Aitana Lopez, nota influencer su Instagram creata con intelligenza artificiale che partecipa al concorso di bellezza
Attenzione, non parliamo, in questo caso, di concorsi dove le miss fanno ricorso alla chirurgia plastica o a ritocchini per camuffare il proprio aspetto (cosa che d’altra parte abbiamo visto e rivisto in mille versioni), ma di veri e propri concorsi di bellezza interamenteartificiali, o per meglio dire virtuali , dove tutte le concorrenti non esistono nella realtà, ma sono frutto dell’intelligenza artificiale.Negli ultimi giorni è arrivata dal Regno Unito la notizia sul primo concorso di bellezza al mondo, dove le concorrenti che si sfideranno saranno ragazze create interamente con intelligenza artificiale e che dunque non esistono nel mondo reale. Fra le caratteristiche valutate, oltre alla bellezza estetica, anche la rilevanza sui social media e, infine, le competenze nell’uso delle IA dei creatori e programmatori, per un premio finale 20.000 dollari. La cerimonia si svolgerà ovviamente – e inevitabilmente – online e anche la giuria sarà composta da intelligenze artificiali. Insomma, qualcuno potrebbe anche dire “tutto bellissimo” – come diciamo spesso noi a MOW – e di fatto questo concorso, forse, non nuoce a nessuno. Ma ne abbiamo davvero bisogno? L’idea del concorso è di Will Monange, giovane imprenditore e amministratore delegato della piattaforma per creatori e programmatori Fanvue che, proprio a proposito del concorso, ha detto che spera diventi “una cerimonia degli Oscar dei creatori di IA e del loro impatto sull’economia”. Non è in realtà chiaro, al momento, che impatto possa avere un simile concorso sull’economia globale, ma certo è che l’iniziativa potrebbe spingere molti giovani creatori a voler competere per il premio e mettersi in gioco, creando una sorta di “reazione a catena” e partorendo migliaia di nuove modelle e influencer generate con IA. Tuttavia, non è la prima volta che donne create con intelligenza artificiale partecipano a iniziative e attività che solitamente sono svolte da esseri umani in carne e ossa, dato che nell’ultimo anno abbiamo visto decine di nuove influencer, creatrici digitali, modelle e persino conduttrici tv create con IA moltiplicarsi come funghi: da Aitana Lopez, una modella generata con IA che conta più di 300.000 follower su Instagram (e che ovviamente parteciperà al concorso) ad Alba Renai, personaggio creato da una società di marketing spagnola e scelto per condurre il reality Supervivientes (la versione spagnola de L’isola dei famosi).
In Italia siamo lontani – forse – dalla realizzazione di un simile progetto, dato che siamo ancora presi con le polemiche legate ai concorsi di bellezza fra miss “reali”, tipo il tanto discusso concorso di Miss Italia accusato di essere "sessista" solo alcuni mesi fa. Eppure a leggere una simile notizia, vien da chiedersi: la donna di successo del futuro – o per riprendere il titolo la “fregna” – sarà dunque immaginaria ? Noi speriamo di no, ma del resto la sempre più massiccia e pervasiva presenza delle intelligenze artificiali nella vita di tutti i giorni è sotto agli occhi di tutti. Solo l’anno scorso è uscito persino un libro, proprio in Italia, scritto da un’intelligenza artificiale (la nota ChatGPT) a proposito delle intelligenze artificiali e del loro senso, Imito, dunque sono? (Bietti). Un progetto provocatorio che non a caso riprende anche il più noto Isaac Asimov, fra gli autori più importanti in questo campo, che teorizzò le famose tre leggi della robotica e il romanzo Io robot. Eppure, riprendo una nota citazione proprio di quel romanzo “Vede, è assolutamente impossibile distinguere un robot dal migliore tra gli esseri umani”, speriamo che la previsione sia errata.
C’è un concerto che si ripete identico da migliaia di anni, è il suono della natura e degli animali delle foreste primarie del mondo, quelle dove l’uomo non è mai arrivato. C’è un professore che da 25 anni va a caccia di questi suoni e li registra, perché non vadano perduti e per testimoniare la perfezione anche sonora del nostro pianeta . Ci sono concerti che si ripetono ogni giorno, sempre alla stessa ora, da un tempo infinito. Non sono mai esattamente identici, ma ogni musicista conosce alla perfezione la sua parte. Nessuno, da migliaia di anni, si permette di disturbarli e i teatri che li ospitano hanno decine di milioni di anni d’età. Ci sono i concerti dell’alba, quelli del tramonto e i piccoli concerti notturni. E poi c’è David che ha deciso di registrarli questi concerti perché tutti possano sorprendersi di questa meraviglia.
David Monacchi è un musicista, un professore di Conservatorio a Pesaro, un ingegnere del suono ma soprattutto il creatore di un’arca in cui raccoglie e porta in salvo i suoni più antichi della natura per trasmetterli alle future generazioni. Il suo progetto si chiama “Fragments of Extinction”. David ha cominciato nelle foreste intorno a casa sua, voleva raccogliere e campionare i suoni del bosco per utilizzarli nelle sue composizioni, ma poi in quelle notti ha capito che c’era già tutto e che bastava ascoltare. «I primi soldi che ho guadagnato li ho spesi in un microfono, sono andato a prenderlo in Germania. Ho cominciato subito a fare registrazioni negli habitat del Montefeltro, non lontano da Urbino, dove sono nato e cresciuto. Quando arrivava la primavera per me era un’ossessione riuscire ad andare ogni notte a registrare i rapaci notturni, poi gli usignoli e, a primavera avanzata, i grilli e tutti gli altri insetti».
Venticinque anni fa, David legge un articolo scientifico di Edward O. Wilson, che è stato uno dei più grandi esperti di biodiversità, in cui si parla del rischio di una sesta estinzione di massa sulla Terra, causato dall’impatto di una sola specie, quella umana su tutto il resto dell’habitat naturale: «Quell’articolo mi ha segnato. Ho capito che dovevo andare nelle foreste primarie del mondo, nei luoghi dove la mano dell’uomo non è mai stata presente per raccogliere e testimoniare la ricchezza di una biodiversità straordinaria e antichissima».
