9.5.14

Il pensionato "ciclo-ecologista" Nel 2013 raccolti centinaia di sacchi di rifiuti

Speriamo   che sia  coerente  e  non sia  uno di quelli che  lo fanno per  moda   \  per  farsi vedere    ,  e poi girato l'angolo  , buttano  cartacce  ed  altro  


Il signor Felice Carelli, 77enne pensionato residente a Zorlesco di Casalpusterlengo (Lodi), da dieci anni combatte una battaglia molto personale contro l’abbandono di rifiuti lungo le strade del Lodigiano. Per tre giorni alla settimana percorre chilometri e chilometri in sella alla sua 'eco-bicicletta' perlustrando le campagne, raccogliendo i rifiuti abbandonati dai suoi concittadini lungo le strade e consegnandoli a chi di dovere per lo smaltimento.


Sveglia all'alba, 'per evitare il caldo' e missioni da 8 ore al giorno per il signor Felice Carelli. 'Inizio la mia battaglia contro l'immondizia con la bella stagione, le strade devono essere asciutte per domare la bicicletta e io non ho più l'età per affrontare determinate intemperie', confessa il pensionato Felice Carelli  ha un passato da agricoltore e corridore agonistico di ciclismo. 'Dalle mie passioni e dal mio lavoro è scattata la scintilla per iniziare questa causa. Perché lo faccio? Per educare le nuove generazioni'.L'ecobici di Carelli, così il pensionato lodigiano ama chiamare il suo 'destriero', è stata recuperata in campagna, abbandonata in un fossato. 'Da semplice bicicletta è diventata un veromezzo di nettezza urbana, con separatori per effettuare già la differenziata sul posto'.
Felice Carelli snocciola fiero qualche numero relativo solo all'ultimo anno di attività, il 2013: 'Ho raccolto 106 sacchi da 12 litri di bottiglie di plastica e 108 sacchi della stessa capienza di rifiuti generici secchi'. Numeri incredibili considerata anche l'età di Carelli.Carelli dichiara che molto dello sporco che rinviene nelle campagne, è attribuibile alla maleducazione di chi si dedica ai picnic. 'Ci vorrebbe maggior rispetto per l'ambiente - tuona il pensionato -, se il mondo fosse più pulito sarebbe migliore per tutti'. si augura che le sue gesta possano diventare d'esempio per chi lo vede all'opera: 'Molti mi fanno i complimenti per quello che faccio, altri dicono che dovrei occuparmi degli affari miei. 



L'ambiente è affare mio, lo è di tutti, e spero che i più giovani si uniscano a me'.'Rispetto a dieci anni fa l'immondizia di certo non è diminuita. La colpa è anche del malcostume italiano. Sul profilo del rispetto dell'ambiente abbiamo ancora molto da imparare'. Felice Carelli ha commentato così i cambiamenti dal primo giorno della sua missione, iniziato pochi giorni dopo il suo pensionamento'.La cosa che più sorprende il pensionato di Zorlesco è la varietà di rifiuti che gli capita di raccogliere per le strade: 'Si trova davvero di tutto e di più, solo seguendomi in una delle mie uscite [ ma  anche  non corsivo  mio ] L'unica cosa che non ho trovato fra i rifiuti - è la chiosa scherzosa del pensionato - sono lingotti d'oro e banconote'. Ma il tesoro più grande, Carelli lo porta a casa ogni giorno: la certezza di aver fatto qualcosa di buono per l'ambiente. ci si può rendere conto di quel che dico'.

Giocare a calcio: diventa realtà il sogno di Francesco, nato senza una gamba A Cagliari due giorni di sport all’aria aperta per il Centro sportivo Day con la Nazionale Calcio Amputati

alla  bellezza dei  margini  - yo yo mundi




da la nuova sardegna di qualche giorno fa e da http://www.castedduonline.it/sport/altri-sport/14987/



CAGLIARI. Due giornate di gioco e di gare tra Coni e piazza dei Centomila organizzate dal Centro sportivo italiano, con la partecipazione della Nazionale di Calcio Amputati. Vale la pena di raccontare la storia di questa Nazionale. È cominciato tutto nel 2011 – si spiega in una nota. Francesco Messori, dodicenne di Correggio in provincia di Reggio Emilia, nato senza una gamba, esprime due desideri: "Voglio giocare a calcio da tesserato, non solo in amichevole, con la squadra con cui mi alleno (la Virtus Mandrio), ma anche formare una Nazionale di Calcio Amputati con ragazzi col mio stesso problema, per misurarmi alla pari con altre nazionali amputati che esistono all'estero". Da allora, passo dopo passo, iI Centro Sportivo Italiano ha realizzato entrambi i sogni di Francesco: viene tesserato al CSI e gioca il suo primo torneo ufficiale il 5 febbraio 2012 a Cremona, inoltre, grazie al gruppo Facebook da lui creato, viene contattato da diversi ragazzi e così l'8 Dicembre 2012 ad Assisi nasce la Nazionale Italiana Calcio Amputati.
nazionale  calcio amputati  da http://www.castedduonline.it/


Il resto è storia recente: 27 aprile 2013 prima partita amichevole internazionale ad Annecy (Francia) e ritorno a Cremona II 5 ottobre 2013. Ma l'anno appena trascorso è fatto anche di allenamenti mensili di preparazione svolti in giro per l'Italia grazie alla Generosità di amministrazioni comunali Società sportive. Associazioni varie. Comitati territoriali e regionali CSI.
Ora la Nazionale Italiana può considerarsi all'altezza delle altre nazionali europee. Gli azzurri, che recentemente hanno aderito alla WAFF (World Amputee Football Federation), hanno in programma amichevoli e tornei con altre nazionali europee, ma il sogno del 2014 è poter partecipare at mondiali in Messico di fine anno. Il sogno continua.

