2007, come se le famiglie fossero rimaste senza consumare per circa 20 giorni ogni anno. E’ calata poi l’attrazione del “mai sotto padrone”. Tra il 2004 e il 2007 in numero di imprenditori è passato dal 400 mila a 260 mila, con una riduzione del 36%. Il numero di lavoratori autonomi con meno di 35 anni è diminuito negli stessi anni di almeno 500 mila unità. 
A questa situazione economica non certo incoraggiante fanno da corona i sintomi di una minore coesione sociale rappresentata dalla crisi delle figure di riferimento. Il padre non rappresenta più le regole e il senso del limite all’interno delle famiglie e nel rapporto con i figli, e questo per più del 39% degli italiani, fino a toccare quota 45% tra i laureati, gli anziani e i residenti nelle grandi città. In compenso è più presente nella vita con i figli, non tanto per il coinvolgimento nei lavori familiari ( in media di due ore e 23 minuti al giorno per gli uomini che vivono con donne che lavorano) ma in termini di cura dei bambini. I giovani padri dedicano ai figli almeno un’ora e 24 minuti al giorno, rispetto ai 15 minuti appena dedicati ai figli dal 42% dei padri di venti anni fa. Questo tempo è riservato soprattutto al gioco. E’ bello questo dato, è importante, ma il padre “ludico” può incarnare i “no” che aiutano a crescere?
Poi ci sono gli insegnanti. Sempre più delusi, sempre più scoraggiati. Per le precedenti generazioni rappresentavano una sicurezza, anche quando venivano contestati. Spesso si sentiva dire dai più piccoli: “L’ha detto la maestra, l’ha spiegato il professore”. Rappresentavano comunque l’autorità. Ora c’è una profonda insoddisfazione per lo scarso riconoscimento sociale ed economico di questa importante professione. Secondo più dell’82% degli insegnanti non vengono realizzati gli obiettivi della scuola, il primo dei quali consiste nell’educazione ai valori e alle regole della convivenza civile. Gli alunni sono “maestri” nell’arte di arrangiarsi (per il 74% dei docenti), sono connotati da uno scarso senso civico ( per il 69%) e dal pressappochismo (il 68%) Per gli insegnanti neoassunti le principali problematicità della scuola sono relative alla promozione della motivazione allo studio; dal raggiungimento di risultati di apprendimento soddisfacenti; dal mantenimento della disciplina in classe. Senza contare che le famiglie non aiutano. Mai come ora si assiste a casi di genitori che attaccano i professori per un brutto voto dei figli, o perché assegnano i compiti a casa , o addirittura quelli per le vacanze, che ricorrono al Tar per una bocciatura, e mettono in discussione la validità dell’insegnamento del docente minandone l’autorevolezza. E questo capita sempre più spesso. Persino alle elementari. E’ interessante notare invece che nella società giapponese i maestri elementari sono considerati i più importanti e godono di una grande considerazione sociale, perché è nella prima infanzia che si imparano le regole del vivere insieme. Ma da noi sempre più la scuola è percepita come servizio sociale, che garantisca il tempo pieno, altrimenti i genitori come risolvono i problemi delle loro attività? Che forniscano un diploma finale, altrimenti come farà il ragazzo a lavorare?
E i sacerdoti? Non sono messi meglio. La morale è sempre più legata al pragmatismo e sganciata dai precetti della religione. Prevale nella società l’idea di una morale personale, anche tra coloro che si definiscono credenti. Basta soffermarsi sui dati per comprendere il fenomeno: il 78% degli italiani è favorevole all’uso di cellule staminali per fini terapeutici, il 67% alla procreazione assistita, il 53% alla fecondazione eterologa, il 50% alla diagnosi preimpianto, il 59% alla interruzione volontaria di gravidanza, il 53% all’uso della pillola abortiva. Quello che dice in proposito il sacerdote conta poco perché c’è un allontanamento etico complessivo dalla dottrina cattolica. Del resto lo si è visto nelle precedenti relazioni del Censis :il 63% degli italiani si ritiene che si possa essere buoni cattolici anche se non ci si adegua alla morale sessuale della Chiesa.
Analoga crisi si percepisce in ogni forma di leaership, anche nella politica, e con la crisi delle figure di riferimento l’individuo è rimasto solo.
Già Pier Paolo Pasolini aveva percepito la crisi profonda a cui andava incontro la nostra società, a causa dell’imborghesimento come processo socioeconomico centrato sulla corsa ai consumi. Lo scrittore negli anni Settanta parlò di “mutazione antropologica” come conseguenza del miracolo economico e del primo benessere. Cosa sarebbe stato della cultura contadina e dei suoi valori arcaici ma vitali a contatto con la società dei consumi? Quale sarebbe stata la conseguenza dell’onda lunga del soggettivismo su proletari e sotto proletari nelle grandi città? L’omologazione totale e la perdita di valori comuni di riferimento.
Allora la notizia buona dov’ è? In realtà ce la fornisce il professor De Rita, presidente, del Censis, nelle riflessioni finali a conclusione dell’intero ciclo di relazioni. Il nuovo che dovrà sostituire i miti caduti lo vediamo delineato appena all’orizzonte. Una certezza comunque c’è ed è che indietro non si torna. Se il padre gioca, la scuola crolla sotto il peso di troppi problemi, la morale è legata al pragmatismo, non si può pensare di ridare smalto a figure che sono ormai sbiadite agli nostri occhi. La verticalità nel sociale è sconfitta, si va verso l’orizzontalità. “La strada del recupero di autorità, passa attraverso l’orizzontalità e la valorizzazione delle relazioni”. Il padre c’è, gioca, ma fornisce un esempio di valori al figlio senza imporglieli. E’ testimone di se stesso e del proprio ruolo. Così nella scuola, nonostante il quadro deprimente appena dipinto, apprendiamo che per il 90 % degli insegnanti neoassunti in scuole di ogni ordine e grado è gratificante il rapporto personale con i ragazzi. E i sacerdoti? Il loro ruolo sociale è fondamentale, non per le rampogne dal pulpito ( che non esiste neanche più), ma per la loro assistenza ai malati del quartiere o del piccolo centro, per il presidio sociale che rappresentano per la comunità, per l’assistenza ai bisognosi soprattutto nelle grandi città, per il ruolo di coesione nei paesi, per le loro iniziative, dalle infiorate alle processioni.
Le relazioni interpersonali quindi ma in senso orizzontale. Verrebbe da dire: più autorevolezza, meno autorità. Tutto ciò che è verticale viene potato, in questo ci aiutano anche le tecnologie, diffondendo un sapere certo meno approfondito, ma sicuramente più alla portata di tutti. Una società più democratica, ma estremamente fragile e delicata perché mancano i punti di riferimento. Con chi prendersela in caso di crisi profonde? Ma ci sarà una rinascita lenta dei miti al tramonto. Il padre ritorna, in altre forme. L’evoluzione del sistema non si svolge attraverso la riproposizione del verticale, ma dando il tempo necessario all’orizzontale di rafforzarsi. E’ questa la via d’uscita che si può intravedere.



