18.1.16

L'APOCALISSE PROSSIMA VENTURA © Daniela Tuscano



Li guardavo ieri in TV e riflettevo: "Quanta strada compiuta, quanta ancora da compiere!". Li guardavo ieri in TV e pensavo: "Quanta fatica per avvicinarsi! Solo piccoli passi, e intorno il caos". Li guardavo ieri in TV e poco dopo venivo raggiunta dalla notizia dell'ennesimo, orrendo eccidio in Siria, del ritrovamento d'un bimbo italiano e di sua madre fra le vittime dell'attentato in Burkina Faso ma soprattutto - per la specificità dell'argomento, perché le coordinate del mondo s'intrecciano tutte lì - dell'arresto d'un'antimilitarista israeliana. Dell'assassinio d'una sua connazionale davanti ai figli per mano terrorista. Della profanazione dell'Abbazia della Dormizione a Sion. Scritte anticristiane, forse opera degli stessi che lo scorso luglio bruciarono vivo il piccolo Ali e quasi tutta la sua famiglia. Li guardavo ieri in TV e lo sconforto mi assaliva, ripetevo che no, non ce la faremo mai, il nostro passo è troppo lento e la violenza procede invece spedita e implacabile. Mancanza di fede, lo so. Non sono così forte. Li guardavo ieri in TV e la mente tornava alla sinagoga di Trieste, visitata quasi dieci anni fa. Sono edifici strani, fantasie tardobabilonesi, trionfi di lapislazzuli. È come rientrare nel ventre materno, ci si sente invadere da una profonda, remota pace. Mentre, attorno, ogni cosa trasuda odio e guerra. Gli incontri fra ebrei e cristiani - ma era presente anche la delegazione islamica del Coreis con Yahya Pallavicini, un gesto di grande forza, in questi tempi - non sono mai uno stanco rituale. È il nostro destino, la nostra forza e il nostro dramma. Quando i simboli diverranno inutili e obsoleti significherà che la fine è giunta. La fine apocalittica, l'instaurazione cioè del regno. Ma, adesso, servono. La visibilità serve. L'occhio deve leggere. Le kippah, ieri indossate non solo dai non ebrei come ormai d'uso nelle occasioni solenni ma anche da alcuni sacerdoti al seguito di Francesco, hanno contrassegnato l'incontro ebraico-cristiano 2016. Ed è stato giusto così. Il simbolo è linguaggio. E come il linguaggio è polisemico. Ci sono momenti in cui diventa opportuno occultarlo. Altri in cui è bene alludervi. Altri ancora in cui diventa tutt'uno con noi, c'incarna. Perché non indica esclusione né superbia ma soggettività, diritto.
Limite, anche: o, meglio, umiltà. Per gli ebrei il piccolo copricapo, imitato poi dai cristiani, indica il solco da non superare, che ci separa dal cielo. È l'argine invisibile al fondamentalismo (l'altro volto dell'idiota nichilismo occidentale,entrambi espressioni d'empietà).                     Suggerire di nasconderlo, com'è accaduto in Francia giorni fa per evitare il rischio di aggressioni terroristiche ricorda molto da vicino l'avvertimento alle donne di Colonia di star discoste un braccio dagli immigrati, e magari di non uscire la sera da sole: per il loro bene,s'intende.     Tentazione diabolica contro la libertà, da respingere con tutta la forza possibile. Gli ebrei, di simboli se ne intendono: dalla nappa gialla imposta dai papi alla stella di Davide con cui li bollarono i nazisti. Simboli di diversità, questi, di esclusione, di "altro" inassimilabile, perché la Norma doveva essere solo una. Oggi, il nuovo nazismo pretende e sfoggia metodi uguali e contrari. Da un lato il nascondimento vergognoso, dall'altro l'ostentazione: assai differente dall'appartenenza. Sia l'uno sia l'altra degradano l'umanità. Il primo vuol cancellare i diversi, la seconda vuol escluderli in modo esplicito. Bene ha fatto il presidente francese Hollande a ribadire il pieno diritto degli ebrei a manifestare i simboli della loro fede. Ma qualcosa, in questo discorso, stride. La Francia è il paese in cui i simboli religiosi sono banditi. E non mi riferisco ai veli integrali di certe donne musulmane, i quali presentano, fra l'altro, comprensibili problemi di sicurezza. Alludo a qualsivoglia oggetto, anche molto discreto, che indichi una qualche appartenenza religiosa. E non va dimenticato: malgrado i proclami di massima, i simboli più colpiti da quelle parti, come in altri paesi europei, sono quelli cristiani. Contro questi ultimi il laicismo pragmatico-capitalista ha ingaggiato da tempo una guerra, sia pure solo culturale ma non meno funesta, per cui s'è rivelato di fatto il miglior alleato di Daesh. Anche questa forma o, se si vuole, di deformazione della laicità è oggi superata e occorre ripensarla. Se uno Stato laico resta obiettivo irrinunciabile (e chi scrive vi tiene molto), è pur vero che la flessibilità insita nella democrazia impone un cambio di passo. In tal senso molto avrebbe da insegnare la laicità italiana, se realmente fosse applicata e vissuta con maturità. Le religioni, oggi sul banco degli accusati con molte ragioni apparenti, sono chiamate ad affrontar grandi sfide. Fin troppo facile dimostrare la loro devastante influenza non appena si appropriano del potere temporale. Ma è sempre, necessariamente, così (chi, del resto, avrebbe ancora l'impudenza di affermare il rispetto dei diritti umani nei regimi atei?)? Storicizzarle, aprirle, contestualizzarle: anch'esse sono prodotti di uomini. Dì uomini maschi, verrebbe da aggiungere. Un apporto alla democratizzazione delle religioni infatti può e deve arrivare dalle donne; solo così, forse, si eviteranno gli eccessi d'un laicismo esasperato e contraddittorio e d'un monopolio del sacro sanguinario, antiumanista e suicida. E solo così i simboli non incuteranno più timore o sospetto. Non si odierà più una kippah, non si strapperà più un chador, se quest'ultimo sarà scelto dalla donna senza rinunciare ai valori della democrazia e della dignità femminile. Nell'istante in cui lo si valorizza positivamente, l'abito tornerà a relativizzarsi, a essere semplice stoffa, brillando sempre più le nostre kippah, i nostri veli (ma, pure, i nostri jeans, le nostre minigonne...) spirituali. "Com'è vostr'uso", declamava la Piccarda dantesca. E il cerchio si chiude, la fine - apocalittica - si avvicinerà. E non sarà un brutto giorno. Splenderà un sole discreto, primaverile, e tutti si riconosceranno come vecchi amici. © Daniela Tuscano

