9.2.20

Bibiano se la destra strumentalizzava la sinistra getta fumo negli occhi

concordo     con quanto  ha  detto su  twitter




Ci si domanda perché un settimanale con una lunga storia di articoli e inchieste pubblichi un lavoro così.

Nulla di quello che viene riportato qui ha a che vedere con l'inchiesta della Procura di Reggio Emilia

E' solo una difesa dei servizi sociali sotto indagine. https://twitter.com/espressonline/status/1226045498487922688 
Ancora non c'è stato nessun processo, e gli indagati hanno il sacrosanto diritto di difendersi.

Ma qui ci sono chilometri di intercettazioni che tutti hanno sentito. E c'è una storia professionale di alcuni indagati che diverse inchieste giornalistiche stanno riportando a galla

infatti come ho già detto  retweetando    rilanciando    tale   intervento    sul mio twitter : « Mi sembra ad una prima lettura   dal web  »

 La piazza della Repubblica a Bibbiano, davanti al municipio, si raggiunge percorrendo in sequenza due strade alberate con case a tre piani, che si chiamano rispettivamente via Lenin e via Gramsci. La toponomastica è il sigillo sul passato rosso di questa terra. È in questa piazza anonima che Matteo Salvini ha chiuso la sua campagna elettorale per le regionali, nel pomeriggio glaciale del 23 gennaio: Bibbiano usato come una clava per distruggere le ambizioni del Pd, che qui e in tutta l’Emilia ha ereditato il potere dal Pci. Il paese medaglia d’oro per i 22 mesi di Resistenza, terra di asili e scuole celebrate come modello, diventato l’orrore fatto sistema. La patria dei demoni. Dominata dal “partito di Bibbiano” che qui comanda dall’alba della Repubblica.Bibbiano, la storia sconosciuta dei bambini abusatiL’Espresso è tornato a Bibbiano. Dopo la tempesta. Tornata la quiete, passate le elezioni, i comizi e le contromanifestazioni, restano loro: i bambini. Perché di certo in questa storia c’è solo la loro sofferenza. Sono loro le vittime, comunque vada a finire l’indagine. Vite già fragili, contese, abusate. E poi infrante dall’onda mediatica e dallo sciacallaggio politico. La propaganda che ha usato ogni mezzo, esibendo sui palchi dei comizi i loro drammi e le loro ferite. Ma Bibbiano è davvero un girone dell’inferno? È soltanto l’incarnazione di un sistema che per fame di profitto strappa i figli ai genitori biologici? O è anche un luogo in cui molti minori sono stati effettivamente abusati? Storie, per esempio, non conteggiate nell’inchiesta della procura di Reggio Emilia, che mira, invece, solo a dimostrare l’esistenza di un business sugli affidi.  [  ...   continua  qui  su   sul  sito  dell'espresso   ] 

Veleno. Una storia vera - Pablo Trincia - copertina
 «  una difesa a priori, il che  mi fa pensare che sotto ci sia molto ma molto di più e la paura che venga tutto a galla e davvero tanta. Ma allo stesso tempo un invito a non generalizzare  (  vedere    twitter   sotto   di  un  assistente  sociale  onesta  )   . leggerò  l'articolo    cartaceo    poi darò un giudizio globale »  Per il momento  m'attengo  a quello che dice  Pablo Trinca   la  cui  obbiettività   su tali vicende  sembra  essere  confermata   dall'inchiesta  " veleno  " (  l'antefatto  visto  che    alcuni protagonisti  sono gli stessi  dei fatti di Bibbiano  )    prima  in podcast    sul sito  di repubblica    e  poi  in  libro  dallo stesso  titolo   foto  a sinistra  ) . Inchieste di ottimo livello, forse il libro risulta un po' meno appassionante della versione audio (disponibile sul sito di repubblica), dove di possono sentire le registrazioni originali che risultano sicuramente più coinvolgenti, ma certamente Trincia riesce a trattare un caso di cronaca nera estremamente controverso in un modo tutto sommato molto delicato ed umano.
Concludo   con questo    twitter  tratto  dai suoi commenti

Non posso leggere l'articolo,ma sono un'assistente sociale e immagino la difesa autoreferenziale della categoria, la stessa che fa l'ordine professionale.Invece io la ringrazio per "Veleno",e insisto col dire che la miglior difesa del nostro lavoro è denunciare,non nascondere.


il femminicidio non è solo omicidio . "Violentata dal mio padre adottivo fin da bambina" La battaglia di una donna di 34 anni per riavere il cognome del padre naturale,

dall'unione  sarda  CRONACA SARDEGNA - SULCIS IGLESIENTE Ieri alle 21:10, aggiornato ieri alle 22:00



testimonianza-choc Iglesias, il calvario di Chiara: "Violentata dal mio padre adottivo fin da bambina" La battaglia di una donna di 34 anni per riavere il cognome del padre naturale, dopo la condanna dell'uomo che le ha rubato la giovinezza


Chiara di Iglesias (il nome è di fantasia) ha subìto per anni le violenze da parte del padre adottivo: quell'uomo, che aveva sposato la madre con l'intento (fasullo) di proteggere la famiglia, le ha rubato l'infanzia e l'adolescenza.


Ora che ha 34 anni - dopo aver faticato a lungo per far credere che i suoi racconti erano veri e arrivare al processo che si è concluso con la condanna dell'uomo a 8 anni di reclusione, poi confermata in Appello - ha deciso di iniziare una nuova battaglia: liberarsi di quel cognome che non ha mai sentito suo e riprendersi quello del padre naturale. Per raccontare la sua storia, Chiara ha scelto un luogo a lei molto caro: il colle del Buon Cammino, dove si trovano l'omonima chiesetta e il monastero delle Clarisse.

