da https://www.msn.com/it-it/notizie/mondo/nicolino-locche-la-leggenda-del-pugilato-che-vinceva-senza-combattere/ e da Sports Unlimited News per le foto
Nicolino Locche è considerato uno dei migliori pugili di tutti i tempi e, ad oggi, viene ricordato, specialmente per la sua particolare prestazione sul ring: vinceva incontri senza combattere.Non si proteggeva la faccia in modo che i suoi avversari tentassero di colpirlo. Metteva entrambe le braccia dietro la schiena e, nel frattempo, parlava con il pubblico. Diceva: “Ora vedrai come colpirò questo”. Oppure ironizzava: “E io? Quando picchio?
Osservava le mani del suo avversario e sapeva dove avrebbero diretto il colpo. Era sempre un secondo avanti. Faceva stancare e frustrare i suoi rivali, per poi abbatterli con un paio di colpi ben piazzati.
Era diverso da tutti gli altri pugili. Gli altri avevano sempre i pugni chiusi, i tricipiti in tensione... Nicolino Locche usciva sul ring rilassato, con le braccia sciolte, i pugni abbassati.
È nato a Mendoza, in Argentina, nel 1939.
Da bambino trascorreva il suo tempo per strada, in fuga da gruppi di ragazzi che lo aspettavano sempre allo stesso angolo per picchiarlo. Quello che subì il piccolo Locche fu a tutti gli effetti ciò che oggi chiamiamo bullismo.
Un giorno affrontò il capo della banda, si vendicò e fu portato in una palestra vicino a casa sua, l'ormai demolita Mocoroa, quella che fu la più importante scuola di boxe di Mendoza. È così che ha imparato a conoscere questo sport e ha iniziato ad allenarsi sin da quando aveva 8 anni.
Nella palestra di Mocoroa incontra Paco Bermúdez, il suo allenatore. Paco era molto severo. Si racconta che quando Nicolino non prestava attenzione, Paco gli tirava le orecchie.
C'era un dettaglio che non tutti conoscono e che poteva mettere a repentaglio il suo promettente futuro. Nicolino Locche era pigro. Non si allenava. Se l’allenatore gli diceva di correre 10 chilometri, dopo 5 prendeva una scorciatoia. Quando tornava, si bagnava i capelli in una fontana per far credere di aver sudato.
Il gioco gli piaceva. La notte più del giorno. Cabaret più che palestre. Forse è per questo che sembrava molto più vecchio di quanto fosse: a 20 anni sembrava già un uomo di 50.
Dopo anni imbattuto a Mendoza, Nicolino vinse il titolo nazionale argentino sconfiggendo il campione Jaime Gine nel 1961. Poi fu la volta di Buenos Aires, al Luna Park, tempio mondiale della boxe negli anni '60.
Quando presentò il suo stile a un pubblico esperto ed esigente, tutti lo guardarono increduli. All'inizio non piaceva. Era considerato l'anti-boxe. A volte faceva un giro del ring intero senza essere colpito e senza sferrare un solo colpo. Non c'era aggressione, niente knock out, niente sangue. Non combatteva, dicevano.
Ma diventò comunque il nuovo rivale da battere. Tutti i grandi pugili dell'epoca volevano combattere con lui. Joe Brown, Ismael Laguna, Carlos Ortiz. Sandro Lopopolo... Nessuno di loro riuscì a mettere sul tappeto Nicolino. Gli argentini piangevano dalla commozione. Negli USA c'era Mohammed Ali. In Argentina Nicolino Locche.
Nel 1968 nessuno era migliore del giapponese Takeshi Fuji, campione del mondo imbattuto. Il giornalista Ernesto Cherquis Bialo lo definì "il temibile kamikaze con fama di Samurai". Se voleva essere il migliore, Nicolino doveva lasciare il Luna
Park e lottare lontano da casa.
E così fu. Durante l'incontro con Fuji, quest'ultimo si lanciò all'attacco, mentre Locche, rimaneva sulla difensiva. Ma questa volta in gioco c’era il titolo mondiale. In quello scontro Locche colpì più forte che mai, tanto da chiudere gli occhi al giapponese. Nell'ottavo round Fuji sferrò l'unico colpo dell'intero combattimento.
Locche cresceva e Fuji diventava sempre più piccolo, finché al decimo round il giapponese decise di mollare e gettare la spugna. Nicolino diventò, così, campione del mondo. L'Argentinaera in delirio.
Ha difeso il suo titolo mondiale per cinque volte. Nel 1973 ruppe con il suo allenatore, Paco, e perse l'incontro successivo, contro Alfonso Frazer. Non era in forma, era l'ombra di Locche, perdendo il titolo mondiale. Si è ritirato a 37 anni.