Bonelli editore fine di un Mito ?

In una Italia    sempre  più in declino    non solo politico ed  economico  (  marchi e  ditte   svenduti alle  multinazionali estere , imprenditori  rapaci e non che fuggono a produrre  all'estero ,  classe politica  simile  a  quella dell'america latina  ,  cultura  sempre  più omologata  ai modelli esteri  , ecc.)   s'inquadra  il  declino sempre più inesorabile  ( ? )   di un mito culturale dell'italianità  in ambito fumettistico che  è   la casa  editrice Bonelli  .
Mi  sa  che  un   mio precedente post del novembre del 2015  confermi quanto dice  questo interessante articolo del portale nergate,it   sul  declino della Casa editrice Bonelli  che  ha accompagnato ed ancora ( chi sà  fino a quando )n accompagna    generazioni  d'Italiani 
Articolo  un po'  catastrofico come si può notare  dalla discussione privata  bsu facebook    ( che riporto con il permesso del'autore  )  sendo stato per circa 15 anni responsabile di Ayaaaak.net con relativa mailing list,  gruppo su yahoo  poi pagina facebook Uno storico sito di critica e analisi fumettistica

IO  che ne pensi di questo  articolo (  http://www.nerdgate.it/bonelli-la-fine-un-mito/ )    di nerdgate.it io penso che ha ragione se la bonelli vuole evitare di scomparire lo dovrebbe prendere in considerazione


Daniele Tarlo Tarlazzi Credo sia esagerato. La Bonelli è una macchina da guerra. Certo le vendite non aiutano, ma la crisi è generale. Il fumetto non tira più e il mercato funziona solo se pubblichi "casi editoriali alla moda" così come accade nel panorama discografico. Non è la Bonelli ad avere problemi è l'intero panorama culturale italiano che va impoverendosi sempre di più.




