12.11.17

razzismo e guerra tra i poveri sempre più difusa in italia ennessimno episodio razzista su un autobus a livorno


in sottofondo 

Casa del Vento - Festa protesta



Litigio sul bus: «La conducente non voleva farmi salire mi ha detto vai a casa tua»

Livorno, la mamma senegalese, che aveva con sé il passeggino, accusa la dipendente del Ctt. L’azienda: «Apriremo un’istruttoria interna, vogliamo ascoltare le due versioni»



LIVORNO. «La conducente mi ha detto che non potevo salire sul bus. Mi ha detto vai a casa tua». E ieri mattina sulla Lam blu che corre dal viale Italia verso via Grande sono arrivati anche i carabinieri. A denunciare l’episodio è Fatima Cissoko, 40 anni, originaria del Senegal, in Italia da dieci anni. È arrabbiata e dispiaciuta per quello che definisce un episodio di razzismo.
«Ho due bimbe di uno e cinque anni», racconta: «Dopo essere andata dalla pediatra, sono andata alla fermata del bus, sul viale Italia. La conducente quando sono arrivata davanti alla porta per entrare mi ha fatto un gesto con la mano e mi ha detto “te no”...». La donna aveva una bambina per mano e l’altra nel passeggino. Va detto che la salita sui bus con il passeggino è spesso motivo di botta e risposta anche accesi tra passeggeri e conducenti, come raccontano dalla stessa Ctt. Questo perché sui mezzi più vecchi, quelli a tre porte, non si può salire con il passeggino aperto, mentre su quelli più nuovi è possibile farlo purché sia libero il posto riservato alle carrozzine.
In questo caso, però, la storia sembra aver preso un’altra direzione. «Se il problema era il passeggino – riprende – poteva dirmi: “signora, lei così non può entrare”. Invece quando le ho chiesto perché non potevo salire e le ho detto che avrei chiuso il passeggino ha continuato a rispondermi: “Te no”. Anche una signora accanto a me le ha chiesto spiegazioni. Ma la conducente ha insistito: “Te no, fuori”. E alla fine mi ha detto: “Vai a casa tua”. Allora ho capito che è una razzista e abbiamo litigato. Tutti sul bus l’hanno criticata». «Una donna che mi ha difeso – racconta ancora – ha chiamato i carabinieri: sono arrivati, hanno preso i dati, mi hanno detto che posso fare denuncia. La farò perché sono rimasta male: la bambina è rimasta male, mi ha detto che non vuole più prendere il bus per come siamo state trattate, è stato brutto». Alla fine la famiglia è salita sul mezzo: «Ho detto io da qui non scendo, ho il biglietto».
L’episodio è avvenuto ieri intorno alle 11. Nel pomeriggio Il Tirreno ha contattato il Ctt per conoscere la versione della conducente e dell’azienda. «La dipendente ha chiamato la centrale dicendo che ha avuto un diverbio con alcuni utenti, per il momento sappiamo solo che c’è stato un intervento dei carabinieri», ha spiegato il responsabile della gestione, Bruno Bastogi. «Senz’altro – fa sapere – apriremo un’istruttoria interna per capire cosa è successo, vogliamo sentire le due versioni, sia la dipendente che la signora». Per «non fare processi sommari».Detto questo, «se viene confermato quanto detto dalla signora, le scuse sono dovute, fermo restando il rispetto delle regole. L’episodio descritto è grave, non per il passeggino ma per tutto il resto: certe frasi non sarebbero accettabili».