Così inizia una serie di viaggi che diventano il grande progetto della sua vita: centinaia di registrazioni, ognuna di 24 ore, in tre continenti, focalizzandosi in particolare sull’Amazzonia, il bacino del Congo e il Borneo.
«Abbiamo cominciato in Amazzonia, insieme a Greenpeace, e con loro abbiamo disegnato un viaggio sul Rio delle Amazzoni e poi su un affluente del Rio Branco che si chiama Rio Jauaperi. Una vasta area di foresta primaria in cui vivono solamente 300 esseri umani lungo 250 chilometri di fiume. L’impatto umano è nullo. La prima notte sono stato svegliato dalle voci delle scimmie urlatrici che da tre aree diverse della foresta lanciavano il loro canto mattutino per suddividersi gli alberi da frutta».
«Il giorno dopo ho aperto i microfoni e raccolto il primo “Dark Chorus”, il coro del crepuscolo: quando dalla luce si passa al buio. Il tramonto è un processo che dura dai 40 ai 50 minuti: dipende da quanto è alta la foresta, da quanta luce filtra. Ma è uguale in tutte le foreste primarie del mondo. Ci sono questi 40 minuti dove uccelli, insetti e mammiferi passano il campo acustico a anfibi, insetti e uccelli notturni. È una rivoluzione che ha dell’incredibile: sono 40 minuti che parlano della musica del pianeta».
Questo è il concerto di cui vi parlavo, che avviene intorno alla linea dell’Equatore dove ci sono esattamente 12 ore di luce e 12 di buio: «Le specie hanno utilizzato questo orologio preciso del ciclo circadiano per fare le loro vocalizzazioni in quel determinato punto della giornata. Se tu guardi l’orologio sai che da milioni di anni si ripetono le stesse partiture e c’è lo stesso identico paesaggio sonoro».
Per avere idea di cosa si tratti potete ascoltare la nuova puntata del podcast Altre/Storie, con l’intervista a David Monacchi e una serie di sinfonie come quella che ogni giorno al tramonto viene creata dalla Natura nella Danum Valley, nella parte settentrionale del Borneo, in Malesia, la foresta primaria più antica del pianeta. Alle 6 del pomeriggio quando inizia il coro del crepuscolo si sentono cantare uccelli di varie specie e molti insetti tra cui la più grande delle cicale, la megapomponia imperatoria che ha la grandezza di una mano. Quando il buio prende il sopravvento il richiamo che si sente più forte è quello amoroso dell’Argo maggiore, un grande e goffo uccello della famiglia dei fagiani che può raggiungere i due metri di lunghezza e ha piume colorate con macchie a forma di occhio. In sottofondo si sentono i gufi.
David, dopo il primo ascolto 25 anni fa, resta sconvolto e da quel momento la sua vita cambia profondamente: «Ho abbandonato la composizione, ho abbandonato la musica e mi sono reso conto che il mio lavoro era proprio quello di prestare tutte le mie conoscenze per creare un archivio di suoni di ecosistemi ad altissima biodiversità completamente indisturbati e sconosciuti».
Ogni missione dura circa 5 settimane, la prima impresa è riuscire a raggiungere le zone di registrazione, ovvero gli habitat più ricchi di suoni. A seconda delle zone si usano le canoe, si seguono le piste degli elefanti o si deve aprire un varco nella foresta. Poi per tre settimane si registra. Le difficoltà e i pericoli sono tantissimi: «Nell’ultimo viaggio in Amazzonia abbiamo fatto le registrazioni in un’area in cui c’erano 148 specie di serpenti per ettaro. E verosimilmente un terzo di questi sono velenosi. Lì ogni movimento richiede un’attenzione assoluta e mille precauzioni». Ci sono poi i problemi medici, dalla dissenteria alla malaria, e il caldo. Ma nulla di tutto questo ha mai scoraggiato David se da un quarto di secolo continua a partire.
Il risultato di questa visionaria fatica si può ascoltare in un luogo magico che si chiama “Sonosfera” ed è all’interno dei Musei Civici di Pesaro. Si tratta di una sorta di anfiteatro che può ospitare sessanta persone in una struttura completamente isolata dai rumori esterni. Grazie a 45 altoparlanti si prova l’esperienza, al buio, di un’immersione sonora negli ecosistemi incontaminati delle foreste primarie equatoriali. Per due settimane (dal 16 al 28 aprile) questa esperienza si potrà fare anche a Milano. Grazie alle iniziative di Pesaro capitale italiana della cultura 2024, la Sonosfera è stata infatti smontata e trasferita nel Cortile d’Onore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore entrando a far parte del circuito delle mostre del Fuorisalone (qui il link per prenotarsi).
Si può avere la sensazione di stare nella foresta tropicale senza i pericoli, i disagi e le zanzare, ma soprattutto per cogliere il messaggio più prezioso del progetto: «Testimoniare e salvaguardare. Non sappiamo se fra cinquant’anni ci saranno ancora questi habitat, questi concerti così complessi. Il cambiamento climatico avrà un grande impatto sugli habitat primari e quindi anche sulla parte acustica di questi ambienti. Per questo bisogna ascoltare, per testimoniare, conoscere e salvaguardare».
Articolo che mi coinvolge personalmente perchè ho vissuto l'esperienza di un familiare , mia nonna paterna malata malata di tale malattia per la quale all'epoca non c'erano cure e le nuove tecnologie per bloccare ( già le: telecamere , le vhs e i registratori analogici per lei la mettevano in crisi figuriamoci se fosse viva ancora oggi con il digitale ) i suoi ricordi .