IO In effetti. Pero' è innegabile che alcune carenze in Bonelli ci sono


Daniele Tarlo Tarlazzi Carenze in Bonelli? Ma dove? Cioè io capisco che alcune storie possano piacere meno di altre e che alcuni sceneggiatori possano apparire, agli occhi del lettore, meno graditi di altri, ma da qui a parlare di carenze mi pare davvero una sciocchezza. Chi parla di carenze in Bonelli è perché in Bonelli non lavora, magari per mancanza di talento o forse perché certe idee mal si sposano alla politica editoriale della casa di via Buonarroti. Insomma: se chi critica la Bonelli di essere alla frutta dimostrasse il suo "valore" aprendo una casa editrice concorrente creando una diversa opportunità al mercato, ben venga. Ma ricordo che nessuno è mai riuscito a fare una vera e propria concorrenza all'editore milanese. Poi: se i grandi gruppi editoriali o anche editori più piccoli cercano di acquistare diritti per pubblicare in volume materiale Bonelliano, ci sarà qualche motivo. Insomma: una crisi di vendite sarà anche innegabile . Sarà anche innegabile dicevo, ma la Bonelli è sempre riuscita a sopravvivere cosa che altri editori purtroppo non sono riusciti a fare. Naturalmente se vorrai condividere il mio pensiero fai pure. Ma io sono sicuramente stanco di sentire i soliti profeti della sventura, cantare e magari sperare in una "fine" di qualcosa o di qualcuno.

 [.... ]

L'articolo pur essendo   troppo  catastrofico    contiene un fondo di  verità   sulla situazione dei fumetti   Bonelli .
Infatti  secondo   lo stesso   sito in un articolo di qualche tempo fa  
DIGGER 28 DICEMBRE 2015 
E’ la fine per il progetto miniserie di Sergio Bonelli Editore?Quale sarà il futuro del fumetto italiano?




Dopo le notizie della chiusura della serie Adam Wild che avverrà con il numero 26, quindi tra nove mesi e quella già annunciata a febbraio di Lukas con il numero 24, si vocifera che il progetto miniserie terminerà con la conclusione di Hellnoir. Questo sarebbe un duro colpo sia per la Sergio Bonelli Editore sia per l’intero panorama del fumetto italiano. Aspettiamo notizie ufficiali per capire quali saranno le scelte editoriali riguardo il futuro della casa editrice di riferimento del fumetto italiano.


Ora  pur  comprando    della  Bonelli  _ Dylan dog , Martin Mystere  , Orfani , le storie  e   di tanto in tanto qualche romanzo a fumetti   ., ed  leggendo a scrocco  o  conoscendo amici\che  che leggono anche gli altri   fumetti   della casa  editrice , e non essendo  uno specialista in fumetti   o  un  nerd  fissato con statistiche   , confermo   è  sono  d'accordo  al 90 %    con il sito  prima citato   ..
<<  Gia' la notizia della chiusura di un’altra serie della casa editrice Bonelli, baluardo del fumetto italiano; per chi ancora non lo sapesse, il 2016 porterà in edicola gli ultimi capitoli di due serie Bonelliane, Adam Wild e Lukas >Questa ennesima cattiva notizia, insieme  al calo di qualità  o  alternarsi   di qualità   di fumetti che leggo   mi  ha portato a farmi alcune domande riguardo la situazione della casa editrice, interrogarmi  su quali possano essere i motivi di una tale moria all’interno della produzione Bonelliana  ed a  chiedermi come  mai   sia passata   quasi in sordina era passata la chiusura di Mister No nel 2005, dopo una vita editoriale trentennale.E di come se << Il saluto a Jerry Drake è stato il primo grido di allarme in casa Bonelli >> non vi si ponga rimedio ? La decisione di chiudere la serie con protagonista Jerry Drake era arrivata non tanto per un calo delle vendite ( all’epoca  secondo  nergate.it  gli albi vendevano intorno alle 20.000 copie, soglia di sopravvivenza decisa dalla Bonelli ) , ma per un calo qualitativo della serie, dai responsabili individuato nella mancanza di tematiche; girando per i forum pareva fosse un’altra la natura di questa chiusura, ovvero la totale capacità degli sceneggiatori di mantenere fede alla natura del protagonista ( tra i capri espiatori si annovererebbero  secondo   alcuni  mie amici   che lo leggevano  ed  il sito  nerdgate .it  Mignacco e Masiero ), tanto che i fan della serie invocavano a gran nome sceneggiatori capaci ma impegnati in altre serie (Castelli, Boselli e Colombo in primis). Nonostante questa aperta manifestazione d’affetto per il personaggio

