28.6.08

L'immortale

 




« Sono poco soddisfatto dei miei lavori scritti sino ad oggi.   Da oggi, voglio aprire un nuovo cammino. »   (Lettera di Beethoven all’amico Krumpholz, 1802)



 



Beethoven e la “nona sinfonia”



 





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La nona sinfonia





tutta la storia della musica.



La sinfonia in re minore op 125 è da molti considerata uno dei capolavori più straordinari di



Fu composta da Beethoven negli anni tra il 1822 e il 1824, oltre dieci anni dopo l’ottava sinfonia.



complesso senza l'ausilio dell'udito, in quegli anni infatti Beethoven era già completamente



sordo



Per un non-musicista è quasi incredibile immaginare come sia possibile comporre un brano così



Beethoven.



La “nona” fu eseguita per la prima volta a Vienna nel 1824, sotto la direzione dello stesso



La nona sinfonia è suddivisa in quattro movimenti:

o



Allegro ma non troppo, un poco maestoso

o



Scherzo, Molto vivace

o



Adagio molto e cantabile

o



Finale

La nona sinfonia: Finale



Il finale prevede l’inserimento di quattro voci soliste e di un coro che intonano le parole dell’ode “Inno alla gioia" del poeta Friedrich von Schiller.



Con la nona sinfonia Beethoven volle formulare un aperto invito alla fratellanza universale.



Proprio per rendere tale messaggio il più chiaro possibile egli decise di far cantare nel finale un testo del poeta tedesco a lui contemporaneo,



Friedrich von Schiller " l'Inno alla Gioia".



L'ode "An die Freude" è una lirica nella quale la gioia è intesa non certo come semplice spensieratezza e allegra, ma come risultato a cui l'uomo giunge quando



si libera dal male, dall'odio e dalla cattiveria.



Proprio per questa esortazione alla fraterna amicizia la melodia su cui viene intonato questo Inno alla gioia è stata oggi assunta come inno europeo.



E' stato adottato dal Consiglio d'Europa nel 1972 e viene utilizzato dall'Unione europea dal 1986




 


Immortale


Azione di uomo libero..


evolutivo verso il romanticismo,


caos della natura.


ovunque passò tutti sentirono! (Donatella C.)

RADIO NI HAO











  1. DONA EDITH DO PRATO

  2. GUSSIE CLARKE

  3. ZIGGY MARLEY

  4. V.V.A.A.

  5. RICKY MARTIN

  6. HAPPA-TAI

  7. OMAR SOSA

  8. MIKA NAKASHIMA

  9. OMAR SOULEYMAN

  10. AVENTURA

  11. PIZZICATO FIVE

  12. KODÒ

  13. ZANKO

  14. TESTAMENT

  15. GOVINDA


  16. ALICIA VILLARREAL



  17. TIEMPO LIBRE



  18. MATISYAHU MILLER



  19. EFTEKASAT



  20. WUST EL BALAD



  21. YU ZHOU



  22. 2R



  23. GACKT



  24. FAYE WONG



  25. FATIH ERKOC



  26. ASA



 


LEGGI TUTTO QUI':


http://etnomondi1.splinder.com/post/17454823/RADIO+NI+HAO


E IL VIDEO DEL MESE:


http://it.youtube.com/watch?v=6rHORdbNsLc

Senza titolo 645

  L'AVETE VISTO IL FILM LA CARBONARA ?  :-)


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non faciamo morire radio facoltà frequenza di siena

da  www.margheritaferrari.com/


Non Facciamo Morire FdF

Quest'oggi ho ricevuto un'email dagli autori del programma radiofonico La Belle Epop, che da qualche tempo potete trovare in streaming su Vitaminic. Ne copio e incollo qualche passaggio:
Questo è un appello, molto semplice, che ha come scopo quello di diffondere il più possibile la voce su quanto sta per accadere a Radio Facoltà Di Frequenza. Stando alla realtà, l'ultima riunione del Senato Accademico è stata quella in cui si sarebbe deciso di "chiudere l'ossigeno a FdF". La prima radio universitaria italiana sta per essere spazzata via nel prossimo CdA dell'Università di Siena
(...)
Noi de La Belle Epop, giovane trasmissione di Radio FdF, abbiamo pensato di informare i bloggers a noi più cari e rendere partecipi di questa triste situazione anche le band, le etichette e gli ascoltatori. Tutti coloro i quali hanno contribuito, direttamente o meno, al nostro anno di trasmissioni. E tutti sin da ora sono in anticipo ringraziati se volessero dare la loro mano alla causa Save FdF.
(...)
Ognuno è libero di aderire o meno utilizzando i proprio mezzi (radio, blog, webzine, giornali) anche il minimo gesto può essere utile. Persino la sola mail di supporto diventa preziosa in questo caso. Se eutanasia deve essere, vorremmo che faccia rumore. Basta veramente poco.
dunque, con un provvedimento di taglio della frequenza che rischia di essere approvato senza esser discusso e combattuto come si converrebbe.

Vi invito dunque a visitare il sito www.savefdf.tk e a supportarne la campagna.

Immunità per alte cariche

 


raggio


Ma che bravo il nostro amato presidente del consiglio, ancora una volta grazie all'intelligenza degli Italiani, sta cercando di farla franca e di risolvere i soliti problemi giudiziari. I suoi onorevoli avvocati hanno studiato con molta cura una legge che gli permetterà di non essere processato. Si continua a strombazzare il problema della sicurezza, ma allora esiste soltanto contro gli immigrati e gli zingari, mentre invece le nostre alte cariche istituzionali possono fare tranquillamente tutto quello che vogliono.



Ma la legge non doveva essere uguale per tutti?


Questo è  solo l'inizio di una  catena  di  eventi difettosi umilianti  violenti  e razzisti....

27.6.08

Muhammad: l'artista pakistano e...scozzese

Muhammad Milad Raza Qadri è davvero una scoperta per noi, anche se in realtà canta nasheed ed incide cd da un pò di anni.


E' giovanissimo, ha solo 18 anni, è nato il 25 Marzo del 1990 in Scozia, ma è di origine pakistana...