Una figlia cattura i ricordi del padre, malato di Alzheimer e quei momenti diventano il luogo in cui si ritrovano, come quando lei era bambina e lui la faceva addormentare. Quella testimonianza sulla malattia è diventata il podcast “Smemorati”, una storia preziosa che ci ricorda quanto sia importante ascoltare le persone che amiamo . Questa è la storia di una figlia che, durante il lockdown di quattro anni fa, decide di intervistare ogni pomeriggio il suo vecchio padre, quasi novantenne, per tenerlo vivo, per non perdere il filo di un rapporto reso impossibile dal virus e dalle chiusure. È la storia di una malattia, l’Alzheimer, che porta via, giorno dopo giorno, ricordi e coscienza. È la storia di come la voce possa lasciare traccia e diventare una memoria potente e indissolubile.
«È iniziato tutto nel 2020, in piena pandemia. I miei genitori che vivevano a Bergamo – la provincia più colpita nella prima ondata di Covid – per fortuna erano in Liguria a svernare. Mia madre era preoccupata: “il Giulio” era più taciturno del solito, forse depresso, per via della clausura, a cui tutti eravamo costretti. Oggi so che si chiamava apatia ed era uno dei sintomi della sua malattia». A raccontare è Anna Maria Selini, giornalista e scrittrice, e “il Giulio” (rigorosamente con l’articolo come lo hanno sempre chiamato al paese) è suo padre, nato a Calcinate nel 1932. «In quel periodo mi ero fissata di voler scrivere biografie e così, per esercitarmi e al tempo stesso distrarre mio padre, ho deciso di intervistarlo online. Ci davamo appuntamento a una certa ora – mia madre lo segnava sull’agenda – e anche se qualcuno lo aiutava a collegarsi, ogni volta dovevo rispiegargli tutto. Mio padre era anche un po’ sordo e metà del tempo lo passavamo io a ripetere le domande, che non aveva sentito, e lui le risposte, che dopo pochi secondi dall’averle pronunciate aveva già dimenticato».Perché Giulio aveva l’Alzheimer. Il primo allarme era scattato nel 2015, quando si era allontanato e per ore aveva vagato per la città in stato confusionale: non sapeva dove fosse, nonostante conoscesse bene la zona. Poi si era ricordato di avere nel portafoglio il numero di cellulare della moglie e una persona che lo aveva notato in difficoltà lo aveva aiutato a chiamarla. La moglie era stata la prima ad accorgersi che le sue dimenticanze e una certa svagatezza non erano più normali nemmeno per la sua età, ma qualcosa di più, e di diverso.«La diagnosi di Alzheimer per mio padre è arrivata, per fortuna, ad età avanzata, a 85 anni. Per fortuna, perché sono le forme precoci solitamente le più violente e veloci. Mio padre era a uno stadio moderato della malattia e non ha mai necessitato di ricoveri o trattamenti ospedalieri. Se non alla fine». Il Giulio è mancato il 10 gennaio di quest’anno.Anna Maria però aveva avuto l’intuizione e la cura di ascoltarlo a lungo, di raccogliere le sue storie e i suoi ricordi in quel lungo viaggio nel passato che avevano fatto insieme. All’inizio erano memorie familiari, poi aveva cominciato ad andare indietro nel tempo: «Raccontava di personaggi famosi conosciuti quando era bambino. Da una specie di Maciste, finito sulla “Domenica del Corriere” per aver sollevato la bocca di un cannone, al capo fascista della zona cacciato da mia nonna a mestolate. Dal principe Junio Valerio Borghese (personaggio storico della destra eversiva italiana, con Mussolini a Salò e poi organizzatore di un tentativo di colpo di Stato nel 1970) che aveva visto chiuso nello stanzino dell’osteria di famiglia, a un conte morto in carcere per le percosse. Ma come potevo credergli? Negli ultimi anni era diventato una specie di amabile e scaltro bugiardo: non diceva quasi mai “non mi ricordo”, aveva sempre una spiegazione e un racconto, spesso irreale, che lui, però, sapeva rendere estremamente credibile».
Inizialmente Anna Maria pensa che quelle storie siano frutto della fantasia, d’altronde la memoria del papà si stava deteriorando in modo veloce e costante: «Mio padre non riconosceva la stagione in corso, anche se per indovinarla bastava guardare fuori dalla finestra. Spesso non ricordava i nomi dei nipoti e a volte anche di noi figli. Il giorno del mio matrimonio, dopo avermi accompagnata all’altare, ha chiesto chi si fosse sposato. Era difficile convivere con i buchi della sua memoria, specie per mia madre. Io invece ho deciso di infilarmi in quei buchi. Se nel presente mio padre sembrava evaporare, nel passato, invece, tornava forte. E allora era lì che lo portavo».
Il padre insiste con le sue storie, e ogni volta aggiunge particolari, così Anna Maria decide che vale la pena scoprire se siano vere: «Mi sono messa a spulciare gli archivi, sono finita nelle cantine, sono andata a caccia di novantenni, sono finita in un convento di suore e al cimitero». Ma vuole anche capire la traiettoria della malattia, le sue conseguenze, sapere cosa sta succedendo nella testa di suo padre, così parla con medici, associazioni per i familiari dei malati di Alzheimer e psicologi. Raccoglie tantissimo materiale ma non sa cosa farne, all’inizio pensa di scriverne un racconto, ma non trova la forma giusta: «Ho provato con la sceneggiatura, l’autobiografia e anche le memorie familiari, ma c’era sempre qualcosa che non andava». Poi si iscrive alla prima edizione della Chora Academy (il corso per imparare a fare i podcast) e riesce a entrare: c’erano 300 posti ma le richieste erano più di 4mila.Mentre frequenta lezioni e laboratori le viene l’illuminazione: al centro del racconto ci deve essere la voce del Giulio e la magia che sapeva evocare, così al termine dell’Academy presenta il suo progetto, la storia del viaggio nella memoria di suo padre. Passa le selezioni e la sua serie podcast inizia così a diventare realtà.