 Per  me    i  fatti    sono  piuù che  chiari non credo    che  la  gente    a  bordo  chiami   la  poolizia  o si schieri  a favore  della persona insultata    per  sport  .   Ora   Sarà  anche come dice n questo commento  all'articolo    del tirreno   di



2 ore fa
antonio dini
A nessuno è venuto il dubbio che la Signora Senegal sia un passeggero abituale e che siano anni che conosce i regolamenti dei bus? A nessuno è venuto il dubbio che la signora autista fossero anni che gli spiegava la solita cosa? Come sempre accade in Italia se la signora autista era una gran menefreghista passava bene,evitava una possibile denuncia ed evitava di fare la figura della razzista. Prima di commentare bisognerebbe provare a lavorare con questi soggetti,ormai abituati a fare tutto quello che gli pare e piace,ovviamente a spese nostre. Attenzione perché non avete più a che fare con i neretti ingenui di un ventina di anni fa....hanno trovato terreno fertile,ed ora capiscono quello che gli pare se gli fa comodo. Io non sono assolutamente razzista,ma il dubbio che siano stati abituati male mi sorge,e non vorrei che presto si trasformasse in certezza

Ma  come  dice     giustamente     il  commento di

2 ore fa
Roberta Cavalli
I fatti sono più che chiari, se parlo è perché sono informata... non si può negare a nessuno di salire su un mezzo pubblico a maggior ragione esordendo con la frase più squallida al mondo.... ma vai a casa tua a chi?? Dove sta la professionalità della conducente? Se fosse successo a qualche vostro familiare all'estero vi sareste tutti indignati vero??

  
  
 Meno male     chè  cìè  ancora    come  dimostra  ,   la   discussione   commento  all'articolo sopra  riportato   preso  da https://www.facebook.com/gelocalcronacaitaliana/    che i tiene   testa   alle pecore  salviniste   che  vedono   i nemici     nell'altro  


Saveria Segata Ci stanno invadendo e sono prepotenti , con il benestare del Governo

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Vittorio Dorigo Ci state invadendo voi maledetti razzisti!

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Saveria Segata Non sono assolutamente razzista, ma non devo giustificarmi con te Vittoriooooo, evidentemente tu non paghi tasse, che poi devolovono a ragazzi nullafacenti con benvestit con spartphone .... , non hai figli dissocupati , non sei in una roulotte, sei ricco ,qundi stattene zitto e modera il linguaggio .... non criticare come ho scritto non sono una scienza come te !!!!"!!!

Rispondi10 h
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Vittorio Dorigo Sei razzista perché ti fa più comodo prendertela con chi sta peggio di te invece di prendertela con chi ha cacciato te, loro e me in questa situazione. Si chiama finanza il tuo nemico, la stessa che né Berlusconi né Renzi né Salvini combattono. Così tu resterai povera come i migranti e loro si arricchiscono e diventano più forti nutrendosi dell'odio che ti fanno provare. Odia chi non ti dà un lavoro dignitoso, chi ti porta alla guerra dei poveri contro i poveri, dei Briatore che ti prendono per il culo, se proprio vuoi scagliarti contro chi ha reali responsabilità, non contro chi fatica più di te per mangiare tutti i giorni. Buona giornata 😉

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8 h
Alberina Farina E oltre questo io se fossi un autista di Bus non farei nemmeno salire chi fa una puzza , che l'autista ferma al semaforo lascia aperte le porte dalla puzza che questo personaggio maleducato e puzzolente ,,,,,sono scesa fermate prima dalla puzza che c'era

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Meriot Morda Non timbrano, puzzano, sputano, non hanno voglia di lavorare, sono prepotenti ecc. Bene sono diventata razzista. Dovrebbero rimandarli al loro paese.io la penso così

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Sandra Andrenacci Siete incommentabili ...se è per un passeggino si può aiutare a chiudere un passeggino

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Dalia Arrighini Ha detto bene...sugli autobus con i passeggini non dovrrbbero salire e invece siamo invasi...

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Vittorio Dorigo Siete invasati non invasi. Fatevi curare

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Aldo Cupane spero che licenzino in tronco questa autista imbecille

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Silvia Giannoni Siamo un paese di incivili

10.11.17

lo sport non è solo il calcio La sfida tra lo svedese dalle poche parole e l’americano “star sregolata” ha cambiato il tennis per sempre

