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15.9.23

le bugie del potere l'andrangheta in sardegna Incontro con Nello Trocchia e Cecilia Anesi a cura di Pablo Sole e Diego Gandolfo bookolica 2023

 fra  gli incontri  serali   di bookolica   ed  2023 Il Festival dei Lettori Creativi cioè 


​​Uno spazio protetto dove sprigionare le moltitudini che abitano ognuno di noi, sperimentando il linguaggio dell’arte.Uno stimolo alla condivisione, per muoversi verso l’Altro in un atto di autodeterminazione
Una tensione esplosiva e vibrante.Un istinto di contatto tra espressioni artistiche. ... . Tutto questo è Bookolica per  ulteriori  approfondimenti https://www.bookolica.it/festival

 



si è svolto   l'incontro  dal titolo  LE BUGIE AL POTERE – Il giornalismo d’inchiesta Incontro con Nello Trocchia e Cecilia Anesi a cura di Pablo Sole e Diego Gandolfo .  A   seguire    (  ne parlo  e  lo  documento  con  video  nel post  successivo ,   per  non appensantire  troppo  )          si  è  svolto  il concerto un  Live concert Musiche originali di Angelo Trabace (pianoforte) e Alessandro Trabace (violino elettrificato).   IL  primo incontro     Incontro con Nello Trocchia e Cecilia Anesi a cura di Pablo Sole e Diego Gandolfo