Infatti   secondo  castedduonline  da  cui  ho preso la  foto

Il Centro Sportivo Italiano quest’anno compie 70 anni e in contemporanea in tutta Italia si terrà il CSI Day, due giornate all’insegna dello sport all’aria aperta e gratuito per tutti. Anche il Comitato Provinciale di Cagliari festeggia sabato 10 e domenica 11 maggio in Piazza dei Centomila con un weekend dedicato a “Sport, Giovani e Disabilità” per avvicinare i cittadini al mondo dello sport e dei disabili con tornei e giochi. Ospiti della manifestazione saranno gli atleti della Nazionale Italiana di Calcio a 11 Amputati, che sfideranno i ragazzi degli oratori cagliaritani in un’amichevole, per un’esperienza di vita e di divertimento.Il CSI Day sarà un’occasione di festa e riflessione sui valori dello sport come gioco e sana competizione nel rispetto delle regole. Altro obiettivo della manifestazione è dimostrare, grazie alle partite disabili-normodotati, che nello sport le barriere fisiche e mentali possono essere superate. Il CSI Day è anche colore e divertimento: verranno allestiti aree giochi (con campi per minibasket, pallavolo calcio balilla umano), gonfiabili e stand colorati.La giornata di sabato. La prima giornata (dalle 9.00 alle 13.30 e dalle 14.30 alle 19.30) si apre con le finali del progetto Stand Up, che ha coinvolto degli Istituti superiori di Cagliari in un torneo interscolastico e polisportivo (unihokey, dodgeball, pallavolo e basket). Nel pomeriggio sarà la volta delle semifinali e finali regionali de “I Campanili”, campionato di calcio a 5 delle squadre degli oratori, per le categorie Under 14 e Allievi. A seguire, quadrangolare di calcio A 5. Durante tutta la giornata è possibile usufruire delle aree giochi e del campo CONI per tornei di pallavolo, minibasket e calcio balilla umano con squadre genitori contro figli.La giornata di domenica. L’11 maggio alle 9.30 prenderà il via la manifestazione podistica a staffetta di mezzo chilometro per bambini e ragazzi dai 7 ai 15 anni, con partenza da piazza dei Centomila. Nel mentre sarà possibile divertirsi con il calcio balilla umano genitori/figli. Alle 10 circa la premiazione de “I Campanili”, e alle 11.00, dopo l’Inno di Mameli, si disputerà l’amichevole di calcio a 5 tra la Nazionale Italiana Calcio Amputati e una rappresentanza dei ragazzi degli oratori del cagliaritano. Alle 13.00 saranno consegnati dei defibrillatori dal CSI Cagliari all’Arcivescovo Mons. Arrigo Miglio, quale dono dell’ente alle squadre degli oratori. La cena di gala “MareSolidale” chiude il CSI Day ed è organizzata dal CSI Cagliari nel ristorante di Luigi Pomata, per ringraziare le aziende che hanno sostenuto la causa sociale del CSI Day con un contributo

8.5.14

Da disoccupata a imprenditrice di successo realizzando un suo hobby arredare con oggetti riciclati e altre storie

le prime tre  storie  sono tratte da http://notizie.it.msn.com/
Lo so che molti mi diranno che mi sto effeminando , visto che questa settimana è la seconda volta che riport storie di donne , ma ( almeno in base ala mi esperienza che di solito come tute le esperienze può essere sempre pronta ad essere abbattuta , il  figlio del re -    pietro marras ,   docet )  esse sono  le  più resistenti  ai  mutamenti sono quelle che quando cadano si riprendono vedere meglio  o dono capaci di  fare  grandi cose  .


immagine simbolo
 A fare una buona azione si guadagna sempre. Lo sa bene Sarah Hoidahl, una cameriera statunitense di 21 anni che, per avere offerto un pranzo, si è vista ricompensare con un assegno da 10mila dollari. Sembra una favola, eppure è realtà.Andiamo per ordine. Era una giornata come tante quella di Sarah, tra ordini da prendere, clienti scontrosi, poche mance e piedi doloranti per il continuo avanti e indietro dai tavoli alla cucina 
Però anche quel giorno, come sempre, Sarah non aveva perso il buon umore e la sua bontà d'animo. Quella mattina, nel ristornate di Concord nel New Hampshire dove lavora, sono entrate due donne soldato che si sono sedute a un tavolo. Le due donne hanno chiesto di poter avere quello che di più economico offriva il ristorante perché, a causa della crisi, i loro stipendi erano stati bloccati.Sarah non ci ha pensato due volte e ha deciso di offrire alle due donne soldato il pasto, per un totale di 27 dollari. E già questa sarebbe una buona notizia.C'è un dettaglio che, però, ha commosso le due donne soldato: la cameriera, al posto del conto, ha portato al tavolo un biglietto con scritto: 'A causa della crisi governativa persone come voi che proteggono il nostro paese, non ricevono lo stipendio. Io, invece, lo prendo ancora e vi offro il pranzo. Signore, grazie per il servizio che svolgete. Vi auguro una buona giornata!


                                    la  protagonista  e il  suo messaggio

'Le due donne soldato sono rimaste così toccate dal gesto di Sarah che hanno deciso di raccontare la vicenda ai giornali.La notizia è rimbalzata sulla stampa statunitense, tanto che Sarah è stata invitata a partecipare alla famosa trasmissione di Ellen DeGenres
                     per essere intervistata.C'è un dettaglio che, però, ha commosso le due donne soldato: la cameriera, al posto del conto, ha portato al tavolo un biglietto con scritto: 'A causa della crisi governativa persone come voi che proteggono il nostro paese, non ricevono lo stipendio. Io, invece, lo prendo ancora e vi offro il pranzo. Signore, grazie per il servizio che svolgete. Vi auguro una buona giornata!'La buona azione ha portato a Sarah un regalo inaspettato: la cameriera si è vista consegnare da Ellen DeGenres un assegno da 10 mila dollari (che le ha donato anche un televisore da 50 pollici),


 a titolo di ringraziamento da parte della comunità.'Ellen DeGeneres è una delle persone più brave e generose d’America' ha commentato Sarah, dopo aver ricevuto l'assegno. Quindi è dimostrato, una buona azione ne porta un'altra, e viene sempre ripagata come merita.

da  repubblica.it 

Francia: sorpresa a Clermont, il nuovo tecnico è una donna
La portoghese Helena Costa guiderà la compagine di Ligue 2 nella prossima stagione e la notizia incuriosisce i calciatori: ''Circolavano diversi nomi, lei è spuntata dal nulla. All’inizio sarà uno shock ma non siamo
maschilisti, andrà tutto bene''

CLERMONT-FERRAND – Una notizia a dir poco inattesa sta sconvolgendo il calcio francese, facendo balzare in prima pagina il Clermont, compagine di Ligue 2. Il club dell’Alvernia, infatti, ha annunciato il nome del nuovo tecnico, una donna: a guidare la squadra, infatti, sarà Helena Costa 36enne portoghese che in carriera ha allenato la nazionale femminile iraniana e quella del Qatar, oltre ad aver collaborato con il Celtic.
”NON CI SARANNO PROBLEMI” – Non si sono fatte attendere le reazioni dei calciatori del Clermont. ”Lo abbiamo saputo stamattina. Non sappiamo molto di lei, non sappiamo quale sia stato il suo percorso – dice l’attaccante Remy Dugimont, come si legge sul quotidiano L’Equipe – è stata una grossa sorpresa, circolavano diversi nomi. Questo è uscito fuori dal nulla. Io non sono un maschilista, so che la Costa ha già lavorato nel mondo professionistico con gli uomini e quindi sa come funzionano le cose. Se le

6.5.14

Ambasciatrice vegana e La ragazza che sussurra alle capre, giovane imprenditrice sarda premiata a Roma

musica in sottofondo  Rimmel -Francesco de  Gregori
  dala nuova  sardegna   Cronaca  di Olbia -Gallra  del 4\5\2014    e dall nuova sardegna online del 6\5\2015