Dall’altra  la nostra  incompletezza ch non ci permette  di  vivere  soli con noi stessi se non  a costo di pagare un prezzo troppo alto (  cfr  canzone  d’apertura post  e ma  solitude  (  video con testo ) di SERGE REGGIANI in canna in  una vecchia  musicassetta ,   regalatami dal prof  di francese , delle superiori  con le  canzoni  che  ci faceva  studiare  a lezione

Chi è l’onorevole "Paolini "?

da http://www.ilbriganterosso.info/

A chi tra noi non è mai capitato di vedere le incursioni televisive di Gabriele Paolini durante le esterne dei telegiornali o più semplicemente le folle che si accalcano dietro una telecamera durante un servizio televisivo con il coglione di turno che avvisa col telefonino l’amico a casa e per farsi riconoscere saluta con la mano?
Ebbene sì, non l’avrei mai pensato, ma nel nostro Parlamento succede anche questo!
Ieri, durante il Question Time, uno sconosciuto parlamentare, preso dall’eccitazione per l’apparizione televisiva, mentre il suo collega di partito illustrava una interrogazione parlamentare sulla pericolosità dei giocattoli contraffatti, dopo aver parlato furtivamente al telefono, improvvisamente si lancia nel più classico dei saluti a casa.
Ecco qui il primo saluto con la mano destra.
E subito dopo forse perché non riconosciuto dall’amico o semplicemente per il rispetto della par condicio un secondo saluto con la mano sinistra.
Ma chi è il nostro eroe? aiutateci a riconoscerlo.
Di lui sappiamo che è giovane, bello (?), appartiene al gruppo parlamentare del Pdl ed infine disponiamo di quest’ultima foto in cui si vede meglio il suo viso.
Riusciremo a scoprire la sua identità o rimarrà per sempre sconosciuto o, ancora peggio, parlamentare?
P.S. condividete la notizia su Facebook, segnalate la foto alle questure, fate tutto ciò che ritenete opportuno affinché questo mistero non rimanga irrisolto.

 E ci  aggiungo  la smettano di fare bambini ipocriti   falsamente indignati  quando a farlo  è un comune cittadino 

29.6.11

ma la gelmini si è prsa lamaturita al cepu ? oppure perchè è la nipot di don gelmini ?


 l'ultima  gaffè  della Gelmini  da  Leggo

GELMINI: "SCELSI FOGAZZARO"
FIGURACCIA E IRONIA SUL WEB

Mercoledì 29 Giugno 2011 - 12:08
Ultimo aggiornamento: 12:09
                  
MILANO - Quando si parla di esami di maturità e si è ministro dell'Istruzione, soprattutto nell'era di internet e dei blog, sarebbe consigliato evitare ogni tipo di gaffe e imprecisione. Il ministro Mariastella Gelmini ha invece pensato male di scrivere una lettera ad un quotidiano milanese, Il Giorno, senza controllare per filo e per segno i suoi ricordi, peraltro nemmeno tanto lontani considerando la sua giovane età (38 anni, si è diplomata nel 1992) ed è incappata in una clamorosa figuraccia.
Nella lettera, la Gelmini ricordava la sua prova di italiano, nella quale scelse «un tema su Fogazzaro, Palazzeschi e i crepuscolari». «Argomenti che conoscevo bene», insiste la Gelmini, che evidentemente, però, non li conosceva poi così bene, considerando che nell'anno del suo esame, di Fogazzaro non c'era traccia, ma soprattutto, che accostare Fogazzaro con i poeti crepuscolari sarebbe come paragonare Jim Morrison a Pupo. Insieme a Palazzeschi e ai crepuscolari, appunto, nella traccia di italiano non c'era affatto Fogazzaro, ma Corazzini, poeta meno noto ma appartenente a pieno titolo alla corrente crepuscolare.
Ad incastrare il ministro dell'Istruzione più contestato degli ultimi anni, un blog, Sempre un po' a disagio, poi ripreso da Massimo Mantellini (Manteblog). "Le colpe della ministra Gelmini sono ben più gravi di questa - afferma il blogger, "Lo Scorfano" - ma mi fa ridere questa letterina dolce scritta ai maturanti". E in effetti i toni della lettera, alla luce dell'erroraccio, sono dolcissimi. «Un ricordo vivo e puntuale in me», scrive, «un momento che non è possibile dimenticare». Evidentemente, invece, non è poi così impossibile.

