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19.11.25

se è passato perchè non passa ?

 


la  risposta   al mio titolo  domanda      viene    da   questa  citazione  trattato   dal canale  telegram     di  Occhi di un mondo altro di Roberto Valgimigli


Topolino e il cerchio del tempo  (Artibani-Faraci/Mastantuono)  
- Disney Deluxe 39, del 2022

  "Il viaggio non finisce mai.Solo i viaggiatori finiscono.E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo,in narrazione.Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto:"Non c'è altro da vedere",sapeva che non era vero.La fine di un viaggio è solo l'inizio di un altro.Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto,vedere in primavera quel che si è visto in estate,vedere di giorno quel che si è visto di notte,con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l'ombra che non c'era.Bisogna ritornare sui passi già fatti, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini.Bisogna ricominciare il viaggio.Sempre.Il viaggiatore ritorna subito."

José Saramago.

comunista libertario, sono importanti da ricordare almeno "Storia dell'assedio di Lisbona", "La zattera di pietra", "Cecità", "Il Vangelo secondo Gesù Cristo" e"Tutti i nomi".

Infatti «Il proposito di abolire il passato fu già formulato nel passato e, paradossalmente, è una delle prove che il passato non può essere abolito. Il passato è indistruttibile: prima o poi tornano tutte le cose, e una delle cose che tornano è il progetto di abolire il passato» (Jorge Luis Borges, "Altre inquisizioni"). Prorio mentre finivo questo post mi è tornato in menter un post sulla pagina facebook del papersera ( vedere foto a sinistra )

A conclusione della giornata interamente dedicata a Topolino, non potevamo esimerci dal menzionare l'ultima grande storia pubblicata per il suo compleanno, anche se in realtà risale al 2017: il seguito ideale di "Topolino e il fiume del tempo" (1998), che vede al timone lo stesso team di autori, concentrandosi sul ritrovato rapporto tra Mickey Mouse e il Gatto Nipp, in alternanza alla rievocazione del periodo in cui i due erano particolarmente vivaci La storia è stata finalmente proposta direttamente in cartonato nel 2022 su un volume della collana Disney Deluxe, con in coda un ottimo apparato di contenuti extra.



Fare visualizzazioni sulle donne uccise di jasmine pani

fra i tanti discorsi che si iniziano a sentire per la settimana del 25 novembre ovvero giornata contro la violenza sule donne il più , almeno fin ora è stato questo di Jasmine Pani . Ha ragione la youtuber

Infatti e quyi rispondo q chi mi dice ma come è stata uccisa una donna e non ne parli però fai speciali deltipo maniueali di autodifesa e simili Non voglio ( anche se non sempre ci riesco in pieno ) ad non cadere in quel circo mediatico citato nel video sopra . Per questo preferisco perchè è preoccupante anche se esagerato chiamarlo emergenza l'alto numero delle donne uccise o che subiscono violenza da noi ( ovviamente senza troppo generalizzare ) uomini , fare post antiviolenza di prevenzione senza nessuna pretessa che ciò porti alla totale cancellazione degli omicidi .

opere letterarie contro i femminicidi e violenza di genere . "Fiabe con il paracadute" di Antonella Petrella (psicologa e psicoterapeuta) e Anna Paolella (pedagogista e dirigente scolastica) e il progetto della Verba Volant edizioni con il libro fiabe in rosso

Quest'anno oltre le puntate delle tecniche di autodifesa e articoli vari , voglio provare ad andare oltre alla solita retorica e concetti ovvi molto spesso ipocriti , riportando qui sul blog notizie  di  opere letterarie .
Infatti come dice
 Fiabe in rosso per la giornata contro la violenza sulle donne  del    sito Scatti dalla mia libreria   : « E’ importante riflettere, in qualsiasi momento dell’anno e non solo il 25 novembre, sul tema della violenza contro le donne, tema che purtroppo ricorre spesso nella nostra cronaca giornaliera. Violenza che si manifesta in tanti modi, non solo con il femminicidio da parte degli uomini.»
I libri per fortuna ci aiutano  ( o  almeno  cosi  pare  ) spesso ad affrontare certe tematiche e ad elaborarle attraverso storie vere, racconti, testimonianze e, perché no, anche favole. »
Sulla scia di due esempi . IL primo    consigliato dall'articolo: «  Nelle scuole un libro di favole per raccontare la violenza >>   dal bel portale  https://www.primonumero.it/     un articolo sul  libro    "Fiabe con il paracadute"  di    Antonella Petrella (psicologa e psicoterapeuta) e Anna Paolella (pedagogista e dirigente scolastica),
due professioniste che hanno a cuore le tematiche sulle donne, sulla loro indipendenza e sull’oltraggio violento che frequentemente spezza la loro vita e la loro sete di emancipazione. Due donne che si sono dette: “Il femminicidio non è un problema delle donne, è un problema di tutti”
  