 Cinzia Simbula

niente è come sembra . La vicenda del Cliente rifiuta parrucchiera ghanese e del Sindaco leghista va a lavarsi i capelli


dal corriere della sera 7 febbraio 2020 (modifica il 7 febbraio 2020 | 10:31)

Ferrara, il sindaco si fa fare la piega dalla parrucchiera discriminata Messaggio anti-razzista di Fabbri. La donna era stata offesa da una cliente  


di Mauro Giordano



«Ho pensato che venire a trovare Sandra sia molto più efficace di qualunque comunicato. No al razzismo». Il sindaco leghista di Ferrara, Alan Fabbri, porta la sua solidarietà alla parrucchiera del salone Jean Louis David dell’IperCoop il Castello, dove nei giorni scorsi era avvenuto un episodio di razzismo: una cliente si era rifiutata di farsi lavare e tagliare i capelli dalla dipendente del negozio a causa del colore della sua pelle. Sandra è infatti una ragazza di colore.




Impegno e ironia

Una vicenda finita anche sulle pagine di siti e quotidiani nazionale, che ha accesso anche le polemiche politiche su Ferrara e la sua guida amministrativa leghista. Ma Fabbri ha subito voluto gettare acqua sul fuoco presentandosi nel locale e facendosi fare uno shampoo: il primo cittadino è famoso anche per la sua capigliatura e il suo codino. «Care amiche ed amici, vi ricordate la notizia apparsa sulla stampa nazionale e locale della signora che non voleva farsi lavare i capelli da una parrucchiera di colore qui a Ferrara? - ha scritto il sindaco sulle sue pagine social condividendo anche una foto -. Ho scelto volontariamente di esprimere a Sandra tutta la mia solidarietà a nome della città in questo modo. Penso che abbia più efficacia di qualsiasi altro comunicato. Grazie Sandra, grazie allo staff di Jean Louis David dell’Ipercoop il Castello. No all’ignoranza, no al razzismo». Infine anche ironia nel suo rapporto con i capelli: «Non sperate di vedermi altre volte con i capelli sciolti...»


Leggendo la  sua  storia  sul suo account  facebook  sembra   coerente  . Infatti a  conferma    che tale  gesto  non sia  solo  un semplice    atto   propagandistico   e  riduzionista    cioè tendente  a  gettare  fumo  negli occhi all'opinione  pubblica     è questa  lettera  aperta     di  flavio romani un suo  avversario politico   a  https://www.estense.com/  del 13\1\2020  


“Alan Fabbri, allontanati da questa gentaglia”

Flavio Romani sul silenzio del sindaco di Ferrara sulle manifestazioni di odio di matrice Lega

“Caro Alan Fabbri, non ci credo”. È una lettera aperta, ma anche un appello, indirizzata al sindaco di Ferrara da Flavio Romani.Il candidato al consiglio regionale nelle fila di Emilia-Romagna coraggiosa, non crede che l’ultimo post apparso sulla bacheca del leader leghista – “in cui ti lamenti del fumetto satirico di Mario Zamorani, perché istigherebbe violenza e odio” – sia opera sua.Non lo crede “perché immagino tu conosca bene la differenza fra satira e linguaggio d’odio, e la satira in rima baciata con corredo di fumetti – spiega Romani -, in stile un po‘ vintage di Mario Zamorani non ha niente a che fare con l’odio”.Hanno invece a che fare con “la violenza peggiore e con l’odio più feroce”, “i commenti pubblicati sulla pagina del Pinguini Estensi, centinaia di commenti su Ilaria Cucchi, Carola Rakete, il presidente Mattarella, Aldo Modonesi, e naturalmente Estense.com (che per il suo atteggiamento critico diventa subito “un giornale di m***a in cui ci lavorano giornalisti del c***o”), ovviamente i Rom, con i campi da disinfettare con il lanciafiamme, come sostiene la tua fan sfegatata Raffaella Breveglieriche ha come immagine profilo una foto con te”.Romani passa in rassegna alcuni dei commenti più atroci resi noti da Estense.com e che corredano la pagina dei Pinguini estensi, ora rimossa, gestita da persone orbitanti nella galassia della Lega di Ferrara e denunciate da Ilaria Cucchi per associazione a delinquere, diffamazione, istigazione e apologia di reato.“Eppure non hai detto una parola su questo scandalo – riprende Romani -, forse perché la maggior parte di loro sono tuoi sostenitori? forse perché molte di queste persone hanno fatto la stessa operazione di spargimento di odio a piene mani soprattutto contro i migranti, raccontando balle su balle per preparare la campagna elettorale con cui hai vinto le elezioni?”.Tornando all’esempio del pamphlet di Zamorani, Romani chiede al sindaco se “davvero pensi che un diavoletto rosso disegnato e frasi come «Vanne via da qui dabbasso, te lo dice Satanasso, pussa via da questa fogna, tu sei peggio della rogna, non ti voglio al mio reame, brutto ceffo, brutto infame» siano di una gravità maggiore che augurare la peggiore delle morti, usare insulti sessisti contro due donne, gioire quando una barca di migranti affonda?”.E ancora, “perché ti indigni per un fumetto che è satira all’acqua fresca e non dici niente ai tuoi sostenitori incarogniti nello spargere violenza a piene mani contro chiunque non sia allineato con le posizioni leghiste?”.Una lunga premessa per ribadire che “non ci credo che sei stato tua scrivere il post contro Zamorani, dicci che è stata un’esagerazione di qualche collaboratore che segue i tuoi social, dicci che è stato il tuo vicesindaco pro tempore, il pregiudicato in casa Acer con lo stipendio da 5000 euro al mese (4800 lordi, 3400 netti, ndr)”.“Alan – conclude Romani con un appello finale riferendosi ai sostenitori haters -, per quel poco che ti conosco io tu non sei così. Allontanati da questa gentaglia, per il tuo bene”.