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  COMMENTI    (9)  Scrivi un commento
voce e nient'altro
spesso coloro che promettono grandi cose fanno meno.
commento inviato il 29-06-2011 alle 18:40 da salvatore
 

reggio calabria ti ricordi???
commento inviato il 29-06-2011 alle 16:30 da wonka
 
bah
mi sono diplomata nello stesso anno e io ricordo che il tema di letteratura era sui futuristi!
commento inviato il 29-06-2011 alle 15:05 da silly973@hotmail.com
 

peggio della Gelmini dici, .. perchè, sono ministri anche loro ?
commento inviato il 29-06-2011 alle 13:24 da filippo
 
maturanti???
maturanTi??? ma siete peggio della Gelmini, siete!
commento inviato il 29-06-2011 alle 13:13 da giovanni carullo
 
e una marionetta
guardatela bene, attentamente, secondo me gli occhiali sono finti cioè non ne ha bisogno, poi è truccata da solerte maestrina degli anni 60, come se ogni volta che và in televisione deve recitare quella parte. secondo me struccata è una gran bella donna, peccato però che di ministro ha soltanto la faccia mentre i fili sappiamo chi li muove. ciao a tutti
commento inviato il 29-06-2011 alle 13:12 da bastiano f.
 
Ma perché la grande scienziata ...non dice del suo esame di (dis)abilitazione!!
Visto che e' di buona memoria , la minestra! Pardon ! la ministra, perché non ci racconta di come fu fatto l'esame della sua abilitazione all' arte (sic !) forense!!?ma sopratutto perché andò a Reggio Calabria!? poi se volesse essere cortese da mettere in vista il voto di laurea , beh! Sarebbe una cosa bella: si ricorda che Bersani lo ha detto senza remore: ma lei!!? ...xke' non lo fa?? suvvia Ministruccia ( o minestruccia!) Osi e osi ! Non si faccia pregare anche xke' non e' una Madonna ; non merita la preghiera!!!
commento inviato il 29-06-2011 alle 12:54 da Fralo
 
fogazzaro
Poverina.D'altra parte si è dovuta laureare in trasferta a Reggio Calabria.
Questa è la cultura trasmessa dal governo Berlusconi.
La Gelmini faccia meno la "Santa" e csrchi di far ritornare a lavorare i precari, molto più preparati di lei.
commento inviato il 29-06-2011 alle 12:38 da la volpe
 
Esami a Reggio Calabria
Che ricordi, invece, gli esami per avvocato sostenuti a Reggio Calabria, in quanto, nella sua Brescia, l'avevano chissà quante volte bocciata per incompetenza.

mi  far  rimpiangere ( anche se per motivi anagrafici   sono  del 1976  non gli ho conosciuti  ) i  vecchi ministri  dell'istruzione Dc , bachettoni e baciapile ,  filo  Vaticano  , ecc. ma  un po'  di cultura   l'avevano o  sei facevano simili  gaffè  si sepplivano e non  perseveravano  d insistevano negli errori e nel  voler avere  ragione 


ma  il commento  \ lo sotto  più bello viene da   http://laricreazionenonaspetta.blog.unita.it della mia amica  virtuale su faceebook  Mila Spicola  .

Ma la goccia è senza dubbio l'ultima. Agli orali. Nemmeno il Presidente della Commissione ha potuto far finta di non sentire, persona perbene e finora molto attento a curar con attenzione ogni valutazione dei ragazzi: Fogazzaro no. Non glielo sbagliare.
Confondere Fogazzaro, da cui, vedi caso la combinazione, il Presidente discende, ti è risultato fatale. E' proprio il tuo Crepuscolo. Domani mattina alle 8.00 in punto leggerai: “Maria Stella Gelmini- Non licenziata”. Cioè non hai superato gli esami di licenza. CI dispiace.
Fosse vero... La vita è fatta anche di doppi sensi e nei doppi sensi si annida il diavolo.  Il problema è sempre un doppio senso. Non verrai licenziata ahimè. Stai ancora là, arguta e sorridente. Bugiardina e arrogante. E gli italiani ancora non lo hanno capito tutti tutti che gli toccherebbe licenziarti.
Giusto per  non continuare a farti dire "tanto in questa scuola la danno a tutti la promozione"..forse in altre scuole. Noi docenti no. Quest'anno, come lo scorso anno ti bocciamo.