LMcEnroe
Li ricordiamo, e li celebriamo ancora oggi, semplicemente perché sono stati unici nel loro genere. McEnroe più di Borg forse, ma non è questo il punto. Entrambi hanno alzato l’asticella, il livello del gioco. Lo svedese, per dire, probabilmente ha modificato il tennis molto di più dell’americano. Il suo modo di giocare è stato poi imitato, se vogliamo migliorato, da chi è venuto dopo di lui. Ma Nadal non avrebbe giocato così, non fosse nato un Borg in precedenza. Certi movimenti, certi gesti tecnici non esistevano, non erano immaginati prima del suo apparire in scena.
McEnroe, poi. Non parliamone nemmeno: i suoi colpi non erano conformi alle regole scolastiche. Introdusse una modalità di esecuzione del servizio rivoluzionaria, spalle alla rete: e perfezionò un’arma letale. Dicevano i maestri, in quegli anni: “Prova a servire come McEnroe e ti verrà la cervicale in due giorni”. Bene, pensate che quel servizio fu, per almeno 6-7 anni, il migliore al mondo. Ma non faceva solo quello: “Prova a eseguire il rovescio saltando sulla palla e colpendola in anticipo e tirerai oltre gli spalti del campo” concludevano i tecnici degli anni Settanta/Ottanta. 
Quindi cosa faceva mai questo diavolo di un mancino americano? Eseguiva un tennis senza schema, imprevedibile, letteralmente “inventato” colpo dopo colpo e, particolare non secondario, senza avere mai avuto un preparatore atletico. Tocchettava, smistava, accelerava d’improvviso e piombava a rete per volleare impugnando la racchetta come un cucchiaino.
americano parlava tanto. Troppo per i puristi. Lo svedese non parlava mai. Troppo poco per il resto del mondo. Erano perfetti, nella loro rivalità. Si completavano meravigliosamente. Il silenzio di Borg era quasi più assordante delle sceneggiate dell’altro. Tutto questo sul piano del gioco. Ma la vera rivoluzione, quella di McEnroe, venne dal suo comportamento, dalla sua attitudine a stupire. L’onda lunga dei suoi gestacci atterrì i benpensanti, ma affascinò pubblico e riviste scandalistiche. Attraverso McEnroe esplose una nouvelle vague tennistica che attendeva solo di essere scoperta. Per la prima volta l’immagine del tennista non fu più quella di un candido, etereo attore, ma una rock star. Il tennis si spostò verso un pubblico nuovo, bramoso non solo di diritti e rovesci ma anche di pettegolezzi, risse, musica a palla, occhi neri e spintoni ai fotografi. Di questo Mac ne era pienamente consapevole. E quello show faceva comodo anche all’altro, a Borg. La testa china, il corpo ingobbito su quel rovescio a due mani per il quale oggi dovrebbe chiedere i diritti di copyright, quelle sue rotazioni impresse alle ultime palline bianche che si spelacchiavano a ogni colpo, prima di uscire dal mercato. Solo Panatta, imprevedibile guascone come McEnroe, lo faceva impazzire. Gli altri dovettero mettersi tutti in riga, subire le sue lezioni di regolarità, la geometria pura di Björn. Rotazioni impensabili in precedenza: colpiva la palla nella parte superiore, allargò virtualmente il campo da tennis. L’avversario era costretto a retrocedere di quattro metri buoni per recuperare un rimbalzo mai visto prima. Sembra che stiamo descrivendo un colpo di Rafa Nadal, vero? Eppure il tutto avveniva alla fine degli anni Settanta.E allora, vi chiederete giustamente, perché ricordiamo maggiormente McEnroe? Non potrebbe essere altrimenti: Borg alla fine dei giochi anestetizzava gli spettatori, Mac - oltre alla grande creatività – regalava siparietti con epiteti passati alla storia (“You cannot be serious!”, “Pack it up!”, “You’re pits of the world”) contro gli arbitri e il pubblico stesso.