Leggi quì il resto:


http://etnomondi1.splinder.com/post/17455152/Muhammad%3A+l%E2%80%99artista+pakistan


 


Quì il video:


http://it.youtube.com/watch?v=RC5oPGcDNr8



E io mi porgo a te...

 
composizione
di
Donatella Camatta
e
Giovanni Monopoli




        " E io mi porgo  a  te...come ancella dell'amor tuo!


         Fiore profumato solo a  sentir


        canto della  tua voce


        sfiora lentamente


        mano sul  seno e bocca


       voglia d'amar ...


       cosi dolcemente e


       avidamente prendimi!" 


 


                                         Come potrò mai averti


                                         se solo sei lontana


                                         porgi a me i tuoi baci


                                        ed io mi prostrerò sul tuo petto


                                        a deliziar il mio amor


                                        succhiando il tuo nettare


                                       nel gola del tuo prenderti 

Sfiorami!

sfiorami

























Ascolto
il tuo respiro
forte
sessuale
sfiora il corpo anima mia.
Vita ad attenderti,
emozione grovigliata
come musica di noi.
Sussurrami,
passione,
piaceri rosso fuoco.
Gusto agrodolce nella mente lontana
ma cosi vicina.
Sento le tue mani che scivolano
in un abbraccio.
Lentamente mi raccogli,
stringendo tutto l'attimo profumato!
Mancava da tempo questo palpitare
crescente vibrante d'amore sincero.
Rotolati fra le onde dei sentimenti
come spiaggia t'accoglierò
con delizie romantiche !

Curiosità

Cosa ne pensate della recente immunità parlamentare?

Non fatemi sentire l'unica pazza che cerca di credere oltre che nella giustizia,nei pari diritti,che a loro modo,hanno a che fare con questa storia...!

Quante strade portano al camp


Ma come fa a piacerti Renato Zero? Correvano, o meglio passeggiavano, gli interminabili '70 e davvero non era facile capire come la compagna di liceo più freak e ricca, con le sue vacanze a Londra e le sue dissimulate raffinatezze, trovasse di affascinante e divertente nel carrozzone, nelle svenevolezze, nei travestimenti, nel neomelodico, nel patetico della Zerolandia.
Come spesso accade, la soluzione dell'enigma era contenuta nella sua stessa formulazione: adorava Zero proprio perché era stata a Londra.

E così ci si sarebbe davvero stupiti, a colpi di "ma va là" e di "non scherziamo", se una prefigurazione del professor Fabio Cleto avesse allora assicurato che il circo di Triangolo ed EroZero non era poi molto lontano da quel Flowers di Lindsay Kemp che invece deliziò più di una domenica pomeriggio dei non-sorcini; o dal culto di Ziggy Stardust di David Bowie, già membro della stessa compagnia di Kemp, o infine dalla boccaccesca (anche nel senso delle boccacce) baracconata di The Rocky Horror Picture Show.

Ognuno ha i suoi sentieri per entrare nel camp: Fabio Cleto - professore di letteratura inglese all'Università di Bergamo - del camp è il maggior studioso italiano e compila elenchi di eloquenti coppiette: Oscar Wilde e Madonna, per esempio; o Fassbinder ed Elton John, Versailles e Gore Vidal, la regina madre e Pedro Almodovar... L'accostamento tra Zero e Kemp non è certo più stravagante di questi, e la realtà è che non si può parlare del camp senza con ciò stesso farne almeno un poco.

Così il numero della rivista "Riga", diretta da Marco Belpoliti ed Enzo Grazioli, dedicato al pop camp (il camp nell'era delle mode di massa) e curato da Fabio Cleto, è diventato un discreto caso di camp esso stesso: nella quantità, estendendosi sino a riempire quarantatré volumi (editore Marcos y Marcos; I vol. 352 pagine, 25 euro); nella forma, che mutua quella di un teatrino, tra siparietti, "tirate" e intermezzi; nel metodo degli accostamenti di autori e argomenti, dall'opera lirica sino al camp sovietico e a quello ecclesiastico. La stessa rivista prende l'occasione per un cospiscui restyling grafico curato da Paola Leonarduzzi, che la trasforma in una collana di libri. All'usuale scansione di antologie della letteratura critica, testimonianze e testi inediti, poco noti o scritti per l'occasione, si aggiunge un sontuoso apparato iconografico, vero saggio figurativo diffuso lungo il volume: da Bette Davis nei panni della regina Elisabetta al performer Juan Ybarra travestito da alieno in The Museum of Fetished Identity, passando da Aubrey Beardsley, Liza Minnelli, David LaChapelle e Lou Reed.


Più facile che definire il camp è negargli lo statuto di corrente, forma d'arte, concetto, categoria o - peggio che peggio - scuola. Accostando le copertine dei due volumi di "Riga" si ricostruisce lo sguardo della modella di "Ciglia in fiore", una fotografia del 1965 in cui due corone di petali circondano gli occhi. Il camp sarà dunque una fantasia vegetale, la natura che si trasforma in maquillage, una creatura fitomorfa che ci scruta?
E' una "sensibilità", si dice, riprendendo lo storico saggio di Susan Sontag (qui riproposto) che già nel 1964 ne aveva scorto, dietro alle ammiccanti allusioni, le fondative elusioni. Il camp è un "cifrario privato" che dopo gli anni Sessanta diventa pop, il segreto del travestimento che diventa esibizione smaccata, nel passaggio dalle eccentricità clandestine di fine Ottocento alla scena dello spettacolo globale. Oggi anche i dizionari italiani conoscono la parola "camp", e la definiscono come "affettato, artificioso, manierato". Il raro uso che se ne fa forse enfatizza anche troppo la pur innegabile connotazione di estetica gay e lesbica, Se, come voleva SusanSontag, il camp mette tutto fra virgolette, (non una lampada ma una "lampada", non una donna, ma una "donna") e finisce con ciò col diventare "il trionfo dello stile ermafrodita", allora il suo legame originario con la cultura gay è destinato a divenire meno sostanziale, a sublimarsi e a farsi metodo di lavoro e sguardo. "Il Camp è completamente ingenuo o totalmente consapevole", dice ancora Sontag, e questa propensione all'ambiguità travolge tutti quegli schemi categorici di cui tutti i teorici si sono accorti quando sono caduti: alto e basso, bello e brutto, naturale e artificioso, tragico e comico, kitsch e trash. "Gli uomini sono donne come tutte le altre", disse un giorno Groucho Marx: e il camp segnò un altro punto a suo favore.