Mila Spicola

28.6.11

Il trucco c’è anche nel calcio giovanile Lettera aperta ad Abete e Petrucci

da http://www.ilfattoquotidiano.it/



Cari presidenti,
il virus del calcio scommesse ciclicamente riemerge e contamina. Per contrastarlo vi sento parlare della necessità di introdurre nuove regole, dell’istituzione di Task Force, di maggiori controlli. Temo però che tutto questo sia lontano dalla vera natura della malattia. Se non si rinforzano le difese immunitarie del nostro sport, mettendo al centro i valori della lealtà sportiva e della correttezza, prima o poi ci ritroveremo ancora una volta raccolti a piangere intorno al capezzale del povero malato. Perché il virus è così, muta, diventa resistente alle medicine e poi appena le difese si abbassano, colpisce. I rimedi migliori in questi casi sono sempre gli stessi: prevenire e sviluppare i giusti anticorpi. A volte basta osservare le piccole cose per capire come funzionano quelle più grandi. Pochi giorni fa mi trovavo a Vitulano, un paesino arrampicato sulle montagne del Beneventano, dove si stava svolgendo il 7° torneo di Calcio Giovanile dal titolo: “Scuola, sport, ambiente, insieme si cresce”. Un torneo di calcio che il Coni, la Figc, oltre una lunga serie di enti locali, patrocinano. Ho due figli che giocano a calcio, il più grande ha vinto il campionato della Provincia di Roma, e con altri giovani selezionati ha partecipato al torneo con l’ ASD Recine di Velletri. Si trattava di una squadra improvvisata formata da ragazzi che si incontravano per la prima volta. Sono scesi in campo contro Lazio, Napoli, Bari, Reggina e Lecce. Vi lascio immaginare l’emozione di confrontarsi con i coetanei più blasonati di loro. Ma a volte il coraggio di provare, la volontà di mettersi in mostra, la determinazione e la capacità di fare gruppo, e soprattutto di sognare può fare miracoli. Ed è quello che accade al Recine di Velletri. Quel gruppo improvvisato di ragazzini riesce a pareggiare con il Lecce, vicecampione d’Italia, dopo essere andato sotto di due gol. Una rimonta emozionante. E poi incoraggiati da quel risultato inaspettato travolgono la rappresentativa del Benevento.
Alla fine, nella classifica del loro girone, il Recine si ritrova al secondo posto con il vantaggio delle reti segnate rispetto al Lecce, in piena corsa per partecipare alle finali con Lazio e Napoli. Ma è successo quello che mai e poi mai dovrebbe accadere in una partita di calcio, nello sport , nella vita: una mancanza di lealtà difficile da capire e digerire in assoluto, soprattutto lo è all’età di quattordici anni. La Reggina, già qualificata per le finali, affronta il Lecce. Se avesse giocato regolarmente, essendo più forte come poi ha dimostrato in finale dove l’ha battuto, avrebbe vinto, consentendo al Recine di disputare le fasi finali. Invece Reggina e Lecce si accordano per un pareggio. Anche nel fare le cose sporche c’è uno stile. Loro hanno scelto il peggiore. Tutto avviene nell’indifferenza un po’ imbarazzata degli organizzatori del Torneo. Tra i fischi del pubblico, le lacrime di rabbia dei ragazzi del Recine Velletri, e i genitori dei giocatori della Reggina che mortificati chiedono scusa a chi sta a guardare: quei calciatori confezionano una sequela irritante e imbarazzante di passaggi indietro, anche verso il portiere. Al punto che fin anche un calciatore della Reggina si rivolta verso il suo allenatore e grida :”Io così non posso giocare!”. Non accade nulla. Deve farsene una ragione. E’ stato deciso così e così deve essere. Lecce e Reggina pareggiano. E’ così perché si conoscono gli allenatori? Perché è più prestigioso. Per gli organizzatori del torneo avere in finale i vicecampioni d’Italia piuttosto che una sconosciuta e improvvisata squadra di volenterosi ragazzini? La risposta poco importa.Chi ha organizzato il torneo con il vostro patrocino e con soldi pubblici, avrebbe potuto mandare un segnale chiaro e inequivocabile, mantenere alto il significato più nobile dello sport: squalificare Reggina e Lecce per comportamento anti sportivo. L’arbitro federale avrebbe potuto segnalare agli uffici competenti. Invece no, hanno preferito far finta di nulla. E’ stato difficile nel viaggio di ritorno cercare di spiegare a mio figlio e a i suoi compagni il perché di quello che era successo.

Aiutatemi voi a spiegarlo. Ma forse sarà difficile pure per voi trovare una spiegazione. Quello che però potete fare è vigilare e chiedere spiegazioni per esempio agli allenatori della Regina, al suo presidente, ai giovani giocatori. E soprattutto a chi organizza un torneo con il vostro marchio e patrocinio, e soprattutto con il contributo di denaro pubblico. Spero lo facciate, almeno che non vogliate alimentare l’idea che il calcio deve andare avanti tutti i costi come Denny Boodman il pianista di Novecento che continua a suonare mentre la nave sprofonda nell’oceano. L’organizzatore di quel Torneo è un curioso signore che ha giocato con scarsa fortuna nelle giovanili del Napoli, si chiama Mario Di Dio, che è anche il direttore generale di una squadra che porta il suo nome. Appena poche ore prima di quell’ infame partita aveva portato tutti i ragazzi e i loro allenatori a lezione di lealtà sportiva nell’aula magna del Comune. In pompa magna, avvolti dalla fascia tricolore hanno sfilato i sindaci dei paesi che ospitavano il torneo, assessori regionali allo sport, i rappresentanti della Figc Campania, uomini della comunità montana e della Pro Loco. E tutti, con in testa Di Dio, hanno parlato di lealtà, rispetto, correttezza, agonismo nello sport, valori da applicare nella vita e nel torneo. In fondo, dicono ai ragazzi che li guardavano un po’ annoiati, è per questo che si organizzano questi eventi “per crescere”, così c’è scritto sulle locandine. Tutti d’accordo prima nell’incensare la lealtà , tutti d’accordo dopo la partita nel voltare le spalle e fare finta di nulla. Si potrà dire a quei ragazzi del Recine che anche quest’ipocrisia fa parte dello sport e della vita. Vero. Quello che rimane più difficile da dire è che non c’è neppure la speranza di migliorarlo il nostro sport, che è soprattutto insegnamento di vita. Ecco questo no, non vorrei proprio dirlo.

di Sigfrido Ranucci (Coautore Report)