Borg - McEnroe in campo a Wimbledon nella finale del 1980



Come possono quindi, i tennisti di oggi così politicamente corretti, reggere il confronto con quelle sfide crudeli, estenuanti, gli odi viscerali, esagerati, folli. Come possono regalare quelle scariche di adrenalina? Oggi noi veneriamo Federer, amiamo Nadal, rispettiamo Djokovic. Ma con un tipo come McEnroe le emozioni salivano a un livello superiore. “Quando raggiungi la vetta da giovanissimo poi una parte di te cerca costantemente di rivivere quelle emozioni travolgenti. Questo è il motivo per cui molti atleti finiscono male. Non riescono più a trovare quell’euforia assoluta ed avvertono un terribile vuoto. La mia vita al contrario, è piena di cose positive, lo è sempre di più, ma per quanto sia fantastica, a volte è difficile dimenticare quelle vittorie esaltanti. In quei momenti devo ricordare a me stesso che non avevo nessuno con cui condividerle. E ripenso a quanto fredda e solitaria fosse la vetta della montagna. Non è stato solo il talento, è stata anche la mia determinazione a portarmi dove ero arrivato. Poi quella ferocia è svanita”. Ecco, McEnroe ha saputo dare delle parole al fuoco interiore.Borg no. È entrato nel tennis in punta di piedi, ne è uscito improvvisamente dalla porta posteriore. Solo attraverso la sua vita privata abbiamo poi appreso che non era l’Iceman che il campo ci mostrava. Nascondeva tumulti interni, fragilità psicologiche inimmaginabili. I suoi amori, Loredana Bertè, persino le fallimentari iniziative imprenditoriali ci hanno detto che non lo avevamo capito. Oggi Borg è un signore di bell’aspetto, affascinante. Lo sguardo addolcito, finalmente in pace con se stesso. Ma il suo addio prematuro al tennis, a soli 26 anni, è assolutamente colpa di John McEnroe.
 Non c’è bisogno di conferme, lo ha certificato Mac. “Quando vinsi il tie-break per 18-16 sentivo di aver vinto il match. Pensai che Borg si sarebbe demotivato. Ma la forza che lo animava era al di là della mia immaginazione”. Stiamo parlando della finale di Wimbledon 1980: vinse Borg, come il mondo sa. Quello che sfugge è la puntata successiva, gli US Open, con i due rivali di nuovo in finale: vinse John. “Quando a fine match ci stringemmo la mano vidi che era distrutto. Era come se per la prima volta si fosse veramente sentito sopraffatto da me”.
Quella sconfitta incrinò, irrimediabilmente, l’interno perfetto del meccanismo. In Bjorn Borg avvenne un cedimento. Lento, letale. Un’agonia che si concluse nell’unico luogo deputato che potesse offrire una nuova consacrazione: Wimbledon. Era il 1981.


Una  sfida    ricca  ed  emozionante    come si può notare   , sempre  tratto   da repubblica  ,  del resoconto  dei loro  confronti   e dele loro  carriere  


TUTTI I LORO CONFRONTI

14 scontri diretti, 7 vittorie ciascuno












Si comincia con una vittoria di McEnroe a casa Borg, Stoccolma 1978 e si chiude con una vittoria di McEnroe a casa di Mac, 1981 


 



In tre anni non si sono mai incrociati sulla terra rossa; a Wimbledon, sull'erba, è pareggio: 1-1 (1980 Borg, 1981 McEnroe) sulle superfici dure, all'aperto, meglio McEnroe: 2-1 e l'americano ha avuto anche la meglio al chiuso non su cemento: 3-1 ma Borg pareggia i contri stravincendo i confronti al chiuso, su superfici dure: 4-1 



 



Nelle sfide Slam vince McEnroe però: due volte agli US Open (1980 e 81) una volta a Wimbledon (1981) Borg ha vinto il match dell'80

Borg

Nome: Björn Rune Borg

Nato: Stoccolma, 6 giugno 1956
Nazionalità: Svezia
Altezza: 180 cm
Peso: 72 kg




Ha vinto 11 titoli del Grande Slam:
sei al Roland Garros e cinque consecutivi a Wimbledon.



È stato numero uno del mondo nella classifica ATP per
109 settimane dal 23 agosto 1977 al 2 agosto 1981



In percentuale ha vinto l’82.74% degli incontri disputati, e il 70% delle sfide contro i primi dieci della classifica



Si è ritirato a 26 anni
McNroe

Nome: John Patrick McEnroe, Jr.