7.2.20

c'è sempre imparare dalla vita . cosa ho imparato dal caso di Diletta Leotta

A mente  fredda  ( preferisco cosi   perchè  non  mi va d'Abbassarmi al loro livello  e  perchè odio ,  anche  se  in  gioventù   vi  sono ricorso  ,   fare  lo stesso     come   ha  fatto Besmir Pepa   rispondendo    alla bestia Luca Morisi  e  Salvini     )  rispondo  a   chi  m'accusa  o  fraintende   i  mie  scritti  .
Come  già   dicevo nel titolo da  tali discussioni . Dalla  prima sul gruppo   Facebook   Naufraghi  Splinder   da me  frequentato per  recuperare    ritrovare   i  i quasi  due  mila   circa    fra   utenti e  commentatori     fissi  del   vecchio  blog   splinder persi  con  la  chiusura della piattaforma   )

Francesca Ferraro Dai dell’oca giuliva a una persona (e già per questo dovresti scusarti) e ti batti il petto perché le femministe (che tra l’altro si sono incazzate parecchio, ma non serve essere femministe per farlo) non hanno urlato allo scandalo?
Ma per favore.
    • Giuseppe Scano Francesca Ferraro vero non c'è bisogno d'essere femministe per dire che tale discorso è un abominio. Perché non le ho sentito o letto , ma evidentemente c'è stato. Non capisco dove sia l'offesa oca Giuliva. Un termine che ho sentito anche da mia madre . Cmq mi scuso





Non sapevo che il termine oca giuliva
loc.s.f.
persona, spec. donna, che dimostra stupidità, superficialità e scarsa cultura

 fosse  sessista  , strano perchè lo  usa   anche mia  madre   (  eppure  mi  ha insegnato   anche  se  in maniera  al  limite  del  bigottismo  a :  <<  non insegnare a tua figlia ad essere preda \ insegna a tuo figlio a non essere cacciatore >>. 
Purtroppo  non ho  colpa  se  (  lo stesso discorso   vale   per  gli uomini  )   la Leotta    è stata 



poteva  almeno   ribellarsi ai cretidioti (  almeno che  non   lo abbia  improvvisato lei  )  che  gli  hanno  scritto il testo . 


Dalla seconda   sul  gruppo  Facebook  bloggeritaliani


Eleonora Marsella Siamo in un paese libero: c’è chi va dal chirurgo e chi no.Perché così tanta cattiveria? 
 
 ne  approfitto per  ampliare  la  discussione   intrapresa  sul    gruppo affermando che non è questione di cattiveria perchè  ciascuno  è libero di fare  quello che  gli va  . Ma  non c'è  bisogna   di  pontificarlo Urbi et Orbi
Spacciando ciò  per  vera  bellezza    quando  è  una bellezza  artefatta  e   costruita  in laboratorio     ne  non necessaria   dettata  dal sistema     dello   Show business (spesso abbreviato in showbiz o show biz) e   dall'opinione  pubblica Ed  soprattutto  di predicare bene  ma  razzolare  male 

Il Giorno del Ricordo come strumento per cancellare le memorie degli altri di Roberto Spagnoli

Non biasimo       questo  articolo  preso  da  http://www.eastjournal.net  dell'anno scorso   in quanto  il 10 febbraio   per  l'uso che  ne    si fa    potrebbe portare     a gravi conseguenze  non dimentichiamo  che il  1   conflitto mondiale  sorse   in un clima simile  a questo    ed  in queste  zone 