Nel 2003 è entrato nella International Boxing Hall of Fame ed è morto a Mendoza nel 2005 all'età di 65 anni. Prima che venisse a mancare, secondo la sua seconda moglie, María Rosa, aveva ancora suo ultimo sogno... combattere di nuovo al Luna Park.
Non sono una donna . Ma so che è una decisone che si rende a cuor leggero . E che in molti casi non si tratta di una pazzia di una notte o un metodo anticoncezionale . ma esso è frutto di decisioni e storie dolorose che neppure immaginiamo . Capisco essere contro l'aborto ed sensibilizzare le donne a non farlo . Ma non è questo il modo . In maniera cosi violenta . L’ultima mostruosità - non ho altri termini - di questa destra immonda .Obbligare le donne che vogliono abortire ad ascoltare il battito del cuore del feto. Addirittura nel VI Municipio di Roma a trazione meloniana hanno promosso una petizione di un’associazione cosiddetta Pro Life che vorrebbe modificare la legge 194 obbligando letteralmente il medico a far sentire il battito alla donna prima dell’interruzione di gravidanza.Ma vi rendete conto della violenza immane di una cosa simile?
Della brutalità retrograda di questa gente Ottusa, incapaci di distinguere un diritto personale da uno collettivo, incapaci di distinguere la libertà personale dall' anarchia e l ' imposizione.? Dell’arroganza con cui un gruppo di maschi fanatici e intolleranti si permette di sindacare sul corpo delle donne e addirittura a indurle una sofferenza atroce e un possibile senso di colpa mentre esercitano un proprio sacrosanto diritto? Sapete come si chiama una cosa del genere? Si chiama violenza.Spettabili pro life L'amore per la vita si dimostra accogliendo nei migliori modi i bimbi gia' nati e, soprattutto, quelli speciali. Non umilando e facendo soffrire donne che devono prendere una decisione dolorosa. E poi facendo educazione all' affettività e sessuale nelle scuole per far arrivare sempre meno donne all'aborto !
Questa donna , per ulteriori informazioni vedere gli url sopra , si chiamava Sibilla Barbieri, 58 anni, attrice e regista, malata oncologica terminale. Per poter morire con dignità cioè come il suo corpo le implorava e non come lo Stato italiano, fino all’ultimo giorno, le ha negato è dovuta andare in Svizzera per poter morire Prima di partire, ha lasciato un video ( vedere il secondo video da me riportato sotto ) commovente e uno straordinario testamento biologico e politico, rivolgendosi direttamente alla Presidente del Consiglio e al suo governo. Merita di essere riportato tutto, fino in fondo, per capire che Paese indecente siamo.
Iniziamo dall'ultima l'ultima e lunga intervista esclusiva a Valentina Petrini.
E' la fine di settembre 2023. Sibilla è una regista e sceneggiatrice, ha due figli. Dal 2013 è anche una malata oncologica. A luglio 2023 i medici le comunicano che non c’è più niente da fare e le sospendono ogni terapia. A Sibilla restano tre mesi di vita. Inizia le cure palliative. Ma quando nemmeno quelle avranno effetto sul dolore? Sibilla non vuole la sedazione profonda. Il 31 ottobre 2023 Sibilla muore, con il suicidio medicalmente assistito, in Svizzera. Al suo fianco, il figlio e l'Associazione Luca Coscioni.
Nel podcast in cinque puntate 'Disobbedisco, di Valentina Petrini, su tutte le piattaforme dal 7 novembre ogni martedì, il racconto degli ultimi tre mesi di battaglia di Sibilla, perché le venisse riconosciuto in Italia, a Roma, in casa sua, il diritto al suicidio assistito. Una battaglia personale che si fa politica, per tutti coloro che si trovano in una situazione simile alla sua. Chi decide sui nostri corpi? A che serve e a chi serve lo Stato, la legge?
Ed ecco il suo ultimo messaggio prima della morte
scusate ma non riesco a scrivere altro , in quanto ho gli occhi pieni di lacrime
E' il caso Sibilla Barbieri, nota regista italiana, ha deciso di porre fine alla sua vita in Svizzera. Accanto a lei c’erano il figlio e Marco Perduca. Sibilla Barbieri, malata oncologica, ha deciso a 58 anni di porre fine alle sue sofferenze .
lo rende noto l’associazione Luca Coscioni, che l’ha assistita nell’organizzazione di questo ultimo viaggio. Il figlio e Marco Perduca, iscritto all’associazione Soccorso Civile, si auto denunceranno domani a Roma. Il comunicato di Associazione Luca Coscioni: “La 58 enne romana, malata oncologica, è stata accompagnata dal figlio e da Marco Perduca, già senatore, iscritto all’Associazione Soccorso Civile.