Se poi pensiamo che l'enfatica alchimia dei sincretismi stilistici ha come esito la trasformazione del serio in frivolo ci accorgiamo che il potenziale di espansione del camp non trova, nella contemporaneità, limti visibili. Che fare, del resto? Mettere paletti alle paillettes? Chiudere la gabbia quando le piume di struzzo sono già scappate fuori?



Stefano Bartezzaghi (la Repubblica, 26 giugno 2008)







se la chiesa pensasse a gli ultimi e non solo a chi si tocca


da  ilvignettificio.interfree.it/


Chiedo scusa  a chi  crede  e pratica  ma   non riesco  a starmi zitto  davanti ad una chiesa  (  sia  gli alti gradi che i preti  salvo qualcuno  come per  esempio  Don lorenzo Milani  )  che  criticano solo questi peccati  o beatificano   gli areoplani di morte
 o eserciti che partono per le guerre  , o si lamentano   solo quando  i  credenti vengono perseguitati o nele scuole  non   s'insegna religione  o essa viene messa ale ultime ore   . o quandfo  gli toccano il portafoglio 




da repubblica  del 27\6\2008


Le impronte dei bimbi rom
e il silenzio della Chiesa


di FRANCESCO MERLO



Le impronte dei bimbi rom e il silenzio della Chiesa


A Maroni vorremmo suggerire di prendere le impronte delle mani (e dei piedi) ai neonati cinesi di Milano, che sono già, notoriamente, tutti ladri di identità. Inoltre, per coerenza, potrebbe impartire l'ordine di misurare la lunghezza degli arti ai bimbi di Corleone che crescono (si fa per dire) con il 'criminal profiling' di Totò u curtu. Ed è inutile spiegare a un pietoso uomo d'ingegno come il nostro ministro degli Interni che i minori dell'agro nocerino sarnese e della piana del Sele andrebbero - per proteggerli, badate bene! - sottratti alla patria potestà e affidati alla Dia o, in subordine, allo scrittore Roberto Saviano. E contro il bullismo nelle scuole cosa ci sarebbe di meglio che prendere le impronte, al momento dell'iscrizione, anche ai genitori che sono sempre un po' complici?

Ecco, preferiamo mostrarvi il lato grottesco di questa proposta perché sappiamo bene che Roberto Maroni, credendo di essere astuto, lavora per provocare i nostri buoni sentimenti, e dunque non vogliamo cadere nella sua rozza trappola e farci rubare i pensieri. Insomma a noi viene facile assimilare il bambino ai deboli, agli sfruttati, a tutte le altre vittime dell'umanità adulta. Ma contro l'indignazione i leghisti sono bene attrezzati. Dunque rispondono rinfacciandoci la paura della gente, agitano il valore della sicurezza, e ci eccitano perché vorrebbero che in risposta al loro razzismo scomposto noi santificassimo i rom, negassimo qualsiasi rapporto tra campi nomadi e criminalità, tra immigrazione e delitti.

bi di Corleone che crescono (si fa per dire) con il 'criminal profiling' di Totò u curtu. Ed è inutile spiegare a un pietoso uomo d'ingegno come il nostro ministro degli Interni che i minori dell'agro nocerino sarnese e della piana del Sele andrebbero - per proteggerli, badate bene! - sottratti alla patria potestà e affidati alla Dia o, in subordine, allo scrittore Roberto Saviano. E contro il bullismo nelle scuole cosa ci sarebbe di meglio che prendere le impronte, al momento dell'iscrizione, anche ai genitori che sono sempre un po' complici?
Ecco, preferiamo mostrarvi il lato grottesco di questa proposta perché sappiamo bene che Roberto Maroni, credendo di essere astuto, lavora per provocare i nostri buoni sentimenti, e dunque non vogliamo cadere nella sua rozza trappola e farci rubare i pensieri. Insomma a noi viene facile assimilare il bambino ai deboli, agli sfruttati, a tutte le altre vittime dell'umanità adulta. Ma contro l'indignazione i leghisti sono bene attrezzati. Dunque rispondono rinfacciandoci la paura della gente, agitano il valore della sicurezza, e ci eccitano perché vorrebbero che in risposta al loro razzismo scomposto noi santificassimo i rom, negassimo qualsiasi rapporto tra campi nomadi e criminalità, tra immigrazione e delitti.