La ragazza che sussurra alle capre, giovane imprenditrice sarda premiata a Roma

Arbus, importante riconoscimento per Monica Saba da parte del ministero delle Politiche agricole. Eccellenti e originali i prodotti del suo caseificio

di Luciano Onnis

ARBUS. Monica Saba, giovane imprenditrice di Arbus, ha ritirato oggi a Roma dalle mani del sottosegretario Giuseppe Castiglione il Premio “De@Terra”. Si tratta di un riconoscimento che il ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali assegna ogni anno a sei donne che in tutta Italia si sono distinte per l’impegno e la passione in attività agricole. Tra i requisiti richiesti per partecipare al concorso ci sono la c
reatività e originalità di idea d’impresa, il rispetto dell’ambiente, la volontà e la capacità di mettere sul mercato prodotti di alta qualità, caratterizzati da tipicità e salubrità. Monica Saba è arrivata ai primi posti della graduatoria italiana delle donne che aiutano l’agricoltura contribuendo alla crescita economica, sociale e culturale delle aree rurali. È stata la giovane imprenditrice arburese a rappresentare la Sardegna con il suo curriculum ricco di esperienze che hanno inizio nel 2001 quando, seguendo una tradizione di famiglia, diventa coltivatrice diretta e allevatrice di capre. Pochi anni dopo, nel 2005, ha aperto il minicaseificio “Gennè Sciria” per trasformare il latte che proviene dal gregge che vive allo stato brado nutrendosi di macchia mediterranea, erbe aromatiche ed endemiche, dal quale ricava formaggi e ricotte dalle particolari qualità nutrizionali, sensoriali e dalle caratteristiche organolettiche eccellenti. La sua scelta di rispettare la natura fino in fondo l’ha spinta, con l’aiuto di importanti partner quali Edilana e Casa Verde Co2, a diventare una Food Cheese Designer: ha introdotto nella sua azienda un packaging realizzato con tessili selvatici di lana autoctona sarda termo igrometrica (firmata Edilana) che permette di mantenere inalterate le caratteristiche organolettiche del formaggio. Con fantasia e impegno ha creato un binomio tra arte e sapori realizzando abiti e cofanetti che avvolgono i suoi formaggi. Pluripremiata in numerosi concorsi (tra i più importanti c’è una menzione speciale per il packaging al Caprino d'Oro2012), Monica è attualmente vicepresidente del Consorzio turistico Ciao e vice coordinatrice regionale Coldiretti Sardegna. Nel 2013 si è avvicinata a nuovi progetti come l’utilizzo dei forni solari del Re Sole, realizzati sempre con isolante termico di Edilana, che consentono di cucinare senza gas ed elettricità usando semplicemente la radiazione solare diretta, eliminando così totalmente le emissioni di C02. Questo le ha fatto vincere il primo premio regionale e il titolo di “cuoca solare” durante un evento organizzato dal Distretto di democrazia solare. Oggi Monica organizza a Gennè Sciria, in collaborazione con esperti del settore, dei percorsi sensoriali e workshop di food designer. L'arte di fare il formaggio si trasforma così in un'attività laboratoriale che coinvolge visitatori e scolaresche che visitano l’azienda per vedere le capre e le pecore nere, imparando le fasi di lavorazione del latte e unendosi in un morbido abbraccio con la terra e i suoi doni.

5.5.14

alla faccia della lentezza 32 anni per riparare e restituire un orologio e altre storie

 La  prima storia    è tratta  dalla   cronaca  di  Olbia-Gallura  del 5\5\2014   della nuova sardegna


Orologio riparato e restituito dopo 32 anni
Tempio, storia incredibile ma vera di un commerciante: «Ora mi chiedono 170mila lire per la riparazione, ma io pagherò fra 3 decenni»


TEMPIO. Trentadue anni per la riparazione di un orologio da polso. Tanto ha dovuto aspettare un noto commerciante di Tempio per vedersi finalmente restituire da una nota oreficeria gallurese, un orologio che il commerciante aveva ricevuto in dono da suo padre sul letto di morte. Oltre la lunga attesa, altrettanto insolito il costo della riparazione: centosettanta mila lire.
A raccontare il curioso episodio è Antonio Azzena, ex presidente della Confcommercio e presidente onorario della stessa, notissimo commerciante cittadino. «Mio padre (Enea Azzena, storico e benestante commerciante di Tempio, ndc), attacca Azzena, mi regalò, nel 1981, poco prima di morire, un orologio da polso, allora di ultimissima generazione, che mia madre gli aveva regalato, a suo tempo, per i suoi sessant’anni. Un ricordo carissimo per me, che decisi di farlo diventare il mio orologio da polso quotidiano».
Poi il secondo capitolo della vicenda. «Dopo qualche mese – racconta Azzena –, però l’orologio si fermò e fui costretto a portarlo per la riparazione, presso la nostra oreficeria di fiducia, di stanza in un centro Gallurese, dove ci servivamo regolarmente e dove anche l’orologio era stato acquistato. Di questo oggetto, per me di enorme valore affettivo, nonostante le richieste, diventate sempre più pressanti con il passare degli anni, non ho più saputo nulla per 32 anni. Di volta in volta, mi è stato detto che “l’orologio era in riparazione, che il pezzo da sostituire, era di difficile reperibilità e che comunque tutto sarebbe stato sistemato”. Poi, per 


un certo periodo, mi è stato detto che non era più riparabile ed inutilmente l’ho richiesto indietro. Poi addirittura, per qualche tempo ancora, l’orefice ha cercato di convincermi che l’orologio mi era stato restituito e che forse lo avevo dimenticato io da qualche parte. Poi – dice raggiante Antonio Azzena – qualche giorno fa, dopo 32 anni, l’orologio è riapparso dalle nebbie del tempo, riparato, perfettamente funzionante e con ancora attaccato…lo scontrino della riparazione. Centosettanta mila lire».
Felicissimo della restituzione, Antonio Azzena, tramite la “Nuova”, fa sapere all’orefice, «che forse leggerà la mia e la sua storia, di essere già alla ricerca delle centosettantamila lire che, se Dio vuole, consegnerò solo ai primi di maggio del 2046. Fra 32 anni».(a.m.)

la seconda  dall'0unione sarda del  4\5\2014

  e per  finire  la classica  delle storie ,  molto spesso  frutto di  leggende   metropolitane  o catene di  sant'antonio  ma  a volte   (  non si sa  mai  cosa  può riservarti la  vita  )   vere  ,  quele  di  zii  o  parenti emigrati  che  diventan o ricchi \  fanno fortuna  e  lasciano in eredità a parenti lontani . Tratto dalla  nuova sardegna del  4\5\2014 


Zio d’Australia sparito fa la “sorpresa”
UnA EREDITA’ choc
SASSARI Quando hanno visto quella lettera, consegnata dal postino il primo aprile, hanno pensato ad uno scherzo. Ma dopo un primo momento di stupore a leggere e rileggere quello che c’era scritto su quel pezzo di carta che arrivava dall’Australia si sono dovuti ricredere. L’iniziale sbigottimento ha lasciato spazio alla sorpresa. Già, perché con quella lettera un funzionario comunale di Wilson, elegante sobborgo residenziale di Perth, cercava contatti con «gli eventuali eredi di Saccu Costantino, nato a Pozzomaggiore nel 1925 e scomparso a Perth il 21 luglio 2013». 
 
