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21.8.25

Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco . - puntata n puntata XXXVII ANCHE LA RESPIRAZIONE PUÒ ESSERE UN’ARMA DI DIFESA

l'articolo    sull'ultimo n  di Giallo   di Antonio Bianco   

Quando ci si trova in situazioni di pericolo, come per esempio un’aggressione, il corpo umano reagisce
avviando quello che viene chiamato “sistema di attacco o fuga”. Questo comporta che in pochi secondi il cuore acceleri, i muscoli si tendano e la mente si focalizzi sull’unica cosa
che conta, vale a dire sopravvivere. In tutto quessto, spicca un elemento cruciale, che può fare la differenza tra il panico e il controllo, ed è la respirazione. Respirare in modo controllato e soprattutto consapevole è il primo passo per avere il comando della propria mente e del proprio corpo. Quando si è vittima di un’aggressione, si tende a trattenere il respiro o a respirare in modo rapido, quindi superciale. Questo tipo di respirazione peggiora la tensione dei muscoli, alimenta lo stato di confusione mentale e fa lievitare il senso di paura. Rallentare la frequenza del respiro, invece, è utile per ridurre l’ansia, mantenere un maggiore livello di lucidità e reagire in maniera più efficace. Per riuscirci, una delle tecniche più effiaci è quella della respirazione con il diaframma,che prevede di inspirare lentamente con il naso contando fino a 4, tra"enere il $ato per un paio di secondi, e poi espirare lentamente attraverso la bocca. Questo tipo di respirazione è in grado di stimolare il nervo vago e di abbassare la frequenza cardiaca, andando a inviare al cervello un senso di sicurezza. Ci aiuta a pensare con una maggiore chiarezza, anche quando ci si trova nel caos.Senza contare che respirare bene non signifca soltanto ossigenare il corpo in maniera adeguata, ma anche prepararsi mentalmente a scegliere la strategia più efficace e più sicura per la nostra incolumità. Ecco che in qualche modo la respirazione diventa un’arma di difesa, perché, pur non bloccando la paura, la rende in qualche modo più gestibile e quindi meglio affrontabile. Per non trovarsi impreparati nel malaugurato caso in cui si sia vittime di un’aggressione, è fondamentale allenarsi a respirare nel modo corretto anche in condizioni di stress. Del resto, chi controlla il respiro controlla anche se stesso.
  trovano  conferma da  quanto  ho  trovato    sul web  in un Ecco un "vademecum" pensato per le partecipanti al corso InDifesa, organizzato dall'associazione Lei.Si tratta di una serie di suggerimenti pensati per gestire al meglio eventuali situazioni aggressive in cui potreste essere coinvolte:più precisamente su : Quest articolo del Centro Ànemos - Lesmo (MB) il quale oltre agli argomenti già trattati òrecedentemente e ripresi dal link sopracitato ( che puo essere consultato per chi fosse interessato e non vuole fare un viaggio a ritroso a cercare le ostre puntate precedenti della guida ) e in particolare sule tecniche non violente come quell a della Descalation , Utilizzare un comportamento assertivo, ecc
 
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Controllare la respirazione

Quando ero bambina si faceva un gioco “stupido” e pauroso … ma spesso i bambini vanno alla ricerca delle sensazioni di paura: metterle in atto rappresenta un modo per inscenarle, quasi per esorcizzarle. E così i bambini più grandi si nascondevano in vari punti delle cantine del mio condominio, che erano un una specie di labirinto, ed il malcapitato, solitamente i bambini più piccoli, dovevano attraversarle e subire gli agguati dei “mostri” nascosti. Solitamente accadeva che i bimbi attraversassero la cantina di corsa, col cuore in gola, in preda ad una vera e propria sensazione di panico.

Io prendevo per mano mio fratellino più piccolo e gli dicevo di respirare piano e di non correre, ma di attraversare la cantina camminando, respirando piano e con calma … il semplice calmare il respiro e controllare il tono muscolare, l’interrompere la reazione di fuga, trasformava quel gioco in qualcosa di divertente, quantomeno di più gestibile, e non più in qualcosa di terribilmente spaventoso (c’erano bambini che si facevano pipì addosso ed io non volevo che succedesse anche a mio fratellino). Ora, indubbiamente io lo facevo in maniera inconsapevole, il mio cervello si era “ingegnato” in maniera istintiva. 