E invece non è in difesa dell'accattonaggio, né per esaltare la presunta bellezza esotica e imprendibile della zingara Esmeralda che protegge il povero gobbo di Notre Dame, non è insomma in nome della retorica rovesciata dei miserabili che noi diciamo a Maroni che prendere le impronte digitali a bimbi rom è un segno di inciviltà razzista, che neppure ci sorprende perché non è il primo, non è l'ultimo e purtroppo non sarà neppure il peggiore.
Il punto è che, insieme con l'ossessione di Berlusconi per la Giustizia, in questo governo c'è anche l'ossessione leghista per la sicurezza. Ma una cosa è il problema e un'altra cosa l'ossessione. Ebbene, incapace di risolvere il problema che lo ossessiona, Maroni vorrebbe che, per reazione, noi negassimo il problema. Invece noi gli ricordiamo che già il suo predecessore, il mite Giuliano Amato aveva segnalato che in tutte le comunità criminali sta crescendo, anche in Italia, l'uso orribile dei bambini. Ci sono, per esempio, le baby gang. E il libro Gomorra racconta di ragazzini utilizzati nelle vendette trasversali. E in Calabria sono in aumento gli omicidi compiuti da killer ragazzini pagati solo poche centinaia di euro. Ma che facciamo, ministro Maroni, schediamo tutti i bimbi calabresi?
Ecco perché non merita i nostri buoni sentimenti, il ministro Maroni. Perché non è vero che in Italia c'è un dibattito tra rigoristi cazzuti (loro) e lassisti rammolliti (noi). Maroni non c'entra nulla con il dibattito europeo, difficile e importante, tra il rigore e l'accoglienza.
Nei Paesi più civili d'Europa la sicurezza, la serietà e la responsabilità non sono valori di destra. I socialisti francesi e spagnoli, i socialdemocratici tedeschi, i laburisti inglesi e, aggiungiamo, anche i sindaci italiani di centrosinistra hanno maneggiato con durezza l'argomento dell'immigrazione irregolare e della criminalità. Ma senza sparate comiziali, senza colpi di teatro razzisti, senza i paradossi, gli ossimori e le miserie culturali dei leghisti che - come dimenticarlo? - sono quelli che chiamavano gli immigrati di colore bingo bongo, che parlavano di musi di porco e teste scornificate, che invitavano la Marina "a sparare sulle carrette dei clandestini", e denunziavano l'Europa "in mano ai massoni, agli ebrei, ai musulmani e alle mafie degli immigrati". Perché dunque dovremmo stupirci che, arrivati al governo, vogliano prendere le impronte ai bambini rom ? Da anni, ad ogni elezione nelle valli padane, i leghisti affiggono manifesti "giù le mani dai nostri bambini" appropriandosi appunto del vecchio pregiudizio razzista sul misterioso popolo dei ladri di neonati, agitando la leggenda della corte dei miracoli. Si sa che in tutta l'Europa centrale, che registrava il tasso più alto di popolazione zingaresca, per ben tre secoli decreti e leggi furono emanati per "liberare" i bambini degli zingari dai loro genitori naturali, sino alla soluzione finale nazista e dunque all'internamento di adulti e pargoli. Ne furono sterminati più di cinquecentomila. Ebbene, oggi nel rilancio dell'antico pregiudizio con in più la certezza che i bambini rom non siano bambini ma complici, solo criminali in miniatura e dunque più pericolosi e più sfuggenti, c'è la vecchia idea che tutti i bambini del mondo sono allevati per ereditare "la scienza" di papà. E dunque: la criminalità è un destino che il bambino rom ritrova in fondo a se stesso come una roccia.







E va bene che il bambin Gesù non era rom, ma la chiesa che in Italia fonda la sua forza molto più sull'immagine dolce del bambinello che su quella del crocifisso, potrebbe almeno dire che i bambini non si toccano. La Chiesa sì che può (deve) permettersi i buoni sentimenti. Non era Gesù che voleva che lasciassero i bambini venire a lui? La Chiesa, che punisce e scomunica in materia di sesso e di scienza, perché tollera e accetta le volgarità dei leghisti contro i marginali e contro la gente da marciapiedi, contro i disperati dei semafori e dei campi, contro i loro bambini? La Chiesa, che è l'ecclesia dei naufraghi, dei diseredati e dei dannati della Terra, perché non interviene? Forse perché i bimbi rom non fanno beneficenza come il terribile boss della Magliana Renato De Pedis che - lo ha raccontato mercoledì Filippo Ceccarelli - è stato sepolto nel più esclusivo cimitero del Vaticano, "sarcofago di marmo bianco, iscrizioni in oro e zaffiro, l'ovale della foto" e "un attestato di grande benefattore dei poveri..., che ha dato molti contributi per aiutare i giovani, interessandosi in particolare per la loro formazione cristiana e umana". I bambini rom, non avendo avuto la fortuna di essere educati da quel sant'uomo di De Pedis, sono rimasti ladruncoli e tutti infedeli, mentre Maroni, come De Pedis, si dichiara fervente cattolico.

Quando Berlusconi nominò Maroni all'Interno pensammo subito che aveva affidato l'Ordine al Disordine. Il ministero dell'Interno serve a controllare, appunto dall'interno, la tenuta unitaria del Paese contro tutte le cellule disgregative, tanto sociali (delinquenti) quanto politiche (eversori). Ebbene, si sa che la Lega secessionista è una subcultura politica che da più di venti anni attenta, per come può, all'unità del Paese e alla sua legge. Berlusconi, che pensa di essersi liberato del lavoro più sporco affidandolo al suo ministro-mastino, ha in realtà ceduto il controllo dell'eversione all'eversore da controllare. E Maroni, che nella Lega è il più pericoloso perché forse è il meno brutto e il meno ridicolo (ha fatto pure le scuole), sta usando gli aspetti più odiosi del ministero dell'Interno - carcere, manette, impronte digitali - per sollevare nuvole di propaganda, per creare effetti placebo alla paura e alle emergenze sociali, in modo da guadagnare ancor più consenso all'eversione.

La ribellione dell'Uomo Ragno


Quasi quasi rotolare fuori
e dare la mano ad un anonimo aereo
che umile vola su di me
spiegando le ali in un abbraccio.

Sempre meglio che anelare
alle nuvole ricamate d'oro
e di romanisti stendardi.

Già, ognuno sta unico sul cuor della terra
e la sera è sempre troppo tardi,
la sera purificatrice dell'avventura

e del sogno sempre spazzato (via)
dai letti, creduto polvere e cadaveri.
I cadaveri sono quelli delle nostre menti

ormai spente dagli orologi
- tic tac, vivi solo il tuo turno
e poi allontanati dal video,

povero attore che strilli e ti pavoneggi
per la tua ora sulla scena, idiota
che racconti favole piene di rumore.

L'Uomo Ragno finalmente si ribella
alle chiacchiere della Red Bull.


P. S.
La libertà non è star sopra un albero, non è neanche il volo di un moscone. La libertà non è uno spazio libero: libertà è partecipazione. (Giorgio Gaber) Mi sembra un buon motto per questo blog e per il suo fondatore.


P.S
2 :
Non nascondo di aver citato Shakespeare nella mia poesia.

Springsteen: uomo e desiderio

I fans del Boss inorridiranno, ma io l'ho conosciuto e amato attraverso una piacevole e fresca canzone: Sherry Darling. E vi sono rimasta legata, indissolubilmente.




Il doppio album The River era giunto tra le mie mani già arrembante, un diluvio carsico di gloria. Springsteen era Springsteen da un pezzo, e per me che lo avvicinavo solo in quell'occasione, quasi intoccabile.
 