Il 10 febbraio si celebra il “Giorno del ricordo” istituito nel 2004 per conservare e rinnovare “la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo degli istriani, dei fiumani e dei dalmati italiani dalle loro terre durante la Seconda guerra mondiale e nell’immediato secondo dopoguerra, e della più complessa vicenda del confine orientale”.Purtroppo ogni anno il 10 febbraio viene preso in ostaggio da forze politiche a cui non interessa rinnovare la memoria della complessa vicenda del confine orientale ma solo usare in maniera strumentale la tragedia delle foibe e il dramma dell’esodo. Del resto una sorta di “peccato originale” è insito nella stessa legge che ha istituito questa solennità dove si parla “dell’esodo degli istriani, dei fiumani e dei dalmati italiani dalle loro terre”. Quelle terre, tuttavia, non erano soltanto loro.Ricordare la tragedia delle foibe e il dramma dell’esodo senza ricordare ciò che è accaduto nel ventennio della dittatura fascista e negli anni della guerra e dell’occupazione nazista significa non riconoscere che su quello che per noi è il confine orientale ci sono anche altre memorie e narrazioni diverse dalle nostre. Significa perpetuare quelle divisioni e quelle contrapposizioni che portarono al conflitto e che vediamo oggi pericolosamente riaffiorare nelle pretese “sovraniste” di talune forze politiche che altro non sono se non la declinazione odierna di quel nazionalismo e di quel protezionismo che in Europa, nella prima metà del ‘900, nel giro di venticinque anni hanno provocato due guerre mondiali.Per commemorare questo 10 febbraio 2019 preferiamo allora fare riferimento ad un altro episodio tragico della storia del XX secolo, più vicino a noi nel tempo.Sarajevo, 5 febbraio 1994: venticinque anni fa, nella capitale bosniaca sotto assedio da quasi due anni, muoiono 68 persone e 142 rimangono ferite nella prima strage di Markale, il mercato coperto al centro della città. Ma cosa c’entra la commemorazione della strage di Markale con il ricordo delle vittime delle foibe e dell’esodo degli italiani dall’Istria e dalla Dalmazia ?Per spiegarlo citiamo quanto scrive il giornalista, scrittore e storico Alessandro Marzo Magnonella post-fazione al libro “Anime baltiche” dello scrittore olandese Jan Brokken: “I territori di frontiera, le località miste, le città multietniche hanno purtroppo un tratto comune, qui sull’Adriatico, come sul Baltico o sul Mediterraneo orientale […]: chi vince prende il piatto. A prescindere da chi sia il vincitore. Anche nel lessico la vicenda è simile”.Alessandro Marzo Magno parla delle città “che hanno più nomi, nelle diverse lingue che vi sono – o vi sono state – parlate”. E cita tra le altre Trieste “italianissima per i nazionalisti nostrani” ma che si chiama anche Trst in sloveno e Triest in tedesco o Gorizia/Gorica/Gőrz. E quanti italiani sanno che Caporetto, luogo così importante per la nostra storia, si trova in Slovenia e si chiama Kobarid (e anche Karfeit in tedesco)?“Il punto è che ognuno di questi nomi ha la sia dignità e la sua storia, mentre i vari nazionalisti vogliono dimenticare il nome degli ‘altri’ ricorrendo soltanto al proprio”, commenta Alessandro Marzo Magno. Accade qualcosa di simile da noi ad ogni “Giorno del ricordo”: c’è chi vuole dimenticare gli altri che hanno vissuto e vivono sul confine orientale: dimenticare i loro nomi, le loro storie, le loro memorie. E’ un gioco pericoloso che in questo periodo in Italia piace a molti, ma è come giocare con il fuoco: prima o poi ci si scotta e magari si finisce per bruciare la casa intera.
Roberto Spagnoli, giornalista di Radio Radicale, conduce il programma “Passaggio a Sud Est” da cui è stato tratto il testo di questo editoriale. Il titolo è nostro. 


6.2.20

san remo non è solo Rula Jebreal , diletta leotta , junior cally è anche paolo palumbo e Achile lauro

I media  si  sono  concentrati     :,sulle   pseudo polemiche    su  Junior cally   con una censura retroattiva    per   cercare   ( e  ci  sono riusciti     benissimo  lo spiego   benissimo  in questo  mio precedente  post   )  di far passare n secondo piano  il  testo   del  suo no  grazie  anti populista .  Sul discorso  da  Oca  Giuliva  di  Diletta  Leotta   (  vedere  post precedente  ) e  l'ottimo   discorso    contro il femminicidio di  Rula  jebreal  ne  ho parlato   sul mio account  di  Facebook   .  Ma  hanno prestato poca  attenzione o     gli hanno dedicato articoli al margine

la  forza  ed  il coraggio di  Palo Palumbo 



Christian Pintus e scritto da Paolo Palumbo, affetto da SLA


ed   l'intelligente  intelligente  provocazione  di  Achille  Lauro  .  Infatti come  fa  notare il bravissimo  Lorenzo Tosa

                                           


“Cinquantenni disgustosi, maschi omofobi. Ho avuto a che fare per anni con ‘sta gente volgare per via dei miei giri. Sono cresciuto con ‘sto schifo. Anche gli ambienti trap mi suscitano un certo disagio: l’aria densa di finto testosterone, il linguaggio tribale costruito, anaffettivo nei confronti del femminile e in generale l’immagine di donna oggetto con cui sono cresciuto.
Sono allergico ai modi maschili, ignoranti con cui sono cresciuto. Allora indossare capi di abbigliamento femminili, oltre che il trucco, la confusione di generi è il mio modo di dissentire e ribadire il mio anarchismo, di rifiutare le convenzioni da cui poi si genera discriminazione e violenza.
Sono fatto così mi metto quel che voglio e mi piace: la pelliccia, la pochette, gli occhiali glitterati sono da femmina? Allora sono una femmina. Tutto qui? Io voglio essere mortalmente contagiato dalla femminilità, che per me significa delicatezza, eleganza, candore. Ogni tanto qualcuno mi dice: ma che ti è successo? Io rispondo che sono diventato una signorina.” (Achille Lauro)
Quello che in pochissimi hanno capito è che la “tutina” di Achille Lauro e il monologo da brividi di Rula Jebreal sono due facce della stessa medaglia. Una raffinata e intelligente, dall’impatto emotivo devastante. L’altro sporco, provocatorio, urticante, mai volgare. Due atti di coraggio straordinari. Due modi e due stili diversissimi per combattere un unico, enorme cancro del nostro tempo: il maschilismo e il sessismo tossico. Il patriarcato soffocante. La monocultura sessuale dominante. La violenza estrema di chi ti dice chi devi essere e come ti devi vestire.
Non puoi capire uno senza ascoltare l’altra. E viceversa.Un uomo e una donna. Una donna e una signorina”. Fatevene una ragione.





5.2.20

La bellezza capita, ma anche il dito sul telecomando per cambiare canale quando parla Diletta Leotta



Perché  Amadeus  lo si attacca perchè ha detto   che  a  San remo ci  sarebbero state  donne  bellissime   , mentre  se  lo dice   in modo  peggiore   Diletta  Leotta   le femministe     stanno zitte  ?  