Siè  presentato  un    ottimo  giornalismo d'inchiesta     di legalità    .  Infatti lo stesso  giornalista    ha  parlato  dela  sua     dell'inchiesta     pestaggi  nel  carcere     di Santa maria  capus  a Vetere    avvenuti  due  anni    fa     ed i  tentativi    per  insabbiarla  e  sminuirla     ed  i perchè voglio  abolire    il  seppur  blando   rispetto alle doirettive  Comunitarie   il reato di  tortura   .  Successivamente  ha    parlato     della sua  inchiesta     su  casa monica  e la  mafia   a  roma  . Ed  ha  criticato  la  pessima decisione  della  cassazione  di non considerare   l'inchiesta  Bruzzi  \  carminati  sul mondo  di mezzo     come 
mafia  .  La  giornalista    ha   parlato       dell'inchiesta   https://indip.it/ndrangheta-in-sardegna/  sui  rapporti  , ormai non più  solo semplice  penetrazione  e infiltrazione  nella  speculazione  edilizia  e  appalti     sulle  coste  per  riciclare    i  soldi sporchi .   Sia  la  prima  che  la seconda     inchiesta  di      hanno   messo   in  evidenza  un forte  senso della legalità ed   di vera  antimafia  . Infatti  è  antimafia      sia    parlare   denunciare  ed  spiegare perchè   a  roma  ed  milano     i  soldi   diventano puliti   e  creano  richezza   con  attività legali   e pulite   ma  lo  stato   sta  zitto   e reprime  solo   quella  piccola   cioè al sud  . Ci vuole  coraggio  soo a parlarne  ed   smontare   i miti    ome  quello    che   la Sardegna godesse di una speciale immunità nei confronti della criminalità organizzata. Infatti   <<    La tipicità della cultura sarda e il “fiero” isolamento hanno di fatto ostacolato l’insorgenza nel tempo di organizzazioni criminali con le connotazioni proprie dei sodalizi mafiosi": isolati anche nella criminalità, quindi. Così inizia la descrizione della Sardegna nell'ultimo report semestrale della Direzione investigativa antimafia. "L’isola è tuttora estranea a tali paradigmi criminali", prosegue il report, "e non esiste una forma di criminalità gerarchicamente strutturata in grado di determinare assoggettamento ed omertà dal vincolo associativo. Sussistono, per
contro, aggregazioni locali che, per un modus operandi e finalità, sono riconducibili a forme di criminalità comune". Certo, le infiltrazioni esistono. Ma a prevalere sono "manifestazioni delinquenziali di matrice autoctona con caratteristiche proprie, che talora si relazionano con le proiezioni criminali provenienti dall’esterno, ma che continuano a presentare differenze dai sodalizi di tipo mafioso e, in particolare, non ricercano quel controllo egemonico e pervasivo del territorio". >> (  Così inizia la descrizione della Sardegna nel   report semestrale della Direzione investigativa antimafia  del 2019  )  oppure  si   è   convinti     delle  teorie   di Pino Arlacchi «Perché non c’è la mafia in Sardegna», Pino Arlacchi inserisce l'isola nel dibattito internazionale in corso negli ultimi decenni su alcune caratteristiche della vendetta valide in contesti molto differenziati. La matrice pastorale, la debolezza dello Stato, la bassa densità demografica, l’esasperata sensibilità alle offese personali e infine la tendenza alla vendetta che produce un numero sproporzionato di omicidi sono fenomeni riscontrati anche in vasti territori del Sud degli Stati Uniti. Eppure la descrizione sembra essere ritagliata perfettamente sulla Sardegna pastorale. Lo fa notare Arlacchi citando Nisbett e Cohen e il loro studio del 1996 sulla cultura dell’onore e sulla psicologia della violenza appunto nel Sud degli Usa. Secondo Arlacchi il bisogno di vendetta è parte integrante del nostro impegno nella vita e può essere uno stimolo positivo verso la ricerca della giustizia. Il bisogno di vendetta sarebbe l’esatto opposto dell’indifferenza, dell’egoismo. Insomma, dell’omertà. Ecco dunque la tesi centrale del libro: il profondo senso di auto-giustizia dei sardi derivante dalla mentalità della vendetta, teorizzata da Antonio Pigliaru, ha impedito al potere mafioso di mettere radici nell’isola. «E’ estranea alla mentalità sarda - scrive Pino Arlacchi - la passività, l’accettazione rassegnata del torto e dell’umiliazione grave che hanno afflitto i territori della mafia».Il volume reca il titolo significativo “Perché non c’è la mafia in Sardegna" e costituisce una presa d’atto importante, per distinguere i connotati di una regione mediterranea, che pur avendo legami correnti con il resto dell’Europa, mantiene un ruolo assolutamente originale riuscendo a coniugare le proprie antichissime radici di eminente civiltà pastorale con il progresso, la modernità, la globalizzazione.Se poi si aggiunge che i fenomeni della delinquenza organizzata di tipo mafioso, nonostante i tentativi di colonizzazione, non hanno avuto mai la possibilità di realizzarsi in questa terra, a causa della persistente attitudine alla costante resistenza contro le dominazioni (secondo una tesi ampiamente accreditata sul piano storico-scientifico e segnatamente riaffermata dal noto archeologo Virgilio Lilliu, per il quale ” i sardi, nella confusione etnica e culturale che li ha inondati per millenni, sono riemersi costantemente nella fedeltà alle origini autentiche e pure”), si delinea un quadro di civiltà autoctona, che costituisce un’eccezione rimarchevole nel panorama generale, piuttosto deprimente, delle connessioni tra mafia, affari, politica, economia, che non hanno risparmiato neppure regioni ritenute apparentemente impermeabili a tali infiltrazioni criminali, come per esempio la Val d’Aosta.  E la  si descrive   solo come  un fenomeno  esterno ed  importato   . Eppure proprio sull’isola, negli ultimi venticinque anni, le cosche della Locride hanno coltivato rapporti privilegiati, stretto mani e contribuito a stabilire un asse del narcotraffico tra i più efficaci e preziosi. Marijuana in cambio di cocaina, soldi in cambio di armi, legami familiari in cambio di lealtà incondizionata. Così la criminalità sardaha  fatto o  sta  facendo   ulteriormente    il  salto di qualità   dai sequestri di persona     e   delle rapine  ai  portavaloti      fino   a diventare  «un mercato nel quale entrare, con la propria organizzazione e struttura logistica, per la vendita di sostanze stupefacenti e dove espandere i propri commerci illeciti, sia individuando nuovi canali di smercio sia iniziando ad effettuare importazioni di rilevanti quantitativi, creando quindi una nuova “rete” di affari”», scriveva la Direzione investigativa antimafia in una relazione al Parlamento del 2021.  Ma    ancora    il mito    resiste   . Infatti    neppure i sardi  ( la  maggior   parte   )  si sono accorti della presenza della ‘ndrangheta in Sardegna. La vulgata è che «non chiederesti mai il pizzo a un sardo», come si suole ripetere dalla Barbagia al Campidano quando se ne parla. E difatti non è questo il caso. La ‘ndrangheta sull’isola arriva su invito e qui si sente a casa, per assonanza d’intenti e radici. Un’alleanza criminale ormai solidissima   come  dimostra      l'inchiesta ancora  in corso  prima  citata e unisce due mondi del crimine molto diversi eppure legati da un filo, quello di venire da regioni poverissime in cui la pastorizia è spesso l’unica attività possibile e in cui, fortissimo, si sente un vuoto: l’assenza dello Stato.