Dall'articolo citato  e  da mie  ricerche in rete  il  libro  "Fiabe con il paracadute". Pagine di storie - realizzate con il contributo di colleghe, amiche ed insegnanti - scritte per offrire un contributo educativo per un’intelligenza empatica, ma anche per donare uno strumento di prevenzione rispetto ad ogni forma di violenza, soprattutto contro la donna a parlare di tale argomento con racconto che ho trovato sul web . Certo è un racconto un po' infantile, scontato per molti ma adatto ai bambini e agli analfabeti di ritorno e funzionali . Ci sarà  secondo alcuni\e   anche il rischio dibanalizzazione del fenomeno sempre più grave delle relazioni tossiche che sfociano in violernza di genere \ femminicidi . Ma è da qui che bisogna ripartire per poi passare a temi più concreti in questa guerriglia contro culturale . 
 Infatti   il  secondo esempio    viene     da   il progetto della Verba Volant edizioni, nato proprio contro la violenza sulle donne e gli stereotipi di genere: Fiabe in rosso, una raccolta di favole (tra quelle più conosciute dei fratelli Grimm, Andersen e Perrault), rivisitate da Lorenzo Naia e illustrate da Roberta Rossetti, con protagoniste femminili in cui la trama evolve, per alcuni aspetti, in maniera diversa da quella che abbiamo ascoltato tante volte.



Non si tratta di grossi stravolgimenti: le fiabe contenute in questo volume sono quelle che conosciamo e che sono state tramandate nel corso della storia; sono state riattualizzate e consegnate ai giovani lettori che potranno recepire il meglio da esse.


Le illustrazioni sono molto particolari, lontane dall’iconografia classica del fiabesco, con inserti di carta di giornale (che si agganciano idealmente alla realtà e alla cronaca) e la tecnica del collage.


Il rosso, in questo caso, rappresenta il colore del sangue raccontato dall’installazione di denuncia pubblica Scarpe Rosse dell’artista messicana Elina Chauvet.Une bella ed edificante proposta, per grandi e piccini.


 Ma adesso  veniamo ai racconto   che  era  quello   che  volevo  proporre    originariamente    per  il  post    d'oggi . 