-Aggiungo qui una piccola curiosità: sapete perché il mio cervello si era così ingegnato? Perché dovevo “proteggere” il mio fratellino. Lo sapete che il cervello delle madri -o comunque di chi si deve prendere cura di un individuo che percepisce come più debole- cambia? Ci sono esperimenti (vedi Ammaniti) che dimostrano come i neuroni del cervello delle madre diventino più grandi e che se alcune topoline-cavie vengono messe in un labirinto, le prime a trovare la soluzione per uscire sono priprio le topoline gravide, le quali hanno come un cervello “amplificato”, che deve pensare al benessere di due persone e non più solo di una. 

In questo caso cosa si osserva? Che il cercare di controllare delle reazioni fisiologiche, che nella fattispecie erano quelle relative alla risposta di fuga, riuscivano a fare mantenere una certa capacità di controllo sulla situazione.

Tra le varie cose che è efficace tenere monitorato c’era la RESPIRAZIONE.
Fattore che sembrerà banale, ma in realtà importantissimo. Abbiamo visto prima che tra i vari effetti dell’adrenalina sul corpo si osserva anche un’alterazione della respirazione. Che si può avere in 2 modi: 

Respirazione accelerata o affannosa: l’organismo mette in atto la risposta di attacco/fuga, quindi il cuore batte più forte, il sangue viene spinto nei muscoli degli arti per sostenere la reazione “attiva” ed i polmoni accelerano per sopperire all’aumentato fabbisogno di ossigeno. Una reazione di questo tipo può portare a conseguenze quali iperventilazione e, in casi estremi, allo svenimento.

Respirazione irregolare o interrotta: alcune persone, di fronte al pericolo, tendono a trattenere il respiro, e questo è ancora una volta in linea con il percorso evolutivo: il cervello arcaico mette in moto il meccanismo di difesa primitivo per cui trattenere il respiro è funzionale al fingersi morto/mimetizzarsi/nascondersi/stare immobili. Questo tipo di reazione è chiaramente disfunzionale, ci fa restare in apnea, riduce l’apporto di ossigeno ed in casi estremi porta allo svenimento, alla perdita dei senso o ad eccessiva rigidità muscolare.Queste modalità di respirazione entrano in gioco in maniera involontaria, sollecitate dall’adrenalina, impattano negativamente sulla capacità di autocontrollo, di coordinazione e sul Sistema Nervoso in generale (la respirazione infatti è correlata ed in grado di REGOLARE il nostro SN), MA POSSONO ESSERE CONTROLLATE. 

Quindi, se è vero che il nostro Sistema Nervoso può influenzare la nostra respirazione, è altrettanto vero che esercitare un controllo cosciente sulla nostra respirazione può influenzare il nostro SN e quindi il rendimento psicofisico. 

Entrambi i tipi di respirazione disfunzionali sono caratterizzati dell’essere centrati nel petto (l’apnea trattiene il respiro ingrandendo il petto, l’affanno è caratterizzato da evidenti e frequenti movimenti di questa zona del torace). L’esercizio da fare è quello fatto nella prima parte del nostro incontro: portare il respiro nella pancia.

Il respiro nella pancia è in grado di calmarci psicologicamente, di diminuire notevolmente la frequenza cardiaca, di diminuire la sudorazione. Il respiro nella pancia è tipico del meccanismo n° 3, del sistema vagale mielinizzato, attivo durante gli stati di quiete e di interazione sociale, quindi portare il respiro nella pancia permette di disattivare i meccanismi di difesa arcaici e disadattivi promuovendo l’intervento del sistema più evoluto, che ha a che fare con l’autocontrollo e la consapevolezza.

È importante quindi respirare con la pancia evitando i grandi respiri di petto tipici di coloro che hanno paura/terrore o di chi ha fatto un grande sforzo; inspirare profondamente cercando quasi di spingere lo stomaco verso il basso, fare una piccola pausa, e poi espirare lentamente (solitamente l’espirazione dovrebbe durare più dell’inspirazione). Tenendo una mano sul petto ed una sulla pancia, quella sul petto dovrebbe rimanere piuttosto ferma e quella sulla pancia invece muorsi. 

È possibile esercitare questa pratica, magari inizialmente a casa in tranquillità, facendo 12 respiri profondi di pancia prima di dormire. E poi anche in tutte quelle situazioni di panico o paura che affrontiamo nella vita quotidiana. 