Ma il suo lavoro cresce e da fatto privato diventa un lavoro collettivo, capace di raccontare l’Alzheimer e il dramma dei malati e delle loro famiglie. Lo fa con delicatezza, persino con ironia e leggerezza. Quando ho ascoltato per la prima volta questo podcast, che si chiama “Smemorati”, ho avuto la conferma di come la capacità di mettere le persone al centro renda possibile affrontare ogni tema, anche il più difficile e complesso. E lo ha fatto talmente bene che la serie ha trovato anche uno sponsor – GE Healthcare –, quello di un’azienda che cercava il modo giusto per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla malattia.
Ci si affeziona al Giulio, gli si vuole bene, e grazie al lavoro di ricerca della figlia comprendiamo cos’è la malattia e come funziona. Il rapporto tra loro due, durante le interviste, è meraviglioso: «Era il mondo in cui io e lui ci incontravamo, un tempo tutto per noi, un po’ come quando da piccoli la sera i genitori ci raccontano le storie prima di dormire».Mentre Anna Maria lavorava a Smemorati, Giulio è mancato, e questo ha fatto sì che si buttasse ancora di più nel podcast: «Volevo che il mondo conoscesse il Giulio e volevo tenerlo qui. La scrittura è stata una prima fondamentale elaborazione del lutto e Smemorati per me è la più bella conclusione possibile del rapporto con mio padre, un rapporto che l’Alzheimer – anche questo sembrerà strano – ha rafforzato.È come se il Giulio fosse diventato un suono, per me unico, ma allo stesso tempo capace di arrivare ed emozionare tanti.Questa storia ci ricorda quanto sia importante raccogliere memorie, ricordi, fare domande e ascoltare. Ogni volta che parlo nelle scuole dico ai ragazzi di ricordarsi che i loro nonni non saranno eterni, che non li devono dare per scontati, ma farsi raccontare le loro vite. Un patrimonio che capiranno nel tempo quanto sia prezioso. «La cosa più bella – conclude Anna Maria – me l’hanno detta i miei nipoti, mi hanno ringraziato per avergli regalato per sempre la voce del nonno. Non ci avevo pensato, ma un podcast è anche questo».
Una donna che allatta genera scandalo agli occhi dei benpensanti che governano i meccanismi dell'arte, ma gli stessi allattati da questa cultura radical chic benedicono lo spot del prete che al posto dell'ostia distribuisce patatine. Roba vecchia, da Oliviero Toscani, quella cultura secondo i credenti archetipicamente satanica che si sente intelligente quando vuole distruggere se stessa, ma si guarda bene dallo sfiorare le sensibilità altrui.
Roba vecchia, da Oliviero Toscani, quella cultura secondo i credenti archetipicamente satanica che si sente intelligente quando vuole distruggere se stessa, ma si guarda bene dallo sfiorare le sensibilità altrui. Costoro saranno credibili, nel loro appello alla libertà di espressione, il giorno in cui avranno il coraggio di usare tematiche sacre all'Islam, subendone le conseguenze. Viva la libertà, ma prima di tutto viva il buon senso. Infatti Non faccio , a differenza di altri miei post , una battaglia per la libertà d’espressione ddei creativi che devono vendere un prodotto commerciale (i problemi delle libertà non sono quelli dei mercanti, fin troppo liberi ). Ma tira un’arietta ... .
La magia dello Strega non ammalia più
Chi ancora pensa chei premi letterari ( ovviamente senza generalizzare ) in particolare il premio Strega sia il premio letterario più importante italiano non ha chiaro come funziona. Che la letteratura italiana versi in stato pietoso è sotto gli occhi di tutti, ma che questo avvenga anche perché il suo fondamento è un intreccio perverso di scambi di favori non era forse chiaro ai più, prima dell'articolo di MowMag che ha smascherato il meccanismo di scelta dei finalisti: in estrema sintesi non possono essere stati letti tutti i libri presentati è impossibile . <<Avevo >> come dice Paolo Gambi su ilgiornale << fatto presente qualcosa di analogo anni fa per un altro premio, ma questo cambia poco: finché la letteratura non uscirà dalla logica delle conventicole, con lo stesso approccio culturale e gli stessi dogmi di quelle dell'arte, si farà fatica a uscire dalla tristezza della letteratura italiana contemporanea.>>
Un Islam occidentale
L'Islam , nonostante sia do formazione cristiano cattolica opera nei miei confronti una forte attrazione. Rumi, i sufi, sapienze antiche tramandate, valori indiscutibili e condivisi, saggi ulema e mistica. Poi mi ritrovo di fronte all'Isis che minaccia di fare
attentati negli stadi, gente che si fa esplodere e masse di persone che invece di fecondare una nuova cultura in cui si incontrano l'Occidente e l'Islam si comportano con la mentalità della conquista. Mi domando se dentro il mondo islamico occidentale emergerà una qualche figura di spicco o se dovremo accontentarci di Soumahoro.E appare alquanto strumentale, se non provocatoria, la proposta di legge dell'onorevole Aboubakar Soumahoro, ora al gruppo Misto, di istituire Eid al Fitr come festa riconosciuta per legge nel nostro Paese. Una proposta fatta, secondo quanto da lui dichiarato, in nome della laicità dello Stato ma è evidente che questo sia un ossimoro e una contraddizione e che si tratti solamente dell'ennesima provocazione dell'onorevole , iun quanto non si va verso una laicità uno stato , seppur multi religioso , confessionale
L'eclissi al tempo delle sette
In Italia non ci siamo resi conto di quanto clamore e quanta attesa abbia creato l'eclissi di sole negli Stati Uniti, dove la religione è ancora un fenomeno imponente nella società. Echi di profezie medievali e sapori apocalittici hanno serpeggiato a lungo fra le infinite sette che costellano il paese. Una famosa astrologa ha addirittura lanciato le figlie dall'auto e accoltellato il compagno. Di fronte a questa deriva e vedendo quanto invece tutto questo non abbia sfiorato l'Italia viene da pensare che forse non ci ha poi fatto così male la breccia di Porta Pia ...
Armi di distrazione di massa
Nel mondo accadono tante cose, guerre, trattative, assestamenti della grande finanza. Intanto invece in Italia siamo ben concentrati su ciò che conta davvero: l'inizio della nuova stagione dell'Isola dei Famosi, la ripartenza de La Pupa e il Secchione, le schermaglie dei Ferragnez, il mago otelma che querela Francesca Cipriani.