Costantino, che in Australia era diventato Constantin e, a quanto pare, non aveva mai messo sù famiglia, era morto lasciando un bel patrimonio: in particolare un ranch con allevamento di cavalli. Ecco quindi la necessità da parte delle autorità di Perth di risalire agli eredi di Costantino (che aveva trascorso i suoi ultimi anni di vita in una casa di riposo) ai quali affidare il patrimonio dell'anziano scomparso «Non ci volevamo credere, per noi è stato come tornare indietro nel tempo, a quando eravamo bambini», spiega Patrizia, una dei venti nipoti rimasti in Sardegna. Nipoti che Costantino non ha mai conosciuto e dei quali, forse, non sospettava nemmeno l’esistenza. «Abbiamo sempre sentito parlare di questo zio, lo abbiamo visto in alcune fotografie che a casa venivano conservate come una specie di reliquia – va avanti Patrizia, che vive a Sassari – Percepivamo il dolore nel racconto di mia madre e delle mie zie, tutte molto legate a questo fratello». Già, perché Costantino, che a Pozzomaggiore aveva tre sorelle (Paolina, Giovanna e Antonietta) nel 1949, a soli ventiquattro anni, aveva scelto di lasciare il paese e di emigrare. Voleva raggiungere l’Australia (dove lo avevano preceduto qualche anno prima un fratello e un’altra sorella) per cercare fortuna. Un viaggio avventuroso, quello di Costantino Saccu, a bordo di un transantlantico. Una traversata lunga più di un mese e poi l’arrivo a Fremantle per raggiungere i fratelli. Costantino scrive a casa, rassicura le sorelle rimaste a Pozzomaggiore. Ma dopo qualche mese il giovane decide di trasferirsi, saluta il fratello e la sorella e cambia città, trova lavoro in una miniera. Racconta alle sorelle di Pozzomaggiore di essere
contento, poi improvvisamente verso la metà degli anni Cinquanta, il giovane Costantino non dà più notizie di sè. Inghiottito nel nulla. I familiari ne denunciano la scomparsa. Viene informato il ministero degli Esteri, i fratelli “australiani” cercano disperatamente un possibile contatto, ma inutilmente. Passano i mesi e poi gli anni, niente. Nelle sorelle di Costantino subentra la rassegnazione e quel ragazzo, diventato nel frattempo uomo, viene dato per morto. «Tra i miei ricordi di bambina – racconta ancora Patrizia – prevale quello di mia madre che piange per questo fratello “morto”, per tutta la vita lei e le sorelle non si sono mai date pace». E invece Costantino (il più piccolo dei fratelli Saccu) è morto lo scorso anno a 88 anni. E ora, pian piano, i nipoti cercano di rimettere insieme le tessere della lunga e solitaria esistenza di Costantino in Australia, dall’altra parte del mondo. «Abbiamo scoperto che si era trasferito nelle vicinanze di Perth forse dopo un grave incidente nella miniera in cui lavorava – spiega ancora la nipote Patrizia – Forse proprio a causa di quell’incidente ha perso la memoria e non si è più ricordato di avere parenti in Sardegna». Ma riempire un “buco nero” lungo oltre sessant'anni non sarà facile. Tra i nipoti sardi un’unica consolazione: «Ci ha fatto piacere sapere che zio Costantino abbia comunque trascorso una lunga vita serena e agiata. Vorremmo sapere tutto di lui, ma sappiamo che sarà difficile. Per il momento questo zio mai conosciuto ci ha fatto comunque un bellissimo regalo: ha riunito tutti i nipoti. Con diversi cugini avevamo perso i contatti, è stato bello rincontrarsi e riscoprire i legami della famiglia». E l’eredità? «Vedremo – sorride Patrizia – L'Australia è così lontana... E ancora non sappiamo esattamente cosa dovremo fare». Ri.Fi.

4.5.14

Padre Generoso da Pontedecimo alias di attilio ghiglione


sulla    vicenda di Attilio Ghiglione  e  sugli alpini 




sulla 1  guerra mondiale  


  • gli articoli usciti  ad  agosto  dell'anno  scorso su repubblica  (     ora   ripresi con  video ed  altro materiale  nel dvd    l'albero delle trincee )   di Pietro rumiz   sul  suo  viaggio attraverso i luoghi dove nostri bis nonni   e prozii  - come nel mio caso -   combatterono il  primo conflitto  , ne  ho parlato   in questo precedente  post    disponibile  su  dvd 


visto che da  quest'anno fino  al 2018    si  celebra  il 100  della  I guerra mondiale  ,  racconterò  storie    riguardanti tali eventi  .Iniziamo  con questa   di Padre Generoso da Ponte decimo alias di  attilio ghiglione

Navigando per  conto di  un mia amica  che  mi ha chiesto  un riassunto  di una puntata    sul sito della trasmissione chi l'ha  visto  mi  sono imbattuto  in questa  storia  

Genova - L’unico indizio, trovato accanto ai resti di un uomo sepolto ai margini di un bosco, è un nome di donna inciso su un bastone di legno. Nel corso della puntata di “Chi l’ha visto?” in onda domani sera su RaiTre si parlerà anche di una vicenda di settant’anni fa, nel tentativo di dare un volto ai protagonisti: una storia d’amore che riemerge dalla tragedia della seconda guerra mondiale
                                                                                  da il secolo XIX .it