Anche qui aggiungo un piccolo aneddoto: ho provato ad esempio questo metodo durante l’arrampicata. Situazione tipo: ho paura dell’altezza, entro in panico, la respirazione diventa più veloce ed affannosa. Riconosco i sintomi, agisco un controllo sul pensiero, mi calmo grazie alla respirazione, mi riapproprio dell’autocontrollo.

Si tratta di un metodo antistress e antipanico rapido ed efficace: non avevo molto tempo per pensare, dovevo agire in fretta per muovermi e procedere. 

Riconoscere i "sintomi della paura"

Come spiegato nel precedente articolo, saper riconoscere i segnali dell'adrenalina (occhi sbarrati, movimenti rapidi degli occhi, respirazione alterata, ecc), che colpiscono non solo aggredito, ma anche l'aggreossore, aumenta la sensazione di padronanza di noi stessi e permette di riconoscere in tempo l’imminenza di un attacco, per poter predisporre una reazione efficace.





per approffondire   
Traduzione, riadattamento e ampliamento, a cura di Bruno Carmine Gargiullo e Rosaria Damiani di “Neurocriminology: implications for the punishment, prediction and prevention of criminal behaviour”, di Andrea L. Glenn & Adrian Raine, 2014, volume 15, Nature, Macmillan Publisher.

diario di bordo n 143 anno III non basta la stampa e internet anche gli avvocati difensori insultao la vittima ., tra pace e guerra ., rapporto ta arte e IA .,



Caro Red seguo come te la cronaca nera e su  fb  ho visto lì una fotografia che ho trovato disgustosa. C’era l’avvocato Massimo Lovati, che difende Andrea Sempio, a sua volta difeso dalla famiglia Poggi, con un Fruttolo in mano. C’era scritto che 
era il giorno del suo compleanno, quindi anche l’anniversario della morte di Chiara Poggi. Siccome vedo  , e come    avete  scritto    voi di compagnidistrada  ,  la famiglia di Chiara sempre in prima linea per difendere l’onore di Chiara, giustamente, come mai stavolta non è intervenuta? Come mai nessuno si è sorpreso che unavvocato  difensore   di  un  indagato   sbeffeggi la vittima?
                          Lettera firmata

Carissima ******
come avrai letto su Facebook questa foto ha turbato anche me. Sia per il giorno in cui è stata scattata, sia perché ridere sopra un Fruttolo mi pare un’evidente presa per i fondelli  della Procura di Pavia, che tanto  duramente sta lavorando in questi mesi. L’ironia e il sarcasmo ci 
sempre. Ma qui siamo oltre. Come dici tu, questa immagine è stata scattata, o così c’era scritto, il giorno del compleanno dell’avvocato Lovati, il 13 agosto. Giorno anche del massacro di Chiara Poggi. Forse l’avvocato non ci ha pensato o  forse  vuole creare  un diversivo   visto che tra poco  saranno  , come  si vocifera da più parti , le  carte  della  procura  . Ma ci pare strano, vista la sua grande esperienza, supportata se non altro dall’età. Gli sfottò sono veramente qualcosa che  mai ( almeno  per  me   e credo anhe per glialtri  utenti   e collaboratori diretti o indiretti del blog  ) vorremmo vedere nella cronaca nera: soprattutto verso gli inquirenti e verso la vittima. 
Un conto è scavare   molto spesso esageratamete  al  limite     quando  va  bene    della morbosità e  dello sciaccallaggio  mediatico  nelle vite dei protagonisti per cercare il   bandolo della matassa, un conto è ridere di chi lo fa. Massimo Lovati può anche risultare simpatico, per un po’, con il suo 
modo di fare che sembra sempre in bilico tra l’esserci e il farci. Ma non esageriamo: parla di sogni, di incubi, di sicari, di  pedo!lia internazionale... Tranne che del suo cliente. Ora, se sa  qualcosa di utile alle indagini sulla morte di Chiara Poggi lo  dica. Alla Procura. Dica tutto. Il 13 agosto una ragazza è morta 
con il cranio fracassato in casa sua, e noi vogliamo sapere chi l’ha uccisa. Vogliamo sapere se in carcere c’è un innocente, se c’è un assassino in libertà. Sono temi troppo seri per giocarci   sopra, dopo 18 anni oltretutto. Come se nulla fosse.  << Signori, è tempo di  tornare adulti. Gli indovinelli e i giochini con i 
Fruttoli hanno stancato >>  come   fa notare    Albina  Perri   direttrice del  settimanale  Giallo  