 di Nolitta,Mister No chiuse la sua serie regolare,regalando ai nostalgici qualche sparuto albo semestrale o annuale.In questa prematura fine si sarebbe dovuto intravedere   ( e   cercare  di porvi   rimedio  c, correndo ai ripari  )   lo spettro di una crisi nascente, una minaccia al regno di fantasia che da sempre viveva nella casa editrice milanese: il calo della qualità delle storie.  Su  Dylan Dog  è  vero si fatica a  trovare  un centro di  gravità permanente  , per ora   si  è solo  distrutto  (  giustamente  ormai   certi canoni erano logori e   stavano   per  diventare    non o erano già  diventati    degli stereotipi  ) ma  per  ora   esso è  fatto  di alti (pochi) e bassi (tanti, forse troppi) sarebbe ora  di  smetterla con  la distruzione  e    iniziare  con  la  costruzione   dando vita  ,  fin ora   erano  quasi   assenti  ai nuovi  personaggi   di cui si  è fin ora  solo accennato e  fatto solo qualche comparsata  . Infatti   << Il difetto che riscontriamo in entrambe le testate è sempre lo stesso, e ci conforta ricevere conferme anche da altri lettori; i protagonisti sempre più spesso non sembrano più loro, le storie a volte paiono sceneggiature adattate alle testate e non concepite appositamente per i personaggi che vediamo poi viverle. >> 
Prendete il Nathan Never,  invece   mio affido  perchè  ne  trova  confermo  in un ex mio  inquilino    al temo in   cui ero  studente  fuori sede   , non  che  fans  della  prim'ora ( dal n   0   della serie  )       a  quanto dice   il sito   di nerdgate.it   

Negli ultimi due anni la maggior parte delle storie sembrano distaccate dalla continuity della seire, si è cercato di forzare alcuni personaggi in una dimensione che cozza vistosamente con quanto abbiamo conosciuto nella vita editoriale precedente.L’esempio più evidente è la nuova vita di Janine, la storica segretaria dell’Agenzia Alfa, da sempre timida, spesso impacciata eppure un punto di forza della saga, per molto tempo ago della bussola morale di Nathan; tutto questo viene mascherato da un misterioso cambio di
personalità con l’undicesimo maxi, Il fantasma, in cui la timida segretaria diventa un’infallibile e tecnologica ladra.Per motivare questa scelta, vine deciso che addirittura l’assunzione anni prima in Agenzia fosse una sorta di passaggio necessario per questa sua nuova vita; si tratta dell’ennesimo deus ex machina messo a disposizione degli autori, che non rinunciano nemmeno a stravolgere la cronologia della serie asserendo che un prozio di Janine avesse inventato un rivoluzionario parabrezza per motivarne la ricchezza, quando tale invenzione era stata tributata al dr. Detroit del numero 82, Il vigilante.Il trattamento riservato a Janine è solo uno dei tanti piccoli difetti che sta colpendo il Nathan Never, che soffre il cambio di gestione mostrando un apparente distacco dal canone classico con cui ha fatto breccia nel cuore dei lettori; storie come Inferno, Operazione Drago o Gli occhi di uno sconosciutonon sono presenti da troppo tempo sulle pagine di Nathan Never.La realtà è che anche nelle storie dell’Agente Alfa manca una guida che mantenga in linea le trame ed i contesti narrativi che hanno reso la serie un punto di riferimento per i fumetti sci-fi nostrani; personaggi che si comportano in maniera atipica, riciclo di storie già presentate come in occasione del primo Nathan Never Magazine o nell’albo della serie Agenzia Alfa Nato dal buio (in cui vengono messe diverse storie non usate in passato ed inserite apparentemente per non buttare del materiale) sono segni di come la cura per la serie ed il rispetto del lettore siano poco considerati.La speranza è che i segni di ripresi visti con Scacco matto e Arkadin il sicario siano i presupposti di una nuova rinascita per Nathan Never, in concomitanza con i festeggiamenti per i suoi 25 anni di onorata carriera; la Bonelli vuole festeggiare in grande stile, si parla di variant cover e miniserie, ma forse la giusta rotta sarebbe diminuire le uscite parallele (quasi ogni mese oltre all’albo mensile ci sono speciali, magazine o maxi) e concentrare la qualità delle trame in meno uscite, ma con un alto valore per gli affezionati lettori.Un ritorno a storie appassionanti e in linea col personaggio è la speranza di molti lettori di Nathan Never Il problema in casa Bonelli, a mio avviso, è il voler imitare un modello americano; il mercato, ma soprattutto i lettori, a cui si rivolge la Bonelli non ha molto in comune col modello americano a cui si vota una casa editrice come la Marvel. Se oltreoceano le miniserie funzionano e convincono, in Italia non paiono avere grande seguito; noterei anche come la Marvel non abbia mai avuto un buona reputazione per quanto riguarda il rispetto della continuity (ci sono più resurrezioni e ritorni a sorpresa negli X-Men che nella Bibbia o in Beautiful!), cosa che invece si è sempre apprezzata nelle testate Bonelli.