Da
Si narra che un giorno il re Artù, mentre era a caccia con i suoi cavalieri, si smarrì e si ritrovò solo in una parte sconosciuta della foresta. Improvvisamente, sentì il corpo immobilizzarsi, come se una forza misteriosa lo avesse paralizzato. Dall’ombra degli alberi emerse una figura minacciosa: un cavaliere vestito di nero, con un’armatura che luccicava sinistra alla luce del sole.
"Ho la tua vita nelle mie mani," disse il cavaliere, "ma ti risparmierò se riuscirai a darmi, entro un anno, la risposta a una domanda. Se fallirai, la tua vita sarà mia."
Artù, pur spaventato, accettò il patto. Il cavaliere gli pose allora la fatidica domanda:
"Che cosa desiderano davvero le donne?"
Artù tornò al castello con il cuore pesante e, nei mesi successivi, partì con i suoi cavalieri alla ricerca della risposta. Chiesero alle donne di ogni rango e condizione: alcune dissero che desideravano amore, altre figli, altre ancora ricchezza o bellezza. Ogni risposta veniva annotata in un grande libro, ma nessuna sembrava quella giusta. Con il passare del tempo, la paura di fallire cresceva.
Un giorno, mentre cavalcava sconsolato per le sue terre, Artù incontrò una donna spaventosa: era enorme, con il corpo deforme, i capelli arruffati e un viso così orribile da far venire i brividi.
Spaventato, cercò di allontanarsi, ma la donna gli parlò:
"Sono Lady Ragnell e conosco la risposta che cerchi. Posso salvarti, ma in cambio voglio sposare uno dei tuoi cavalieri: Sir Gawain."
Artù era inorridito, ma promise di parlarne con Gawain. Tornato al castello, spiegò al cavaliere la situazione, esitante e pieno di vergogna. Gawain, tuttavia, non esitò:
"Mi sposerò con lei, anche fosse un demonio, se questo può salvarti la vita."
Artù tornò da Lady Ragnell e accettò la sua proposta, ma a una condizione: avrebbe potuto sposare Gawain solo se la sua risposta fosse stata quella giusta. La donna sorrise e rivelò il segreto:
"Ciò che le donne desiderano sopra ogni altra cosa è la sovranità su sé stesse: il potere di decidere per la propria vita."
Quando arrivò il giorno dell’incontro con il cavaliere nero, Artù si presentò con il libro delle risposte. Il cavaliere rise, sicuro della sua vittoria. Ma quando Artù pronunciò la risposta di Lady Ragnell, il suo volto cambiò colore.
"Solo mia sorella poteva rivelarti questa verità! Il nostro patto è concluso: sei libero, Artù."
La promessa di matrimonio venne mantenuta, e Lady Ragnell si presentò alla corte per sposare Gawain. Alla sua vista, le dame piansero per la sorte del cavaliere, mentre gli altri uomini tiravano un sospiro di sollievo per non essere stati scelti. Nonostante la sua bellezza e la sua nobiltà d’animo, Gawain mantenne la parola data e celebrò il matrimonio.
Dopo la cerimonia, gli sposi si ritirarono nella loro stanza. Gawain, rispettoso ma esitante, non osava avvicinarsi alla moglie. Fu Lady Ragnell a rompere il silenzio:
"Mi concederesti un bacio, marito mio?"
Gawain si fece coraggio e la baciò. In quell’istante, la donna si trasformò davanti ai suoi occhi: Lady Ragnell era ora una giovane splendida e radiosa.
"Ho vissuto sotto l’incantesimo di mio fratello, il cavaliere nero. Solo un uomo che mi sposasse di sua volontà poteva liberarmi. Tuttavia, posso mantenere questa forma solo per metà del tempo. Ora tocca a te scegliere: vuoi che sia bella di giorno o di notte?"
Gawain rifletté, combattuto tra le due possibilità. Alla fine, con un sorriso, disse:
"Non posso scegliere. È una decisione che spetta a te."
Lady Ragnell sorrise e rispose:
"Con queste parole hai spezzato completamente l’incantesimo. Mi hai dato ciò che ogni donna desidera sopra ogni cosa: la libertà di scegliere per sé stessa. Ora non dovrò mai più tornare al mio aspetto mostruoso."
Si racconta che Gawain e Lady Ragnell vissero insieme felici e innamorati, perché il vero amore nasce dalla libertà e dal rispetto reciproco.




18.11.25

"LE GEMELLE KESSLER? SI SONO UCCISE CON UN METODO NAZISTA" - LA PROVOCAZIONE DI MARIO ADINOLFI, DA SEMPRE CONTRARIO AL SUICIDO ASSISTITO,


Ma uno non può essere libero di fare ciò che gli pare cioè scegliere se vivere oppure morire e come morire , senza che ci siano «  un pio, un teorete ,un Pillon e un Adinolfi o un prete( con rispetto perch è a

differenza dei primi fanno il loro dovere di pastori di anime ) a sparare cazzate ! *  » e  che  ti  rompano  le   scatole e  ti giudichino   ?    Dio    non ci  ha     ato  il  libero arbitrio  ?  Dopo   il  caso  di  Pillon di cui ho  parlato   in ( è il secono articolo  )  : «  la rosicata calcistica suprematista /nazionalistica di Gattuso e di Bocchino ., gemelle kresslerl libere anche nella morte ma non per pillon e compari 
Ecco che non poteva mancare l'intervento  di   Mario Adinolfi

mario adinolfi

(Adnkronos) - ''Noto nei media poca compassione, nessun cordoglio e invece tanta ideologica esaltazione davanti al macabro duplice suicidio avvenuto ieri in Germania. Alice ed Ellen Kessler appartengono al lungo elenco di anziani, disabili, sofferenti che dalla fine degli Anni Trenta lo Stato tedesco ha iniziato a sterminare perché rappresentavano un costo inutile per lo Stato. I nazisti lo chiamarono 'programma Aktion T4' e Goebbels ci fece su anche un bel film che trionfò al festival di Venezia del 1941. 