Paradossi italiani due donne che si baciabno fanno scandalo una ragazza stuprata non più di tanto

 


14.9.23

A spasso con il cane, la nuova frontiera del trekking l'attività di Gabriella Cirdei

da  https://www.nemesismagazine.it/ 9 Settembre 2023

                                  Di Francesca Cinus in Comunicazione e societàInterviste

A spasso con il cane, la nuova frontiera del trekking. Intervista a Gabriella Cirdei, professione dog trekker







L’idea del dog trekking Gabriella Cirdei non l’ha cercata, le è capitata, come fosse destino. Nel settembre dello scorso anno, Mina, cagnolina rimasta orfana del suo padrone, arrivava a Cagliari dalla Sicilia, a casa di una delle più care amiche di Gabriella che, nello stesso periodo, si appassionava sempre più al trekking. Gabriella conosce Mina e tra loro nasce subito una grande simpatia, così la prima, “mossa da compassione per un esserino spaventato, traumatizzato con uno sguardo vuoto e disorientato”, come ci ha raccontato, decide di portare con sé la seconda nelle sue escursioni fuori porta; neanche due mesi dopo la serenità e la felicità avevano sostituito la tristezza sul volto della cagnolina e quella sensazione, ha ricordato Gabriella, l’aveva appagata talmente tanto, che era stato naturale per lei pensare: “Perché non far vivere queste emozioni anche ad altre zampette?”.Sostituire le persone con gli amici a quattro zampe è stato il cuore, fin da subito, del progetto “Dog trekking Plus“, come ci ha spiegato Gabriella: “Amo l’idea che il cane non rimanga solo in casa quando il proprietario è a lavoro e che la sua attività non si riduca solo alle uscite quotidiane e adoro soprattutto il comportamento dei cani quando non ci sono i loro umani, perché spesso sono un po’ come dei bimbi piccoli”.Se l’idea iniziale di Gabriella era quella di uscire solo con i suoi zampa-trekker – è questo il termine che usa per parlare dei suoi compagni di avventura – la sua iniziativa è piaciuta così tanto ai loro proprietari che questi hanno chiesto di partecipare alle escursioni (tra i benefici del dog trekking c’è anche la possibilità di rafforzare il legame tra cani e padroni); così Gabriella è pronta a ampliare il suo servizio a tutta la famiglia e ad ottobre inizierà un corso per diventare guida escursionistica, specificando: “vorrei che l’idea di fondo restasse l’uscita del cane senza il proprietario durante la settimana e con la famiglia nei weekend”.

