14.8.12

Maria Rita D'Orsogna, ricercatrice italiana emigrata in California, (nella foto) ha scritto a Passera la lettera che tutti avremmo voluto scrivergli


Leggo dal mio facebook  : << Maria Rita D'Orsogna, ricercatrice italiana emigrata in California, (nella foto a destra preda da da http://tinyurl.com/bwfar73 bacheca di https://www.facebook.com/angelo.consoli.77 ) ha scritto a Passera la lettera che tutti avremmo voluto scrivergli. Diciamole grazie e prendiamoci cinque minuti per leggerla, mezz'ora per meditarla e due mesi di lotta infuocata al rientro per cacciare questa gentaglia a calci in culo e ripristinare la legalità europea violata !!! >>
Detto questo a voi la lettera

Caro signor Passera,

stavo per andare a dormire quando ho letto dei suoi folli deliri per l'Italia petrolizzata.
Ci sarebbe veramente da ridere al suo modo malato di pensare, ai suoi progetti stile anni '60 per aggiustare l'Italia, alla sua visione piccola piccola per il futuro.
Invece qui sono pianti amari, perche' non si tratta di un gioco o di un esperimento o di una scommessa.
Qui si tratta della vita delle persone, e del futuro di una nazione, o dovrei dire del suo regresso.
Lei non e' stato eletto da nessuno e non puo' pensare di "risanare" l'Italia trivellando il bel paese in lungo ed in largo.
Lei parla di questo paese come se qui non ci vivesse nessuno: metanodotti dall'Algeria, corridoio Sud  dell'Adriatico, 4 rigassificatori, raddoppio delle estrazioni di idrocarburi.
E la gente dove deve andare a vivere di grazia?Ci dica.
Dove e cosa vuole bucare?Ci dica.
I campi di riso di Carpignano Sesia? I sassi di Matera? I vigneti del Montepulciano d'Abruzzo? Le riserve marine di Pantelleria? I frutteti di Arborea? La laguna di Venezia? Il parco del delta del Po? Gli ospedali? I parchi? La Majella? Le zone terremotate dell'Emilia? Il lago di Bomba? La riviera del Salento? Otranto? Le Tremiti?


Ci dica.



Oppure dobbiamo aspettare un terremoto come in Emilia, o l'esplosione di tumori come all'Ilva per non farle fare certe cose, tentando la sorte e dopo che decine e decine di persone sono morte?



Vorrei tanto sapere dove vive lei.



Vorrei tanto che fosse lei ad avere mercurio in corpo, vorrei tanto che fosse lei a respirare idrogeno solforato dalla mattina alla sera, vorrei tanto che fosse lei ad avere perso la casa nel terremoto, vorrei tanto che fosse sua moglie ad avere partorito bambini deformi, vorrei tanto che fosse lei a dover emigrare perche' la sua regione - quella che ci dara' questo 20% della produzione nazionale - e' la piu' povera d'Italia.



Ma io lo so che dove vive lei tutto questo non c'e'. Dove vive lei ci sono giardini fioriti, piscine, ville eleganti soldi e chissa', amici banchieri, petrolieri e lobbisti di ogni genere.



Lo so che e' facile far cassa sull'ambiente. I delfini e i fenicotteri non votano. Il cancro verra' domani, non oggi. I petrolieri sbavano per bucare, hanno soldi e l'Italia e' corrotta. E' facile, lo so.



Ma qui non parliamo di soldi, tasse e dei tartassamenti iniqui di questo governo, parliamo della vita della gente. Non e' etico, non e' morale pensare di sistemare le cose avvelenando acqua, aria e pace mentale della gente, dopo averli lasciati in mutande perche' non si aveva il coraggio di attaccare il vero marciume dell'Italia.



E no, non e' possibile trivellare in rispetto dell'ambiente. Non e' successo mai. Da nessuna parte del mondo. Mai.



Ma non vede cosa succede a Taranto?



Che dopo 50 anni di industrializzazione selvaggia - all'italiana, senza protezione ambientale, senza controlli, senza multe, senza amore, senza l'idea di lasciare qualcosa di buono alla comunita' - la gente muore, i tumori sono alle stelle, la gente tira fuori piombo nelle urine?
E adesso noialtri dobbiamo pure pagare il ripristino ambientale?
E lei pensa che questo e' il futuro?
Dalla mia adorata California vorrei ridere, invece mi si aggrovigliano le budella.
Qui il limite trivelle e' di 160 km da riva, come ripetuto ad infinitum caro "giornalista" Luca Iezzi. Ed e' dal 1969 che non ce le mettiamo piu' le trivelle in mare perche' non e' questo il futuro. Qui il futuro si chiama high tech, biotech, nanotech, si chiamano Google, Facebook, Intel, Tesla, e una miriade di startup che tappezzano tutta la California.
Il futuro si chiama uno stato di 37 milioni di persone che produce il 20% della sua energia da fonti rinnovabili adesso, ogni giorno, e che gli incentivi non li taglia a beneficio delle lobby dei petrolieri.
Il futuro si chiamano programmi universitari per formare chi lavorera' nell'industria verde, si chiamano 220,000 posti di lavoro verde, si chiama programmi per rendere facile l'uso degli incentivi.
Ma non hanno figli questi? E Clini, che razza di ministro dell'ambiente e'?
E gli italiani cosa faranno?
Non lo so.
So solo che occorre protestare, senza fine, ed esigere, esigere, ma esigere veramente e non su facebook che chiunque seguira' questo scandaloso personaggio e tutta la cricca che pensa che l'Italia sia una landa desolata si renda conto che queste sono le nostre vite e che le nostre vite sono sacre.