Non abbiamo l'eclissi e le sette,( ma poco ci manca visto che ancora ci sono dei bachettoni alla pillon ed alla Adinolfi ) ognuno ha le armi di distrazione di massa che si merita.
Non bastava il neo assessore in Dad, ora ci si mette pure l'Università di Cagliari. Neocolonialismo e autocolonialismo accademico dunque.Gigi Riva nella Storia Sarda? Si. Un pochino ci sta, ma si tratta pur sempre di storia sportiva.È ora si smetterla di raccontare cavolate: dietro quel Cagliari scudettato di sardo c'era ben poco.Erano Campioni e Uomini veri, guidati da un tecnico geniale e istrionico, ma gli unici sardi erano i dirigenti Arrica e Delogu. E poi? Dietro c'erano i soldi della SIR, ovvero i petrolieri che avevano avviato le industrie del petrol chimico in Sardegna.Fa onore che il compianto Riva e molti suoi ex compagni siano diventati sardi di adozione, ma oltre a questo, basta per favore!
Lo scudetto del Cagliari Calcio, purtroppo non ha cambiato la storia della Sardegna e neppure l'opinione "coloniale e colonialista" di molti italiani nei confronti della nostra terra e del nostro popolo.E finiamola dunque di creare santi laici del nulla.Va bene conoscere Gigi Riva e le vicende del suo Cagliari, ma facciamo conoscere soprattutto Mariano IV ed Eleonora d'Arborea, Giomaria Angioy, Francesco Cilocco, Emilio Lussu, Grazia Deledda, ecc.
Giovanni Pelessoni E' un commento che condivido parola per parola, essendo convinto che non faccia una grinza in quanto è perfettamente aderente a ciò che sono solito definire come realtà fattuale, e che faccio coincidere con la verità delle cose, e di cui si deve tenere conto, lasciando certe narrazioni a chi le fa per sostenere un suo giudizio personale che confligge, proprio con la verità, essendone una mera enfatizzazione . Secondo me, hai dato una giusta dimensione alle cose, evitando di unirti a chi, forse in preda a una certa esaltazione, ha enfatizzato, come appena sostenuto, ciò che deve essere tenuto nello stretto ambito in cui deve essere collocato. A proposito di esaltazioni e strumentalizzazioni, ciò lo ho potuto notare, al giorno d'oggi, in un certo revisionismo storico, che viene fatto e che non ha niente da spartire con una possibile revisione di determinati fatti storici, essendone, solamente, una strumentalizzazione che ho notato fare presa in un popolo, quello italiano che, preso in linea generale, ha un certo numero di individui che, o non avendo una memoria storica, o non conoscendo, per niente, la stessa storia, sono pronti a sorbirsi ciò che ho appena defini
C’è della reciprocità, se non della banalità, nell’accanimento della destra italiana contro un libro considerato antipatico. Un metodo , secondo i benaltristi , del tutto uguale a quello utilizzato sulla sponda politica opposta per attaccare lo scritto di un generale ideologicamente scorretto. Valentina Mira contro Roberto Vannacci o viceversa: la cultura azzannata al collo dal politicamente incorretto. Con il libro dell’autrice romana destinato a seguire i fortunati passi di quello dell’alto ufficiale, venduto per centinaia di migliaia di copie grazie al battage mediatico, radicato su quello politico.
Infatti si avvicinano la data del 25 Aprile festa della Liberazione e i 40 ed 50 anni delle tre principali stragi fasciste degli anni di piombo \ strategia della tensione ( per chi non ricorda o ha dimeticato ma sopratutto per chi non conosce \ non sa )
bombba sul treno italicus il 3 e il 4 agosto 1974 mentre questo transitava presso San Benedetto Val di Sambro in provincia di Bologna .,
Strage del Rapido 904 o strage di Natale è il nome attribuito a un attentato dinamitardo avvenuto il 23 dicembre 1984 nella Grande Galleria dell'Appennino subito dopo la stazione di Vernio, ai danni del treno , il rapido n. 904 , proveniente da Napoli e diretto a Milano.
Una bella polemicona su siti, giornali e tv può fare da antipasto agli inevitabili strascichi sulle varie non partecipazioni di esponenti di Governo alle celebrazioni . “Ecco cosa fa la sinistra, non cambia mai”, è il refrain che esponenti di Fratelli d’Italiae company stanno ripetendo in questi giorni. Il destro, vien da dire, è fornito dalle stroncature al romanzo dell’autrice Mira per l’editore Sem, “Dalla stessa parte mi troverai”, un libro (uscito, va ricordato, lo scorso gennaio)
Ecco quind che Il Premio Strega edizione 2024 è ( ed lo sarà per tutta la prima vera \ autunno ) caraterizzato per il fatto che la destra governativa attacca il romanzo Dalla stessa parte mi troverai (Edizioni Sur) di Valentina Mira [ foto inizio post a sinistra ] , uno dei 12 finalisti al premio, su un giovane impiccato dieci anni dopo gli oribili fatti di Acca Larentia .
La si accusa di : "inaccettabile giustificazionismo nei confronti delle Brigate rosse” . Ora i libri oltrechè letti per intero o quanto meno se hai gli strumenti critici e in questo caso storico politici generali dovrebbero bastare per farsi un idea a del valore letterario del libro almeno le prime 3\4 pagine . Ma se non si vuole fare lo sforzo basta il sunto la la quarta di copertina . IL problema è la 2 di coopertina dove è contenuta una riga o una frase ad effetto che può essere fraintesa o mal interrpretata ( esperienza personale ) facendo prendere sviste e facendoti comprare libri destinati a finire riciclati o nella pattumiera .