Di Erminia Riva, la donna al centro della ricerca, non si sa nulla. Probabilmente era la giovane fidanzata di un alpino richiamato alle armi da Mussolini («Spezzeremo le reni alla Grecia») per quella che si sarebbe rivelata una spedizione disastrosa, se a ribaltare provvisoriamente le sorti non fossero intervenute le armate tedesche. Erminia, la donna senza volto, aveva forse vent’anni, oggi se è viva sarebbe ultranovantenne.
Dell’alpino che ha inciso il suo nome si sa con certezza che faceva parte della Brigata Julia, battaglione Gemona, ma poteva provenire da qualsiasi parte d’Italia ed essere stato aggregato all’ultimo ai militari inviati in Grecia. mandati al massacro e costretti a retrocedere fino al monte Golico in terra albanese; l’ultimo confine dove gli alpini arginarono la reazione dei greci per quaranta giorni, pagando però un prezzo altissimo.
«Gli alpini non dimenticano i loro morti», racconta Giancarlo Militello, curatore (cinque anni fa) della pubblicazione delle memorie di padre Generoso da Pontedecimo, il cappellano degli alpini che avrebbe aiutato migliaia di feriti e seppellito un numero inimmaginabile di morti proprio sul Golico e poi in Russia. Ma i diari di padre Generoso, al secolo Attilio Ghiglione, accanto alle descrizioni minuziose della quotidianità della guerra accompagnate da fotografie, conservano qualcosa di unico: la dettagliata mappatura dei luoghi delle sepolture, realizzata con l’aiuto di un cartografo dell’esercito, con l’indicazione per ciascun tumulo di ogni elemento utile alla futura individuazione dei resti: a cominciare dalla quota e dalla collocazione della sepoltura.
Padre Generoso in realtà benediceva e seppelliva tutti i morti che poteva, italiani o greci o russi, così come assisteva i feriti di ogni nazionalità. I resti dell’alpino senza nome di cui si parlerà nella puntata di “Chi l’ha visto?” sono interrati sul monte Golico in un luogo indicato da padre Generoso come «bosco tra quota 1143 e quota 1250, tomba numero 34». Padre Generoso lo aveva poi identificato così: «Sconosciuto con segno identificativo giberne ed accanto un bastone con scritta Riva Erminia».
«Gli alpini tornano ogni anno nei luoghi dove hanno perso tanti compagni - riprende Militello - e non perdono mai la speranza di dare un nome e una sepoltura onorevole ai corpi ritrovati lontano da casa».

Incuriosito  da  questo frate   ho fatto in base  agli indizi ivi contenuti  delle ricerche ed  ecco cosa  ho trovato  su di lui

la prima news  è  questo libro   tratta  da http://www.avianieditori.com/

l'altra     da  due siti :   il primo  dell'Ana ( associazione nazionale alpini  )    di cui  trovate  l'url sopra  ad  inizio post  ., il secondo    da  http://www.polcevera.net/


da www.ilgiornaledivicenza.it/galleries/Foto/fotodelgiorno/400484/?refresh_ce


Padre Generoso da Pontedecimo, Attilio Ghiglione fu Tenente Cappellano Militare degli Alpini (8° Battaglione Gemona ) Ha partecipato dal 16.12.1940 al 23.Aprile 1941 col Btg. Alpini e dal 23.4.1941 col Btg. Gemona alle operazioni di guerra sul fronteGreco-Albanese.Dal 8.8.1942 al 13.3.1943 è in Russia col Btg.Alpini Gemona. Dal 25 Settebre 1943 al 28 Aprile 1945 opera con la formazione partigiana 1° Div: Ioppo Friuli ,.Gli viene riconosciuta la qualifica di "Partigiano Combattente" del Triveneto. Decorato con medaglia di guerra al V.M.
Ad Arma di Taggia il suo nome è ricordato sul cippo dedicato agli Alpini.Era sempre presente ai raduni. Ogni tanto tornava in Friuli per trovare i coetanei Alpini, era un Alpino tra gli Alpini.Morì nell'ospedale di Pontedecimo il 26 Novembre 1962. La funzione funebre alla presenza di molti Alpini e confratelli religiosi si tenne nella chiesa del Convento di Pontedecimo. Il suo corpo riposa nel cimitero di Cesino.Il 29 aprile 1995 gli è stato dedicato il nuovo piazzale antistante la piscina.



Era sempre presente ai raduni. Ogni tanto tornava in Friuli per trovare i coetanei Alpini, era un Alpino tra gli Alpini.Morì nell'ospedale di Pontedecimo il 26 Novembre 1962. La funzione funebre alla presenza di molti Alpini e confratelli religiosi si tenne nella chiesa del Convento di Pontedecimo. Il suo corpo riposa nel cimitero di Cesino.Il 29 aprile 1995 gli è stato dedicato il nuovo piazzale antistante la piscina.



Per desiderio della sorella il suo cappello da alpino è stato donato alla Sez. Alpini di Pontedecimo.


l'ombra della vendetta \ five minutes of heaven e l'arbitro

Per il primo film oltre alla colonna sonora in particolare  :    holy pictures e  biry di david  holmes     io ci aggiungerei    Bloody Sunday  - U2

Per  il  secondo
La leva calcistica del'68 - Francesco de Gregori
e  infine   una  che  le riassume  anche  quello che   è  avvenuto  durante  Napoli -  fiorentina 




Nel mio consueto fine settimana   ho visto   due film profondi  , soprattutto il primo  almeno per la situazione che sto passando  . Cercando di  Non di non Pensare al passato,,,.ma assaporare il.presente.... per sentire   Il.profumo del futuro.... .

ecco i film

l'ombra della vendetta \   five minutes of  heaven Gran Bretagna 2009
Regia di Oliver Hirschbiegel
Con Liam Neeson, James Nesbitt, Anamaria Marinca, Juliet Crawford, Niamh Cusack, Mark David, Gerry Doherty, Richard Dormer, Paul Garret

Buono


Un film   che  dalla  traduzione italiana    sembra  scontato  per  come  debba  finire  \  concludersi   invece ..   alt    altrimenti   vi guasto   tutto  .
Un film lento , ma intenso  e  tormentato   per  entrambi  i protagonisti  ( familiare  vittima  )    che per  l'assassino . Un film  che mette i brividi talmente   è ricco di colpi di scena  ( un po' prevedibili   certo  nell'ultimo mezz'ora  ) . <<  un  dramma  politico e psicologico , tesissimo  , ricco di suspence con un ritmo incalzante  >> .(  dal bugiardino  del dvd  )



scelto dopo   la  lettura    dei  nuovi  fatti di cronaca   che  giuingono   dal nord irlanda    , che  rischiano  di minare il faticso  processo di pace  ,:  1) l'arresto  di  jerry adams  .,2)  l'immunità   scoperta    solo  ora   ai terroristi  .
Un film che    tutti i protagonisti  e   i familiari  (  vittime  e carnefici ) degli anni '70\80  anno di piombo e  di strategia della tensione ,  dovrebbero   vedere in modo  da  chiudere definitamente  e lasciarsi ale spalle   quel periodo  che  ancora  come una ferita  aperta  ritorna a  tormentarci  .

per  chi volesse approfondire

http://it.wikipedia.org/wiki/Ulster_Volunteer_Force
http://it.wikipedia.org/wiki/The_Troubles


L'arbitro 

                                    