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    • Luciano Guerini letta e condivisa,ma tanti italiani pensano ancora che finchè non si tocca il loro orticello va tutto bene,adesso è finita ,o ci svegliamo o ci svegliamo,cari italiani mè compreso

13.8.12

perchè devono pagare gli altri per colpe non loro ? se il proprietario sbaglia ora devono pagare chi ha usufruito della pompa di benzina come èp sucesso in questi giorni a bergamo ?

In una serata  ( salvo anche se in solitario , il concerto di stasera di time jazz ) in cui  i  tuoi amici   ho hanno figli  piccoli  e con il matrimonio  si  sono trasformati in pantofolai  o  d'state lavorano ( uno d'inverno e prof  di chitarra  e  d'state  \ autunno  fa il chitarrista  e fa serate  ) un altro  è sdposato senza  figli   e si divide  fra parentado moglie  e parentado  suo  ,  non mi resta  che cazzeggiare  e  visto che  d'uscire  da solo mi viene la paranoia   visto  che  gli altri  amici  non di greffa  sono al mare   o lavorano  anche'essi  . Ed  è proprio durante i miei cazzeggi    che  leggendo  questa news   mi  viene come  nel titolo da  commentare  se il proprietario sbaglia ora devono pagare chi ha usufruito della pompa?
 ecco la news    presa da http://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca  del  1212.8.2012

Benzina gratis a Bergamo: assalto all'impianto
Tutta "colpa" di un errore del gestore. Ma le telecamere hanno ripreso tutto. E adesso, gli automobilisti che hanno fatto "scorta" saranno denunciati per furto


11:42 - Assalto al distributore nella Bergamasca. A causa di un errore una pompa di benzina sulla provinciale Dalmine-Villa d'Almè, all'altezza di Treviolo, ha erogato carburante gratis per tutta la notte. Numerosi gli automobilisti che si sono messi in fila per approfittare della "speciale offerta". Conti alla mano, in totale sono stati rubati 10mila euro di carburante. Filmati dalle telecamere, gli automobilisti verranno denunciati per furto.
All'origine di tutto c'è un errore del benzinaio, che alla chiusura si era dimenticato di inserire la modalità di pagamento self service.
Le pompe, quindi, hanno continuato a funzionare come se il gestore fosse presente. Il primo automobilista ad accorgersene ha scatenato il tam tam. Uno è arrivato con la sua auto, poi con quella della moglie, poi con gli amici e infine con delle taniche. 
Un altro ha portato gli amici più volte avanti e indietro, e sono arrivati anche Suv, Range Rover e Mercedes Ml che hanno riempito i loro grossi serbatoi. Il tutto si è però svolto sotto le telecamere di sorveglianza. E così, dopo la denuncia del benzinaio i carabinieri stanno controllando le targhe. A questo punto, scatteranno raffiche di denunce per furto. Un caso identico si era verificato lo scorso anno al distributore Q8 di via Borgo Palazzo a Bergamo, quando erano spariti 10mila litri di carburante per un valore di 15mila euro. Il gestore disperato aveva chiesto pubblicamente che chi gli aveva preso la benzina si presentasse a pagare. Ma era arrivato solo un ragazzo con 50 euro.

12.8.12

le altre olimpiadi


Prima  le belle  news  esse  sono tratte da   http://www.famelicus.com e  da repubblica online 
Tra le varie notizie, curiosità e frivolezze – complice la stagione estiva – che circondano i Giochi olimpici di Londra 2012, tiene banco in queste ore chi si diverte a raccogliere le immagini più hot degli atleti a bordo piscina. Si tratta di fisici mozzafiato, resi ancora più interessanti dall’uso equivoco della grafica tv che, a prima vista, sembra proprio posizionata ad hoc per ‘censurare’ le parti troppo esposte. Spazio all’immaginazione, dunque, come nel caso di Tom Daley (classe 1994)
In realtà, nessuna esposizione totale ma solo un equivoco malizioso creato dalla grafica olimpica. Ecco la stessa scena ripresa da un fotografo:












Ma il tormentone delle “Porno olimpiadi” è lanciato.
Foto: Buzzfeed



Anche se rimosso, continua a far discutere. Un filmato della Nbc, dal titolo 'Corpi in movimento', mostra sportive di livello mondiale in gara alle Olimpiadi di Londra 2012 mentre praticano la loro disciplina. Una delle prime atlete inquadrate si sfila i pantaloncini, un'altra si passa la lingua sulle labbra, le altre vengono riprese col seno in movimento o il fondoschiena in primo piano: tutto al rallentatore e con una musica soft che potrebbe accompagnare le immagini di un film a luci rosse. L'emittente ufficiale americana per i Giochi olimpici è stata costretta a rimuovere il video dopo le tantissime critiche da parte degli spettatori indignati per questo sistema discutibile di puntare l'attenzione sulle donne in gara.