Martedì 7 novembre l’autodenuncia a Roma presso la stazione dei Carabinieri in via Barberini 1 alle ore 10.30. Saranno presenti anche Marco Cappato, responsabile legale dell’Associazione Soccorso Civile, e Filomena Gallo, legale difensore e Segretaria dell’Associazione Luca Coscioni”.
Sibilla Barbieri, l’Asl aveva negato la sua richiesta di rispetto delle volontà
L’attrice aveva chiesto assistenza alla sua All per vedere le sue volontà rispettate, lo scorso agosto, ma l’asp aveva negato dicendo che non sussistevano i 4 requisiti ritenuti necessari dalla sentenza Cappato/Antoniani della Corte Costituzionale, ovvero
“1. che la persona sia capace di autodeterminarsi, 2. affetta da patologia irreversibile, 3. che tale malattia sia fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che la persona reputi intollerabili e 4. che sia dipendente da trattamenti di sostegno vitale”. Secondo l’asp per la donna non si verificava il requisito di dipendenza da trattamenti di sostegno vitale. Secondo quanto riferisce l’associazione, invece, “era invece dipendente da ossigenoterapia e da farmaci per il dolore che, se interrotti, avrebbero portato velocemente a una morte dolorosa”.
Queste le parole di Filomena Gallo: “Con il team legale che coordino abbiamo seguito Sibilla Barbieri sollecitando l’ASL Roma 1 a effettuare le verifiche sullo stato di salute della nostra assistita e a procedere come indicato dalla sentenza di incostituzionalità della Corte costituzionale sul caso Cappato/Antoniani.
I dirigenti dell’azienda sanitaria hanno predisposto le verifiche e inviato un diniego di accesso all’aiuto alla morte volontaria perché, secondo una Commissione Aziendale istituita ad hoc, la persona malata non dipendeva da trattamenti di sostegno vitale”.
Un professore di filosofia palestinese della Cisgiordania ha portato i suoi studenti a visitare il campo di sterminio di Auschwitz , spiegando: “rimaniamo nazionalisti,ma siamo più umani”. In questi giorni nei quali Israele sta violando ogni convenzione internazionale sui diritti umani, i commenti feroci sui sionisti,scanditi anche alla manifestazione della Milano antagonista e antifascista meticcia e solidale e dalla comunità palestinese, sono prassi normale.
Palestina terra mia,Israele via via: era comunque il senso di un Netanyahu assassino.Non si può pretendere equilibrio emotivo da comunità palestinesi e arabe che hanno la propria gente sotto le bombe di un genocidio in mondovisione.Il massacro di Gaza,contro il quale sono avverse alcune comunità ebraiche, anche secondo Guterres,Segretario generale delle Nazioni Unite e l’amministrazione americana, è un errore gravissimo sul piano umano e politico.
Per cui il ritorno dell’antisemitismo nazifascista ( Francia,Germania,Austria Daghestan …) e il suprematismo brutale e decennale di Israele, vanno sottobraccio nell’ inferno dell’ odio.Anche se i vari episodi delle pietre d’inciampo,e delle stelle di Davide poste sulle case di ebrei e delle bandiere israeliane bruciate durante i cortei, sono sporadiche iniziative di razzismo,almeno in Italia
Esiste, però, in modo diffuso l’ anti ebraismo di tradizione nazionalsocialista e pure in una certa sinistra(?), che nulla ha da spartire con la storia del movimento operaio.Nella pubblicistica e nella filmografia sulla Shoa ricorre spesso una domanda retorica agli ebrei chiusi nei campi di sterminio da parte delle SS: perché vi siete fatti massacrare senza reagire? Risposta: perché siete un popolo di vigliacchi,dice il nazista.
Qualche cialtrone posta che gli ebrei soffrono di vittimismo.Affrancarsi da Hamas e dalla guerra santa è fondamentale per trovare una risposta universalmente democratica,antifascista, laica,di sinistra socialista, all’ arroganza di Israele ,ma soprattutto per trovare subito un equilibrio di valori positivi che non metta in discussione lo Stato d’ Israele e i diritti civili.Solo che è facile dirlo,difficile farlo.Questa guerra fa paura perché dietro vi sta l’ombra della svastica, l’ ombra del nazionalismo sionista israeliano, l’ombra del complesso di colpa europeo, l’ ombra della guerra santa e la realtà di macerie morali e fisiche difficili da dimenticare.Ad Auschwitz c’era la neve e il fumo saliva lento,cantava Guccini, Dio è morto cantavano i Nomadi e lo stesso Guccini.
Ma Dio era morto da tempo secondo F.Nietzsche,e l’ avevano ucciso danzando sulle macerie dei subumani ebrei,nel nome dei superuomini antisemiti.Siamo antisionisti,antifascisti ,non antisemiti nazisti.
Le tifoserie con il sangue agli occhi sono sudiciume identitario.