I tempi non sono cambiati: al festival di Venezia l'anno scorso ho visto un altro film che esalta l'eutanasia, i media applaudono un duplice suicidio operato dallo Stato che ha preparato con una sua dottoressa la pozione letale, come fosse un trionfo della civiltà e dei diritti''. A parlare all'Adnkronos è Mario Adinolfi, fondatore del Popolo della Famiglia e presidente dell'associazione 'Cristo Regna', sul suicidio assistito di Alice e Ellen Kessler, morte ieri nella loro abitazione in Germania.

 

le gemelle kessler



Secondo Adinolfi "le Kessler sono state uccise con lo stesso metodo e dalla stessa logica dei nazisti: costavano e non rendevano, per lo Stato era vantaggioso eliminarle e per questo ha mandato un suo medico donna a espletare la pratica - continua Adinolfi - Mi meraviglia il silenzio della Chiesa. Quando quel film sull'eutanasia voluto da Goebbels vinse a Venezia nel '41 i vescovi tedeschi ordinarono ai sacerdoti di andare a bussare casa per casa per vietare ai cattolici di vederlo. 

Ora discettando di fine della cristianità, i cardinali italiani tacciono davanti alla barbarie che si consuma nello stesso giorno delle loro amene assemblee. Poi ci si chiede perché avanza ovunque il pericolo islamico. Alice e Ellen Kessler meritano prima di tutto sgomento e cordoglio sinceri, poi preghiere per le loro anime che speriamo abbiano incontrato la misericordia del Signore davanti ad una scelta tragica quanto grave e sbagliata''.

mario adinolfi

 



''La vita non è un bene disponibile, lo Stato che sopprime è ingiusto quando lo fa con Socrate e quando lo fa con le Kessler, l'Italia non segua in questo la via dettata dal Nord Europa che da sempre genera ideologie pericolose, specie quelle che partono dalla Germania - sottolinea Adinolfi -. Hitler e Marx sono stati entrambi sconfitti dalla cristianità, con buona pace del cardinale Zuppi che evidentemente è immemore della lezione del Papa sotto cui ricevette l'ordinazione sacerdotale, resistente antinazista in Polonia e poi guerriero anticomunista in nome di Cristo per una vita intera. 

Giovanni Paolo II fu un condottiero a difesa della vita dei più fragili e anche Francesco è stato in prima linea a denunciare la 'cultura dello scarto' che è alla base dell'abominio dell'eutanasia e del suicidio assistito''. ''I cattolici non possono tacere davanti a ciò che è stato fatto ad Alice ed Ellen Kessler - prosegue il fondatore del Popolo della Famiglia e presidente dell'associazione 'Cristo Regna' - perché ci riporta alla mente gli anni più bui del Novecento anche se qualcuno che sa far di conto vuole provare a spacciarci questi morti come splendidi testimonial di un presunto nuovo diritto.

 

gemelle kessler 3

Ma il diritto alla morte non esiste - ammonisce Adinolfi - è solo negazione del diritto alla cura anche dell'incurabile, anche dell'anziano non produttivo, anche del sofferente senza speranza. Questa è la civiltà che l'ordinamento giuridico italiano deve continuare a difendere sfidando la cultura utilitaristica della morte di Germania, Olanda, Belgio e Svizzera dove, dagli Anni Quaranta, uccidono i sofferenti per risparmiare in sanità, previdenza e assistenza attuando programmi eutanasici tra i più crudeli della storia dell'umanità'', conclude.

*  parodia    e  mio riadammento della  canzone    L'avvelenata  di  Francesco Guccini 

«La violenza virtuale è reale, se io non voglio tu non puoi», lo spot per il 25 novembre 2025 contro la violenza sulle donne


 C’è un giorno, ogni anno, in cui il silenzio ipocritamente si incrina. Il 25 novembre la realtà torna a chiedere ascolto: quella delle donne, delle ragazze, di chi lavora senza sosta nei Centri Antiviolenza. E quest’anno la Fondazione Una Nessuna Centomila accende quella luce con una campagna che, per la prima volta, usa l’intelligenza artificiale non per creare illusioni, ma per rivelare ciò che spesso fingiamo di non vedere. In un tempo in cui l’AI può diventare arma - generare insulti, manipolare immagini, produrre deepfake che violano, espongono, feriscono - la Fondazione sceglie di ribaltare lo sguardo. Di usare la tecnologia per mostrare la verità nascosta: una donna che non esiste, per raccontare una violenza che invece esiste eccome. Quella che nasce dalle parole dette con leggerezza, dagli sguardi che giudicano, dai commenti che definiscono le ragazze prima ancora che possano definirsi da sole. Perché oggi molte giovani crescono in un mondo che le guarda senza vederle davvero quest anno lo spot per la settimana del 25 novembre è questo