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 editoriale  unione  sarda  21\8\2025

Tutti parlano di pace. Ognuno vuole la sua. Ma appena si intravede uno spiraglio, ancora prima di capire, tutti pronti a criticare, rimproverare, disapprovare, biasimare. Massimamente se gli attori non piacciono politicamente. Proposte di soluzione, nessuna. Tutti a dire: che la pace sia giusta. Quale sarebbe una pace giusta? E giusta per chi? Per Putin o per Zelensky? O per Trump, von der Leyen, Macron, Meloni? Papa Leone XIV indica come soluzione la via del dialogo e ammonisce: «Non serve il fuoco delle armi né quello delle parole che inceneriscono gli altri. I popoli amano la pace». È vero. Ma la amano più in astratto che nel concreto. Ce lo svela la storia dell’umanità. L’uomo, per sua predisposizione naturale ha sempre oscillato fra pace e guerra; non rinuncia alla prima ma non può fare a meno dell’altra: una spinta istintiva che sfugge alla ragione e che James Hillman, psicologo analista di scuola junghiana, definisce «una pulsione primaria e ambivalente della nostra specie». Dall’inconscio collettivo emerge un «Terribile amore per la guerra»: è questo il titolo di un suo saggio, esteso poi a libro, che vent’anni fa ottenne meditati consensi e disapprovazioni feroci. Hillman sostiene che dalla lettura della Storia emerge la «normalità della guerra», che nessun disarmato grido di pace è mai riuscito a contrastare. Tragica verità oggi sotto i nostri occhi.



Il suo nome è Angela Attanasio, ha 35 anni, è una giovane imprenditrice turistica di quelle serie, che ha investito nella sua terra, le isole Tremiti, e crede nella cultura del lavoro. Anche per questo è finita nel mirino dei clan

 Il suo nome è Angela Attanasio, ha 35 anni, è una giovane imprenditrice turistica di quelle serie, che ha investito nella sua terra, le isole Tremiti, e crede nella cultura del lavoro.Anche per questo è finita nel mirino dei clan.Qualche giorno fa, in piena notte, degli ignoti e vili delinquenti le hanno squarciato metà della flotta di gommoni che Angela noleggia da decenni sull’isola.Il messaggio è chiarissimo, oltreché di una violenza inaudita: “Fermati. Qui ci siamo noi”.Angela Attanasio invece non si è fermata e soprattutto non è rimasta zitta.Ha presentato una denuncia ai carabinieri e ha denunciato tutto pubblicamente. Chiamando le cose col loro
nome.
“Ho subito un vile atto intimidatorio di natura mafiosa. Faccio questo video perché sicuramente la persona che ha fatto questo gesto vile lo vedrà e spero che si senta un po' in colpa. E, soprattutto, per dare una voce di allarme perché ci troviamo in un posto meraviglioso, ma non siamo assolutamente tutelati.Non è possibile investire in un luogo in cui nessuno protegge noi giovani, che vogliamo fare impresa, in un luogo già di per sé difficile e che così diventa impossibile. Atti simili di stampo mafioso e inqualificabili non possono passare sotto silenzio. È ora di dire no e di denunciare con forza una situazione ormai insostenibile.”E subito è partita spontaneamente una raccolta fondi che le ha permesso di ripartire in un momento difficilissimo.Angela Attanasio è un esempio di donna coraggiosa che combatte e si ribella al potere di clan più o meno grandi.Siamo in tanti con lei.Ma non basta il sostegno di singoli, generosi, cittadini. Ora tocca , almeno si spera , allo Stato stare dalla sua parte