Infatti   c'è come già dicevo  nel mio precedente  post  , un imitazione   passiva  del modello Americano almeno nello svolgersi e nella struttura delle storie ( vedi ad esempio l'annuale o Speciale Dylan Dog da quest'anno la saga del Pianeta dei Morti: fatto secondo me per dare lo zuccherino a chi è appassionato delle storie di zombi e simili .
 << L’idea   >> come   fa notare    nerdgate.it  e  che non condivido  completamente   <<  delle miniserie slegate da testate maggiori non era male, ci ha portato dei piccoli capolavori come Hellnoir ( letto  a  scrocco d'amici   ) del duo Ruju-Freghieri, ma forse non è quello che i lettori italiani cercano ;  collane  di ottima qualità   come Le Storie, o i Romanzi a fumetti  possono    , aver senso se visti come rivolti ad un pubblico occasionale o come test per nuove collane (come accaduto per la fortunata serie di Dragonero ). >> 
 La stessa idea di creare una serie e suddividerla in stagioni annuali (stile Orfani o Lukas) ha mostrato  nonostante  il   carattere  innovativo  del primo   (  totalmente  a colori ,   struttura  d'impaginazione   delle tavole  si  sul modello americano  della Marvel    ma   non passivo e  acritico ) sul second   non saprei   l'ho preso  il primo numero   e  il mio amico    lo ha  abbandonato dopo due  numeri  visto la mediocrità  e  l'americanata  delle storie     mostrerebbe  una certa debolezza; nonostante abbia un discreto seguito  specie  , Orfani in origine ero la prima prova di una serie a colori in casa Bonelli, ma il numero di vendite non ha dato il risultato sperato.
<< La voce di corridoio è che le miniserie chiudano con la fine del quarto e conclusivo capitolo di Hellnoir, per poi presentarsi, probabilmente, nella nuova veste di volumi da collezione, sulla scia delle operazioni tentate con la riedizione del romanzo di Dragonero o la raccolta in tre volumi della miniserie Greystorm (quest’ultima un’operazione di marketing discutibile); personalmente ritengo sia difficile mantenere questa linea editoriale, perchè al momento il mercato dei fumetti è piuttosto tragico ! >> 
Basti pensare che le vendite delle testate storiche sono in calo costante, e che le nuove serie lanciate (Adam Wild e Lukas ne sono un esempio) hanno una vita piuttosto breve; questo trend calante viene anche segnalato come un grido di allarme da grandi esponenti del settore, come Marcheselli, ManfrediSerra.  << In un contesto così complicato >> ,  come  giustamente   fa  notare  nerdgate.it  << dove vengono sfoltiti i ranghi dei team creativi, ha davvero senso lanciare nuove testate ? Non sarebbe più opinabile concentrarsi sulle serie già note e apprezzate e dar loro maggior cura ? Da poco è stato immesso sul mercato un nuovo personaggio, Morgan Lost, nato dalla fantasia del visionario Chiaverotti; è innegabile il carisma e il fascino di questo nuovo eroe, ma riuscirà a far breccia nel cuore dei lettori? Personalmente adoro il modo distopico ideato da Chiaverotti e compagni, così come la personalità complessa e caleidoscopica di Morgan, ma la domanda, per quanto flebile e spaventata, mi arriva alle labbra : quanto sopravviverà ? >>  . Già quanto   durerà ,  non potevano integrare  le tematiche   di  questi  due  ultime serie    nell'agonizzante  ,   lo seguo   dal 1994 ,  Martin Mystere  
  

alcuni fans  in particolare  questo  su http://comicus.forumfree.org


 
luminare
Inviato il: Sabato, 24-Giu-2006, 12:30
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Asterix
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sono un lettore della prima ora del buon vecchio zio Martin
e di conseguenza il mio parere può essere "di parte"

tutti i primi numeri , ed io arriverei fin quasi al 200 ,
meritano di essere letti,
poi purtroppo il declino è stato inesorabile,
per quanto mi riguarda ho tenuto duro e sono andato avanti,
sperando in un rilancio ,in qualcosa di "nuovo"
fino al n.269 uscito due estati fà
poi , mio malgrado ,ho gettato la spugna ,molto malvolentieri ,
ma forse è giusto così ,
non volevo "rovinare" con le ultime letture
il bellissimo ricordo degli altri volumi letti in passato
( cmq. è anche un fattore naturale , ha già "dato" tanto )