. Si fermano ai selfie, ai vestiti, ai modi di parlare. Scambiano la libertà per provocazione, la fragilità per superficialità. E così, invece di essere ascoltate, vengono ridotte. L’obiettivo della campagna è invertire la rotta: farle sentire credute. Ricordare che la responsabilità dello sguardo è di chi guarda. «Vogliamo mettere in discussione lo sguardo con cui troppo spesso le donne vengono osservate e raccontate - spiega Giulia Minoli, presidente della Fondazione - Il modo in cui le vediamo influisce sulla loro libertà». Tra le protagoniste che prestano volto, voce e sensibilità a questa battaglia ci sono Carolina Crescentini, Big Mama, Elena Sofia Ricci. La campagna sarà presentata in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le Donne, mentre Roma si prepara alla manifestazione di sabato 22 novembre

la rosicata calcistica suprematista /nazionalistica di Gattuso e di Bocchino ., gemelle kresslerl libere anche nella morte ma non per pillon e compari .

 colonna  sonora 

  • Absent Friends, Lost Loves & Old Gods / David Buckley    da   The Sandman: Season 2 (Soundtrack from the Netflix Original Series)

leggo   su   
Soumaila Diawara 21 h

Il ragionamento suprematista e presuntuoso di Gattuso. Questa volta Gattuso ha superato ogni limite di decenza, oltre a mancare di rispetto agli altri continenti. Si è lamentato come se la mancata qualificazione diretta dell’Italia ai Mondiali fosse colpa delle altre confederazioni, in particolare del Sud America, soprattutto del Brasile.Vorrei ricordare a Gattuso, che ha giocato a calcio, ha vinto tutto e persino un Mondiale a fine carriera, che l’Italia si è sempre qualificata quando l’Europa portava ai Mondiali otto squadre, poi dieci, poi dodici, e che è solo da quando i posti europei sono diventati tredici che l’Italia ha iniziato a non qualificarsi più. Oggi i posti sono sedici, l’Italia non è riuscita a qualificarsi direttamente e dovrà passare dai play-off.La colpa non è certo dell’Africa o del Sud America. L’Africa, con cinquantaquattro Stati, porta otto squadre ai Mondiali, di cui una ai play-off intercontinentali. Il Sud America non ruba nulla a nessuno. Se l’Italia non si qualifica, non è per colpa di questi continenti, ma semplicemente perché oggi non ha una squadra all’altezza delle altre nazionali europee. Bisognerebbe ammetterlo e lavorare per migliorare, invece di scaricare la responsabilità sugli altri.Sembra quasi che per alcuni l’Italia debba andare ai Mondiali come se fosse un diritto e non un merito. Dovremmo allora chiederci cosa direbbe il Brasile, che ha vinto cinque Mondiali, dovrebbe pretendere la qualificazione automatica solo per il suo palmarès? Anche l’Italia, con i suoi quattro titoli, non ha garantito nulla. La realtà è semplice, l’Italia oggi non è abbastanza forte.Vorrei vedere cosa succederebbe se le squadre europee dovessero passare dai play-off intercontinentali, lì si trovano nazionali molto competitive, ed è tutt’altro che una passeggiata. E cosa dovrebbero dire Paesi come Camerun o Nigeria, che non si sono qualificati perché hanno perso contro avversari più forti nel loro continente? Questo non toglie nulla alla loro storia e al loro valore.Anzi, parliamo di nazionali che dispongono di giocatori che l’attuale Italia si sognerebbe, da Osimhen a Lookman fino ad Anguissa, solo per citare i più famosi, senza contare molti altri talenti sparsi in Europa e nel mondo.L’Italia dovrebbe prendere atto della propria inferiorità attuale rispetto alle altre grandi nazionali europee. Se si vuole migliorare, bisogna lavorare per crescere, non accusare altri di rubare posti. L’Europa porta comunque più squadre di tutti, e questo garantisce già ampi margini di rappresentanza. Se con il doppio dei posti rispetto ad altri continenti non riesci a qualificarti, la colpa è solo tua.E la ciliegina sulla torta è il lamento contro i tifosi che fischiano. Io pago le tasse per garantire tutte le condizioni alla nazionale, se gioca male ho il diritto di fischiare. Pretendere di essere oltre ogni critica non solo è presuntuoso, ma rivela anche un pensiero quasi suprematista, come se nessuno avesse il diritto di contestare.E qui entra in gioco un altro problema grave, i pseudo-giornalisti che, invece di fare analisi seria e autocritica, si limitano a ripetere e sostenere le tesi di Gattuso senza neppure interrogarsi sulla realtà dei fatti. Questo clima mediatico complice non aiuta a migliorare il calcio italiano, lo danneggia, alimentando vittimismo e alibi invece di responsabilità e crescita.Ma di cosa stiamo parlando? Beo tempi quelli in cui si faceva autocritica o ci si piangeva addosso mentre oggi si fa solo da scaricabile