Nato: Wiesbaden, 16 febbraio 1959
Nazionalità: Stati Uniti
Altezza: 180 cm
Peso: 75 kg




7 titoli del Grande Slam in singolare:
4 US Open e 3 Wimbledon,
9 in doppio e 1 in doppio misto.



È stato numero 1 del mondo
per quattro anni di seguito dal 1981 al 1984.



Ha terminato la carriera con
77 vittorie nei tornei di singolare e 72 in quelli di doppio



McEnroe ha vinto per
cinque volte la Coppa Davis (nel 1978, 1979, 1981, 1982 e 1992)



Non ha mai giocato la finale degli Australian Open













Deborah, trans che sfida l'Aids col sorriso: "Io, prostituta per reazione, stuprata da mezzo paese"ed La seconda è quella di Rossella Bianchi è una delle transessuali e prostitute storiche del ghetto di Genova.

Fabrizio De Andrè - Princesa 
FRANCO SIMONE - La casa in via del campo


questi due video  sono prodotti da Fanpage.it, il più importante giornale italiano interamente online su http://www.fanpage.it potere  seguire  su facebook: http://www.facebook.com/SaveTommasi su twitter: https://twitter.com/SaverioTommasi
Due   ,   delle tante  storie    di cui  è fatta  quella  parte  dei nosto  Paese ai margini
IL primo   è la  storia  di  Deborah è una donna di cinquant'anni che ha vissuto tante vite.


 Deborah è stata violentata fino a diventare prostituta dall'età di dieci anni. Deborah prese l'aids quella volta in cui trovò un uomo e lo sposò. Deborah è stata sulle copertine e in tv nei rampanti anni prima della crisi. Deborah l'hanno conosciuta in tanti, anche se lei oggi vive in una struttura dove nessun amico la va a trovare. Io invece ci sono andato perché la storia di Deborah è una storia che volevo raccontarvi. La storia di Deborah va saputa. Un grazie particolare ad "Alfaomega Associazione Volontari" di Mantova per avermi permesso di incontrare Deborah.

La  seconda  è quella   di  Rossella Bianchi è una delle transessuali e prostitute storiche del ghetto di Genova.
Rossella ha 74 anni, le piace mantenersi in forma con qualche vecchio cliente ed è una transessuale che ha vissuto cento vite.


Rossella è un omaggio e una somiglianza a Rossella O'Hara, protagonista di Via col Vento. Con Rossella ho deciso di camminare all'interno del ghetto, ripercorrendone le fasi storiche: il bar delle transessuali dove oggi c'è la Moschea, i bassi, il vecchio cinema dove oggi c'è una banca. E poi le irruzioni della Polizia quando il "travestitismo" era un reato; le parole segrete per fuggire dalle retate, le botte in carcere e gli aneddoti legati ai clienti: il prete bestemmiatore, i banchieri, gli avvocati, il cliente timido e quello che fa "l'amore come dio comanda".

8.11.17

26 di © Daniela Tuscano


Forse arrivo a capirlo, perché nessuno abbia pensato a disfarsi dei cadaveri di quelle 26 ragazze nigeriane. Perché non c'era niente da pensare e, soprattutto, da faticare.
L'immagine può contenere: nuvola, cielo e spazio all'apertoQuelle 26 non li riguardavano. Cancellare le tracce del delitto? Ma quale delitto, scusate. È dura dirlo, ma solo la morte ha restituito dignità a quelle disperate. Solo le bare stagliate nel cielo di Salerno, un cielo barocco, d'antichi furori, solo l'apparire in involucri lignei, appese - impiccate? - all'enorme gru nera, ci hanno fatto realizzare ch'era accaduto qualcosa di tremendo. Che erano esistite, in qualche sterro d'Africa, ragazze giovanissime, spogliate, derubate, stuprate, uccise poi gettate lontano, povere larve d'un giorno, l'occhio novello spalancato sull'orrore.
Solo ora, quelle voci che non hanno avuto il tempo d'urlare, le avvertiamo concitate e reali, solo adesso, nel silenzio dei flutti, possiamo udire il loro pianto negletto, eguale dall'inizio del mondo, ed è sempre troppo tardi, ed è sempre, e lacera il cuore.
© Daniela Tuscano

6.11.17

Como, Forza Italia contro la tomba dedicata a un attivista Arcigay dal compagno: Ma Fi non ha di meglio da fare ?