27.6.11

difficile integrazione e pregiudizi il caso di SAMA ALAA che non trova lavoro perchè non vuole togliersi il velo

da repubblica online  



LA LETTERA
Nessuno mi dà un lavoro
solo perché porto il velo

Ho 25 anni, sono laureata e mi sento milanese: ma ho scoperto che in questa città  è impossibile trovare qualcuno che mi assuma

di SAMA ALAA
Caro direttore, 
mi chiamo Sama, sono nata in Egitto ma mi sento 'milanese' perché abito in questa città da quando avevo 16 anni, qui ci sono i miei affetti, il mio futuro. Eppure, in questa città che sento mia, per me, ragazza di 25 anni, laureata in Scienze Politiche alla Statale, è impossibile trovare lavoro. Quando sono fuori casa, indosso il velo islamico, lo 'hijab', un fazzoletto annodato al collo che lascia completamente scoperto il mio volto. È una tradizione che ho portato dal mio Paese e che fa parte della mia fede religiosa. Nessuno me lo impone, è una scelta personale che la mia famiglia rispetta, avendomi trasmesso i valori della libertà, del rispetto e dell’onestà. Eppure, proprio per il velo islamico che indosso, superare un colloquio di lavoro è un’impresa ardua.
Come molti miei coetanei passo molto tempo a leggere le inserzioni sui giornali e a navigare in Internet per trovare opportunità di lavoro. Ho fatto decine e decine di telefonate e molto spesso ho poi concordato appuntamenti con chi offriva stages per praticanti. Ma ogni volta, dopo un iniziale interesse manifestato al telefono da parte dei miei interlocutori per il mio curriculum, ho dovuto confrontarmi con la freddezza e l’imbarazzo palpabile di chi si trovava di fronte una ragazza velata, come me.
La settimana scorsa ho sostenuto un colloquio per un progetto formativo del Comune di Milano presso la sede di via Bergognone del settore 'Risorse umane'. Avevo letto sul sito del Comune che c’era possibilità di partecipare a un tirocinio chiamato 'Dote Comune' realizzato per giovani fra 18 e 30 anni. In sostanza, il Comune offre a 12 persone la possibilità di partecipare a un tirocinio, presso alcuni sportelli pubblici, con un impegno settimanale di 20 ore e un rimborso spese forfetario di 300 euro mensili. Come altri ragazzi mi sono presentata per il colloquio, dopo aver spiegato i miei titoli di studio. Ma a differenza di altre mie amiche che hanno fatto lo stesso colloquio, ho subito percepito che il mio velo sarebbe stato d’ostacolo.
La funzionaria che ho incontrato mi ha fatto diverse domande per farmi spiegare i motivi per cui lo porto e mi ha spiegato che lavorando in un ufficio pubblico, lo 'hijab' avrebbe potuto essere un problema. Le stesse osservazioni che mi erano state fatte in un precedente colloquio per un posto da mediatrice culturale. Le stesse frasi che tante altre volte ho dovuto ascoltare, presentandomi per un colloquio di lavoro in negozi e uffici privati. Inutile dire che pochi giorni fa ho verificato di non aver ottenuto quel posto da tirocinante presso il Comune.
Non saprò mai se il motivo sia stato il velo che porto, ufficialmente non mi è stato detto niente in proposito, anche se lo scetticismo di chi mi ha fatto il colloquio era più che evidente. Un’idea sulle ragioni per cui non sono stata selezionata, quindi, me la sono fatta, dopo l’interrogatorio che ho subito sul velo islamico che porto. Ora io mi domando: è questa la sorte scontata per chi, come me, vivendo a Milano, pur venendo dall’Egitto ed essendo di fede musulmana, non si sente straniera? Sono cresciuta nella vostra cultura anche se indosso il velo: quanto a lungo dovrò restare disoccupata? Dovrò rinunciare a un mio modo di sentire e di essere per poter sperare di essere considerata come tutti gli altri giovani laureati milanesi?

ecco cosa ne penso io pazienza  s perderò amici mussulmani  , ma lo  mtto in conto  èil prezzo da pagare  se di  vuole  esseri liberi  .
Carissima Sama
Tu non devi rinunciare al tuo credo, dovresti però semplicemente essere più disponibile ad accettare anche i costumi del nostro popolo.
Ritengo che avere fede, in unentità trascendente, sia un fatto esclusivamente personale ed intimo per cui ti chiedo: è così necessario esteriorizzarla ? Se non porti il velo fuori casa disattendi qualche precetto oppure è solo una convenzione di costume ? Sei laureata in scienze politiche, allora ricorri alla mediazione per risolvere la questio: presentati ai colloqui con l'abito che vuoi, oggi è di moda tutto, ma eprova    a non portare il velo , qui  da noi purtroppo ( anche se al  sud  fino a  50\60  si usa  tantissimo  e oggi le suore lo usano )  vedrai che sarai valutata per le tue capacità e, per taluni impieghi, anche per la tua presenza fisica. (vesti modelli italiani) Non vergognarti di quello che sei ma nemmeno di voler essere una italiana
Ora il mio non e' il discorso del lecito o del non lecito. Il discorso e' che come  si viene  discriminati  ,  tu  perchè (  imposto o spontaneo  ?  )  poria il velo, tanti altri ragazzi sono discriminati per altre cose, tipo orecchini vari, barba, abbigliamento, etc etc etc. Quindi non mi sembra il caso di farla tanto lunga. Se hai bisogno di lavorare metti da parte anche la religione e vdi la vita  in senso laico . 
Ma se per te la religione e' piu' importante del lavoro ed e' una cosa a cui non vuoi rinunciare, e' una scelta condivisibilee comprensibile , ma non per questo si deve dare la colpa agli altri e fare del vittimismo  o lanciare le  solite   accuse  del razzismo apriori   senza sapere  se è effettivamente ( allora  si  che ha  ragion ad essere discriminata  )  per il velo  o  perchè  i tuoi requisiti  non andavano  Del resto sei in un paese dove fino a 10 anni fa i musulmani si vedevano solo in televisione. Non si puo' certo pensare che tutte le persone siano pronte ad aver a che fare con persone che hanno usanze diverse dalle proprie.
 Auguri 

26.6.11

tempo

Come fai a raccogliere le fila di una vecchia vita? Come fai ad andare avanti quando nel tuo cuore cominci a capire che non si torna indietro?