13.9.23

la paura lezioni i filosofia del dott Cristian pocino

 


Cos'è la paura? il  filosofoimpertinente  Cristian porcino    lo spiega benissimo  .  Una  spiegazione   che   va bene   oltre  il significato  che  ne  da  wikipedia  


La paura è un'emozione primaria, intensamente spiacevole, che deriva dalla naturale avversione al rischio o alla minaccia, presente sia nel genere umano che nel genere animaleUmberto Galimberti, nel suo Dizionario di psicologia, così la definisce:[1]
«Emozione primaria di difesa, provocata da una situazione di pericolo che può essere reale, anticipata dalla previsione, evocata dal ricordo o prodotta dalla fantasia. La paura è spesso accompagnata da una reazione organica, di cui è responsabile il sistema nervoso autonomo, che prepara l'organismo alla situazione di emergenza, disponendo, anche se in modo non specifico, all'approntamento delle difese che si traducono solitamente in atteggiamenti di lotta e fuga»  .... segue su   Paura - Wikipedia




l'importanza dei termini e delle parole

 ho modificato il titolo del precedente post eliminando da esso il termine multietrnico . Infatti riflettendo sulle osservazioni ricevute su fb ( dove condivido i post del blog ) e via email


sul titolo e sull'uso del termine , ho scoperto che le parole sono importanti . Infatti analizzando il titolo mi sono reso conto d'essere scesso allo stesso livello dei razzisti ed exenofobi da me tanto odiati e criticati . Inoltre mi accorto che il termine multietnico da me usato nel post in questione post era peggio dell'uso del termine Risorse ( da me condannato in altri post ) usato da certa destra per creare un capro epiatorio ed indirizzare la gente verso gli stranieri anzichè contro il sistema e la sua politica . Ciò mi fatto dimenticare un altro omicidio stradale , ne ho parlato su fb  e nell'aggiornamento  del post  precedente    (  url  nelle  righe  precedente  )  , commesso da un italiano . Un agente che guidando ubriaco ed contro mano ha ucciso un ragazzo e che per le attenuanti generiche ed poichè ha patteggiato 3 anni e mezzo . E  quindi  non perderà nè il lavoro nè  farà il carcere  . Mentre   i genitori sono  stati  condannati  a  pagare  per  ripulire  il luogo     dell'incidente in cui è  stato investito   il loro  figlio   del  sangue  e  dei detriti  .

DIEGO FUSARO: Dopo il generale Pappalardo è ora la volta del generale Vanacci


 ogni   tanto   i rossobruni dicono   delle  cose  serie   .   non esistono    i militari  di  una  volta  . 50 anni  fa      erano  l'avanguardia  della  strategia  della tensione    , ora  sono  solo machiette    .  

DIArio di bordo 9 -I il commento imbelle di Pilon su Zaki ., nei femminicidi un colpevole molti responsabili ( anche se noi ci crediamo assolti siamo empre coinvolti )

 Lo  so  che    non si  può   sempre   ad ascoltare   ed  leggere  chiunque ha un tiramento? Ovvio, il medico  ed  i miei   mi  dicono  "sei depresso"nemmeno dentro al cesso possiedo un mio momento  (  parafrasi Gucciniana  ),  ed   non curarmi  di certi  putribondi  figuri    . Ma   certe  .......  proprio  non le  sopporto  e  mi  fanno  vergognare  .

La sinistra molla Zaki dopo aver scoperto che il ragazzo ha profittato della ritrovata libertà per sposarsi con una normale donna, oltretutto celebrando le nozze con rito cristiano in una normale chiesa.
Mi sembra di sentirli: "e che diamine", si saranno detti i sinistrati, "dopo tutto quello che abbiamo fatto per lui, avrebbe potuto mostrare un pò di gratitudine, che so, unendosi civilmente con un
uomo che si autopercepisce aspirapolvere, oppure facendosi arrestare con un trans in auto e 200 kg di cannabis nel bagagliaio, o - se proprio era così orribilmente cisgender - dichiarando almeno che il matrimonio è patriarcale e limitato. E invece niente. Sposa una bella ragazza, in una bella chiesa, come una persona normale. E ha anche l'ardire di sorridere, e di baciare la sposa.Che fascismo.Abbattete le statue!"
Interessante il suo “ragionamento”, (ex) senatore. In pratica Patrick Zaki si sposa in chiesa con una donna. Si aspetta che la cosiddetta “sinistra” ragioni come farebbe un Pillon qualsiasi dall’altra parte, ovvero viva la cosa come un’onta, un tradimento, un peccato originale. Ma, siccome nessuno dice nulla, anzi in tantissimi a prescendere  ( salvo rari  casi  )  dall'appartenenza politica \ideologia   partecipano di questo momento di gioia, decide di attribuire arbitrariamente reazioni e inesistenti proteste con una serie di sciocchezze da bar. Lo ammette pure: “Mi sembra di sentirli”, nel senso che non ne ha letto e sentito mezzo, anche il commento di un poveretto qualsiasi sarebbe bastato per costruirci un post, invece nulla. Proprio non ce la fa a concepire l’idea che tutelare i diritti di una minoranza non significhi imporre un pensiero ma riconoscerne la legittimità e la dignità che qualcuno vorrebbe negarle.  << Scusi, ha ragione, è un concetto troppo difficile per il livello medio di questa pagina. Saluti. >>(  Lorenzo Tosa  )  Un post da antologia per una definizione di ANALFABETISMO FUNZIONALE.Egli Proprio non capisce o fa finta di non voler capire cosa significhi amore per il concetto di libertà, di tutti, pure di un violento ( solo a parole fortunatamente 😂😁😉, ma già basta ) limitato come lei.