 Infatti    secondo  il     https://www.ilmessaggero.it/televisione/  Mercoledì 5 Febbraio 2020 di Veronica Cursi


Diletta Leotta, bufera sul monologo a Sanremo. Il chirurgo dei vip: «Ridicolo che dia lezioni di bellezza naturale»




Il monologo sulla bellezza e sul tempo che passa che Diletta Leotta ha portato sul palco di Sanremo ha creato non poche polemiche. «La bellezza capita, non è un merito - ha esordito la conduttrice sportiva. - Certo è un vantaggio, altrimenti col cavolo che sarei qui». Una riflessione, a tratti autoironica, che però non è stata apprezzata da tutti. La Leotta non è nuova a finire nel mirino della critica per i presunti ritocchini estetici.
Giulio Basoccu, chirurgo plastico romano di molti personaggi famosi, la bellezza naturale, le rughe vengono spesso declamate anche se poi il modello che ci impone la società è spesso l'opposto: corpi perfetti, visi scolpiti con lo scalpello. 

Che ne pensa del monologo della Leotta?

«Con una quinta di seno evidentemente rifatto parlare di bellezza naturale a meno di 30 anni è inopportuno. Diletta Leotta ha tutto il diritto di vivere la sua fisicità nella maniera che crede. Ma che, dall'alto della sua quinta, ci voglia dare lezioni di accettazione è ridicolo. Certe lezioni lasciamocele dare da una donna che non ostenta la sua fisicità o da una 50enne che vive con tranquillità le sue rughe».

La bellezza è un merito si o no?
«Chi ha un dono nella vita, e la bellezza è un dono, impara a trattarlo come un vantaggio. E' evidente che con il crescere molte donne sono terrorizzate a perdere questo vantaggio e cominciano a rincorrere la bellezza con la chirurgia estetica, a volte anche in maniera eccessiva. Donne o uomini alti 1 metro e 50 fanno presto a fare i conti con il proprio fisico e cominciano a pensare ad altro. A puntare su altre qualità».
social e tv rincorrono sempre di più un modello di perfezione, voi chirurghi quanta responsabilità avete?«Oggi Instagram è lo strumento che i giovani hanno in mano, e si basa su un algoritmo per cui ci si confronta attaverso le foto. E credo anche sia normale scegliere quelle dove si è venuti meglio o modificarle. Il punto è che sarebbe bello puntare di più su altre cose: cultura, doti sportive, intelligenza».
La chirurgia estetica non va vista solo in maniera negativa. Sul palco di Sanremo è comparsa  Jessica Notaro, sfregiata dal suo ex, che non ha avuto paura di mostrare il suo volto.
«La chirurgia può fare tanto di buono. Dona qualità della vita a soggetti che hanno avuto o hanno disagi e che vivono piccole o grandi sofferenze. Da medico la soddisfazione più grande è quando ricevo sul telefono i messaggi delle mie pazienti: "Grazie dottore sono felice, ora sono di nuovo serena».
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E' rimbalzato sulle cronache il caso del Ken umano, Rodrigo Alves, che dopo essersi sottoposto a 50 interventi ora è diventato donna. Ma qual è il limite della chirurgia?

«Deve esserci sempre un livello medio di buon senso, equilibrio, senso comune. Un intervento estetico è ben riuscito se dopo si ha un aspetto naturale. Il primo elemento è la naturalezza, per ottenere un risultato che sia il più vicino possibile alla natura, che non stravolga la fisicità. Un altro limite è quello della salute: tutto ciò che viene estremizzato, protesi enormi, ritocchi esgerati, superano il problema della gradevolezza ed entrano nell'ambito della salute.  E poi c'è il modo in cui quel paziente vive il suo cambiamento. Quando un intervento è opportuno non deve essere alimentato da elementi esterni, il pazinete deve vivere il cambiamento non in maniera patologica.Nel caso del Ken umano questi limiti sono stati tutti superati. il chirurgo deve rispettare questi parametri, non è l'arbitro della moralità ma deve sicuramente consigliare, fare un'esame tecnmico e un'indagine psicologica».


Inizialmente    volevo rispondere  con  questa poesia  di Peppino impastato




ma    è un altro  tipo di bellezza     quella  di cui  stiamo parlando   .  La  risposta   l'ho trovata  in questi  due  articoli  :
1) https://www.semplicemag.com/2018/08/08/la-vera-bellezza-delle-donne-%C3%A8-l-autostima/
2) http://www.uildm.it/docs/gdu/Zanardo.pdf
 che   mi  fanno  capire  che   la  bellezza  è accettarsi   per   come  si  è    senza   trucchi  , lifting,  tinture dei  cappelli   non   è solo  quella   imposta   ed  quasi  obbligata   del sistema  mediatico  . concludo     condividendo   questo  twitter 

Pensate che bello, se ieri, Diletta, con spudoratezza avesse detto “Sì, sono bella e rifatta, che ve frega? Sarò libera di fare del mio corpo quello che voglio, fosse pure chiedere al chirurgo di somigliare al procione Remigio?”. L’avremmo amata.

smontiamo la leggenda che vede le foibe uguali alla shoah e quello della pulizia etnica delle foibe