Ci sono cose che il tempo non può accomodare, ferite talmente profonde che lasciano un segno

24.6.11

Sipario



E' ingeneroso ricordarti solo per quell'impermeabile giallo e sgualcito, per la palandrana che forse ti andava stretta, ma nella quale sguazzavi mezzo sciancato; per la gamba tesa e l'occhio guercio, da genio pazzo e proletario; per il cervello vagolante, inquinato da sigari e whisky di pessima marca; per la moglie invisibile (ma certo italiana, romantica, casalinga, struccata). Ma attraverso quelli, ho scoperto un attore generoso come il rovere, dal nome di gangster e dal cuore gentile. Addio, Frank Minghetti.

rabbit hole un mzzo polpettone

.
Come non vivere la morte di un familiare o di un’altra persona cara  questo è il film Rabbit hole


Un film lento( ma poco importante , perché spesso la lentezza ti  fa  gustare meglio ,  come  nel  caso di   noi  due sconosciu di  Susanne Bier. Con Halle Berry, Benicio Del Toro, David Duchovny, Alexis Llewellyn, Micah Berry. 2007. )  privo di linearità a differenza de la stanza della stanza del figlio (Nanni Moretti ) o Hereafter (diretto da Clint Eastwood, basato su una sceneggiatura di Peter Morgan.)  .. Un polpettone lo salva  la buona interpretazione  , come  sempre ,  di  . NICOLE KIDMAN che  si conferma "l'attrice" per ecellenza, che riesce sempre a conciliare il dramma con elementi emozionali che si rifanno alla realtà e al modo di vivere di tutti i giorni, cosi da riuscire ad emozionare con una ""semplice"" interpretazione di quel che è un' uomo (una donna in questo caso) che si ritrova a far i conti con un dolore immenso, straziante, mortale, innaturale, e totalmente disarmante per la vita quotidiana di una famiglia. Infatti, oltre alla tematica centrale (quella dell' elaborazione del dolore per la perdita di un figlio), vengono affrontate altre tematiche (crisi di coppia, di identita, di quotidianeità) che sono il risultato, la conseguenza, di ciò che è capitato a questa famiglia, travolgendola e stravolgendone l'esistenza. Per quanto riguarda  AARON ECKHART è veramente una scoperta, nel senso che si conferma uno degli attori piu versatili del panorama internazionale; se bene non molto celebre ( tra i profani almeno) è considerato una ""giovane"" promessa del cinema, anche se ha già ricoperto ruoli magistrali, accostandosi ad attori del calibro di Nicole Kidman, Catherine Zeta Jones, Heath Ledger ecc... Che dire poi di DIANE WIEST non c'è bisogno di sprecare parole; come si dice: Un Nome Una Garanzia, è una delle attrici ( come Meryl Streep, Helen Mirren, Glenn Close) che costituiscono la colonna portante di quella straordinaria arte che è la cinematografia.!!!

22.6.11

è proprio per i cretini per i misogini che si fanno manifestazioni tipo se non ora quando


  leggete  cose  dice un commento  al vio deo da me  riportato   su mio canale  di  youtube  qui riportato
leggete  il mio commento  di replica
purtroppo questo è un dei mali del benessere nel quale queste merde femministe sono state abituate da noi uomini....rimettiamole al loro posto!

    • ancora troppi pochi uomini hanno capito che se queste merde capre femministe non le si rimette al proprio posto cominciando a rieducarle, non la smetteranno mai con questa continua propaganda femminista falsa e meschina...forse non avete ancora capito che volgiono sempre piu' privilegi e potere di quelli che hanno già e l'unico modo che hanno per farlo è questo...lo fanno con i falsi dati sulla violenza sulla donna e lo fanno strumentalizzando qualsiasi cosa in tv...


     ecco  la mia  replica
    @xxALBERTO86xx
    è proprio per le persone della tua mentalità che si fanno manifestazioni cosi
Ne approfitto pr  rispondere  ad ventuali repliche  di chi mi dice  che  sono divntato fmminista  o  mim sto facendo un oprazione pr  diventare  donne  , o   perchè  voglio  scopare  o  trovare  pelo, ma cambiato idea  com non sei pornodipendente  ,ed altri commenti simil  a  qulli idioti  e misogni riportati sopra.

Niente  di tutto questo .  I diritti o sono di tutti o  sono di nssuno . E poi dovremo essere grati alle  donne

 e nel caso  l'autore (  il compagno di strada  mario pischedda ) del vido dovesse mettere  divieto d'incorporamento video  lo  trovate  qui  ) infatti io  da  trapiantato  di cornea (  se la memoria  non m'inganna  visto che  sono passato  quasi  20 )  il mio donatore   era  appunto una  ragazza , mi pare  dlla mia  tà  o di poco più  grande  morta  d'incidente .
Si lo sono ancora ,  non risco ad  uscirn , ho continuament  dll ricadute , ma anche ni film amatoriali  non , certe cose mi danno fastidio , e mi disgustano .





21.6.11

la merda ops fango della propaganda colpisce il caso di vanessa incontrada per le critiche a striscia la notizia

Vanessa Incontrada nel mirino di Studio Aperto e Libero: ha criticato le veline  da  http://www.tvblog.it/post/25914/ pubblicato: lunedì 20 giugno 2011 da Lord Lucas





Poi non dite che non ve l’avevamo detto: mai toccare i poteri forti. Chi oggi avrà sfogliato le pagine del quotidiano Libero sarà rimasto colpito dal paginone di Alessandra Menzani, una stroncatura in piena regola contro Vanessa Incontrada per essere andata contro le veline e Striscia la notizia:

“Ma perché Vanessa Incontrada ultimamente è così velenosa? Forse non ha ancora digerito la decisione di Gino e Michele di defenestrarla da Zelig e rimpiazzarla con Paola Cortellesi? O ci sarà rimasta male per il no di Mediaset alla sua partecipazione nel programma di Signorini (anche se lei ha detto che è stata una scelta sua…)? Qualcuno ci spieghi perché quando una donna di spettacolo capisce di aver raggiunto un buon traguardo, diventa mamma e sa che non può più puntare sull’aspetto fisico, inizia a sputare su quelli che ha fatto fino al giorno prima (…) Perché a un certo punto vogliono ripudiare il fatto di essersi spogliate anche loro e assomigliare a Madre Teresa di Calcutta?”.