Il romanzo , su cui la destra parlamentare invoca la censura ed il boicottaggio solo ora , è stato pubblicato da Gennaio , dopo le minacce e gli insulti della destra extraparlamentare neofascista erano iniziate in sordina si ricorre,a tutto questo battage mediatico il che conferma che quando un libro disturbante alla propaganda martirologica della destra in questo caso, raggiunge premi importanti , si ricorre allo squadrismo mediatico .
Esso prende le mosse dalla strage di Acca Larentia per poi passare alla vicenda che intende raccontare L'autrice acccusata di parlare di quegli eventi in maniera leggera quasi giustificazionista . « Mentre escono dalla sezione, due di loro vengono ammazzati. Gli sparano. Sono anni in cui si uccide. Sono anni in cui loro sono i primi ad ammazzare » ( la citazione finita nell’occhio del ciclone), gli é valsa l'accusa d'essere una sorta di manifesto dell’antifascismo militante e di prendersela ancora una volta con quei morti di destra “di serie B”. Infatti nel sui cerca di fare luce sulla vicenda di Mario Scrocca e della sua famiglia, che dopo tanti anni non hanno ancora ricevuto giustizia. Senza creare vittime di serie a e di serie b, come molti in queste ore vorrebbero strumentalmente dare ad intendere, il libro non fa sconti a chi strumentalizza i morti per mettere in scena rituali triti e, in questo momento, allarmanti e pericolosi. Evidentemente è propio questo che dà fastidio alle destre e alla loro coda di paglia.
ORA Vero che l’autrice che peraltro non fa mistero della sua posizione politica, fuori e dentro al libro in questione ma arrivare a chiederne la censura o minacciare di morte , non è democratico oltrechè arrogante
Infatti già dal suo romanzo d’esordio , X ( foto sotto a destra ) racconta dello stupro subito da un giovane fascista, e un giovane fascista che le usa violenza è un personaggio anche di questo racconto.
Ma il libro in questione ,"Dalla stessa parte mi troverai” , però non parla di questo, si occupa come stavo dicendo della storia che emerge dalle indagini su quel delitto : l’arresto nell’aprile del 1987 di Mario Scrocca, 27 anno infermiere, militante vicino a Lotta Continua accusato di esser stato nel commando che colpì i due missini. Scrocca fu trovato impiccato la notte dopo in una cella di Regina Coeli . Egli sposato con Rossella Scarponi, viene arrestato all’alba del 30 aprile del 1987, accusato (senza prove) di essere nel commando di Acca Larentia. Il giorno dopo, il primo maggio, viene trovato impiccato in una cella antisuicidio. La moglie Rossella, altra voce narrante del romanzo, racconta la vita con lui, quella senza di lui, quella davanti al moloch delle carte che non le danno giustizia e contro cui nulla può fare perché per averla occorrono soldi per perizie, ricorsi, avvocati. Soldi che non ci sono, con un figlio piccolo e una vita da mandare avanti. La sua storia pressoché dimenticata che rotola giù cioè va ben oltre dalla strage dei tre ragazzi due non dalle Br come affermano gli esponenti della destra ( un minimo d conoscienza ell'avversario No 😢😥 ) ma dai I Nuclei Armati per il Contropotere Territoriale (NACT) che sono stati una Organizzazione terroristica di estrema sinistra italiana, legata presumibilmente alla colonna romana delle Squadre armate proletarie e dei Nuclei Armati Proletari, che rivendicò l'omicidio di Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta quello che passò alle cronache appunto come la Strage di Acca Larenzia.
una foto dell'epoca della strage
il terzo dagli scontro fra i giovani del Msi e la polizia , durante la veglia per i loro camerati ammazzati all’appio Latino . Ora Per la destra al governo e non, il libro è indegno rispetto ai fatti storici, men che mai di entrare tra i 12 lavori finalisti del premio letterario più prestigioso d’Italia opinione che sarebbe comprensibile se si basasse su un giudizio letterario e non politico . Infatti a definirlo indegno è il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti.<<Spiace vedere un’ombra inquietante allungarsi anche sul Premio Strega, che tende a offuscare la strage di Acca Larenzia e vilipendere quei ragazzi innocenti uccisi negli anni più bui della Repubblica, solo perché militanti del Movimento sociale italiano. Mira nell’opera ha provato a banalizzare l’atroce assassinio avvenuto, in una rassegna importante quale il Premio Strega si preferisce offendere la memoria di giovani innocenti e i cui assassini non sono mai stati assicurati alla Giustizia >>. La messa all’indice del libro, e le (purtroppo) conseguenti minacce di morte all’autrice comparse sui social, evidenziano come “certa” politica tenda a normalizzare “certa” cultura, soprattutto se vista con gli occhi miopi della propaganda ed dell'uso strumentalf ideologico di fatti storici. Ora Il fatto è che la grancassa del potere oggi al potere vorrebbe normalizzare tutto, finanche di cosa e come dovrebbe scrivere la letteratura italiana. Con questo stigma il Premio Strega si avvicinerà alla serata finale di luglio al Ninfeo di Villa Giulia a Roma. Il minisitro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, giurato con diritto di voto sui libri in concorso, potrebbe essere costretto a leggere i 5 libri finalisti, non come l’anno scorso quando confessò in diretta tv di non averlo fatto. Una gaffe, tra le altre, che spiega forse meglio di tanti argomenti (pretestuosi?) il senso di questa destra per la letteratura e gli autori italiani. Appare infatti ideologicamente ossessionata dal dover sostituire l’egemonia culturale di sinistra imperante con una del proprio spazio politico. Che poi questa rottamazione-sostituzione debba concretizzarsi perché autori definiti di destra scrivano libri più interessanti e apprezzati-venduti di altri (e capaci di alimentare costruttivamente il dibattito intellettuale), potrebbe essere un dettaglio. Ma Proprio il caso – più che altro mediatico – scaturito intorno al precedente libro del generale dell’Esercito Vanacci evidenzia il cortocircuito che quell’intellettualismo sta tenacemente alimentando intorno al libro di Mira. Come lo stesso Federico Mollicone (Fratelli d’Italia), presidente della commissione Cultura editoria della Camera, ha sottolineato oggi di << aver letto il libro e di confermare il giudizio personale: è un pessimo libro, scritto male, con assoluta non conoscenza dei fatti storici e mancato rispetto dei morti . Non prima di aver detto a Gruber e Massimo Giannini (che ne hanno parlato a “Otto e mezzo” ieri sera su La7) di vergognarsi per “aver dato scena e spazio a un libro che parla in questa maniera di vittime del terrorismo riconosciute dallo Stato. >>