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a volte certe cose come è il caso di questo video



ti tolgono le parole di bocca e riescono a dire meglio di te certe cose . Infatti pesso dietro le tragedie dei femminicidi e violenza digenere , compiuta e portata a termine o solo tentata , non c'è solo un colpevole\i ( come nei casi di Palermo e Caivano ) ... ma alcune volte, la legge non tutela agendo in prevenzione. Questo non significa che esistono altri colpevoli ma se fosse possibile prevenire anzichè curare, alcune situazioni potrebbero avere un altra via di risoluzione... . Infatti non basta dare solo la colpa alla cultura tossica , all'ambiente familiare ( tale padre tale figlio .... ecc ) , alla pessima educazione , allo scarso ( se non assente ) controllo \ sorveglianza almeno fino alla maggiore età d degli adolescienti , ecc . Perchè ( e mi riferisco anche a me , pur non avendo assistito a cose del genere ) anche se proviamo a crederci assolti siamo per sempre coinvolti ( parafrasi De Andreiana )


12.9.23

due volte vittima Ragazza aggredita su bus notturno dell'Atac da due giovani col coltello e l'autista le nega l'aiuto: «Si sarà chiesto che fine avessi fatto?»

 sono talmente idignato per quello  che  nn solo ha  dovuto subire   da  parte  dei due viscidi  ma per l'indifferenza  dell'autista . Lascio la parola   alla  , per  fortuna  , mancata  vittima 

@mihaelam801

Ho aspettato un po’ per parlarne, avevo bisogno di metabolizzare il tutto.

♬ suono originale - Mihaela Marian

un coglione si filma in diretta mentre guida a folle velocità schiantandosi contro un’auto con a bordo madre e figli e un poliziotto ubriaco investe un ragazzo ma la madre riceve da pagare una fattura di 183 euro per pagare la pulizia del luogo dell’incidente”




  fonti  : 1)  Spaventoso incidente ad Alatri: si filma in diretta mentre guida a folle velocità schiantandosi contro un’auto con a bordo madre e figli. Bimba ricoverata in gravissime condizioni – DC NEWS  e 2) Incidente Alatri: “Non ha neanche aiutato la mia bambina svenuta. Sembrava lui la vittima” - la Repubblica


Spaventoso incidente ad Alatri: si filma in diretta mentre guida a folle velocità schiantandosi contro un’auto con a bordo madre e figli. Bimba ricoverata in gravissime condizioni