Inizialmente avevo prevvisto per i motivi espressi in maniera sagace nella vignetta di Natangelo che trovate qui a sinistra , ma sopratutto perchèè mi fa troppo male ogni volta vedo tali immagini e reportage stranieri e di quei pochi giornalisti obbiettivi italiani che questo sarebbe stato l'ultimo post sul conflitto arabo-israeliano ma vignetta di natangelo ma poi leggendo questra bellissima storia dinuna usraeliana discendente di una sopravvissuta ai lager nazisti ed emigrata nel dopo guerra in Palestina più precisamente in quei territori che formeranno lo stato israeliano
Come possiamo essere diventati ciò che avversavamo?
“Quando mia nonna arrivò qui, dopo l’Olocausto, la Jewish Agency le promise una casa.Non aveva niente, tutta la sua famiglia era stata sterminata. È rimasta in attesa per lungo tempo in una tenda, in una situazione estremamente precaria.La portarono quindi ad Ajami, a Jaffa, in una stupenda casa sulla spiaggia. Vide che sul tavolo c’erano ancora i piatti degli arabi che ci abitavano e che erano stati cacciati via.Allora lei tornò all’agenzia e disse: riportatemi nella tenda, non farò mai a qualcun altro ciò che è stato fatto a me.Questa è la mia eredità, ma non tutti hanno fatto quella scelta. Come possiamo essere diventati ciò che avversavamo? . Questa è la grande domanda”.
Ho deciso di scriverne il post d'oggi tramite la forma epistolare ai "fratelli ebrei sia sionisti che non . N.b scuso per la forma e gli eventuali errori ma 1) oltre i mie problemi visivi e di di dislessia e di sordità 2) è stata scritta di getto ed d'impulso .
Cari fratelli e sorelle Israeliani\e sionisti e non
Va bene combattere Hamas , ma non è bombardando civili e le infrastrutture civili che si fà soprattutto quando essi si fanno scudo con gli ostaggi e con i civili .Cosi alimentate l'odio non solo verso il vostro stato ma verso di voi . Inoltre il vedere che voi , salvo qualche raro caso , vediate l'antisemitismo solo da una parte mi rende ancora più triste di quel che sono nel vedere di come da vittime dell'olocausto anzi meglio shoah vi siate , ovviamente senza generalizzare , trasfomarti come coloro che vi hanno avversato nel corso della vostra storia millenaria ed in particolare nel corso
degli ultimi due secoli . Infatti In seguito all’attacco dei miliziani palestinesi in Israele, si è registrata in Italia ancora di più un impennata di episodi di antisemitismo che l’estrema destra italiana sta cavalcando. La comunità ebraica italiana sta tralasciando questo antisemitismo più pericoloso in quanto più collegato alla soluzione finale ed all'ideologia nazista e della Rsi . Vedere questo articolo di repubblica del 4\11\2023 Un Antisemitismo , da voi sottovaluto rispetto a quello di sinistra o di chi protestas contro il vostro governo , ancora più pericoloso in quanto proviene dala destra extraparlamentare da cui la destra istituzionale \ parlamentare in questo caso di governo non condanna e non prende la distanza , se non a parole , o ha al suo interno anche se ininoranze esigue simpatizzanti . Quindi << [...] capisco che è un momento difficile per tutti, ma se i bombardamenti sono a tappeto, almeno le interviste potrebbero essere più prudenti . >> ( selvaggia Lucarelli FQ del 4\11\2023 ) evitrando di crescere l'odio nei vostri confronti o verso quei mussulmanoi che non sono per hamas . Vi siete, e qui mi rivolgo oltre a chi fra voi continua a sostenerele decisioni di voler continuare i bombardamenti e l'invasione , già vendicati abbastanza . Ma soprattutto con la vostra vendetta cieca , perchè quando inessa vengono coinvolte anche persone non sono ( ma che potrebbero diventarlo se il massacro continua ) con chi volete combattere l'oidio verso di voi sarà destinato ad aumerntare . Quindi se vi è rimasto un bricciolo di umanità ed avete a cuore la pace ed gli ostaggi fate pressione sul vostro governo perchè cessi le ostilità che sta facendo da un mese .
Ci servono i soldi per il matrimonio” e costringe la fidanzata minorenne a prostituirsi
da https://www.thesocialpost.it/ di Glicine Benedetti Pubblicato: 05/11/2023 09:22
Ha creduto di aver trovato la persona con cui costruire un futuro e invece lui l’ha indotta a prostituirsi sostenendo che i soldi così “guadagnati” sarebbero stati utili per il loro progetto di vita insieme. Una storia d’amore trasformatasi in un incubo. Una 20enne di Chieti, all’epoca dei fatti meno di 18 anni, è stata indotta alla prostituzione dall’uomo che sarebbe dovuto divenire suo marito. Ieri nell’incidente probatorio dinanzi al Gip, Andrea Di Berardino, la pm Lucia Campo, ha confermato le accuse punto per punto.