(a cura di Eleonora Giovinazzo



  Ora mi chiedo  : << Ma quale luci rosse evidentemente gli articolisti non hanno mai visto un film o un giornale porno a limite si tratta un po' di erotismo .>>

Ora dopo le risate veniamo ad argomenti seri ovvero alle brutte news. che denota come nei media ci sia razzismo ed exenofobia visto che Michele Carfora  : << Le foto parlano the sole e comunque vogliano girare la realtà I giornalisti è naturale che per arrivare a certi livelli ti devi spaccare in 4, ma una cosa è farlo per indole naturale ed un'altra è per imposizione. Ci ho vissuto anche io in Cina quasi tre anni, ci sono aree più occidentalizzate e paesi dove non hanno mai visto un occidentale e ci guardavano stupiti, li vedevo I ragazzi uscire dalle scuole e fare le adunate stile militare, vedevo I lavoratori tutte le mattine cantare l'inno aziendale messi sull'attenti prima di andare sulle linee di produzione, li ho visti fare dei corsi di preparazione visionando fil e documentari militari di guerra per apprendere lo spirito del lavoro di squadra e li ho visti controllati in ogni singolo momento della giornata, sfiniti dopo 14 o 16 ore di lavoro tornare nei loro dormitori. Se non le vedi certe situazioni non le capisci e quest'articolo l'ha scritto qualcuno che al massimo ha visto la Cina patinata di Shanghai, non quella arretrata di paesini dell'entroterra dove I genitori decidono ancora il futuro dei propri figli, e se dovrà diventare un campione lo sarà a qualsiasi costo. >>  (  dai  commenti  di http://www.informarexresistere.fr/   chi vuole  l'articolo integrale lo trova  qui ) . Perchè è vero che i successi si pagano  con sacrifici , sudore

 ma  un conto  è  se  te lo imponi tu







  assumendotene  i rischi  del doping   in caso di  fragilità  come  Alex Schwazer  è una  tua scelta .,  un altro  conto  e  se  te li impongono  con sofferenze inutili  ( come quelle descritte  nei video sotto  o con il doping    di  stato   dei paesi  dell'Ex  patto di  Varsavia in particolare la   ex DDr  \  Germanioa est    o indiretto  come  il caso italiano  dell'ex campionessa di marcia Giuliana Salce , ne  ho parlato qui  ,  che  lo ha denunciato  ed  finita  emarginata ). 
Ma  ora  andiamo  al post  








 sul mio  mio  primo (redbeppeulisse1) più precisamente  qui  la  discussione  è  stata  granchè   . solo qualche post  fra difensori , nonostante  il video (  vedere  sotto ) da me riportato per  rispondere  all'affermnazione  ch'erano  foto   montate  ad arte ,  


 tra difensori del kung  fu  e sostenitrici dei diritti  umani  , per  poi arrivare  all'accordo   :<< (....) ma non ho mai sentito lo sport come una lotta contro me stessa...e non ho mai pianto....penso che lo sport debba essere una scelta per l'atleta non una costrizione di regime o della famiglia...che decide cosa è meglio per il figlio senza chiedersi se veramente ama quello sport e intende fare sacrifici per quello.... il risultato è allevare atleti infelici e disturbati! Nella vita è il buonsenso che deve prevalere e la libertà di espressione.... solo così lo sport può essere sana competizione e gioia nel confronto...>>

Invece  sul gruppo https://www.facebook.com/groups/GruppoAntiBufale/   la discussione  al mio post    che  riporto   sotto , perchè  non se  i ost del gruppo  sono visibili ai non iscritti  ,  s'è  fatta interessante  anche se  a senso  unico  ( cioè nessuno\a   difesa  degli allenamenti  in questione  ) 






a me mi sa tanto di bufala perchè un mio amico sulla mia bacheca dove ho postato questa foto mi ha risposto : << quel che vedo sono quasi tutti esercizi che si fanno sia nel kung fu sia nella ginnastica artistica che in altre discipline per migliorare la resistenza e l'elasticità (non solo in Cina). Non so voi quali sport abbiate praticato in passato ma anche a mia figlia nella danza classica fanno fare certe divaricazioni di gambe per far si che, approfittando dell'elasticità tipica dei bambini, il corpo si adatti e mantenga l'elasticità nel tempo. Anche l'uomo apparentemente seduto sulla piccola, in realtà sta applicando una pressione appena sufficiente a far "aprire" la muscolatura del tronco basso alla piccola atleta. Chi non pratica certi tipi di sport non capisce che queste cose sono le basi per poter poi andare avanti nella disciiplina. (io le ho fatte nella ginnastica, nella pallavolo e nel kung fu) >> secondo voi ?