Persino la sua fisicità mi spiazzava. Percepivo un sole  impietoso in quel volto
triangolare, e soprattutto negli occhi umidi da cane di prateria.                 
 Era un percorso di strade, camion, distese chilometriche, più che un fiume: una piena, e la musica sgocciolava giù, roteante come clava e morbida come cuoio. Bruce, anche per via del nome, era freccia in movimento, automobile e frontiera, lavoro e sangue.



L'America come volevo amarla, un moderno Faulkner, una periferia fatta storia. Ma l'impressione dell'eccesso, quella sì, mi stordiva. Ecco perché mi accostai al rivo rutilante con un brano immediato, d'impatto, spensierato e spensierante. Sherry Darling era però, già lì, maschilità pura, carezza ruvida e selvaggia, sesso rapinoso. Mi attirava e m'intimoriva il pubblico femminile di Springsteen, d'una spregiudicatezza scosciata che non possedevo, e che forse desideravo avere. Quel nome dal sentore di primavera che terminava in un urlo terrestre. E un legame con anni eterni di gioventù. Nato per correre, all'infinito, ma senza fuga: era già vittoria.

Springsteen è tornato a Milano due sere fa, poi è ripartito con la sua scia di squarci metropolitani, Darkness on the edge of town e solitudine ansiosa, innervata di chitarre. Ma a me, resta la smorfia gentile di Sherry Darling. Nella vita avrei voluto incontrarne di più, simili alla sua.

Quanto all'uomo (e all'artista), forse di Springsteen ne basta uno. Due sarebbero troppi. Ma senza quell'unico, solo e insieme eccesso, la vita si mostrerebbe di colpo spenta.


Daniela Tuscano
 

 

 

 

 

 

 

Senza titolo 644


  L'AVETE LETTO IL LIBRO ALLA RICERCA DELLA FELICITA' ?  :-)


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26.6.08

Per una nuova politica sui precari della scuola


Una colossale balla, obviously. Abbattimento delle tasse, abolizione dell'Ici (peraltro già attuata in diversi Comuni, tra cui Bresso) e simili guittate. Per l'eliminazione d'un'imposta fantasma, dovremo rinunciare a un bel po' di servizietti , non esattamente secondari. Gli effetti delle purghe berlusconiane cominciano ad avvertirsi, ma credete che la luna di miele fra lui e gli Italiani finisca? Io no, io non ci credo. Non ci credo più.

Fra i tanti azzoppati, ancora una volta, come sempre, la categoria più bistrattata: gli insegnanti, segnatamente i precari. Coloro che, secondo la vulgata, conducono un'esistenza da nababbi lavorando part-time.


Non intendo perorare la causa di chi,come la sottoscritta, ha atteso 18anni per assicurarsi un'immissione in ruolo per uno stipendio da fame.      Ho scelto un lavoro che amo e non mi pento, non voglio pentirmi a oltre quarant'anni di aver seguito un amore, una passione,una vita.                     Non debbo spiegare nulla a nessuno. Già lo so che il VERO Ministro della Pubblica (d)Istruzione, vale a dire Giulio Tremonti, mi considera un peso morto.
Non domando né a lui, né agli incapaci che parcheggiano i figli a scuola pretendendo che quest'ultima possa ovviare al loro fallimento educativo, perdono di esistere. Esigo, pretendo solo giustizia. E so che è troppo.


Ma resta il minimo. Pubblico l'appello del Movimento Interregionale Insegnanti Precari (MIIP). Perché della scuola nessuno parla. Perché gli insegnanti, precari e no, non hanno voce. Perché non voglio ci spengano l'anima, dopo averci rubato la salute.





Daniela Tuscano







In questi giorni in cui si comincia già a riflettere sull’anno scolastico che verrà e siamo costretti ad assistere al solito balletto dei passaggi di cattedra e di ruolo, balletto che si  ripercuote in maniera deleteria sulla qualità della scuola italiana e sulle prospettive lavorative dei docenti precari. Appare inevitabile chiedersi se il nuovo Ministro abbia già preso  coscienza delle problematiche relative al reclutamento degli insegnanti o se, ancora una volta, dobbiamo assistere alla dettatura dall’alto di politiche sorde a qualsiasi ragionevole soluzione, "suggerite" da interessi di palazzo o da lobbies di potere.

Non contestiamo l’idea che si vogliano determinare nuove regole per il reclutamento, ma  reputiamo che questo non possa avvenire se non pensando a una radicale e profonda soluzione del vero problema della scuola attuale che è quello della stabilizzazione sui posti di lavoro  dei veri precari, ovvero di coloro che da anni o addirittura decenni lavorano come insegnanti della scuola pubblica senza avere ancora ad oggi garanzie certe e stabili. Abbiamo più volte sottolineato la necessità che sia inequivocabilmente definito chi possiede lo status autentico di precario, cioè il docente a cui la scuola non può non riconoscere una garanzia di stabilità, poiché da lungo tempo lavora all’interno dell’istituzione e non si limita a segnare la propria presenza nelle graduatorie per diritto-privilegio acquisito (ci riferiamo ai tanti che stazionano nelle graduatorie in posizioni privilegiate perché blindate dalla prima e seconda fascia pur essendo già di ruolo in altre classi di concorso o addirittura pur svolgendo altri lavori).



Non chiediamo nemmeno immissioni in ruolo subito, come fanno i sindacati e altre associazioni del precariato senza prima valutare la questione di fondo, cioè chi l’attuale sistema di reclutamento garantisce o salva e chi invece è destinato a un sempre più lungo precariato. Con l’attuale sistema, infatti, le graduatorie [...] risultano luogo di stratificazione di privilegi (divisione in fasce, insegnanti di ruolo su più graduatorie, sistema di attribuzione del punteggio ai titoli, ecc.) e le immissioni in ruolo tanto invocate finiscono per essere una cabala dei numeri che non solo non risolve i più gravi problemi, ma addirittura penalizza i veri precari. Chi ogni anno lavora in una certa classe di concorso su posti vacanti, al momento delle immissioni in ruolo viene spesso preceduto da chi, pur non lavorando, ha comunque acquisito una posizione garantita oramai da inaccettabili privilegi nelle prime e seconde fasce. È un fatto, inoltre, che in certe graduatorie (basti pensare ad esempio a quelle di Lingue straniere o Filosofia) i precari che lavorano da più di un decennio si vedono ogni anno sottrarre posti da una scriteriata mobilità che permette al personale di ruolo di migrare da una all’altra classe di concorso o da un grado all’altro di scuola. È chiaro allora che in queste condizioni la dovuta stabilizzazione dei veri precari diventa sempre più una chimera. Le immissioni in ruolo determinate da questo sistema, paradossalmente, rischiano di compromettere ulteriormente la posizione dei veri precari.