  -  medio   buono 

un film discreto , un po' prevedibile  , specialmente   la  punizione di  stefano accorsi  e  il suo trasferimento in sardegna  ,  ma  non scontato  . Divertente . Un film  in cui il regista  usa   delle tecniche particolari  :  «. Una delle strade percorse nella mia ricerca estetica è quella della commistione dei toni e dei generi cinematografici. Il tono prevalente è quello comico e leggero, ma ho scelto di contrappuntarlo con dei momenti dalle tinte più cupe, per esempio in alcune delle tappe del percorso che porterà l'arbitro internazionale Cruciani alla "dannazione" professionale, oppure in un'esile sotto trama legata ai codici ancestrali del mondo pastorale della Sardegna. Allo stesso modo, il registro epico e quello grottesco, i toni alti e quelli bassi coesistono e talvolta si alternano in maniera imprevedibile. Da un lato la musica evocativa di Andrea Guerra, la retorica del ralenti e la fotografia elegante e ricercata in bianco e nero, dall'altro i corpi tutt'altro che statuari dei calciatori di infimo livello, il burlesco, il grottesco e una comicità spesso semplice e molto diretta. Ho scelto di usare il bianco e nero anche per ottenere il grado massimo di astrazione dalla realtà e dal tempo, per evitare che il film venga percepito come una rappresentazione oggettiva del mondo del calcio o di un particolare contesto geografico.» (  da http://www.retedeglispettatori.it/ )  .  Un film  che dopo gli scandali  della corruzione  e   i fatti di Fiorentina - Napoli ,  solo per  citarne  gli ultimi  è proprio in tema  .Il regista  è  riuscito  a   fondere   le  due   opere  calcistiche di   stefano  Benni : 1  ) La compagnia dei Celestini; Autore., 2)   bar  dello sport



la felicità cammina piano

3.5.14

IL caso del complesso nuragico di Greamu uno dei più importanti del Nuorese e della sardegna ma lasciato in totale abbandono dal comune di Fonni

   in sottofondo le  canzoni del  video  di Gremanu :   Isole  e  Meridies - Marino De Rosas .,  Bae Luna Piero Marras 


Per  pasqua e  pasquetta   sono andato  con la  Family ( vecchi e fratello  ) ed  altri  amici di famiglia  siamo andati a vedere la  zona tra  Gavoi e  Fonni   ed  i monumenti  :  1)  le  tombe de giganti di madau   2)   il complesso/santuario nuragico di Gremanu .

TOMBE DI  MADAU 

Chiamate   coi  perchè  al centro della vallata del riu Madau, in direzione del passo di Corr’e Boi, sorgono ben quattro tombe dei giganti, alcune delle quali sorte sui resti di sepolture più antiche. La maggiore delle quattro è lunga oltre 22 metri e presenta un’esedra di 24 metri. L'emiciclo, con un bancone per le offerte, è delimitato da ortostati sui quali si sovrappongono file orizzontali di conci di dimensioni decrescenti verso l’alto. Al centro dell'esedra è il portello d'ingresso architravato. Sull'architrave forse poggiava il fregio a dentelli formato da due blocchi sovrapposti orizzontalmente. La sommità del corpo tombale culminava con una struttura a "naveta", documentata nella tomba più grande. 
Luogo ben  conservato , forse  perchè  vicinissimo alla  strada,   anche  se  con scarse    indicazioni per  raggiungerlo .
Poichè le mie foto   non rendono  giustizia  per descrivere il sito in questione  ecco  un bellissimo video  di Marcello Cabriolu


Per  chi volesse saperne di più   eccovi alcuni siti  


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 GREMANU 

Esso una  bellissima  struttura  archeologica 


 E'  situata  in un luogo  suggestivo  all'interno di un bosco  e  di un' area  verdeggiante  e   ricca  di peonie (  vedere  foto  sotto )    e  di  orchidee selvatiche .  Peccato  che  sia  molto    difficile da raggiungere   se non si usa   navigatori  o mappe  elettroniche  o cartacce   Infatti a  differenza  di Madau , mancano completamente le  indicazioni  dell'ubicazione e per  raggiungerlo   c'è  il  rischio di perdersi , come  è  capitato anche  a noi  la prima   volta  che andammo   senza  trovarlo ,  una volta entrati dentro il terreno privato in cui si trova  . 
Ecco  comunque  come arrivarci  . 
Da Nuoro percorrere la strada statale 389 in direzione Mamoiada-Fonni. Svoltare poi al bivio per Pratobello, dove dall'abitato si procede sulla strada provinciale 2 in direzione di Lanusei. Dopo qualche chilometro si raggiunge il sito . In origine  era  segnalato da cartelli sulla destra. dei cartelli  poi l'incuria  e  i vandali li  hanno distrutti e non più rimessi .  Comunque  trovate  un cancello rosso 

 entrate   e poi richiudete , perchè è proprietà privata   (  forse di pastori e  contadini  )    fate   su 30\40 metri della stradina  ,  poi arrivate  un fiumiciattolo  facilmente  attraversabile ,  ma  con cautela  ,  d'estate ( visto  che il ponte  , a meno che  non siate  abili  indiana  Jones o amanti  dell'avventura  )  

poi arrivate  davanti  a un  "  fortino "   recintato ( non siamo riusciti a capire  che  cosa  sia  )   girate  sinistra    e  li trovate  il primo nucleo  , poi sempre  dritti per  un sentiero di peonie ed  orchidee    selvatiche   (  foto mie  e di mio padre  



















  e  li trovate il secondo nucleo .   per  chi  cerca sulle e mappe  elettroniche  e non    ecco le  cordinate  40°6'28"N   9°20'20"E
Un bellissimo  sito  peccato che non sia segnalato ,che i visitatori debbano vagare nella campagna per trovarlo,che non ci sia un cartellone didattico ed esplicativo,che i visitatori debbano attraverare un torrentello a piedi o avventurarsi su un fatiscente ponticello di legno marcio ,a loro rischio e pericolo .. In qualsiasi paese europeo un simile tesoro avrebbe avuto ben altro risalto !!!!!

1.5.14

ma va !!! Il giurista Rodotà sabato a Cagliari per partecipare al Festival della filosofia «L’Italia corre il rischio di una svolta autoritaria»

in sottofondo  linea  gotica -  Csi-Prg e cara  democrazia  - Ivano Fossati 


Lo so  che  come dice la mia vecchia  dovrei essere   modestia . Ma  ci  sono anche dei casi , come questo  ,  in cui   si dicono cose ovvie  ( a chiunque   ) basta vedere  un tg  o  aprire un giornale  o farsi un   giro per la rete  e per i social  per  accorgesene   \ per rendersene  conto  .  Niente  di nuovo sotto il sole   quindi   non è  una  novità  .E '  dal 1948 ( quel periodo  che va  sotto l'orripilante espressione prima repubblica    )    fino ad  essso  , salvo alcune  scosse    che rischiamo  fra alti e bassi , sangue  e bombe    che rischiamo   la  svolta autoritarià  . Non è che quello  del  giurista  Rodotà   sarà l'ennessimo  , come lo definicono  molti , al lupo al  lupo ?