Davide Platania Plausibile
12 ore fa tramite cellulare · Mi piace
Michela Ceriani Ci potrebbe stare, ma quando un bimbo piange, vuole dire che quello che sta facendo non gli piace e/o gli fa male. 
Mi pare una cattiveria insistere. Forse è una questione di mentalità, ma io questa non l'accetto.
10 ore fa · Mi piace · 1
Valentina Moroni oddio io ho fatto pallavolo per anni ma cose del genere non le ho mai viste,gli allenamenti in tutti gli sport sono duri ma ad arrivare a vere torture come queste non credo!!..i bambini piangono disperati e nel video vengono presi a calci dal maestri...
9 ore fa · Mi piace · 1
Mentore Siesto Si usava in passato ed è probabile che quelle foto siano reali. MA è completamente sbagliato dal punto di vista articolare. Un qualsiasi medico esperto in osteopatie, o in medicina dello sport, sa che un lavoro del genere protratto abbastanza a lungo distrugge le articolazioni.
9 ore fa · Mi piace · 1
Valentina Moroni ci sono comunque delle manovre che gli istruttori devono fare ai piccoli atleti per aumentare la flessibilità muscolare,però fino ad un certo punto!!
9 ore fa · Mi piace
Dico la mia. Nel mio passato, ho fatto l'arbitro, il giocatore, l'istruttore e il papà. A me il maestro di 80 chili saliva sulla pancia per rinforzare gli addominali. Nulla di strano, il fatto è che avevo 8 anni...ma quelle sono pratiche no...Visualizza altro
9 ore fa · Mi piace · 1
Giuseppe, quale sarebbe la bufala? Perchè il tuo amico non ha detto "non è vero", ha detto "è normale che sia così". Non serve essere una cima per capire che un allenamento intensissimo permette (quasi) sempre di ottenere le prestazioni mig
liori. La domanda giusta è: questo metodo consente il miglior sviluppo psicofisico del bambino? I bambini rappresentati nelle foto sembrano in età prescolare o quasi; non mi risulta che "da noi occidentali" i bambini di quell'età vengano già avviati alla ginnastica artistica o simili. La nostra Vanessa Ferrari mi pare abbia iniziato quando era più grande, in una società di provincia priva di mezzi, eppure è arrivata quarta alle Olimpiadi di Londra e non mi sembra proprio "legata" nei movimenti (medaglia di legno per il CIO, medaglia d'oro di simpatia per gli italiani); ginnaste cinesi non pervenute in finale... Malgrado i suoi metodi "avanzati" la Cina si appresta a concludere queste Olimpiadi con meno medaglie dei "decadenti" Stati Uniti, aventi un ottavo della popolazione cinese e dove i bambini giocano con la Playstation e mangiano da McDonald. Crescendo con un giusto equilibrio e la "libertà di scelta" si può decidere con coscienza di dedicarsi ad una pratica sportiva, accettandone gli inevitabili aspetti negativi e sopportandoli perchè fanno parte del "gioco", non perchè c'è un istruttore che ti mena se non fai come dice lui; questa consapevolezza può dare una "forza interiore" che vale più di molti allenamenti forzati.
8 ore fa · Mi piace
Paolo da noi le ginnaste iniziano molto presto, diciamo intorno ai 4 anni. Mia figlia ha iniziato tardi all'inizio della prima quindi a sei anni compiuti e forse grazie alla dia struttura fisica è stata spostata dopo un anno, in agonismo. T
i assicuro che ci sono certe manovre che si devono fare. Anche mia figlia e le sue compagne di squadra (tutte tra i 5 e i 6 anni) piangevano tutti o giorni pur amando tantissimo questo sport. Si piange perchè si ripete decine di volte lo stesso gesto, si piange perchè non ce la si fa più, si piange perchè l'allenatrice ti mette a pancia in giù ti fa alzare il busto e lei ti piazza un ginocchio sulla schiena con tutto il suo peso e ti tira all'indietro.., si piange xchè anche se non sembra, è uno sport pericoloso e bisogna essere concentrati altrimenti rischi di farti male, e gli allenatori urlano urlano... e si piange perche si viene puniti con funi (nel senso che bisogna salirci) e chiusure.
Per me la bufala è che non è solo della Cina ma è la normalità ovunque.



Valentina Casula
io non so come esprimermi in merito, so che però mi da fastidio che quando vince qualcuno che non piace (i cinesi) allora tutti a cercare di trovare il lato negativo (o è doping, o è un uomo ma gareggia tra le donne, o gli allenamenti sono
troppo duri), in merito ho trovato questo articolo http://www.informarexresistere.fr/2012/08/03/la-sirenetta-di-guantanamo/#axzz23KAdsyEi , e tra i commenti ce ne sono anche di un italiano trasferito in cina..


La sirenetta di Guantanamowww.informarexresistere.fr
La medaglia d'oro della sirenetta cinese è andata di traverso a mezzo mondo
45 minuti fa · Mi piace · 3





Giuseppe Scano ‎@Paolo Ravaioli mi sembrava una bufala perchè ero arrivato alle stesse conclusioni di Valentina Casula




Rosalba Masi-Clark Brava Valentina! Come al solito nella disinformazione e attacco xenophobe c'è di mezzo il Daily Mail.... bah... almeno se devono reciclare un articolo perche incompetenti, o semplicemente pigri, potrebbero 'copiare' articoli da quotidiani piu seri
50 minuti fa · Non mi piace più · 2










11.8.12

Olimpiadi: Benjamin, da Guam a Hyde Park. La gioia di essere ultimo



Benjamin Shulte, sedici anni, arrivato a Londra dalla lontanissima isola di Guam, nel Pacifico, ha concluso la 10 km di nuoto in due ore e tre minuti, circa 14 minuti dopo la medaglia d'oro Oussama Mellouli. La sua gara solitaria - ha occupato l'ultima posizione fin dalla partenza - è stata seguita dal pubblico che lo incitava ad ogni passaggio dalle rive del Serpentine di Hyde Park. Quando finalmente ha tagliato il traguardo la folla è esplosa in un lungo applauso. ''Il mio obbiettivo - ha detto Benjamin - era quello di finire la gara. Sapevo che avrei nuotato da solo ma non volevo deludere i miei amici e parenti dopo essere arrivato fin qui".
di Valeria D'Angelo

finito o infinito , confini o non confini ?


ogni tanto capita  d'essere davanti ad  una scelta  e non saper decidere  o fermarsi   a  farlo   ed  è quello che  sto affrontando  in questo periodo    specie dopo questo post preso  dal blog  dell'attrice   valentina nappi    riportato   qualche tempo fa  anche  da noi 







10.8.12

Alex, fai come me: denunciali! L'ex campionessa di marcia Giuliana Salce racconta la sua esperienza di ex atleta dopat

"Alex Schwazer è un grande marciatore ma anche un ragazzo che lo sport non ha fatto crescere. È stato un campione solitario, lasciato a se stesso da gente che di lui apprezzava soprattutto i muscoli."
(Vincenzo Cerami)

infatti  ha ragione  Vittorio  Zucconi




DA   http://sport.panorama.it/olimpiadi-londra-2012/ 09-08-201218:06







Giuliana Salce, felice, in una foto scattata a casa sua




Per me ha significato vivere con il peso di dover essere costretta a dimostrare ogni volta di essere ancora la numero uno, vincere una gara e dopo dieci minuti pensare già a quella successiva, fare il record del mondo e sapere di doverlo battere. Quando indossavo la maglia della Nazionale, sentivo di avere lo Stivale sulle spalle. Ero oppressa dal senso di responsabilità, dal giudizio degli altri. Ho iniziato a gareggiare da bambina e mi sono presto ammalata di bulimia e anoressia. Eppure nessuno si è mai accorto di nulla.Giuliana, cosa significa per un atleta essere il più forte di tutti?