Nell’agosto del 2021, i due si incontrano in occasione di una festa tenutasi in un ristorante dove lui, uno studente universitario di 28 anni, lavorava occasionalmente. Una storia d’amore che sembra andare a gonfie vele finché lui non chiede alla propria compagna di iniziare un “percorso di vita” insieme. Per farlo, però, servono i soldi. E qui iniziano i problemi perché la donna sarà sfruttata dall’ex compagno per mettere su un vero e proprio business. La convince a prostituirsi e lei che nei primi tempi ha poco meno di 18 anni, ribadisce ai numerosi cliente di essere maggiorenne.
La diffusione degli annunci e la realtà crudele
Gli annunci vengono pubblicati su siti di incontri, con un numero di telefono cellulare gestito
dall’uomo, stabilendo un prezzo tra 200 e 250 euro per ogni prestazione. La giovane nonostante tutto, accetta la situazione, ma le richieste del 28enne sono sempre più pressanti. Incontra clienti in varie località, da Pescara a Roma, da L’Aquila a Teramo. La giovane viene sfruttata sei o sette volte al giorno da una clientela senza scrupoli, ignari della sua giovane età e vulnerabilità.
La svolta quando incontra un altro ragazzo
L’incubo della giovane donna ha una fine quando incontra il suo attuale ragazzo che la incoraggia ad uscire da quel tunnel di abusi. La giovane, infatti, decide di confidarsi con lui che la indirizza verso l’avvocato Antonio Di Marco. Da qui inizia un percorso di uscita da questa situazione traumatica. La giovane viene seguita da un centro antiviolenza e viene presentata una querela, preceduta dalla richiesta di un incidente probatorio per garantire la solidità delle sue dichiarazioni.
Nel frattempo, dagli atti di indagine è emerso che i clienti hanno confermato gli incontri diretti con l’allora fidanzato della giovane. La Procura valuterà attentamente il caso e il giovane rischia l’accusa di induzione alla prostituzione e sfruttamento.
«finché si sente solo blaterare di “misure” e di “riforme” e mai nessuna di questa sembra essere scritta a favore del popolo,verrebbe voglia di adottare quell'epiteto “Ipocriti!!!” che soleva adoperare Gesù nei confronti dei potenti di allora ma anche, più prosaicamente,il sistema adottato da Eduardo De Filippo nel celebre film “L’oro di Napoli” ossia ‘o pernacchio.» "Nel solco dei tempi: il Vangelo di Gesù" Domenica 5 novembre 2023 Matteo (23,1-12) “Tra il dire ed il fare... ”
Testo
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: “Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere,
perché dicono e non fanno. Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filatteri e allungano le frange; amano posti d'onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare ''rabbì'' dalla gente.Ma voi non fatevi chiamare ''rabbì'', perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate nessuno ''padre'' sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. E non fatevi chiamare ''maestri'', perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo. Chi tra voi è più grande tra voi sarà vostro servo; chi invece si esalterà sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato”.
A vedere ciò che accade tra Israele e Palestina non posso far altro che iniziare la mia riflessione odierna prendendo spunto proprio dalla prima lettura che è tratta dal libro del Profeta Malachia e che vorrei qui riproporre interamente con la premessa che gli “eserciti” del Signore qui ed in altre parti della Bibbia citati non sono quelli che sparano ed ammazzano ma sono le schiere angeliche ; altra cosa che ci tengo a precisare è che qui troverete che l'invettiva del Signore esposta attraverso il Profeta era rivolta ai sacerdoti ma io oggi intendo che potrebbe benissimo estendersi anche ai capi di stato,ai leader di fazioni estremiste quanto non terroriste che agiscono su quel martoriato territorio anche perché visto che il padre “comune” è Abramo dalla cui unione con l'egiziana Agar nacque Ismaele a sua volta progenitore della nazione araba, non credo sia poi un'ipotesi tanto campata in aria e poi ,non dimentichiamo, che a “intenditor poche parole” specialmente se calzanti... ma eccovi il testo di Malachia :
“Io sono un re grande, dice il Signore degli eserciti....
Ora a voi questo monito, o sacerdoti. Se non mi ascolterete e non vi prenderete a cuore di dar gloria al mio nome, dice il Signore degli eserciti, manderò su di voi la maledizione e cambierò in maledizione le vostre benedizioni. Voi invece vi siete allontanati dalla retta via e siete stati d’inciampo a molti con il vostro insegnamento;avete rotto l’alleanza di Levi, dice il Signore degli eserciti.
Perciò anch’io vi ho reso spregevoli e abbietti davanti a tutto il popolo, perché non avete osservato le mie disposizioni e avete usato parzialità riguardo alla legge.