Risultati immagini per si è ucciso troppo poco foibe
Dopo    aver   smontato l'anno scorso  (  qui il post  ) nonostante le accuse ( che  mi scivolano  via )  di  negazionismo   \  revisionismo  su  tale  evento \i  ovvero  il mito \ leggenda  urbana   del   silenzio  sulle  foibe e sull'esodo  delle popolazioni  italiane    de confine  orientale  ,  quest'anno proverò  a  smontare     altri due molto diffusi  : 1)    quello  della pulizia  etnica   2) quella   della nostra shoah  .
Quale  prende  in esame per  primo  ?  Iniziamo dall'ultimo  che poi  è anche il più  grave . Esso è come  gettare  benzina  sul  fuoco  ed  una delle  cause   (  vedere i miei precedenti post  I II  ) del  perchè  ancora  oggi    a  distanza    di quasi 80  anni   da  tali eventi  essi  siano  ancora  una ferita  aperta ed  non si  può  parlare    di memoria  condivisa  \  pacificazione  ed  di    come  ogni  volta  che  se  ne parla   e  si celebra  il  giorno  \  settimana  del ricordo   ,  come  giustamente  dovrebbe far notare  segnala https://capodistria.rtvslo.si/ nei suoi vari servizi sulle  foibe      s'alimenta  di  più  la  ferita  .    Ecco quindi    che  l'istituzione della  giornata  del 10 febbraio  dedicata  alle  foibe  e  il dramma dell'esodo  ci  fa   ( giustamente se  fosse  fatto bene   )  ricordare   che le  celòebrazioni   di  tali avvenimenti sono è un occasione  mancata   per  fare  conti  con la propria  storia  ed  il proprio passato ed  andare  avanti  senza  dimenticare  ciò che essi    sono stati   .
L'anno scorso   una  due  \  settimane  dopo  il  giorno del ricordo   si è tenuto  un convegno che avrebbe potuto  dovuto essere un’occasione di riflessione sul modo in cui il dramma dell’esodo e la tragedia delle Foibe sono stati affrontati dalla maggior  parte  della stampa e  dei media  .
Ma  l’incontro organizzato dall’Unione degli istriani nella sala principale del palazzo della Regione a Trieste sembra destinato  , dopo  il solito   scontro diplomatico fra l’Italia e i governi di Slovenia e Croazia, ad alimentare nuove polemiche.
L'incontro  in questione  aperto dal presidente della Regione  del Friuli venezia  giulia   , Massimiliano Fedriga, vedeva fra i relatori il presidente dell’Unione degli istriani, Massimiliano Lacota, l’ex parlamentare, Roberto Menia, e i giornalisti Elisabetta de Dominis, Fausto Biloslavo e Marcello Veneziani. In collegamento video è intervenuto anche il direttore editoriale di Libero, Vittorio Feltri.
In apertura Fedriga ha parlato di un “rigurgito negazionista” sulle Foibe e la Regione, ha aggiunto, “sarà al fianco di coloro che sosterranno la battaglia contro chi vuole negare queste sofferenze".Fin qui  scelta  condivisibile   visto che  c'è ancora  chi le  nega   o  le  esalta  ,  ma  allo stesso tempo dubbiosa   visto  che nel calderone dei negazionisti  vengono messi   anche storici  che  cercano  di  smontare  tali leggende con  l'uso  di documenti   e    di riportare   lo studio della storia  el confine  orientale   e quindi  del periodo  delle  foibe  e  dell'esodo   inquadrandolo  nel contesto precedente   al  8  settembre  1943  ed  eliminando   la  confusione e  uso strumentale   quando    si parla  di tale  periodo  .
Il sito https://capodistria.rtvslo.si/   ,mi pare questo servizio     in cui  si risponde  a  quegli ;< 
interventi hanno proposto oltre le  rispettive esperienze sulla narrazione dell’esodo, in particolare  a   Vittorio Feltri l’autore delle dichiarazioni più forti: in una dura requisitoria contro il comunismo, ha accusato giornalisti ed editori di aver taciuto sulle Foibe, ha chiesto ai comunisti di pentirsi, (“i partigiani non possono perché per fortuna sono morti tutti”, ha aggiunto) e ha affermato che quella delle Foibe è stata una tragedia “addirittura peggiore rispetto a quanto avvenuto nei campi di concentramento in Germania”.
La comparazione fra la Shoah e le Foibe è stata ripresa anche da Marcello Veneziani, sia pur in maniera più sfumata: “Io non amo questi paragoni - ha detto - perché in effetti ogni tragedia è una storia a sé e quindi la comparazione non è mai giusta, ma quello che però si può notare è il diverso trattamento mediatico: da un punto di vista strettamente di storia nazionale, la tragedia delle Foibe con il relativo esodo ha una dimensione anche numericamente più grande rispetto agli Ebrei italiani che sono morti nei campi di sterminio”.>>
Meno  male che  a replicare  ci  ha pensato  Alessandro Salonichio, presidente della Comunità Ebraica di Trieste, << “Mettere assieme tragedie terribili, ma con connotazioni profondamente diverse, come la Shoah e le Foibe, non aiuta alla comprensione e non fa onore a chi cerca questi paragoni”, ha detto. “La Shoah è stata caratterizzata da un metodo scientifico, mentre la tragedia delle Foibe, altrettanto tragica, ha avuto connotazioni diverse. Mettere tutto sullo stesso piano è pericoloso e fuorviante e spiace trovarsi di nuovo a commentare fatti di questo tipo.”>>
E' vero ed  innegabile   che nelle foibe  e   anche     dopo  a  guerra  finita       come dice il testo ( mai  accettato ufficialmente  dai nostri politici  )  della   «Relazione italo-slovene 1880-1956», "ignorato e passato sotto silenzio da  coloro  hanno   istituito  la  giornata  \   settimana   del 10 febbraio , e  di cui   la relazione approvata all’unanimità il 27 giugno 2000 dalla Commissione storico-culturale italo-slovena, costituitasi nel 1993 sotto l’egida dei ministeri degli esteri dei due paesi e formata da storici italiani e sloveni (consultabile qui). Essa  afferma  che dopo aver liberato il Litorale adriatico dai nazifascisti, l’Esercito Popolare di Liberazione Jugoslavo mise in atto (sottolineatura mia e di https://www.wumingfoundation.com/giap/ più recisamente qui da cui l'ho tratta )