'a Livella di toto  


ma FI si occupasse di cose più serie anzichè di fesserie .La morte di una persona cara e il decidere come fissarla nella tomba o loculo dovrebbero essere fatti propri   che  ti piaccia o meno  . Cosi  pure  se  scegliere  la  sobrieta  ed  il grigiore  oppure   se  scegliere  l'allegria  .Per certi uomini di destra [  e  anche  di una  certa  sinistra   ] le persone Lgbti sono un'ossessione anche da morte




Una tomba nel cimitero di Mariano Comense, in provincia di Como, è al centro in queste ore di numerose discussioni e addirittura di una mozione in Consiglio comunale. Si tratta della tomba dove riposano le spoglie di Carlo Annoni, scomparso lo scorso aprile a 61 anni. A farla costruire, in uno stile sicuramente eccentrico, è stato il compagno del defunto, Corrado Spenger. I due, entrambi attivisti di Arcigay e in prima linea nella battaglia per i diritti degli omosessuali, hanno vissuto una lunga storia d'amore, durata 36 anni e culminata con l'unione civile celebrata lo scorso novembre dopo l'approvazione della legge Cirinnà. In precedenza, si erano uniti civilmente e poi sposati nel Regno Unito.Lo scorso 11 aprile Carlo Annoni è morto, lasciando un vuoto incolmabile nel suo compagno. Corrado ha deciso così di ricordarlo: sia istituendo un premio teatrale dedicato al compagno di una vita, sia facendo erigere una tomba che ne rispecchiasse la creatività. E così nel camposanto di Mariano Comense i visitatori si possono imbattere in quello che Corrado ha chiamato "il giardino di Carlo": una sorta di cubo blu e giallo (i colori preferiti da Carlo), che contiene fiori e tante foto a colori dei momenti passati insieme. Un monumento colorato, sicuramente insolito rispetto al contesto ma che non per questo sembra in alcun modo poter offendere coloro che si recano al cimitero.
Forza Italia pronta a presentare una mozione contro la tomba

Non la pensa però così il capogruppo di Forza Italia nel Consiglio comunale di Mariano Comense, Andrea Bellabio. L'esponente politico azzurro ha annunciato la presentazione di una mozione contro la tomba, giudicata "un pugno in un occhio" e "quasi un insulto verso gli altri defunti e i loro cari che vanno al cimitero". Bellabio ha poi annunciato la volontà di rivedere il regolamento cimiteriale, per far sì che in futuro le tombe rispettino determinati canoni e colori. Non sono mancate naturalmente le reazioni all'iniziativa del capogruppo: "Desidero esprimere a nome mio e di Arcigay Varese massima solidarietà e vicinanza a Corrado per la spiacevole mozione di Forza Italia che vorrebbe revisionare la tomba del suo compagno al cimitero di Mariano Comense", ha detto il presidente di Arcigay Varese Giovanni Boschini, che ha invitato Bellabio a ritirare la mozione. Mentre il direttore di Gay News Franco Grillini ha scritto: "Forza Italia contesta la tomba del compagno di un esponente Arcigay: anche da morti ci rompono i cogli….". Sull'argomento è intervenuto anche Corrado Spanger: "Che la richiesta di proibire il colore azzurro venga dagli azzurri di Forza Italia è assai curioso e alquanto stupido".