Dentro il gruppo Facebook “Mia Moglie”.la feccia d'insospettabili Medici, professori, poliziotti: chi c’era tra gli iscritti alla pagina chiusa dalla postale

confermo quanto dicevo in : << non ci basta più solo guardare . il caso ‘Mia moglie’ , grupppo ora chiuso di Facebox in cui si scambiavano foto intime di mogli e figlie e commenti osceni >> post ad accesso limitato perchè per blogger \ blogpot : << Questo post sarà preceduto da un avviso per i lettori in quanto include contenuti sensibili come riportato nelle Norme della community di Blogger >>quindi se volete leggerlo cliccate si sul blocco . Non riesco a dire altro se no che siamo in piena emergenza educativa . Infatti è dal 2019 segnalazioni e denunce (un’inferenza, per ora non ce n’è traccia) e solo nel 2025, grazie a un'attivista, una ONG, una denuncia collettiva e la copertura mediatica, si formalizza e si
riesce finalmente a chiudere la pagina. Mah! . Purtroppo per ossessione del gender e della famiglia tradizionale e della sessuofobia i certe persone che fungono da gruppi di pressione e sono dentro la stanza dei bottoni non se ne può parlare in maniera completa nelle scuole almeno che on lo si faccia seguendo l'anacronistica morale democristriana e clericale pre 68\77 e  che   ancora   come  un  fenomeno  carsico   riaffiora   ,  nostante   il nuovo  concordato  del 1985 e  la  primavera  del  1989\1992  (  la fine  della  guerra   fredda  ) ,     dal 11  settembre  2001  .



Dopo che è emerso lo scandalo del gruppo Facebook “Mia Moglie” – che in seguito alla valanga di segnalazioni alla polizia postale è stato chiuso – in cui oltre 32 mila iscritti, principalmente uomini, postavano foto intime delle proprie mogli, compagne, zie a loro insaputa, commentandole come fossero merce di scambio, ci siamo chiesti chi fossero i frequentatori del gruppo. Ebbene – come denuncia anche l’attivista Biancamaria Furci – tra quei pochi temerari (o ingenui?) che si sono iscritti alla pagina con nome e cognome e non come “partecipanti anonimi”, ci sono coloro che dovrebbero curarci, istruirci, difenderci per le strade e nei tribunali, coloro che servono il nostro stesso Paese e anche chi magari insegna a leggere e scrivere ai nostri figli. In una parola: gli “insospettabili“. Che sono anche mariti e (spesso) padri di famiglia.
Chi erano gli iscritti al gruppo
Spulciando tra i profili ancora aperti e non anonimi, abbiamo trovato poliziotti, medici, avvocati, dirigenti sanitari. E ancora: militari, direttori di banca, insegnanti, docenti universitari. Ma con grande probabilità non è tutto. Non solo perché non li abbiamo vagliati tutti e 32 mila, evidentemente, ma anche perché di gruppi di questo genere ne esistono diversi. Pubblici e privati. Su Facebook e soprattutto sul più “discreto” Telegram. Se si prova a scrivere “mia moglie” nella barra di ricerca di Facebook e si va nella sezione gruppi, ne compaiono altri come “Io e la mia ca**o di moglie”, “I fan di mia moglie”, “Vi presento mia moglie”, “Le amiche di mia moglie”.
I commenti di alcuni utenti
In molti poi, va detto, si sono iscritti alla pagina unicamente per commentare con indignazione, ricordando che quello che avveniva lì dentro costituiva un reato. E c’è anche chi ha affermato di aver contattato mogli e figli dei frequentatori di quel luogo virtuale per metterli in guardia. Dopo le segnalazioni alla polizia postale questo gruppo è stato chiuso. Ora restano da individuare gli altri.



Sempre che si si riesca e che fb collabori visto che adesso stra fececcia di gruppo è diventato privato o peggio si sarà trasferito nell'altro sfogatoio che è telegram . Succede quando, a fare le censure \  moderazioni , sono gli algoritmi e non la coscienza delle persone

20.8.25

Matteo Cecchelli, sindaco di San Giuliano Terme (Pisa) haha fatto qualcosa di straordinario e straordinariamente umano per dare degna sepoltura a Marah Abu Zuhri, la ragazza di 20 anni palestinese morta per grave malnutrizione a Pisa