(  .. )  noi siamo tutti in fila davanti al bagno,
e noi siamo tutti in fila davanti a un segno,
e noi siamo tutti al fiume a trasformare l'oro in stagno.
Ma prima di aver finito faremo un buco nell'infinito
e accetteremo l'invito a cena dell'Uomo Ragno.
(....) 
                           La  ballata  dell'uomo ragno di  Francesco  de  Gregori    (  testo  )


 Mi chiedo ma ci voleva  un  rodotà   a  dircelo ?  E  che  siamo stanchi  e sfiduciati   di scendere  in piazza   e allora  ci rifugiamo \  ci sfoghiamo nel web  e   ( non è  il mio caso  )  nel reflusso   come  abbiamo fatto  negli annni 80\90  e  poi  dopo il 2007  con il berlusconismo  . Aspettando  , come la  strofa  sopra  ,  un altro  25  luglio e il prossimo governo badoglio 

 da la  nuova sardegna  del   1\5\ 2014

Potere concentrato al vertice, meno controllo e indebolimento degli istituti di garanzia: così riduciamo gli spazi della democrazia
di Costantino Cossu

Come con le parole si costruisce il diritto e come il diritto costruisce le parole. Un doppio canale attraverso il quale, se le cose funzionano, l’attività legislativa su cui si fonda la vita di una comunità definisce un quadro normativo capace di rispondere alle esigenze dei singoli e dell’intera collettività. Oggi però sempre di meno le cose funzionano, con effetti negativi che sono sotto gli occhi di tutti. “Parole e diritto” è il tema dell’incontro che sabato prossimo, al Festival della filosofia di Cagliari, vedrà protagonista Stefano Rodotà, giurista da sempre impegnato sul fronte della politica. E proprio sul filo del rapporto tra cultura (giuridica ma non solo) e politica si snoda il colloquio con Rodotà in
attesa dell’appuntamento cagliaritano. Professor Rodotà, come si configura oggi il rapporto tra linguaggio e diritto? «Il diritto è una forma di linguaggio che può essere adoperata in maniera ambivalente: per rispecchiare la realtà oppure per occultarla; per sistematizzare un corpo di norme aderente agli interessi collettivi, oppure per favorire interessi corporativi o comunque di parte, se non addirittura personali. Quest’ultima eventualità è più facile che si realizzi se passa, per carenza di competenze giuridiche o per strategia voluta, la logica che le leggi siano confuse, non chiare, non immediatamente interpretabili». Lei si rifà a una tradizione, quella illuministica, secondo la quale il diritto deve essere comprensibile da tutti. Oggi è così? «La immediata comprensibilità delle norme giuridiche è uno dei passaggi fondamentali attraverso i quali si è definita la modernità. Il diritto deve essere un linguaggio accessibile non solo sul piano strettamente materiale (disponibilità effettiva dei codici) ma anche sul piano della interpretazione. Stendhal, in una lettera indirizzata a Balzac mentre vergava le pagine di quel grande capolavoro che è “La Certosa di Parma”, annota: “Per trovare il tono giusto alla mia scrittura leggo ogni mattina due o tre pagine del Codice civile”. Ecco: ci possono essere testi normativi immediatamente comprensibili come quello di un romanzo realistico alla Stendhal, stilisticamente accettabili e nei quali si ritrova, tutta intera, la realtà». C’è però un altro modo di usare il linguaggio del diritto, un modo che c’entra poco con la chiarezza della Ragione cara alla cultura illuminista di matrice francese… «Sì. Come dicevo, il diritto può essere usato anche per nascondere la realtà, per manipolarla secondo fini che con la natura del diritto medesimo non hanno niente a che fare. Ciò può accadere, ad esempio, per difetto di tecnica. E in questo caso l’effetto perverso può, ovviamente, anche non essere intenzionale. Mi spiego: se voglio redigere una norma che sia, come sempre dev’essere a termini di diritto, generale ed astratta, devo essere capace, tecnicamente, di scriverla in modo da comprendere nel testo situazioni che possono essere, tra loro, molto diverse. Se non sono in grado di fare questo, posso anche arrivare a redigere non una norma generale ed astratta valida per tutti, ma una legge valida per pochi, se non addirittura “ad personam”. Poi c’è un’altra maniera, che presuppone una intenzionalità: io voglio deliberatamente rendere poco comprensibile la legge al comune cittadino per riservarne la comprensione a una casta di sacerdoti del diritto, i quali saranno i soli che potranno dire qual è il significato della legge. Con due vantaggi, per i sacerdoti: uno di potere e l’altro, come è facile intendere, economico». Un secondo aspetto del rapporto tra parole e diritto riguarda il modo in cui il diritto considera le parole. «Anche su questo aspetto vorrei fare un riferimento concreto. L’articolo 21 della Costituzione garantisce la libertà di manifestazione del pensiero. Il diritto diventa lo strumento grazie al quale la parola, la libera manifestazione del pensiero, viene tutelata come un diritto fondamentale della persona. Come sappiamo, però, questo diritto non è assoluto, può essere vincolato a dei limiti. E qui si apre tutta una serie di questioni oggi particolarmente vive. La libertà di parola, ad esempio, si confronta con il divieto alla diffamazione: il mio diritto limitato dai i diritti di altri soggetti. Ma poi c’è il problema più generale del diritto al dissenso, che è molto complicato. Quali sono i confini entro i quali il dissenso può essere manifestato? Pensiamo al linguaggio dell’odio nei confronti delle donne, degli ebrei, dei neri, degli omosessuali. Sino a che punto si può considerare che queste forme violente di linguaggio rientrino nel diritto al dissenso? Non è una questione pacifica. Negli Stati Uniti ci sono sentenze che legittimano anche queste tipologie estreme del diritto alla libera manifestazione del pensiero. Un altro ambito di possibile limitazione della libertà di parola è il negazionismo storico. Come si vede, tutte questioni aperte”. A proposito di dissenso, lei è tra i firmatari di un manifesto contro le riforme istituzionali messe in cantiere dal governo in carica. Un documento che si intitola “Verso una svolta autoritaria”. Renzi liberticida? «Qui dal rapporto tra parole e diritto ci spostiamo al modo in cui si sta tentando, nel nostro Paese, di cambiare l’assetto costituzionale. Se io strutturo un sistema istituzionale, come c’è il concretissimo rischio che accada oggi in Italia, prevedendo una concentrazione di potere al vertice, indebolendo norme e istituti di controllo e di garanzia, eliminando gli equilibri tra poteri, sto facendo un’operazione che non è neutra rispetto al grado di agibilità degli spazi della democrazia. La parola autoritarismo può impressionare. E però, ci sono varie forme di autoritarismo. Non c’è solo quello che abbiamo conosciuto durante il ventennio fascista. Anche ridurre gli spazi della democrazia significa praticare una forma di autoritarismo. Ma c’è, oltre al merito, una questione di metodo: autoritarismo è quando, di fronte ad un progetto di riforma costituzionale molto discutibile, alle critiche si risponde con un drastico e ultimativo “prendere o lasciare”. Non c’è margine per la discussione, il confronto disturba il manovratore e tutto ciò che è pensiero critico viene espulso dal dibattito politico. Uno dei caratteri fondativi della democrazia è il dialogo. Posso non essere d’accordo con le tue opinioni, ma sono tenuto a discuterne, a prenderle in considerazione, non mi posso negare al confronto. Quando, come oggi accade, queste premesse sono cancellate, c’è un pericoloso slittamento verso una tentazione autoritaria».