La mobilità così come oggi si determina sta affossando la scuola. Complici i sindacati, èstata legittimata l’idea che per passare alle scuole superiori si può intraprendere la più agevole scorciatoia delle elementari o delle scuole medie. Questo fatto è negativo sotto due ordini di cose: perché stravolge le "vocazioni naturali" e perché determina una sostanziale squalificazione della scuola primaria, scuola importantissima e che pertanto non deve essere utilizzata come "luogo per" passare ad altri ordini di scuola. Più opportuno sarebbe garantire agli insegnanti della scuola primaria il pieno riconoscimento della loro professionalità, anche – ma non soltanto – mediante una retribuzione che affermi il principio della pari dignità con gli altri ordini di scuola. Da quando politiche scellerate di vari governi hanno permesso che l‘astratto "didattichese" venisse dettato dalle università, la cultura scolastica italiana ha avallato un’autentica subordinazione di valore dei diversi ordini di scuola all’imperio dell’università.                          Questa sottocultura ha innescato una corsa generalizzata degli insegnanti al "prestigio" degli ordini di scuola superiore, mentre una corretta percezione dell’istruzione ad ogni livello richiederebbe ben altro atteggiamento e ben diverse categorie mentali capaci di valutare l’importanza e la peculiarità dei diversi gradi di istruzione.

Una riflessione seria su questi dati deve pertanto essere perentoriamente chiesta non solo al Ministro, ma anche ai sindacati, sempre ostili a mettere in discussione i soliti assiomi osteggiando una seria valutazione di queste problematiche. Fare della questione delle 

immissioni in ruolo l’unica questione sul tavolo senza mai volere andare a vedere i meccanismi del reclutamento e della mobilità significa avallare lo stato di cose presente e, a lcontrario, respingere qualsiasi altra soluzione alternativa: sconfortante vedere infatti come unaproposta come quella dei contratti triennali sia stata stigmatizzata prima ancora che si potesse cogliere in essa ciò che poteva essere nuovo e migliorabile. Ancora una volta si è preferito ripetere i soliti slogan piuttosto che analizzare la realtà vera dei fatti, quella che risulta dall’analisi reale delle graduatorie.






Il MIIP in tanti anni si è sempre distinto perché ha sempre chiesto che si operassero,relativamente ad ogni questione affrontata, soluzioni concrete. Per questo motivo ha semprerespinto le logiche preconcette, dando invece rilievo alle questioni sostanziali: la battaglia perla pari dignità delle abilitazioni era, non dimentichiamolo, una battaglia sulle storture delle graduatorie. Oggi, come allora, vogliamo ribadire la priorità di intervento su queste questioni affinché non si determinino ancora una volta ulteriori insopportabili ingiustizie.






Movimento Interregionale Insegnanti Precari




 

San Libero 368

























San Libero 368‏
Da: La Catena di San Libero (riccardoorioles@sanlibero.it)
Inviato: martedì 24 giugno 2008 18.30.22
Risposta: La Catena di San Libero (riccardoorioles@gmail.com)
A: romildamarzari@hotmail.com








 

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La Catena di San Libero n. 3
68
24 giugno 2008
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Ti delo? ("Che fare?")

La cosa che dobbiamo fare è ingaggiare Bossi, fargli fare un movimento per l'indipendenza della Sicilia, levare la Sicilia dall'Italia e farla votare per conto suo. Questo sarebbe determinante. In Italia senza i voti dei siciliani non solo non avrebbe vinto Berlusconi le prime volte, ma neanche Andreotti sarebbe mai riuscito a diventare ciò che è diventato (in fondo la prima Repubblica l'ha ammazzata lui). Senza i dc siciliani (400mila negli anni '60) la Dc sarebbe rimasta un pacifico partito perbene guidato da Fanfani e Moro, Andreotti sarebbe rimasto un notabile laziale e Berlusconi, più avanti, sarebbe finito in galera per reati minori o sarebbe rimasto al massimo una specie di Ricucci con più parlantina. E invece no. Nei momenti decisivi, i siciliani hanno votato in massa per il peggio che si trovava, inguaiando così non soltanto se stessi ma anche tutti gli altri italiani.

Dunque Sicilia indipendente e libera, e magari - per qualche colpo di fortuna - via anche varesotti e veneti, i primi unitisi alla Svizzera e i secondi alla rinata Austria-Ungheria. E quindi elezioni fra gente seria, che non si vende il voto e non dà in escandescenze per gli immigrati. (E Roma? Boh, nel frattempo se la potrebbe essere ripresa il papa, così alle elezioni italiane non votano neanche loro). Milano, fra Albertini e Moratti, se la sarebbero da tempo comprata i giapponesi: voterebbe per la prefettura di Osaka, non certo per le elezioni italiane. Non credo che la camorra permetterebbe elezioni tranquille a Napoli, e questo potrebbe essere il pretesto per non far votare neanche i napoletani (e, a maggior ragione, calabresi e affini).

Ecco, a questo punto potrebbero anche vincere le sinistre, alle elezioni italiane. Si richiamerebbe Prodi, si rimetterebbe a posto l'economia, si tornerebbe a rivincere i mondiali di calcio, si rimanderebbe al porcile Calderoli e si nominerebbe Zanotelli ministro degli esteri e Dario Fo dell'istruzione. E poi, con tutto comodo, si lascerebbero tornare a casa i secessionisti, che avrebbero avuto il tempo di girare un po' di mondo e dunque di ricordarsi come si stava bene in Italia.

(E se, alle prime elezioni siffatte, dovesse vincere non diciamo Veltroni - che fisiologicamente non può farlo - ma un altro destro di sinistra tipo Cofferati? Beh, in tal caso tutta la brillante analisi precedente non vale un soldo e bisognerà tristemente ritornare a Berlusconi, Andreotti e compagnia).