in ogni modo non posso che ringraziare in primis
Alfredo Castelli , e a seguire tutti gli Altri tra sceneggiatori e disegnatori
per avermi regalato delle bellissime e straordinarie letture

e,
per tornare alla storia che mi è piaciuta di più
( anche se è dura segliere )

direi : La setta degli assassini ( n. 88/89/90 )

i disegni di Roi sono da pelle d'oca,

solo l'inizio :

monastero di citeux imbiancato nella notte da una nevicata, anno 1119

basta , che mi stò commuovendo wink_old.gif





tanto coinvolgente all'inizio quanto noioso ora. dovrebbero avere il coraggio di 1)  chiuderlo, è troppo tempo che le storie sono altalenanti   ed in alcuni casi  pessime, così come la maggioranza dei disegni. tutti i disegnatori talentuosi dopo pochi albi vengono dirottati su altre testate (casertano, roi, villa, freghieri, filippucci solo per citarne alcuni). 2)  sfidare  come  ha fatto  recchioni    con orfani i  tabù   imposti  dai vertici  Bonelli   che costrinserro  Dylan Dog  a cambiare  rotta  vedere  il'accenno  nel  n  69  o  le polemiche   se  ne  discusse  sul gruppo di  yahoo ayaaah  e sul  news groups  it.arti.fumetti.bonelli   del compromesso  sul  primo numero di  dampyr. Oppure  un autore che lo dice pubblicamente senza giri di parole o giustificazioni varie. ecco uno stralcio di una mail di paolo morales, talentuoso scrittore di martin mystere, che è stata pubblicata sul forum di agarthi qualche " lustre  " fa  con il suo consenso. : 

"Ti farò una confessione, Aldous: se c'è una cosa che non sopporto sono le censure e le autocensure che vigono alla Bonelli, perché ci sono una quintalata di temi, frasi e situazioni che sono (diventati) tabù... Almeno nel web, lasciamoci un po' di libertà".





prendo  come spunto e  magariapprofondendo   le trasmissioni di voyager ed  affini ed  affrontare  tematiche come  i misteri della sindone  ed affini  .


 La Bonelli, per darvi un’idea, ha da sempre un mercato estero forte nei Balcani, specialmente in Serbia. Ultimamente proprio dalla Serbia, quando esce un nuovo prodotto, vengono chieste dai lettori garanzie sulla durata e il prezzo dell’albo, in modo da capire quanto esborso richiederebbe un’eventuale collezione e sopratutto se iniziare ad accollarsi una spesa che potrebbe terminare bruscamente; questo accade nel mercato nostrano, basti pensare al costo di un albo Bonelli e al suo potenziale mercato dell’usato. Le grandi saghe americane (Civil War, Guerre Segrete, Knightfall, Red Son) hanno ancora oggi un discreto costo, ma le serie Bonelli hanno dei prezzi piuttosto bassi, il che non invoglierebbe un acquisto in ottica di investimento.

Ora    è qui  sono d'accordo  in toto    con quanto dice   nerdgate.it  

 (....)   
UNA MINORE DISPERSIONE DEI TEAM CREATIVI E UN IMPATTO PIÙ GESTIBILE SULLE TASCHE DEL LETTORE POTREBBERO AIUTARE LA BONELLI AD USCIRE DA QUESTO PERIODO BUIO 
Il parere del sottoscritto è che la Bonelli può ancora invertire questa tendenza, ha molto da offrire al fumetto non solo italiano ma anche mondiale. La strada per la salvezza potrebbe essere quella di puntare inizialmente sui lettori storici, quelli legati alle serie di punta della casa editrice, ringraziandoli del fedele sostegno con storie all’altezza dei personaggi che tanto amano; è accettabile che dopo tanti anni di vita editoriale ci sia un lieve calo nelle trame, ma questo può essere ovviato tramite un attento programma di assunzione di sceneggiatori validi e con idee forti, anche gettando un occhio oltre i confini, tentando collaborazioni eccellenti ed importanti con maestri del fumetto. Allo stesso modo andrebbero limitate le uscite parallele all’interno delle serie, in modo da non disperdere il capitale creativo e al contempo non allontanare lettori che potrebbero spaventarsi di fronte ad una crescente spesa per seguire la continuity del proprio eroe (la crisi c’è per tutti, d’altronde): il credo della Bonelli deve essere “più qualità, meno quantità”, l’obiettivo riconquistare in primis la fiducia e il sostegno dei fan storici.