credevo che il caso di Gattuso si trattasse di un caso isolato invece mi arriva da Lorezo tosa che Anche Bocchino ha detto la sua .... . Infatti

🤦‍♂️Siamo al delirio vero e conclamato.Riuscire ad accusare Elly Schlein, Fratoianni e Bersani anche per i gol di Haaland è una vetta che credevamo irraggiungibile anche per uno come Bocchino. E invece ancora una volta si è superato.Questo, per la cronaca, è il massimo ideologo e più ascoltato e rappresentativo giornalista del melonismo militante.Figuratevi gli altri. 🤦🏼‍♂️🤦‍♂️ Evidentemente   che o   non si hanno più argomenti... o fa  partire    per  distrarci  la  con ruota   delle   cazzate per  distrarre i media  e  gli  oppositori  .    


Mentre la polemica     per     la  sconfitta  della  Nazionale  andava   in stampa  apprendo  della  morte  delle sorelle  kessler  . Un icona  dellla sensualità  e del'immaginario   erotico   per  noi italiani 



Lo avevano annunciato, il giorno del loro ottantottesimo compleanno: ce ne andremo insieme.E così hanno fatto.Alice ed Ellen Kessler hanno scelto il suicidio assistito, oggi, nella loro casa di Monaco di Baviera, dove vivevano in appartamenti comunicanti .
Dietro di sé hanno lasciato una sorta di testamento umano e spirituale, che hanno raccontato con parole meravigliose alla “Bild”. "Il nostro desiderio è andarcene insieme, lo stesso giorno. L’idea che a una delle due capiti prima è molto difficile da sopportare.Io e Ellen vogliamo che le nostre ceneri vengano mischiate un giorno con quelle di nostra madre e possano essere conservate tutte e tre insieme. L'urna comune fa risparmiare spazio. Al giorno d'oggi si dovrebbe risparmiare spazio ovunque. Anche al cimitero".Alice e Ellen Kessler hanno fatto qualcosa che alle nostre latitudini fa gridare ancora allo scandalo una società intollerabilmente bigotta: se ne sono andate quando hanno voluto loro, liberamente, consapevolmente, insieme. Fino all’ultimo istante.Hanno scelto di essere libere fino alla fine.E per loro la libertà significava andarsene insieme, decidendo loro quando, senza che una fosse costretta a soffrire per l’altra.Non mi viene in mente un atto d’amore, di libertà e di dignità più grande e commovente di questo. E nessuno di noi, NESSUNO, ha il diritto di sindacarlo o strumentalizzarlo Essa è stata come dice in un commento sulla bacheca di Lorenzo Tosa Roberto D'Adorante
«Una scelta di una dignità immensa. Sì, perdiamo un pezzo di storia, ma soprattutto perdiamo due donne che hanno saputo essere icone senza perdere mai la grazia. Hanno cambiato il costume, la tv, e in un certo senso anche noi.Se davvero, come sembra, hanno deciso di andarsene insieme, fino all’ultimo passo, allora non c’è nulla da aggiungere se non il silenzio dell’ammirazione e il rispetto.
Le Kessler non se ne vanno nel buio. Si spengono come hanno vissuto: mano nella mano, con eleganza e coraggio. .»
 Ma  purtroppo   sul grande gesto d’amore, coraggio e libertà delle gemelle Kessler ho letto parole che mettono i brividi.Esse provengono come era immaginabile prevvedibile da l’ex senatore Simone Pillon, dall’alto non si sa di quale pulpito, si è addirittura permesso di gridare alla “vergogna”.