repubblica 22\4\2024
L’orrore della guerra ha partorito una bambina. I medici di Gaza l’hanno dovuta estrarre dal ventre della mamma morente Sabreen al-Sakani: una giovane donna incinta di 30 settimane quando un attacco aereo israeliano le ha raso al suolo la casa, uccidendone la famiglia: con lei sono infatti morti il marito Shoukri e l’altra figlioletta di tre anni, Malak. La bebé è stata fatta nascere tramite cesareo nell’ospedale kuwaitiano di Rafah da medici che hanno dovuto scegliere in fretta. Ed è stata chiamata, appunto, Sabreen Erooh in onore della donna che non conoscerà mai, perché i due nomi accostati significano “spirito di Sabreen”.
“La madre non aveva speranze, le sue condizioni erano molto critiche, pure il cervello aveva subito lesioni. Pochi istanti e sarebbe morto anche il feto. Abbiamo voluto dare una speranza alla vita, anche in condizioni così difficili” ha raccontato il dottor Ahmad Fawzi al-Muqayyad, parlandone a Sky News. E la neonata è diventata un simbolo di speranza per tutta Gaza.
La piccina è stata poi trasportata nel vicino ospedale saudita dove ci sono ancora incubatrici funzionanti. Ed ora è lì che piange e si dimena da sola. Resterà in quello spazio considerato sicuro per tre o quattro settimane. Poi, sarà affidata a parenti: “Zii e nonni si sono già fatti avanti” racconta un altro medico, Mohammad Salama, direttore sanitario di quel dipartimento. “Ha una famiglia, ma è figlia dalla tragedia, il suo destino di orfana la segnerà tragicamente”. La nonna Mirvat al-Sakani già dice che l’alleverà lei, è tutto ciò che le resta del figlio: “Di lui non hanno ritrovato neanche un brandello di corpo. La bambina è l’unica cosa che si lascia indietro”.
Nello stesso giorno un altro raid ha colpito una casa dove c’erano 17 bambini e due donne, figli e nipoti di Saqr Abdel Aal: “La mia intera identità è stata cancellata con loro. Anche se sono vivo, vado anche io via con mia moglie, i miei figli i miei nipoti. Non ho più nulla per cui piangere, non o più nulla in cui credere. Quale sentimento mi guiderà d’ora in poi?” ha detto all’Associated Press mentre copriva i resti dei suoi figli col sudario. “Hanno ucciso donne incinte e bambini. Qual è la loro colpa? Sono forse terroristi anche loro?” piangeva invece forte Umm Kareem, altra parente.
Sono almeno 14mila i bambini morti a Gaza fino ad ora e i feriti sono oltre 10mila. Gli orfani sono anche di più: almeno 19mila secondo dati dell’Unicef. “Li incontri ovunque, non solo negli ospedali, ma per strada, nei rifugi di fortuna, mentre cercano di sopravvivere proprio come gli adulti” ha raccontato Tess Ingram, portavoce dell’organizzazione, pochi giorni fa, subito dopo aver visitato la Striscia: “Una situazione disperata. Dobbiamo intervenire. Subito”
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