 Quest’uomo grande si chiama Matteo Cecchelli, sindaco di San Giuliano Terme (Pisa), e ha fatto qualcosa di straordinario e straordinariamente umano. Negli stessi giorni in cui Israele e nel nostro paese ( salvo poche eccezioni =) sciacallava biecamente su Marah Abu Zuhri, la ragazza di 20 anni palestinese morta per grave malnutrizione a Pisa, Cecchelli si è messo in contatto con la madre di Marah, che aveva espresso la volontà di seppellire la figlia in Italia, le ha offerto di ospitarla nel suo Comune, ha organizzato un funerale di rito musulmano in un bel prato appena fuori dal Paese. l’ha spiegato così.“Io mi fido dei nostri medici pisani, senza se e senza, e trovo abbastanza pesante il fatto che un governo come quello di Israele provi a intervenire su questa vicenda. Ho trovato una madre sola in un paese straniero e mi ci siamo sentiti in dovere di offrirci per dare una degna sepoltura a questa ragazza che è vittima di un genocidio” ha detto.Infine - ed è la cosa in assoluto più commovente - ha individuato un’area del Comune rivolta verso la Mecca, come prevede la religione islamica.“Faremo una sepoltura perpetua, che quindi non sarà più riesumata e intorno potranno poi in futuro essere sepolte altre altre salme di fede musulmana” ha detto. Al funerale, tra tante bandiere palestinesi e la presenza di istituzioni locali, non c’era un solo rappresentante del governo e dellopposizione di solito cosi tanto attenta su Gaza . Nessuno si è degnato di presentarsi o anche solo di far arrivare il proprio cordoglio. Zero di zero.E forse è giusto così, perché sarebbe stato di un’ipocrisia assoluta. Che grande lezione ha dato il sindaco Cecchelli all’intero governo italiano, a Israele, ai mestatori d’odio e di fake news, a chi neanche di fronte a una storia come quella di Marah riesce a fare o a dire qualcosa di umano. Grazie Sindaco.

non ci basta più solo guardare . il caso ‘Mia moglie’ , grupppo ora chiuso di Facebox in cui si scambiavano fotointime di mogli e figlie e commenti osceni

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chi lo ha detto che bisogna passare per forza da ONLYFANS & SIMILI. silvia “Io, mistress grazie al 36 di piede Col 39 facevo ancora la cassiera”

 Questo titolo  da  me  scelto  per  il  post  d'oggi suggerisce che il contenuto delll'articolo   preso  da  il  Fq  d'oggi  vuole sfidare l’idea che per guadagnare o affermarsi online sia necessario ricorrere a piattaforme come OnlyFans, spesso associate alla monetizzazione dell’immagine personale o contenuti sensuali.
La frase potrebbe  sembrare inserirsi ( ed  è  effettivamente  lo  è  )   in un discorso più ampio sull’autonomia femminile, la trasformazione personale e la critica ai percorsi “standardizzati” di visibilità o successo. Il riferimento al numero di piede potrebbe anche essere una frecciatina al mondo della moda o dell’intrattenimento, dove certi canoni fisici aprono porte che altrimenti resterebbero chiuse.💡 In sintesi La protagonista rivendica un cambiamento: da cassiera (col 39) a mistress (col 36), suggerendo che non serve seguire le strade più battute per affermarsi.   Riportando  tale  articolo   e  coomentandolo   ho  voluto      riprendere    un’alternativa, forse ironica, forse autobiografica, alla narrazione dominante del successo online.
  Ma   ora   basta      veniamo   all'articolo  in  questione  e  co un  glossario   a  fiune  post 

Bologna
Domani viene uno di 56 anni, vuole stare in gabbia: lo chiudo lì un paio d’ore e mi paga 500 euroNon sono una escort, non mi spoglio mai mentre faccio spogliare loro quasi semprePrima prendevo 7 euro l’ora e tanti insulti, adesso ne prendo 100 e gli insulti li tiro io”. Tutto grazie a una foto pubblicata su Facebook. Una foto di piedi. Numero 36 per la precisione. Un dato fondamentale per questa storia che ha come protagonista Silvia, una procace 53enne dal forte accento bolognese. Per anni, anzi decenni è stata una presenza fissa alla cassa di uno dei supermercati più centrali e grandi di Bologna. Sempre sorridente e cortese nonostante i turni lunghi e la paga scarsa. Poi è arrivato il Covid, uno spartiacque: “La clientela si era stressata, impaurita, mi sembravano tutti più maleducati e aggressivi. Ero stanca e giù di morale, avevo appena chiuso una relazione e un pomeriggio per giocareho caricato una foto dei miei piedi su Facebook”. In poche ore viene sommersa da commenti entusiasti e piccanti. C’è anche quello di un signore, titolare di un negozio in centro che la invita in pausa pranzo: “Ti do 50 euro se me li fai baciare”. Silvia è una pratica. Di solito 50 euro li guadagna in un’intera giornata da cassiera, seduta dietro un rullo trasportatore a guardare le spese, e le vite, altrui che scorrono via veloci. “Perché non provare? Sono andata: per mezz’ora, forse 40 minuti, mi ha massaggiato e baciato i piedi. E mi ha pure pagato! Mi sono sentita come Renato Pozzetto in quel film, Da grande, quando scopre di poter guadagnare dei soldi facendo il babysitter, cioè passando il tempo a giocare. Quel giorno ho capito che il paese dei balocchi esiste anche per me”. Nel giro di alcuni mesi diventa Dea Silvia e lascia il supermercato. I clienti si dividono in due macro categorie: gli schiavi e i feticisti dei piedi. “Lo schiavo si rivolge rigorosamente a me dandomi del lei, mi ritiene un essere superiore e come tale si comporta. Il feticista invece viene solo per il fine, perché per lui il piede è una parte erotica. Neanche la gamba intera, spesso solo il piede. Io in entrambi i casi rimango sempre vestita, non mi spoglio mai mentre faccio spogliare loro quasi sempre”.