E questo è solo l’antipasto…o almeno uno degli antipasti visto  l'uso  cicero pro domosua   e strumentale   fatto  dal cialtrone   , finto libertario di Ricci  nei confronti dela Zanardi  auutrice del documentario il corpo delle  donne o l'attacco  di libero al  Veronica  Lario ex moglie  di Berluisconi  .  Va bene  cghe  da  diamanti  non  nasce niente e dal letame  nascono i firoi , ma  quanta spazzatura  ( metaforicamente  parlando)  dovremo ancora   subire   a quando la ribellione   come  già alcuni  fanno 






sarà  totale   forse  quando sarà troppo tardi ?  prima  che la  tv  diventi completamente  come in striscia  la  coscia  (  foto sotto ) film  hard parodia   dell  mondo  dello show  buinees  e  dello  spettacolo in generale   

con questo  è tutto 
. meditate  gente  meditate   si diceva  un tempo  in una  vecchia pubblicità degli anni 80   di Renzo Arbore

15.6.11

Precari, Brunetta non si scusa e mette in rete una falsa ricostruzione

"Mentre scendo dal palco vengo insultato, compare uno striscione e cominciano gli spintoni. E' a questo punto che dico 'questa è l'Italia peggiore', cioè l'Italia che approfitta di un disagio vero di tanti giovani per fare azioni squadristiche". Il ministro della Pubblica amministrazione affida a Youtube la sua ricostruzione della vicenda di ieri, quando, a un convegno di Roma si era rifiutato di rispondere alle domande dei precari ,paura o mancanza  di  tempo  come  dice  lui ? .
Inoltre in questo  video difensivo  sostiene  che  in Italia  c'è chi  " approfitta di un disagio vero di tanti giovani per fare azioni squadristiche”. IL  ministro (  ? )  della Pubblica amministrazione Renato Brunetta, ,affida a Youtube la sua ricostruzione della vicenda di ieri, quando, al convegno sull’Innovazione di Roma si era rifiutato di rispondere alle domande dei precari apostrofandoli con questa frase: “Siete l’Italia peggiore” 
Sempre  secondo ilfattoquotidiano  << l’espressione non era rivolta ai precari e la polemica sarebbe frutto della deformazione dei fatti ad opera dei “giornali informatici”.>>



                                 il  video  della reazione


Questa la sua versione dei fatti


: “Avevo appena finito il mio discorso alla giornata dell’Innovazione al Testaccio quando una signora chiede di fare una domanda e le spiego: ‘Veloce però perché devo andare dal presidente della Repubblica alla premiazione delle imprese che hanno vinto il premio sull’innovazione’. Quando capisco, arrivato sul palco che la signora vuole parlare di precari e pubblica amministrazione, dico ‘scusi l’argomento è troppo complicato e lungo, non ho il tempo per trattarlo’. In realtà dalle immagini di ieri emerge una verità ben diversa: appena le due donne si qualificano come “rete precari”, Brunetta si allontana infastidito dicendo “Grazie, arrivederci buongiorno  . E appena raggiunge il suo posto in prima fila dice: “Questa è la peggiore Italia”. Nessuna ragione di tempo, nessun impegno imminente con Napolitano, solo la volontà di non avere alcun tipo di dibattito con i “precari”. E in serata il ministro insiste. ”Ridirei tutto e lo rifarei – dichiara ai microfoni di Radio 24 -. E’ stato un agguato mediatico costruito per avere immagini e voce, un agguato programmato”. “L’Italia peggiore – aggiunge – è quella che si disinteressa della concretezza dei problemi e della realtà: ho fatto più io per i precari della pubblica amministrazione che tutti i miei predecessori”.
Ora mi  chiedo  , come  fa  ilfatto , di chi è la colpa secondo Brunetta di questo equivoco? Degli “agguati mediatici” organizzati dai “giornali informatici” che oltretutto “pullulano di precari”. Poi la perla: “Per questo vi dico, non bevete quello che vedete”. Come dire, non credete a quello che avete visto ieri nel video diffuso sui siti, credete a quello che vi dico io. E infatti, il ministro dichiara apertamente di voler condurre “una semplice, gentile, chiara, determinata azione di controinformazione”. E per fare questo promette di rispondere “personalmente a tutti quelli che mi insultano nella rete direttamente con una mail”. Peccato che sul canale Youtube dove compare il messaggio del ministro sia impossibile lasciare commenti e che sulla sua pagina facebook, gli utenti lamentino la regolare soppressione dei post di critica .Ma  allora  c.... l'apri  a fare e gestisci tu o qualche  tuo ziraccu (  domestico, fante, servitore, servo, sguattero ) . Infine il cafone  Brunetta si rivolge “ai Bersani, agli Orlando” colpevoli di averlo “insultato senza sapere nulla, ma sfruttando l’abbrivio di queste false notizie”. E lancia la sfida: “Ora faccio io la controinformazione”. E come? “Spiegherò chi sono questi 4 o 5 signori che sono venuti a insultarmi per vedere se sono veramente i rappresentati dei precari o se sono invece rappresentanti di loro stessi e i loro fallimenti. Ci sarà da riflettere”. o  da  ridere veder  cosa  s'inventerà per portare l'acqua  al suo mulino