Non abbiamo forse tutti noi un solo Padre? Forse non ci ha creati un unico Dio? Perché dunque agire con perfidia l’uno contro l’altro profanando l’alleanza dei nostri padri? “ Ed allora perché non la smettete con questa dannata ,crudele,folle guerra?
Vengo quindi ad esaminare la pagina del Vangelo di Matteo di questa domenica ove si corre il rischio da una parte di aprire polemiche mentre dall’altra di voler minimizzare un argomento importantissimo come quello che andremo a vedere e questo a maggior ragione partendo proprio dalla prima lettura che verte sulla pagina tratta dal libro di Malachia che vi ho esposto qui sopra dato che anche ai tempi dell’autore di questo libro, che si data intorno al secolo V A.C., traspare una situazione analoga a quella che si riscontrava ai tempi di Gesù e che lo costringerà,rivolgendosi alla folla ed ai suoi discepoli, ad una “filippica” contro gli scribi ed i farisei.
Ma di nuovo, direte voi? Ma perché Gesù ce l’aveva tanto contro gli scribi ossia i dottori della legge, gente colta ed intellettuale che aveva studiato alacremente e con i farisei, uomini che suddividevano la loro giornata in tre parti uguali, otto ore a studiare i sacri testi, otto ore a lavorare ed otto per il giusto riposo? Non era forse una vita da uomini retti e pii?
Può essere ma a Gesù non basta, non basta se questa condizione deve creare una sorta di auto referenzialità per cui, un po' alla Marchese del Grillo, “Io so’ io e voi non siete un ca….”, non basta perché proprio i farisei,che pure avevano dei meriti in campo religioso poiché riconoscevano, ad esempio,la resurrezione dei corpi e quindi la “vita dopo la vita”, si erano un po' avvitati dentro sé stessi e la loro teologia si applicava nelle già citate molte altre volte seicentotredici norme che di fatto legavano il popolo ad un’osservanza molto rigida nei comportamenti di vita, tutta fatta di formalismi, una vita resa difficoltosa da lacci e lacciuoli, poca introspezione spirituale e vero dialogo con Dio.
Stessa situazione cinque secoli dopo Malachia si presenta a Gesù che si ritrova una classe sacerdotale tutta tesa a farsi incensare, sempre pronta ad occupare i posti d’onore in banchetti (pare fossero anche “golosi”) e nelle sinagoghe, a farsi chiamare dalla gente “maestro”,”padre”, “guida” quando la coerenza tra quello che insegnavano e quello che praticavano era nulla ed è questo quello cui punta il Signore con la sua “filippica”, qui sta il nocciolo della questione : la coerenza tra quello che si predica e quello che si mette in atto nella vita di tutti i giorni e questo vale certamente anche oggi nei casi in cui è l’auto referenzialità a farla da padrona,quando si vuole salire su un pulpito senza averne l’autorevolezza giusta,quando hai voglia di nascondere la polvere sotto i tappeti perché questa azione può si nascondere la sporcizia ma non eliminarla.
Ed è a quelli che Gesù si rivolge e sono quelli la “pietra d’inciampo” citata da Malachia, quelli ma non tutti ed ecco perché la Chiesa, continuando a riconoscere il Vangelo come pietra di paragone ed ispirazione,non ha “censurato” questa pagina che i suoi “avversari” potrebbero usare per attaccarla una volta di più ma anzi la adotta per restare sempre e comunque alla sequela del Cristo.
Ovviamente la coerenza chiesta dal Signore non vale per i soli sacerdoti ma deve essere adottata anche da tutti i laici impegnati nel sociale,nelle varie comunità,nella politica ma qui apriremmo un altro dolente capitolo perché ,ahinoi, finché si sente solo blaterare di “misure” e di “riforme” e mai nessuna di questa sembra essere scritta a favore del popolo,verrebbe voglia di adottare quell'epiteto “Ipocriti!!!” che soleva adoperare Gesù nei confronti dei potenti di allora ma anche, più prosaicamente,il sistema adottato da Eduardo De Filippo nel celebre film “L’oro di Napoli” ossia … ‘o pernacchio..
Per tanto non dimentichiamo le parole con cui Gesù conclude questa splendida pagina e rammentiamolo anche a chi occupa posti di prestigio che :“ Chi tra voi è più grande sarà vostro servo; chi invece si esalterà sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato”.
«Quella notte (Veglia di Natale del 1993) capii che l'emarginato,il drogato,il travestito,le donne buttate in strada per vendere il proprio corpo,erano lì alla ricerca di un bene,con lo stesso diritto di ogni altra creatura,oltre l'asfittico giudizio di chi conosce la sua realtà e non le altre»
La cugina : << non è vero >> e si mette a piangere . Ecco che intervengo io la la consolo ma anziche che rimproverare \ sgridare il primo propongo questa vignetta presa dal mio contatto fb Elvia Franco
risate generali due due birbanti e scuse con abbraccio finale del primo alla seconda . e poi abbraccio tutte e due allo zio aquisisto in quanto cugino di loro padre
Ma veniamo alla domanda , che poi da il titolo al post , fattami non ricordo da chi di loro due Cosa è la fortuna ?