La maggior parte sono uomini di potere o che ricoprono posizioni di responsabilità, hanno compagne o mogli ma, spiega Dea Silvia “o hanno piedi brutti o sono troppo pudiche. Prima di incontrarli faccio un colloquio, voglio capire chi sono e che desideri hanno. Il più giovane ha 18 anni, il più anziano 67. C’è chi si fa 400 km ogni mese per incontrarmi. Domani viene uno schiavo di 56 anni, ha voluto comprare una gabbia: lo chiuderò dentro per un paio d’ore mentre esco con le amiche”. Costo? “Sui 500 euro”. Non tutti pagano, molti ricambiano con regali o servizi. “Magari mi mandano un buono su Amazon da 30 euro e gli faccio un video dei miei piedi. Ho anche uno schiavo di Pordenone che mi pulisce casa, un altro mi fa da autista, anche il mio dentista è uno schiavo”.

A settembre da donna concreta, Dea Silvia aprirà la partita Iva: “Il commercialista è lo schiavo di una mia collega”. In poco meno di quattro anni, Dea Silvia ha diretto circa 700 ‘sessioni’. Alcuni giorni sono particolarmente intensi, con anche cinque incontri ma non ama il digitale e non la vedremo su Onlyfans: “Mi piace bermi un caffè prima o dopo, magari con una fetta di torta, per me la dimensione amatoriale, casalinga, è importante. Quando ho cominciato non ne sapevo molto, adesso invece mi sono attrezzata: ho 200 paia di scarpe, per accontentare tutti i gusti, frustini, sculacciatori vari. Stasera ho una seduta di trampling (pratica che consiste nel farsi calpestare, ndr), è un omaccione di due metri, camminare sopra di lui avanti e indietro è un bel lavoro, a volte penso che dovrei usare il contapassi”.

Precisa che “da leone ascendente leone è una guerriera di natura” e si incazza se le danno della escort: “Ne ho conosciute in questi anni, facciamo un lavoro diverso. Io non mi spoglio mai, la mia è tutta una performance di testa, di potere. Sono io che ho il controllo per la prima volta nella mia vita e non penso di dovermi vergognare di nulla”. E il piede numero 36? “Entra tutto in bocca, se avevo un 39 stavo ancora dietro la cassa”.




IL FETICISMO dei piedi, noto anche come podofilia, è una parafilia in cui l'eccitazione sessuale è legata ai piedi o alle calzature. Si manifesta con un forte interesse, spesso esclusivo, per i piedi, che può includere il desiderio di guardarli, toccarli, annusarli, leccarli o usarli in contesti sessuali.
La dominatrice (anche padrona o, con il termine inglese, mistress )è una donna che, nelle pratiche BDSM, interpreta un ruolo dominante. Lo stereotipo la raffigura vestita con abiti in pelle o latex di colore nero, con scarpe o stivali con tacco alto e con in mano un frustino


19.8.25

IL MIO OSSERVATORIO (6520). Piccolo racconto domenicale di Mario Guerini

 