Tanto allenamento fisico, nessuno mentale?

Il problema di molti atleti è proprio questo: a forza di allenarti diventi una macchina da guerra, un robot, e spesso chi ti sta intorno si dimentica che sei un essere umano. Nessuno si accorge, o vuole accorgersi, della tristezza, della malinconia che hai negli occhi. Così finisce che tutto il malessere che accumuli inizi a sfogarlo nel mondo più sbagliato, nel mio caso prima nel water, poi facendomi di Epo.

Nel 1988 Giuliana Salce dice addio alla marcia. Una decisione maturata in seguito al salto truccato diGiovanni Evangelisti ai Mondiali di atletica di Roma dell'anno prima quando si scoprì che la misurazione del salto che gli aveva regalato la medaglia di bronzo era stata truccata da alcuni giudici. Insieme ad altri atleti, la Salce aveva sottoscritto un documento pubblico con cui prendeva le distanze da tutti gli illeciti sportivi, compreso il doping. Convinta che qualcuno l'avrebbe fatta desistere dalla sua intenzione, decise di non gareggiare più fino a quando le cose non fossero cambiate. “Invece smisero pure di salutarmi. Per la Federazione ero diventata il diavolo”.

Nel 1999, a 44 anni, Giuliana Salce riceve dalla Federciclismo la proposta di provare con la bicicletta. Nel giugno dello stesso anno corre la sua prima gara nella categoria over 30. Ad agosto è sesta ai campionati europei. Nel 2001 un dirigente della Federazione le comunica che nelle sue analisi c'è qualcosa che non va: è troppo anemica e rischia di ammalarsi. La soluzione? Doparsi.

E' a questo punto che avviene il suo incontro con l'Epo?

Sì. Io non ho nessuna scusante, perché a 46 anni, ancor più che a 20, devi avere la forza di dire di no. Ma io posso testimoniare che nessun atleta, per conto suo, decide un bel giorno di iniziare a doparsi. No, c'è sempre qualcuno che goccia dopo goccia ti mette nella testa che se tu “ti curi” – perché nessuno ti dice che ti devi dopare – sicuramente starai meglio e le salite ti peseranno di meno finché, a un certo punto, anch'io ho trovato quasi normale dire di sì.

Per quanto tempo ha assunto Epo?

Per 4 mesi, quelli che mi separavano dai mondiali di master che si svolgevano in Austria. Tenevo la sostanza in frigo, avvolta nell'alluminio e nascosta nella scatola del tubetto della pasta di acciughe, dove nessuno, mi dicevano, sarebbe andato a vedere. Mi sono fatta tutti i giorni, un giorno di Epo e un giorno di Gh, l'ormone della crescita. Dopo un mese le mie gambe erano cambiate, le salite non mi pesavano più.

Chi le forniva l'Epo?

So che ci sono persone che vanno su internet e fanno acquisti, io non c'ho mai nemmeno provato. Le sostanze le ho avute da un dirigente della Federazione ciclistica italiana. Una dose me la diede lui stesso nel suo ufficio, un'altra me la fece recapitare da un altro atleta corredata da una ricetta in codice. Funzionava così.

Quand'è che ha deciso di smettere?

Dopo la gara. Quando ho capito che per rimanere in quell'ambiente avrei dovuto continuare con quella roba. Allora ho preso la bicicletta e l'ho buttata sul prato.

E ha raccontato tutto.

Sì, nel 2003 con un'autodenuncia anonima al Nas di Padova. L'anno dopo pubblicamente.

Cosa l'ha spinta a farlo?

Il suicidio di Marco Pantani. Una fulminata. Era febbraio, ricordo che ho preso mio figlio, che allora aveva 16 anni, e gli ho detto: la madre che ti ha sempre proibito di drogarti, di bere, è quella che per 4 mesi si è dopata. Adesso ho deciso di denunciare tutto. Ma sappi che ci renderanno la vita difficile. Stai con me? E lui mi ha abbracciato.

E' stato davvero così? Le hanno reso la vita difficile?

Difficile? Impossibile. Tutto quello che ho raccontato ha trovato riscontro nelle intercettazioni telefoniche e da allora mi è stata fatta di nuovo terra bruciata intorno. Nessuno mi ha più fatto lavorare nemmeno in palestra. Mi sono ritrovata a vivere con 200 euro e la pensione di mia madre. Ho chiesto aiuto alla Federazione di atletica e quello che mi hanno offerto è stato di andare ad attaccare i manifesti del Golden Gala sul litorale romano. Mi sono messa a fare le pulizie, oggi faccio la spazzina, l'operatrice ecologica all'Ama.

Che effetto le fa oggi la vicenda di Alex Schwazer?

Se si trattasse di mio figlio pretenderei che mi dicesse “chi” ce l'ha portato, e dopo averlo saputo pretenderei che lui stesso dicesse al mondo “chi”, perché fino a quando avremo paura di denunciare “chi”, “chi” continuerà sempre a fare danni. Perché io avevo 46 anni, ma ci sono ragazzini di 15 anni che si dopano e che non sono assolutamente in grado di dire di no, come non ce l'ho fatta io alla mia età.