Scultura della dea Fortuna, tradizionalmente bendata, di Annita Mechelli. da lla voce fortuna di wikipedia
Inizialmente erano sorpresi dal mio imbarazzo \ titubanza perchè non sapevo , vista la loro età ( 6 e 12 anni ) spiegarglierlo senza essere troppo nozionistico e dogmatico o peggior e dei casi senza scadere nella banalità . Infatti Il termine latino fortuna deriva da fors, che vuol dire «sorte» ed ha la stessa radice di ferre, che indica «portare»; quindi fortuna può voler dire «ciò che porta la sorte». Ma soprattutto perchè La definizione della parola fortuna
varia a seconda del contesto filosofico, religioso, letterario o emotivo.Secondo l'editore e lessicografo statunitense Noah Webster, la fortuna è «una forza senza scopo, imprevedibile e incontrollabile che plasma gli eventi in maniera favorevole per un individuo, un gruppo o una causa».[1] Secondo il dizionario della lingua italiana di Giacomo Devoto e Gian Carlo Oli, è la «presunta causa degli eventi e delle circostanze non spiegabili razionalmente».[2]
Quando viene intesa come un fattore indipendente dal proprio controllo, cioè che non riguarda la volontà, l'intenzione o il desiderio, la fortuna può essere interpretata in almeno due sensi: nel senso "prescrittivo" indica un concetto soprannaturale e deterministico secondo il quale vi sono forze che determinano il verificarsi di certi eventi, nel senso "descrittivo" si parla di fortuna in seguito ad eventi che portano ad essere felici o infelici. Il significato del termine fortuna può quindi inglobare diversi concetti che vanno dalla aleatorietà passando per la fede e la superstizione. ......segue
ma mi sono venute in aiuto sia questa frase
« Della fortuna instabile\ la revolubil ruota\ mentre ne giunge al vertice\ per te s'arresta immota.»(Gioacchino Rossini, La Cenerentola, libretto di Ferretti, 1817, scena ultima.) suggeritami dalla voce di wikipedia cita ed dalla bella storia ( ne trovate sotto la prima pagina ) di Top de toys sull'ultimo numero del settimanale topolino. In pratica un addattamento disney delle tematiche di Martin mystere
in cui c''è una bellissima definizione secondo me adatta aibambini curiosi e vispi
La fortuna ha due facce . Quello che è bene per uno è male per l'altro e viceversa . ...
Ecco che piccolo rimprovera all'altra : << ma allora lei è più fortunata di me >> . la grande << non è vero l'altra volta sei stato fortunato tu ed io sfortunata >> . ... Io intervengo dicendola di non stare li a battibeccarsi in quanto come dice lo stesso personaggio della storia prima citata << davvero non sappiamo mai sapere come andranno le cose >>. Loro miu guardando perplessi ed all'unisono dicono : << zio ha ragione >> e fannno pace . In quel mentre sono arrivati i genitori a riprenderli e la mia giornata da baybissitter è finita .
leggo sul solito https://www.msn.com/it-it/ la storia di Maria Elisabeth Rosanò, . Ovviamente in tutto questo la domanda e lucubratoria di come un uomo che volontariamente ha commesso un omicidio abbia scontato solo due anni di galera, sorge spontanea... . Elizabeth è una ragazza coraggiosa .che ha dimostrato una grande forza, come tutti coloro che hanno saputo resistere a sofferenze tanto grandi è una splendida intelligenza. Complimenti ai suoi genitori adottivi che non si sono fatti smontare da niente e dalle pressioni degli assistenti sociali . Sia il tuo babbo sia le tue mamme, quella che condivide la sua vita con te e quella che ti porti dentro, sono sicuramente orgogliosi di te. Brava a tagliere con il tuo padre biologico. La storia di questa ragazza fa pensare a quanta carenza di empatia nei professionisti che devono occuparsi di bambini orfani e quanto purtroppo ne determinano il futuro da repubblica 32\10\2023
"Mia madre uccisa da mio padre”. E 18 anni dopo la figlia del femminicidio si laurea con una tesi sulla violenza di genere . Maria Elisabeth Rosanò, 25 anni: “Ho coltivato questa mia propensione verso l’impegno sociale per contribuire a costruire una società più attenta ai bisogni delle vittime e dei bambini, la cui sofferenza spesso è invisibile”
di Gabriella Cantafio Maria Elisabeth Rosanò con i genitori adottivi