27enne marocchino si è schiantato ad Alatri contro una Nissan con a bordo madre e due figli. L’incidente ripreso nella diretta Facebook che l’uomo stava registrando
Spaventoso incidente ad Alatri, in provincia di Frosinone, dove un 27enne marocchino, al volante della sua Audi, si è schiantato frontalmente contro una Nissan nella carreggiata opposta. A bordo della vettura colpita, una madre con i suoi due figli. Tutti sarebbero rimasti feriti, con una bimba dichiarata in condizioni gravi. I medici dell’Ospedale Bambin Gesù di Roma, dove la piccola è stata immediatamente trasferita in elisoccorso, hanno comunque assicurato che non si troverebbe in pericolo di vita.Il 27enne è ora indagato. Sulla sua posizione pesa in particolare il fatto che, nel momento dell’incidente il giovane stesse registrando una diretta Facebook. Nel video, ora al vaglio degli inquirenti, è facilmente visibile la guida sconsiderata da lui mantenuta negli attimi precedenti lo schianto. Velocità folle e sorpassi azzardati, culminati in quello che sembrerebbe la perdita di controllo dell’auto in una curva e, conseguentemente, il micidiale impatto con la Nissan su cui viaggiavano madre e bambini.

QUI IL VIDEO CHOC

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“Non ha neanche aiutato la mia bambina svenuta. Sembrava lui la vittima”: parla la mamma dell’incidente di Alatri

di Romina Marceca





Piange e quel video non vuole assolutamente vederlo. «Come sta la mia Giorgia?», questo chiede continuamente la mamma di Alatri dal suo letto di ospedale.
Ieri pomeriggio ha incontrato la sua avvocata Cristina Corsi e con lei hanno ripercorso insieme la domenica di paura a pochi passi da casa. «Non riesco a scacciare quelle immagini. La macchina che arriva come un proiettile verso di me, l’impatto che non potevo evitare in nessun modo, i miei figli feriti e Giorgia svenuta. Ho temuto il peggio per lei», è il racconto della donna.
Fatica a parlare, è ancora dolorante, non si dà pace per quella dinamica così assurda. «Voglio giustizia - ha la forza di dire - e andrò avanti perché si deve fermare tutto questo. Non si può rischiare di uccidere per un video una famiglia che tranquillamente si trova nella sua auto».
È un grido di dolore quello della mamma di Alatri che porta alla mente il terribile incidente-fotocopia a Casal Palocco.
In quell’impatto, durante una challenge degli youtuber “The Borderline”, è morto il piccolo Manuel. Aveva 5 anni.
In quel caso la macchina venne travolta da una Lamborghini nella fiancata sinistra, quella in cui si trovava il seggiolino del bambino. Il bambino è morto sul colpo. «Molto probabilmente - spiega l’avvocata Cristina Corsi - l’impatto frontale è stato salvifico per la famiglia perché la Nissan ha delle protezioni ottime sulla parte anteriore della macchina».
Quando la Audi A4 ha invaso la corsia opposta, la donna al volante ha pensato «che fosse un automobilista che si era sentito male. Ho frenato ma non potevo far altro».
Dopo lo schianto Abdhelafid El Idrissi è sceso dall’auto. Nella diretta si sente che risponde a chi gli chiede come sta: «Normale, andavo un po’ veloce. Avevo appresso il cellulare». Ma non ha prestato il suo aiuto per la piccola Giorgia.
«È rientrato in auto e ha aspettato l’arrivo dei vigili del fuoco, sembrava lui la vittima - dice adesso la mamma della Nissan -. Non ci ha dato una mano per soccorrere la mia bambina».
Sotto shock c’è anche il figlio di 16 anni che è arrivato sul luogo dell’incidente con il padre e ha visto la sorellina priva di sensi. «Siamo increduli, miracolati e non riusciamo a farci una ragione di quanto ci è accaduto», è quanto riferisce alla legale. Giorgia è in ripresa ma ancora sedata. La mamma ha un solo pensiero, chiamare continuamente il marito. E la domanda è sempre la stessa: «Come sta la mia Giorgia?»