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A che servono gli scrittori

Napoli. Ergastolo ai boss del clan dei Casalesi, fra cui Francesco Schiavone "Sandokan" e Francesco Bidognetti "Cicciotto". Un duro colpo per la camorra e una boccata di ossigeno per la popolazione, grazie al coraggio di poliziotti e magistrati e di quegli intellettuali che invece di stare a farsi le seghe sui massimi sistemi hanno denunciato in pubblico i boss del sistema mafioso (con minima solidarietà da parte dei colleghi più prudenti e navigati).

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Cronaca nera

Milano. Decine di tifosi spagnoli a piazza Duomo aggrediti dalla folla dei padani inferociti dopo la partita. Salvati a stento dalla polizia. "In Spagna certe cose non succedono".

Vigevano. Badante uccisa a coltellate da un indigeno per la strada.

Varese. Operaio egiziano ucciso a revolverate perché chiedeva la paga. Said el Basset, 29 anni, aveva chiesto gli arretrati al padrone dell'impresa edile per cui lavorava. Il figlio dell'imprenditore, Antonino Fioravante di 19 anni, ha estratto una rivoltella e l'ha freddato con due colpi al cuore. Il padano è stato poi arrestato dalla polizia italiana.

Verona. Padano arrestato per aver abusato per diciotto anni della figlia, oggi ventinovenne.

Monza. Sarebbero ben diciotto gli omicidi commessi dai giovani padani che facevano parte delle "Bestie di Satana", un'organizzazione neo-pagana che per anni ha imperversato ai confini con l'Italia. La diffusione dei gruppi neo-pagani in Padania è sempre più allarmante: dagli adoratori del Dio Po a quelli del diavolo sono ormai numerosi i giovani che cercano nuove emozioni in questi culti blasfemi e sovente violenti.

Milano. Continuano ad aspettare giustizia i ventinove zingari deportati il 5 settembre scorso dal campo nomadi di via San Dionigi. Anziché ricorrere alla violenza per difendere i loro diritti hanno preferito ricorrere alla magistratura ordinaria presentando alla prima sezione civile del Tribunale di Milano un ricorso contro il Comune chiedendo il risarcimento dei danni subiti.

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Mostri (convenzionati)

Milano. Non hanno ucciso volontariamente i loro pazienti i medici ma li hanno solo truffati e operati senza necessità i medici della casa di cura Santa Rita, convenzionata con la Regione Lombardia e protetta da diversi politici locali. Ne approfitta il collega Pierluigi Battista, del Ministero della Verità, per prendersela con i "discorsi intercettati o registrati" che "impiccano alle loro voci" gli intercettati e li trasformano in "mostri".

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E che c'entra lui?

"Bisogna che tutti facciano la loro parte assumendosi responsabilità per il bene del paese, non solo la maggioranza e l'opposizione ma anche la magistratura". Il ragionevole (ma non condivisibile: la magistratura le sue responsabilità se l'è prese già da un pezzo, e non sta facendo i capricci ma difendendo semplicemente la legge) commento è del politico Rino Fisichella, di mestiere arcivescovo, presidente di una Pontificia Accademia e varie altre spettabili istituzioni di Santa Chiesa. Fisichella si assume la responsabilità di ciò che potrebbe essere fatto ai magistrati per costringerli a essere "responsabili"? E in nome di che cosa? Dello Spirito Santo, di un partito, dei cittadini?

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Giornalismi

Se i media italiani puzzano di vecchio, per respirare una boccata d'aria nuova basta dare un'occhiata alle cronache della "National Conference for Media Reform" la Conferenza Nazionale per la Riforma dei Media che dal 6 all'8 giugno ha raccolto a Minneapolis più di 3000 giornalisti, tecnoattivisti e bloggers con lo slogan "la riforma dei media comincia da me".
In questa circostanza, le realtà emergenti di informazione alternativa hanno potuto incontrare i promotori di iniziative consolidate come "Democracy Now!" di Amy Goodman (democracynow.org), Fairness and Accuracy in Reporting (fair.org), Media Matters (mediamatters.org) e il "Centro per la democrazia nei media" (prwatch.org). "C'è l'esigenza di criticare i media commerciali - ha affermato Amy Goodman - ma al tempo stesso abbiamo bisogno di costruire media indipendenti che possano informare, illuminare e spostare in basso il potere. Non possiamo semplicemente stare ad aspettare guardandoci attorno in attesa di un giornalismo più indipendente, incisivo e capace di inchieste".

Da noi è sparito il ministero delle comunicazioni e non si sa più a chi rivolgersi per sollecitare cambiamenti nel settore dei media. Oltreoceano, invece, l'organizzazione nonprofit "Free Press", promotrice dell'evento e di altre iniziative editoriali indipendenti (www.freepress.net) è riuscita a coinvolgere nella conferenza anche il deputato locale Keith Ellison, eletto proprio nel distretto di Minneapolis come primo membro musulmano del Congresso statunitense. La lista dei 60 gruppi di lavoro che hanno animato la conferenza di Minneapolis comprende dibattiti su "la stampa etnica nelle comunità afroamericane", "Attivismo hip-hop: strategie urbane e aggregazioni mediatiche", "il potere in tasca.Telefonini per il cambiamento sociale", "La leadership giovanile nel settore dei media" e altro ancora.