«Mamma, sono sempre stata al tuo fianco per difenderti, per sostenerti. Tu non hai potuto farlo, ma tua figlia è sempre qui»: con questo messaggio racchiuso tra le righe dei ringraziamenti della sua tesi di laurea, Maria Elisabeth Rosanò, 25enne calabrese, volge il pensiero a sua madre Anja, barbaramente uccisa, quasi 20 anni fa, per mano dell’uomo che amava nonché padre dei suoi figli, a Campana, paesino della Presila cosentina. «Avevo 6 anni, stavo giocando nella mia cameretta quando vidi mio padre imbracciare il fucile da caccia e uccidere mia madre. Sanguinante, si avvicinò a me e ai miei due fratelli maggiori e ci sussurrò “è arrivata la mia fine”, giurandoci amore eterno» così la neolaureata in sociologia ricorda quegli attimi che hanno stravolto la sua vita e, successivamente, ispirato il suo percorso di studi. Ai tempi non esisteva il reato di femminicidio, tanto che il padre – costituitosi subito – grazie a varie attenuanti scontò soltanto 2 anni di carcere. La vera odissea, invece, iniziò per la piccola Maria Elisabeth che improvvisamente si è ritrovata da sola, in un orfanotrofio. «Di volta in volta venivo affidata a una famiglia diversa. Non avevo neanche il tempo di affezionarmi che venivo rispedita indietro come un pacco. Ho creduto di essere io il problema, mi sentivo abbandonata al mio destino finché, a 9 anni, sono rinata tra le braccia di Mirella e Domenico che sono diventati i miei genitori adottivi», racconta. L’affetto della nuova famiglia ha colmato il vuoto in cui era sprofondata anche a causa della mancanza di assistenza e sostegno per chi come lei viveva la condizione di “orfana di femminicidio”. «Mi fa ancora male pensare agli assistenti sociali che cercarono di distoglierli dall’adozione, dicendo loro che ero troppo vivace e li avrei fatti dannare. Ma fortunatamente i miei genitori sono stati tenaci» aggiunge. Proprio per sopperire a questa carenza di professionalità e sensibilità vissuta in prima persona, terminato il liceo, Maria Elisabeth ha deciso di intraprendere il percorso universitario presso la facoltà di sociologia a Catanzaro, a pochi chilometri da Girifalco, dove vive con i suoi genitori. «Ho coltivato questa mia propensione verso l’impegno sociale, cercando di dare voce alla testimonianza di mia madre per aiutare le persone che si trovano a vivere la stessa situazione, per contribuire a costruire una società più responsabile e attenta ai bisogni delle vittime di violenza, ma anche dei bambini, la cui sofferenza spesso è invisibile» spiega. La sua tesi di laurea, pertanto, non poteva che essere un approfondimento sulla “Violenza di genere nel contesto domestico”, in cui partendo dalla sua storia personale analizza le figure che ruotano attorno al fenomeno in continua crescita, i servizi di prevenzione e supporto alle vittime, le normative esistenti che, nonostante i passi avanti, non sono mai abbastanza efficaci. Oltre che alla madre biologica, i suoi ringraziamenti sono rivolti ai genitori adottivi che hanno ridonato speranza a una bambina con lo sguardo spento dal dolore incommensurabile. «Se sono arrivata fin qui – ci tiene a precisare – è anche e soprattutto grazie a loro che mi hanno sostenuta in ogni mia scelta. Anche quando, appena maggiorenne, ho voluto incontrare mio padre biologico per cercare un frammento mancante nei miei ricordi di bambina. Non appena ha giustificato l’omicidio di mia madre con la rabbia per un suo ipotetico tradimento, ho deciso di non avere più alcun rapporto con colui che mi ha privato dell’amore più grande e avrebbe dovuto scontare molti più anni in carcere. Invece, continuo a sentire i miei fratelli che, più grandi di me, si sono costruiti il loro futuro da soli». Adesso, finalmente, è tempo di sorrisi per Maria Elisabeth Rosanò. Si gode il traguardo raggiunto, spera di poter lavorare presto in un centro antiviolenza per mettere la sua esperienza e le sue competenze a disposizione delle troppe vittime, ma non smette mai di denunciare l’assenza delle istituzioni. «Nessun bambino dovrebbe vivere il dolore che ho dovuto affrontare, di cui tuttora porto addosso le conseguenze, tra paure e attacchi di panico. Nessuno mai si dovrebbe sentire come me: una valigia che viaggiava da una casa all’altra, senza sapere dove potesse fermarsi e finalmente aprirsi».
questa riflessione sul giorno dei morti fatta da cristian . che conferma come il culto dei morti non è solo predominio della religione cristriano \ cattolica. La morte fa parte del ciclo della vita . Io penso che dal punti di vist spirituale nessuno di noi muore se c'è qualcuno che ne coltiva il ricordo e la memoria .