Se per Mollicone << il libro di Mira tra i finalisti dello Strega è solo squallido marketing politico-letterario sorge spontaneo domandarsi se è lo stesso presidente della commissione Cultura della Camera che a Il Giornale (di riferimento) del 24 agosto 2023 così argomentava sul libro “Il mondo al contrario”, rispetto alla domanda se fosse bersaglio di una censura del politicamente corretto. Chi ha letto il libro sa – disse Mollicone – che la critica al politicamente corretto che fa Vannacci l’abbiamo già letta più volte. Nessuno ha dato alla sinistra italiana il diritto di autonominarsi censori, agenti morali del politicamente corretto. Non spetta al Pd decidere cosa si può scrivere o non scrivere nei libri. In una democrazia liberale non è compito della politica vagliare la correttezza morale dei contenuti degli scritti”. >> ( dal portale thesocialpost qui l'articolo ) . Fin qui critica innecepibile se non fosse che , va ricordato ,dallo stesso partito di Mollicone in settimana è emersa la proposta per varare una norma che preveda il carcere per i giornalisti, “fino a 4 anni e mezzo”. Lo prevede uno degli emendamenti al decreto legge sulla diffamazione presentati dal relatore Gianni Berrino. Da qui al passare (anche senza condividerlo) ai libri dei “nemici” bruciati in piazza, come accaduto non nel medioevo , ma in tempi recenti , il passo può essere breve . Concludendo da quei pochi estratti de lobro che ho letto su google library non c'è secondo il mio parere nessuna esaltazione delle Br o degli assasini di quei giovani della strage di Acca Larentia in quanto è prima di tutto il racconto lievissimo di una storia d’amore: quella tra Mario Scrocca e Rossella Scarponi, la sua vedova.
Ma non chiamatela così, anzi, non pensatela neppure attraverso quella parola: andate piuttosto alla ricerca di Soli soli, il suo libro pubblicato ormai cinque anni fa da Sensibili alle Foglie in cui, a metà tra romanzo di formazione e reportage di denuncia, ha narrato la propria terribile storia. E sono pagine tremende ed toccanti
Da lì parte Valentina Mira, perché il suo racconto è anche la storia della propria amicizia con Rossella: e pure qui siamo nel medesimo registro narrativo, attraverso un progressivo disvelamento di accadimenti che, procedendo tra cronaca ed emozioni, accompagna il lettore nel viaggio dell’autrice tra passato e presente, rievocando comunità di “compagneria” della capitale negli anni Settanta e Ottanta: quelli dell’amore tra Rossella e Mario – oltre che della nascita del loro figlio Tiziano – e della misteriosa morte del giovane in carcere. Con tutto ciò che ne seguì.
E si tratta di un’enormità di cose, per le quali basta però una sola amara parola: oblio. Quanti di voi è di noi infatti oggi conoscono la vicenda di Mario Scrocca ?
<<Ed è un racconto che >> come dice paolo Morando su editorialedomani << è impossibile separare dal contesto geografico, e sociale, e politico, in cui la narrazione procede: la Garbatella, Tor Pignattara, la Casilina. E Acca Larentia, certo, che i romani sanno essere – nella leggenda – la moglie del pastore che salvò Romolo e Remo.
Mira proprio da lì parte, dal mito della lupa: come cioè gli antichi romani indicavano le prostitute. E siamo alla prima pagina del libro: «Roma sorge dalla violenza. Da due parti inconciliabili, e dalla scelta di una delle due di prevalere sull’altra. Roma nasce dalla violenza. Inizia tutto con una lupa. Con il latte e con il sangue. E così continua». Comunque in esso La vertigine ti coglie già dalla seconda pagina, quando l’autrice (romana, classe 1991) ti butta lì questa cosa satellitare. E non puoi fare a meno di verificarla, una volta che l’hai letta: sì, eccola lì, enorme. «Occupa quattro numeri civici», leggi ancora. In quel momento capisci che la storia che stai iniziando a leggere è di quelle che non potrai lasciare fino a quando non avrai girato l’ultima pagina. E a quel punto vorrai saperne di più, perché è una storia talmente angosciante da non permetterti di abbandonarla lì >> sia per i tre ragazzi uccisi sia per le due " morti collaterali " il pade di uno dei tre ragazzi uccisi sia quello suicidatosi in carcere Quindi prima di dire ed scrivere .... apriori leggetelo fino in fondo . Poi se non lo avete capito pazienza , ma almeno non si è giudicato apriori . sappiate solo che lo avete Passare dall’essere un caso politico al diventare un caso editoriale in un attimo. Un romanzo che ha raccolto critiche positive ma che tutto sommato non è uscito dalla nicchia di bibliofili e appassionati improvvisamente si ritrova a essere l’argomento di conversazione (cagnara) politica nei talk show e nei conciliaboli della politica. E le vendite ne giovano. Infatti sta vendendo più ora che nei mesi precedenti . Infatti Dalla stessa parte mi troverai dal 12 gennaio al 7 aprile ha venduto in libreria 1313 copie. Nelle ultime due settimane, esattamente da quando scoppiata la bagarre, 1572, arrivando a quota 2885. Non tutte le polemiche vendono per nuocere 😁😇😜.