E da noi che succede? Un piccolo sasso lanciato nello stagno è la campagna "Informazione Pulita" (www.giornalismi.info/ip) che propone alcune soluzioni per aprire le finestre e cambiare l'aria nella stanza dei media: libertà di scelta per l'uso dei soldi pubblici destinati all'editoria, libero accesso all'ordine dei giornalisti, libere elezioni del consiglio di amministrazione della Rai.
[carlo gubitosa]

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Appello per Carlo Ruta

Un fatto gravissimo, che potrà avere effetti devastanti per la libertà di espressione sul web in Italia. Carlo Ruta è stato condannato per "stampa clandestina", solo per aver gestito un sito di documentazione storica e sociale, in sostanza un normalissimo blog, di cui peraltro era stata comprovata, dalla polizia postale di Catania, la non periodicità regolare.
L'incredibile sentenza è stata emessa dal giudice Patricia Di Marco, presso il tribunale di Modica, dietro denuncia presentata dal magistrato Agostino Fera, noto alle cronache per le censure di cui è stato fatto oggetto da diversi parlamentari, da Giuseppe Di Lello al presidente dell'Antimafia Francesco Forgione, in relazione alla gestione dell'inchiesta giudiziaria sul caso del giornalista Spampinato.
Una sentenza del genere, che reca riscontri soltanto in Cina e in qualche nazione a regime dittatoriale, per le leggi che vigono nel nostro paese è un'assurdità. Costituisce un attacco frontale al mondo del web, alla democrazia, ai diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione. E' quindi importante che le realtà delle reti, le sedi dell'informazione, le espressioni del paese civile rispondano con la massima determinazione. Firma anche tu la petizione per Carlo Ruta: oggi tocca a lui, domani potrebbe toccare a te!
Petizione: www.censurati.it/voxpeople/carloruta/

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Dormitat

Messina. E' stato nominato capo della Procura Generale il dottor Antonio Franco Cassata, la cui storia nel messinese non è - per chi l'ha seguita - molto esaltante. Pochi mesi fa, a Catania, una nomina altrettanto discussa - quella del dottor D'Agata, uno dei superstiti del Palazzo anni '80 di Scalia e Di Natale - aveva destato perplessità non minori. Non è uno dei momenti migliori nella storia del Csm; appaiono ben lontani gli anni di Zagrebelski e Galasso.
Bookmark: www.ritaatria.it

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Sinistra

Bollettino del dibattito (in attesa dei congressi di Rifondazione, di Sd, del Pdci ecc.) "Nuestra gloriosa tropa siga avanzando sin perder ni una sola palma de terreno".

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Hitler in periferia

Parigi. In fin di vita un adolescente ebreo sprangato da sei o sette giovani antisemiti nel 19mo arrondissement, un quartiere popolare dove fin qua arabi cristiani e ebrei avevano convissuto in santa pace. Hitler, a quanto pare, non vuol crepare mai del tutto.

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Samizdat

Milano. Un migliaio di cittadini guidati da Nando dalla Chiesa davanti al Palazzo di Giustizia per dare solidarietà ai giudici e difenderli contro il governo. Come quindici anni fa. Ma allora si chiamavano contestatori. Adesso si chiamano dissidenti.

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Politica/ 1

Io ho cominciato la mia carriera politica :-) facendo la campagna del Pci per la trasformazione della colonia in affitto (1966?). Da allora ho preso molte legnate dalla sinistra, ma non l'ho mai rinnegata. Non ho mai scritto una riga per un giornale di destra, ho preferito fare la fame piuttosto che andare, da qualche altra parte. Questo per dire che non ho nessunissima preclusione verso la sinistra: anzi. Ma quando sbaglia bisogna dirlo, e dirlo forte e chiaro perché a quanto pare non c'è nessuno disposto a prendersi questa responsabilità. Quanto prende il Pd, come partito, alle elezioni - per esempio - a Catania? Quanto prendeva la sinistra prima? Le cifre le conoscdi quanto me. Io ne soffro, come potrei soffrire di un amico tossico o alcolista, che non vuole riconoscere la sua malattia. Gli estranei lo rassicurano, gli “danno ragione”. Ma chi gli vuol bene lo rimprovera a costo di farlo incazzare. “Quel tizio con cui ti fai vedere per la strada - gli dice - non è uno che si fa una canna ogni tanto: è uno spacciatore di roba pesante, amico dei mafiosi. Non ti vergogni?”. E così via. A volte gli si rende antipatici, a volte del tutto odiosi. Ma almeno non si contribuisce alla sua lenta fine.

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Politica/ 2

Dibattito vecchio. Appoggiare Stalin per non fare il gioco di Hitler, o lottare pure contro di lui? Intanto, come oppositore di Hitler, Stalin funziona male. S'illude d'inciuciarselo, perde anni a cercare improbabili accordi, elimina per gelosia tutti i propri generali e quando quello attacca si trova in braghe di tela e perde mezza Russia prima di poter reagire. Poi, il popolo salva tutto: ma al prezzo di milioni di morti, e con sacrifici di cui ancora paga il prezzo. Su un piano più ampio, Stalin - col verticismo, coi privilegi, con l'incredibile satrapismo dell'apparato - distrugge l'idea stessa su cui si basa il sistema, la fede del russo comune nell'idea di uguaglianza che era l'unica forza vera a disposizione. Il "sano realismo" staliniano ha pagato prezzo alla storia per due volte: la prima nel '39, quando solo il patriottismo communista del soldato Ivan salvò la Russia e noi tutti; la seconda nell'89, quando il popolo del primo paese "socialista" del mondo lasciò inebetito ammainare una bandiera che ormai, grazie a Stalin e ai suoi epigoni, non gli diceva più nulla. Veltroni non è Stalin, Berlusconi non è Hitler, ma il meccanismo non è molto diverso.

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XVIII

Will<sksp@uk.gay.com> wrote:

< A un mattino d'estate tu assomigli.
Ma tu hai più luce in te, più tenerezza:
ché la tempesta abbatte il fiore di stagione
e la veloce estate ha vita troppo breve.

Troppo fulgido sta l'occhio del sole in cielo,
spesso l'ombra sbiadisce il suo bel viso d'oro:
poiché bello e bellezza sono spesso divisi
- li stacca a suo capriccio il caso o la natura.

Ma tu, splendore, sarai sempre estate,
non perderai beltà, non sfiorirai,
non vanterà la morte averti preso,
nè tempo vincerà mai il tuo fulgore.

Finchè respiri un uomo, finchè uno legga
questi versi vivranno, e tu con loro >

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LE ANIME BELLE ESISTONO E RESISTONO ... Lei si chiama Chiara Trevisan, ha 46 anni e di mestiere legge libri agli sconosciuti.

  da   Mauro Domenico Bufi    21 dicembre alle ore 11:05   il suo carretto carico di libri, frasi, parole, storie. In testa un buffo cappell...