«un’ondata di violenza che trovò espressione nell’arresto di molte migliaia di persone – in larga maggioranza italiane, ma anche slovene contrarie al progetto politico comunista jugoslavo – , parte delle quali vennero a più riprese rilasciate; in centinaia di esecuzioni sommarie immediate – le cui vittime vennero in genere gettate nelle “foibe” –; nella deportazione di un gran numero di militari e civili, parte dei quali perì di stenti o venne liquidata nel corso dei trasferimenti, nelle carceri e nei campi di prigionia (fra i quali va ricordato quello di Borovnica), creati in diverse zone della Jugoslavia.
Tali avvenimenti si verificarono in un clima di resa dei conti per la violenza fascista e di guerra ed appaiono in larga misura il frutto di un progetto politico preordinato, in cui confluivano diverse spinte: l’impegno ad eliminare soggetti e strutture ricollegabili (anche al di là delle responsabilità personali) al fascismo, alla dominazione nazista, al collaborazionismo ed allo stato italiano, assieme ad un disegno di epurazione preventiva di oppositori reali, potenziali o presunti tali, in funzione dell’avvento del regime comunista, e dell’annessione della Venezia Giulia al nuovo Stato jugoslavo.»

ma Il ritornello «tutti i morti sono uguali» si trasforma, quando si tralasciano le dimensioni e il contesto dei fenomeni, in « alcuni morti sono più uguali degli altri ».
L’equivalenza tra foibe e Shoah tanto cara ai neofascisti e ai loro complici «democratici» nasce dall'affermazione che le truppe jugoslave avrebbero ucciso delle persone «in quanto italiane», esattamente come i nazisti avevano ucciso delle persone «in quanto ebree ». Ma si tratta di un ritornello propagandistico, senza alcuna valenza storiografica,  ma  come  capita  la menzogna  diventa  verità e  la  verità menzogna  . Vero L’Esercito Popolare di Liberazione Jugoslavo – compresi i non pochi partigiani italiani in esso inquadrati – arrestò e in diversi casi uccise persone «contrarie al progetto politico comunista jugoslavo», qualunque fosse la loro appartenenza nazionale.Naturalmente nessuno intende giustificare queste uccisioni, in molti casi assolutamente sommarie, ma è doveroso ricordare che i bambini infoibati esistono ,  almeno   che  non  vi si trovino  documentati   che lo  affermino, solo nell'immaginazione malsana dei propagandisti di destra e che la larghissima maggioranza dei casi interessò appartenenti agli eserciti nazifascisti o loro collaboratori. Recentemente anche il Corriere della Sera si è accorto che ben 300 «martiri delle foibe» decorati dalla Repubblica Italiana dopo l’istituzione del «Giorno del Ricordo» nel 2004 erano in realtà combattenti nelle formazioni repubblichine e collaborazioniste, alcuni dei quali si erano anche macchiati di efferati crimini di guerra.Mettere le due cose sullo stesso livello non è la peggiore offesa, la peggiore banalizzazione che si possa fare della tragedia della Shoah ? A questo punto infatti qualunque atto di violenza diventa «come la Shoah!».
Adesso veniamo  alle  foibe   come pulizia etnica    degli slavi verso gli italiani   . Altro mito e  leggenda , ormai diventata  quasi verità  e  guai  a metterla  in discussione    altrimenti  ti  tacciono  di negazionismo  e  ti dicono  che insulti la memoria del  ricordo , sulle foibe   e  sulla storia del  confine  orientale , diffusa    dalla destra  ( una  delle oche  cose in comune  tra la destra parlamentare  e quella extraparlamentare   ) ed  [ sic  ]   anche  dalla sinistra parlamentare  .
 Inizialmente forse  influenzato dai libri di storia  di mio nonno paterno  fascista   e  dalle prime  letture sue  foibe   consideravo  le  foibe  come   pulizia  etnica     fatta  dagli   Slavi     verso  gli italiani  .  Poi   con diverse letture ( in particolare  il libro citato sopra  e   questi due    siti  I e II )      che  la  vulgata  ufficiale del  10 febbraio considera   a  torto negazionista , mi sono  fatto l'opinione  che  tale    fatti storici cosi complessi  e    dolorosi  vanno  studiati  e   ricordati   a  360°   opinione    che  è quella  che conoscete   e  che  ho  sempre  espresso nel  nostro blog  dal  209  in poi   .  Confermata     anche   da  uno storico non sospetto d'essere  comunista  talmente   è critico  verso  Tito   e  verso  i  comunisti  Raul pupo   nel  video  che  trovate  sotto  .
Recentemente    pero , questa mia  concezione  è sembrata  vacillare   chiacchierando  con amico sulle  foibe  . Lui    sostiene che le foibe furono oltre  ad  un genocidio  , la  nostra  shoah, furono    pulizia etnica degli slavi contro gli italiani ed io no.  Quando  ad  un certo punto  mi ha  chiesto  il perchè  di tale   mia convenzione , ma  non ho  replicato   forse perchè    ero di fretta  (  dovevo  andare  a fare una commissione ed  ero in ritardo  )  o paura   di  non riuscire   a   padroneggiare in sintesi   una   serie d'eventi cosi  complessi  come quelli del confine  orientale  senza  cadere in interpretazioni  ideologiche    non ho saputo cosa rispondergli con esattezza  e gli  ho promesso   che  ci daremo rivisti    . Ed  ecco che  lui  , essendo  vicini all'edicola   mi    ha  regalato  il libro di Dino messina italiani due volte dalle foibe all'esodo una ferita aperta della storia italiana. Esso è un libro si abbastanza onesto in quanto  analizza   la situazione  storica  comprendendo  anche  il ricordo  degli esuli ed    sostiene  una buona  ricostruzione storica    vicina  a quella   (  ne  trovaste  un video sotto   e  qui  )  di    Raul Pupo  .
Un  buon libro pur    non  condividendone l'impianto troppo nazionalistico  .  Ma interessante  conoscere ed approfondire  la storia   del confine orientale    e dell'esodo   leggendo  testimonianze   dirette  e indirette   di  profughi