(...) 






Concludendo    questo  lungo post .
 Il declino si può arrestare     , ci sono ancora  un po' di margini ,   sempre che la Bonelli ci metta mano e non si concentri solo sul progetto d'Americanizzazione ( perchè va bene portare nuove fette di lettori specie queli appassionati al genere Marvel e simili ) si potrà evitare il declino sempre più prossimo Ci sarà anche spazio per nuovi personaggi e nuovi progetti, ma non ora; se proprio si volesse tentare un qualcosa di nuovo, personalmente rimetterei in sesto i Romanzi a fumetti, che oltre a dare vita a Dragonero (l’unico nuovo personaggio fin’ora valido) . e integrerei Orfani in Nathan Never magari facendo una storia in cui le origini dell'agenzia Alfa derivi dalle vicende narrate nelle prime tre saghe di Orfani . Fumetti che avevano anche presentato storie interessanti, sai in un’ottica di volume one-shot che come apripista per nuovi personaggi (come vorrei vedere una serie su Sygma!).
Per ora la situazione è dura e complicata, ma dopo anni che seguo direttamente e indirettamente la Bonelli e i suoi personaggi voglio credere in loro, nella passione e nella professionalità che ha da sempre contraddistinto la casa editrice di ( non somno in ordine cronologico ) Mister No, Martin Mystère, Zagor, Dylan Dog, Nathan Never, Tex e tanti altri eroi che hanno accompagnato i nostri sogni di adolescenti e continuano ancora oggi a regalarci qualche emozione. ed arricchimento culturale 







l'umanità e la vita non finiscono mai di stupire



alla farcia del catastrofismo del fumetto #orfani e simili . l'umanità è  ed  stata  anche   come le due     storie  raccontate  da  http://www.curioctopus.it/  e  riportate  sotto    

la  prima  

Sembra un set creato dalla fantasia degli sceneggiatori di Game of Thrones, invece esiste davvero.Setenil de las Bodegas è un paese spagnolo in provincia di Cadice, in Andalusia, ed è praticamente inglobato nella roccia.Le case, rigorosamente bianche, sono state costruite intorno e all'interno della pietra, sfruttando le pareti naturali e facendo di Setenil de las Bodegas una piccola città gioiello incastonata nella montagna.La vista è impressionante e l'effetto quasi sublime: la città sembra stia per essere divorata dalla massa rocciosa. Nessun pericolo, in realtà: è così da più di 25000 anni e i suoi 3000 abitanti si sono adattati alla natura senza forzarla, limitando i loro interventi il più possibile, per lasciare intatto il fascino magico e preistorico della città.


















Se la prima  era  un misto di passato e presente   ,  la  seconda  è  del passato  e  riportata  di recente  alla  luce  


Molti non conoscono neanche la collocazione dell'Isola di Pasqua, ma sicuramente conosceranno le famose teste che l'hanno resa nota in tutto il mondo.Molti misteri si aggirano attorno a queste sculture, ma uno più di tutti ha fatto passare notti insonni a molti archeologi e studiosi: si nasconde qualcos'altro sotto le enormi teste? Uno scavo rivela al mondo il segreto...
L'Isola di Pasqua si trova nel mezzo dell'oceano Pacifico: nella lingua locale il suo nome è Rapa Nui.

immagine: Aldea Viral
È un mistero il modo in cui questi enormi massi in tufo sono stati trasportati e posizionati, così come gli attrezzi usati per la scultura.

immagine: Aldea Viral
Fin da quando sono state scoperte sono state lasciate interrate fino al collo. Poi gli archeologi hanno deciso di dissotterrarle per conoscere la loro reale grandezza.

immagine: Aldea Viral
Inizialmente si ergevano sull'isola in tutta la loro altezza: sono state poi sotterrate da processi naturali, come le esplosioni dei numerosi vulcani circostanti.

immagine: Aldea Viral
La presenza del corpo al di sotto del terreno era solo un'ipotesi fatta dagli archeologi, ma lo scavo ha infine rivelato la verità.

immagine: Aldea Viral
Le teste avevano davvero un corpo interrato, altrettanto enorme e maestoso.

immagine: Aldea Viral
Durante gli scavi sono stati anche rinvenuti alcuni pezzi degli attrezzi usati per posizionare le statue. Ora gli elementi ottenuti permettono di sapere molto di più sulle statue.