Non crede che, al di là della gravità della colpa di cui si è macchiato, sia pericoloso sottoporre a una gogna tanto severa una persona che, come Schwazer, si sta dimostrando psicologicamente ed emotivamente così fragile?

Ho molta tristezza, io non sono una psicologa, ma gli occhi di Alex mi ricordano tanto quelli di Pantani, e i miei di quando stavo male. Io a un certo punto sono stata davvero a un passo dal baratro. E se sono qui oggi devo ringraziare solo mio figlio.

9.8.12

la bellezza della sconfitta CANOA Idem impresa sfiorata, poi l'addio "E' stato bello sognare insieme




da  repubblica speciali  olimpiadi 

Josefa è quinta, a tre decimi dal podio nel K1 500 metri. Prossima ai 48 anni, annuncia il ritiro . "A Rio racconterò storie di altre. Spero di aver ispirato la mia generazione: mai troppo tardi per mettersi in moto". Tedesca, italiana per amore, la Idem strapazza Grillo: "Olimpiadi del nazionalismo? Una patacca". Schwazer? "A 24 anni volevo smettere". Petrucci: "Immensa"

LONDRA - Josefa Idem si è fermata a tre decimi di secondo dal suo ultimo miracolo. Il tempo che l'ha separata dalla medaglia di bronzo nel K1 500 metri. Ma nessuno considera il suo quinto posto una sconfitta. E', semmai, la vittoria della passione, l'unico doping legale nello sport. Incarnato perfettamente da questa donna  apparentemente d'acciaio, che una volta scesa dalla canoa annuncia con calma il ritiro e poi scoppia in lacrime, ormai prossima ai 48 anni, lasciandosi alle spalle otto partecipazioni alle Olimpiadi e una casa disseminata di medaglie a cinque cerchi: bronzo a Los Angeles 1984 nel K2 500 per la Germania, poi con la casacca azzurra bronzo ad Atlanta 1996, oro a Sydney 2000, argento ad Atene 2004 e Pechino 2008.

VIDEO REPTV: "GRILLO? UN PATACCA"

LE FOTO


L'ULTIMA FINALE
 - In avvio di gara, Josefa sembra riproporre lo stesso approccio tattico con cui ha fatto sua una splendida semifinale: inizio morbido, cercando di non perdere terreno dalle prime, poi l'irresistibile progressione. In realtà, le avversarie di oggi sono le più 
forti al mondo e, pur cercando di controllare nei primi 250 metri, Josefa deve comunque alzare il ritmo per non lasciarsi staccare troppo.
Puntuale, ai 250 metri, Josefa inizia la sua scalata verso il podio, mulinando la pagaia con fluidità pari solo alla ben nota carica agonistica. Ha davanti l'ungherese Danuta Kozak, che appare fuori della sua portata, discorso invece aperto con l'ucraina Inna Osypenko, la sudafricana Bridgitte Hartley e la svedese Sofia Paldanius.
Agli ultimi 100 metri Josefa è in piena lotta per il terzo posto e sembra averne persino di più della sudafricana e della svedese. Ma, proprio nel rush finale, la partenza sopra ritmo si fa sentire e Josefa accusa il lieve cedimento che la respinge giù dal podio. Chiude in 1'53"223, terzo posto sfumato per tre decimi di secondo. Oro alla  Kozak (1'51"456), argento alla Osypenko (1'52"685), bronzo alla Hartley (1'52"923), quarta la Paldanius (1'53"197).
L'ADDIO - Piedi tornati per terra, a caldo Josefa non fa giri di parole e annuncia il ritiro. "E' stata l'ultima gara, ora basta così. Peccato, solo 3 decimi dal podio: adesso basta, smetto. A Rio racconterò le storie delle altre. Ho iniziato oltre 30 anni fa: da juniores in Germania. E' stata una bella carriera. Ed è stato bello sognare insieme".
La Idem non è particolarmente delusa e spiega il perché. "In questa stagione ho visto il podio con il binocolo, aver lottato qui per il bronzo è stato un grande risultato. Sono arrivata qui in condizioni eccellenti, è mancato solo quel pochino in più, 'dio bono', come si dice in Romagna". Pochi rimpianti anche sulla strategia di gara. "Se si parte bene, si paga al traguardo, fine. Se si parte piano, magari diventa impossibile recuperare. E' sempre difficile azzeccare la strategia al 110%. Se rifacciamo la gara domani, magari le cose vanno in modo diverso. Chi ha vinto il bronzo, evidentemente, ha curato i dettagli meglio di me".
Josefa e il senso di una carriera infinita, 35 anni di sport. "Spero di aver ispirato i giovani, ma spero soprattutto di essere stata fonte di ispirazione per la mia generazione: non è mai troppo tardi per sognare, non è mai troppo tardi per mettersi in moto. Questo è il messaggio che mando a chi ha la mia età".
A questo punto, assieme alla tensione, anche Josefa si scioglie. "Non siate tristi per me - dice in lacrime -. Ora voglio scrivere storie di sport, storie di perdenti. Questo è il momento di smettere, era diventata troppo dura". Un ultimo ringraziamento ai "tanti che hanno tifato per me, voglio ringraziare tutti per il loro sostegno. Anche quando non ho ottenuto risultati, ho sempre trovato persone che mi hanno supportato".
"SCHWAZER? A 24 ANNI VOLEVO SMETTERE" - Le persone che, forse, non ha avuto al suo fianco Alex Schwazer. "Lo vedo come un figlio che ha sbagliato - dice Josefa -. E' giusto che paghi per quello che ha fatto ma allo stesso tempo deve avere la possibilità di rifarsi una vita. Ho sentito le sue parole e ho capito quanto fosse pressato dalle aspettative e quanto noi crediamo solo nei risultati assoluti. Le storie dei perdenti non le ascoltiamo neanche, invece anche questo sono le pagine che dobbiamo scrivere".
Quanto alla 'nausea' di Alex per la marcia, la Idem rivela: "A 24 anni volevo smettere. Avevo un allenatore autoritario e non mi piaceva neanche troppo la canoa, ma non volevo buttare via il dono che avevo. Diciamo che all'inizio è stato un matrimonio combinato, l'amore è venuto dopo".
"PATACCA" GRILLO - Prima di uscire di scena, Josefa, tedesca diventata italiana per amore, getta in acqua un ultimo sassolino dalla canoa. "Grillo dice Olimpiadi trionfo del nazionalismo? E' un patacca. Mi dispiace, siamo un Paese che si emozione e tifa, ma questo non vuol dire che andiamo a invadere o fare delle guerre. Inoltre, questa è una nazionale con un alto tasso di atleti nati altrove. Lui coglie i momenti più visibili per dei messaggi che fanno scalpore e avere attenzione".
"MONTI, ITALIA FACCIA AUTOCRITICA"
 - Inevitabile chiedere a Josefa di timori confessati dal premier Mario Monti allo Spiegel per un "crescente sentimento antitedesco in Italia". "Non voglio entrare troppo in questioni politiche - frena Josefa -, ma quando si arriva al dunque bisogna mettersi in gioco e saper fare autocritica". "Quando le critiche le fanno altri con cui si è pensato di condividere un progetto bisogna accettarle - osserva ancora la Idem -. Non prendiamocela con chi ci dice: 'questa potrebbe essere una strada'. Cerchiamo di trarne un'opportunità per diventare più efficaci. Bisogna illuminare le belle cose dell'Italia di cui noi ci dimentichiamo".
"Sono molto felice di essere stata così bene accolta in Italia. Io che vengo da un Paese che viene preso da esempio ho scelto un altro Paese che troppo spesso si butta giù. Non siamo nemmeno in grado di organizzare le Olimpiadi senza che questo diventi un motivo per vergognarsi. Basterebbero poche regole da rispettare e degli obiettivi e avremmo già fatto grandi cose. Alla faccia dello spread, facciamo vedere quello che sappiamo fare".
PETRUCCI: "IMMENSA" - L'ultima parola spetta a Gianni Petrucci, presidente del Coni. "Josefa Idem è stata immensa, è la nostra medaglia d'oro. Ha vinto per sé, per la famiglia e per l'immagine del Paese. Il suo è un risultato straordinario. Lei è la vera novità di questa Olimpiade. Per tutto il mondo". 