Ora    per  poter  contraccambiare  appena  lo rivedo    vorrei regalargli o fargli leggere qualche libro che lo smentisca   tale  sua  interpretazione  o meglio  gli spieghi meglio la mia  .
 Ed  ho  rivolto la  stessa  domanda    nel  gruppo  facebook chiuso  moderato Storia moderna e contemporanea, spunti e riflessioni Ora  da  tale proficua      discussione  mi  ha convito   ad non abbandonare  la  strada  intrapresa  ,   che  un alto scambio  di opinioni  ed  un  semplice  libro stava  a  rischiando  di farmi   abbandonare ,   sul  10 febbraio  e  sugli avvenimenti del  confine orientale    . Infatti     da  ciò'   ho capito il mo  modo  di ricordare   e  lottare  contro  le  celebrazioni farlocche   e  strumentali del  10  febbraio   dove  << con la sua impostazione chiusa e nazionalistica”, tutta una certa retorica (poi confluita nel Giorno del Ricordo) “corre seriamente (  anzi lo sta  facendo sempre  più  corsivo mio  )   il rischio di legalizzare il ricordo di crimini altrui sull'oblio di altri crimini”— cioè dei nostri. >>  da      eccetto le  frasi tra parentesi   lo storico Carlo Spartaco Capogreco.
Insomma, sarebbe anche ora che per vicende complesse e dolorose  dove in sintesi  : << oggi     raccontiamo   di aver attraversato  i tre incubi del  novecento  :  il  fascismo  , il nazismo  , il comunismo  >> (  Antonio Toffetti  figlio di un infoibato )    con i rispettivi   crimini  , non ci si fermasse a semplificazioni superficiali. Non basta citare qualche storico qua e là per non inciampare in assunti erronei o quantomeno discutibili. E l'argomento è troppo importante e  complesso  per facili ricette  ed  uso  strumentale  .  Inoltre  sul discorso "etnico" chiamerei in causa il video   citato  prima  Raoul Pupo, storico di sicuro non tenero nei confronti di Tito.Lui lo esclude, e ne fa una descrizione prevalentemente politica.
Ecco  quindi Dire che fu pulizia etnica è storicamente scorretto, sia per la natura degli eccidi, sia per il concetto di "italiano"in una  zona   crocevia   di   diverse popolazioni ed  etnie  come  quella    dei  Balcani   che è meno definito di quel che si pensa. Quindi    concordo    con questo commento  della   discussione  avvenuta   sul  gruppo prima  citata    

L'evento delle Foibe non è mica una specie di fulmine, un temporale, un qualcosa che "accadde fuori del controllo umano" e che non ebbe motivi scatenanti. Nell'esaminare un singolo - ben delineato - evento storico, rifiutare il rapporto causa-effetto che lo lega ad altri eventi è sciocco. Oppure è strumentalizzazione deliberata.Asserire che le foibe (e i vari altri eccidi di matrice slava avvenuti nei balcani a danno di altri slavi E ANCHE a danno di italiani E italòfoni - che erano slavi che parlavano italiano) furono un crimine, una cosa orrenda, è esatto ma non esime, dalla analisi, il concetto "furono una reazione a qualcosa avvenuto in precedenza".
E citare le cause delle foibe non significa "giustificarle", significa solo spiegarle e capirle.In sostanza, la risultante storiograficamente emergente è che l'attributo "pulizia etnica" sia utilizzato solo da chi vuole a tutti i costi imprimere una matrice ideologica e politica alla analisi storica dei fatti.
Nelle foibe ci finirono persone di QUALSIASI etnia, e gli italiani (insieme agli italòfoni) non furono la maggioranza. Questo fatto da solo dovrebbe esser sufficiente quantomeno a far sorgere qualche dubbio.
...Furono utilizzate per sopprimere gli oppositori politici al regime titino emergente A PRESCINDERE dalla etnia di cui facessero parte. Furono infoibati anticomunisti E persone solo sospettate di esserlo. Furono infoibate persone che effettivamente parteciparono agli eccidi fascisti e degli Ustascia, o SOLO sospettate di avervi preso parte. Furono infoibati collaboratori e spie e anche persone indicate come tali per odio e vendetta dei singoli.
La discriminante non fu MAI la lingua parlata, o l'etnia di appartenenza. [--- ]>>

Ma il termine   << [...] "pulizia etnica" è  --- come afferma  il  commento  alla discussone  di cui parlavo prima   Fabiano Fava ---- ovviamente molto urticante, come espressione, e chi la usa ha tutto l'interesse di usarla come è stato  detto  sul gruppo   di storia    : <<   "trigger" per "indiNNiare" chi delle foibe ne sa pochissimo  se   non addirittura  nulla    e si lascia intontire. >> Quindi     non si può parlare come dice sempre Pupo ( vedere l'articolo del ilpiccolo da me riportato qui in questo post  ) : « Il termine “etnico” – spiega lo storico – non può venire applicato a comunità nazionali che si definiscono su basi non etniche, come gli italiani di Venezia Giulia e Dalmazia. In tali casi è preferibile fare riferimento ai processi di “semplificazione nazionale” che hanno interessato tutta l’Europa centro-orientale nel Novecento ».




approfondimenti 
https://www.raiplay.it/video/2017/01/Enigma---Le-foibe-3dc18995-748a-49c2-aa67-8015c4465b7f.html
https://capodistria.rtvslo.si/archivio/foibe