“Le Kessler si sono ammazzate, con l'aiuto di un medico e di un avvocato . “Quando il mondo era civile, le persone rispettavano la vita (…) Ammazzare la gente diventa ‘diritto civile’. Si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi.” Ora Gentile e non particolarmente caro ex senatore Pillon, ci sono solo due cose che si possono fare di fronte a una scelta del genere: ammirarne il coraggio o tacere.Quello che proprio non le è consentito, in una società laica e appena decente, è sindacare sulla scelta di un altro essere umano libero, decidere su un corpo (anzi due) che - se lo metta in testa prima o poi - non appartiene né allo Stato né a Dio né a nessun altro, ma solo ed esclusivamente alla persona che lo abita. E che ha il diritto di o accettare il proprio decadimento ed aspettare che Dio o la natura faccia il suo corso oppure auto-determinarsi fino all’ultimo istante della sua vita. così dovrebbe essere in un Paese minimamente civile.Qui l’unico che dovrebbe vergognarsi è lei, pronto a brandire rosari e a usare la religione per colpire il prossimo, per etichettare, marchiare, escludere, invece di capire ed empatizzare, ed eventualmente camminare al fianco. See proprio non è in grado, quantomeno provare a rispettare. Questa parola enorme e spesso dimenticata.Perché non c’è traccia di rispetto nelle sue parole. Se in Italia siamo tragicamente indietro in tema di fine vita, lo dobbiamo anche a lei e a quelli come lei, sedicenti cristiani che del messaggio cristiano, secondo me autenticamente cristiano, non hanno capito nulla. ma proprio Nulla. Infatti sono state più rispettose di lei spettabile Pillon : Assuntina Morresi  in  Le gemelle Kessler desideravano morire... e la nostra utente Daniela Tuscano su  Diaconia "Santa Maria Egiziaca" in Bresso   i cui     afferma  :« Mi addolora molto la scomparsa delle gemelle, ancor di più per la modalità in cui è avvenuta. Non giudico mai la scelta del singolo/a. Ma chiamare bene il male, è tutt'altro; e una cultura del suicidio è decisamente contraria sia al Vangelo sia alla comune umanità »





17.11.25

sarajevo safari di mario domina

 metttendo  ordine  fra  l'email  ho trovato     questo   numero della   newsletters  del blog   la  botte  di diogene



Il “male” – in forma di guerra o annichilimento dell’altro o di radicale irrelatezza – ci appare per lo più come lontano da noi: i barbari stanno sempre al di là dei confini della cosiddetta “civiltà”. C’è una sorta di esotismo del male: non possono essere i nostri simili a commetterlo. Sono sempre gli altri, i russi, gli islamici, i terroristi, gli slavi, i selvaggi… Tutti, ma non noi.
Poi però ti ritrovi con l'”unica democrazia” in mezzo a tutti quei barbari, che compie un genocidio e commette i peggiori crimini, fino ad arrivare ad organizzare dei tour di gente munita di cannocchiale – un po’ come succede nella Salò di Pasolini – che osserva sadicamente il lavoro dell’esercito dalle alture intorno a Gaza.
Ma nella civilissima Europa avevamo già fatto di meglio: a Sarajevo, tra il 1993 e il 1995, all’eccidio di 11mila civili partecipò un certo numero di cittadini di diversi paesi europei – tra cui un po’ di italiani – così come si partecipa ad una battuta di caccia, giusto per divertirsi nel fine settimana. Cioè: alcuni “umani” pagavano per sparare ad altri umani inermi – e, nel caso di bambini, le tariffe erano maggiorate.
Lo si sapeva da tempo (un libro e un documentario sloveno lo avevano già documentato – mentre ora un giudice milanese ha aperto un’inchiesta), ma messo in fila con tutti gli altri fatti e nel nuovo contesto di pulsioni guerrafondaie, ci restituisce un quadro antropologico di una desolazione senza limiti. Altro che tramonto dell’occidente!
Del resto Primo Levi ci aveva avvertiti.



Pietro Sedda il designer, artista e tatuatore di fama mondiale racconta i suoi nuovi progetti

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