Infattti  io do ragione  a  questo commento    su  http://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/  di  
 
Ma dove sta scritto che le tombe debbano essere tutte uguali? Se fosse stato un artista famoso, tutto andava bene! Quante tombe artistiche ci sono e non vediamo! La tomba rappresenta l’ultima casa, e se uno la vuole ego ma perché vietarla! Pensiamo a problemi più seri...

 come     

  
Anche se trovo la tomba di dubbio gusto, non capisco che fastidio possa dare. Sono solo stupide ed inutili polemiche
  sempre  sullo  stesso sito   non capisco che fastidio possa dare. Sono solo stupide ed inutili polemiche. Ha  ragione Sul suo profilo facebook Corrado Spanger  quando  risponde alle critiche: "Quanto ai demagoghi politici, a cui dà fastidio il colore del cielo e il colore del sole, che la richiesta di proibire il colore azzurro venga dagli azzurri di Forza Italia è assai curioso e alquanto stupido".


Potrebbe interessarti: http://www.quicomo.it/politica/tomba-annoni-gay-mariano-comense.html
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La verità del famoso spot della vecchia Honda: nulla è come sembra

niente è mai cme sembra purtropp


da   http://www.repubblica.it/motori/sezioni/attualita/2017/11/06


La verità del famoso spot della vecchia Honda: nulla è come sembra

La protagonista, che ha fatto innamorare mezza rete, è un'attrice e modella, il gatto è una star di youtube e la proprietaria non è proprio amante del minimalismo visto che ora con i soldi dell'asta ha comprato un'auto elettrica super hi-tech



Tu, tu sei differente": comincia così il famoso e meraviglioso spot della vecchia Honda Accord venduta su Ebay a 32 mila dollari, partendo da una valutazione di 499 dollari. In realtà, nulla è come sembra. E lei, la protagonista, non sembra affatto differente... E già perché dopo aver incassato il malloppo dell'asta è corsa a comprare una super tecnologica Opel Ampera-E, la nuova auto elettrica della GM nata per fare concorrenza alla Tesla grazie alla sua autonomia infinita (altro che "non ti interessano i soldi").

Lo spot per l'auto usata è un capolavoro: venduta su eBay a cifra folle



Non solo: quella che compare nello spot non è la vera proprietaria della vecchia Honda Accord, Carrie Hollenbeck, ma Anne Marie Avey, un'attrice. E perfino il gattone bianco non è il gatto di Carrie ma una star di youtube, ossia Papa Puff Pants che spopola sui social per la sua bellezza.
E l'auto? Per fortuna è quella vera (altrimenti cosa avrebbero potuto vendere?) anche se viene presentata come "questa non è un'auto, questa sei tu. Uno stile di vita, una scelta". Evidente bugia perché se uno da una Accord di 150 mila miglia passa a una Ampera-E nuova di zecca non la viveva come una scelta ma come una condanna.
Falso infine anche il contesto da supercar dove viaggia la berlina Honda: sulla Highway della Pacific Coast quella Accord non ci aveva mai messo le ruote prima di girare lo spot, impegnata com'era nel viaggiare nel traffico cittadino. Lì normalmente girano solo in Ferrari, Lamborghini o McLaren.Rimane in ogni caso il colpo di genio dell'autore dello spot, Max Lanman, titolare guarda caso di un'agenzia di comunicazione, che ha dimostrato al mondo intero cosa si possa fare con una sapiente regia. Certo, all'inizio aveva dichiarato poeticamente che lo spot era stato realizzato "solo per aiutare la mia compagna a vendere il rottame", ma è evidente che lo scopo finale era promuovere la sua attività. Altra furbata. Ma perdonabile in fondo: le case automobilistiche usano esattamente le stesse tecniche per promuovere auto più o meno banali spacciate per "the way of life" e mostrate mentre viaggiano guidate da modelle mozzafiato in scenari idilliaci...