Ovviamente   non  sono   solo gli stranieri   a  commettere      gli omicidi  stradali  . Infatti   


dal https://www.ilriformista.it/  del    10 Settembre 2023

Leggi prima 

 

La donna: "Anche una raccomandata: venite a ritirare rottami o pagate penale"
La mamma di Davide Pavon, ucciso da un poliziotto a 17 anni: “Fattura di 183 euro per pagare la pulizia del luogo dell’incidente”

La mamma di Davide Pavon, ucciso da un poliziotto a 17 anni: “Fattura di 183 euro per pagare la pulizia del luogo dell’incidente”

La morte del figlio, travolto da un poliziotto ubriaco, e la beffa per i genitori che 16 mesi dopo ricevono una fattura dal costo di 183 euro per pulire il luogo dell’incidente dove ha perso la vita Davide Pavan. Era l’8 maggio 2022 quando il 17enne venne travolto, mentre si trovava in scooter, dall’auto guidata da Samuel Seno, 31 anni, in forza all’Ufficio Stranieri della questura di Treviso.
Il poliziotto pochi giorni fa ha patteggiato 3 anni e 6 mesi: gli sono state riconosciute le attenuanti generiche e i suoi difensori si preparano a chiedere gli sia concessa una misura sostitutiva del carcere. In una lunga intervista al Corriere Veneto, Barbara Vedelago, madre di Davide, denuncia l’orrore della burocrazia italiana che continua, anche a distanza di tempo, a far ripiombare i due genitori in quella drammatica gioranata.
Quando è arrivata la fattura “all’inizio pensavamo a un errore. Oppure a un brutto scherzo…”. Sopra c’era scritto “bonifica dell’area con smaltimento dei rifiuti e assorbente per sversamento liquidi”. La cifra di 183 euro “ci è stata chiesta per la pulizia del luogo dell’incidente, per togliere i rottami e spargere della segatura sul sangue di Davide e sui liquidi del motore rimasti sull’asfalto”.
Insomma lo Stato ha addebitato alla famiglia della giovane vittima i costi di pulizia della scena del crimine. Ma non solo. Purtroppo la lenta burocrazia italiana ha sempre la memoria corta. “Ad esempio – racconta la donna – ci è arrivata una raccomandata per avvisarci che il rottame dello scooter era stato dissequestrato e che dovevamo andare subito a ritirarlo, altrimenti avremmo dovuto pagare una penale per ogni giorno di ritardo”.
La madre di Davide racconta anche lo strazio vissuto dalla fidanzatina, la prima ad accorrere sul luogo dell’incidente: “Quel giorno Davide l’aveva appena riaccompagnato a casa”, lei “con una app di geolocalizzazione sul telefonino, aveva notato che mio figlio era fermo ormai da dieci minuti e quindi si è fatta accompagnare dai genitori per capire cosa stesse succedendo. Quando sono arrivata era distesa sopra di lui, lo abbracciava come volesse riscaldarlo con il suo corpo. È stato tremendo e ancora oggi quella ragazza deve fare i conti con ciò che ha vissuto quel giorno. Eppure il giudice le ha negato la possibilità di costituirsi parte civile: la Legge non lo prevede, perché non erano sposati e lei non è una parente”.
Barbara racconta dell’incontro avuto con il poliziotto, dopo la sentenza dei giorni scorsi: “È dal giorno dell’incidente che volevo chiedergli una cosa: se mio figlio è morto sul colpo, come ha stabilito anche l’autopsia, oppure se è sopravvissuto per qualche minuto. Questa dubbio mi tormentava: l’idea che fosse rimasto agonizzante, da solo, su quella strada…”. L’agente ha spiegato “che è sceso subito dall’auto e che ha cominciato a praticargli le manovre di rianimazione, ma che Davide era già morto. Poi ci ha detto che vive ogni giorno nel rimorso, che gli dispiace. Era molto scosso, gli occhi lucidi. Già in una lettera, scritta alcuni mesi fa, ci aveva chiesto perdono”.
Un calvario, quello di un genitore che perde il figlio, che andrà avanti per tutta la vita: “Il fratellino di Davide, ad esempio, ha 15 anni e vorrebbe il motorino. Ma io e mio marito gli abbiamo risposto di no. E anche se lui comprende i motivi di questo rifiuto, noi lo sappiamo che è un’ingiustizia ma ancora non riusciamo ad affrontare l’idea che possa accadergli qualcosa di brutto”. Barbara spiega infine che potrà perdonare il poliziotto solo quando diventerà padre: “In quel momento, guardando suo figlio, finalmente capirà cosa mi ha tolto. E allora sì, troverò la forza di perdonarlo”.