 sempre  da  repubblica 


 Delle mille cose memorabili dette da Josefa Idem per congedarsi, condensando in una decina di minuti ciò che da decenni l'Italia non riesce a capire sulla cultura sportiva, ce n'è una che scava ancora di più sotto la crosta delle emozioni. "Ora voglio scrivere storie di perdenti", ha detto con gli occhi umidi e quel sorriso enorme, una malinconia felice, un contrasto di dolcezza assoluta. Storie di perdenti, non di vincenti. E' quando si perde che si affonda nel cuore di chi condivide l'avventura di un atleta: un marito, un papà, un figlio, uno spettatore. Josefa ne ha viste tante di sconfitte, in 35 anni di sport, non soltanto il suo. Sa quanta vita scorre dentro una gara andata male, un oro perso per un centesimo di secondo o un bronzo che se ne va per un voto malvagio. 
Sa quanto possano tremare le mani a uno schermitore, un tiratore, un ginnasta quando sulla pedana o sul bersaglio ci sono quei cinque cerchi magnifici e maledetti. Sa quanto fa male a un lottatore, un judoka, un pugile bruciare tutto nei tre minuti di un match. Sa quanto sia forte la scossa che provoca un fotofinish che ti mette dietro, senza rimedio. Sa cosa attraversa la mente di Liu mentre bacia l'ostacolo che non ha potuto saltare, l'immagine forse più struggente di questi Giochi, un solenne gesto di addio alla sua vita di atleta con i tendini spezzati. 
Ecco, Josefa che tanto ha vinto e tanto ha perso, ora vuole raccontarci perché è bello. Vincere e perdere. Lo sport.

7.8.12

oltre il nuoto , il canottaggio , adesso anche l'atletica ? ma che ..... sto succedendo stanno prevalendo le armi ?

 dovremo ricominciare  da capo  se  vogliamo riprenderci sport  in cui   eravamo  eccelsi  e  (  fncl ai miei dettrattori   via@ ) e non essere  ricordati solo  ,  sport  per altro eccelsi e degni di rispetto  anche se  veicolo ( poi  ovviamente dipende  dalle persone  ) di una cultura  guerriera   e guerrafondaia   , per  sport  d'armi  .
 Leggendo questo articolo   tratto da http://www.repubblica.it/speciali/olimpiadi/londra2012/ che   riporto  qui sotto  