immagine: Aldea Viral
La teoria più accreditata sulla loro origine afferma che rappresentano gli antenati degli indigeni che le hanno costruite.


immagine: Aldea Viral
È incredibile che nonostante i secoli trascorsi interrati, i dettagli intagliati sulla schiena della statua siano ancora così ben visibili.


immagine: Aldea Viral
Gli archeologi pensavano di trovare delle risposte facendo lo scavo, ma in realtà si sono trovati con molte più domande...


immagine: Aldea Viral
Ora è ben chiara l'idea della loro grandezza, ma non si riesce a comprendere come i costruttori possano aver spostato dei massi del genere.

immagine: Aldea Viral
Senza l'utilizzo di mezzi moderni il compito sembra molto difficile.

immagine: Aldea Viral
Le statue enigmatiche continuano a tenere nascosti molti segreti: la struttura del corpo, con i dettagli che ha scolpiti, è molto più complessa di quella delle teste.


immagine: Aldea Viral
Vi aspettavate che si potesse nascondere un corpo del genere sotto le famose teste?



qui la vita , l'umanità è anche un qualcosa anche di positivo sempre ricco di : adattamenti , scoperte , riscoperte fascino non solo di pecore \ capre , o di fatti negativi . un viaggio in pratica










con questo  è tutto



Incredibile ma vero solo al sud succedono simili cose . Napoli se l'autobus è in ritardo ecco un salottino per l'attesa

Solo al Sud  succedono simili cose  dove  



Se l'autobus tarda ad arrivare si trova un espediente per ingannare le lunghe attese e così alla fermata di via Diocleziano, alla fermata Esedra, sono comparsi tavolino e sedie. E' stato allestito un vero e proprio salottino in vimini e chissà che con il passare del tempo non compaiano anche riviste e libri per rendere ancora più dolce l'attesa di un autobus che sembra non arrivare mai. (anita santalucia)




17.1.16

ti sbatto in sardegna

 per  un attimo    smettiamo di parlare  di  coppie  di  fatto e  del   decreto  cirina    e  parliamo     un po'  della  nostra  terra  .


da , con cui  concordo  

Laura Laccabadora ha aggiunto un nuovo video: La Sardegna vista dai pastori (anni 60).


 lettura, della loro opinione sul banditismo in Sardegna e sull'amore dichiarato per la propria terra. Guardatela, smonta un sacco di stereotipi sulla pastorizia e sul falso mito del codice barbaricino. Non fatevi trarre in inganno dal bianco e nero, i loro pensieri sono più attuali di quanto pensiate. 
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tale    pezzo sopra  riportato  è tratto da   




Nessun pregiudizio ed fncl a chi dice che esiste solo una famiglia ovvero quella tradizionale ( uomo e donna ) e considera l'altra ( quella omosessuale ) degnere

credo  che      queste  due    slide    dico   più  di mille  parole  e  che sia  la  risposta  adeguata   ,  almeno si spera  a  chi  oltre ad essere  per la famiglia tradizionale   cioè quella  uomo   \  donna      finché  non s'insulta   o manca  di rispetto   niente  di male    sei bigotto \  tradizionalista  pazienza    me ne  faccio una  ragione e mi lascia  indifferente    ma  quando s'insulta e  si  cerca  imporlo a chi non è  d'accordo  o  si esalta  come unica  e superiore  la  propria  concezione di famiglia    allora  non ci sto



da Sì ai matrimoni gay.








da  OmofobiaStop




è vero io preferisco l'affido all 'adozione o in matrimonio civile ( almeno per il momento se poi gli amici quaccheri o anglicani mi forniranno materiali che smentiscono la mia convenzione sarò pronto a rimettermi in discussione ) per le coppie omosessuali . ma perchè devo discriminare e proibire sia nell'uno che nell'altra scelta tali coppie ^ Perchè non devono a vere i nostri stessi diritti ?
Ecco perchè reputo importante dar tutela ai genitori omosessuali. ecco perchè Ecco perché serve o l'adozione piena ( ipotesi difficilmente accettabile e digeribile dai cattolici n sia coerenti che per modo di dire presenti al governo ) o la stepchild adoption contenuta nel DDL Cirinnà. . Concordo con gli autori di queste    due  vignette  

Quando il make-up diventa uno strumento di empowerment femminile, la storia di Beatrice Gherardini

 Fin ora   credevo che il  trucco cioè il make  up femminile  (  ovviamente  non  sto  vietando  niente  ogni donna   è libera  di  fare  qu...