Secondo me in parte si . Perchè s'è vero che l'italia è ormai sempre di più sulla via dei paesi ex coloniali come francia ed Inghilterra o come gli Usa , sempre più multietnica , debba per forza essere solo tu ad accontentare gli altri passivamente cioè tanto per farlo . Ciò non significa che sono contro sia contro l'islam o sia tutto a un tratto diventato un nazionalista \ sovranista . Ma è perchè preferisco la convivenza anzichè la rinuncia . Ora lo so che con questo post perderò degli amici e dei contatti ma le persone che non tengono veramente a me da non accettare che qualcuno la pensi diversamente da loro se ne andranno come è avvenuto in passato da sole . Non si può piacere a tutti \ e . D'altronde questo è il prezzo d'essere libero e non scendere ( o farlo il meno possibile ) a compromessi. Infatti va bene che ciascuno di noi debba ( tesi che non condivido perché preferisco la coesistenza tra di culture che una cultura che uccide le differenze ele diversità ) rinunciare alla propria cultura per rispetto degli altri . ma
tacitus unione sarda 11.4.2024
I Francesi, quelli della grandeur, si genuflettono davanti all’islam. In uno dei manifesti iconici delle prossime Olimpiadi, che si terranno a Parigi, fra gli altri luoghi simbolici della capitale c’è anche la cupola della cattedrale des Invalides. Che però, nella riproduzione [ VEDERE FOTO SOPRA A SINISTRA ] , è stata privata della croce svettante sulla cupola. Al suo posto s’innalza una lancia: non è un messaggio di laicità bensì una dichiarazione di asservimento. Hanno detto, i difensori del secolarismo, figli tardivi della Rivoluzione e dei sanculotti, che i manifesti olimpici non devono avere simboli cristiani perché «gli islamici di prima, seconda e terza generazione che vivono in Francia vanno rispettati nei loro sentimenti religiosi». Come se esibire la carta d’identità della cultura d’appartenenza sia un’offesa. Quel manifesto è una dichiarazione di resa e di paura. L’islamica è religione di conquista e da sempre persegue il suo obiettivo. Ora ha trovato complici all’interno del fortilizio occidentale, fiancheggiatori che ne agevolano l’assalto: studenti e docenti di licei e università in Europa e in America, i cacasenno dell’Onu, gli strateghi da videogame dell’Unione europea, che come piano demografico propongono di farci invadere da torme di migranti. I quali, come sappiamo, sono prevalentemente islamici. Che mirano non a integrarsi ma a sopraffarci. Inshallah.
almeno nella prima parte ha ragione . Infatti tale decisione è solo il classico ed ipocrita politicamente corretto o falsa laicità. Infatti definizione di laicità La legge sulla laicità in Francia, nota come "laïcité", è un principio fondamentale dell'ordinamento francese che separa le istituzioni statali dalla religione e garantisce la neutralità dello stato rispetto alle questioni religiose. La proposta di legge "Confortant le respect des principes de la République" (Legge che conferma il rispetto dei principi della Repubblica), spesso chiamata "loi sur le séparatisme", ha suscitato dibattiti e polemiche La legge è composta da 51 articoli e mira a prevenire la formazione di comunità religiose autonome e separate dal resto della società¹. Include misure per promuovere la neutralità e la laicità nel servizio pubblico, combattere i cosiddetti "certificati di verginità", la poligamia, i matrimoni forzati, i crimini d'odio online, e rafforzare il controllo delle associazioni religiose. Le critiche alla legge riguardano principalmente la sua interpretazione e applicazione, che alcuni ritengono troppo rigida e potenzialmente limitante per le minoranze religiose². La legge è vista come una risposta legislativa agli atti terroristici di matrice islamica avvenuti in Francia negli ultimi anni, ma è importante notare che la maggioranza dei cittadini di religione islamica in Francia non sono associati al radicalismo.
per quanto riguarda i fatti delle tre tre sedi produttive venete
dell'azienda toscana Tre Zeta Group a Fossò nel Veneziano e a Vigonza ed Arzergrande nel Padovano. e la scuola di Piotello nel milanese . E' vero che come " l'integrazione "inizia a scuola ( o nelle fabbriche) luogo dove si crea una consolidazione tra di loro, per loro non esistono distinzioni, si sentono tutti uguali, tutti cittadini – ha detto il presidente dell'associazione famiglie islamiche, Mohamed Pietro Danova - è meglio cercare occasioni per unirci e rafforzare il nostro rapporto, per la crescita e lo sviluppo del nostro Paese".Ma ciò puo' essere fatto in altro modo da evitare polemiche e tensioni . Come ? creando una giornata dove i bambini o i genitori islamici spieghino ai noi occidentali il significato ed il rito del ramadam .Questa può essere come richiestoi da molti esponenti di destra come esempio Silvia Sardone. L’eurodeputata leghista ha commentato così la chiusura dell’istituto: “Quello che contesto è una scelta asseritamene per ragioni didattiche, quando in realtà sono legate a una festività islamica senza nessun tipo di accordo con lo Stato. Deve esserci una comunità islamica che si siede a un tavolo, e fare un accordo con lo Stato che prevederebbero anche una trasparenza sui fondi per le costruzioni delle moschee. Anni fa sia Regione Lombardia che il Governo avevano tentato di mettere dei paletti, come l'albo degli Iman, o che le prediche fossero fatte in italiano quindi io auspico un accordo tra lo Stato e la comunità islamica. Fino ad oggi si sono succeduti governi di centrodestra e centrosinistra e nessuno è mai riuscito a farlo >> Seguendo questa logica, per correttezza nei confronti di tutte le altre religioni, bisognerà chiudere gli istituti scolastici anche in occasione dello Yom kippur, della Pasqua Ebraica e Ortodossa, dell'Induismo e della festa di inizio anno cinese. In questo modo, si andrebbe incontro a una situazione nella quale gli studenti rimarrebbero a casa, durante l'anno scolastico, un numero di giorni superiore a quello delle lezioni previste. E quindi come fare ? fare come il compendio ( qui la notizia ) dedicato ai comportamenti adeguati da tenere nei confronti degli studenti musulmani dell'istituto "G. Bertesi" durante il Ramadan.Poi per opportunismo e paura di ritorsioni ed insulti come quelle di cui sono state vittime gli insegnanti e il preside di Piotello o paura d'essere accusata dai più estremisti di islamizzazione