Fidal, fallimento da 15 milioni

Il caso Schwarzer è solo l'ultimo episodio negativo per una federazione che da anni non produce più atleti di valore. Eppure i finanziamenti non mancano


dall'inviato ENRICO SISTI

LONDRA - Giochi sì, ma proibiti, squallidi. Quello che colpisce è lo stupore. Quello che emerge è la disperazione. Che pena tutta questa storia. Il numero uno dell'atletica italiana, l'unica ragionevole speranza che avevamo (se Donato non ci smentisce) di conquistare un'oro nell'atletica a queste Olimpiadi che si sono tinte di un azzurro acido, un giorno decide che non è abbastanza quello che fa, che ha, che è. All'atletica italiana mancava proprio questa ciliegia guasta sulla torta spappolata delle sue colpe. Quando è arrivata la telefonata, il pacco bomba, la buona novella che Schwazer era un appestato qualunque, che era paragonabile a un qualunque atleta della vecchia Ddr, che era caduto vittima dei fraudolenti consigli dei suoi amici russi marciatori, sempre stando al racconto cui dobbiamo credere, i volti del dt Uguagliati, l'amarezza del presidente Arese, lo stato depressivo del team manager Morini facevano venire una stretta al cuore. Era come se l'intero staff dirigenziale si fosse messo sui blocchi di partenza per i 100 metri e allo sparo dello starter i blocchi gli fossero scivolati sulla pista mandandolo faccia a terra. Impotenza. Incredulità. A Helsinki non sapevano cosa dire della costosa e infruttuosa trasferta in Florida avallata per tre atleti che tuttora risultano agonisticamente dispersi (Licciardello, Galvan e Grenot). A Londra non sapevano che il loro numero uno in realtà era il dott. Mortimer e che mentre loro lo aspettavano fiduciosi per la 50 klm di marcia lui, al riparo dagli occhi del mondo, trafficava con gli aghi in una cabina telefonica per diventare Superalex, l'insuperabile. Mentre da un'altra parte del mondo si vivono momenti gioiosi, le lacrime di Sanchez, l'amicizia fra Rupp e Mo Farah dominatori dei 10000, la grandezza di Bolt, la festa, i colori, la passione, l'emozione, la Fidal, come tutto lo sport italiano (le medaglie non contano, sono un'illusione per chi crede che lo sport cominci ad alto livello) vive la sua vita alla rovescia, da vaso di coccio, da azienda che non può prendersi più alcuna responsabilità, non può vigilare, non può contare sui propri dipendenti, non riesce a stipendiare preparatori, non trova nemmeno il tempo di ricostruire il capannone dell'Acquacetosa messo su nel '70 da Carlo Vittori per allenare Mennea nei giorni di pioggia. Insomma non comunica più con quelli che dovrebbero tradurre gli investimenti in risultati e con la base. Sono tutti rapporti saltati. Nel bene come nel male. Il Coni assegna ancora alla Fidal una cifra che ruota attorno ai 15 milioni di euro l'anno (per difetto). Evidentemente son soldi che non servono a niente. Non si capisce dove finiscano. Non riescono a ristrutturare campi d'allenamento, non parlano con le scuole, non organizzano corsi per aggiornamento tecnico (perché non un bel seminario di Clyde Hart, l'ex coach di Michael Johnson?), si sono da tempo liberati dei centri di raccolta dei bambini, aspettano che siano le singole società a mandare avanti la carretta, o che qualche atleta indipendente, allenato da tecnici "esterni" oppure in pensione dal loro vero lavoro, trovino l'occasione per mettersi in mostra, o ancora immaginano che i gruppi militari possano sopperire alle vistose carenze del sistema. Del resto anche l'Eden delle caserme formative è diventato un prataccio incolto, se è vero che è stato proprio un carabiniere, il carabiniere Alex Schwazer, ad aprirsi la strada verso l'illegalità. Verso il precipizio. Alla fine del quale non c'è più atletica. Non c'è più dignità. Non c'è più vita. 



 , per  me  è acqua  calda    avendo  fratello  che ha  praticato (  poi  ha dovuto mollare per  motivi  di salute  )  l'atletica  a livello agonistico .
Mi chiedo  perchè   gettiamo via   sia  nell'atletica  ( ricordo ancora  direttamente   ed  indirettamente  , i mennea  , i cova  , i simeoni ,  gli antibo  , i da Milan o , I bordin  , ecc  )    sia nel canottaggio \  canoa   (  ricordo ancora   anche s'ero bambino  alle  olimpiadi    degli anni  '80  e  90   gli Abbagnale e  company    )   , nel  nuoto , un patrimonio di valori , di medaglie   , record  , sofferenze  , sacrifici  . 
Ora  molti  di  voi   si chiederanno se  mi sto  contraddicendo con quanto   scrissi   su  Valeria Straneo
. No cari . Non mi sto  contraddicendo  , perchè  certo che   le  medaglie   fanno sempre piacere   , ma  non importa   se  non arrivano medaglie   l'importante    è  lottare  con le  proprie  forze  (  vedere   il finale  di  Running 1979  con Michael Douglas , ma  usare  il  doping  e  il lasciarsi andare   ( vedere  la  finale  dei  3 mila siepi maschile
da  http://www.outdoorblog.it/post/13003/

 dove il nostro Floriani,  erano troppo  forti  va bene  , e magari non ce la  faceva ad  arrivare  a medaglie  , ma  ha  rinunciato a lottare   cosa  che invece  ha fatto nella semi finale dove a veva tenuto  resta  ai campioni arrivando  secondo  .


Alex Schwazer ma perchè lo hai fatto




Tigri romantiche, trapianti suini, bestemmiatori fatali, smemorati fedeli, babbi Natale atletici, docenti truffaldini e omicidi su Google

Il prof di Economia si laurea in Fisica sfruttando un errore e gli esami di un omonimo L’accademico dell’anno è il prof. Sergio Barile, doce...