la resa






L'immagine può contenere: 2 persone, sMSDunque no, niente razzismo, niente fanatismo religioso, solo una parente rompigliona, come se questo bastasse a ingentilire dei corpi straziati, come se il sangue sparso fosse meno rosso e le lacrime consolatorie.
Sapere che l'uccisore non ha urlato "Allahu akbar" ma, forse, "solo" qualche bestemmia - pare fosse satanista - ci rassicura?
Venire a conoscenza che era stato congedato dall'esercito con disonore per violenze gravi su moglie e figlio tranquillizza le nostre coscienze?
Aver contezza che a un individuo simile fosse consentito tenere in casa un arsenale, anzi, come s'è subito affrettato a precisare il presidente Trump, che "tutto quanto non è collegato al commercio d'armi", ci conforta ?
Se continuiamo a reputare bagattelle la morale del pistolero, la paranoia machista, l'oblio di Dio e, di conseguenza, l'obnubilamento dell'umano; se rifiutiamo di considerarle, anch'esse, manifestazioni di quel fanatismo religioso e razzista che tanto volentieri imputiamo all'estraneo, al diverso, allo straniero, non illudiamoci di poter sconfiggere le cause profonde del Male.
È ora di ritenere la vendita sconsiderata di armi da fuoco un crimine contro l'umanità.
È ora di denunciare i delitti verso donne e bambini come espressioni di razzismo.
È ora di riconoscere l'odio religioso anche all'interno d'una stessa comunità. Nemici del cristianesimo provenienti da questa cultura esistono, son sempre esistiti; e vanno definiti senza ipocriti eufemismi.
È ora di proclamare che nelle stragi efferate i "moventi familiari" NON sono MOVENTI.
Pertanto la narrazione che si ostina a presentarli come tali, evitando ogni contestualizzazione e problematizzazione, di fatto fornisce loro alcune attenuanti; e un'aura, quasi, di rispettabilità.



                                            © Daniela Tuscano














































L'immagine può contenere: 2 persone, sMS

























Dunque no, questa volta non si può incolpare il solito terrorista islamico. L'assassino del Texas è un bianco, wasp. Dunque no, non si tratta di razzismo, non ci sono moventi religiosi, bensì problemi familiari. Esattamente: "problemi familiari". Tali vengono descritti, senza vergogna, dalle principali testate italiane [qui alcuni esempi, ndA] e temiamo anche estere. Il killer "aveva manifestato odio per la suocera" e, si sa, le suocere sono tremende. Insomma a chiunque, con una suocera petulante in casa, possono girare i santissimi e da qui a imbracciare un fucile, recarsi in una chiesa, sterminare 26 persone fra cui alcuni bambini e anziani (il più piccolo di 18 mesi, il più vecchio di 77 anni), una ragazzina 14enne (figlia del pastore) e una donna incinta il passo è breve...
Dunque no, niente razzismo, niente fanatismo religioso, solo una parente rompigliona, come se questo bastasse a ingentilire dei corpi straziati, come se il sangue sparso fosse meno rosso e le lacrime consolatorie.
Sapere che l'uccisore non ha urlato "Allahu akbar" ma, forse, "solo" qualche bestemmia - pare fosse satanista - ci rassicura?
Venire a conoscenza che era stato congedato dall'esercito con disonore per violenze gravi su moglie e figlio tranquillizza le nostre coscienze?
Aver contezza che a un individuo simile fosse consentito tenere in casa un arsenale, anzi, come s'è subito affrettato a precisare il presidente Trump, che "tutto quanto non è collegato al commercio d'armi", ci conforta?
Se continuiamo a reputare bagattelle la morale del pistolero, la paranoia machista, l'oblio di Dio e, di conseguenza, l'obnubilamento dell'umano; se rifiutiamo di considerarle, anch'esse, manifestazioni di quel fanatismo religioso e razzista che tanto volentieri imputiamo all'estraneo, al diverso, allo straniero, non illudiamoci di poter sconfiggere le cause profonde del Male.
È ora di ritenere la vendita sconsiderata di armi da fuoco un crimine contro l'umanità.
È ora di denunciare i delitti verso donne e bambini come espressioni di razzismo.
È ora di riconoscere l'odio religioso anche all'interno d'una stessa comunità. Nemici del cristianesimo provenienti da questa cultura esistono, son sempre esistiti; e vanno definiti senza ipocriti eufemismi.
È ora di proclamare che nelle stragi efferate i "moventi familiari" NON sono MOVENTI.
Pertanto la narrazione che si ostina a presentarli come tali, evitando ogni contestualizzazione e problematizzazione, di fatto fornisce loro alcune attenuanti; e un'aura, quasi, di rispettabilità.
                                            © Daniela Tuscano