allo stato italiano da fastidio il fai da te ? OLIENA Ordinanza di demolizione per il ponte “fai da te” sul Cedrino, sotto il ponte crollato di Oloè





’OPERA
By pass sterrato  è fatto da volontari . Essi hannno fatto   autofinanziandosi I lavori sotto il ponte di Oloè, una lingua di terra tra le due sponde, sono stati realizzati da un gruppo di volontari di Oliena. Gente esasperata per le difficoltà che ogni giorno devono affrontare, anche economicamente a causa dei costi del carburante, per raggiungere i loro poderi al di la del fiume Cedrino. Una situazione di disagio che si trascina ormai da cinque mesi e che ora rischia di diventare ancora più pesante a causa dell’arrivo della bella stagione con le conseguenti difficoltà per raggiungere la costa di Dorgali.

per  chi volesse  leggere l'articolo  della  nuova  sardegna  d'ieri  lo trova  nell mio post precedente  url  sotto  
http://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2014/04/stanchi-di-attendere-lanas-alcuni.html

E ti pareva che lo stato italiano non intervenisse per le " fesserie " ( ovviamente senza sminuire la mancanza di sicurezza e  la situazione precaria   cpoem  si  può vedere  dalle  foto    sotto    . Ma tenendo presente che essa è dovuta alla farranginosa burocrazia e l'accontentare i poteri forti che hanno tutto l'interesse che le cose rimangpo in tale situazione  ) e non per altre irregolarità e peggio illegalità più serie .Perchè invece non si preoccupa di , in questo caso , di fare le riparazioni delle infrastrutture essenziali , non puoi metterci un ora , perun pezzo che si può fasre in 15 minuti .

  da la  nuova sardegna del  1\5\2014  

L’ordinanza è stata emessa dal Comune di Oliena, su richiesta della Provincia e dell’Anas, per motivi di sicurezza Il «ponte fai da te» dev’essere demolito
di Pier Luigi Piredda 

OLIENA Ordinanza di demolizione per il ponte “fai 
da te” sul Cedrino, sotto il ponte crollato di Oloè. Un atto dovuto quello del sindaco Salvatore Serra, fatto forse anche a malincuore, ma inevitabile. Nei giorni scorsi, l’amministrazione comunale di Oliena ha ricevuto dalla Provincia la richiesta di emissione dell’ordinanza di demolizione dell’opera provvisoria realizzata dai volontari, perché completamente abusiva. Priva delle necessarie autorizzazioni del Genio civile e dell' Autorità di bacino, ma anche e soprattutto perché potenzialmente pericolosa per la sicurezza. Il collegamento è infatti stato costruito sotto le arcate del ponte della morte (ha perso la vita il poliziotto nuorese Luca Tanzi), in un’area con una pericolosità idraulica molto elevata. Sarebbe infatti sufficiente un lieve ingrossamento del Cedrino, e in questi giorni le condizioni meteo sono particolarmente insidiose con la possibilità di piogge, per far correre grossi rischi a chi lo percorre. E sono ormai centinaia le auto, le moto, i mezzi agricoli e persino i turisti in bicicletta che stanno percorrendo quotidianamente quella lingua di terra che collega le due sponde del Cedrino. L’ordinanza di demolizione è stata affissa nell’albo pretorio del Comune e anche pubblicata sul sito internet dell’amministrazione olianese ed è immediatamente operativa. Già da oggi la strada “fai da te” dovrebbe quindi essere essere chiusa.


  Non è improbabile che per far rispettare l’ordinanza vengano incaricati i vigili urbani, come del resto stanno facendo da alcuni giorni anche sul ponte di Papalope. La situazione rischia però di diventare incandescente e non è da scartare l’ipotesi che, se dovesse degenerare anche a causa della concomitanza con la giornata festiva e quindi con una quasi annunciata enorme mole di traffico che si riverserà su quel tratto di strada che porta verso il mare, per evitare problemi di ordine pubblico possa esserci un intervento urgente del prefetto. Intanto, sui lavori dei volontari e sulle “presunte lungaggini” dell’Anas, è intervenuto direttamente Piero Ciucci, presidente nazionale dell’ente che ricopre anche le funzioni di Commissario delegato per gli interventi di ripristino della viabilità statale e provinciale in Sardegna. «Il ponte di Oloè, sulla Sp 46, un viadotto di tre campate in cemento armato, ha riportato danni assai rilevanti – ha spiegato –. Il progetto di ripristino è stato rapidamente elaborato dall’Anas dopo una serie di approfondimenti con i tecnici del Genio civile. Prevede il ripristino e la messa in sicurezza delle spallette e la realizzazione di scogliere per l'alveo e la protezione del corpo stradale, per un importo di circa 3 milioni di euro. Il progetto esecutivo dei lavori è stato da me approvato, in qualità di Commissario, il 22 aprile, in anticipo rispetto alla scadenza del 2 maggio prevista dal Piano degli interventi. In attesa del rilascio della formale e necessaria autorizzazione del Genio civile, per assicurare la massima celerità sono state già avviate le procedure di affidamento dei lavori e l'ultimazione dell'opera è prevista dal piano per il 14 settembre. Ma voglio sottolineare che, tenuto conto della criticità di comunicazione tra le due sponde del fiume Cedrino e dell’esigenza di venire incontro alle legittime esigenze della popolazione e delle imprese del territorio – ha aggiunto il commissario Ciucci – il progetto prevede che, non appena realizzate le opere di consolidamento e di messa in sicurezza delle spalle del ponte, si procederà alla riapertura al traffico. Entro i primi 30 giorni dall'avvio dei lavori e quindi a metà giugno. A due mesi dall'adozione dei lavori – ha insistito il presidente dell’Anas – le attività di progettazione sono già pressoché definite: 47 progetti sono già stati approvati e i restanti 5 saranno approvati oggi, in anticipo rispetto alla scadenza prevista dal Piano. Sono già state avviate 41 gare ed eseguite 31 aggiudicazioni di lavori. 9 interventi sono stati già consegnati alle imprese appaltatrici e sono in corso di esecuzione i lavori. Resta confermato l'obiettivo – ha concluso il commissario Piero Ciucci – di ultimare 50 interventi entro l'anno, mentre soltanto due lavori saranno conclusi a gennaio 2015».