“Io, in carrozzina, offro una stanza in cambio di un piccolo aiuto”: Elena Rasia sommersa dall’odio social

Leggendo la  storia  che  trovate  sotto  , mi chied  ma qiuesti  haters  odiatori , lo hanno capito   il significato  dell'annuncio    ?   lo  sanno cosa  è  il  valore  della  condivisione   ? Posso  capire    i  dubbi   ma  la  cattiveria  no  . 

  repubblica  ed  bologna  del  12 SETTEMBRE 2023 

“Io, in carrozzina, offro una stanza in cambio di un piccolo aiuto”: Elena Rasia sommersa dall’odio social
"Vuoi una badante senza pagarla”, hanno scritto alla 31enne, giornalista e fondatrice della piattaforma Indi Mates per l’abitare collaborativo. “Non mi serve un’assistente personale, solo una coinquilina

                                                                       Alessandra Arini


BOLOGNA – “Questo progetto è una fregatura”, le hanno scritto, oppure, “Non so se è un abbocco”.
 Tanta cattiveria Elena Rasia, 31 anni, giornalista, in carrozzina perché affetta da paralisi cerebrale, non se l’aspettava. Sotto il suo annuncio di una stanza gratis a Bologna, i commenti negativi nelle ultime ore si sono moltiplicati. “Mi ha sorpreso l’odio degli haters verso di me”, racconta. Da quattro anni, tramite la piattaforma Indi Mates, di cui è creatrice, ha dato vita infatti ad un progetto di abitare collaborativo sperimentale, che permette a lei e un’altra persona di venirsi incontro nei propri reciproci bisogni di autonomia e che punta ad essere un modello diffuso. Ora, dopo la fortunata esperienza, appena conclusa, con la studentessa e giovane lavoratrice Margherita, sta cercando una nuova coinquilina. Ma i feedback ricevuti al suo post, non fanno ben sperare: “Lo trovo disonesto nei confronti di persone che cercano casa e che si troverebbero a farti da badante senza retribuzione”, ha commentato qualche utente.

Lei, nata in un piccolo paese dell’appennino, Luminasio, e con il sogno di una vita indipendente sotto le Torri, affitta infatti gratuitamente una singola, appena fuori dal centro, in cambio del contributo minimo per le utenze e di quale compito di cura nei suoi confronti, che le permetta di vivere in città. Per quattro sere a settimana, dal lunedì al giovedì, all’aspirante coinquilina viene richiesto un aiuto nella routine notturna: come la collaborazione per infilare il pigiama ecc.: “Un impegno minimo, non cerco una badante – specifica- Né un assistente personale, che ho e pago con la mia pensione di invalidità. Solo una coinquilina, e magari anche un’amica, che ovviamente potrà avere la vita sociale che vuole. Ma la gente mi sta dando dell’approfittatrice”.Per Elena, invece questa, anche alla luce dell’emergenza abitativa, è un’opportunità per tutti, proprio per l’ampio concetto di autonomia che comprende: “Anche in una città con questi affitti, mettere a disposizione un posto, in cambio di piccoli doveri cura, può essere una scommessa di abilismo”. La paura ora è che queste risposte di odio virtuale possano mettere a repentaglio il suo progetto di vita autonoma –“In questa fase di transizione dorme qui una mia amica, ma non so quanto potrà durare. Penso ci sia alla base molta ignoranza sulla disabilità: molti ci vedono come persone ospedalizzate, che hanno bisogno di continua assistenza. Non è così”.


Pietro Sedda il designer, artista e tatuatore di fama mondiale racconta i suoi nuovi progetti

   Dopo  la  morte  nei  giorno scorsi  all'età  di  80 anni   di  Maurizio Fercioni ( foto sotto  a  sinistra )  considerato il primo t...