Abbiamo molto da imparare dagli anziani .  Ecco un esempio tratto  dal web 

  da  Mario Guerrini
IL MIO OSSERVATORIO (6520). Piccolo racconto domenicale. Lei compare ogni santa mattina. Qui a Bonaria, residenziale quartiere cagliaritano. Ha sempre, immancabilmente, un libro con sé. È una distinta signora novantenne. Dall'aria colta. Ora che la stagione lo consente, si siede in uno dei tavolini esterni, sul marciapiede, del "Cafè de buena aria". Per il rito mattutino della colazione. Trascorre il tempo, solitaria, leggendo il libro. E lo fa con quella che appare come una insaziabile sete di sapere e di conoscere. Che non si placa, nonostante la sua età, splendidamente e signorilmente portata. Per questo mi ha molto incuriosito. È affabile. Mi ha spiegato che il libro è da sempre il suo compagno di viaggio, nella quotidianità. A casa ha circa 3 mila 500 volumi. Una immensità. Lei si chiama Mirella Varone. È milanese di


origine. Il cognome è quello acquisito dal marito napoletano. Che non è più. Lei è ormai una figura familiare per chi frequenta quella zona di via Milano. "Vengo in questo bar perché è come quelli di un tempo", mi dice. "Ci si incontra, ci si conosce, si parla. E Michele (il titolare) e le sue ragazze offrono un servizio eccellente. Sempre sorridenti e premurosi". Un incontro pieno di garbo, quello con Mirella Varone. Ma fugace. Perché io in compagnia di Luna, la mia compagna a 4 zampe, durante la prima uscita della giornata. Sono stato attratto dalla forza intellettuale che esprime questa donna, con la applicazione alla lettura. Alla sua età matura di novantenne. Mirella Varone è una straordinaria enciclopedia vivente. In una Società in cui la tecnologia sembrerebbe inconciliabile, ma non è così, per fortuna, con le pagine di un libro. Buona domenica. Mario Guerrini.

ma la pietà esiste ancora ? Gaza, dipartimento Usa: “Stop ai visti per chi arriva dalla Striscia”. Ong: “Impatto devastante sui bambini malati”

In sintesi  \   per  chi  ha fretta      e non  vuole     continuiare  ella  lettura 
Per la popolazione della Striscia la situazione resta drammatica: 40 mila morti, 90 mila feriti e 9
palestinesi su 10 sfollati internamente, oltre ad un crescente rischio di epidemie di epatite B e poliomielite.E Il Dipartimento di Stato americano ha annunciato la sospensione di tutti i visti turistici per i cittadini di Gaza, compresi i bambini che necessitano di cure mediche urgenti.



  
da  unbranded - Newsworthy Italian  tramite  Msn.it 

 Il Segretario di Stato Marco Rubio ha annunciato questa decisione, citando “prove” che alcune organizzazioni che rilasciano visti per gli Stati Uniti “hanno forti legami con gruppi terroristici come Hamas”. L'agenzia ha deciso di condurre una “revisione completa e approfondita del processo e delle procedure utilizzate per rilasciare un numero limitato di visti temporanei per motivi medici e umanitari negli ultimi giorni”. “Sospenderemo questi visti... e sospenderemo questo programma per rivalutare le modalità di verifica dei visti e l'eventuale relazione di queste organizzazioni con il processo di acquisizione dei visti”, ha dichiarato Rubio al programma Face The Nation della CBS. L'azione è stata intrapresa solo un giorno dopo che alcuni post sui social media riguardanti i rifugiati palestinesi negli Stati Uniti hanno suscitato reazioni rabbiose da parte degli attivisti di destra. L'attivista di estrema destra Laura Loomer ha pubblicato su X, affermando che i palestinesi “che dichiarano di essere rifugiati di Gaza” sono entrati negli Stati Uniti via San Francisco e Houston questo mese. In un post successivo, ha chiesto: “In che modo consentire l'ingresso di immigrati islamici negli Stati Uniti è in linea con la politica America First?”, prima di segnalare ulteriori arrivi di palestinesi nel Missouri. Ha anche affermato che “diversi senatori e membri del Congresso statunitensi” le avevano inviato messaggi di testo, esprimendo rabbia per la situazione. Ha anche affermato che “diversi senatori e membri del Congresso degli Stati Uniti” le hanno inviato messaggi di testo esprimendo rabbia per la situazione. Il Palestine Children's Relief Fund ha affermato che questa decisione avrà un “impatto devastante e irreversibile” sulla sua capacità di “portare bambini feriti e gravemente malati” negli Stati Uniti per cure mediche salvavita.

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