12.6.11

quorum quasi raggiunto


Si vota fino alle 22 e domani fino alle 15 per nucleare, acqua, legittimo impedimento. Chiamati al voto oltre 50 milioni di italiani, referendum validi se verrà superata quota 25.209.425
Si è attestata al 30,3% l'affluenza alle urne del referendum alle ore 19, secondo i dati del Viminale relativi a tutti gli 8.092 comuni in cui si vota. Nel dettaglio, il dato relativo ai due quesiti sull'acqua è del 30,34%. Il nucleare al 30,32% e il legittimo  impedimento 30,33%.
 forse  ce la facciamo


 

10.6.11

i valori del risorgimento non sono morti lo dimostra il gruppo la carboneria di carlo facchini

IL 4 giugno nell'ambito delle iniziative per i 150 dell'unità , in questo caso la dedica di una piazza al tempiese Francesco Grandi  (  http://it.wikipedia.org/wiki/I_Mille#F )   il penultimo a scomparire dei mille di Garibaldi , si è tenuto un convegno con storici e la pronipote Garibaldi , nata dal matrimonio Anita – Garibaldi ed in serata il concerto di Carlo Facchini e La Carboneria .Tale gruppo ha rielaborato in modo originale le canzoni popolari delperio risorgimentale del nostro amato bel paese dimostrando come i valori del risorgimento ( 1796-1871 secondo alcuni , 1796-1918 secondo me e secondo altri ) da non confondere con il deludente metterli in pratica sono ancora più vivi che mai e non sono mai morti anche se anche se sottovalutati e sminuti , perchè fieri ed indigesti come dimostra anche il film noi credevamo. di Mario Martone ( promo e news ) e la storia di topolino in quattro  puntate LE AVVENTURE DI MONSÙ PAPERIN E DELLA GIOVANE ITALIA (2894-2895-2896-2897)

anche se si ferma al 1861  (  foto   del finale  sopra  al centro  ) .
Un concerto bellissimo ed intenso che ha saputo mescolare antico ( le canzoni dell'ultimo album Erba,Vento, Fuoco ) e quelle fatte con i tempi duri di Cristiano de Andrè come quella   Cose  che  dimentico  di cui trovate sotto il video
Fra i pezzi più belli : va pensiero su ali dorate ., Addio mia bella , Inno di Garibaldi ( ripreso con la mia digitale , ma non pubblicabile , perchè non ho avuto la liberatoria dei genitori dei bambini che hanno cantato con il gruppo ) , il testamento del capitano , chi di notte .
Ecco i miei due video 

 


Insieme al gruppo si è esibita con alcun pezzi suoi , la bravissima e promettente ( un 'altra cristina dona' ? 

Come sembrano testimoniare sia l'elenco dei premi e delle partecipazioni , sia la sua biografia ed attività  pagine tratte dal suo sito ufficiale ) Veronica Marchi . Mi scuso con l'ineressata e il gruppo per il mio video pessimo ma : 1) volevo riprendere anche gli altri del grippo non in primo piano , ma nascosti da leggi  e microfoni ., 2) a furia di fare foto  di cui  ne  trovate  due  qui le  altre prossimamente  su flicker   e di girare mi faceva male il braccio .

Un seme è stato gettato stai noi , specie alle nuove generazioni , raccoglierlo e farlo diventare radice , anzi albero nel cemento e per parafrasare una canzone Anarchica , figli dell'officina , del risorgimento non farlo appassire nel lezzo e nei tuguri

9.6.11

Un vigile urbano imbavaglia il murale contro il nucleare L’agente di Porto Torres ha pensato di applicare la norma sulla pubblicità elettorale

Un vigile urbano imbavaglia il murale contro il nucleare  (  foto sopra  )
L’agente di Porto Torres ha pensato di applicare la norma sulla pubblicit à elettorale
la nuova sardegna
di Emanuele Fancellu


Un vigile urbano imbavaglia il murale contro il nucleare
PORTO TORRES. Un paesaggio bucolico, con alcune candide pecore che brucano erba verdissima in un prato dominato da un nuraghe e dal cielo azzurro, con le montagne sullo sfondo e un «Sì» barrato da un lato; dall'altro un paesaggio tetro, con due fantasmi dal volto scheletrico che fuoriescono dai fumaioli di una centrale nucleare ed un grande «No» alle spalle.

Peccato che il murale completato solo avantieri sia finito nel mirino di un vigile urbano che, applicando la normativa sulla pubblicità elettorale, ha pensato bene di far coprire sia il "no" sia il "sì". Quasi una sconfessione della volontà dell'amministrazione comunale che ha dichiarato Porto Torres "comune denuclearizzato".

Restano comunque ben chiare le ragioni per votare «Sì» contro la realizzazione di centrali nucleari in Italia (ed in Sardegna in particolare), dall'altro la materializzazione degli effetti nefasti per cui ribadire il «No» al nucleare. Il significato del murale da qualche giorno fa bella mostra di sé sul muro che costeggia la pista ciclabile e la cosiddetta «bretella» che congiunge viale delle Vigne alla Litoranea per Platamona, un'opera commissionata dal comitato «Tuteliamo il golfo dell'Asinara» realizzata gratuitamente dai writers portotorresi Edoardo Gino e Simone Masia.

«Il Comitato ha coperto le spese utilizzando i propri fondi e grazie alle offerte dei singoli associati - spiega il presidente Giuseppe Alesso - Il murale è il nostro contributo alla lotta contro il nucleare, sperando che il 12 e 13 giugno il popolo Italiano ribadisca quanto già espresso nel 1987».

mia riflessione su acca larentia

  di cosa  stiamo   parlando  Strage di Acca Larenzia  è la denominazione giornalistica [ 1 ]  del  pluriomicidio  a sfondo politico avvenut...